de fr it

Veveycomune

Com. VD, capoluogo del distr. Riviera-Pays d'Enhaut, situato sulle sponde del lago di Ginevra. Dal 1892 comprende i quartieri di L'Arabie, Plan-Dessous, Plan-Dessus, Sous-Crêt, Les Crosets e Le Faubourg-Saint-Antoine, fino ad allora parte del com. di Corsier-sur-V. (ca. 280: Vibisco; 998: Uiueisi; 1220: Viveys; antico nome ted.: Vivis). Pop: 3350 ab. nel 1764, 3300 nel 1798, 5201 nel 1850, 13'664 nel 1900, 14'264 nel 1950, 16'202 nel 2000.

Veduta in prospettiva cavaliera della città di Vevey nel 1633. Disegno a penna su carta allegato a un manoscritto redatto nel 1660 da André de Joffrey (Musée historique de Vevey; fotografia Studio Curchod).
Veduta in prospettiva cavaliera della città di Vevey nel 1633. Disegno a penna su carta allegato a un manoscritto redatto nel 1660 da André de Joffrey (Musée historique de Vevey; fotografia Studio Curchod). […]

Dalla Preistoria all'alto Medioevo

La stazione lacustre di Creux de Plan (situata in parte nel com. di Corseaux), le vestigia di un insediamento sopra la chiesa di S. Chiara e dei reperti isolati (asce) fanno risalire l'occupazione del sito di V. al Neolitico finale. La scoperta nel 1901, vicino alla chiesa di S. Martino, della necropoli celtica di En Crédeyles del La Tène antico e medio (450-200 a.C.) attesta l'esistenza di un insediamento della seconda età del Ferro.

In epoca romana, grazie alla posizione favorevole sulla via del passo del Gran San Bernardo alla biforcazione per Losanna e Avenches, si sviluppò un abitato, interpretato dagli archeologi come vicus. Cit. nella Geografia di Claudio Tolomeo (II sec. d.C.) con il nome di Ouikos e menz. come stazione di tappa nell'Itinerarium Antonini (Vibisco) e sulla Tavola Peutingeriana (Vivisco), occupava il centro della città attuale, fra i torrenti Veveyse e Ognonaz, estendendosi su ca. 20 ettari. Gli scavi archeologici compiuti dal 1996 al 2000 hanno permesso di identificare sette fasi edificatorie tra l'inizio del I sec. e la seconda metà del IV sec. d.C. Alla fine del I sec. costruzioni in muratura si sostituirono alle case tradizionali in terra e legno; la pietra venne utilizzata anche per le piazze e le vie tra le abitazioni, in precedenza in terra battuta. Nel contempo vennero creati degli isolati, separati da larghe strade o da strette viuzze.

Dalla fine del IV sec. l'insediamento venne progressivamente, ma non completamente abbandonato. La necropoli dell'alto ME scoperta nel 1989 sotto la chiesa di S. Martino testimonia la presenza di un abitato fra il V e il VII sec.

Medioevo

Nell'XI sec. il nucleo primitivo di V. era formato dal borgo di Vieux-Mazel, fondato dalla fam. de Blonay che ne aveva ricevuto i terreni dal vescovo di Losanna, e dal borgo di Oron, creato dai signori d'Oron, ai quali i de Blonay avevano probabilmente infeudato una parte dei loro possedimenti. L'ospedale del Mont-Joux, cit. nel 1147 in prossimità del ponte sulla Veveyse, dipendeva dal priorato del Gran San Bernardo. Anche i vescovi di Sion e di Losanna, l'abbazia di Saint-Maurice e il capitolo di Losanna furono titolari di terre e diritti a V. Il vescovo di Sion pose il suo territorio sotto la protezione del conte di Ginevra e della fam. signorile de Faucigny, alla quale fu attribuita l'avogadria di V., poi ceduta a Rodolphe III de Gruyère, che la vendette a sua volta a Pietro II di Savoia nel 1257. Quest'ultimo istituì due cariche giurisdizionali ereditarie: quella di avogadro, affidata nel 1267 alla fam. de Blonay, e quella di maior, che andò al casato d'Oron.

I de Blonay estesero i loro possedimenti a est di Vieux-Mazel, creando i borghi di Blonay (1280) e Bottonens (1341). I signori d'Oron ampliarono il loro territorio verso ovest con la fondazione del borgo franco (1238-41), dotato di una carta di franchigia (in seguito presa a modello dagli altri quartieri della città), e dei borghi di Villeneuve (1290), Le Marché (prima del 1356) e Le Sauveur (prima del 1397). Nel 1370 il conte Amedeo VI di Savoia concesse alla città una carta di franchigia. Nel 1376 e 1379 riunì sotto la sua autorità la giurisdizione appartenente ai cosignori di V. e attribuì le prerogative dell'avogadro e del maior al castellano di La Tour-de-Peilz, trasformando i diversi borghi fortificati, che furono circondati da una nuova cinta muraria, in un'unità politica integrata nel baliaggio dello Chablais e amministrata da un Consiglio dei Dodici e da un secondo Consiglio di 60 membri (Rière-Conseil). Nel 1406 Amedeo VIII confermò i diritti e le franchigie di V., già allora un importante luogo di mercato e uno sbocco commerciale per il Vallese, il Pays-d'Enhaut e Friburgo. Nel 1459, per far fronte alle difficoltà finanziarie, il duca Ludovico di Savoia fu costretto a dare in pegno V. e La Tour-de-Peilz a Friburgo e Berna, suoi creditori. Durante le guerre di Borgogna, la città fu saccheggiata a più riprese (1475) e incendiata (1476). Alla fine dell'epoca savoiarda, la signoria di V. era suddivisa, sotto la sovranità ducale, tra François de Luxembourg-Martigues, i cui diritti derivavano dalla moglie Luisa di Savoia, e Charles de Challand, barone di Le Châtelard.

La chiesa di S. Martino, menz. dal XII sec., risale probabilmente all'alto ME. Venne ricostruita nel 1496 e con la Riforma fu destinata al nuovo culto. Sede del quarto decanato della diocesi di Losanna, V. è attestata come parrocchia dal 1228 (con La Tour-de-Peilz fino al 1584). Il convento degli eremiti di S. Agostino, risalente al 1297/1301, fu abbandonato nel 1312. Il convento delle clarisse di S. Chiara, fondato nel 1422 da Amedeo VIII e da S. Coletta di Corbie, venne secolarizzato nel 1536 e la chiesa fu adibita al culto rif.

Epoca moderna

Al momento della conquista del Paese di Vaud (1536), la località di V. era contesa fra Berna e Friburgo, che cercava di ottenere un porto sul lago di Ginevra. Berna riuscì ad affermarsi e creò il baliaggio di Chillon, poi denominato, con il trasferimento della residenza balivale in città, baliaggio di V. (dal 1735). In ambito penale, V. possedeva una corte di giustizia presieduta dal luogotenente del balivo. Le autorità cittadine furono completate da un Consiglio dei Trenta, competente per gli appelli in materia di polizia, e da un Consiglio dei Centoventi, che sostituì l'assemblea generale dei cittadini. Nel 1710 le autorità com., che fino a quel momento tenevano le loro sedute in uno degli stabili dell'ospedale nuovo di Vieux-Mazel, si trasferirono nell'odierno palazzo com.

In epoca moderna V. si sviluppò come città di transito. Quattro fiere annuali favorirono la crescita economica della città, che divenne anche un importante mercato di pellame e di cuoio proveniente dal Vallese e da Friburgo. Il primo servizio postale privato entrò in funzione nel 1671. Le acque della Veveyse permettevano di trasportare il legname e la loro forza motrice contribuì allo sviluppo dei mulini lungo un canale di derivazione. A ciò si aggiunse l'arrivo, dal 1685, dopo la revoca dell'editto di Nantes, di quasi 700 rifugiati in fuga dalla Francia che influenzarono l'industria e il commercio di V. introducendo nuove attività (cappelleria, conceria, orologeria, tabacco). Nel 1698 più di 260 fam. di rifugiati si erano insediate nella città. Dopo il vasto incendio del 1688, il Consiglio diede prova di grande dinamismo e, sotto l'impulso della nuova politica economica di Berna, concesse prestiti e alloggi ai nuovi imprenditori. La prima tipografia di V. fu diretta dal franc. Isaac Chenebié, che dal 1707 diffuse l'edizione franc. dell'almanacco pubblicato a Basilea Der Hinkende Bote (dal 1799 con il titolo Le Véritable Messager boiteux de Vevey). Nel 1733 David Doret e suo padre aprirono un laboratorio per la lavorazione del marmo, che ebbe un successo più duraturo dell'orologeria la quale, confrontata con la concorrenza di Ginevra e del Giura, non sopravvisse alla fine dell'ancien régime. In seguito alla rivoluzione vodese, V. assurse a capoluogo del nuovo distr. omonimo (1798-2006); il 24.3.1799 venne eletta la municipalità che sostituì il Consiglio dei Dodici. Nove municipali e due segr. formarono la Camera di maneggio. Nel 1797, durante il periodo rivoluzionario, si tenne la prima Fête des vignerons.

Veduta a volo d'uccello sulla città e il lago di Ginevra. Litografia a colori di Alfred Guesdon, 1862 ca. (Musée historique de Vevey; fotografia Studio Curchod).
Veduta a volo d'uccello sulla città e il lago di Ginevra. Litografia a colori di Alfred Guesdon, 1862 ca. (Musée historique de Vevey; fotografia Studio Curchod). […]

Il XIX e il XX secolo

Nel corso del XIX sec., la città si estese oltrepassando la Veveyse a ovest e l'Ognonaz a est. Il muro di cinta era già stato smantellato; le nove porte erano state parzialmente demolite a seguito degli incendi del 1676, 1688 e 1732 e delle alluvioni del 1701 e 1726. Il granaio pubblico (la Grenette) fu edificato nel 1808. Nel 1840 Jacques Edouard Couvreu fece costruire il castello dell'Aile, in stile neogotico, in sostituzione di un vecchio edificio. Nel 1830 i mulini del canale delle Monneresses furono demoliti per lasciare posto al casino (restaurato nel 1880); il teatro fu inaugurato nel 1868 e ristrutturato nel 1992. Nel 1839, sotto l'impulso di Vincent Perdonnet, vennero cambiati i nomi delle strade. Furono anche intrapresi dei lavori di abbellimento urbano, tra cui la realizzazione delle fontane di piazza Ronjat (1814) e di Le Sauveur (1817) e della torre dell'orologio (o torre orientale, 1842), situata a ridosso della fontana a tre vasche di Michel-Vincent Brandoin. Nel 1863 venne introdotta l'illuminazione a gas, nel 1888 entrò in funzione la linea tramviaria elettrica V.-Montreux-Chillon (rimpiazzata da un filobus nel 1958). Gli imbarcaderi vennero costruiti fra il 1853 e il 1873. Alla stazione ferroviaria sulla linea del Sempione, ultimata nel 1862, seguirono la funicolare V.-Chardonne-Mont-Pèlerin (1900) e le linee V.-Chamby (1902) e V.-Châtel-Saint-Denis (1904). Questi collegamenti ferroviari favorirono l'industria alberghiera. All'Hôtel des Trois-Couronnes (1842) si aggiunsero l'Hôtel Park Moser (1850), il Grand-Hôtel (1867), l'Hôtel du Lac (1868) e numerose pensioni (136'200 pernottamenti nel 1936, 232'000 nel 1960, 113'600 nel 2010).

La presenza di stranieri e di grandi imprese sul territorio di V. ebbe un impatto importante sullo sviluppo culturale della città. La parrocchia catt. fu costituita nel 1834 e la chiesa inaugurata nel 1839 (sostituita nel 1872 dall'edificio odierno). La chiesa russa venne eretta nel 1878, quella inglese fra il 1880 e il 1882. Nel 1880 venne creata la soc. del futuro Museo Jenisch, fondato nel 1897 grazie a un lascito di Fanny Jenisch, vedova di un senatore di Amburgo. Il museo ospita anche la collezione della Fondazione Kokoschka (1987), il Gabinetto cant. delle stampe (1989) e il Centro nazionale del disegno (2004). Nel 1979 venne inaugurato il Museo sviz. dell'apparecchio fotografico e nel 1985 l'Alimentarium, fondato dalla Nestlé.

L'ospedale del Samaritano venne costruito nel 1857 grazie a donazioni, quello della Provvidenza nacque nel 1866 su iniziativa di una fondazione privata. All'inizio del XXI sec. formavano, con l'ospedale di Montreux e la sede di Mottex (com. Blonay), la rete ospedaliera Hôpital Riviera, confluita nel 2014, con l'Hôpital du Chablais, nell'Hôpital Riviera-Chablais, Vaud-Valais (com. Rennaz).

Un magister scolarum Viviaci è cit. nel 1287. Il collegio degli Innocenti accoglieva i giovani che intraprendevano una carriera ecclesiastica. L'odierna scuola secondaria, inizialmente riservata ai ragazzi, risale al 1838, la scuola superiore femminile fu aperta nel 1877 e la scuola elementare maschile nel 1909. Oltre al liceo classico e scientifico vennero istituite la scuola di arti e mestieri (1914, dal 2002 scuola superiore di arti applicate) e la scuola di commercio (1915).

L'industria alimentare si sviluppò a V. grazie alla prima fabbrica di cioccolato sviz., aperta da François-Louis Cailler nel 1819 a Corsier-sur-V. Diventata Peter-Cailler-Kohler SA nel 1911, la ditta si fuse nel 1929 con la Nestlé, la cui sede mondiale a V. contava nel 2010 1600 impiegati. Anche l'industria del tabacco conobbe un grande sviluppo con la manifattura Rinsoz & Ormond Tabac SA (1930-2004), la cui fondazione per opera di Bernard Lacaze risale al 1848. Tale azienda stimolò la creazione a V. di numerose imprese concorrenti (800 impiegati nel settore del tabacco nel 1890). Benjamin Roy aprì nel 1842 gli Ateliers de Constructions Mécaniques de Vevey, specializzati fra l'altro nella costruzione di turbine. Lo sviluppo industriale fu accompagnato dalla fondazione di banche: nel 1814 nacque la Cassa di risparmio del distr. di V., primo ist. di questo genere nel cant., seguita da una succursale della Banca cant. vodese nel 1850.

Dedita un tempo all'agricoltura e soprattutto alla viticoltura, V. è diventata nel XIX e XX sec. una città a vocazione industriale, turistica e commerciale. Grazie alla forte espansione dell'industria, che richiedeva una manodopera sempre più numerosa, fra il 1880 e il 1910 V. divenne la seconda area in termini di crescita demografica del cant. Vaud dopo Losanna. La crisi degli anni 1990-2000 mise a dura prova il com., che vide numerose imprese chiudere i battenti. All'inizio del XXI sec. la città di V. era al centro della zona di sviluppo della regione dell'alto lago di Ginevra, i cui com. collaboravano nell'ambito delle infrastrutture, come ad esempio l'azienda idrica (dal 1890). Nel 2003 venne avviato lo studio del progetto d'agglomerato V.-Montreux-Riviera. Nel 2000 oltre la metà della pop. attiva lavorava fuori com., spec. a Montreux e La Tour-de-Peilz.

Riferimenti bibliografici

  • A. Cérésole, Notes historiques sur la ville de Vevey, 1890 (rist. 1990)
  • E. Recordon, Etudes historiques sur le passé de Vevey, 3 voll., 1944-1946 (rist. 1970)
  • A. Hilfiker, Vevey, centre économique régional, 1966
  • A. de Montet, Vevey à travers les siècles, 1978
  • HS, V/1, 601-605
  • P. Bissegger, «Une dynastie d'artisans vaudois: les marbriers Doret», in RSAA, 37, 1980, 97-122
  • S. Martin-Kilcher, «Das keltische Gräberfeld von Vevey VD», in ASSPA, 64, 1981, 107-156
  • L. Auberson, M. Martin, «L'église de Saint-Martin à Vevey au haut Moyen Age et la découverte d'une garniture de ceinture en os gravé», in ArS, 14, 1991, 274-292
  • M.-J. Ducommun, D. Quadroni, Le Refuge protestant dans le Pays de Vaud (fin XVIIe-début XVIIIe s.), 1991, 152-158
  • L. Napi, Vevey après le grand incendie de 1688, mem. lic. Losanna, 1992
  • I. Ackermann-Gachet, «Le pont Saint-Antoine à Vevey et sa reconstruction au début du XIXe siècle sur le plan de Nicolas Céard», in Des pierres et des hommes, a cura di P. Bissegger, M. Fontannaz, 1995, 499-522
  • C.-A. Paratte, «Vevey VD, Sainte-Claire», in ASSPA, 85, 2002, 331
  • INSA, 9, 423-520

Suggerimento di citazione

Claude-Alain Paratte; Elisabeth Salvi: "Vevey (comune)", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 03.01.2015(traduzione dal francese). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/002620/2015-01-03/, consultato il 28.03.2024.