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Polonia

Lo Stato polacco si formò nella seconda metà del X sec. Nel 966 il duca Mieszko I si convertì al cristianesimo; suo figlio Boleslao il Coraggioso nel Mille (o forse solo nel 1025) acquisì la dignità regale. Da allora la P. fu, con alcune interruzioni, una monarchia. In seguito all'unione con il principato di Lituania nel 1386 il regno assurse al rango di grande potenza europea, che raggiunse la sua massima espansione - dal mar Baltico fino al mar Nero - dal XV alla metà del XVI sec. Nel XVII-XVIII sec. la debolezza interna e le tendenze espansionistiche dei Paesi limitrofi portarono al declino della P. In tre tappe (1772, 1793, 1795) Russia, Austria e Prussia si spartirono lo Stato polacco, che risorse solo in seguito al nuovo ordine europeo affermatosi dopo la prima guerra mondiale (cosiddetta seconda Repubblica polacca). Dopo la seconda guerra mondiale i suoi confini vennero spostati verso ovest; la sua estensione territoriale si ridusse di un quinto. Quale Repubblica popolare comunista la P. passò sotto l'influenza sovietica, mantenendo comunque una relativa indipendenza. Il movimento sindacale Solidarność, sorto nell'estate del 1980 contestualmente agli scioperi nei cantieri navali Lenin di Danzica e proibito nell'ottobre del 1982, contribuì in maniera sostanziale alla disgregazione dell'Impero sovietico e alla liberazione dei Paesi dell'ex blocco orientale. Nel 1989 ci fu un avvicendamento al potere; la P. divenne una democrazia (cosiddetta terza Repubblica polacca). Dal 1999 il Paese fa parte della NATO, e dal 2004 dell'UE.

Relazioni e missioni diplomatiche

Sul piano politico, intellettuale e culturale Svizzera e P. intrattennero ripetutamente stretti contatti. Nel 1678 re Giovanni III Sobieski designò il locarnese Giovanni Antonio Marcacci quale suo agente diplomatico presso la Conf. L'inizio di regolari rapporti diplomatici risale al periodo della P. divisa. Nel 1875 il Consiglio fed. aprì un consolato a Varsavia, fino al 1919 diretto da Polacchi di origini sviz. Sempre nel 1919 la Conf. riconobbe la Repubblica polacca costituitasi l'anno precedente. Dal 1921 fu rappresentata da un ministro a Varsavia; la legazione polacca a Berna venne aperta già nel 1919. Su incarico della SdN Svizzeri agirono da mediatori nelle aree contese tra P. e Germania nel periodo tra le due guerre mondiali: l'ex Consigliere fed. Felix Calonder assunse la direzione dei negoziati per la convenzione di Ginevra sull'alta Slesia del 1922 e ne sorvegliò l'applicazione negli anni in cui fu valida (1922-37) presso la sede della commissione mista germano-polacca a Katowice. Dal 1921 al 1934, tre Svizzeri presiedettero il Consiglio del porto germano-polacco della città libera di Danzica, di cui Carl Jacob Burckhardt fu alto commissario per conto della SdN (1937-39). Dalla caduta del regime comunista nel 1989 le relazioni diplomatiche bilaterali risultano intense. Vari Consiglieri fed. fecero visita o ricevettero esponenti del governo polacco. Nel 1990 il pres. di transizione Wojciech Jaruzelski si recò a Berna; visite di Stato furono effettuate nel 1994 da Lech Wałęsa e nel 2004 da Aleksander Kwaśniewski. La pres. della Conf. Micheline Calmy-Rey nel 2007 ha incontrato a Varsavia Lech Kaczynski, capo dello Stato polacco.

Rapporti economici

Nel 1922 Svizzera e P. conclusero un accordo commerciale. Dopo l'adesione della P. all'UE l'accordo di libero scambio del 1972 tra la Svizzera e la CEE sostituì quello del 1960 (AELS); in seguito subentrarono gli accordi bilaterali I (1999) e II (2004). Le esportazioni verso la P. sono più che quintuplicate tra il 1989 e il 2007, anno in cui ammontavano a 2166 milioni di frs. (soprattutto prodotti chimici, farmaceutici e macchine), mentre le importazioni (spec. mobili, veicoli e macchine, ma anche prodotti agricoli) sono aumentate di quasi otto volte (1062 milioni di frs. nel 2007). Fino al 2002 il Paese fu il più importante partner commerciale della Svizzera nell'Europa centro-orientale. Se per le importazioni tale ruolo è stato in seguito assunto dalla Repubblica Ceca, la P. è rimasta il principale destinatario degli investimenti diretti sviz. in quell'area (3975 milioni di frs. alla fine del 2006). Dopo la svolta politica del 1989 la Repubblica polacca fu la maggiore beneficiaria della cooperazione sviz. con i Paesi dell'Europa dell'est: nel quadro dell'assistenza tecnica (fino al 1999) e dell'aiuto finanziario (fino al 2001), la Svizzera concesse complessivamente 264 milioni di frs. In seguito la Svizzera si è ritirata dai progetti di sostegno; all'inizio del XXI sec. continuava comunque a essere attiva nell'ambito della promozione del commercio e degli investimenti (inaugurazione dello Swiss Business Hub a Varsavia, attività della Swiss Organization for Facilitating Investments) e della cooperazione per la protezione ambientale. Fino al 2012 la P. dovrebbe ottenere 489 milioni di frs. - impiegati soprattutto per la riduzione delle disparità sociali ed economiche - provenienti dal contributo di coesione ai nuovi Stati dell'UE, approvato in votazione popolare alla fine del 2006.

Svizzeri in Polonia

La piazza del castello di Varsavia; fotografia realizzata nel 1938 (Süddeutsche Zeitung Photo) © KEYSTONE.
La piazza del castello di Varsavia; fotografia realizzata nel 1938 (Süddeutsche Zeitung Photo) © KEYSTONE. […]

Alcune rare attestazioni provano l'esistenza di rapporti tra i territori sviz. e polacchi già nel ME. Con il commercio di seta e lino, documentato nel XIV sec. e sviluppatosi su base regolare nel XV sec., i contatti si intensificarono. Furono soprattutto i mercanti sangallesi a costituire soc. commerciali e filiali a Cracovia e Poznań e, talvolta, a divenire cittadini polacchi e a stabilire alleanze matrimoniali con l'élite locale. Nella prima metà del XV sec. assunse importanza la Compagnia Diesbach-Watt, nella seconda metà del sec. quasi tutte le fam. di commercianti sangallesi intrattenevano rapporti d'affari con la P. Nel XV-XVI sec. ca. 70 Svizzeri studiarono all'Univ. di Cracovia, aperta alle nuove correnti di pensiero. Se da un lato con l'avvento della Controriforma questi contatti diretti e personali conobbero un forte declino - il commercio proseguì attraverso altri canali - dall'altro dalla fine del XVI sec. ebbe inizio l'emigrazione in P. di capomastri, architetti, stuccatori e scalpellini ticinesi e grigionesi (Maestranze artistiche). Una parte si stabilì nel Paese; alcuni assunsero posizioni importanti quali architetti di corte. Questi emigrati fornirono importanti stimoli all'architettura polacca e realizzarono costruzioni di pregio in varie città del Regno. Il capomastro luganese Giovan Battista Quadro diede la sua impronta alla città di Poznań con il rinomato palazzo com. edificato nel terzo quarto del XVI sec. Giovanni Trevani all'inizio del XVII sec. costruì la prima chiesa barocca di Cracovia, mentre Costante Tencalla nel 1644 progettò il monumento in onore di re Sigismondo III Vasa, che divenne il simbolo di Varsavia. Nel XVII sec., all'apice della loro attività, Ticinesi e Grigionesi costituivano il gruppo più numeroso tra le maestranze edilizie estere in P.

Nel periodo in cui il trono polacco fu occupato dai principi elettori di Sassonia (1697-1763, con interruzioni), personalità sviz. assunsero alte cariche nell'esercito e nella diplomazia o furono consiglieri reali. Georges Hubert de Diesbach comandò tra l'altro il reggimento della Guardia reale sviz., mentre Emer de Vattel fu consigliere personale di Augusto III alla corte di Dresda risp. di Varsavia dal 1758 al 1763. Dopo la metà del XVIII sec. un numero sempre maggiore di Svizzeri (principalmente francofoni) che esercitavano professioni intellettuali furono attivi in P., soprattutto alla corte dell'ultimo re polacco Stanislao II Augusto Poniatowski o presso le residenze dei magnati polacchi. Il più noto fu Pierre-Maurice Glayre, per oltre 20 anni consigliere e diplomatico al servizio di Poniatowski. Quest'ultimo oltre a Glayre nobilitò altri otto Svizzeri, tra cui Johann Friedrich von Herrenschwand, medico personale del sovrano, e Marc-Olivier Reverdil, lettore e bibliotecario del re, per i servizi resi alla P. Nel XVIII sec. gli Svizzeri erano inoltre fortemente rappresentati all'interno della massoneria polacca.

Nel tardo XVIII sec. prese avvio anche l'emigrazione artigianale e commerciale dei pasticcieri e gestori di caffè grigionesi, che si intensificò ulteriormente dopo le spartizioni della P. Nella nuova patria assunsero un ruolo pionieristico, dominando il loro settore per generazioni, talvolta fino al periodo tra le due guerre mondiali. Verso la fine del XIX sec. anche l'industria sviz. iniziò a espandersi nel territorio polacco; imprese quali la Brown Boveri o la Hoffmann-La Roche fondarono filiali nell'area sotto dominazione russa. Particolare successo ebbe lo stabilimento chimico della Ciba a Pabianice, un sobborgo di Lodz, città industriale in forte espansione, attorno al quale si formò una piccola colonia sviz. Negli anni della crisi economica mondiale, per gli Svizzeri divenne più difficile esercitare un'attività professionale in P.; in quel periodo il loro numero rimase stabile (ca. 1400 persone inclusa Danzica). Durante il regime comunista i rapporti bilaterali si raffreddarono ulteriormente; gran parte degli Svizzeri rimasti in P. dopo il 1945 furono costretti a lasciare il Paese. Dopo il 1989 il potenziale economico della P. e i crescenti investimenti attirarono alcuni Svizzeri, soprattutto giovani. La colonia elvetica continua tuttavia a essere meno numerosa che nel XIX e XX sec.; alla fine del 2008 gli Svizzeri in P. erano 614, di cui 441 con la doppia cittadinanza.

Attività e soggiorno di Polacchi in Svizzera

Negli anni del Concilio di Basilea (1431-49) le fonti attestano per la prima volta la presenza di un numero importante di Polacchi (probabilmente più di 100) nel territorio sviz. Essi soggiornarono ripetutamente o per un certo periodo a Basilea, intrattenendo contatti con ecclesiastici e laici degli altri Paesi cristiani. Grazie a Erasmo da Rotterdam, le cui idee e opere esercitarono una forte influenza in P., Basilea rappresentò un polo d'attrazione anche nel primo terzo del XVI sec. Alcune alte personalità polacche fecero visita all'erudito, in parte anche soggiornando a pagamento nella sua casa, fornendogli così un sostegno materiale. Il magnate e riformatore Jan Łaski ad esempio fu nel contempo allievo e mecenate di Erasmo. Un intenso scambio intellettuale, attestato da rapporti epistolari e dedicatorie, avvenne con persone della cerchia erasmiana, eruditi e stampatori. Attorno alla metà del XVI sec. un numero crescente di Polacchi si recò in Svizzera. Oltre che a Basilea si diressero sempre più anche a Zurigo e Ginevra, centri della Riforma, per raccogliere in prima persona informazioni sul nuovo movimento. Il calvinismo si rivelò attraente soprattutto per le élite della P. meridionale (Piccola P.). Giovani del Regno frequentarono le Acc. delle città rif. e l'Univ. di Basilea, che dalla metà del XVI alla metà del XVII sec. annoverò 290 immatricolati polacchi (senza contare gli studenti provenienti dalla Slesia e dalla Pomerania).

Le spartizioni della P. e ancor più la scomparsa dello Stato polacco furono all'origine di correnti migratorie verso i Paesi dell'Europa occidentale. Già dopo la prima spartizione, alcuni capi della Confederazione di Bar, alleanza di nobili in difesa dell'indipendenza polacca, soggiornarono con il loro seguito in Svizzera. Dopo il fallimento della rivolta capeggiata dall'eroe nazionale Tadeusz Kościuszko (1794) e la terza spartizione (1795), alcuni influenti emigrati tentarono di costituire una rappresentanza politica polacca a partire dalla Svizzera. Le autorità della Repubblica elvetica si opposero alla creazione di una legione polacca. Diretta dalla Germania meridionale all'Italia settentrionale, la legione del Danubio creata a Strasburgo attraversò la Svizzera con diverse migliaia di uomini nel marzo del 1803. Dopo che il congresso di Vienna ebbe avallato le spartizioni della P., Kościuszko decise di rimanere a Soletta. Il suo soggiorno è rievocato dal monumento funebre a Zuchwil, dal Museo Kościuszko a Soletta (allestito nella casa in cui risiedette), fondato nel 1936, e dalla scultura sull'Amtshausplatz (già Kościuszko-Platz) realizzata nel 1967 da Schang Hutter.

Le rivolte per la riconquista dell'indipendenza polacca nel XIX sec. ebbero ripercussioni anche sulla Svizzera. Il fallimento dell'insurrezione scoppiata nel novembre del 1830 a Varsavia, seguita con grande partecipazione nella Conf., fu all'origine della "grande emigrazione" (soprattutto militari, ma anche politici ed esponenti del mondo della cultura). Dal gennaio del 1832 gruppi di militi polacchi diretti in Francia attraversarono la Svizzera. Nell'aprile del 1833 ca. 500 uomini (soldati e soprattutto ufficiali), appartenenti alle unità polacche internate nella Francia orientale nei cosiddetti dépôts, varcarono la frontiera nel Giura. Intenzionati a raggiungere Francoforte sul Meno, passando da Basilea, per sostenere i rivoluzionari ted., chiesero asilo al cant. Berna una volta saputo dell'insuccesso dell'assalto alla guardia principale di Francoforte. La presenza di Polacchi disposti a compiere azioni rivoluzionarie provocò tensioni tra i cant. - la Dieta fed. dichiarò la "questione dei rifugiati polacchi" un problema interno bernese - e interventi degli Stati europei presso il cant. direttore risp. presso i governi dei cant. di confine. Solo nel novembre del 1834 la Francia si dichiarò disposta a far espatriare i Polacchi verso Paesi terzi. Ca. un terzo di loro rimase in Svizzera e partecipò in gran parte alla fallimentare spedizione in Savoia promossa da Giuseppe Mazzini. In seguito le pressioni diplomatiche sulla Svizzera divennero talmente forti da indurre il cant. Berna a espellere tutti coloro che avevano partecipato all'impresa. Un gruppo entrò in clandestinità e fondò a Bienne il movimento della Giovane P. quale sezione dell'org. segreta mazziniana Giovane Europa. Tra gli esponenti della "grande emigrazione" che si stabilirono in Svizzera figurarono tra gli altri Karl Kloss, Jan Paweł Lelewel, Henryk Mirosław Nakwaski, Antoni Norbert Patek, Władysław Plater e Aleksandr Udalryk Sobański. Nel 1848 passarono nuovamente dalla Svizzera legionari polacchi, internati soprattutto a Berna e Neuchâtel.

Negli anni successivi alla sollevazione del gennaio del 1863 giunsero complessivamente in Svizzera ca. 2500 rifugiati polacchi. Il Consiglio fed. non si unì al coro delle proteste intern. contro la Russia, ma la rivolta suscitò comunque un'ondata di entusiasmo e solidarietà negli ambienti liberali sviz. I comitati cant. e locali in favore della P. vennero coordinati dal comitato centrale zurighese, di cui Gottfried Keller fu segr. dalla fondazione fino allo scioglimento nel dicembre del 1865. I comitati inizialmente aiutarono gli emigrati disposti a combattere a raggiungere il fronte e inviarono rifornimenti alla pop. polacca. Vennero anche fornite armi; il comitato centrale si divise però su questo punto, lasciando la decisione in materia ai comitati locali. Sciaffusa ad esempio si oppose con decisione a ogni spedizione di armi, mentre San Gallo coordinò l'invio di materiale bellico nella zona dei combattimenti per conto della Svizzera orientale. Dopo il fallimento della rivolta i comitati si dedicarono all'accoglienza in Svizzera degli esuli polacchi.

Se in seguito il numero dei Polacchi giunti nella Conf. a causa degli eventi bellici del 1863-64 progressivamente diminuì, aumentò invece l'afflusso di una generazione più giovane. Operare una distinzione netta tra studenti e persone attive politicamente non è sempre possibile. Nei territori polacchi coloro che volevano intraprendere una formazione acc. erano soggetti a varie restrizioni; la crescente russificazione di scuole e Univ. favorì un esodo di massa di studenti. Tra il 1880 e il 1918 diverse migliaia di Polacchi si formarono nella Conf. (oltre la metà negli atenei di Ginevra e Zurigo). Dai numerosi laureati, soprattutto in medicina e nelle materie scientifiche, anche la Svizzera trasse nuove leve in ambito scientifico e tecnico. Numerosi esponenti dell'élite acc. e politica della P. indipendente del periodo tra le due guerre mondiali studiarono in Svizzera. Tra di essi figurano anche i due pres. della Repubblica di P. Gabriel Narutowicz, che ottenne la cittadinanza di Zurigo, e Ignacy Mościcki, dal 1908 cittadino di Chandon (oggi com. Belmont-Broye). Oltre agli studenti, anche un numero crescente di esponenti del movimento socialista soggiornò in Svizzera. La politica liberale perseguita dalle autorità elvetiche fino al 1889 permise ai gruppi polacchi di allacciare contatti e di propagandare le proprie posizioni soprattutto a Ginevra e Zurigo, tramite la costituzione di circoli e la pubblicazione di scritti stampati nelle proprie tipografie. Queste possibilità vennero fortemente limitate dopo l'affare delle bombe del 1889, in cui un Russo e un Polacco persero la vita a Zurigo durante la manipolazione di un ordigno di loro fabbricazione. Dal 1914 al 1917 numerosi Polacchi che già risiedevano in Svizzera o che non erano tornati in patria a causa dello scoppio della guerra gettarono le basi per l'indipendenza polacca. Essi diffusero informazioni generali sulla P., redassero bollettini per la stampa e pubblicarono riviste. Il coordinamento degli aiuti da tutto il mondo per le vittime di guerra polacche ebbe luogo presso il domicilio sviz. di Ignacy Jan Paderewski a Morges.

Internati attivi nei lavori di bonifica della pianura del Rodano presso Saxon. Fotografia di Theo Frey, 1941 (Fotostiftung Schweiz, Winterthur) © Fotostiftung Schweiz.
Internati attivi nei lavori di bonifica della pianura del Rodano presso Saxon. Fotografia di Theo Frey, 1941 (Fotostiftung Schweiz, Winterthur) © Fotostiftung Schweiz. […]

La seconda divisione di fanteria polacca agli ordini di Bronisław Prugar-Ketling, inviata all'inizio di giugno del 1940 sul fronte occidentale per dare man forte al corpo d'armata franc. 45 nella regione di Belfort, per sfuggire alla cattura il 19-20.6.1940 varcò la frontiera con la Svizzera a sud dell'Ajoie con oltre 12'000 uomini, dopo essere rimasta isolata dalle retrovie. L'alloggiamento degli internati costituì un problema per i vertici militari elvetici. Dopo il fallimento del tentativo di concentrare la maggioranza dei soldati polacchi nel campo di Büren an der Aare, allestito appositamente per loro, questi ultimi vennero distribuiti su tutto il territorio nazionale. Essi vennero impiegati nell'ambito della difesa nazionale, delle opere infrastrutturali (costruzione di strade e ponti) e dell'agricoltura, prevalentemente in gruppi. Per gli studenti e gli intenzionati a diventarlo vennero creati un campo liceale a Wetzikon (ZH, in un primo momento situato nella località bernese di Oberburg) e campi univ. a Friburgo, Winterthur ed Herisau (inizialmente ubicato a Sirnach e a Gossau nel cant. San Gallo), dove insegnavano docenti dei vicini atenei. Venne inoltre offerta la possibilità di seguire una formazione professionale, tra l'altro nel settore artigianale. Numerosi internati polacchi beneficiarono di queste opportunità, dato che a differenza dei Francesi, rimpatriati nella primavera del 1941, essi rimasero in Svizzera fino al termine della guerra. Monumenti e tavole commemorative in tutto il Paese rievocano il soggiorno involontario degli internati. Alla fine del conflitto ca. 500 Polacchi riuscirono a rimanere nella Conf. e in seguito ad acquisire la cittadinanza.

Parallelamente all'internamento dei soldati polacchi e all'insaputa dell'opinione pubblica, la legazione di Berna del governo polacco in esilio servì anche da centrale informativa per i servizi segreti. Oltre a fornire notizie sul fronte orientale alle autorità statunitensi e britanniche, essa avvisò anche le org. ebraiche negli Stati Uniti dell'Olocausto imminente. Anche le autorità fed. beneficiarono della stazione di trasmissione polacca, dato che le segnalazioni venivano anche messe a disposizione del servizio informazioni dell'esercito.

All'epoca di Solidarność le azioni delle opere caritative sviz. in favore della pop. polacca trovarono un forte sostegno. Un gruppo di delegati del sindacato, presente in Svizzera al momento della proclamazione della legge marziale nel dicembre del 1981, illustrò le posizioni del movimento nel corso di assemblee politiche.

L'immigrazione stagionale di braccianti agricoli polacchi ha una lunga tradizione. Presenti in Svizzera in gran numero fino alla prima guerra mondiale, dopo il 1989 sono stati nuovamente ingaggiati nei periodi del raccolto. Alla fine del 2008 i Polacchi residenti in Svizzera erano ufficialmente 8944; altri giungevano nel Paese come turisti o lavoravano in nero.

Il Museo polacco di Rapperswil

Frontespizio della guida del Museo polacco di Rapperswil (SG). Litografia realizzata da Paul Brugier a Zurigo sulla base di un modello di W. von Czarnomski, 1872 (Zentralbibliothek Zürich).
Frontespizio della guida del Museo polacco di Rapperswil (SG). Litografia realizzata da Paul Brugier a Zurigo sulla base di un modello di W. von Czarnomski, 1872 (Zentralbibliothek Zürich). […]

Dopo l'ulteriore rinvio della soluzione della questione polacca seguito al fallimento della rivolta armata del 1863-64, il conte Władysław Plater inaugurò nel 1870 il Museo polacco a Rapperswil (SG). Riccamente dotato dai suoi connazionali e da simpatizzanti della P., il Museo svolse un'importante funzione quale custode della memoria nazionale e punto di incontro per i Polacchi divisi tra Russia, Germania e Austria o emigrati all'estero. La sede ospitò anche il Tesoro nazionale polacco, costituito per finanziare la lotta per l'indipendenza. Conformemente al testamento di Plater, nel 1927 tutte le collezioni vennero portate in P., dove nel 1944 vennero distrutte dalle fiamme provocate da un bombardamento. Nel 1936 nel castello di Rapperswil ormai vuoto fu allestito il nuovo Museo della P. contemporanea, poi chiuso a causa della Guerra fredda nel 1951; le collezioni vennero nuovamente trasferite in P. nel 1952. L'odierno Museo polacco, il terzo della serie, fu aperto nel 1975 ancora nel castello di Rapperswil. Promossa dall'Ass. degli amici del Museo polacco di Rapperswil, fondata nel 1954, e dalla fondazione culturale polacca Libertas, costituita nel 1978, la struttura mostra tra l'altro i molteplici aspetti dei rapporti tra Svizzera e P. Nel 2008 la futura destinazione del castello e il mantenimento del museo sono stati oggetto di discussione.

Riferimenti bibliografici

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Suggerimento di citazione

Heinrich Riggenbach: "Polonia", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 11.11.2016(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/003367/2016-11-11/, consultato il 16.04.2024.