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Spagna

L'unione personale tra le corone di Castiglia e d'Aragona (1469/79) gettò le basi per la formazione dello Stato nazionale spagnolo. Nata nel processo che portò senza soluzione di continuità dalla Reconquista della penisola iberica controllata dagli Arabi alla conquista di un impero d'oltremare, sotto Carlo V, re di S. e sovrano del Sacro Romano Impero in unione personale, la S. occupò a lungo una posizione dominante nell'Europa del XVI sec. La rivolta dei Paesi Bassi (1566) e la sconfitta dell'Invincibile armata (1588) segnarono l'inizio del suo declino quale grande potenza, che si protrasse per diversi sec.; dalla fine della guerra di successione spagnola (1701-13/14) la S. ebbe un ruolo di secondo piano nel panorama politico europeo. Dopo il periodo rivoluzionario, in seguito a cui la S. perse molte delle sue colonie in America latina, la Restaurazione borbonica del 1814 ebbe un carattere fortemente reazionario. Nel XIX sec. la S. conobbe una successione di regimi monarchici assolutistico-reazionari e moderati o costituzionali, interrotta dalle guerre carliste, da una rivoluzione e dalla costituzione della prima Repubblica (1873-74). Durante la guerra ispano-americana (1898), Cuba ottenne l'indipendenza, mentre le Filippine e Porto Rico andarono agli Stati Uniti. La monarchia costituzionale, ristabilita nel 1875, si mantenne fino al 1931, quando i repubblicani (sinistra e liberali) vinsero le elezioni alle Cortes ma furono poi sconfitti nella guerra civile (1936-39) da Francisco Franco, la cui dittatura durò fino al 1975. La Costituzione introdotta nel 1978 in seguito a un referendum trasformò la S. in una monarchia ereditaria parlamentare con un sistema di governo democratico (lo stesso Franco aveva avviato la restituzione del trono alla casa di Borbone). Nel 1986 la S. aderì all'UE.

Primi contatti economici, culturali e militari nel tardo Medioevo

Già molto prima dell'avvio di relazioni diplomatiche, la S. e i territori conf. coltivavano rapporti economici e culturali. Le prime imprese sviz. conosciute che intrattenevano scambi commerciali con la S. furono, all'inizio del XV sec., la Compagnia Diesbach-Watt, la Halbisen-Gesellschaft di Basilea e la casa commerciale dei fratelli Reyff di Friburgo, che esportavano soprattutto prodotti tessili (tele di lino) e importavano principalmente zafferano e altre merci tipiche dell'area mediterranea quali cotone, indaco, datteri e zucchero. La compagnia Diesbach-Watt disponeva di sedi permanenti a Barcellona, Valencia e Saragozza. I commercianti spagnoli, perlopiù catalani, erano invece poco numerosi nella Conf.

I primi scambi culturali furono prevalentemente di carattere religioso. Dal basso ME le vie di Pellegrinaggio verso Santiago di Compostella costituirono per sec. un legame tra la Conf. e la S. ed esercitarono una forte influenza culturale e religiosa. Di grande impatto dal profilo ecclesiastico e teol. fu la partecipazione di oltre 170 Castigliani e Aragonesi al Concilio di Basilea (1431-49). Da Basilea provenivano tipografi quali Fadrique de Basilea, che introdussero la stampa tipografica in diverse città spagnole, pubblicando opere umanistiche e religiose.

Alla fine del XV sec. la coppia reale formata da Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona si interessò ai mercenari sviz., divenuti disponibili dopo essersi distinti nelle vittoriose guerre di Borgogna. Nel 1482 sono menz. la prima volta alcuni mercenari conf. in terra spagnola. Nel 1487 la loro presenza in occasione dei preparativi della campagna contro Granada è attestata da Fernando del Pulgar, cronista reale. È stato spesso sostenuto che le ordinanze militari spagnole del 1487 siano un'imitazione di accordi sviz. più antichi; benché tale affermazione sia stata messa in dubbio, è innegabile l'influenza conf. sull'armamento e la tattica dei tercios, unità di fanteria spagnola impiegate spec. nelle Fiandre e a Napoli. Numerosi fanti sviz. combatterono al servizio sia della S. sia della Francia nella loro decennale lotta per la supremazia in Italia.

L'intensificazione delle relazioni con l'ascesa della Spagna a grande potenza nel XVI secolo

Il primo trattato con la S. risale al 1515, quando i 13 cant. conf. conclusero un'alleanza rivolta contro la Francia per il mantenimento dello status quo in Italia, che includeva l'imperatore, il papa e il duca di Milano. I capitolati di Milano, rinnovati per l'ottava e ultima volta nel 1552 dall'imperatore Carlo V in veste di signore di Milano, assicuravano innanzitutto relazioni di buon vicinato con i 13 cant. nel campo del commercio e dei trasporti. Ebbe un carattere nettamente antifranc. la cosiddetta alleanza ereditaria (conclusa nel 1511 con l'imperatore Massimiliano I e rinnovata nel 1557 da re Filippo II di S.), in cui i Conf. garantivano la protezione dei territori ereditari degli Asburgo, come la Franca Contea, ma non del ducato di Milano. All'abdicazione di Carlo V (1556), la Franca Contea fu ceduta quale dominio asburgico alla linea spagnola di Filippo II. Questa regione assunse grande importanza strategica per la S., poiché collegava via terra il ducato di Milano e la Savoia (potenza amica) con i Paesi Bassi spagnoli. Nonostante godesse di ampia autonomia, sotto Filippo II la Franca Contea dovette permettere il transito di truppe spagnole e it. che marciavano in direzione delle Fiandre. Territorio cuscinetto degli Asburgo di S. alle porte della Conf., fu costantemente minacciato dalla Francia. Poiché i Conf., che erano tenuti a un dovere di sorveglianza sulla base dell'alleanza ereditaria, prestavano sostegno solo in campo diplomatico ma non militare, la S. si sforzò, con esiti alterni, di neutralizzare la Franca Contea.

Anche nel XVI sec. imprese commerciali sviz., in particolare quella della fam. Zollikofer di San Gallo, ottenero grandi profitti grazie al trasporto di merci di lusso dalla S. e dall'area mediterranea ai mercati dell'Europa centro-settentrionale. I tessili continuarono a essere il bene maggiormente esportato verso la S. dai commercianti conf. Altri prodotti quali bestiame, legno, pellame e formaggio erano destinati perlopiù ai possedimenti spagnoli in Italia, spec. al ducato di Milano. Dal canto suo, quest'ultimo rivestiva un ruolo centrale nell'approvvigionamento dei cant. catt. di sale e cereali, che, sotto la stretta sorveglianza delle autorità spagnole, erano destinati al consumo esclusivo in Svizzera.

Nel XVI sec. le principali città spagnole, soprattutto Siviglia, attirarono numerosi artisti ticinesi. Gli scultori Antonio Maria Aprile di Carona e Bernardino e Pace Gaggini di Bissone furono attivi a Siviglia, Toledo e Burgos. L'architetto Michele Carlone di Rovio e gli scultori Egidio, Pietro e Giovan Antonio Verda di Gandria realizzarono la ristrutturazione interna del castello di La Calahorra presso Guadix (Andalusia). I fratelli Giorgio e Giovan Giacomo Paleari di Morcote, specialisti nella costruzione di fortificazioni, furono al servizio di Filippo II in Italia (spec. a Milano), S. (Pamplona) e Portogallo (Setúbal). Tra i pochi Spagnoli che nel XVI sec. si stabilirono in Svizzera figurano in particolare Profughi umanisti e prot. che trovarono rifugio spec. a Basilea. Nel 1568 Marcos Pérez, banchiere di successo convertitosi alla Riforma, ottenne la cittadinanza di Basilea e si distinse per l'aiuto prestato ad altri rifugiati per fede, come Casiodoro de Reyna, traduttore della Bibbia originario di Siviglia. L'arrivo di questi rifugiati segnò l'inizio di una tradizione di accoglienza di cui in seguito avrebbero beneficiato saltuariamente anche altri dissidenti spagnoli di varie tendenze. Nel 1536, all'epoca della scissione confessionale, si tenne a Basilea una disputa teol. tra professori di teol. rif. e i primi nove compagni (molti dei quali spagnoli) di Ignazio di Loyola, fondatore dell'ordine dei gesuiti, che si stavano recando in Italia.

Personalità di spicco della Riforma in Svizzera, che nutrivano grande stima per alcuni eruditi spagnoli (tra cui l'umanista Juan Luis Vives, allievo e amico di Erasmo da Rotterdam), temevano l'influenza spagnola a loro ostile nell'Impero. Potenza egemone nell'Europa della seconda metà del XVI sec., la S. costrinse tutti gli altri Stati a dichiararsi suoi alleati, amici o nemici. Le relazioni con la Conf. entrarono in una nuova fase quando la S. decise di stabilire rapporti più stretti con i cant. catt., in particolare per proteggere il ducato di Milano. Nel contesto della Controriforma, nel 1587 la S. concluse un'alleanza con i cant. catt. di Uri, Svitto, Untervaldo, Lucerna, Zugo e Friburgo. Le principali disposizioni dell'accordo erano l'obbligo di aiuto reciproco in caso di attacco da parte di Stati terzi, il diritto al libero passaggio delle truppe di un contraente sul territorio dell'altro, l'impegno da parte della S. di versare regolarmente le pensioni ai cant., prescrizioni commerciali e doganali relative soprattutto all'approvvigionamento dei baliaggi it. di sale e cereali e al commercio di bestiame con la Lombardia e infine posti gratuiti presso gli ist. scolastici superiori di Milano e Pavia per i figli delle fam. dirigenti dei cant. catt.

I possedimenti della Spagna nello spazio alpino (XVI-XVII secolo)
I possedimenti della Spagna nello spazio alpino (XVI-XVII secolo) […]

Nonostante lo squilibrio del peso politico e diplomatico dei partner dell'alleanza, i loro interessi sui due versanti delle Alpi centrali (Conf., Milano e Franca Contea) erano complementari. L'alleanza del 1587 aprì alla S. una nuova via di rifornimento militare verso le Fiandre e garantì la sicurezza del ducato di Milano, di cui i cant. catt. si impegnarono a proteggere la frontiera settentrionale in caso di necessità, fornendo inoltre truppe mercenarie. I cant. catt., dal canto loro, beneficiavano del sostegno offerto contro i cant. rif., delle pensioni, dei vantaggi commerciali con Milano, del transito attraverso il San Gottardo e dell'approvvigionamento assicurato dei baliaggi it. Nel 1597 l'alleanza con la S. portò alla scissione del cant. Appenzello, quando i rif. rifiutarono di aderirvi, mentre i catt. erano favorevoli. Nel primo quarto del XVII sec. il diritto al transito delle truppe fu di grande importanza per la S., poiché il passaggio attraverso la Savoia era divenuto troppo rischioso. Tra il 1604 e il 1625 un totale di 73'000 uomini di nazionalità ted., it., vallona o spagnola valicarono il San Gottardo su ordine della S. (Camino de Suizos).

L'epoca del confessionalismo (dalla fine del XVI secolo all'inizio del XVIII secolo)

Tra la fine delle guerre di religione in Francia e l'inizio della guerra dei Trent'anni l'attività diplomatica della S. nella Conf. raggiunse la sua massima intensità. Alfonso Casati, legato di S. residente a Lucerna (1594-1621), ebbe un'influenza considerevole sulle vicende politiche interne della Conf. Nel 1621 l'alleanza del 1587 (rinnovata nel 1604) giunse a termine e dal 1622 la S. interruppe per lungo tempo il versamento delle pensioni, causando un allentamento dei legami con i cant. catt., che presero le distanze dall'alleato non solo a causa del mancato pagamento delle pensioni, ma anche per evitare di essere coinvolti nella guerra dei Trent'anni. Dal canto suo anche la S. mostrò un minore interesse nei confronti della Conf. catt., poiché l'occupazione della Valtellina nel 1618 aveva ridotto l'importanza del San Gottardo per il transito delle truppe. I valichi grigionesi rappresentavano ormai per le armate spagnole la via di collegamento più comoda per raggiungere i teatri di guerra in Boemia e Germania. Tali considerazioni strategiche spiegano in larga parte l'intervento congiunto di S. e Austria nei Torbidi grigionesi, guerra civile di carattere confessionale.

L'alleanza dei cant. catt. con la S. venne rinnovata solo nel 1634 (ultimo rinnovo nel 1705). Le disposizioni rimasero sostanzialmente le stesse con poche eccezioni, la più importante delle quali fu l'estensione alla Franca Contea del trattato di protezione. Quando la Francia inviò truppe nella Franca Contea dopo aver dichiarato guerra alla S. (1635), questa nuova garanzia si dimostrò tuttavia poco efficace a causa delle tensioni confessionali in Svizzera. Né gli sforzi di Diego de Saavedra Fajardo, letterato e diplomatico spagnolo in missione in Svizzera dal 1638 al 1642, né i negoziati condotti nel 1668 dall'abate Jean Gérard Joseph de Wattenwyl, inviato del parlamento di Borgogna, riuscirono ad allontanare il pericolo dalla Franca Contea. Nel 1674 la nuova invasione di Luigi XIV segnò il destino della Franca Contea, che venne definitivamente annessa alla Francia nel 1678. Con questa espansione territoriale, la Francia si affermò quale potenza egemone in Europa, indebolendo sostanzialmente il ruolo della S., che perse molta della propria influenza nella Conf. La fam. patrizia bernese von Wattenwyl, di cui un ramo entrò al servizio della S. nel XVI sec., ebbe legami stretti con l'ex dominio spagnolo sulla Franca Contea. Diversi esponenti di questa "linea borgognona" ricoprirono importanti cariche nella Franca Contea, come il già menz. Jean Gérard Joseph, abate di Baume-les-Messieurs, o in altre provincie della monarchia spagnola, come Juan Carlos de Batteville, governatore del Lussemburgo e poi viceré di Navarra.

In questo periodo il Servizio mercenario fu costantemente al centro delle relazioni tra Svizzera e S. Nel 1574 Walter Roll, colonnello urano, arruolò il primo reggimento catt. sviz. per combattere al servizio della S. nei Paesi Bassi. Le truppe mercenarie dei cant. catt. costituivano l'elemento principale delle garanzie fornite al ducato di Milano con l'alleanza del 1587. Nella prima metà del XVII sec. i re di S. Filippo III e Filippo IV firmarono capitolazioni per un totale di 12 reggimenti. Nella seconda metà del sec. soldati sviz. presero parte alle campagne di Filippo IV e Carlo II nella penisola iberica contro il Portogallo, che difendeva l'indipendenza riacquisita, e gli insorti in Catalogna. Unità di mercenari conf. combatterono nuovamente nel ducato di Milano durante la guerra del Palatinato (1688-97) e la guerra di Successione spagnola (1701-14).

Rispetto alle relazioni in ambito militare, nel XVII sec. i contatti culturali tra Svizzera e S. furono molto meno intensi. Dopo il 1600 il numero di artisti e architetti ticinesi presenti in S. si ridusse notevolmente. Per contro, i collegi gesuiti della Svizzera catt. diffusero ampiamente i contenuti ideologici della Controriforma, che la S. aveva influenzato in maniera decisiva. Il teatro dei gesuiti di Lucerna mise ad esempio in scena la vita di Francesco Saverio (1506-1552), missionario spagnolo attivo in Giappone e India. Gesuiti sviz. soggiornarono temporaneamente in S., come il lucernese Johann Baptist Cysat (1627-28), uno dei più eminenti astronomi del suo tempo.

Nel XVII sec., con la stagnazione economica in Italia e S., si ridussero anche gli scambi commerciali con la Svizzera. L'esportazione di merci elvetiche registrò una ripresa solo durante la guerra di successione spagnola, grazie alla domanda crescente dei commercianti spagnoli. Tale incremento si rafforzò ulteriormente con l'esportazione di prodotti tessili sviz. nelle colonie americane. Verso la fine del XVIII sec. esistevano case commerciali sviz. in tutte le principali città spagnole. I librai ginevrini contribuirono in maniera determinante alla distribuzione in S. di opere in lingua lat. e franc.

La fine dell'ancien régime e il periodo rivoluzionario (dal XVIII secolo al 1815)

Con la pace di Rastatt e la prima pace di Baden, nel 1714 la S. dovette cedere i propri possedimenti it. In particolare la perdita del ducato di Milano causò una riduzione significativa delle relazioni con la Conf.; l'alleanza con i cant. catt. non fu più rinnovata. Nella prima metà del XVIII sec. le relazioni bilaterali, ormai molto allentate, si limitarono sostanzialmente alla sfera militare (reggimenti capitolati). Già nel 1718 grandi unità mercenarie furono nuovamente impiegate in Italia, quando la S. tentò di riconquistare parte degli antichi possedimenti. Con l'imbarco di quattro reggimenti verso l'Africa settentrionale, dal 1732 si registrò un ampliamento della sfera d'azione delle truppe conf. al servizio della S. Mercenari sviz. combatterono al servizio della S. anche durante la guerra di successione polacca (1734-35), spec. contro gli Austriaci in Sicilia e a Napoli. Durante la guerra di successione austriaca (1741-48) la S., che mirava a ristabilire la propria egemonia in Italia, schierò complessivamente cinque reggimenti sviz. con oltre 30'000 uomini nelle spedizioni in Savoia, a Nizza e in Lombardia. All'inizio del 1743 l'occupazione di tutta la Savoia da parte dell'armata spagnola delle Alpi rappresentò una minaccia per Ginevra, che chiese aiuto alle città di Berna e Zurigo, con cui era legata da patti di comborghesia. Nella seconda metà del XVIII sec. la S. disponeva di quattro reggimenti sviz., che parteciparono a tutte le numerose campagne intraprese: contro il Portogallo (1762), in Algeria (1775 e 1790) e contro l'Inghilterra (1781-82). Sono documentati numerosi casi di mercenari che non tornarono più in Svizzera e trascorsero il resto della loro vita in S.

Architetti ticinesi furono nuovamente attivi in S. a metà del XVIII sec. Tra questi figurano i fratelli Vigilio e Pietro Rabaglio di Gandria, che collaborarono alla costruzione del palazzo reale di Madrid e alla progettazione del palazzo di Riofrío, o i fratelli Carlo e Giovan Maria Fraschina, maestri muratori che presero parte all'edificazione del palazzo di La Granja di San Ildefonso.

Nel 1767 ebbe inizio la più grande ondata migratoria sviz. in direzione della S., quando re Carlo III decise, su iniziativa dei suoi ministri riformatori, di insediare 6000 coloni dell'Europa centrale nella Sierra Morena (nel nord dell'Andalusia) per favorire lo sviluppo economico delle regioni arretrate della S. meridionale. Nonostante il divieto delle autorità, ca. 800 Svizzeri parteciparono a questa impresa, in particolare piccoli contadini, giornalieri e contadini di montagna provenienti dalle regioni catt.

All'epoca del rococò e dell'Illuminismo gli scambi tra S. e Svizzera nel campo dei prodotti di lusso, delle opere letterarie e delle idee scientifiche furono modesti. Nel 1758 Pierre Jaquet-Droz, orologiaio di Neuchâtel, presentò un automa e una serie di pendole alla corte del re Ferdinando VI. Grazie alla popolarità raggiunta dalla sua poesia pastorale, lo zurighese Salomon Gessner divenne il poeta in lingua ted. più conosciuto in S. Eruditi sviz. e spagnoli furono in corrispondenza tra loro, come Albrecht von Haller (1708-1777) con Antonio Capdevila, naturalista, o Johann Rudolf Iselin con Gregorio Mayans y Siscar, studioso universale. Le Sociedades económicas spagnole si ispirarono a modelli stranieri, tra cui le soc. economiche e di utilità pubblica di Berna, Zurigo e Soletta. Pedro Rodríguez conte di Campomanes, influente consigliere ministeriale di re Carlo III, nei suoi scritti fece spesso riferimento alla situazione economica e sociale della Svizzera in relazione a propositi riformatori. Attorno al 1800 alcuni ufficiali sviz. introdussero a Tarragona, Madrid e Santander i metodi pedagogici di Johann Heinrich Pestalozzi. Alla fondazione del Real Instituto Militar Pestalozziano a Madrid (1806) seguì uno scambio epistolare tra Pestalozzi e Manuel Godoy, primo ministro spagnolo.

Dal 1793 reggimenti sviz. vennero impiegati nella guerra contro la Repubblica franc. Dopo aver subito pesanti sconfitte, nel 1795 la S. fu costretta a firmare la pace di Basilea. Unità militari sviz. ebbero un ruolo importante nella guerra d'indipendenza spagnola contro Napoleone I (1808-14). Solo due dei sei reggimenti che vi parteciparono, per un totale di ca. 12'000 uomini, si unirono all'esercito franc. di occupazione. L'azione delle truppe conf. guidate dal generale Theodor Reding di Svitto si rivelò decisiva per la vittoria degli insorti spagnoli a Bailén (1808). Nei combattimenti successivi i reggimenti sviz. registrarono forti perdite: nel 1812 contavano ancora solo alcune centinaia di uomini. Le guerre del periodo rivoluzionario e napoleonico limitarono fortemente gli scambi commerciali della Svizzera con la S. e le sue colonie. Fallirono inoltre diversi progetti volti alla conclusione di un trattato di commercio.

Dalla Restaurazione alla fine del XIX secolo

Dal 1815 la Svizzera, Conf. di 21 repubbliche (su 22 cant.) nel cuore delle monarchie europee della Restaurazione, rappresentò una terra d'asilo per i rifugiati politici di numerosi Paesi, tra cui liberali spagnoli. Su pressione delle grandi potenze, le autorità cant. furono costrette ad aderire alla Santa Alleanza (1817) e ad adottare misure coercitive nei confronti della stampa e degli esuli (1823). Sempre nel 1823, quando le truppe franc. ristabilirono la monarchia assoluta in S. sotto Ferdinando VII, il cant. direttore della Conf. salutò con favore tale evento in una lettera di congratulazioni. L'impiego di truppe della Guardia sviz. al servizio della Francia nel rovesciamento del governo liberale spagnolo ordinato dalla Santa Alleanza spiega in parte questa posizione compiacente, in contrasto con quella dell'opinione pubblica elvetica. Tale atteggiamento era inoltre emblematico delle tensioni politiche interne esistenti tra conservatori al potere e ambienti liberali, che simpatizzavano con la rivoluzione antiassolutista in S. L'opuscolo antiliberale Sulla costituzione di S. (1820; 13 edizioni coeve, tradotto anche in spagnolo e catalano) del bernese Karl Ludwig von Haller, portavoce della Restaurazione, costituisce un'ulteriore testimonianza delle opinioni contrastanti sulle vicende politiche spagnole dell'epoca. Nel 1820 il parlamento rivoluzionario spagnolo aveva decretato lo scioglimento dei reggimenti sviz., che, in seguito alla restaurazione del regime assolutista, rimasero in servizio fino al 1828 e furono definitivamente congedati nel 1835. Negoziati riguardanti soldo e pensioni arretrati si protrassero fino agli anni 1920-30.

Nella prima metà del XIX sec. numerosi pasticcieri di Poschiavo si stabilirono in S. Attorno al 1800 l'arrivo a Bilbao del poschiavino Andrea Pozzi, che aprì il primo Café Suizo con il compaesano Lorenzo Matossi, segnò l'inizio di questa ondata migratoria. In seguito i caffè poschiavini si diffusero in tutta la S.; alla fine del XIX sec. se ne contavano più di 50. La maggior parte degli emigranti tornò poi a Poschiavo, dove le loro case sfarzose situate nel quartiere spagnolo sono una testimonianza della ricchezza acquisita. Nel 1841 la regina Isabella II e la Conf. siglarono un accordo in materia di diritto civile e penale, che gettò le basi per il regolamento dei rapporti volti a proteggere i rispettivi cittadini. Su richiesta del cant. Grigioni, nel 1846 fu istituito un "consolato commerciale per la S." (consolato generale dal 1958) a Barcellona, dove risiedeva la più grande colonia sviz. Nel 1861 fu aperto un consolato onorario a Madrid (fino al 1910, ambasciata dal 1957).

Durante la Restaurazione il protezionismo spagnolo e i disordini legati all'indipendenza delle colonie americane resero più difficili gli scambi commerciali, che conobbero una ripresa solo verso la metà del XIX sec. Accanto alle tradizionali esportazioni sviz. (tessuti di cotone e di seta) aumentarono quelle di prodotti industriali ad alto valore aggiunto (ad esempio gli orologi). Nella prima metà del XIX sec. il numero di Svizzeri residenti in S. diminuì da ca. 2000 attorno al 1830 (soprattutto veterani dei reggimenti sviz.) a meno di 250 nel 1858 (in maggioranza Ticinesi e Grigionesi).

Dal 1840 la stampa spagnola diffuse progressivamente idee liberali radicali. Alcuni teorici e uomini politici spagnoli espressero giudizi molto positivi nei confronti della Costituzione fed. del 1848. Dal 1866 la repressione dei moti repubblicani e federalisti spinse numerosi politici spagnoli all'esilio in Francia, Belgio e Svizzera. I democratici e i repubblicani spagnoli furono ben rappresentati ai congressi intern. della pace di Losanna (1867) e Berna (1868) organizzati dalla Lega della pace e della libertà. Il soggiorno ginevrino di don Carlos (1872-73), pretendente al trono e capo del movimento carlista (estremamente tradizionalista), inquietò le autorità elvetiche. Dopo l'abdicazione di re Amedeo (1873), la Svizzera fu, accanto agli Stati Uniti, l'unico Paese a non guardare con diffidenza e a riconoscere subito la neocostituita prima Repubblica spagnola. Il catalano Francisco Pi y Margall (1824-1901), pubblicista, uomo politico e secondo pres. dell'effimera repubblica, nel suo scritto Las nacionalidades (1876) considerò la Svizzera un esempio tipico di repubblica federalista, in cui diverse etnie, gruppi linguistici ed entità storiche consolidate si erano riunite liberamente, conservando le proprie leggi cant. particolari. Non è però chiaro se il termine cantonalismo, nome del movimento insurrezionale promosso dalle forze ultrafederaliste in Andalusia e a Murcia (1873), faccia riferimento ai cant. sviz. I contatti che Michail Bakunin, all'epoca attivo in Svizzera, allacciò con cerchie politiche spagnole risalgono alla rivoluzione del 1868. In seguito il movimento operaio spagnolo si ispirò per lungo tempo più alle idee anarchiche che a quelle socialiste.

Nel 1869 fu firmato a Madrid il primo accordo commerciale tra S. e Svizzera, che conteneva la clausola della nazione più favorita. Il mercato spagnolo si aprì allora ai capitali stranieri, inclusi quelli elvetici. Una politica doganale moderatamente liberoscambista favorì lo sviluppo industriale in diverse regioni del Paese e una rapida crescita economica. Nel 1879 fu siglato un trattato di domicilio che facilitò il soggiorno e le attività economiche e commerciali di cittadini spagnoli in Svizzera risp. di cittadini sviz. in S. Il trattato di commercio del 1869 fu rinnovato con modifiche nel 1883, 1892, 1906 e 1922, ogni volta in seguito a revisioni delle rispettive tariffe doganali.

Dall'inizio del XX secolo alla guerra civile spagnola

Durante la guerra ispano-americana per Cuba e le Filippine (1898), gli sforzi di mediazione della Svizzera spinsero i belligeranti ad applicare gli articoli addizionali della convenzione di Ginevra del 1864 come modus vivendi. La sconfitta contro gli Stati Uniti indusse la S. a focalizzare maggiormente la sua attenzione sul contesto europeo. Dopo il 1900 il rapido sviluppo economico rese la S. un partner commerciale interessante. Agli inizi del XX sec. la bilancia commerciale tra S. e Svizzera era quasi in pareggio. La S. esportava soprattutto vino (80% del totale delle esportazioni), ma anche frutta, pesce, sughero e piombo, la Svizzera principalmente orologi, macchine, ricami, latte condensato, mucche e formaggio. Lo sviluppo delle relazioni commerciali con la S. provocò un aumento progressivo del carico di lavoro dei consolati sviz. e rese necessaria la trasformazione del consolato generale a Madrid in una legazione, con la nomina di Alfredo Mengotti di Poschiavo a ministro residente (1914). L'industria elvetica fu fortemente coinvolta nella produzione e nell'approvvigionamento di energia elettrica e nella modernizzazione delle ferrovie in S. Durante la prima guerra mondiale S. e Svizzera, rimaste neutrali, rifornirono sia gli Alleati sia gli Imperi centrali. Gli scambi commerciali tra i due Paesi si intensificarono negli anni del conflitto: aumentarono in particolare le esportazioni spagnole di materie prime minerali e prodotti alimentari; nel 1918 la S. era il principale fornitore della Svizzera in derrate alimentari, davanti a Italia e Francia. Le vendite di macchine agricole sviz. in S. conobbero un incremento, che continuò anche dopo il conflitto. Per contro, dopo il 1918 le importazioni dalla S. diminuirono.

Nel dopoguerra la S. e la Svizzera, membri fondatori della SdN, ebbero un ruolo piuttosto limitato sul piano intern. Nel quadro della SdN, la S. fu occasionalmente coinvolta negli sforzi volti a intensificare la collaborazione tra gli Stati rimasti neutrali durante la prima guerra mondiale, come i Paesi Bassi, i Paesi scandinavi e la Svizzera. Nel 1922 ad esempio si tenne a Berna un incontro preliminare tra i rappresentanti dei suddetti Stati in vista della conferenza intern. economica di Genova dello stesso anno. Nel 1926 la Svizzera non appoggiò la richiesta spagnola di ottenere un seggio permanente nel Consiglio della SdN.

Pubblicità per un'automobile della ditta Hispano Suiza, pubblicata sul rotocalco L'Illustration dell'1.10.1927 (Bibliothèque de Genève).
Pubblicità per un'automobile della ditta Hispano Suiza, pubblicata sul rotocalco L'Illustration dell'1.10.1927 (Bibliothèque de Genève).

La presenza di Svizzeri e le intense relazioni commerciali costituivano i principali interessi elvetici in S. Soprattutto in Catalogna si stabilirono numerose imprese industriali di proprietà di cittadini sviz. o con un'importante partecipazione di capitale elvetico, come gli stabilimenti produttivi e commerciali della Nestlé, le aziende tessili delle fam. Dubler e Bebié e le filiali spagnole di assicurazioni sviz. Fondata nel 1904 dal ginevrino Marc Birkigt, prima della Grande guerra la ditta ispano-sviz. Hispano Suiza fabbricava automobili di lusso; in seguito estese la propria attività alla produzione di motori per aeroplani e navi, di macchine utensili e di armi, divenendo un'impresa nota a livello mondiale. Attorno al 1920 la colonia sviz. in S. contava ca. 3000 persone, quella spagnola in Svizzera solo un migliaio (0,2% della pop. straniera). In quel periodo la S. protestò contro gli ostacoli posti dalla polizia degli stranieri all'entrata e al soggiorno di commercianti spagnoli in Svizzera, giustificate con l'alto tasso di disoccupazione nella Conf. Alla fine del decennio 1920-30 la S. era il settimo o l'ottavo cliente della Conf. e il tredicesimo dei suoi fornitori. Il saldo della bilancia commerciale era positivo per la Svizzera, ma divenne negativo nel 1931 a causa del calo significativo degli scambi in seguito alla crisi economica mondiale. La proclamazione della seconda Repubblica spagnola, che la Svizzera riconobbe nel 1931 dopo la Francia e una serie di altri Stati, non suscitò grande interesse. Solo la guerra civile riportò la S. all'attenzione di ampi settori dell'opinione pubblica sviz.

Dalla guerra civile spagnola alla morte di Franco

Durante la guerra civile la salvaguardia degli interessi economici nei territori controllati da entrambe le fazioni fu prioritaria per le autorità elvetiche, anche se il conflitto ridusse drasticamente gli scambi commerciali. Allo scoppio delle ostilità nel luglio del 1936 la colonia sviz. contava ca. 4000 persone, metà delle quali rientrò in patria già nel corso dell'estate di quell'anno. Presso il Dip. politico fed. fu istituito un ufficio per la protezione degli Svizzeri in S., incaricato di organizzare il loro rapido rimpatrio, di favorirne l'integrazione in Svizzera e di tutelare i loro beni in S. Nel contempo vennero create opere caritative in favore della pop. civile spagnola, come l'Aiuto sviz. ai bambini spagnoli, fondato da Rodolfo Olgiati per sostenere le madri e i bambini vittime della guerra civile.

Camion dell'opera caritativa Ayuda Suiza in Spagna nel 1937. Fotografia di Paul Senn (Bernische Stiftung für Fotografie, Film und Video, Berna) © Fondazione Gottfried Keller.
Camion dell'opera caritativa Ayuda Suiza in Spagna nel 1937. Fotografia di Paul Senn (Bernische Stiftung für Fotografie, Film und Video, Berna) © Fondazione Gottfried Keller. […]

Ca. 800 cittadini sviz. si recarono in S., soprattutto con le Brigate intern., per difendere il governo repubblicano democraticamente eletto. Proporzionalmente alla pop. del Paese, gli Svizzeri formarono uno dei maggiori contingenti di volontari stranieri. Non più di 40 furono invece quelli che combatterono al fianco delle truppe ribelli del generale Francisco Franco. I combattenti sviz. morti durante il conflitto furono ca. 170. Per ragioni di neutralità, nell'agosto del 1936 il Consiglio fed. decise di non aderire alla proposta franc. di non intervento. Aveva tuttavia già proibito l'esportazione di armi verso entrambi i belligeranti e la partecipazione alle ostilità in S. Vennero inoltre adottate misure per far rispettare tali divieti: fino alla fine del 1939 375 combattenti di S. furono perseguiti penalmente. Il più noto dei volontari sviz. fu Otto Brunner, comandante del battaglione Capaev. Nel 1939 i combattenti rientrati in Svizzera fondarono la comunità d'interessi degli ex volontari di S., che, dopo la vittoria di Franco, si occupò di informare l'opinione pubblica sulla natura della dittatura franchista, di fornire assistenza umanitaria ai numerosi rifugiati spagnoli e di difendere gli interessi dei propri membri, in particolare per ottenerne una riabilitazione (ottenuta solo nel 2009). Nel 1939 venne esposta a Ginevra una selezione di capolavori della pittura spagnola, gravemente minacciati dai bombardamenti terroristici dei nazionalisti. La mostra, intitolata Les chefs-d'œuvre du Musée du Prado, fu un eccezionale momento di incontro tra la Svizzera e la cultura spagnola.

Dopo l'occupazione franchista della Catalogna, la più importante regione economica della S., all'inizio del 1939, il 14.2.1939 il Consiglio fed. riconobbe de jure il governo di Franco; accreditò poi un inviato straordinario e ministro plenipotenziario e ruppe le relazioni con il governo repubblicano. Alla fine di maggio del 1939 il Consiglio fed. rifiutò di accogliere profughi provenienti dalla S. Gli scambi commerciali tra i due Paesi conobbero una ripresa durante la seconda guerra mondiale. Come in occasione della Grande guerra, aumentarono le esportazioni spagnole di derrate alimentari e materie prime; la Svizzera, dal canto suo, fornì alla S. beni di investimento di cui aveva urgente bisogno. Dopo che nella fase finale della guerra civile banche elvetiche avevano concesso alla S. franchista crediti per la ricostruzione, nel 1940 la Svizzera fu uno dei primi Stati a regolamentare il flusso di merci e pagamenti con la S. Dopo il crollo della Francia (1940), i porti atlantici della penisola iberica (spec. Lisbona e Bilbao) assunsero grande importanza per il commercio della Svizzera con i Paesi d'oltreoceano. L'anno seguente la S. si impegnò ad assicurare il transito, pagabile in divise, di beni sviz. da e verso l'Italia e la Francia. Principale piazza per la compravendita dell'oro proveniente dai Paesi controllati dalla Germania, la Svizzera ne vendette grandi quantità a Stati terzi, tra cui la S., che ne acquistò per un valore di 185 milioni di frs. Le forniture spagnole di merci strategiche alla Germania, in particolare tungsteno, furono in parte pagate con l'oro trafugato dai Tedeschi passato attraverso la Svizzera.

La politica autarchica praticata da Franco dopo la guerra, l'isolamento intern. del suo regime e difficoltà nei pagamenti ridussero fortemente i rapporti commerciali e finanziari della S. con gli altri Paesi, tra cui la Svizzera. Negli anni 1950-60 quest'ultima riuscì ad aumentare gradualmente le proprie esportazioni in S., mentre quelle spagnole solo nel decennio successivo ritrovarono il livello raggiunto durante la seconda guerra mondiale.

Con l'adesione all'Org. europea di cooperazione economica (1958) e la stabilizzazione monetaria (1959), la S. liberalizzò il proprio commercio estero; una nuova legislazione incoraggiò gli investimenti stranieri. L'apertura economica provocò una grave recessione, l'aumento della disoccupazione e, tra il 1960 e il 1970, l'emigrazione di quasi 1,5 milioni di persone verso i Paesi industrializzati europei più sviluppati. La colonia spagnola in Svizzera, composta principalmente da lavoratori, passò in questo arco di tempo da 13'524 a 121'237 persone.

La transizione verso la monarchia parlamentare

Dopo la morte di Franco alla fine del 1975, il passaggio a una monarchia parlamentare e democratica avvenne in maniera sorprendentemente rapida e pacifica. La domanda di adesione alla Comunità europea (CE) e l'entrata nel Consiglio d'Europa (1977), il varo della Costituzione (1978), la conclusione di un accordo di libero scambio con l'AELS (1979), l'organizzazione di elezioni parlamentari libere (dal 1977) nonché l'ingresso nella NATO (1982) e nella CE (1986) rappresentarono per la S. le tappe cruciali verso la costituzione di uno Stato di diritto democratico e sociale e l'apertura politica nei confronti dell'Europa. Nel 1979 e nel 2011 re Juan Carlos I, che da giovane aveva frequentato scuole a Friburgo, compì visite di Stato in Svizzera. Nel 1993 fu insignito del dottorato h.c. dell'Univ. di Friburgo in riconoscimento dei suoi meriti politici e nel 1996 del premio Jean Monnet a Losanna per il suo impegno in favore di un'Europa unita. La visita di Felipe González (1988) fu la prima di un capo del governo spagnolo in Svizzera, mentre Pierre Graber fu il primo Consigliere fed. in carica a recarsi in S. (1977).

Popolazione spagnola residente in Svizzera 1930-2010
Popolazione spagnola residente in Svizzera 1930-2010 […]

In questo nuovo contesto politico crebbe la necessità di sviluppare contatti organizzati con il mondo imprenditoriale e finanziario spagnolo. Nelle fasi in cui si sentirono particolarmente minacciati dalle riforme realizzate, gli ambienti conservatori spagnoli trasferirono denaro all'estero: nel 1976 il Wall Street Journal di New York stimò tale fuga di capitali a 8,25 miliardi di frs., di cui gran parte confluì nelle banche elvetiche. Nel 1977 venne fondata a Madrid l'Asociación Económica Hispano Suiza, nucleo di una futura Camera di commercio sviz., per stimolare le relazioni commerciali bilaterali. La Camera di commercio ispano-sviz. di Zurigo è attiva dal 1939. Nel 2010 le esportazioni spagnole in Svizzera ammontavano a 4,92 miliardi di frs., quelle sviz. in S. a 6,37 miliardi. La Svizzera esportava principalmente macchine, apparecchi, prodotti chimici e strumenti di precisione, la S. soprattutto autoveicoli, frutta, apparecchi, prodotti chimici, verdura e vino. In contrasto con il suo ruolo subordinato come partner commerciale della S., la Svizzera riveste una posizione di primo piano quale fornitrice di capitali; per un certo periodo occupò il terzo posto tra gli investitori stranieri. I capitali elvetici sono investiti perlopiù in progetti industriali, in immobili e alla borsa. Nel 2008 ca. 1,3 milioni di Svizzeri visitarono la S., contribuendo con le loro spese a controbilanciare il saldo tradizionalmente negativo della bilancia commerciale spagnola.

Dal 1970 la presenza di una folta colonia spagnola in Svizzera influenzò profondamente i rapporti bilaterali. Nel 1987 si contavano ca. 132'500 Spagnoli, di cui 84'000 domiciliati, 27'000 dimoranti annuali e 21'500 stagionali. Alle spalle dei 410'000 Italiani, costituivano il più grande contingente di stranieri in Svizzera (11,6%). Nel 2010 il loro numero ammontava a 64'163. Come gli Italiani, anche gli Spagnoli sono immigrati di lunga data; un quinto dei cittadini spagnoli residenti nella Conf. vi è anche nato. La S. dispone di un'ambasciata a Berna e di consolati generali a Berna, Ginevra e Zurigo. Nel 2010 i cittadini sviz. residenti in S. erano 23'886, di cui 12'571 avevano la doppia nazionalità. Nel 2010 ca. 6400 Svizzeri si facevano versare in S. le rendite AVS. A Barcellona (dal 1919) e Madrid (dal 1970) si trovano scuole sviz. riconosciute dalla Conf.

Particolarmente delusa dall'esito negativo del voto sullo SEE in Svizzera (1992), durante i negoziati per gli accordi bilaterali tra Svizzera e UE la S. pretese concessioni da parte elvetica, spec. in campo agricolo e in quello della circolazione delle persone. L'accordo sulla libera circolazione delle persone nel quadro dei cosiddetti bilaterali I, approvato nel 2000 con un referendum popolare ed entrato in vigore nel 2002, soppresse lo statuto di stagionale, che la S. considerava ormai anacronistico. La cooperazione tra i due Paesi è stata in seguito rafforzata con la firma di un accordo di riammissione (2003) e di un protocollo di revisione della convenzione di doppia imposizione (2006).

Riferimenti bibliografici

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  • C. Agliati (a cura di), Mastri d'arte del lago di Lugano alla corte dei Borboni di Spagna, 2010
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Suggerimento di citazione

Rudolf Bolzern: "Spagna", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 04.07.2013(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/003372/2013-07-04/, consultato il 17.04.2024.