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Bernacantone

Uno degli Stati della Confederazione dal 1353, il cantone di Berna, così chiamato dalla Repubblica elvetica (1798-1803) al 1815 e dal 1846, ha portato anche il nome di «città e repubblica» fino al 1798 e dal 1815 al 1831, e di «repubblica» dal 1831 al 1846. Tedesco: Bern; francese: Berne; romancio: Berna. Le lingue ufficiali sono il tedesco e il francese; il capoluogo è la città di Berna.

Stemma del canton Berna
Stemma del canton Berna […]
Carta oro-idrografica del canton Berna con le principali località
Carta oro-idrografica del canton Berna con le principali località […]

I cambiamenti nel territorio cantonale sono stati importanti fin dal tardo Medioevo. Alla città-Stato di Berna appartennero dal 1415 parti dell'attuale canton Argovia (Argovia bernese) e dal 1536 l'attuale canton Vaud; nel 1798 Berna perse entrambi i Paesi soggetti e, per la durata della Repubblica elvetica, anche l'Oberland bernese, che fino al 1803 costituì un cantone dell'Elvetica con capitale Thun (Oberland). Nel 1815 la quasi totalità dell'antico principato vescovile di Basilea passò con Bienne alla cosiddetta parte vecchia del cantone e costituì il Giura bernese, dalla cui porzione settentrionale si formò nel 1978 il canton Giura. Risalgono rispettivamente al 1994 e al 1996 il passaggio del distretto di Laufen al canton Basilea-Campagna e quello del comune di Vellerat al canton Giura.

Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Berna

Superficie (1994)5 958,8 km2; 
Foresta / Superficie boscata1 845,6 km2;31,0%
Superficie agricola utile2 581,4 km2;43,3%
Superficie con insediamenti381,3 km2;6,4%
Superficie improduttiva1 150,4 km2;19,3%
 Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Berna -  Statistica della superficie

Struttura demografica ed economica del canton Berna

Anno 1850190019501990a
Abitanti 458 301589 433801 943958 192
Percentuale rispetto alla popolazione totale svizzera19,2%17,8%17,0%13,9%
Linguatedesco 483 388665 702802 740
 francese 97 789120 56674 338
 italiano 7 16711 78626 359
 romancio 119700875
 altre 9703 18953 880
Confessioneriformata403 768506 699671 817691 812
 cattolica (dal 1950 cattolico-romana)54 04580 489122 971172 906
 cattolico-cristiana  3 2561 263
 israelita4881 5431 403802
 altre o senza confessione07022 49691 409
 di cui senza confessione   41 350
Nazionalitàsvizzeri   860 655
 stranieri   97 537
Anno 1905193919651995
Occupati nel cantonesettore primario155 304163 50654 80348 733b
 settore secondario95 787123 987213 755136 397
 settore terziario51 63675 868122 431325 992
Anno 1965197519851995
Percentuale rispetto al reddito nazionale svizzero14,7%14,0%12,6%11,6%

a Abitanti 2000 957'197; dati di dettaglio non ancora disponibili al momento della redazione definitiva.

b Censimento delle aziende agricole, 1996.

Struttura demografica ed economica del canton Berna -  Ufficio federale di statistica; Ufficio federale dell'agricoltura; Historische Statistik der Schweiz

Dalla Preistoria all'alto Medioevo

Preistoria e Protostoria

L'ambiente naturale

Il territorio cantonale si estende in tutte e tre le grandi regioni naturali svizzere: a sud nelle Alpi e nelle Prealpi settentrionali, a nord ovest di esse nell'Altopiano e a nord nel Giura. Nell'Altopiano occidentale raggiunge la fossa della Sense e il lago di Neuchâtel, verso est il Napf e il passo del Susten. Questa diversità di ambienti naturali, unita ai cambiamenti del clima, ebbe effetti durevoli sul popolamento in epoca preistorica e protostorica. Le zone più importanti ai fini nutritivi e insediativi erano da un lato l'Altopiano inferiore, con il Seeland, altre grandi pianure e le vie d'acqua, già percorse in epoca preistorica, dall'altro i fondivalle profondi disegnati nell'Altopiano superiore dall'Aar, dalla Gürbe e dalla Emme, con i loro insediamenti sopraelevati, al riparo da piene e impaludamenti. Nell'Altopiano superiore rientrano l'altopiano di Frienisberg e di Rapperswil e l'Alta Argovia, mentre al bordo inferiore della fascia prealpina si trovano il Längenberg, la zona del Napf e quella del torrente Schwarzwasser; l'area alpina bernese comprende le fasce insediative intorno al lago di Thun e al lago di Brienz, fondivalle e terrazzi popolati nelle valli degli immissari dei due laghi, e una fascia d'alta montagna che supera anche i 4000 m. Il Giura bernese, che si estende lungo le catene meridionali del Giura, comprende lo Chasseral a ovest (1607 m), valli longitudinali e trasversali (chiuse vallive) all'interno e la fascia pedemontana meridionale, favorita dal clima.

I grandi lavori per le due correzioni delle acque del Giura (1868-1891, 1962-1973), per le strade nazionali (dalla metà degli anni 1960) e per i nuovi tronchi (Ferrovia 2000) delle Ferrovie federali svizzere (FFS), uniti a un'attività edilizia in forte crescita dalla fine degli anni 1950, hanno riportato alla luce numerose tracce di insediamenti abitativi e sepolcrali di popolazioni preromane.

Cacciatori dell'età della Pietra

Le prime tracce della presenza umana nel territorio del cantone si trovano in tre grotte del Simmental (Schnurenloch presso Oberwil, Ranggiloch sopra Boltigen, Chilchlihöhle sopra Erlenbach), che risalgono a fasi diverse dell'ultima epoca glaciale. Mentre questi reperti del medio e tardo Paleolitico si sono conservati perché protetti da grotte – o sono stati in seguito sigillati al loro interno da ghiacciai – gli insediamenti a cielo aperto potrebbero essere stati distrutti da masse glaciali o sepolti da pietrisco e detriti. Solo con il regresso dei ghiacciai sono riemersi areali di caccia e di insediamento: l'homo sapiens del Paleolitico superiore è documentabile per la prima volta nell'insediamento a cielo aperto di Moosbühl presso Moosseedorf (campo con selci e con ossa animali), oltre che in semigrotte e balme del Giura. Con il clima più caldo del Mesolitico la fauna tipica dell'epoca glaciale lasciò il posto a specie postglaciali. L'estendersi delle foreste limitò la libertà di spostamento dei gruppi dediti a caccia, pesca e raccolta; i loro abitati temporanei si svilupparono quindi nelle fasce intorno a laghi, fiumi e paludi, che rimasero prive di alberi a causa delle oscillazioni di livello dell'acqua. I più importanti siti mesolitici del canton Berna sono il Pieterlenmoos e i dintorni del lago di Burgäschi. La penetrazione in area alpina è osservabile in due valli (Diemtigtal, Simmental).

Tracce di primi coloni stanziali

Le stazioni litorali del lago di Bienne, sui bacini di sbarramento morenico (lago di Lobsigen, Moossee, lago di Burgäschi, lago di Inkwil) e sui fiumi (Aar, Thielle) permettono di comprendere come nel Neolitico la popolazione divenne stanziale. Indicativi furono i risultati degli scavi effettuati a Twann, dove nel delta del Twannbach si susseguirono, con interruzioni causate da piene, ben 25 villaggi fra il 3800 e il 2950 a.C. Misurazioni dendrocronologiche e studi sulle ceramiche attribuite alla cultura di Cortaillod e alla cultura di Horgen hanno fornito dati su successione ed evoluzione edilizia dei singoli villaggi. Il passaggio a una produzione alimentare pianificata (campicoltura, allevamento) richiese nuovi attrezzi, quali la zappa e il bastone assolcatore. È attestata la conservazione di provviste (pomi essiccati all'aria, granaglia); il pane più antico finora ritrovato in Svizzera (lievito) proviene da un villaggio di Twann, ridotto in cenere fra il 3560 e il 3530 a.C.

Contadini e artigiani dell'età del Bronzo

Siti archeologici dell'età del Bronzo e della prima età del Ferro (Hallstatt)
Siti archeologici dell'età del Bronzo e della prima età del Ferro (Hallstatt) […]

Già nel quarto millennio a.C. venivano utilizzati attrezzi in rame: ne sono testimonianza l'ago (ca. 3170 a.C.) ritrovato a Lattrigen e la lama di coltello portata alla luce a Twann. Poco prima del 2000 a.C. si impose dappertutto il bronzo (lega di rame e stagno), aprendo una nuova era (età del Bronzo). Per ora non si è in grado di stabilire se venissero già sfruttati giacimenti locali relativamente modesti (ad esempio nella valle di Lauterbrunnen). Zone insediative rimasero in un primo momento soprattutto le rive dei laghi e dei fiumi, ma le condizioni climatiche favorevoli – talvolta con limite del bosco in ascesa anche oltre i 2000 m – consentirono di abitare e di percorrere regioni prealpine e alpine. Fittamente occupata appare l'area fra il lago di Thun e il Niedersimmental (reperti sparsi su passi alpini, abitati d'altura fortificati dello Spiezberg, di Cholis Grind presso Saanen e di Pintel presso Wimmis, necropoli di Thun, Allmendingen, Einigen e Hilterfingen). Ampi corredi di reperti del Bronzo finale (ca. 1000-800 a.C.) provengono da abitati poi sommersi in riva al lago di Bienne (Mörigen, Vinelz).

Influssi mediterranei sulle culture dell'età del Ferro

Al Bronzo finale seguì, senza che fosse riconoscibile un cambiamento di popolazione, il Ferro antico o cultura di Hallstatt (800-450 a.C.). Peggioramenti climatici costrinsero ad abbandonare insediamenti rivieraschi (specialmente sul lago di Bienne) e di fondovalle e a trasferirsi su terrazzamenti, con probabile riduzione iniziale delle aree di insediamento. Con il rafforzarsi dei contatti commerciali attraverso le Alpi crebbe l'influsso culturale esercitato dall'area mediterranea: sono attestati prodotti importati dall'Italia e dalle colonie della Magna Grecia, come il ricco vaso (idria) ritrovato a Grächwil. Differenze sociali sono individuabili chiaramente nell'impianto e nei corredi delle cosiddette tombe principesche: i tumuli raggiunsero più di 30 m di diametro e più di 4 m di altezza, e furono eretti in posizione sopraelevata o ai bordi di pianori, con ricchi corredi fra cui carri da parata. Un tumulo di Bützberg ha rivelato che alla prima inumazione ne seguivano altre; spesso più tumuli formavano vere e proprie necropoli (Grossaffoltern, Ins, Bannwil, Langenthal, Bützberg). Anche nel canton Berna le conoscenze attuali sulla cultura di Hallstatt si basano quasi esclusivamente su reperti sepolcrali; le tracce insediative sono rare (Blanche Eglise a La Neuveville), e perfino le presunte sedi principesche fortificate (ad esempio Hasenburg presso Vinelz, Städtiberg presso Büren an der Aare, Schwandenberg presso Münchenbuchsee ecc.) non forniscono dati più precisi. I ritrovamenti sepolcrali attestano come con il ferro si fondessero spade, pugnali, punte di lancia, coltelli e accessori per carri; inoltre si producevano diademi, anelli e ciondoli con l'oro, estratto presumibilmente anche da sabbie fluviali, mentre con il bronzo in lamiera sottile si sbalzavano braccialetti, cavigliere e collari con ornamenti geometrici (tombe principesche di Allenlüften presso Mühleberg, Ins, Bützberg ecc.). Altri ornamenti erano costituiti da braccialetti e anelli in giaietto e lignite (tipi di carbone). La ceramica, modellata a mano ma anche già con il tornio, nei corredi sepolcrali presenta ornamenti dipinti a più colori (Münchringen).

Il passaggio al Ferro recente o cultura di La Tène (ca. 450-I sec. a.C.) è riconoscibile nel forte cambiamento stilistico degli oggetti in metallo e dell'artigianato artistico (artigianato del metallo, oreficeria). Numerosi reperti tombali – che appartengono a insediamenti per ora quasi ignoti – e due oppida (penisola di Enge, Jensberg presso Studen) segnano i siti di insediamento principali nel territorio cantonale. Nei reperti compaiono per la prima volta monete (le «scodelline dell'arcobaleno») in oro (a Melchnau), argento e bronzo (tesori). Sono attestati anche caratteri greci (marchio Korisios impresso sulla lama di una spada nel deposito rinvenuto a Port). L'oppidum elvetico sulla penisola di Enge nei pressi di Berna comprendeva officine di vetrai (vetro) e ceramisti. L'artigianato del ferro raggiunse un livello elevato, ma sono attestate anche la lavorazione del legno e del cuoio e l'arte orafa. Da luoghi di culto fungevano i cosiddetti recinti (o trincee) quadrangolari (Grosser Bremgartenwald presso Berna); i corredi tombali (necropoli di Münsingen, penisola di Enge) stanno anch'essi a indicare una credenza nell'aldilà.

Epoca galloromana

Dopo la sconfitta nella battaglia di Bibracte (58 a.C.) e il ritorno coatto alle terre che avevano lasciato, gli Elvezi rimasero soggetti a Roma con lo statuto di foederati. Con il crescere dell'influsso romano, economia e commercio registrarono un notevole sviluppo. La fascia insediativa si concentrava soprattutto alle pendici meridionali del Giura e nell'Altopiano. La rete di trasporti esistente venne ampliata (specialmente Aventicum-Vindonissa, Petinesca-Augusta Raurica), e ai valichi alpini del Grimsel, del Brünig e del Susten si aggiunsero il Kaltwasserpass o Col des Eaux Froides – una variante al passo del Rawil, con una stazione stradale e forse un santuario sulla riva occidentale dell'Iffigsee – e, nel Giura bernese, il valico del Mont Raimeux e il Pierre-Pertuis. Le popolazioni celte continuarono a vivere, come in precedenza, di agricoltura (sia come coltivatori sia come fittavoli di poderi romani), di artigianato e di commercio. A Oberwichtrach si sono conservati - caso raro - entrambi i corpi principali di una villa romana: alta sul versante sud del Lerchenberg la casa padronale (pars urbana), ai piedi del pendio l'ala utilitaria (pars rustica). I tipi di costruzione più frequenti nel territorio bernese erano la villa a portico e quella con corpo aggettante, ma non mancavano tipi architettonici meno comuni come la villa quadrangolare. L'ornamentazione delle ville, in alcuni casi ricca, comprendeva mosaici (a Münsingen, Toffen, Herzogenbuchsee) e pitture murali (per esempio nel criptoportico di Meikirch). Accanto ai numerosi poderi, continuarono ad essere abitate e vennero ingrandite le piazzeforti precedenti: l'oppidum elvetico di Berna-penisola di Enge divenne un vicus romano (probabilmente assumendo il nome di Brenodor o Brenodurum). Petinesca sorse ai piedi dello Jensberg sulla trasversale giurassiana, completata in epoca tardoromana (368-369) dal passaggio fortificato sulla Thielle fra Aegerten e Brügg.

La Dea Artio: la divinità celtica con un orso, suo animale tutelare, gruppo bronzeo (Bernisches Historisches Museum; fotografia Bibliothèque de Genève, Archives A. & G. Zimmermann).
La Dea Artio: la divinità celtica con un orso, suo animale tutelare, gruppo bronzeo (Bernisches Historisches Museum; fotografia Bibliothèque de Genève, Archives A. & G. Zimmermann). […]

Nel culto di epoca galloromana erano mescolati elementi celtici (Celti) e romani, ma ci si rifaceva anche a credenze dell'Asia minore. Benché in area bernese i centri di culto siano insolitamente numerosi, non si sa se le aree sacre di Petinesca, di Berna-penisola di Enge e di Thun-Allmendingen, recintate e con statue di divinità in alcuni casi più grandi del naturale (fra cui un Giove in trono), fossero anche i fulcri delle regiones (regioni di culto?) che si ricavano dalle epigrafi. All'inizio del V secolo Roma ritirò le truppe dal limes renano, ma non rinunciò alle sue pretese sull'Elvezia e nel 443, per assicurare il territorio, insediò gruppi di Burgundi nell'odierna Romandia.

Alto Medioevo

Il passaggio dalla popolazione galloromana a quella prevalentemente alemanna dell'alto Medioevo si verificò probabilmente con pochi scontri; un'eccezione fu la battaglia di Wangen (610), avvenuta secondo recenti ipotesi nel Wangental presso Köniz. La colonizzazione alemanna, partita dalla Germania meridionale, ebbe luogo dalla metà del VI secolo con un'infiltrazione progressiva, apparentemente per lo più pacifica, che durò vari decenni. Durante il VII secolo gli Alemanni penetrarono nelle zone favorevoli poste a sud est dell'Aar e, risalendo il fiume dall'Altopiano, raggiunsero le regioni dei laghi di Thun e di Brienz. Tutte le terre a ovest dell'Aar appartenevano al regno burgundo (romanizzato per lingua e religione), che nel 534 fu annesso definitivamente al regno franco merovingio; quest'ultimo estese contemporaneamente il proprio influsso all'odierna Svizzera orientale. In epoca carolingia è documentabile nell'area che qui interessa il sistema comitale franco, con le contee di Argovia (762/778), Alta Argovia (861) e Bargen (965). Il trattato di spartizione siglato a Verdun (843) fissò sull'Aar il confine tra regno centrale e regno orientale, dividendo così fra due sovrani il bacino del fiume. A singoli coloni franchi rinviano forse reperti tombali e toponimi terminanti in -dorf o in -court (Kaufdorf, Court) per insediamenti vicini a stazioni stradali tardoromane (Petinesca).

In vari luoghi (Oberbipp, Mett, Meikirch ecc.) sono attestate continuità insediativa e vicinanza fra gruppi di popolazioni galloromane e alemanne; vi furono però nel contempo anche cambiamenti incisivi. Competenze acquisite in precedenza in ambito politico, tecnico e culturale andarono perdute; il regresso della scrittura ebbe pesanti effetti sulle conoscenze posteriori relative a quel periodo. La progressiva colonizzazione alemanna può dunque essere indagata soprattutto facendo ricorso ai soli dati archeologici e toponomastici. Il confine che progressivamente si formò tra area romanza e area alemanna correva all'incirca sulla linea Friburgo-Morat e lungo le pendici meridionali del Giura; nel VII secolo la regione fra Aar e Sarina era divenuta zona di contatto fra Romani e Alemanni. Mentre l'idioma romanzo venne sostituito presto da quello alemanno a est dell'Aar e nel Berner Oberland, a ovest del fiume e nella sua valle si conservò più a lungo; qui sopravvissero anche più toponimi pregermanici (Wichtrach, Rüfenacht ecc.). Risalendo dal Seeland la valle dell'Aar (ma in qualche caso anche il Simmental e la valle di Frutigen), gli Alemanni si insediarono dapprima in zone con terreni di buona qualità, situati in prossimità di insediamenti già esistenti (come indicano i campi di toponimi in -ingen, che rinviano al VI-VII secolo). Nelle zone colonizzate più tardi (tavolato del Frienisberg, specialmente Emmental) sono particolarmente frequenti i toponimi in -wil e altri nomi tipicamente riferibili all'VIII-X secolo. Le zone boscose del Napf e nello Schwarzenburgerland, così come le fasce superiori dell'Oberland bernese, furono colonizzate per ultime; anche le valli discoste dell'alto Emmental potrebbero essere state dissodate e popolate già prima del Mille. Un quadro della commistione fra popolazione locale e popolazione immigrata appare anche dai reperti sepolcrali legati al Seeland e alla valle dell'Aar: le tombe, ora orientate a est, accanto a elementi di abbigliamento burgundo-romanzi conservano anche vesti alemanne (Köniz, Niederwangen, Oberwangen). Nel corso dell'VIII secolo scomparve l'usanza dei corredi tombali; le necropoli più antiche (per esempio Wahlern-Elisried) vennero sostituite dai cimiteri, sistemati nei pressi delle chiese appena fondate.

In ambito politico, economico, giuridico e culturale il bacino bernese dell'Aar appare nell'alto Medioevo come una regione periferica e una terra di transito. Le coniazioni di monete, lo sviluppo del diritto alemanno, la prima cristianizzazione e gli inizi dell'organizzazione ecclesiastica si realizzarono in un primo momento all'esterno di quest'area, che venne raggiunta solo in una fase successiva. Le sedi vescovili di Losanna, Basilea, Sion, Coira e Costanza erano distanti; il bacino dell'Aar segnava il confine tra le diocesi di Losanna, Costanza e Basilea. Il processo di cristianizzazione avanzò probabilmente muovendo dall'area alsaziana e da ovest. Intorno al 630 l'abbazia di Luxeuil (nei Vosgi) fondò sulla vecchia via di transito del Pierre-Pertuis il convento di Moutier-Grandval (che almeno dal IX-X secolo estese la sua sfera di interesse al lago di Bienne e a Balsthal), mentre già verso il 600 era stato fondato come cella il convento benedettino di Saint-Imier, poi influenzato anch'esso da Luxeuil. Nel Seeland e nel bacino dell'Aar sorsero in epoca merovingia le prime chiese in legno, tutte antecedenti delle chiese attuali e attestate solo per via archeologica (Kirchlindach, Oberwil bei Büren, Bleienbach). L'archeologia ha messo in luce anche una precisa continuità fra antichità e Medioevo: ca. 30 chiese nel bacino bernese-solettese dell'Aar furono erette su rovine di villae romane e su necropoli successive del VII secolo (Meikirch, Oberbipp ecc.), quella di Mett su una costruzione sepolcrale del IV secolo trasformata in mausoleo nel V secolo. Nell'isola di San Pietro, a un'area sacra romana fu affiancato intorno al 700 un complesso tombale con sei sarcofagi, poi seguito da un edificio conventuale in legno (VIII-IX secolo).

La mancanza di fonti scritte condiziona anche la nostra conoscenza della vita quotidiana: l'impianto, le dimensioni e l'organizzazione degli insediamenti altomedievali, i sistemi economici e, più in generale, la quotidianità della popolazione e la sua struttura sociale sono quasi sconosciuti. Nonostante le leggi alemanniche diano numerose indicazioni sulle norme che reggevano l'ordinamento giuridico, mancano agganci concreti sui loro effetti in territorio bernese. Anche le diverse forme di sepoltura, tuttavia, esprimono una differenziazione sociale: le tombe in posizione dominante con ricchi corredi (la tomba del cavaliere a Spiez) rinviano a membri della classe dirigente, così come quelle all'interno delle chiese (Spiez, Einigen, Amsoldingen, Lyss, Biglen, Rohrbach, Oberbipp ecc.), spesso interpretate (ma di rado con certezza) come tombe di fondatori. Già nella fase di sviluppo del VII e VIII secolo, dunque, esisteva un gruppo di signori fondiari in grado di mantenere chiese (anche private) e relativi sacerdoti; tale gruppo si distingueva dal resto della popolazione attraverso il possesso di residenze fortificate (economia curtense). Molte «opere in terra», anonime e non menzionate da documenti, in passato spesso interpretate come rocche-rifugio interrate, oggi sono ritenute vestigia di sedi signorili alto e bassomedievali con rocche in legno, da cui potrebbero avere avuto origine alcuni casati nobiliari del basso e tardo Medioevo.

Autorità, politica e istituzioni dal basso Medioevo alla fine del XVIII secolo

Strutture signorili del basso Medioevo

Dal X secolo il bacino dell'Aar tornò nuovamente sotto l'influsso della parte occidentale della Svizzera. Con Rodolfo I e Rodolfo II il secondo regno di Borgogna estese il proprio campo di influenza fino alla Svizzera orientale; su proprietà della corona di Borgogna sorsero, come basi di appoggio per la politica del re, le corti reali di Bümpliz, Münsingen, Uetendorf, Wimmis, Kirchberg e Utzenstorf. Negli ultimi tempi del regno altoburgundo il bacino dell'Aar si avvicinò al Sacro Romano Impero degli Ottoni e dei Salici. I reali dell'alta Borgogna risultano essere stati piuttosto popolari, secondo i documenti giuridici e le cronache che ci sono stati tramandati: Rodolfo II come leggendario fondatore delle 12 chiese del lago di Thun (cronaca di Elogius Kiburger), sua moglie Berta come fondatrice del monastero di Payerne, l'imperatrice Adelaide (loro figlia) come proprietaria di beni conferiti al convento alsaziano di Seltz (Kirchberg, Uetendorf e Wimmis). La lotta per la successione di re Rodolfo III (1032) ebbe quale conseguenza il passaggio del regno dell'alta Borgogna ai Salici, in nome dell'Impero (incoronazione dell'imperatore Corrado II a Payerne, 1033). Dopo il 1056 anche l'attuale territorio bernese venne dunque coinvolto nei torbidi della successione imperiale: nel 1077 il conte Rudolf von Rheinfelden (Rodolfo di Svevia), designato reggente di Borgogna, accettò di farsi proclamare antiré di Enrico IV durante la lotta delle investiture. Per quell'atto di tradimento le proprietà di Rudolf nel bacino dell'Aar furono confiscate e consegnate ai vescovi di Basilea e di Losanna, membri dei casati comitali von Fenis e von Oltigen, rimasti fedeli all'imperatore. Beni dinastici dei von Rheinfelden di Borgogna in Alta Argovia e nella valle dell'Aar (riva destra) passarono per via ereditaria (1090 ca.) al genero di Rudolf, Berchtold II von Zähringen; quest'ultimo e suo figlio Berchtold III cercarono di consolidare la propria posizione e, attraverso accordi con aspiranti al trono di Germania, ottennero nel 1127 la nomina a rettori (rappresentanti del re) in Borgogna. Crollati nel 1156 i progetti di una Grande Borgogna, gli ultimi von Zähringen si preoccuparono di concentrare e consolidare la loro signoria sull'Altopiano; in questo contesto furono fondate nel bacino dell'Aar – tutte probabilmente sotto l'ultimo membro del casato (Berchtold V) – le città di Burgdorf, Morat, Thun e Berna. Tuttavia, il disegno di creare una vera e propria signoria territoriale non poté essere realizzato: dopo la morte di Berchtold V (1218) la signoria si frantumò nelle sue parti costitutive e i beni allodiali andarono ai von Kyburg, mentre baliaggi e feudi tornarono all'Impero.

Nel basso Medioevo il bacino dell'Aar, assegnato definitivamente al Sacro Romano Impero, vide nascere anche strutture ecclesiastiche che sarebbero durate a lungo. La rete dei decanati, delle chiese parrocchiali e delle loro filiali (parrocchie) è tramandata senza lacune solo dal XIII secolo (cartulario di Losanna, 1228; Liber decimationis della diocesi di Costanza, 1275), ma le parrocchiali più importanti – per cui non si conosce l'identità dei fondatori – risalgono probabilmente attorno all'anno Mille. Non si sa neppure in che misura i monasteri a cui erano stati donati beni e chiese nel bacino dell'Aar contribuissero all'infittirsi della rete ecclesiastica: quello di San Gallo nell'Alta Argovia (VIII-IX secolo), quello di Ettenheim (riva destra del Reno) a Spiez e a Scherzligen (762), quello alsaziano di Seltz a Kirchberg, Uetendorf e Wimmis (994), quello di Sankt Peter (Foresta Nera) a Huttwil, Seeberg e Herzogenbuchsee (prima del 1108). Un ruolo importante fu svolto dalla famiglia reale di Borgogna, il cui centro ecclesiastico di Saint-Maurice aveva, tramite l'abbazia di Payerne, rapporti con Utzenstorf e Kirchberg nonché con il Simmental e la zona del lago di Thun. Probabilmente decisivo, anche se non attestato per via documentaria, fu il contributo dei signori locali quali fondatori di chiese private nei loro possedimenti signorili e fondatori o donatori di conventi; i primi donatori locali conosciuti conferirono all'abbazia di San Gallo, fra il 795 e l'886, proprietà a Rohrbach (Alta Argovia) e dintorni. Fra il 1070 e il 1150 sorsero dieci filiali conventuali, di cui alcune importanti, su fondi ereditari dei loro fondatori: i priorati cluniacensi di Rüeggisberg (signori von Rümligen, 1072), di Münchenwiler (von Wiler, 1080 ca.), dell'isola di San Pietro (conti di alta Borgogna-Mâcon, su fondo ereditario dei von Oltigen, tardo XI secolo), di Hettiswil (1107), di Röthenbach im Emmental (signori von Rümligen o von Signau), i conventi benedettini di Sankt Johannsen presso Erlach (su fondo ereditario dei von Fenis, 1100 ca.), di Trub (signori von Lützelflüh, prima del 1130) e di Rüegsau (forse signori von Lützelflüh, prima metà del XII secolo), la collegiata agostiniana di Interlaken (von Oberhofen, 1130 ca.) e il monastero cistercense di Frienisberg (conti de Soyhières, su fondi ereditari dei von Oltigen, 1130-1140).

La ripartizione comitale del IX-XI secolo sopravvisse nel basso Medioevo nei langraviati di Borgogna (sulla riva destra dell'Aar dal 1252 e su quella sinistra dal 1276) e nel Buchsgau; quest'ultimo caso esemplifica anche una continuità nell'organizzazione. Sia l'Oberland – che godeva dell'immediatezza imperiale – sia la pianura registravano una fitta presenza di baronie, i cui titolari nobili sono menzionati da documenti dell'XI e XII secolo (von Fenis, Oltigen, von Belp-Montenach, von Kramburg, von Bremgarten, von Gerenstein, Signau, von Heimberg, von Sumiswald, Lützelflüh, von Langenstein, von Buchsee, Jegenstorf, von Seedorf ecc.). Alla rivolta dei baroni contro Berchtold V von Zähringen (1191) parteciparono i signori dell'Oberland, che furono sconfitti a Grindelwald. Grazie a matrimoni con esponenti della nobiltà locale (Unspunnen, rispettivamente von Thun, von Oberhofen), accanto ai baroni del luogo (von Brienz o Ringgenberg, von Weissenburg ecc.) poterono insediarsi nell'Oberland anche casati nobiliari filoimperiali dell'Altopiano (von Wädenswil, Eschenbach); numerosi furono i ministeriali dei von Zähringen, le cui fortezze in legno sono ricordate ancora oggi da molte tracce di siti castellani.

Nel basso Medioevo i dissodamenti entrarono in una nuova fase. La fondazione di conventi attivi in questo ambito attesta il progredire degli insediamenti anche nelle valli più discoste (per esempio Trub). L'economia alpestre è documentata dagli inizi del XIII secolo. La posizione strategica della corte reale di Wimmis, all'ingresso del Simmental, rinvia ai traffici sui passi alpini verso il Vallese; in generale le corti reali segnavano gli assi principali verso l'Oberland (Münsingen, Uetendorf) e attraverso l'Altopiano (Kirchberg, Utzenstorf), che all'epoca dei von Zähringen acquisirono ulteriore importanza grazie alla costruzione di fortezze e alla fondazione di città.

Movimento comunale e formazione territoriale nel tardo Medioevo

Dal XIII secolo, nella maggior parte delle future città bernesi si svilupparono strutture istituzionali caratteristiche del tardo Medioevo e dei primi secoli dell'epoca moderna: alle concessioni e conferme di franchigie si affiancarono funzionari, scoltetti o maiores in rappresentanza della signoria, mentre venivano costituiti Consigli e assemblee cittadine (comuni). A Bienne, Burgdorf, Thun, Erlach e Büren an der Aare questo sviluppo si realizzò sotto la guida del signore cittadino, ecclesiastico o secolare, mentre a Berna, città soggetta direttamente al re di Germania, dal XIII secolo esso fu all'origine di dispute con il sovrano o i suoi rappresentanti. L'indebolimento dell'Impero nel bacino dell'Aar costrinse la città di Berna, dalla metà del XIII secolo, a difendersi con le proprie forze dalla politica territoriale dei grandi dinasti (von Kyburg, Asburgo); la città cercò sostegno presso i suoi alleati e protetti – Interlaken (1224), Friburgo (1243), Morat (?), Rüeggisberg (1244); i vescovi di Sion (1252 e 1296); Köniz (1257), Oberhasli (paese libero dell'Impero, 1275); i baroni von Signau (1277); Bienne (1279); il convento di Trub (1286); Soletta (1295) –, ma anche presso i Savoia, che esercitavano il protettorato in rappresentanza dell'Impero (1256, 1268, 1291). Anche se nel 1274 Rodolfo I d'Asburgo confermò la carta di franchigia di Berna (immediatezza imperiale), l'imposta imperiale introdotta nel 1285 spinse la città fra gli oppositori di Rodolfo I; nel 1288 Berna resistette a due assedi del re, ma dopo la sconfitta della Schosshalde (1289) dovette versare tributi e una multa.

La politica territoriale bernese cominciò nel 1298, dopo la vittoria di Oberwangen (comune di Köniz) sui nobili romandi e sull'austriaca Friburgo. Intorno al 1300 Berna acquisì le quattro parrocchie circostanti di Bolligen, Vechigen, Stettlen e Muri, distrusse due fortezze troppo vicine (Bremgarten, Belp) e strinse un patto di comborghesia con i baroni von Montenach. La costruzione della città-Stato bernese si effettuò nel XIV-XV secolo sia attraverso l'espansione territoriale (acquisti, ipoteche, conquiste) sia attraverso il rafforzamento interno della signoria (accoglimento di borghesi esterni, creazione di dipendenze economiche, comborghesie, alleanze). Nel XIV secolo i principali concorrenti e avversari di Berna furono gli Asburgo-Austria, i von (Neu-)Kyburg e la città di Friburgo. Dopo la vittoria di Ludovico il Bavaro contro il suo rivale Federico il Bello nella battaglia di Mühldorf am Inn (Baviera, 1322), nel 1323 Berna concluse la sua prima alleanza con i Paesi forestali antiasburgici, costrinse Eberhard II von Kyburg (dopo il fratricidio di Thun) a un patto di comborghesia e acquisì una signoria diretta su Thun. L'avvicinamento di Eberhard agli Asburgo e quindi il nuovo scoppio di rivalità in area borgognona provocarono, ancora nel XIV secolo, diversi conflitti militari: se nel 1333 la guerra del Gümmenen fra Berna e Friburgo per l'acquisizione di diritti e influenza nel bacino della Sense non decise ancora nulla, nel 1334 Berna si rivolse contro i baroni von Weissenburg (lotta per Mülenen, occupazione di Wimmis e Unspunnen), acquisì la loro ipoteca sull'Oberhasli e li costrinse a un patto di comborghesia. Con l'aiuto dei suoi alleati (fra cui i Paesi forestali), nella guerra di Laupen (1339-1340) la città si impose contro la lega formata da Friburgo, dai von Kyburg, dalla nobiltà borgognona, dall'Austria e dall'imperatore Ludovico il Bavaro; dopo la pace di Königsfelden con l'Austria (1340) e le paci successive, stipulate prima del 1345, Berna riprese la sua politica di acquisti e di apertura ai borghesi esterni (Aarberg, 1358), trovando gli appoggi necessari nelle rinnovate alleanze cittadine e comborghesie della sua Confederazione burgunda, nei privilegi imperiali (confermati e ampliati da Carlo IV e Venceslao fin dal 1348) e nei patti di difesa della pace con i Paesi forestali (1341, 1353), con l'Austria (1341, 1348, 1363) e con la Savoia (1350, 1364, 1374, 1384). Molto più tardi, la storiografia nazionale ha fatto del 1353 (prima alleanza perpetua di Berna con Uri, Svitto e Untervaldo) la data di entrata di Berna nella Confederazione, sebbene Berna sia di fatto rimasto per un lungo periodo solo indirettamente alleato con Zurigo e Lucerna. Gli stretti rapporti di comborghesia fra Berna e Bienne portarono nel 1367-1368 a una guerra contro il signore territoriale di quest'ultima, il principe vescovo di Basilea, e alla devastazione sia di Bienne sia del Giura meridionale. Nel 1375 l'Altopiano subì le scorrerie dei mercenari di Enguerrand de Coucy (Gugler). La debolezza dell'Austria e dei von Kyburg di fronte a tali incursioni e il fallito colpo di mano dei von Kyburg su Soletta (1382) indussero Berna all'azione; le truppe bernesi conquistarono diverse fortezze dei von Kyburg e sottoposero Burgdorf a un assedio di più settimane. Nel 1384 la guerra di Burgdorf si concluse con un arbitrato della Confederazione: Berna ottenne i centri dei possedimenti dei von Kyburg, Burgdorf e Thun, mentre i conti, esautorati, dovettero accettare la comborghesia di Laupen.

L'assedio di Laupen nel 1339 secondo la rappresentazione della Schweizer Chronik (1576) di Christoph Silberysen (Aargauer Kantonsbibliothek, Aarau, MsWettF 16: 1, p. 208; e-codices).
L'assedio di Laupen nel 1339 secondo la rappresentazione della Schweizer Chronik (1576) di Christoph Silberysen (Aargauer Kantonsbibliothek, Aarau, MsWettF 16: 1, p. 208; e-codices).

Il conflitto decisivo con l'Austria e Friburgo si ebbe nel quadro della guerra di Sempach (spedizioni bernesi nell'Oberland, 1386; nel Seeland, 1388; in Argovia, 1389). Con la pace del 1389 Berna ottenne l'Obersimmental, Unterseen, Oberhofen con Balm, Unspunnen, Nidau, Montagne de Diesse, Ligerz, Twann e Büren an der Aare; nel 1398 Friburgo accettò anche il passaggio a Berna dell'Iselgau, cioè della zona fra il lago di Bienne e il Seeland. Dopo il definitivo allontanamento dell'Austria e di Friburgo dall'Oberland e dal Seeland, Berna acquisì altre signorie (Simmenegg, 1391; Signau, 1399; Frutigen, 1400; Wangen an der Aare, 1407; Trachselwald e Huttwil, 1408; Oltigen, 1412; Bipp e Bechburg, in comune con Soletta, 1413). Furono inoltre stipulati nuovi patti di alleanza e di comborghesia (nel 1388 con La Neuveville, nel 1401 con Guillaume de Valangin, nel 1403 con Saanen e Château-d'Œx, nel 1406 con il capitolo collegiale di Neuchâtel, la città di Neuchâtel e i conti de Neuchâtel, nel 1407 con città e signori in Argovia); nello stesso periodo, come cofirmataria della convenzione di Sempach (1393), Berna si orientò in misura maggiore verso la Confederazione. Nonostante la pace dei Cinquant'anni fra Confederazione e Austria (1412), nel 1415 Berna, esortata da re Sigismondo e dal Concilio di Costanza, si rivolse contro il duca Federico IV d'Asburgo-Austria, occupò la maggior parte dell'Argovia e vi istituì baliaggi (Argovia bernese), estendendo così il proprio influsso praticamente fino al Reno.

Nella lotta per la val d'Ossola fra le decanie dell'alto Vallese (alleate con i cinque cantoni della Svizzera centrale) e la Savoia, Berna si schierò con quest'ultima (spedizioni in Vallese, 1418-19; arbitrato del 1420), ma le sue incursioni di là delle Alpi (passi del Grimsel, del Gries) restarono episodiche; nella Vecchia guerra di Zurigo le sue simpatie andarono specialmente a Svitto. Berna cercò tuttavia a più riprese di assumere un ruolo di mediazione (arbitrati del 1438 e del 1440) e, dopo l'alleanza di Zurigo con l'Austria (1442), solo nel 1444 intervenne con mezzi cospicui nella guerra, schierandosi con gli altri Confederati. Dati i legami dell'Austria con la Francia e la Borgogna, la città si preoccupò soprattutto di consolidare il proprio possesso dell'Argovia; sempre nel 1444, dopo la battaglia di San Giacomo sulla Birsa e le trattative di Basilea e di Ensisheim (Alsazia), spinse per aprire negoziati di pace tra Confederati, Austria e Zurigo. I disordini scoppiati nell'Oberland in seguito al perdurare degli oneri di guerra (Böser Bund nell'Oberland bernese) furono risolti dal giudizio arbitrale federale del 1446; nel 1448, insieme alla Savoia, Berna compì varie spedizioni militari contro Friburgo.

A questa espansione tempestosa seguì, intorno al 1450, una prima fase di consolidamento territoriale e giuridico. Nel 1463 Berna e Soletta si divisero le signorie di Bipp e Bechburg (compreso il langraviato del Buchsgau), acquisite nel 1413; Bipp toccò a Berna. I confini tra il territorio bernese e quello solettese vennero fissati nel 1466, nel 1516 e nel 1665. Dopo il rinnovo del loro patto di comborghesia, Berna fece partecipare nuovamente Friburgo (1454) alla signoria di Grasburg, che avevano acquisito in comune nel 1423; nel 1467 Friburgo cedette Gümmenen a Berna. Diverse vertenze sui confini con Lucerna si trascinarono dal 1408 al 1470. Sulle pendici meridionali del Giura e nel Seeland si ebbero parecchi ritocchi di confine con il principato vescovile di Basilea (1439, 1440, 1452, 1464, 1470, 1486) e con Neuchâtel (1443, 1470, 1491). Altre acquisizioni di signorie e altri rapporti di alleanza resero più compatta la signoria territoriale bernese. Nel corso delle guerre di Borgogna, le signorie di Erlach e Aigle passarono a Berna, quelle di Morat, Grandson, Orbe ed Echallens a Berna e a Friburgo (1474-1476).

Nel XIV e XV secolo il campo di influenza della città di Berna si basava su rivendicazioni giuridiche e di proprietà molto diversificate. Sottoposta dal 1218/1220 direttamente al re di Germania, la città ottenne insolitamente presto (seconda metà del XIV secolo) i presupposti per la futura immediatezza imperiale. Già attorno al 1300 il Consiglio distingueva con cura fra l'Impero e la persona del singolo sovrano (non-riconoscimento di Ludovico il Bavaro). In base alle sue carte di franchigia Berna aveva diritto a monete, pesi e misure propri, la cui diffusione comprova l'influsso economico della città. Fin dall'inizio le competenze giudiziarie spettavano alle autorità cittadine; il tribunale criminale era presieduto dallo scoltetto in rappresentanza dell'Impero. Nel 1365 l'imperatore Carlo IV ampliò l'ambito giurisdizionale del tribunale cittadino (tribunali), e nel 1398 Berna ottenne il privilegium de non evocando; dal XV secolo il Consiglio (rispettivamente un suo comitato) assunse le funzioni di tribunale criminale e di tribunale d'appello per la maggior parte del territorio della signoria. Berna, che in quanto città imperiale interpretava la propria signoria territoriale come rappresentanza dell'Impero, dopo la regia conferma delle ipoteche imperiali su Laupen e sull'Oberhasli (1348) ottenne il diritto generale di acquisire feudi imperiali (1365) e il permesso di conferire autonomamente beni imperiali ad altri (1379). Una base essenziale di questa signoria territoriale era costituita dai diritti del langraviato, acquisiti da Berna a destra dell'Aar (1406), nell'Emmental (1408) e nel Buchsgau (1426). Nel 1437 la città impose per la prima volta un giuramento ai suoi sudditi (omaggio, obbligo di partecipazione a campagne militari, tutela della pace). Fin dal 1458 i signori bernesi titolari dei diritti di bassa giustizia dovevano avere l'approvazione del Consiglio per patti di comborghesia con città forestiere e per servizi militari all'estero, e dal 1459 Berna rivendicò un diritto di prelazione sulle loro giurisdizioni. Gli sforzi del Consiglio per ampliare i propri poteri nelle loro signorie giurisdizionali portarono al Twingherrenstreit; in seguito Berna impose i cosiddetti cinque articoli (indizione di Diete, leve e ispezioni militari, corvée di trasporto, diritti di tassazione, competenze giudiziarie e di polizia) in tutte le signorie che le erano soggette in forma soltanto indiretta.

Sviluppo territoriale di Berna
Sviluppo territoriale di Berna […]

Nel XIV-XV secolo, in un quadro di tipo corporativo, la suprema istanza politica, giuridica e militare era costituita dal Gran Consiglio della città di Berna (spesso con oltre 400 membri) e dal suo comitato di governo, un Piccolo Consiglio di 27 membri (scoltetto in carica e scoltetto aggiunto, tesoriere, quattro alfieri, due Consiglieri segreti del Gran Consiglio, 18 Consiglieri). Dal XV secolo i nuovi membri erano in gran parte cooptati, in occasione delle elezioni pasquali, dalle autorità; l'assemblea cittadina scomparve. Il Consiglio esercitava la signoria territoriale sulle quattro parrocchie che appartenevano al distretto giurisdizionale urbano, le quattro giurisdizioni (Landgericht) di Sternenberg, Seftigen, Konolfingen e Zollikofen (ognuna soggetta a un alfiere, che si faceva rappresentare da un usciere del posto) e i baliaggi (amministrati da cittadini bernesi). I balivi, pur rappresentando la signoria territoriale nelle loro residenze ufficiali (castelli), dovevano attenersi al diritto locale, confermato da Berna (privilegi cittadini, statuti rurali); ciò garantiva specifiche competenze del potere centrale ma anche un grado assai ampio di autoamministrazione. Dalla metà del XV secolo vennero compiute consultazioni popolari. La dissoluzione progressiva dell'ordinamento sociale medievale – con il riscatto incentivato dei servi e l'estensione dei doveri pubblici a questi ultimi (servizio militare, tributi, giuramento) – rafforzò già prima della Riforma il cambiamento da signoria territoriale urbana a Stato territoriale.

La difesa nel tardo Medioevo

In linea di massima ogni cittadino di Berna era tenuto a prestare servizio militare a proprie spese, con arma ed equipaggiamento propri; grazie al privilegio di re Sigismondo (1415), Berna disponeva di un diritto di leva nell'intero territorio soggetto. Non esisteva né un'organizzazione permanente delle truppe né una suddivisione tattica delle forze a disposizione; le corporazioni cittadine, le città soggette e i baliaggi dovevano provvedere alle attive fornendo contingenti, con propri capitani e proprie insegne. Per attenuare le disparità degli oneri fra i membri dell'attiva e coloro che non erano chiamati alle armi, dal XIV secolo comuni e corporazioni comunali istituirono casse militari finalizzate all'indennizzo degli attivi (mercenari). Nel XV secolo una grande attiva, dotata di vessillo e guidata dallo scoltetto, di norma comprendeva 6000 uomini, pari a ca. il 30% del potenziale totale; in via eccezionale e in causa propria si mandavano in campo anche attive di 10'000-12'000 uomini. Per le guerre di logoramento, che spesso duravano anni, accanto alle attive si reclutavano in prevalenza volontari intraprendenti, muniti di una propria bandiera, mentre per le guarnigioni era frequente il ricorso a mercenari. Per la difesa e l'assedio di piazzeforti si faceva capo ai balestrieri (menzionati per la prima volta nei conti cittadini del 1375), dal XV secolo anche agli archibugieri. L'impiego di pezzi di artiglieria da parte bernese è attestato per la prima volta nella guerra di Burgdorf (1383). Le truppe a cavallo, composte dai feudatari nobili della città, ebbero una certa importanza unicamente nelle ricognizioni, negli avamposti e nei conflitti di portata modesta.

Formazione dello Stato, governo e amministrazione nel XVI-XVIII secolo

I tre secoli della politica bernese tra Riforma e Repubblica elvetica furono caratterizzati dal potenziamento e dal rafforzamento del potere statale e dall'annessione militare ma incruenta del Paese di Vaud (1536), con le relative conseguenze per l'amministrazione della «Berna romanda». Nel medesimo periodo si consolidarono sia l'intreccio di alleanze tra cantoni confederati sia la posizione di Berna – che a nord delle Alpi era la città-Stato con il territorio più esteso – nel nascente sistema di Stati europeo.

Il governo interno

Divisioni amministrative della Repubblica di Berna nel XVIII secolo (parte tedesca)
Divisioni amministrative della Repubblica di Berna nel XVIII secolo (parte tedesca) […]

Nel XV secolo si erano moltiplicati gli interventi del Consiglio in questioni ecclesiastiche (disciplina monastica, amministrazione dei conventi). Dopo la disputa di Berna, l'autorità introdusse la Riforma a Berna attraverso il mandato consiliare del 7 febbraio 1528, avocando a sé quella che era stata fino ad allora l'autorità del vescovo in materia di Chiesa, tutela dei costumi (leggi suntuarie), scuola e assistenza ai poveri; la Chiesa bernese divenne quindi un robusto pilastro nel potenziamento dello Stato dei primi secoli dell'epoca moderna. I conflitti latenti fra le tendenze unificatrici dell'autorità centrale e i Paesi soggetti, che insistevano sui propri diritti acquisiti, emersero in tutta chiarezza; nell'Oberland bernese la nuova fede fu imposta solo a fatica. Le rivolte dell'ottobre del 1528 vennero represse, ma provocarono fortissime tensioni con Obvaldo. Le rivendicazioni di potere da parte dell'autorità civile e religiosa erano respinte per principio anche dagli anabattisti, movimento di cui Berna, nonostante l'adozione di misure durissime, non poté venire a capo in misura definitiva: soprattutto l'Emmental registrò, fino alla fine dell'ancien régime, agitazioni ricorrenti – brutalmente represse – di comunità anabattiste. Alla struttura politica consolidata dei baliaggi si affiancò una rigida organizzazione ecclesiastica, con diversi decanati e un sinodo (che tuttavia non venne più convocato dopo il 1615); in ogni comunità riformata un apposito Concistoro, presieduto dal pastore, giudicava le infrazioni al buon costume e alla morale.

Divisioni amministrative della Repubblica di Berna nel XVIII secolo (parte francese)
Divisioni amministrative della Repubblica di Berna nel XVIII secolo (parte francese) […]

Durante il XVI e XVII secolo l'autorità dovette affrontare diversi compiti nuovi; oltre al potenziamento e alla riorganizzazione della difesa, problemi notevoli derivavano dalla pubblica assistenza e dalla politica economica. Poiché gli istituti assistenziali ecclesiastici – rispettivamente le successive organizzazioni secolarizzate – non riuscivano più a soddisfare le richieste, l'assistenza fu demandata ai comuni, in alcune zone alle parrocchie, in altre alla comunità di villaggio. In questo medesimo contesto, venne definito in termini nuovi il diritto di cittadinanza. Nella città di Berna la questione era già stata chiarita verso la metà del XVII secolo, con la chiusura graduale (fra il 1643 e il 1651) dell'accesso alla cittadinanza: ora i nuovi arrivati potevano stabilirsi in città solo con lo status di dimoranti perpetui (Ewige Einwohner, Habitanten). Le corporazioni artigiane cittadine, dette «società», divennero le unità di base della cittadinanza bernese; l'ordinanza del 1676 sulla mendicità affidò proprio alle corporazioni – così come alle comunità di villaggio – l'assistenza agli indigenti.

Nell'epoca del mercantilismo, anche a Berna la politica economica divenne compito dei Consigli. Istituita nel 1687, la Camera di commercio (dal 1695 Consiglio di commercio) cercò, intervenendo sui traffici di merci e denaro, di assicurare l'approvvigionamento del territorio. I numerosi tentativi di attirare attività artigiane e manifatturiere promettenti (ad esempio l'industria serica) ebbero un successo limitato, per l'impossibilità di ovviare alla mancanza di capitali e al predominio degli investimenti agrari; l'approntamento di scorte di lungo periodo permise tuttavia, se non di evitare le crisi della produzione agricola, almeno di attenuarle.

Divisioni amministrative della Repubblica di Berna nel XVIII secolo (Argovia)
Divisioni amministrative della Repubblica di Berna nel XVIII secolo (Argovia) […]

Sullo sfondo dei crescenti compiti statali, dal XVI secolo si venne costituendo un vero e proprio ceto di alti funzionari, sempre più chiuso rispetto agli altri cittadini. Il blocco definitivo alle nuove concessioni di cittadinanza (1651) costituì la base per la formazione di un sistema di governo aristocratico (cantoni aristocratici), in cui solo poche famiglie si spartivano le cariche lucrative; l'assemblea comunale, già poco frequente nel XVI secolo, in seguito non venne più convocata del tutto. Conseguenza del blocco suddetto fu una continua riduzione della cerchia di famiglie che potevano accedere alle più alte cariche (540 nel 1650, 243 nel 1784). Timide riforme negli ultimi anni dell'ancien régime non riuscirono a spezzare tale concentrazione di potere: un sofisticato sistema di cooptazione garantiva la continuità delle famiglie nel Gran Consiglio, e solo i membri di quest'ultimo potevano accedere a cariche superiori. Il Gran Consiglio, chiamato anche Consiglio dei Duecento, che avrebbe dovuto teoricamente contare 299 membri, dopo il 1683 era completato solo ogni dieci anni ca., nel caso in cui i Granconsiglieri fossero scesi sotto i 200; la cooptazione consentiva di mantenere stabile, attraverso accordi elettorali, il potere del patriziato cittadino. La colonna economica portante dell'apparato amministrativo, cui i cittadini patrizi si dedicarono in forma sempre più esclusiva, era costituita dai 50 baliaggi bernesi, dai numerosi posti di balivo nei baliaggi comuni e dai dieci posti di direzione nell'amministrazione (preposto alle costruzioni, al sale ecc.); un complesso sistema di elezioni e sorteggi tendeva a contrastare la venalità delle cariche. Oltre agli affari statali e al servizio militare, solo gli introiti della proprietà fondiaria erano considerati fonti di mantenimento adatte al rango patrizio.

Il sistema politico della Repubblica di Berna durante l'ancien régime
Il sistema politico della Repubblica di Berna durante l'ancien régime […]

I rapporti fra il Gran Consiglio e il Piccolo Consiglio, il vero organo direttivo dello Stato, non erano privi di tensioni: spesso scoppiarono conflitti di competenze, che non fu mai possibile appianare del tutto. Nel 1681, quando venne messo in discussione il crescente strapotere politico del Piccolo Consiglio, si giunse a una chiarificazione di principio delle competenze: la sovranità fu attribuita al Gran Consiglio, mentre il potere del Piccolo Consiglio e della Camera degli alfieri (in precedenza potentissima, e composta dagli alfieri e dai tesorieri) subì un ridimensionamento decisivo. Le singole questioni da dibattere erano sottoposte ai Consigli per le decisioni del caso solo dopo essere passate attraverso un elevato numero di commissioni, Consigli e comitati (talvolta oltre 40). Nel XVIII secolo il Consiglio segreto (comitato del Piccolo Consiglio) acquisì maggiore importanza, in particolare in materia di affari esteri.

L'aristocratizzazione e la professionalizzazione della politica andarono di pari passo; ai cittadini praticamente esclusi dagli affari di governo restarono accessibili, nella sfera pubblica, unicamente le cariche di pastore o di funzionario subordinato. Nel 1749 il malcontento latente per questi sviluppi istituzionali scoppiò con la congiura di Henzi, mal preparata e subito repressa, in cui alcuni cittadini svantaggiati cercarono con la forza di ripartire i privilegi in modo più uniforme.

Nel contado, nonostante sforzi puntuali, la città non riuscì a imporre strutture amministrative unitarie. La molteplicità dei rapporti di potere e dei diritti rurali particolari rimase dunque invariata. Accanto alle città municipali, dotate di ampia autonomia amministrativa e di una propria élite (per esempio Burgdorf), vi erano moltissime gradazioni di autogestione locale, sotto la sovranità di Berna o del balivo bernese. L'opposizione a nuove tasse (tributi feudali) e misure di unificazione fu costante in tutto l'ancien régime; nel 1641 l'introduzione di un'imposta militare provocò rivolte (specialmente nell'Emmental e nel baliaggio di Thun), che Berna poté sedare solo dopo consistenti concessioni.

La guerra dei contadini (1653) segnò al contempo il culmine e la conclusione del bisecolare conflitto sui diritti particolari nello Stato bernese: fu l'ultima volta che un elemento del contado entrò nel dibattito istituzionale dell'ancien régime. La ribellione, soffocata nel sangue, mostrò i limiti degli sforzi autonomistici rurali, ma anche quelli di un ammodernamento delle strutture politiche operato dall'alto. La rivolta solitaria del maggiore Jean Daniel Abraham Davel nel Paese di Vaud (1723), eco tardiva di quel conflitto, fu rifiutata e non compresa sia dall'autorità sia dai sudditi.

La concezione che l'una e gli altri avevano del governo mutò radicalmente nella seconda metà del XVIII secolo: l'immagine di uno Stato impersonale sostituì anche a Berna quella di un governo paternalistico e cristiano. Le crescenti esigenze che Stato e amministrazione dovevano affrontare, specialmente in materia di pubblica assistenza, finirono con il contraddire il principio tradizionale della parsimonia nel bilancio. L'opinione pubblica illuminata (Illuminismo) che si era intanto formata portò avanti le proprie rivendicazioni; la discussione sullo Stato e sul suo futuro divenne un impegno politico scontato in circoli, salotti e società, a cui partecipavano non solo i membri del patriziato cittadino, ma anche gli ambienti ricchi e colti di città grandi e piccole. Specialmente nell'Argovia e nel Paese di Vaud si costituì, nei decenni prerivoluzionari, una nuova élite imprenditoriale che fondava la sua richiesta di partecipare al potere non su diritti particolari tradizionali, ma sul richiamo a concetti derivanti dal diritto naturale quali la proprietà e l'istruzione. Fra i rapporti politici di potere e la realtà dell'ancien régime il divario era sempre più ampio; benché in generale si riconoscesse l'ampia incorruttibilità, la competenza specifica e la probità della maggior parte dei titolari di cariche, a venire respinti erano il sistema economico paternalistico, l'onnipresente (ma poco efficiente) censura e tutela ecclesiastica nonché i privilegi eccessivi concessi a una cerchia ridotta di famiglie. In positivo come in negativo, Berna cominciò a incarnare in tutta Europa la quintessenza dell'ancien régime aristocratico.

«La mancata caccia degli orsi». Caricatura attribuita a Balthasar Anton Dunker (Musée historique de Lausanne).
«La mancata caccia degli orsi». Caricatura attribuita a Balthasar Anton Dunker (Musée historique de Lausanne). […]

Lo scoppio della Rivoluzione francese ebbe grande risonanza nei Paesi soggetti bernesi. I disordini nel Paese di Vaud (specialmente nel 1791), la minaccia alle frontiere settentrionali (dal 1792) e la disgregazione strisciante mettevano in pericolo il cuore stesso dell'ancien régime; per i filorivoluzionari Berna era ormai l'incarnazione dei vecchi ordinamenti. Dopo la pace di Campoformio (1797), quando la Svizzera finì nel mirino della politica militare francese, lo Stato bernese si disgregò in pochi mesi. Il 2 febbraio 1798 il Gran Consiglio fu integrato da 52 deputati del contado e si pose mano a una nuova carta costituzionale, ma i movimenti indipendentisti nel Paese di Vaud e in Argovia, i disordini urbani e rurali e la minaccia diretta delle truppe francesi non lasciavano più spazio a rinnovamenti; il 5.3.1798, dopo le battaglie di Neuenegg e del Grauholz, Berna subì l'invasione francese.

Berna nella Confederazione

La divisione della Confederazione, dopo la Riforma, in due blocchi confessionali determinò anche la politica bernese in materia federale. Insieme, ma talvolta in rivalità con Zurigo (profughi religiosi ticinesi, XVI secolo), Berna controllava in ampia misura il sistema di alleanze fra i cantoni riformati. Dopo gli scontri armati tra riformati e cattolici nelle due guerre di Kappel (pace nazionale), divenne impossibile trovare un consenso tra i due schieramenti confessionali su come riformare tale sistema. Tentativi in tal senso fallirono nel XVII secolo: nella prima guerra di Villmergen (1656) Berna e Zurigo vennero sconfitte dai cantoni cattolici della Svizzera centrale, con conseguente impossibilità di un rinnovo sostanziale dei patti federali. L'ultimo scontro fra i blocchi confessionali nell'ancien régime si ebbe con la seconda guerra di Villmergen (1712); la vittoria dei riformati non cambiò in nulla la problematica fondamentale delle alleanze da rinnovare, modificando solo in misura secondaria le quote di partecipazione ai baliaggi comuni. Nel XVIII secolo la struttura tradizionale dei patti federali contrastava in modo sempre più netto con il predominio effettivo delle città di Berna e Zurigo nella conduzione della politica federale. La situazione di minaccia nella guerra dei Trent'anni, il distacco dall'Impero con la pace di Vestfalia (1648) e a ovest la politica di espansione della Francia resero Berna un'antesignana dei Defensionali confederati varati nel 1647 e nel 1668.

La conquista del Paese di Vaud da parte di Berna nel 1536. Incisione che illustra la Chronik der Eidgenossenschaft di Johannes Stumpf apparsa a Zurigo nel 1548 (Zentralbibliothek Zürich, Abteilung Alte Drucke und Rara).
La conquista del Paese di Vaud da parte di Berna nel 1536. Incisione che illustra la Chronik der Eidgenossenschaft di Johannes Stumpf apparsa a Zurigo nel 1548 (Zentralbibliothek Zürich, Abteilung Alte Drucke und Rara). […]

Più importanti degli accordi che implicavano tutti i Confederati, tuttavia, divennero le iniziative bilaterali: per esempio l'acquisto della contea di Gruyère in comune con Friburgo (1555) e l'intesa con il principe vescovo di Basilea sulle rispettive sfere d'influenza a Bienne e nella regione della prepositura di Moutier-Grandval (transazione di Bienne, 1599) costituirono la base per lo strutturarsi di un sistema politico stabile nel Giura meridionale. Durante tutto l'ancien régime l'interesse comune delle città nei confronti di sudditi indocili portò a una collaborazione particolarmente stretta fra Berna, Lucerna, Friburgo, Soletta e il principe vescovo di Basilea, che superò anche le barriere confessionali; dalla convenzione di Stans (1481) alle guerre contadine (1525 e 1653) e alle rivolte prerivoluzionarie di fine XVIII secolo, questa comunione di interessi costituì un importante vincolo della politica confederata di Berna. La fedeltà alla Lega era contrassegnata dalla mediazione politica e dall'aiuto militare. Dopo la conquista del Paese di Vaud (1536), una stretta alleanza legò Berna anche con la città riformata di Ginevra; proteggere quest'ultima dalle pretese savoiarde divenne uno dei compiti centrali della politica di alleanze bernese. Il forte impegno di Berna a occidente e le sue alleanze con le città riformate di Ginevra, Neuchâtel, Bienne e Mulhouse, che si trovavano tutte nell'area di sua influenza, rafforzarono la sua posizione all'interno della Confederazione, ma resero anche più difficile qualsiasi riforma dei patti federali. Poiché Berna divenne il fattore principale di tutela dell'ordine nella parte occidentale della Confederazione, specialmente i suoi ripetuti interventi militari nelle Rivoluzioni ginevrine della fine del XVIII secolo furono causa di tensioni; altrettanto gravosi erano i rapporti con il principato di Neuchâtel, passato alla Prussia nel 1707, dove Berna intervenne nel 1768 come mediatrice nel conflitto tra la città e il re di Prussia.

Berna e il sistema di Stati europeo

La politica rivolta a occidente di Berna comportò dissidi con la Savoia e la Francia. La conquista del Paese di Vaud, del Pays de Gex e dello Chablais (1536) provocò ripetuti scontri; nel 1564, con il trattato di Losanna, Berna dovette cedere la sua parte dello Chablais e il Pays de Gex alla Savoia, ma una pace duratura con quest'ultima fu stipulata soltanto nel 1617. Con la cessione del Pays de Gex alla Francia (1601), la Confederazione si trovò per la prima volta a confinare con la grande potenza occidentale, che acquistò ancora maggiore importanza per Berna dopo l'annessione dell'Alsazia (1648) e della Franca Contea (1674); l'avvicinamento economico e politico a Parigi determinò, di conseguenza, la politica estera bernese. L'alleanza con la Francia, stipulata nel 1668 e rinnovata nel 1777, costituì una pietra angolare della politica confederata e della sua integrazione nel sistema di Stati che si andava formando in Europa. Nonostante i molti contatti con Parigi, peraltro, Berna cercò con cura di mantenere una certa equidistanza: se nell'affare di Neuchâtel (1699) e nella guerra di successione spagnola (1701-1714) essa si oppose con forza alle mire espansionistiche francesi, i suoi legami con l'Inghilterra e i Paesi Bassi volevano fare da contrappeso alla forza spesso minacciosa della Francia. I prestiti concessi da Berna ai Paesi Bassi, all'Inghilterra, a città e principi regnanti tedeschi, ma non a Parigi, si rivelarono uno strumento politico importante: oltre ad essere investimenti redditizi del tesoro statale bernese, erano anche mezzi per rafforzare un equilibrio politico in Europa. Nel secolo precedente alla Rivoluzione Berna rimase, come il resto della Confederazione, all'ombra dei grandi conflitti europei. Accanto agli stretti legami con la Francia, la solidarietà su scala continentale con correligionari riformati era una costante della politica bernese (rifugiati per fede). Dopo la revoca dell'editto di Nantes (1685), il territorio bernese accolse diverse migliaia di ugonotti; un numero ampiamente maggiore (ca. 45'000) si limitò a transitare attraverso il suo territorio. Berna si attivò inoltre a favore dei valdesi cacciati dal Piemonte; i vertici di quella rete di relazioni tra riformati furono la Scozia, i Paesi Bassi e l'Ungheria.

La difesa nell'ancien régime

Nel XVI-XVIII secolo si compì il passaggio dall'esercito di contingenti, legato a un'ottica solo regionale, alla milizia statale. Questa transizione fu accompagnata dalla trasformazione graduale della formazione chiusa da battaglia (quadrato svizzero), con picche e alabarde, nel più elaborato spiegamento tattico in linea con armi da fuoco, che comportava esercitazioni anche in tempo di pace. La conservazione della neutralità durante le guerre pluriennali fra le grandi potenze europee richiedeva non tanto che si effettuassero importanti reclutamenti di breve durata, ma che ci si assicurasse la disponibilità a lungo termine di truppe pronte a intervenire anche fuori del territorio bernese. In quest'ottica non risultavano più adeguati né i soldati pagati attraverso le casse militari né l'usanza di inserire nell'attiva solo i «padri di famiglia» locali. Le parti del territorio bernese già gravate da una leva parziale dovevano inoltre sopportare anche i costi, e la rapida mobilitazione di importanti unità militari richiedeva reclutamenti regionali; nelle guerre del XVI secolo le grandi attive di contingenti diseguali, soggette a uno scoltetto bernese dotato di limitati poteri, risultarono inadatte.

Dopo una lunga fase di riforme, nel 1610 le forze dell'attiva erano organizzate in quattro piccoli reparti di 300 uomini (Freifähnchen) e in due grandi attive di 6000. Ognuno dei 13 distretti di reclutamento forniva un drappello di «padri di famiglia» pagati dalla cassa militare, per un totale di 13'200 uomini. Da questo effettivo l'ordinamento militare del 1628-1629 costituì sei reggimenti di «padri di famiglia» reclutati per regione, con un totale di 66 compagnie da 200 uomini, la metà dei quali moschettieri. Nel 1651 la truppa non assegnata all'attiva era organizzata in 118 compagnie di milizia territoriale. Con il crescere della popolazione, dal 1667 vennero formati altri reggimenti di uomini giovani e celibi, che in caso di mobilitazione erano pagati con fondi del tesoro cittadino e ricevevano dagli arsenali il nuovo fucile a pietra focaia. Nel 1721 la fanteria bernese comprendeva quindi sei reggimenti dell'attiva (13'200 uomini), otto reggimenti di fucilieri (9600 uomini), il reggimento di rinforzo per Ginevra nel Paese di Vaud (1014 uomini) e le 118 compagnie della milizia territoriale (21'000 uomini). Nella seconda guerra di Villmergen tutti i militi dell'attiva erano in uniforme, pagati dall'erario statale e dotati di fucile a pietra focaia. Sul campo l'esercito subì una nuova suddivisione tattica in battaglioni e brigate; il Consiglio di guerra, creato nel 1656 con 13 membri (presidente, quattro membri del Piccolo Consiglio e otto del Gran Consiglio), poteva così affidare un comando superiore ad abili ufficiali mercenari rientrati dall'estero. La cavalleria, raccolta a fatica dopo il 1668 in base all'obbligo generale di servizio militare, restò poco efficiente.

Verso la fine del periodo di pace del XVIII secolo, in cui si procedette a un'ampia e capillare sperimentazione e riorganizzazione, l'esercito bernese si presentava come segue. Il territorio risultava diviso in 21 circondari militari, ognuna delle quali forniva due battaglioni scelti o di élite (uno di granatieri e uno di moschettieri); questi due battaglioni, ognuno di 500 uomini, formavano insieme il «piccolo reggimento». L'attiva o milizia regolamentata comprendeva i 21 «piccoli reggimenti» (in totale 21'000 uomini), i battaglioni autonomi di Büren an der Aare e di Avenches (1000 uomini), 14 compagnie di cacciatori e otto di tiratori scelti (2434 uomini), quattro reggimenti di dragoni (ca. 1000 uomini), 24 compagnie di artiglieria (1960 uomini), il corpo genieri e l'equipaggio della flottiglia sul Lemano, per un totale complessivo di ca. 28'000 uomini. Quanto ai pezzi di artiglieria, nel 1790 gli arsenali e i castelli del territorio bernese custodivano 499 bocche da fuoco di età e qualità differenti; fama particolare avevano, intorno alla metà del XVIII secolo, i cannoni prodotti dalla famiglia Maritz di Burgdorf. I dragoni non furono in grado di soddisfare le attese; gli artiglieri erano invece ritenuti eccellenti. In caso di pericolo imminente, dall'organico che rimaneva disponibile in ogni circoscrizione potevano essere formati altri quattro battaglioni di fucilieri (complessivamente 48'000-50'000 uomini), che tuttavia non raggiungevano il livello qualitativo dei battaglioni scelti. Alla fine del XVIII secolo l'intera milizia arruolata, tenuta al servizio, armata e in giornate precise sottoposta a esercitazioni nelle piazze d'armi comprendeva 78'000-80'000 uomini, pari a poco meno del 20% della popolazione residente nello Stato.

Società, economia e cultura dal basso Medioevo al XVIII secolo

Sviluppo della popolazione e dell'insediamento

Nella fase climatica favorevole degli anni 1000-1300 la popolazione del territorio dell'attuale canton Berna subì una crescita più o meno costante. Questa espansione si riflette nella fondazione di una serie di nuove piazzeforti e sedi di mercato sia alle pendici meridionali del Giura e nel Seeland (La Neuveville, Le Landeron, Erlach, Aarberg, Nidau, Büren an der Aare, Wangen an der Aare, Wiedlisbach ecc.) sia lungo la fascia di separazione fra Altopiano inferiore e superiore (Morat, Oltigen, Gümmenen, Laupen, Berna, Burgdorf). Nella signoria di Erlach un insediamento germanofono si sovrappose alla popolazione francofona di origine burgunda. Dopo il 1300 alcuni Walser, partiti dal Lötschental, colonizzarono l'alta valle di Lauterbrunnen (Gimmelwald, Mürren ecc.). Nel XIV secolo vi fu un calo demografico, a causa di un peggioramento climatico e di pestilenze; parte della popolazione rurale si trasferì nelle città, molte superfici destinate alla campicoltura divennero pascoli e vi fu un'avanzata dei boschi. Nella sfera di influenza dell'abbazia di Sankt Urban, per esempio, nella seconda metà del XIV secolo si infittirono i sintomi di abbandono: in particolare vennero abbandonati i terreni poco redditizi in posizione marginale e si svuotarono i piccoli abitati. Molte città minori di tarda fondazione persero, in un paesaggio circostante spopolato, quelle funzioni di centro che avevano appena acquisito; nell'Oberland bernese il regresso demografico fu probabilmente meno grave che nell'Altopiano. Nel XV secolo il territorio bernese era meno densamente popolato che i cantoni vicini. Dopo il 1450 (e specialmente nella fase climatica favorevole degli anni 1530-64) la rimessa a coltura di aree abbandonate, le spartizioni fondiarie, la maggiore frequenza dei conflitti d'uso, i dissodamenti nell'Altopiano superiore e nei boschi golenali dell'Emmental indicano un forte incremento demografico: dal 1499 al 1559 il numero dei fuochi nei baliaggi dell'Emmental aumentò dell'1,4% all'anno. Con il crescere della popolazione si ampliò, oltre al ceto contadino nelle campagne e a quello artigiano nelle città, soprattutto il numero dei Tauner, di coloro che cadevano sotto l'assistenza pubblica e dei piccoli artigiani privi di terreni o con appezzamenti esigui. Per rimediare alla miseria di quel proletariato rurale, negli anni 1560 le autorità bernesi autorizzarono nuovi insediamenti in aree boschive e nei beni comuni.

Fino al XVIII secolo l'evoluzione demografica può essere unicamente stimata; la base più importante per queste stime è costituita, per la cosiddetta «parte vecchia» del cantone, soprattutto dai censimenti dei fuochi (1499, 1558/1559, 1653), e per l'odierno Giura meridionale dagli elenchi di famiglia e di truppe allestiti dal principato vescovile di Basilea. Nel 1558/1559 gli abitanti della «parte vecchia» dovevano oscillare tra i 58'000 e i 64'000. Nel periodo 1565-1630 un peggioramento climatico moltiplicò le primavere fredde e le estati piovose, e inoltre Berna venne colpita a più riprese dalla peste (1564-1567, 1577, 1583, 1628-1630, 1669-1670), prima che ulteriori contagi fossero impediti da misure di quarantena. Il cantone, nei suoi confini del 1980, contava da 110'000 a 120'000 ab. nel 1653, 193'000 nel 1730, 200'000 nel 1764, 231'768 nel 1798 (nel 1764, nei confini di allora, Berna contava 323'008 abitanti, di cui 112'346 nel Paese di Vaud e 40'276 nell'Argovia bernese). Fasi di crescita favorite dal clima (1654-1688, 1720-1740) si alternarono a fasi di regresso (rincaro degli anni 1688-1694) e di stagnazione (1740-1770). Un'epidemia di dissenteria, che nel 1750 falciò il 5% degli abitanti (specialmente bambini e ragazzi), determinò fino al 1800 ca. una crescita minore che nei cantoni vicini; percepibili dopo il 1760, gli effetti dell'epidemia (carenza di manodopera e di uomini idonei al servizio militare) furono interpretati come sintomo di un crescente spopolamento e spinsero le autorità, nel 1764, a realizzare un primo censimento. L'emigrazione – verso l'Alsazia (dopo il 1650 nella contea di Hanau-Lichtenberg), alla fine del XVII secolo verso il Brandeburgo e nel XVIII verso la Carolina (fondazione di New Berne, 1710) – non comportò, al pari del servizio mercenario, cali demografici degni di nota; le perdite dovute all'emigrazione verso il principato di Neuchâtel, il Paese di Vaud (allora bernese) e il principato vescovile di Basilea restarono scarse. La mobilità geografica era tenuta efficacemente sotto controllo dalle maggiori difficoltà all'acquisto di beni immobili e dalle tasse imposte a immigrati e dimoranti; dal 1743, per motivi di politica sociale, fu negato il diritto di contrarre matrimonio ai beneficiari di elemosine.

L'evoluzione demografica variava da regione a regione. Nel Giura meridionale ci fu un ristagno dal 1722/1723 al 1770/1771; verso la fine del XVIII secolo aumentarono i surplus delle nascite (industria orologiera nell'attuale distretto di Courtelary), ma la crescita venne controbilanciata dall'emigrazione. Nell'Alta Argovia del XVIII secolo la penetrazione dell'industria a domicilio si manifestò in una densità demografica relativamente elevata; l'Emmental – con un'età nuziale un po' più bassa e una fecondità superiore alla media – registrava le maggiori eccedenze di nascite, la massima densità demografica e una emigrazione costante (specialmente verso altre zone del cantone). L'Oberland bernese, dopo cali demografici relativamente contenuti nel XIV secolo, nelle leve militari del XV era rappresentato in misura superiore alla media; dal 1500 al 1764 ebbe un tasso annuo di crescita maggiore (6,6‰) rispetto alle regioni dell'Altopiano (5,2‰), dal 1764 al 1798 un bilancio migratorio quasi equilibrato. Il Seeland, ancora poco popolato nel XVI secolo, mostrò un «ricupero» dopo il 1653, con una crescita superiore alla media in fuochi e in abitanti.

Economia

Gli spazi economici

Per l'intero periodo in esame l'attività prevalente era l'agricoltura, i cui prodotti costituivano, oltre al grosso delle esportazioni e delle entrate dello Stato (sotto forma di decime), anche le materie prime per l'artigianato; i tre spazi economici «storici» erano quindi strettamente legati ai sistemi di sfruttamento agricolo. Nelle pianure dell'Altopiano inferiore dominava la cerealicoltura nella forma dell'avvicendamento delle colture, in zone favorevoli – specialmente lungo i laghi – la vite, coltura speciale che richiedeva un lavoro più intenso; nell'area a economia agricola mista, cioè nell'Altopiano superiore e nelle valli del Giura, emergeva per importanza l'allevamento. Orientato a quest'ultimo, infine, era il sistema di sfruttamento nella regione alpina, dove la campicoltura – così come l'orticoltura in tutte le regioni – aveva un ruolo soltanto accessorio. Oltre ai piccoli centri urbani fortificati, anche i borghi dotati di mercato avevano funzioni di centro per gli scambi fra intere regioni dell'Altopiano superiore, delle Prealpi e delle Alpi; i mercati più antichi sono quelli attestati già nel tardo Medioevo ad Aarwangen e a Herzogenbuchsee nell'Alta Argovia, a Langnau im Emmental, a Wattenwil nella valle della Gürbe, ad Aarmühle nel Bödeli, a Meiringen nell'Oberhasli nonché a Frutigen, a Saanen e a Château-d'Œx, ma i più importanti erano quelli di Langnau e di Langenthal (istituito nel 1571). Altri 13 mercati (di cui dieci nel solo Oberland) furono autorizzati da Berna fra il 1500 e il 1700: servivano soprattutto al commercio di bestiame ed erano frequentati da mercanti che provenivano dalla pianura e dal Vallese (commercio con l'Italia attraverso i passi alpini).

Agricoltura

Frontespizio del fascicolo del 1769 della Società economica, versione francese (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
Frontespizio del fascicolo del 1769 della Società economica, versione francese (Biblioteca nazionale svizzera, Berna). […]
Frontespizio del fascicolo del 1769 della Società economica, versione tedesca (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
Frontespizio del fascicolo del 1769 della Società economica, versione tedesca (Biblioteca nazionale svizzera, Berna). […]

Nella fase di colonizzazione del territorio all'epoca del grande sviluppo della signoria fondiaria (XI-XIII secolo) si affermò, dove le circostanze naturali lo consentivano, la cerealicoltura basata sul sistema dell'avvicendamento triennale. Fra i terreni ancora inadatti alla campicoltura vi erano quelli torbosi del Grosses Moos, che non vennero sommersi nel basso e tardo Medioevo e furono sfruttati unicamente come prati e pascoli. In un primo periodo le distinzioni tra economia di montagna ed economia di pianura erano quasi impercettibili: la cerealicoltura, combinata con l'allevamento (soprattutto di bestiame minuto, solo in misura modesta di capi grossi) si spingeva fino a notevoli altezze, dove gli alpeggi erano destinati in prevalenza al pascolo ovino. Dopo il 1450, nelle valli alpine la cerealicoltura e l'allevamento di bestiame minuto regredirono, a vantaggio dell'allevamento bovino. Nel Simmental, per esempio, fra il 1515 e il 1576 molti campi di fondovalle lasciarono spazio a prati, mentre alpeggi falciati si trasformarono in pascoli estivi. Anche nella zona di Frutigen, nelle valli della Lütschine e specialmente nella regione di Saanen la cerealicoltura, praticata su piccole parcelle con zappa e falcetto, perse in qualche misura terreno; restò invece più importante nella fascia periferica settentrionale dell'Oberland e nell'Oberhasli. Dagli inizi del XVIII secolo, nell'intera regione alpina i cereali furono parzialmente sostituiti dalla patata; risale al tardo XVI secolo la produzione di formaggi duri, soprattutto nella zona di Saanen e – grazie ad alpigiani seminomadi – negli alpeggi dell'Emmental. Nell'Altopiano superiore, fin dal tardo XIV secolo prati e pascoli si estesero a scapito dei campi; furono divisi beni comuni soggetti ad avvicendamento triennale, sostituiti da pascoli privati (recinzioni). In seguito, grazie ai miglioramenti nella concimazione, la cerealicoltura divenne più redditizia. Nell'attuale distretto di Aarwangen, intorno al 1500 molti campi furono sostituiti da prati irrigui (irrigazione). In certe zone dell'Altopiano superiore, nel XVII e XVIII secolo le aree cerealicole soggette ad avvicendamento erano cosparse di parcelle recintate (Bünten), adibite a un uso individuale. Nell'Altopiano inferiore i cambiamenti nello sfruttamento del terreno furono fin verso il 1750 praticamente inesistenti. Fra le riforme propagandate dalla Società economica per ovviare alla carenza di concime, che cominciarono a imporsi gradualmente dopo il 1760 grazie all'aiuto di autorità illuminate e nell'ambito di un adattamento delle disposizioni giuridiche, figuravano la semina di foraggere azotofissatrici da pieno campo, il foraggiamento in stalla, la messa a coltura dei maggesi, la divisione dei beni comuni e l'aumento del numero di capi grossi; la produzione zootecnica poté essere aumentata senza una flessione di quella cerealicola (rivoluzione agricola). L'evoluzione degli introiti da decime, parametro indicatore della produzione cerealicola, mostra coincidenze fra diverse parti dell'Altopiano bernese e paralleli evidenti con l'evoluzione demografica: aumento fino al 1585, regresso nel periodo 1586-1600, stagnazione fino al 1670 (nell'Emmental fino al 1650), crescita fin verso il 1740 (nell'Emmental fino al 1750), nuova stagnazione fino al 1800 ca. Nel Seeland le decime oscillarono, fra il XVI e il XVIII secolo, attorno a livelli sul lungo periodo costanti. La patata, che in un primo momento venne coltivata in zone elevate come foraggio, cibo per poveri o alimento di emergenza, durante il XVIII secolo si diffuse anche nell'Altopiano (specialmente in orti e terreni comuni, che come risorsa per l'approvvigionamento degli indigenti avevano un'importante funzione sociale).

In tutto il tardo Medioevo e nei primi secoli dell'epoca moderna, la produzione cerealicola del territorio bernese copriva, in annate normali, il fabbisogno interno; in alcuni casi si poterono addirittura esportare eccedenze. Solo dopo cattivi raccolti l'autorità si vedeva costretta ad acquistare cereali oltre frontiera, per garantire la panificazione nelle zone colpite da carestia; nella prima parte del XV secolo, ad esempio, importazioni sovraregionali di granaglie verso l'Oberland bernese ed esportazioni di latticini sono documentabili solo in connessione con rincari.

Ferro, sale, legname

I giacimenti ferrosi dell'Oberhasli (qualitativamente scadenti, sfruttati dal XIV secolo) e i minerali di ferro, piombo e zinco estratti nell'alta valle di Lauterbrunnen (dal tardo XVI secolo) non bastavano ai fabbisogni; la loro lavorazione danneggiava gravemente il manto boschivo. Dagli inizi del XVIII secolo le saline di Bex coprivano solo il fabbisogno del Paese di Vaud e dell'Oberland bernese. Era sempre necessario importare sale e ferro (entrambi per lo più dalla Franca Contea); i proventi del monopolio del sale erano una parte cospicua degli introiti statali. La città di Berna si procurava il legname da ardere e da opera dall'Oberland; il legno veniva trasportato su barche o fatto fluitare lungo l'Aar. Grazie alla Emme, notevoli quantità di legname erano esportate a Basilea e ancora più a valle; contro tale prassi l'autorità intervenne più volte, soprattutto nel XVIII secolo, per conservare i boschi e prevenire le inondazioni.

Attività artigiane, protoindustriali e imprenditoriali

Le corporazioni artigiane cittadine, che dal XIV secolo furono chiamate a Berna soprattutto «società», non avevano un ruolo politico particolare, e pertanto non riuscirono a imporre lo statuto privilegiato – riconosciuto in linea di principio – degli artigiani urbani nei confronti degli artigiani del contado. Dopo il 1550 nel territorio rurale di Berna si formarono corporazioni di maestri che, esercitando il mestiere come attività principale, cercavano di tutelarsi – attraverso norme sulla formazione e altre restrizioni – dalla concorrenza dei lavoratori giornalieri che a loro volta, oltre al lavoro agricolo, si dedicavano anche all'artigianato. Nel XVIII secolo il fiorire dell'agricoltura favorì il moltiplicarsi di un artigianato rurale misto, attestato nell'Alta Argovia e nell'Emmental già dal XVI secolo; spesso le diverse attività artigiane cambiavano con la stagione e avevano stretti legami con l'agricoltura. Nel 1798 si registravano 103 artigiani rurali su 1000 abitanti, densità ampiamente superiore rispetto a valori di confronto svizzeri ed europei.

Fino al XVI secolo l'unica attività artigianale praticata a Berna che aveva importanza per l'esportazione era la concia, che trasformava in cuoio pelli sia del luogo sia di importazione (specialmente di ovine); fallirono, invece, gli sforzi compiuti in diverse occasioni, fin dalla seconda metà del XV secolo, per sviluppare un settore laniero orientato all'esportazione. Nel 1687 il 30% ca. del volume delle importazioni (in termini di valore) era costituito da tessili; la Camera di commercio, fondata nello stesso anno, tentò invano di obbligare alcuni imprenditori, profughi ugonotti accolti per un periodo limitato a Berna (rifugiati per fede), a sviluppare a medio termine manifatture seriche e laniere. La qualità della lana – scadente anche nelle razze ovine adatte, a causa delle particolari condizioni del suolo e climatiche della Svizzera – consentiva unicamente di produrre tessuti grossolani, adatti alla confezione di abiti semplici di uso comune.

Nel XVIII secolo Emmental e Alta Argovia sostituirono la città di San Gallo come centri di produzione della tela. La materia prima – il lino (piante industriali) – era filata a domicilio dalla popolazione rurale; il filo di lino veniva poi tessuto, per lo più da lavoranti salariati, e i prodotti ottenuti finivano al mercato di Langenthal, dove dal 1758 appositi controllori ne esaminavano la qualità. Nel XVIII secolo prese piede anche la stampa di tessuti (a Berna) e di indiane (a Berna e Bienne). Le tessiture di cotone si rifornivano di materia prima in Alta Argovia, i fabbricanti basilesi di nastri serici (seta) nel Münstertal (telai) e nel baliaggio di Thun (filatura di cascami, pettinatura). Un settore autonomo di esportazione divenne la lavorazione a maglia di guanti, cuffie e calze (industria dell'abbigliamento).

Il commercio su lunghe distanze provvedeva da un lato a fornire al territorio dello Stato bernese tessili, ferramenta, sale, vino, zucchero e spezie, dall'altro a esportare cereali, cuoio, pelli, dal XVI secolo specialmente bestiame e formaggi duri; spesso si acquistava vino in cambio di formaggio. Nel XVIII secolo si esportavano da Langenthal articoli in tela (specialmente in Francia) e da Aarau maglieria (nell'Europa occidentale e oltreoceano). Nel basso Medioevo Berna non era toccata da nessuna delle vie di transito internazionali attraverso le Alpi; tentativi di controllare la via dei passi Grimsel e Gries fallirono, intorno al 1420, per l'opposizione dell'alto Vallese. Solo nel XV secolo, con la fioritura di nuovi centri economici nella Germania meridionale e l'apertura di fiere a Ginevra e Lione, l'Altopiano risultò percorso da un'arteria di transito importante, consentendo a Berna di inserirsi a pieno titolo nel commercio di esportazione. Dopo il 1420 nel commercio su lunghe distanze si profilò una società bernese-sangallese di rilievo, la Compagnia Diesbach-Watt, che si rivolgeva specialmente al commercio di telerie, zafferano, pellicce, cera e metalli preziosi, e aveva numerose filiali permanenti (Cracovia, Breslavia, Norimberga, Ginevra, Venezia, Spagna). Già negli anni 1450, tuttavia, la partecipazione bernese all'impresa diminuì, forse a causa degli scontri bellici e perché l'artigianato urbano dedito all'esportazione fu costretto a ruralizzarsi o specializzarsi, ma certo anche perché in campo amministrativo, diplomatico e militare aumentò il numero di posti attrattivi per l'élite cittadina bernese. Nei primi secoli dell'epoca moderna si formò un ceto di alti funzionari, sempre più distinto dai concittadini dediti al commercio e all'artigianato (borghesia). Nel 1747 il Gran Consiglio bernese proibì ai propri membri l'esercizio del commercio al dettaglio; restarono consentite, invece, le attività commerciali su vasta scala e quelle bancarie o manifatturiere.

In base alle capitolazioni militari stipulate nel XVII e XVIII secolo con Francia, Paesi Bassi e Sardegna-Piemonte (Savoia), Berna forniva reggimenti mercenari, i cui lucrativi posti di comando erano appannaggio delle famiglie ammesse alle alte cariche (in particolare von May, Stürler, von Erlach, von Ernst). Tuttavia, mentre nel XVII secolo il settore mercenario rappresentava una fonte di reddito importante, nel XVIII secolo una compagnia garantiva nel migliore dei casi al solo capitano un sostentamento adatto al rango; nella seconda metà del secolo, inoltre, il servizio mercenario fu criticato perché ritenuto una concausa del temuto fenomeno dello spopolamento.

Poste e trasporti

Insegna postale della prima metà del XVIII secolo (Museo della comunicazione, Berna).
Insegna postale della prima metà del XVIII secolo (Museo della comunicazione, Berna). […]

Nei confronti delle messaggerie organizzate su base commerciale, nel 1675 Berna fece valere sul proprio territorio una regalia postale, attribuendone l'organizzazione e l'esercizio al giovane imprenditore Beat Fischer; tenaci trattative con i cantoni coinvolti le permisero poi di imporre le proprie pretese monopolistiche. Rapida e puntuale nelle consegne di lettere, pacchi e denaro, entro il 1700 l'azienda Fischer divenne un'impresa fiorente, che oltre a Berna serviva i cantoni di Lucerna, Friburgo e Soletta, le repubbliche del Vallese e di Ginevra e il principato di Neuchâtel, raggiungendo anche l'Italia attraverso il Sempione e il San Gottardo; dopo la morte di Beat Fischer questo impero postale rimase, dietro corresponsione di un canone di affitto, alla famiglia.

Gli assuntori postali insistevano da tempo perché venissero migliorate le arterie principali. Nel 1740 l'ispettore stradale Friedrich Gabriel Zehender presentò al governo bernese un memoriale, in cui attirò l'attenzione sui vantaggi di una buona rete viaria per il benessere collettivo e suggerì un potenziamento sistematico dei collegamenti più importanti. Nel 1742, su proposta della Camera daziaria, il governo approvò nelle linee essenziali quel programma, dando così il via a una nuova fase della politica statale in materia di strade: se in precedenza si erano compiute solo migliorie assolutamente necessarie e su brevi tratti, ora occorreva trasformare le grandi arterie – lungo tutto il loro percorso – in strade maestre moderne, con larghezza e criteri costruttivi unitari. In una fase preliminare si scelsero, con studi di progetto, i probabili tracciati più vantaggiosi per il fisco; il governo destinò ai lavori stradali l'importo annuo piuttosto modesto di 6000 talleri, demandando gli oneri principali ai comuni limitrofi.

Etichetta per l'incarto sui conti stradali dello Stato bernese. Acquaforte di Balthasar Anton Dunker (Staatsarchiv Bern).
Etichetta per l'incarto sui conti stradali dello Stato bernese. Acquaforte di Balthasar Anton Dunker (Staatsarchiv Bern). […]

Entro il 1770 ca. sorse una rete di strade moderne, orientata alla capitale e considerata un modello in tutta l'area linguistica tedesca. Il percorso di gran lunga più importante portava da Brugg (collegato alla fiera di Zurzach) o da Lenzburg (collegato con Zurigo) ad Aarburg e a Berna, proseguendo poi, via Gümmenen e il baliaggio comune di Morat, verso Vaud e Ginevra; in tal modo il transito est-ovest sarebbe rimasto il più a lungo possibile nel territorio cantonale. Il governo bernese dovette tuttavia anche accettare compromessi con i cantoni vicini e potenziare altri percorsi: per esempio il tratto fra Berna e Neuenegg, quello fra Morat e Soletta (via Aarberg) e la deviazione per Soletta presso Schönbühl. In forma indipendente dal programma stradale governativo, anche alcune città del contado si sforzarono di potenziare i collegamenti per loro interessanti.

Società

Basso e tardo Medioevo

Il territorio dell'attuale canton Berna nel basso e tardo Medioevo aveva una scarsa densità di città; l'elemento cittadino era dunque ridotto in proporzione alla popolazione complessiva. Molti abitanti di centri urbani piccoli e piccolissimi (Unterseen, Huttwil, Büren an der Aare, Nidau, Laupen, Aarberg) erano anche piccoli contadini e orticoltori, e partecipavano inoltre all'uso di pascoli e boschi comuni. Sul piano economico e sociale queste cittadine si distinguevano in misura molto ridotta da borghi aperti (privi di mura) come Langnau, Meiringen o Frutigen; perfino nei centri maggiori quali Berna, Bienne, Burgdorf e Thun, con un settore artigiano maggiormente orientato al commercio sovraregionale, la cittadinanza aveva stretti vincoli con la popolazione rurale grazie al mercato, all'immigrazione e allo stretto radicamento economico di diversi gruppi dominanti (signori giurisdicenti) nel settore agrario.

La maggior parte degli abitanti del contado apparteneva a più entità giuridiche, che si intersecavano le une alle altre: una comunità di villaggio contadina (Bursami), la parrocchia, la giurisdizione signorile (tribunali) e la signoria fondiaria; alcuni appartenevano anche alla servitù della gleba. La parte più consistente dei terreni coltivati era costituita da feudi signorili, che comportavano corvée e tributi (in natura e in denaro); nelle zone viticole non tardarono a diffondersi lavoro salariato e mezzadria. Spesso una comunità di villaggio era costituita da vassalli di più signori fondiari. Sovente alla signoria fondiaria apparteneva anche la bassa giustizia (banno e giurisdizione) o il patronato sulla chiesa, con le relative entrate (polli annuali, decime ecc.). Fino al termine del basso Medioevo i diritti di signoria fondiaria e giurisdizionale furono in ampia misura indiscussi; i loro detentori – nobili, capitoli, conventi – trovavano appoggi da un lato nelle dinastie più importanti (von Kyburg, Asburgo, Savoia, de Neuchâtel), dall'altro nella giovane città di Berna, con cui stringevano patti di comborghesia e al cui Consiglio appartenevano regolarmente numerosi casati nobiliari. A partire dal XIV secolo questa struttura prese a vacillare in misura sempre maggiore, perché anche Berna diede il via a una penetrazione signorile nelle terre circostanti. Dalla concorrenza fra la politica territoriale della città e quella delle dinastie derivarono difficoltà economiche, sociali e politiche per la nobiltà rurale, che nel XIV e XV secolo la portarono al tramonto: o venne allontanata dal bacino dell'Aar – insieme ai von Kyburg e agli Asburgo – nel periodo fra le guerre di Laupen e di Sempach (ciò accadde ad esempio ai von Aarberg, von Nidau, von Burgistein, von Montenach), oppure si schierò con Berna, esercitando in seguito la propria signoria sotto la sovranità e con la comborghesia della città.

Nel tardo Medioevo esistevano contadini liberi, soprattutto nell'Oberland bernese; fra di loro vi erano anche detentori di feudi non ereditari dell'Impero. Con la specializzazione dell'agricoltura e il conseguente ingresso negli scambi sovraregionali (cereali, bestiame, prodotti animali, vino ecc.), nel XIV e XV secolo si formò un'élite rurale; alcune famiglie poterono entrare a far parte, grazie al commercio di prodotti agrari, della cerchia dominante della città-Stato bernese (Zigerli/von Ringoltingen, von Wattenwyl, von Muleren). Nell'Altopiano del XIII-XV secolo la popolazione rurale era formata in massima parte da semiliberi e servi della gleba. In caso di matrimonio fra persone appartenenti a classi sociali diverse, nel contado, diversamente da quanto succedeva in città, i figli venivano declassati, in base al principio della «mano peggiore», al gradino sociale inferiore; semiliberi e servi, tuttavia, erano in grado di ereditare un podere in affitto, perché la posizione giuridica della persona non era più determinante sul piano patrimoniale. Durante il XIV e XV secolo il valore reale dei censi fondiari gravanti sui contadini diminuì, perché il loro valore nominale non poteva essere aumentato per principio e perché i tributi o i servizi prestati dai contadini, su pressioni degli stessi, furono spesso commutati in versamenti fissi di denaro, tendenzialmente soggetti a svalutazione; dato che nel contempo le rese agrarie subirono un lieve incremento complessivo, a lungo termine i detentori di feudi contadini ereditari divennero più agiati. Dal XIV secolo cominciarono gradualmente a scomparire la manomorta e la servitù della gleba. In particolare nell'Oberland, ma nel XV secolo anche nell'Altopiano e nel Seeland, i servi cercarono di riscattarsi dai loro signori; la città di Berna sosteneva questi sforzi perché le rendevano più agevole la costituzione di un proprio territorio soggetto, grazie all'aumento dei borghesi esterni e alla possibilità di estendere il diritto di tassazione e di leva militare. Per queste ragioni perciò specialmente nel XV secolo la città operò il riscatto dei servi di intere signorie secolari e signorie ecclesiastiche, come quelle del convento di Frienisberg (1386), di Büren an der Aare (1393), di Aarwangen (1439), di Brandis (1447), di Erlach (1491), del convento di Rüeggisberg (1501), di Bipp (1508) e di Münchenbuchsee (1508); in qualche caso (per esempio a Sumiswald nel 1513) i servi si opposero al riscatto, perché li esponeva in misura maggiore al potere dell'autorità. Nel territorio bernese l'emancipazione delle persone di rango servile si concluse, per quanto attiene ai suoi aspetti sostanziali, con l'avvento della Riforma.

XVI-XVIII secolo

La crescita demografica dopo il 1450 modificò anche la struttura sociale. Se in precedenza gli immigrati venivano bene accolti sia in città sia nel contado, ora i centri urbani minori e i villaggi si chiusero sempre più ai forestieri poco abbienti, imponendo tasse di immigrazione. Nell'Oberland bernese, nelle località dell'Altopiano dedite all'avvicendamento delle colture e sul lago di Bienne il sistema della spartizione ereditaria fra discendenti diretti (divisione reale) determinò una frammentazione della proprietà fondiaria, il che spesso portò alla creazione di poderi troppo piccoli per mantenere una famiglia. Nell'area caratterizzata dalla presenza di fattorie sparse (Emmental, Schwarzenburgerland) la spartizione della fattoria era impedita dal minorasco, cioè dalla trasmissione ereditaria privilegiata al figlio maschio minore (statuto dell'Emmental, 1559); tuttavia, le sorelle e i fratelli maggiori, risarciti in denaro, rischiavano di cadere nell'incertezza economica e sociale tipica dei lavoratori giornalieri. Poiché non tutti coloro che non possedevano terreni o che ne possedevano di entità modesta riuscivano a lavorare quali giornalieri agricoli, essi si rivolgevano anche ai mestieri artigiani; nell'ultimo quarto del XVI secolo anche in campagna l'artigianato divenne pertanto un settore economico importante. La pressione demografica accentuò dappertutto le differenze sociali; crebbero a dismisura i ceti inferiori, che nelle città minori, nei villaggi e nelle aree a fattorie sparse comprendevano, durante l'ancien régime, i Tauner e i piccoli artigiani, fra cui quelli che giravano di casa in casa, attivi specialmente in campo tessile e nell'edilizia. Nel XVII e XVIII secolo una fonte accessoria di reddito si aprì con le nuove industrie domestiche (filatura della lana nella zona di Frutigen, filatura e tessitura del lino nell'Emmental e nell'Alta Argovia, lavorazione del cotone nell'Alta Argovia). Diversamente che nella Svizzera orientale, tuttavia, filatori e tessitori non formarono una vera classe a sé: l'industria domestica restò un'attività occasionale di Tauner e piccoli artigiani.

Obiettivo sociale, in campagna, era l'appartenenza alla classe dei contadini possidenti; in questo senso erano sempre più considerati possedimenti di fatto anche le fattorie dei feudi ereditari, passati dai nobili (e nel 1528 anche da signorie fondiarie ecclesiastiche) ai signori fondiari del patriziato cittadino o all'autorità bernese. I contadini agiati (beneficiari di tali fattorie o, nell'Oberland, proprietari di terra a tutti gli effetti), i gestori di aziende artigiane (mulini, osterie, concerie, tintorie, impianti di candeggio) e i mercanti (di cavalli, nell'Oberland di bestiame) costituivano l'élite rurale, e ricoprivano le cariche importanti del villaggio, della parrocchia o dell'amministrazione centrale bernese: Ammann (rappresentante del signore fondiario), fattore, luogotenente del balivo, usciere (rappresentanti dell'autorità), tesoriere, capitano (amministrazione statale, milizia), giudice del Concistoro parrocchiale rurale. Di particolare prestigio godevano in particolare i contadini di grandi fattorie isolate nella fascia a economia agricola mista (specialmente Emmental): da questo gruppo provennero, del resto, anche i capi militari dei ribelli nella guerra dei contadini del 1653. L'élite dei piccoli centri urbani rivestiva cariche cittadine, occupava posti di ufficiale nel servizio mercenario e ricavava il proprio benessere economico da aziende commerciali (come la ditta di telerie della famiglia Fankhauser a Burgdorf) e proprietà terriere. Nel XVII e XVIII secolo fece la sua comparsa nell'élite dell'Alta Argovia e dell'Emmental il nuovo tipo imprenditoriale dei mercanti di formaggi e dei grandi commercianti di tessuti (Verlagssystem); costoro, che abitavano case di rappresentanza nei centri di mercato (Langenthal, Langnau, Sumiswald) e si dedicavano ad attività culturali (circoli di musica e di lettura), nel 1798 furono tra i fautori delle nuove idee politiche.

Verso la fine dell'ancien régime numerosi viaggiatori stranieri attestarono il benessere del ceto contadino nello Stato bernese; tuttavia la ricchezza non era ripartita uniformemente fra le singole regioni. Nell'Emmental, dove i villaggi di fondovalle nel XVI secolo erano passati dall'avvicendamento delle colture a un'economia agricola mista, si ottenevano le rese cerealicole più elevate; qui il 25% ca. delle famiglie rientrava nel ceto contadino ricco (a Lützelflüh, ad esempio, il 22% degli abitanti nel 1783). Nella regione l'alpicoltura orientata all'esportazione, dal XVII secolo prevalentemente in mano a bernesi membri del patriziato cittadino, aveva dato origine al gruppo sociale degli alpigiani seminomadi; questi ultimi, proprietari di mandrie e affittuari di alpeggi, raggiungevano una notevole agiatezza estivando gli animali nei pascoli alpini, per poi svernare con loro nella fattoria di un contadino a fondovalle. Nell'Altopiano e nell'Oberland occidentale la divisione reale determinava una prevalenza dei ceti bassi, mentre nell'Oberland orientale la piramide sociale era piuttosto equilibrata. Nella fascia dell'Altopiano in cui si praticava l'avvicendamento i Tauner bloccarono le ristrutturazioni agrarie del XVIII secolo, nonostante gli stimoli statali alla spartizione dei terreni comuni (1765). Dove il minorasco consentiva di conservare grandi fattorie isolate, la povertà si spostava soprattutto nei villaggi delle bassure golenali, veri e propri vivai di indigenti. Nei piccoli centri urbani la rete assistenziale pubblica (donazioni, ospizi per poveri, boschi patriziali, orti comuni) mitigava soltanto di poco la miseria diffusa fra artigiani e giornalieri.

Come nel territorio dell'intera Confederazione, anche in quello bernese dopo il 1551 vigeva il principio, nella lotta alla mendicità, di espellere i mendicanti forestieri e di affidare al singolo comune il mantenimento dei bisognosi del luogo. Negli anni 1670 e 1690 Berna regolamentò l'assistenza pubblica con nuove modalità: ora i comuni dovevano mantenere accanto ai propri attinenti (detti Burger nel XVIII secolo) anche i dimoranti. Nei villaggi che praticavano l'avvicendamento delle colture, l'onere dell'assistenza fu caricato sui terreni comuni; dove questi mancavano, le comunità riformate riscuotevano apposite imposte. Il principio dell'assistenza nel comune di origine e sulla base di appezzamenti comuni, di legati e di imposte si affermò tuttavia davvero solo intorno al 1720. Durante il XVIII secolo la Camera delle elemosine cercò di istituire un aiuto sociale a tappeto sull'intero territorio dello Stato, esteso in misura crescente, per considerazioni di politica demografica, anche a persone colpite dalle crisi; il sostegno statale era concesso in forma sussidiaria a quello comunale e in proporzione alla capacità di produrre reddito del singolo baliaggio. Durante il XVIII secolo, in seguito a rincari improvvisi (per esempio nel 1770/1771) e alla crescita demografica, la povertà aumentò notevolmente sia in termini assoluti sia relativamente alla popolazione complessiva; gli aiuti si fecero quindi sempre più scarsi, per non gravare troppo sull'erario, mentre in parte sopravvissero pratiche umilianti come il continuo vagare (Umgang) dei poveri da una fattoria all'altra. Nel XVIII secolo spesso l'emigrazione era l'unica possibilità per sfuggire all'indigenza; dal 1750 al 1764 il solo comune di Trub, nell'Emmental, rilasciò 288 certificati di origine a persone che intendevano emigrare.

Vita ecclesiastica e religiosa, cultura e istruzione

I tratti tipici della devozione tardomedievale erano, anche in territorio bernese, soprattutto le indulgenze, il culto delle reliquie, i pellegrinaggi, le confraternite e le fondazioni. Prime indulgenze furono concesse nel 1262 alle cistercensi di Fraubrunnen, nel 1265 all'ordine teutonico di Köniz per la sua chiesa di Berna; intorno al 1479 il Consiglio bernese utilizzò lettere d'indulgenza plenaria (le cosiddette Romfahrten, cioè «pellegrinaggi a Roma») per finanziare la costruzione della cattedrale. Le più importanti collezioni di reliquie si trovavano a Berna, Einigen, Burgdorf e Saanen. Oltre ai santuari mariani di Oberbüren e Reutigen, mete bernesi preferite di pellegrinaggio erano Einigen (con patrono S. Michele), Oberbalm (S. Sulpicio), Würzbrunnen (S. Stefano), Beatenberg e la grotta di S. Beato sul lago di Thun; pellegrini che provenivano sia dalla città sia dal contado si spingevano anche verso santuari lontani (Santiago di Compostella, Gerusalemme). Confraternite religiose erano presenti non solo nella città di Berna ma anche, ad esempio, a Oberbüren (1482) o a Huttwil (1487). Di pie fondazioni beneficiarono, nel tardo Medioevo, anche i conventi, fra cui quello femminile di Interlaken, fiorito soprattutto nel XIV e XV secolo. Nel 1393 Peter von Thorberg fondò una certosa nella propria residenza di Thorberg; diversi beghinaggi sorsero a Berna e a Burgdorf, appoggiandosi sui conventi degli ordini mendicanti. Nel XV e agli inizi del XVI secolo furono molte le nuove costruzioni o ristrutturazioni di chiese, sia in villaggi (Oberburg, Kirchberg, Hindelbank, Utzenstorf, Jegenstorf, Ligerz ecc.) sia in città (Berna, Bienne, Burgdorf). Segni di superstizione comparvero nel «processo delle larve di maggiolino» (1478-1479), nell'affare Jetzer (1507-1509) o nelle prime persecuzioni di streghe (Berna, metà del XV secolo e 1523; Schwarzenburg, 1473; Wangen an der Aare e Aarwangen, 1491).

Disputa nella chiesa degli Scalzi dal 6 al 26 gennaio 1528, secondo l'illustrazione di una copia, realizzata nel 1605/1606, della Storia della Riforma di Heinrich Bullinger (Zentralbibliothek Zürich, Handschriftenabteilung, Ms. B 316, fol. 316).
Disputa nella chiesa degli Scalzi dal 6 al 26 gennaio 1528, secondo l'illustrazione di una copia, realizzata nel 1605/1606, della Storia della Riforma di Heinrich Bullinger (Zentralbibliothek Zürich, Handschriftenabteilung, Ms. B 316, fol. 316).

Prima della Riforma le critiche indirizzate alla Chiesa riguardavano in particolare la condotta di singoli chierici, l'incorporazione di prebende parrocchiali in beni abbaziali e la gestione economica spesso inadeguata di singoli conventi. Già prima del passaggio alla nuova fede vi furono i primi passi verso un controllo dello Stato sulla Chiesa: il Consiglio bernese, ad esempio, si intromise nel 1474 in questioni ecclesiastiche mettendo sotto tutela il convento doppio di Interlaken, mentre negli anni 1484-1486 soppresse i capitoli o conventi di Amsoldingen, Münchenwiler, isola di San Pietro, Rüeggisberg, Därstetten, Frauenkappelen e il convento femminile di Interlaken, trasferendone i beni al capitolo di San Vincenzo, fondato a Berna nel 1484.

Iconoclastia nella cattedrale di S. Vincenzo nel 1528, secondo l'illustrazione di una copia, realizzata nel 1605/1606, della Storia della Riforma di Heinrich Bullinger (Zentralbibliothek Zürich, Handschriftenabteilung, Ms. B 316, fol. 321).
Iconoclastia nella cattedrale di S. Vincenzo nel 1528, secondo l'illustrazione di una copia, realizzata nel 1605/1606, della Storia della Riforma di Heinrich Bullinger (Zentralbibliothek Zürich, Handschriftenabteilung, Ms. B 316, fol. 321). […]

Basi della vita ecclesiale dopo la Riforma furono le dieci tesi della Disputa di Berna (1528) e le decisioni del sinodo bernese (ordinamento ecclesiastico) del 1532. Dopo il confronto con correnti luterane (Sebastian Meyer, Simon Sulzer) e l'allontanamento dal calvinismo rigoroso, nella seconda metà del XVI secolo la Chiesa bernese si consolidò (seconda Confessione elvetica, 1566; ordinanza sui pastori, 1587; sinodo di Dordrecht, 1618). A guidarla provvedeva in misura sempre maggiore la commissione ecclesiastica (Kirchenkonvent) della capitale; dal XVII secolo le assemblee capitolari dei decanati rurali e dei sinodi statali bernesi persero importanza. Il rafforzamento graduale dell'ortodossia protestante si manifestò fra l'altro nell'approntare una propria traduzione della Bibbia (Bibbia di Piscator, 1684, 1748) e nel passaggio tardivo al calendario gregoriano «cattolico» (1701). Dopo il 1685 vennero accolti con grande spirito di sacrificio numerosi profughi ugonotti. Lo strumento più importante attraverso il quale fu gradualmente imposta l'etica riformata nella vita quotidiana furono i Concistori; nonostante la loro azione, sopravvissero forme di superstizione e la caccia alle streghe giunse al suo culmine nel periodo 1581-1620 con 970 condanne a morte (i processi per stregoneria scomparvero solo nella seconda metà del XVII secolo). Molto impegnativo per l'autorità e per la Chiesa bernese fu il rapporto con gli anabattisti, che da rigidi biblicisti rifiutavano la Chiesa ufficiale e l'ordinamento giuridico statale. Gli anabattisti raggiunsero la loro massima diffusione nella seconda metà del XVI e del XVII secolo (Emmental, Argovia bernese, Oberland). Dal 1531 al XVIII secolo l'autorità emanò numerosi mandati contro l'anabattismo, multò seguaci del movimento, bandì recidivi e inviò maestri anabattisti in case di correzione o di lavoro, giungendo dopo i disordini anabattisti del 1671 a Eggiwil a infliggere perfino condanne alle galere. Grazie all'intervento di mennoniti dei Paesi Bassi, nel 1711 gli anabattisti bernesi ottennero il permesso di emigrare; loro mete favorite divennero il principato vescovile di Basilea, i Paesi Bassi e l'America del nord. Il Consiglio bernese, la Chiesa ufficiale e un'apposita Camera degli anabattisti (1658-1743) reagirono alla sfida religiosa soprattutto intensificando la cura delle anime, promuovendo la scuola, aumentando i posti di pastore e istituendo nuove comunità riformate nelle zone particolarmente colpite dal fenomeno: in territorio bernese vennero erette, tra il 1660 e il 1730, ca. 70 nuove chiese. In una prima fase anche il pietismo, rappresentato da Samuel König (1671-1750) e Samuel Lutz (1674-1750), fu respinto aspramente dalle autorità e dalla commissione ecclesiastica (processo ai pietisti, 1698-1699; giuramento per le associazioni, 1699); nella prima metà del XVIII secolo, tuttavia, la situazione gradualmente si calmò.

Prima del passaggio alla Riforma, nel territorio bernese soltanto alcuni conventi, capitoli (Interlaken, Amsoldingen) e comuni erano dotati di scuole permanenti. Le scuole latine di Berna, Burgdorf e Thun erano istituzioni cittadine; i loro rettori erano spesso anche cancellieri. A impartire nozioni elementari di lettura e scrittura provvedevano, sia in città sia in campagna, maestri itineranti. Con la Riforma l'istruzione superiore ricevette un ordinamento unitario: nel 1528 il Consiglio creò nell'antico convento bernese degli Scalzi una scuola superiore (Hohe Schule) per la formazione e il perfezionamento di teologi riformati, seguita nel 1537 da un istituto analogo a Losanna. Nel XVII e XVIII secolo, grazie a nuove cattedre, la scuola superiore si trasformò in scuola superiore generale, fino a diventare Accademia nel 1805: alla teologia e alle lingue antiche si aggiunsero diritto (1680, 1718), eloquenza (1684), storia (1709) e matematica (1736, 1749), oltre a una scuola di anatomia nell'Inselspital (1664, ospedale). Propedeutiche alla scuola superiore erano le scuole latine, presenti nelle città di Berna, Bienne, Burgdorf, Thun, Aarau, Brugg e Zofingen. Entrambi gli ordini di scuola erano aperti specialmente a figli di cittadini di Berna e delle città minori; la Mushafenstiftung (creata nel 1529) e diversi legati permisero lo studio ai non abbienti. Anche dopo la Riforma molti Bernesi frequentarono università e accademie all'estero, soprattutto in Paesi riformati (corsi di teologia) ma anche a Parigi (Sorbona) o presso le Università di Bologna e Padova, spesso grazie a borse di studio concesse dal Consiglio. Con la Riforma crebbe l'interesse del Consiglio e della Chiesa per l'istruzione popolare: negli anni 1533-1536 fu introdotto in tutto il territorio bernese un insegnamento per i ragazzi dai 6 ai 14 anni. Nel 1596 il Consiglio trasformò la scuola tedesca di Berna, fino ad allora privata, in istituzione comunale. Nel 1606, nel 1616 e in particolare con l'ordinanza del 1628 sulle scuole rurali il governo obbligò tutte le comunità riformate bernesi a istituire scuole, affidandone la sorveglianza ai pastori; dal XVIII secolo un'alfabetizzazione elementare divenne ovvia anche in campagna.

«Batavia auff Java Maior». Incisione su rame, sulla base di un disegno originale di Albrecht Herport, eseguita da Conrad Meyer per la sua opera Reise nach Java, Formossa, Vorder-Indien und Ceylon 1659-1668, pubblicata a Berna nel 1669 (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen).
«Batavia auff Java Maior». Incisione su rame, sulla base di un disegno originale di Albrecht Herport, eseguita da Conrad Meyer per la sua opera Reise nach Java, Formossa, Vorder-Indien und Ceylon 1659-1668, pubblicata a Berna nel 1669 (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen).

Già prima della Riforma è possibile individuare una produzione letteraria nel territorio bernese, anche al di fuori dell'ambito cittadino. Attestati come Minnesänger sono Heinrich von Stretelingen (metà del XIII secolo) e Johannes von Ringgenberg (prima metà del XIV secolo); proviene da Spiez il testo manoscritto di un «Pianto della Madonna», ed Elogius Kiburger scrisse ad Einigen la sua Strättliger Chronik (metà del XV secolo). Accanto al convento domenicano di Berna nel XV secolo un altro centro di studi scientifici era la certosa di Thorberg, diretta dal priore Marcellus Geist. Nell'orbita della Hohe Schule riformata furono realizzate opere specialmente teologiche (Johann Heinrich Hummel ecc.), ma nel XVIII secolo anche storiche, giuridiche e matematiche (Johann Georg Tralles). Rappresentazioni carnevalesche e scolastiche vennero allestite, dal XV secolo, anche fuori Berna: ad esempio a Burgdorf (1540, 1550), Signau (1549), Herzogenbuchsee (1552) e Langenthal (1553), Obersimmental (1554) e a Nidau (1568). Ampia diffusione ebbero le composizioni di Jakob Fünklin di Bienne. Nel 1560 Konrad Boll scrisse un canto di elogio per la sua cittadina natale, Büren an der Aare. Un contadino di Brechershäusern, Jodokus Jost, lasciò una serie di osservazioni sugli avvenimenti a lui contemporanei; nel 1669 Albrecht Herport riferì su un viaggio nell'Asia orientale. Il primo libro stampato in territorio bernese uscì a Burgdorf nel 1475, e l'officina tipografica aperta a Berna da Matthias Apiarius nel 1537 operò fino al 1565; per rimediare alla successiva carenza di tipografie, nel 1589 il Consiglio decise di crearne una statale, rimasta poi in funzione fino al 1831. Nel XVIII secolo vennero aperte biblioteche pubbliche anche fuori della capitale (Burgdorf, 1729; Bienne, 1765; Thun, 1785).

Nella Chiesa bernese il canto in comune (corali), sostenuto da cornetti e tromboni, fu introdotto intorno alla metà del XVI secolo; a diverse opere (ad esempio di Claude Goudimel, 1588) seguì un nuovo libro di canti nel 1606. L'ordinanza sulla musica varata a Berna nel 1663 indusse a costituire Collegia musica anche altrove (Thun, 1668; Burgdorf, 1701; Langenthal, 1765); nel XVIII secolo chiese dotate di organi erano presenti in diverse città (Burgdorf, 1703; Thun, 1765; Bienne, 1783).

Anche a Berna il confronto con l'Illuminismo ebbe luogo soprattutto all'interno dell'élite colta. Pubblicazioni di breve durata furono dal 1721 il Freytagsblättlein, dal 1739 il Brachmann, di Johann Georg Altmann. Maggiore incidenza ebbe l'azione di alcuni membri del patriziato, tra cui Albrecht von Haller, Beat Ludwig von Muralt, Johann Rudolf Sinner de Ballaigues, Niklaus Emanuel Tscharner o Karl Viktor von Bonstetten, che si occuparono di riforme in ambito scolastico e agrario. Fra i numerosi club e sodalizi privati ebbero rilievo soprattutto la Società economica bernese (fondata nel 1759) e la Società elvetica (che dal 1761 al 1779 si riunì a Schinznach, allora bernese).

Lo Stato nel XIX e XX secolo

Istituzioni, politica e amministrazione statale

Elvetica (1798-1803)

L'invasione francese della primavera del 1798 segnò il crollo della vecchia Repubblica di Berna: il dominio del patriziato cittadino ebbe fine, la maggior parte dei Paesi soggetti venne perduta (Vaud, Argovia) e perfino l'Oberland divenne un cantone elvetico separato dal resto del territorio bernese. Al cantone elvetico di Berna venne però assegnato il baliaggio di Schwarzenburg, in precedenza amministrato in comune con Friburgo; il territorio cantonale fu suddiviso in 15 distretti, con confini spesso assai arbitrari.

«Il presidente e i due scrutatori della prima assemblea tenuta a Thun il 26.3.1798». Acquaforte acquerellata di Johann Franz Romang (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen).
«Il presidente e i due scrutatori della prima assemblea tenuta a Thun il 26.3.1798». Acquaforte acquerellata di Johann Franz Romang (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen). […]

Il generale francese Guillaume Brune proibì alla maggior parte dei membri del patriziato cittadino di farsi eleggere tra le nuove autorità, che perciò risultarono composte in maggioranza da elementi provenienti dalla campagna: notai, uscieri, osti o merciai piuttosto che contadini. Negli organi dell'Elvetica il cantoni si fece rappresentare specialmente da «repubblicani» come Bernhard Friedrich Kuhn, Karl Koch o David Ludwig Bay, che si prodigarono per ottenere riforme graduali, una democrazia rappresentativa e la tutela dei diritti individuali, in particolare della proprietà. Fra i deputati del contado ve ne erano alcuni che erano piuttosto «patrioti», e che volevano non solo svolte rapide e radicali ma anche vendetta nei confronti dei governanti di un tempo; nei Consigli elvetici, peraltro, questi esponenti bernesi non raggiunsero posizioni di prestigio.

Le competenze della Camera amministrativa cantonale furono solo parzialmente definite. Per questo motivo essa ebbe un'influenza ridotta: sommersa da questioni di scarsa importanza, era inoltre esposta ai tentativi di pressione delle autorità centrali elvetiche o delle truppe di occupazione francese. Poiché spesso risultò difficile reperire persone disposte ad assumere cariche nei distretti e nei comuni, diversi posti tornarono in mano all'élite rurale dell'ancien régime.

Le finanze di Berna soffrirono particolarmente il saccheggio del tesoro statale operato dall'esercito francese, che portò a Parigi ca. 10,6 milioni di lire, somma che però venne recuperata in parte da Gottlieb Abraham von Jenner. François-Philibert Le Carlier impose inoltre ai patrizi di Berna una contribuzione di 6 milioni di lire, più tardi ridotta. Nonostante le autorità elvetiche avessero deciso la soppressione delle decime, la misura risultò inapplicabile: Berna rimase pertanto confrontata con il problema finanziario per un'altra cinquantina d'anni.

I Bernesi probabilmente più importanti per i servizi resi all'Elvetica furono coloro che occuparono alte cariche amministrative: Johann Rudolf Steck fu primo segretario generale del Direttorio, Johann Rudolf Fischer primo segretario di Philipp Albert Stapfer al ministero delle arti e delle scienze, Albrecht Friedrich May primo segretario del Direttorio, Gottlieb Abraham von Jenner diplomatico a Parigi e segretario di Stato agli affari esteri.

Nell'estate del 1799, quando gli alleati della seconda guerra di coalizione avanzarono verso il lago dei Quattro Cantoni, i Consigli elvetici spostarono provvisoriamente la propria sede, e quindi la capitale della Repubblica, da Lucerna a Berna; nell'autunno del 1802, perciò, si svolse soprattutto qui la guerra dei bastoni, che diede il via al tramonto dell'Elvetica.

Mediazione (1803-1815)

L'Atto di mediazione confermò al canton Berna, divenuto uno dei sei cantoni direttoriali della Svizzera, la perdita di Vaud e di Argovia, ma gli riannesse l'Oberland; la Dieta federale, inoltre, nel 1808 gli assegnò definitivamente i comuni di Münchenwiler e Clavaleyres, rivendicati anche da Friburgo. La Costituzione cantonale della Mediazione, composta da soli 22 articoli, regolamentava soprattutto la procedura delle elezioni. Benché ora i 195 Granconsiglieri (parlamento) potessero provenire dall'intero cantone e non solo dal patriziato cittadino, la complessità procedurale della divisione in collegi elettorali, unita alla combinazione di elezioni e sorteggio, favoriva la capitale, che difatti nel 1803 elesse in Gran Consiglio 121 suoi rappresentanti. Un sistema di suffragio tipico dell'epoca, basato sul censo, escludeva dalle assemblee elettorali gli individui sotto tutela, coloro che avevano subito fallimento, i beneficiari della pubblica assistenza e i garzoni artigiani, ma anche chiunque non possedesse terreni o titoli di credito pari a un certo valore; per il suffragio passivo era necessario un patrimonio elevato.

L'esecutivo era un Piccolo Consiglio di 27 membri, che contemporaneamente facevano parte del Gran Consiglio; nel 1803 21 di loro erano membri del patriziato cittadino, e quasi tutti venivano da una carriera politica iniziata prima del 1798. Al vertice delle autorità vi erano due scoltetti, che si davano il cambio ogni anno; lo scoltetto in carica, il tesoriere e quattro membri del Piccolo Consiglio formavano il Consiglio di Stato (governi cantonali), responsabile della politica di sicurezza, che divideva con il Piccolo Consiglio il potere effettivo negli affari interni.

Caricatura di un'assemblea elettorale in campagna; acquerello realizzato nell'aprile del 1808 da Emanuel Jenner (Burgerbibliothek Bern).
Caricatura di un'assemblea elettorale in campagna; acquerello realizzato nell'aprile del 1808 da Emanuel Jenner (Burgerbibliothek Bern). […]

Una novità era costituita dal fatto che cantoni e capitale erano ora due entità distinte, ognuna con un suo bilancio. Ciò comportò la necessità di separare i patrimoni: nell'autunno del 1803 la città di Berna si vide assegnare una dotazione costituita da vigneti, boschi, terreni, edifici e fondazioni, con gli introiti della quale doveva però gestire istituti di beneficenza utili anche a persone provenienti dal resto del cantone. Formulazioni ambigue negli atti di divisione diedero spunto, decenni dopo, a liti interminabili fra autorità cittadine e cantonali.

Quando, dopo la disfatta di Napoleone in Russia, il teatro bellico europeo tornò ad avvicinarsi alla Confederazione (verso la fine del 1813), alcuni nostalgici estremi di Berna – i cosiddetti «assoluti» o ultras – sperarono in un ritorno all'ordinamento politico dell'ancien régime; essi tuttavia non rappresentavano l'insieme dei patrizi cittadini, la cui componente moderata, assieme allo scoltetto Niklaus Rudolf von Wattenwyl, propendeva piuttosto per una rinuncia a Vaud e per una modesta apertura agli individui abbienti del contado che chiedessero la cittadinanza della capitale. Nel resto della Confederazione e specialmente nei nuovi cantoni creati nel 1803, tuttavia, avanzò il sospetto che Berna avesse indotto gli Alleati a entrare in Svizzera e cercasse di ripristinare i vecchi rapporti di sudditanza. All'ingresso delle truppe austriache (23 dicembre 1813) il Gran Consiglio dichiarò abrogato l'Atto di mediazione per il cantone e reggenti legittime le autorità preelvetiche del 1798; nell'annuncio del giorno successivo, ben presto definito «Proclama infelice», l'autorità bernese esortò inoltre Vaud e Argovia a ritornare sotto la signoria di Berna. Quell'arroganza e atteggiamento condiscendente proprio di chi si sente sovrano suscitò opposizioni anche nel cantone stesso; una rivolta nell'Oberland fu repressa con la forza nella zona di Interlaken (1814).

Restaurazione (1815-1830)

Il Patto federale del 1815 abolì l'istituzione dei cantoni direttoriali, designando invece Zurigo, Berna e Lucerna come cantoni direttori, che a turni biennali dovevano ospitare la Dieta federale (Restaurazione). La Costituzione cantonale bernese fu sostituita dalla cosiddetta Dichiarazione (Urkundliche Erklärung) del settembre 1815, in base alla quale il Gran Consiglio tornava ad avere 299 membri, di cui 200 della capitale. Poiché questi ultimi erano scelti da organi del patriziato cittadino attraverso una procedura di cooptazione, alcune famiglie patrizie riuscirono a eleggere fino a dieci Granconsiglieri, mentre i cittadini non patrizi restarono a mani vuote. Il resto del cantone, pur avendo una popolazione di 20 volte maggiore rispetto alla città di Berna, era rappresentato da soli 99 Granconsiglieri; questi ultimi, eleggibili solo se in grado di adempiere a certe condizioni di età e di patrimonio, erano scelti dalle autorità delle città minori e dei distretti. Il Gran Consiglio si riuniva obbligatoriamente solo due volte l'anno; i deputati del contado, non ricevendo né diarie né indennità di viaggio, spesso non partecipavano alle sedute. I membri del Piccolo Consiglio (27 come in precedenza) erano eletti dal Gran Consiglio e continuavano ad appartenergli; non vi era la separazione dei poteri, dato che il Piccolo Consiglio poteva varare risoluzioni con forza di legge come quelle del legislativo vero e proprio.

Caricatura del 1815. Stampa colorata di David Hess (Staatsarchiv Aargau, Aarau, Grafische Sammlung, GS/00806-2).
Caricatura del 1815. Stampa colorata di David Hess (Staatsarchiv Aargau, Aarau, Grafische Sammlung, GS/00806-2). […]

Nel 1815 il cantone dovette rinunciare definitivamente a Vaud e all'Argovia e accettare suo malgrado l'imposizione del congresso di Vienna, che attribuì a Berna la maggior parte del territorio dell'antico principato vescovile di Basilea (Giura bernese). Trattative condotte sotto sorveglianza federale portarono in novembre al secondo degli Actes de réunion, volto a regolamentare la futura convivenza; in tal modo il canton Berna ebbe una regione in più e, diversamente che in precedenza, anche cittadini di confessione cattolica.

Come già nel periodo della Mediazione, a Berna dominava nuovamente la censura, che peraltro non aveva quasi giornali locali di cui occuparsi. Quelli nuovi o già esistenti non tardarono a chiudere (Gemeinnützige Schweizerische Nachrichten, 1801-1817; Europäische Zeitung, 1817-1818); altri, come lo Schweizerfreund (1814-1829), erano talmente inoffensivi che i lettori interessati alla politica preferivano fogli di altri cantoni (specialmente Argovia) in cui esisteva la libertà di stampa.

In generale i membri del patriziato cittadino avevano ancora un certo prestigio presso la popolazione dei villaggi e, in quanto proprietari terrieri, erano in grado di comprendere le esigenze contadine. Tuttavia, poiché sempre più raramente le loro cariche procuravano introiti sufficienti, alcuni di essi vendettero i possedimenti di campagna e si accontentarono di un alloggio in città, ciò che in una certa misura comportò un loro estraniamento dalla popolazione rurale. La perdita di Vaud, inoltre, ridusse i posti statali lucrativi; i patrizi, che nel 1798 avevano perso parti del loro patrimonio a causa delle contribuzioni imposte dai francesi, si candidarono perciò con maggiore frequenza per posti un tempo assegnati a cittadini non patrizi, creando così rivalità e malcontento. Dalla popolazione non patrizia della città di Berna, dalle altre città e dal ceto medio dei villaggi si sviluppò dunque un'opposizione che aveva occasione di incontro nelle molte nuove associazioni e durante le relative feste, e che avversava anche la Dichiarazione e il sistema elettorale. Queste cerchie in alcuni casi avevano già raggiunto durante l'Elvetica e la Mediazione un ascendente che non volevano più cedere; ad aumentarne l'orgoglio contribuiva il loro successo economico, spesso maggiore di quello dei membri del patriziato.

Rigenerazione (1830-1845)

Come in altri cantoni, il movimento della Rigenerazione prese le mosse dalle città minori, in particolare da Burgdorf, dove nella lotta all'aristocrazia si distinsero specialmente i fratelli Karl e Johann Schnell. Un'assemblea popolare nella chiesa di Münsingen (10 gennaio 1831) chiese la revisione della Dichiarazione ad opera di una Costituente; tre giorni dopo, le dimissioni volontarie del governo patrizio aprirono la strada a una svolta non violenta. Oltre 600 petizioni provenienti dall'intero cantone chiesero innovazioni, per lo più nella direzione dei liberali; questi ultimi risultarono nettamente vittoriosi anche fra gli eletti alla Costituente (111 membri).

Elaborata da un'apposita commissione di 17 membri guidata da Karl Koch, il 31 luglio 1831 la nuova Costituzione fu accettata in votazioni aperte nei vari comuni, a grande maggioranza (93%) ma con scarsa partecipazione dei cittadini, non ancora abituati a esercitare il diritto di voto. Il testo, che garantiva all'individuo una serie di diritti fondamentali, assegnava le competenze principali al Gran Consiglio, che ora comprendeva 240 membri in parte cooptati ma in maggioranza eletti con procedura indiretta, in base a un censo che riservava ai soli abbienti la carica di elettore e in particolare quella di Granconsigliere. Il Consiglio di Stato era costituito da 17 membri; questi, uniti a deputati del Gran Consiglio e a personalità esterne, formavano collegi di ca. sette membri, ognuno dei quali dirigeva uno dei sette Dipartimenti. Per quanto quella bernese del 1831 non fosse ancora una democrazia in senso odierno, l'uscita di scena delle vecchie famiglie al potere e la fine del predominio urbano sul contado che allora si realizzarono ebbero questa volta un carattere definitivo. Alle elezioni per il Gran Consiglio della tarda estate del 1831 dominarono i liberali; vennero eletti anche membri del patriziato cittadino, ma la maggioranza di loro rifiutò il mandato, per esempio ripiegando su cariche cittadine a Berna, con conseguenti tensioni quasi automatiche fra la capitale e le autorità cantonali. Da allora ai «Bianchi» liberali, nell'orbita dei fratelli Schnell, si contrapposero i «Neri» conservatori (specialmente cittadini di Berna); fra i due schieramenti si inserì il gruppo del Juste-Milieu, composto in prevalenza da patrizi moderati e bernesi non patrizi che volevano riforme ma a un ritmo prudente e senza fratture con il passato.

Le nuove forze politiche al potere diedero un contributo significativo soprattutto in campo scolastico: dopo la fondazione di un istituto magistrale statale (1833), essi trasformarono quella che era stata fino ad allora l'Accademia nell'Università di Berna (1834). Meno abile fu il modo di procedere nel Giura bernese, dove le dispute sugli articoli di Baden (1834) e sulla scelta fra legislazione unitaria cantonale e leggi speciali giurassiane furono all'origine di tensioni che favorirono i separatisti, i quali ebbero in Xavier Stockmar una figura guida. La soppressione degli oneri feudali si trascinò più a lungo del previsto. Poco esperti di diplomazia, i fratelli Schnell collezionarono brutte figure in politica estera, che li portarono nel 1838 a rassegnare le dimissioni; a dominare la politica bernese successiva fu allora Charles Neuhaus, discendente di una famiglia di industriali di Bienne.

Il potere dei radicali e l'intermezzo conservatore (1845-1877)

Per i radicali le riforme del 1831 erano state troppo deboli. Essi chiedevano più diritti politici popolari e attribuivano allo Stato anche compiti economici e sociali; fra i primi loro portavoce ci furono due rifugiati tedeschi, i fratelli Ludwig e Wilhelm Snell. Nelle loro pubblicazioni (Der Schweizerische Republikaner, Berner Verfassungsfreund, Berner Zeitung) i radicali irridevano apertamente tutte le forze della tradizione; nel 1845, guidati da Jakob Stämpfli e Ulrich Ochsenbein, vinsero le elezioni per il Gran Consiglio e imposero una revisione della Costituzione cantonale. Nel 1846 si giunse così all'elezione popolare diretta di un Gran Consiglio in cui il predominio radicale era ancora più netto di quanto fosse in precedenza. Il governo, interamente radicale, contava ora solo nove membri, ognuno alla testa di un dicastero o «direzione»; il titolo tradizionale di scoltetto venne sostituito da quello di presidente del Consiglio di Stato. Tutti i censi, le decime e i tributi analoghi andavano aboliti; in compenso lo Stato prelevava un'imposta diretta su reddito e sostanza, come era già accaduto a Berna durante l'Elvetica. Per garantirsi l'appoggio degli elettori, il testo costituzionale era venuto incontro a desideri particolari di singole regioni: l'Emmental trasse vantaggio dalla soppressione dell'obbligo alla pubblica assistenza per il singolo comune di origine, l'Oberland ottenne un trattamento di favore dalla nuova Cassa ipotecaria statale e il Giura poté mantenere le sue norme speciali in materia fiscale e assistenziale, oltre alle sue leggi francesi anteriori al 1815.

La nuova Costituzione federale fu accettata nella votazione popolare cantonale del 6 agosto 1848 con ca. 11'000 voti a favore contro 3400 contrari e con una partecipazione al voto del 19%, la più bassa di tutti i cantoni. Si trattava di una sconfitta per i leader radicali cantonali, che avevano raccomandato il voto contrario: la consideravano infatti, oltre che finanziariamente molto svantaggiosa per il cantone, troppo poco avanzata sulla via del centralismo (respingevano, ad esempio, un Consiglio degli Stati).

Sui 111 Consiglieri nazionali, Berna, sulla base della sua quota di popolazione, ne aveva 20, molti di più che ogni altro cantone svizzero; i deputati venivano eletti in sei collegi elettorali, che coincidevano grosso modo con le grandi regioni bernesi. Gli eletti di maggiore notorietà furono radicali come Jakob Stämpfli o Ulrich Ochsenbein; il Seeland inviò alla Camera bassa anche un esponente del centro, il noto ex generale conservatore ginevrino Guillaume-Henri Dufour.

Le nuove Camere federali, riunite a Berna perché era quello nel 1848 il cantone direttore, fissarono nella città la Capitale federale; Berna riuscì a prevalere sull'unico serio concorrente (Zurigo) soprattutto grazie ai voti della Svizzera francese. Dal 1852 le imponenti attività edilizie della Confederazione modificarono vistosamente il profilo cittadino, ma per il momento la struttura della popolazione non subì cambiamenti profondi. Portavoce dei radicali e della politica federale divenne il giornale Der Bund, fondato nel 1850.

Come era avvenuto con i liberali nel 1831, anche i radicali suscitarono, nel 1846, speranze di agevolazioni materiali, che tuttavia in un primo periodo andarono sostanzialmente deluse. L'ostilità al numero molto elevato di nuove leggi, ma anche ai profughi e professori universitari stranieri (specialmente al teologo Eduard Zeller), ridusse la popolarità del governo cantonale, che nel maggio 1850 perse di misura le elezioni del Gran Consiglio; gli subentrò per un quadriennio un esecutivo esclusivamente conservatore, la cui mente era Eduard Blösch. Nel 1854 questa maggioranza «nera» si ridusse a cinque seggi, con conseguente «fusione» (cioè coalizione governativa) fra conservatori e radicali; ben presto furono i secondi ad avere il sopravvento, ma, diversamente che in altri cantoni riformati, l'opposizione conservatrice non scomparve, costringendo i primi alla moderazione. I confini tra le formazioni politiche sfumarono progressivamente: sulla costruzione delle ferrovie (dal 1854) e sulla prima correzione delle acque del Giura (1868-1891) gli spiriti si divisero soprattutto sulla base di interessi economici e regionali.

Il Movimento democratico raggiunse Berna relativamente tardi. Così come fece la Junge Schule filodemocratica dei radicali, guidata dall'avvocato bernese Rudolf Brunner, anche i conservatori chiesero, pure se per motivi diversi, il referendum obbligatorio per le leggi e per le risoluzioni finanziarie; tale obbligo fu introdotto nel 1869 con una semplice modifica legislativa, cioè senza revisione della Costituzione cantonale.

Effetti del Kulturkampf e della crisi statale del 1877-1878

Il Kulturkampf aprì fratture profonde tra le autorità cantonali, guidate dai radicali, e i cattolici del Giura settentrionale. Il vescovo di Basilea, il giurassiano Eugène Lachat, e il governo bernese arrivarono a una prova di forza: Berna occupò militarmente il Giura settentrionale ed espulse i sacerdoti fedeli al vescovo. La popolazione locale restò tuttavia legata a questi ultimi e Berna non riuscì a mettere in piedi una Chiesa cattolico-cristiana forte. Solo la crisi economica, la nuova Costituzione federale del 1874 e il successo dei conservatori nelle elezioni del Gran Consiglio del 1878 smorzarono la lotta; il governo dovette abolire le misure di pressione più dure, che avevano rafforzato lo spirito di resistenza e la coesione interna del Giura settentrionale, aprendo ferite risultate poi difficilmente sanabili.

La crisi dello Stato del 1877-1878 modificò la composizione del governo cantonale. Quest'ultimo aveva concesso segretamente a una compagnia ferroviaria in difficoltà, la Società ferroviaria Berna-Lucerna, un prestito, abusando ampiamente delle sue competenze; in sede di consultazione il popolo non volle ratificare quel «milione anticipato», tanto più che era divenuto palese anche l'enorme indebitamento dello Stato. Tutti e nove i membri dell'esecutivo ne trassero le conseguenze e si dimisero; alle nuove elezioni del 1878 vari radicali (Partito radicale democratico, PRD) eletti ricusarono la carica, e si dovette quindi attendere il 1882 perché tutti i seggi governativi fossero di nuovo occupati.

Per allontanare l'attenzione dalla cattiva situazione delle finanze cantonali e trovare una via d'uscita alla crisi statale, i radicali proposero una revisione totale della Costituzione cantonale del 1846, ormai obsoleta. I primi tentativi in questa direzione fallirono, probabilmente soprattutto perché prevedevano la scomparsa del comune patriziale e dei relativi beni. Il testo approvato nel 1893, che non affrontava quel punto controverso, introdusse l'iniziativa legislativa, l'elezione popolare dei funzionari di circolo e una lieve riduzione del Gran Consiglio (un deputato ogni 2500 abitanti invece che ogni 2000); solo anni dopo si sarebbe giunti alla proporzionale per il Gran Consiglio (1922) e all'elezione popolare del governo cantonale (1906), seguita da quella dei due Consiglieri agli Stati (1977). Nel voto popolare la «parte vecchia» del cantone accettò in misura netta la Costituzione; altrettanto netto risultò il no dei giurassiani: a determinare il rifiuto furono da un lato le richieste insoddisfatte in ambito confessionale e scolastico, dall'altro la scomparsa delle norme speciali previste fino ad allora per la regione.

Cambiamenti nel panorama partitico dopo il 1880

Verso la fine del XIX secolo le formazioni politiche bernesi (partiti) si trasformarono. Tra i radicali, i vecchi esponenti, in cui era molto forte l'impronta ideologica, lasciarono le posizioni di primo piano a politici pragmatici come Alfred Scheurer, che quale membro del governo riportò in equilibrio le finanze cantonali; tra i conservatori si formò un nuovo polo nell'Alta Argovia, attorno alla Berner Volkszeitung. L'editore e redattore del giornale, Ulrich Dürrenmatt, autore di articoli di grande successo popolare anche al di fuori degli ambienti conservatori, da vero tribuno era in grado di mobilitare le masse, specialmente in occasione di votazioni; paladino di un modello di vita basato sui valori tradizionali, contadini e cristiani, era un federalista che voleva un cantone più autonomo nei confronti della Confederazione. Nel 1882 i suoi seguaci e la maggior parte dei conservatori del patriziato di Berna si unirono nel Partito popolare bernese, il cui denominatore comune era però quasi unicamente l'avversione ai radicali.

Manifestazione contro la guerra e contro il fascismo, 16 novembre 1930 (Schweizerisches Sozialarchiv, Zurigo, F Fc-0004-16).
Manifestazione contro la guerra e contro il fascismo, 16 novembre 1930 (Schweizerisches Sozialarchiv, Zurigo, F Fc-0004-16). […]

A sinistra, nel XIX secolo associazioni operaie come la Società del Grütli appoggiavano ancora i radicali. Anche l'avvocato Albert Steck, che discendeva da una famiglia attinente di Berna, era stato fra i radicali di sinistra prima di diventare, nel 1888, uno dei fondatori del Partito socialista (PS) svizzero; come la maggior parte dei socialisti bernesi, non aveva quale obiettivo primario la lotta di classe o una dittatura del proletariato ma una statalizzazione dei mezzi di produzione e il diritto al lavoro. I socialisti, tuttavia, ottennero discreti successi elettorali solo dopo l'introduzione della proporzionale (la prima volta a Berna nel 1894, sul piano cantonale nel 1922); già nel 1914 avevano quattro esponenti in Consiglio nazionale e 18 in Gran Consiglio.

Nel XIX secolo i contadini bernesi avevano sostenuto i partiti tradizionali, in particolare i radicali. Tuttavia, almeno dalla prima guerra mondiale, i contadini ritennero che i radicali fossero sempre più influenzati dal commercio e dall'industria, dagli operai e dai consumatori, divenendo quindi ormai estranei alle istanze contadine. Per questa ragione nel 1918 alcuni giovani contadini desiderosi di farsi ascoltare, fra cui Rudolf Minger, fondarono un partito, che ben presto si unì a esponenti del mondo artigianale e alle forze conservatrici che erano rimaste a Berna e in Alta Argovia, formando sul piano cantonale il Partito dei contadini, degli artigiani e dei borghesi (PAB, dal 1971 Unione democratica di centro, UDC). Il nuovo partito ottenne nelle prime elezioni nazionali con la proporzionale (1919) addirittura 15 dei 32 mandati bernesi nel Consiglio nazionale (soprattutto a spese dei radicali) e un Consigliere agli Stati. Sul piano cantonale, in Gran Consiglio conquistò quasi la metà dei seggi e dal 1920 al 1938 rivendicò sempre cinque delle nove poltrone governative. Nel 1938 entrarono per la prima volta nell'esecutivo cantonale due socialisti, divenuti poi tre nel 1946; da allora restò invariata fino al 1986 la formula che prevedeva al governo quattro esponenti del PAB/UDC, tre del PS e due del PRD.

«Costruiamo il tuo futuro e quello della Patria»; manifesto elettorale del movimento dei Giovani contadini. Litografia a due colori stampata da Armbruster AG a Berna, 1935 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
«Costruiamo il tuo futuro e quello della Patria»; manifesto elettorale del movimento dei Giovani contadini. Litografia a due colori stampata da Armbruster AG a Berna, 1935 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).

A metà degli anni 1930, sotto la guida di Hans Müller, si formò il movimento dei Giovani contadini, inizialmente inseriti nel PAB ma dal 1935 autonomi. Pur sostenendo in una prima fase istanze di politica sociale, essi mostrarono una crescente simpatia per una «democrazia autoritaria» a conduzione rigida, che li portò ad avvicinarsi al frontismo. Dopo una fase di crescita, che giunse al culmine con le elezioni nazionali del 1935, e un graduale declino, scomparvero come organizzazione politica indipendente poco dopo la seconda guerra mondiale. Il Movimento svizzero per l'economia libera (Freiwirtschaftliche Bewegung der Schweiz), nonostante una presenza nel cantone non superiore alla media nazionale, ottenne un discreto prestigio grazie a un Granconsigliere dell'Emmental, Fritz Schwarz; quanto ai Cattolici conservatori, la loro base più forte era nel Giura settentrionale.

Il canton Berna non fu tra i cantoni all'avanguardia nell'emancipazione politica femminile. Già intorno al 1830 il patrizio liberale Beat Rudolf von Lerber aveva sollevato il problema, ma la sua voce rimase isolata e inascoltata. Nel novembre del 1900 il popolo respinse l'eleggibilità delle donne nelle commissioni scolastiche; tale innovazione venne però approvata in forma più ampia con la legge del 1917 sui comuni. Un articolo che consentiva ai comuni di introdurre il suffragio femminile su questioni locali fu bocciato dalle urne ancora nel 1956; venne accettato nel 1968, quando le maggioranze a favore in alcuni distretti urbani (Berna, Bienne, Nidau) e nell'intero Giura superarono le maggioranze contrarie in tutte le regioni rurali della «parte vecchia» del cantone. Contro il testo federale del 1959 sul suffragio femminile i bernesi si espressero ancora con una maggioranza del 60% ca., ma accolsero con una maggioranza analoga quello del 1971; alla fine dello stesso anno il suffragio femminile fu introdotto anche sul piano cantonale. Nel XX secolo, in generale, spesso due partner diversi (abitanti degli agglomerati urbani da un lato, giurassiani dall'altro) si ritrovarono a votare in modo simile, riuscendo così a comporre maggioranze comuni contro coloro che esprimevano piuttosto idee conservatrici.

La forte crescita dell'apparato amministrativo nel XIX e XX secolo fu in parte dovuta al bilinguismo del cantone, che ad esempio nell'ambito scolastico e anche in quello giudiziario rendeva necessaria una presenza doppia di certe strutture. Lo Stato inoltre si impegnò molto in settori economici quali l'approvvigionamento energetico e i trasporti, sebbene le Forze motrici bernesi (BKW) e la Ferrovia Berna-Lötschberg-Sempione non fossero parte dell'amministrazione cantonale ma imprese a economia mista (con forte influsso delle autorità). Spesso alla guida di tali aziende sedevano esponenti politici giunti alla fine della loro carriera. L'apparato amministrativo era in parte pesante anche perché restò a lungo basato su unità relativamente piccole come i distretti, nonostante questi avessero perso molta della loro importanza per gli abitanti. Neppure su altri punti si rinunciava volentieri al retaggio del passato: con i suoi 200 Granconsiglieri e (fino al 1990) i suoi nove membri di governo, Berna aveva il legislativo e l'esecutivo cantonali più numerosi della Svizzera.

Un onere sempre più grave divenne, nel dopoguerra, la questione del Giura bernese. Dopo lunghi conflitti politici, nel 1978 il Giura settentrionale si separò da Berna e costituì il nuovo cantone del Giura; nel Giura meridionale, non coinvolto da questo processo, hanno in seguito assunto importanza sia l'idea di un'annessione al canton Giura sia la questione di uno statuto giuridico particolare per l'area francofona bernese, ora divenuta più piccola.

Berna fu poco incline a modifiche formali della Costituzione cantonale; dopo il 1846, il popolo accettò solo due volte una sua revisione totale. Durante il periodo di dominio dei radicali, le innovazioni furono sempre osteggiate da gran parte della popolazione del contado, e anche dopo il distacco del Giura settentrionale la legge fondamentale venne riveduta soltanto nel 1993. Il peso politico del canton Berna in Svizzera è diminuito: la percentuale dei rappresentanti cantonali in Consiglio nazionale è scesa dal 18% del 1848 al 13,5% del 1999 (27 deputati su 200).

Dalla fine del XX all'inizio del XXI secolo

Il cosiddetto «affare delle finanze» (1984-1988) portò nella politica cantonale movimento e scompiglio e, dopo la perdita del Giura settentrionale, scosse ulteriormente l'orgoglio dello Stato bernese. Nell'estate del 1985 il rapporto di una commissione parlamentare d'inchiesta mise in luce come non sempre i pagamenti delle autorità ai gruppi politici erano stati in passato conformi alle norme. Alle elezioni governative del 1986, il PRD e l'UDC si presentarono per la prima volta con liste separate; al secondo turno i primi persero i loro due seggi a vantaggio della Lista libera, un gruppo di opposizione di matrice iniziale borghese che si era molto impegnato su temi ambientali. In vista delle elezioni successive (1990), ebbe successo un'iniziativa popolare per la riduzione a sette dei nove seggi governativi, che tornarono ai grandi partiti tradizionali (tre all'UDC, due ai socialisti, due ai radicali); in Gran Consiglio, invece, negli anni 1980 e 1990 guadagnarono un numero importante di seggi alcuni nuovi gruppi di tendenza rosso-verde e formazioni della destra borghese. Il Partito borghese democratico, nato nel 2008 dalla scissione dell'UDC, è da allora rappresentato a livello cantonale e federale (tre Consiglieri nazionali e un Consigliere agli Stati nel 2015). Dal 2010 anche il partito dei Verdi liberali, fondato nel 2007, occupa dei seggi nel Gran Consiglio e nel Consiglio nazionale.

«No all'annessione, no a Liestal per restare di Laufen!»; manifesto del gruppo della gioventù pro-bernese in vista della votazione del 12.11.1989 (Plakatsammlung der Schule für Gestaltung Basel, Münchenstein).
«No all'annessione, no a Liestal per restare di Laufen!»; manifesto del gruppo della gioventù pro-bernese in vista della votazione del 12.11.1989 (Plakatsammlung der Schule für Gestaltung Basel, Münchenstein).

Nella consultazione dell'autunno del 1983 il Laufental scelse di restare nel canton Berna, ma in seguito emerse come il governo aveva influito in modo illecito sulla decisione con versamenti segreti. Il Tribunale federale dispose pertanto una ripetizione del voto; poiché alla fine del 1989 vinsero di misura i fautori dell'annessione al cantone di Basilea Campagna, dal 1 gennaio 1994 il distretto di Laufen non è più bernese.

Nel 1993 il popolo ha accettato una Costituzione riveduta che ricalcava nella sostanza le disposizioni precedenti, ma con una struttura più chiara e formulazioni più moderne. Elementi di novità sono stati ad esempio l'introduzione di diritti sociali e del referendum propositivo.

Seggi del canton Berna all'Assemblea federale 1919-2015

 1919192719391951196319751987a1999b2003200720112015
Consiglio degli Stati
PRD111 1111    
PS   1    1111
PAB/UDC1111111111  
PBD          11
Consiglio nazionale
PAB/UDCc1615101111109881089
PS91110121211788666
PRD565666554422
Cattolici conservatori/PDCd1222211111  
Soc. del Grütli1           
Giovani contadini  3         
AdI  12211     
PPE     1111111
AN/DSe     1111   
Lista libera      3     
Partito degli automobilistif      1     
UDF       111  
Alleanza verde/Verdi       12332
Verdi liberali          22
PBD          43
Totale323431333331292726262625

a Dopo il 1978 senza il Giura settentrionale (passato al cant. Giura).

b Dopo il 1994 senza il distretto di Laufen, dopo il 1996 senza il comune di Vellerat.

c Dal 1971 UDC.

d Dal 1970 PDC.

e Dal 1990 DS.

f Dal 1994 partito della libertà.

Seggi del canton Berna all'Assemblea federale 1919-2015 -  Autore; Ufficio federale di statistica

Composizione del Consiglio di Stato del canton Berna 1982-2014

 198219861990199419982002200620102014
PRD2 2222111
PS332222333
UDC443333211
PBD       11
Lista libera 2       
Verdi      111
Totale997777777
Composizione del Consiglio di Stato del canton Berna 1982-2014 -  Ufficio federale di statistica

Composizione del Gran Consiglio del canton Berna 1926-2014

Partito o formazione19261938195019621974198619982002200620102014
PAB/UDCa10464797979696667474449
PS6355686859495858423533
PRD4328323937403836261717
Cattolici conservatori/PDCb131110101062211 
PBD         2514
Giovani contadini 22         
AdI 14124     
Freiwirtschaft 11        
Giovane Berna   211     
PPE    36811131012
AN/DSc    55331  
POCH/Alleanza verded    1255   
Lista libera/Lista verde-liberae    11910   
Verdi        191616
Verdi liberali         411
UDF      44655
Partito della libertàf      4 1  
Altri 1 13734433
Senza partito11         
Totale224184194200200200200200160160160

a Dal 1971 UDC.

b Dal 1970 PDC.

c Dal 1990 DS.

d Dal 1987 Alleanza verde.

e Dal 1997 Lista verde-libera.

f Prima del 1994 partito degli automobilisti.

Composizione del Gran Consiglio del canton Berna 1926-2014 -  Autore; Ufficio federale di statistica

La difesa cantonale fino al 1874

La Repubblica elvetica, oltre a istituire una truppa permanente, avviò la creazione di una guardia nazionale in cui ogni cittadino ventenne avrebbe dovuto prestare servizio per due anni, ma non previde unità o organi cantonali. Con la Mediazione la difesa tornò sotto la sovranità dei cantoni; il periodo 1803-1874 fu contraddistinto da una coesistenza di istituzioni militari cantonali e federali, anche se dopo il 1848 assunse più importanza nel settore il nuovo Stato federale. Accanto ai due contingenti che doveva fornire alla Confederazione (attiva e riserva), il cantone possedeva una Landwehr; in un primo tempo istruzione, equipaggiamento, armamento e reclutamento dei contingenti federali restarono di competenza cantonale.

Le basi dell'esercito bernese durante la Mediazione furono la legge del 1804 e l'organizzazione militare cantonale del 1812, che non prevedevano un obbligo generale di servizio: i 5500 uomini che costituivano il contingente del canton Berna per la Confederazione erano o volontari o estratti a sorte. Il regolamento militare generale emesso dalla Dieta federale nel 1817, in vigore nelle sue linee essenziali fino al 1850, modificò anche la difesa bernese: il cantone doveva contribuire ai contingenti federali con un totale di 11'648 uomini, pari al 2% dei suoi abitanti. Aumentarono le truppe speciali (tiratori scelti, cavalleria, artiglieria, treno, zappatori, più tardi anche pontieri), e nel 1818 fu introdotto l'obbligo generale di servizio. L'ordinanza del 1826 regolamentò la formazione dell'attiva presso la scuola militare cantonale di Berna: a una scuola reclute di sei settimane seguivano pochi corsi di ripetizione nella guarnigione della capitale. La Landwehr conservò il sistema delle esercitazioni in piazze d'armi. Quanto all'artiglieria, Berna doveva fornire all'esercito federale un totale di 32 pezzi da campo (quattro cannoni da 12 libbre e 22 da sei, più sei obici da 12); dando il buon esempio agli altri, il cantone si sforzò di tradurre in atto l'ordinanza federale del 1819 sull'artiglieria, procurandosi i nuovi cannoni da sei libbre e la prima batteria svizzera di pezzi da 12 del tipo inglese. Già durante la Restaurazione molti sottufficiali e ufficiali (fino al grado di capitano) provenivano dall'élite rurale, mentre fra gli ufficiali di Stato maggiore erano prevalenti gli abitanti di Berna. Nell'epoca movimentata della Rigenerazione l'esercito vide crollare il livello di istruzione, la disciplina e lo spirito di servizio. La legge del 1835 sull'organizzazione militare segnò piuttosto un regresso, riducendo l'attiva da 12 a 8 classi d'età, sopprimendo le esercitazioni e sospendendo i corsi di istruzione previsti per legge. Nel 1840 le truppe bernesi contavano 12'666 uomini nell'attiva federale, 6100 nella riserva federale e 19'357 nella Landwehr, oltre ai 92 effettivi della guardia cittadina e ai 113 del corpo studentesco. In quel periodo la forte crescita demografica aumentò la consistenza dei reparti e provocò una sensibile carenza di ufficiali e sottufficiali. L'organizzazione militare del 1847, che fu opera soprattutto di Ulrich Ochsenbein, capo della difesa cantonale e futuro Consigliere federale, consolidò l'esercito e consentì di superare la crisi; già nel 1842, su ordinanza federale, si era cominciato a introdurre il fucile da fanteria a percussione.

Nello Stato federale la difesa era regolamentata dall'organizzazione militare del 1850, che in linea di massima conservò l'esercito di contingenti. A quel testo Berna si adattò nel 1852 con la legge cantonale sull'organizzazione militare, che fu l'ultima ordinanza del cantone nel settore; con la revisione costituzionale del 1874 la difesa divenne di competenza federale.

Dal 1803 al 1846 l'esercito bernese fu sempre diretto da un organo collegiale: fino al 1815 dalla commissione militare soggetta al governo, negli anni 1815-1831 dal Consiglio di guerra, sul modello adottato da Berna nell'ancien régime, nel periodo 1831-1846 dal Dipartimento militare. In base alla Costituzione del 1846, in seguito il Dipartimento militare fu diretto in forma autonoma da un solo membro del governo cantonale.

Società, economia e cultura nel XIX e XX secolo

Popolazione e insediamento

Evoluzione demografica

Nella prima metà del XIX secolo Berna figurò tra i cantoni con una crescita demografica tra le più alte della Svizzera, ma da allora questa è rimasta sotto la media nazionale. Le crisi degli anni 1850, 1880, 1970 e dopo il 1990 furono particolarmente aspre, e provocarono perfino cali di popolazione (1850-1856, 1970-1980). Nei suoi confini attuali (dopo il 1997), Berna fu il cantone più popoloso fino al 1930, ma poi venne scavalcato dal canton Zurigo. La proporzione della popolazione bernese rispetto a quella complessiva svizzera diminuì costantemente tra il 1850 e il 1990 (dal 17 al 13,7%), con un bilancio migratorio negativo, fatta eccezione per il periodo 1930-1970. Questo sviluppo riflette, su scala nazionale, una quota elevata di regioni periferiche e uno sviluppo economico inferiore alla media.

Fino al 1850 la crescita era ripartita in modo molto uniforme sul territorio cantonale; con l'allacciamento alla rete ferroviaria (1857) le singole regioni iniziarono a evolvere con modalità fortemente differenziate; in questo sviluppo ebbero un ruolo centrale i rami economici dominanti e la congiuntura di ogni regione. Negli anni 1850, ad esempio, grazie all'industria orologiera la popolazione del Giura meridionale aumentò del 25%; Bienne, che fino al 1910 fu la città svizzera con la crescita più rapida, subì una riduzione drastica – così come il Giura bernese – con la crisi successiva al 1974. Mentre la regione con il maggiore incremento demografico era quella intorno a Berna, più resistente alle crisi grazie alla sua struttura economica mista, l'Altopiano superiore, di matrice agraria, così come l'Emmental e lo Schwarzenburgerland, conobbe un'erosione continua dovuta all'emigrazione. Il Seeland non tenne il passo dell'evoluzione cantonale fino a dopo il 1945, quando entrò nell'orbita degli agglomerati di Bienne e di Berna, mentre in Alta Argovia la crescita risultò più lenta della media cantonale fino al 1980, ma da allora è nettamente più veloce. Nell'Oberland bernese l'evoluzione non fu unitaria: il boom turistico della Belle Epoque coinvolse soprattutto i distretti di Interlaken e di Saanen, mentre l'Oberhasli fu terra di emigrazione, a eccezione dei periodi dei lavori per le centrali elettriche (1920-1940). Dopo il 1860 il peso demografico di tre grandi centri (Berna, Bienne e Thun) aumentò a dismisura. Questa crescita proseguì fino agli anni 1960, poi cominciò la suburbanizzazione; poiché dal 1980 gli agglomerati tendono a diffondersi nell'Altopiano inferiore, oggi in un'ottica statistica si può parlare di nuove città (Münsingen, Lyss).

Sul piano confessionale il canton Berna è rimasto quello con la proporzione di riformati nettamente più alta. La percentuale di stranieri rispetto alla popolazione residente è sempre stata invece nettamente sotto la media svizzera.

Sviluppo demografico del canton Berna 1850-1990a

PeriodoAbitantibCrescita complessivacSaldo migratoriocPercentuale di stranieribProtestantibPercentuale di persone di età superiore ai 59 annib
1850-1859413 468  -97,7%-
1860-1869419 5187‰-2‰2,2%96,7%10,0%
1870-1879450 537d6‰-4‰3,1%96,8%9,5%
1880-1887478 364d1‰-10‰3,0%96,8%9,3%
1888-1899482 9768‰-4‰3,1%96,6%9,1%
1900-1909531 97310‰-3‰4,6%95,2%9,6%
1910-1919587 1005‰-3‰6,0%93,3%9,7%
1920-1929615 9163‰-6‰4,1%93,9%10,5%
1930-1940633 1616‰1‰3,1%93,5%10,9%
1941-1949672 56311‰2‰1,7%92,9%12,0%
1950-1959742 51311‰3‰2,8%90,4%11,3%
1960-1969826 02710‰2‰6,3%86,0%12,0%
1970-1979916 0350‰-2‰10,8%80,7%14,4%
1980-1989912 0225‰4‰7,7%78,2%16,5%
1990958 192  10,2%73,3%16,0%

a Entro i confini cantonali del 1990.

b All'inizio del periodo.

c Tasso medio di incremento annuo.

d Popolazione "presente".

Sviluppo demografico del canton Berna 1850-1990 -  Pfister, Bern, pp. 430-431; Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica

Sviluppo dell'insediamento

Nel XIX e XX secolo i processi di industrializzazione e terziarizzazione rafforzarono i rapporti fra gli abitati; si svilupparono sistemi insediativi regionali e sovraregionali, con forti disparità da regione a regione sia nella situazione di partenza (inizio XIX secolo) sia nell'iter evolutivo. Il tradizionale insediamento sparso dell'Oberland bernese, caratterizzato dall'agricoltura alpina su più fasce altitudinali, dopo la costruzione di carrozzabili e linee ferroviarie (già prima della prima guerra mondiale), fu rimodellato dall'edilizia alberghiera delle prime stazioni turistiche e di cura; dopo il secondo conflitto mondiale il turismo di massa portò alla costruzione di numerose seconde case e di alcuni villaggi di vacanza. L'Altopiano superiore (Emmental, zona di Schwarzenburg) ha invece conservato una struttura insediativa prevalentemente agraria (frazioni, insediamenti sparsi); solo quei villaggi allacciati alla rete ferroviaria e che avevano avuto una storia artigiano-commerciale (Langnau im Emmental, Konolfingen, Schwarzenburg ecc.) sono divenuti centri di sviluppo importanti su scala regionale. Nella regione di Berna e nella valle dell'Aar fra Thun e Berna il processo di agglomerazione, avviato intorno al 1900 ma acceleratosi nel dopoguerra, ha trasformato gli antichi villaggi contadini in insediamenti prevalentemente residenziali («comuni-dormitorio»), con forti intrecci funzionali con i centri urbani. Anche la zona di Bienne è divenuta un agglomerato, in seguito all'emigrazione dal nucleo urbano e all'immigrazione da zone rurali in comuni periferici. Nei villaggi compatti del Seeland, un tempo dediti all'avvicendamento delle colture, dopo le correzioni delle acque del Giura e le bonifiche integrali si pratica un'orticoltura intensiva, mentre sulla riva settentrionale del lago di Bienne continuano a dominare i villaggi viticoli. Nelle valli del Giura bernese, già nel XIX secolo gli abitati recavano la forte impronta dell'industria orologiera; terrazzi e alture del Giura circostanti hanno invece conservato un paesaggio agrario contraddistinto da fattorie sparse.

Nel 1850, delle 26 città più o meno grandi del cantone, solo Berna contava oltre 10'000 abitanti; nel 2000 tale soglia era superata da 13 comuni, in cui viveva il 39% della popolazione bernese. Dal 1850 al 1910 la forte crescita demografica coinvolse i centri urbani, dopo il 1950 soprattutto i comuni suburbani degli agglomerati. Fissando priorità economiche di sviluppo sia all'interno sia all'esterno degli agglomerati, dagli anni 1990 le autorità cantonali e comunali cercano di guidare e di promuovere lo sviluppo dell'insediamento e dell'economia.

Economia

Agricoltura, industria e servizi

L'evoluzione economica iniziata nel 1800 può essere descritta come successione di tre periodi strutturali, ognuno con una crescita basata su specifiche fonti energetiche principali: fino al 1850 sul legno, gli alimenti e i foraggi, biomasse prodotte dal suolo grazie all'energia solare; dal 1850 al 1950 sul carbone e sull'elettricità di origine idrica; dal 1950 sul petrolio, sul gas e sull'energia nucleare. A tali periodi si sovrapponevano cicli più brevi di slancio e rallentamento, riconducibili a determinate innovazioni e alla politica economica, che a sua volta dipende dai valori culturali in progressiva evoluzione.

«La visita allo chalet». Acquatinta realizzata da Christian Meichelt, 1820 ca. (Bernisches Historisches Museum).
«La visita allo chalet». Acquatinta realizzata da Christian Meichelt, 1820 ca. (Bernisches Historisches Museum). […]

Innovazioni volte a incrementare le rese unitarie, specialmente in materia di foraggi (leguminose come fornitrici di azoto, miglioramento della concimazione grazie alla stabulazione e a fosse per liquami, patate), erano state propagandate dopo il 1760 dalla Società economica; esse rimasero tuttavia a lungo in una fase pionieristica, perché a una loro diffusione su vasta scala si opponevano ostacoli istituzionali (avvicendamento obbligatorio delle colture, tributi in natura), demografici (carenza di forza-lavoro) ed economici (prodotti inadatti all'esportazione). Solo la vittoria liberale della Rigenerazione creò le condizioni di base favorevoli (libertà di commercio e dei mercati, riscatto degli oneri feudali, possibilità di disporre liberamente del terreno), unite al fatto che con la forte natalità del periodo 1820-1835 si stava formando un potenziale sufficiente di manodopera e di domanda. I nuovi caseifici di valle, fra cui il primo fu quello di Kiesen (1813), consentirono inoltre di trasformare le eccedenze di latte in grandi quantità di formaggio esportabile; ciò significò tuttavia anche che la montagna perse il primato nell'importante mercato dell'esportazione casearia.

L'attività edilizia degli anni 1835-1847 segnala uno sviluppo economico complessivo, che si riflette anche in una robusta crescita del patrimonio zootecnico e nella nascita di numerosi caseifici nelle valli (specialmente nelle regioni orientali). Il cantone esportava formaggi, bestiame, legname, ferro degli altoforni giurassiani, e in anni di normale raccolto anche cereali; importava invece tessili, prodotti voluttuari (zucchero, caffè, vino) e, in caso di cattivo raccolto, ancora cereali. Nonostante la notevole crescita demografica, la situazione alimentare non peggiorò, e perfino nell'anno di carestia 1847 la popolazione bernese avrebbe potuto, con una distribuzione uniforme del cibo disponibile, nutrirsi con i soli prodotti di sua produzione; il pauperismo allora diffuso fu pertanto dovuto a cause di natura politica e sociale piuttosto che economica.

Dato il grande peso economico dell'agricoltura nel cantone, la rivoluzione agraria intensificò gli scambi con le industrie leggere orientate all'esportazione e con l'artigianato. Attorno al 1800 già una persona su tre esercitava una professione artigiana, con una forte produzione e vendita di oggetti in legno (industria del legno) sui mercati, materia prima allora fondamentale. Nonostante la forte crescita economica e demografica della prima metà del XIX secolo, il peso relativo dei settori professionali non cambiò fino al 1856. Oltre all'edilizia acquisirono importanza, parallelamente alla diminuzione del grado di autoapprovvigionamento, soprattutto fornai (panetteria), macellai (macelleria) e professioni legate al commercio. Mentre nell'Emmental la produzione a domicilio di lino non riuscì a contrastare la concorrenza di fabbriche forestiere, a Bienne presero piede la metallurgia e, per un certo periodo, l'industria cotoniera (cotone, indiane). La produzione di orologi si diffuse già nel XVIII secolo dal canton Neuchâtel alla valle di Saint-Imier, dapprima in piccole officine domestiche (lavoro a domicilio) e poi (dopo gli anni 1850) in fabbriche.

La trafileria di Bözingen. Acquaforte di Johann Joseph Hartmann, 1815 ca. (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
La trafileria di Bözingen. Acquaforte di Johann Joseph Hartmann, 1815 ca. (Biblioteca nazionale svizzera, Berna). […]

Nel secondo periodo strutturale (1850-1950) il canton Berna venne inserito, grazie alla rete ferroviaria, nel sistema di ripartizione del lavoro che si andava allora delineando sul piano regionale e internazionale. Fino al 1914 emergono tre ondate di intensa attività edilizia (1853-1866, 1872-1878, 1890-1914): le prime due riguardano le ferrovie (sviluppo della siderurgia giurassiana fino al 1864), la terza è legata alla costruzione di macchine (grazie al basso prezzo dell'acciaio) e all'elettrificazione. Negli anni della grande depressione (nel cantone 1878-1889) si crearono buone condizioni di base per il successivo periodo di sviluppo: allargamento della partecipazione politica a livello federale, imposizione dell'obbligo scolastico, passaggio a un «capitalismo organizzato».

L'ampliamento della rete ferroviaria (fino al 1870 ca.) fissò a lungo termine i poli economici di crescita (Berna, Bienne, Thun, Burgdorf, Langenthal). Dopo una fase durante la quale proseguì l'insediamento soprattutto delle industrie leggere tradizionali (nel 1889 il 20% della popolazione attiva nel cantone era occupato nell'orologeria, il 15% nel ramo tessile), l'alta congiuntura del periodo 1890-1914 portò a un'ondata di nuove industrie. Il carbone, ora distribuito per ferrovia, fornì energia a nuovi rami industriali che in fase di lavorazione richiedevano calore e che – salvo nel caso dei metalli (officine Selve a Thun) e della porcellana (a Langenthal) – trasformavano materie prime indigene: cementifici (La Reuchenette, Laufen, Därligen), fornaci, industria della ceramica (Keramik Laufen), cartiere (Grellingen, Zwingen, Utzenstorf, Deisswil), settore alimentare (cioccolato, Ovomaltina, latte condensato, zucchero, formaggio fuso). Nella produzione di energia idroelettrica (dighe) il cantone assunse un ruolo guida, con varie centrali (Felsenau, Hagneck, Spiez, Bannwil, Kandergrund, Kallnach) e la nascita di una grande azienda elettrica, le Forze motrici bernesi (BKW, 1909). L'industria orologiera si diffuse alle pendici del Giura, seguita dalle macchine di precisione. A Thun e a Berna diedero impulsi rispettivamente le aziende militari federali (industria dei metalli e dell'imballaggio) e fra l'altro il settore grafico (macchine da stampa), mentre a Langenthal aprì i battenti la fabbrica di macchine Ammann. La maggior parte di coloro che fondarono queste nuove industrie provenivano da famiglie immigrate, venute da altri cantoni germanofoni o dall'estero. Diversamente dalle ferrovie turistiche dell'Oberland e dalla trasversale alpina (Alpi) della Ferrovia Berna-Lötschberg-Sempione (BLS), le ferrovie secondarie di penetrazione urbana e di collegamento costruite dopo il 1890 nell'Altopiano non riuscirono a incrementare l'attrattività economica delle zone periferiche.

Fra il 1870 e il 1910 la struttura dell'occupazione cambiò radicalmente: mentre la percentuale dell'agricoltura scese (dal 49 al 33%) e quella dell'industria salì leggermente (dal 38 al 44%), un forte sviluppo (dal 13 al 23%) caratterizzò il settore dei servizi (fra cui soprattutto le amministrazioni cantonali e federali, aumentate del 162% dal 1888 al 1910).

Fra il 1850 e il 1915 l'agricoltura bernese affiancò a un leggero calo di manodopera importanti aumenti nella coltivazione di foraggi (+90%) e patate (+56%) e nella produzione di latte (+145%) e carne (+170%); diversamente che in altri cantoni, la produzione di cereali si mantenne invece sui livelli precedenti. La seconda fase della rivoluzione agraria (che prese il via dal 1890 ca.) si basò dal profilo tecnologico sulla meccanizzazione di attrezzi a trazione equina (fra l'altro grazie alla fabbrica di macchine Aebi) e sull'impiego di concimi o sostanze ausiliarie, dal profilo organizzativo sul rapido sviluppo di cooperative agricole, che diffondevano le innovazioni, e dal profilo politico sull'attività della Lega svizzera dei contadini (LSC), fondata nel 1897.

Seminatrice nell'Emmental. Fotografia, 1942 (Aebi & Co. AG, Burgdorf).
Seminatrice nell'Emmental. Fotografia, 1942 (Aebi & Co. AG, Burgdorf).

Le due guerre mondiali videro un forte potenziamento delle centrali elettriche, sotto la spinta della penuria energetica (Mühleberg, Grimsel ecc.), e un ampliamento delle aziende militari di Thun. Nel 1935, durante la crisi economica, si stabilì a Bienne un impianto di montaggio della General Motors: duplice simbolo di una nuova era della produzione industriale (fordismo di provenienza statunitense) e di una fase economica di crescita che, sviluppatasi nel secondo dopoguerra intorno alla motorizzazione e all'automobilismo, era la prima della storia a beneficiare di una fonte energetica, il petrolio, i cui prezzi erano in calo.

La motorizzazione di massa coinvolse anche il settore agricolo. La terza rivoluzione agraria (1955-1965) aumentò sia la produttività del lavoro sia le rese per ettaro (incrementate ulteriormente dall'investimento di capitali e di energia), liberando altra forza-lavoro per le industrie in espansione. In seguito alla crescita industriale postbellica, nel 1960 il secondario aveva raggiunto una percentuale occupazionale del 49,1%, contro il 50,4 a livello svizzero; nel ramo agroforestale, invece, nello stesso anno un cantone agrario come Berna era sceso, con il 6,5% degli occupati a tempo pieno, sotto la media svizzera (11,2%).

In quegli anni di crescita si delineò una nuova tendenza nella scelta delle aree in cui concentrare le industrie. Essendo giunto al massimo del suo potenziale il mercato del lavoro nelle città e nei centri industriali maggiori, si procedette a un decentramento delle imprese industriali nell'Oberland bernese, nella fascia collinare prealpina e nelle campagne; in tal modo, oltre a utilizzare la manodopera rimasta, si ovviava alla rarefazione e al rincaro dei terreni industriali nelle zone urbane.

Nuovi criteri nella scelta di aree vantaggiose furono portati, dopo il 1960, sia dalla costruzione di autostrade sia dalla nuova filosofia urbanistica della separazione geografica tra lavoro e abitazione. Le numerose ricomposizioni parcellari legate alle opere autostradali fecero sorgere lungo le strade nazionali (specialmente in corrispondenza di nodi come Schönbühl, Wankdorf ecc.) grandi zone industriali e commerciali che, pur alleggerendo i vecchi centri industriali, crearono nuovi traffici di pendolari. La costruzione di infrastrutture, la separazione urbanistica delle funzioni e la crescita quantitativa avviarono, a partire dai nuclei urbani, un processo di suburbanizzazione.

Da quegli anni di sviluppo il cantone uscì con debolezze strutturali. Il suo retaggio storico di cantone agrario, gli alti costi infrastrutturali della struttura insediativa decentrata e il peso eccessivo di rami poco produttivi si riflettevano, nel 1975, in un reddito pro capite inferiore dell'8,7% alla media svizzera. Alla necessità di recupero infrastrutturale, alle disparità regionali e alle debolezze strutturali dell'industria si è cercato di rimediare con misure di promozione economica, che dal 1975 sono rafforzate dalla legge federale sull'aiuto agli investimenti nelle regioni montane (LIM).

Dopo anni di surriscaldamento congiunturale con alti tassi di inflazione, all'inizio degli anni 1970 sopraggiunse la crisi, che colpì in modo particolarmente duro l'orologeria svizzera: fra il 1970 e il 1976 questa perse 45'000 posti di lavoro, pari al 50% dei suoi effettivi, fra l'altro per non essersi saputa inserire nella produzione in massa dell'orologio al quarzo, che pure aveva sviluppato già nel 1967; nel Giura bernese e a Bienne, città orologiera, andò perso il 40% degli impieghi. A simboleggiare la fine della crescita industriale su vasta scala, inoltre, vi fu la chiusura dell'impianto di montaggio della General Motors a Bienne (1975). Con il trasferimento di industrie in Paesi dai costi di produzione minori, tra il 1975 e il 1985 la Svizzera registrò una deindustrializzazione che costò 300'000 posti di lavoro; anche nel canton Berna il ruolo economico trainante venne assunto, verso il 1985, dal settore dei servizi.

Distribuzione dell'impiego nel canton Berna 1860-1990a

AnnoSettore primarioSettore secondarioSettore terziariobTotale
186088 52842,7%68 75933,2%49 80524,0%207 092
1870c97 95148,8%77 66038,7%25 05312,5%200 664
1880c105 31147,2%86 04838,5%31 95214,3%223 311
188891 80642,7%81 55837,9%41 66219,4%215 026
190089 72835,7%105 54442,0%55 99422,3%251 266
191089 11231,7%119 70242,6%72 28125,7%281 095
192092 08330,2%127 69441,8%85 52628,0%305 303
193078 47225,0%135 47143,2%99 36431,7%313 307
194180 17223,7%143 28742,4%114 70833,9%338 167
195031 1168,7%163 81145,6%163 95945,7%358 886
196025 6876,5%193 59749,1%174 95644,4%394 240
197045 59010,6%198 99846,2%185 69343,2%430 281
198039 9739,2%164 17037,9%228 67652,8%432 819
199029 1256,0%143 54629,4%314 88164,6%487 552

a Fino al 1960 senza le persone occupate a tempo parziale e inclusa la parte giurassiana del cantone.

b Il dato risulta dalla deduzione delle persone attive nei settori primario e secondario dal totale complessivo.

c Popolazione "presente".

Distribuzione dell'impiego nel canton Berna 1860-1990 -  Ufficio federale di statistica; Historische Statistik der Schweiz

Alla fine del XX secolo i migliori posti di lavoro nelle industrie si concentravano intorno agli agglomerati di Berna, Bienne e Thun, mentre i centri piccoli e medi ricavavano profitto anche della crescita diffusa dei servizi. Benché a decentrare ulteriormente nel territorio cantonale la crescita del terziario provveda il turismo, le debolezze strutturali dell'economia bernese non sono ancora oggi superate: negli anni 1991-1993 la recessione ha fatto perdere al cantone 34'000 posti di lavoro, il che corrisponde a una percentuale più elevata (-9,5%) rispetto alla media svizzera (-8,9%), mentre una certa inerzia nei rami tradizionali di agricoltura e industria rende più difficile il futuro processo di adattamento. Il passaggio di importanti ditte bernesi a grandi gruppi internazionali (la Tobler alla Philip Morris, la Losinger alla Bouygues ecc.), così come una collaborazione accresciuta fra aziende (ad esempio Ascom ed Ericsson), hanno per ora garantito i posti di lavoro. In futuro lo spazio economico dell'Altopiano (Espace Mittelland, con 1,7 milioni di abitanti e 800'000 posti di lavoro alla fine degli anni 1990) dovrebbe venire rivalutato sul piano nazionale e internazionale come fascia geografica di lavoro e di abitazione grazie a una cooperazione fra i cantoni di Berna, Neuchâtel, Friburgo e Soletta. Il più recente modello in materia di politica economica del canton Berna (1993) punta su concentrazioni di rami a forte sviluppo e molto innovativi (telematica, tecnica medicale, servizi di consulenza ecc.); per ora, tuttavia, la capacità di azione dello Stato nella politica economica resta limitata dal forte indebitamento (ca. 10 miliardi di frs. nel 1999), dovuto fra l'altro al tracollo subito nel 1992 dalla Banca cantonale bernese e dalla fiscalità relativamente elevata in rapporto all'insieme della Svizzera.

Trasporti

Manifestino degli orari e delle tariffe del velocifero nel 1838 (Museo della comunicazione, Berna).
Manifestino degli orari e delle tariffe del velocifero nel 1838 (Museo della comunicazione, Berna). […]

Alla fine del XVIII secolo il canton Berna possedeva una rete di carrozzabili moderne, gravitante sulla capitale, che dal Reno a nord est raggiungeva il Lemano a sud ovest. Con il riassetto territoriale del 1815 la direzione nord ovest-sud est divenne l'asse geografico longitudinale; tuttavia lo Stato continuò a promuovere le vie di transito da nord est a sud ovest nell'Altopiano, ora abbreviate, lasciando la costruzione di strade transalpine ai cantoni Vallese, Uri, Ticino e Grigioni. Attorno al 1900 venne comunque completata anche nelle valli alpine bernesi la rete delle strade postali principali, dapprima quella di Frutigen e del Niedersimmental, mentre la via attraverso il passo del Grimsel fu trasformata in strada di valico transitabile d'estate (1891-1894).

La ferrovia ridusse i tempi di viaggio al 20% o meno di quelli del traffico stradale, avvicinando nettamente fra loro i centri economici. Nel periodo 1857-1870 compagnie ferroviarie come la compagnia ferroviaria Est-Ovest (dal 1861 Ferrovie di Stato bernesi) o la Ferrovia centrale svizzera costruirono le linee principali dell'Altopiano. Nel Giura bernese, dove i lavori ferroviari cominciarono solo dopo la conquista tedesca dell'Alsazia nella guerra franco-prussiana, il collegamento internazionale fra Porrentruy e Delle fu inaugurato nel 1872; risale allo stesso anno la prima ferrovia dell'Oberland bernese, che attraversando il Bödeli fra Därligen e Interlaken-Est univa il lago di Thun e il lago di Brienz. La linea del Brünig (Brienz-Lucerna) venne aperta nel 1888, mentre dal 1913 la BLS allacciò la rete ferroviaria bernese al traforo del Sempione, inaugurato nel 1906, creando finalmente un collegamento invernale sicuro dall'Ajoie al Vallese. Nel frattempo, tuttavia, i centri dell'economia svizzera si erano già in ampia misura formati, e i principali si trovavano al di fuori del territorio bernese.

Già nel 1826, quindi prima dell'inizio dell'epoca delle ferrovie, sul lago di Bienne era cominciata la navigazione a vapore. Sui laghi dell'Oberland i battelli servirono soprattutto allo sviluppo del turismo: se nel 1835 i fratelli Johann Friedrich, Johannes e Johann Jakob Knechtenhofer inaugurarono il primo collegamento a battello (con il Bellevue) fra Thun e Neuhaus (Unterseen), il lago di Brienz fu percorso da un primo vaporetto nel 1839. Ai collegamenti ferroviari e lacuali con Interlaken seguirono, nel 1890, le linee ferroviarie nelle due valli della Lütschine. L'invenzione della locomotiva a cremagliera consentì di superare anche tratti ripidi con ferrovie di montagna (Brienzer Rothorn, 1892; Schynige Platte, 1893; Jungfraujoch, 1912), mentre su tratti più brevi vennero costruite funicolari (la prima a Giessbach nel 1879). Dal 1914 il calo del turismo si ripercosse anche sugli impianti di risalita; un nuovo boom di costruzioni cominciò solo dopo il 1950, quando le numerose cabinovie, seggiovie e sciovie servirono soprattutto a un turismo invernale in rapido aumento.

Lavori alla galleria di base del Lötschberg nella valle della Kander (1996) © KEYSTONE.
Lavori alla galleria di base del Lötschberg nella valle della Kander (1996) © KEYSTONE.

L'ondata di motorizzazione dopo la seconda guerra mondiale fece scattare anche i lavori per la rete delle strade nazionali. In base al programma di costruzione approvato nel 1960, oggi i collegamenti si concentrano nell'Altopiano inferiore, rendendo quindi dominante anche nel territorio bernese il traffico est-ovest. La A1 fra la zona di Niederbipp, Berna e Morat è in esercizio sull'intera lunghezza dal 1981, mentre la A12 per Friburgo era già terminata nel 1977; la A5 lungo il lago di Bienne è stata costruita tra il 1973 e il 1989, e dal 2002 collega Bienne a Soletta e alla A1; al tratto ancora oggi mancante attraverso la città di Bienne si aggiungeranno la tratta orientale tra Brügg e Bözingen (2008-2009) e quella occidentale fra Brügg e il lago di Bienne (entro il 2015). La A6, che risale agli anni 1966-1973, collega Berna con l'Oberland; la A8, suo prolungamento da Spiez al passo del Brünig (1957-1994), è in prevalenza una semiautostrada a due corsie. La A16, che dal 1997 unisce Bienne a Tavannes, dovrebbe raggiungere il canton Giura verso il 2010. A seguito dei crescenti problemi ambientali, legati in gran parte al traffico su gomma, negli anni 1990 il popolo svizzero ha deciso di spostare in misura maggiore su rotaia i transiti attraverso le Alpi; nel quadro della nuova trasversale ferroviaria alpina (NTFA) è quindi in costruzione una linea di base del Lötschberg, che entrerà in esercizio probabilmente nel 2007.

Turismo

Veduta dei bagni di Gurnigel nel canton Berna. Acquaforte al tratto acquerellato di Marquard Wocher, 1779 (Kunstmuseum Bern, deposito della Fondazione Gottfried Keller).
Veduta dei bagni di Gurnigel nel canton Berna. Acquaforte al tratto acquerellato di Marquard Wocher, 1779 (Kunstmuseum Bern, deposito della Fondazione Gottfried Keller).

Dopo il 1650 l'autorità bernese autorizzò l'apertura di bagni pubblici con diritto di locanda, che ebbero presto un ampio gradimento presso tutti i ceti sociali e che costituirono la premessa per la nascita, nel XVIII secolo, del turismo termale (specialmente nell'area fra Alta Argovia, Emmental e Oberland bernese). Dal profilo numerico erano prevalenti i bagni locali con pochi letti e attrezzature semplici (50 nel 1862), ma più importanti sul piano turistico furono le stazioni di cura termale (20 nel 1862); fra queste, alla fine del XIX secolo assunsero tratti mondani, con grandi alberghi e divertimenti ricercati, il Gurnigelbad nella zona del Gantrisch e Weissenburg, Heustrich (Aeschi bei Spiez), Faulensee e Lenk nell'Oberland. Con la prima guerra mondiale la moda dei bagni cessò di colpo; alla fine del XX secolo erano ancora importanti solo due centri di cura (Lenk, Schwefelbergbad).

Dal XVIII secolo alla costruzione delle ferrovie il Giura conobbe un turismo di transito, con echi anche letterari. Nell'Oberland bernese fu l'entusiasmo per le Alpi a produrre il turismo: dal XVIII secolo descrizioni naturalistiche e resoconti di viaggio (di Jean-Jacques Rousseau, Albrecht von Haller, Johann Wolfgang von Goethe ecc.) portarono all'arrivo di forestieri in visita ai celebri ghiacciai di Grindelwald, spesso riprodotti da illustrazioni, e alle cascate della valle di Lauterbrunnen. Punto di partenza era Interlaken, che nel XIX secolo, per essere facilmente accessibile per strada, su battello e in ferrovia, si trasformò in stazione turistica internazionale; la sua fama si consolidò grazie ai grandi alberghi di prestigio (Jungfrau e Victoria dal 1860), ai parchi, alle strade da passeggio e al Kursaal (1859). I nuovi mezzi di trasporto favorirono il rapido sviluppo delle strutture alberghiere intorno ai laghi di Thun e di Brienz (Thun, Giessbach) e nelle valli di Meiringen (Rosenlaui, Reichenbach), di Grindelwald e di Lauterbrunnen (Mürren, Wengen), dopo il 1900 anche nel Simmental (Lenk), nella zona di Saanen (Saanen, Gstaad) e in quella di Frutigen (Adelboden, Kandersteg).

La capanna Gleckstein ai piedi del Wetterhorn. Fotografia, 1896 (Museo Alpino Svizzero, Berna).
La capanna Gleckstein ai piedi del Wetterhorn. Fotografia, 1896 (Museo Alpino Svizzero, Berna). […]

Dalla metà del XIX secolo il turismo è nel canton Berna un fattore economico importante, soggetto peraltro a mode alterne. Nel XIX secolo furono in voga le cure idropiniche, la cura del siero e l'alpinismo, a cui si devono le vie di accesso alle vette (prima scalata della Jungfrau e del Finsteraarhorn, rispettivamente 1811 e 1812; «anni d'oro» dell'alpinismo, 1855-1865) e la rete di capanne del Club alpino svizzero (CAS); dal 1890 vari impianti di risalita consentirono di accedere a mete escursionistiche d'alta quota. Un influsso durevole esercitò, dalla fine del XIX secolo, il turismo invernale (sport invernali), specialmente legato alla pratica dello sci (dal 1891); nel 1888 Grindelwald fu la prima stazione di cura a inaugurare la stagione invernale.

Dal 1950 i centri turistici cominciarono a tenere conto soprattutto degli sport di massa (sci, escursionismo ecc.) e della tendenza alla pratica di attività sportive e culturali. Impianti all'aperto e coperti, mezzi di risalita e piste di sci (da discesa e da fondo) divennero la norma per le stazioni invernali; negli anni 1980 e 1990 l'offerta si è estesa a discipline sportive di tendenza e più rischiose, per attirare un pubblico giovanile specialmente nella stagione estiva. Un cambiamento vistoso si ebbe anche nella composizione sociale degli ospiti: se fino alla prima guerra mondiale le località turistiche erano frequentate soprattutto dall'élite britannica, dagli anni 1950 un settore alberghiero e paralberghiero a prezzi contenuti (appartamenti di vacanza, colonie, campeggi) e il turismo di massa, di gruppo e giornaliero, hanno reso accessibile la montagna a tutti i ceti.

Il turismo ha reso possibile alla popolazione montana del cantone l'accesso a molteplici forme di reddito accessorio. Il frenetico sviluppo alberghiero del periodo 1890-1914 (107 aziende nel 1880, 665 nel 1912) è stato tuttavia seguito da crolli congiunturali (guerre mondiali, anni 1930), che si è tentato di superare con l'industria domestica e il lavoro in aziende federali. I piani turistici attuali mirano pertanto a un coordinamento con l'agricoltura alpina, la selvicoltura e l'edilizia e a un equilibrio fra stagione estiva e stagione invernale. Interlaken si è evoluta a centro di congressi; negli anni 1950 e 1960 sono divenute mete di gitanti anche diverse località dei laghi di Bienne, di Neuchâtel e di Morat (giro in battello dei tre laghi ecc.), del Giura e dell'Emmental (vacanze-avventura ecc.).

Società

Ceti e politica sociale

La storia sociale bernese del XIX secolo è ben studiata, ma con differenze da regione a regione; meno nota è la situazione dell'Oberland, dell'Alta Argovia e del Giura meridionale. Sul XX secolo esistono numerosi studi specifici, ma manca un'opera che offra un quadro di insieme.

Intorno al 1800 la società rurale si divideva, in base ai terreni agricoli, ai capi di bestiame e agli alimenti posseduti, in quattro ceti: nell'Altopiano e nel Giura contadini-proprietari che producevano per il mercato, contadini che producevano per sé, non-contadini con autoapprovvigionamento parziale e persone prive di terreni; nell'area alpina contadini produttori di formaggio con molte mucche (bovini), contadini con poche mucche, proprietari di capre e nuclei familiari privi di bestiame. Il profilo sociale delle sei regioni bernesi era influenzato dal diritto successorio: nel Seeland, in Alta Argovia e nel Giura meridionale la spartizione delle proprietà fra tutti i figli del defunto portava alla creazione di una rete di piccole fattorie e a una forte diffusione del commercio, dell'artigianato e dell'industria domestica, mentre nell'Emmental e in parti dell'Altopiano il passaggio ereditario dei terreni a un solo figlio maschio aveva come conseguenza la formazione di poderi di grande estensione, con una percentuale molto ridotta di piccole aziende. Quanto all'Oberland, nella sua parte orientale era assente un ceto ricco perché terreni, bestiame e riserve alimentari erano distribuiti in modo quasi uniforme, mentre verso ovest le disparità sociali aumentavano. Ovunque il prestigio sociale e il potere politico si basavano in ampia misura sul possesso di terre coltivabili e sul bestiame; ciò valeva anche per la popolazione delle città, la cui élite (ex membri del patriziato cittadino, cittadini ricchi) investiva i propri patrimoni non in fabbriche ma in tenute agricole.

Nel XIX secolo i mutamenti sociali ebbero modalità diverse a dipendenza della regione. Nel distretto di Büren, ad esempio, quasi ogni nucleo familiare partecipava ai beni comuni (boschi, campi, pascoli) e in occasione della loro spartizione ne ottenne una parte; ciò garantì la sopravvivenza a Tauner e piccoli artigiani. Nel distretto di Konolfingen, invece, i beni comuni che nel 1800 non erano ancora spartiti furono assegnati alle grandi fattorie; in mancanza di opportunità lavorative, chi aveva spirito di iniziativa scelse la strada dell'emigrazione.

Se nel XIX secolo era in gran parte la proprietà terriera a determinare il rango sociale, il XX fu caratterizzato in questo ambito da un profondo cambiamento. Mentre i redditi di origine agricola non tenevano il passo, erano ora soprattutto i guadagni ottenuti nell'industria e nei servizi a favorire l'arricchimento e l'ascesa sociale. Da ciò derivò il formarsi di un divario sociale fra le regioni industriali (Giura, Bienne, Alta Argovia), Berna (centro di servizi) e le periferie agrarie lontane dagli agglomerati e non coinvolte dal fenomeno del pendolarismo. Intorno al 1960 la ripartizione dei redditi soggetti all'imposta per la difesa nazionale coincideva in ampia misura con la media svizzera, anche se con notevoli differenze all'interno del cantone; fra le persone fisiche prevalevano in misura massiccia le fasce di reddito inferiori. Nel 1987, secondo uno studio, ca. il 15% della popolazione bernese viveva in uno stato di povertà che per legge dava diritto a prestazioni complementari all'Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) e all'Assicurazione contro l'invalidità (AI), con carenze in settori essenziali quali l'alloggio, l'alimentazione, la salute.

In materia di politica sociale, fin dal tardo XVII secolo competeva alle singole comunità locali, politiche e religiose (comune parrocchiale), la pubblica assistenza per i propri attinenti. Se nel Seeland e nell'Alta Argovia gli oneri sociali restavano sopportabili, in parti dell'Altopiano e specialmente nell'Emmental o nella zona di Schwarzenburg la povertà di massa (pauperismo) del decennio a cavallo del 1850 gravava sui comuni e sulla popolazione locale in misura insostenibile, nonostante la forte emigrazione: i poveri che abitavano altrove, infatti, continuavano a pesare sul bilancio sociale del loro comune di origine. Quando entrò in vigore il principio per cui ad assistere i poveri dovevano essere i comuni di domicilio e apposite associazioni private (1847), la rete sociale si ruppe e il canton Berna precipitò in una crisi profonda; la legge del 1857 sugli indigenti, pur conservando l'obbligo dell'assistenza per il comune di domicilio, prescrisse perciò interventi sussidiari a carico dei parenti e dello Stato. Dopo una fase di alta congiuntura, la crisi economica seguita al 1880 fece emergere le debolezze della nuova regolamentazione (esclusione dei comuni patriziali dagli obblighi sociali, insufficienza dei contributi statali, repressione incostituzionale degli immigrati poveri da parte dei comuni), rendendo necessaria una nuova riforma. La legge del 1897 sui poveri e sul domicilio stabilì una compensazione intercomunale degli oneri in base a un'apposita imposta cantonale, mentre la sua revisione del 1960 garantì agli assistiti una maggiore tutela dei loro diritti personali.

Modi di vivere

I modi di vivere e le mentalità, così come le forme di convivenza e di separazione sociale, sono stati studiati solo per singoli gruppi o in ambito locale: sono ben conosciute, ad esempio, la situazione della borghesia urbana bernese e della classe operaia nelle città del XIX e del primo XX secolo, ma anche le conseguenze locali della nascita di agglomerati urbani. Sul rapporto fra modelli teorici e realtà della vita e cultura contadina esistono già i primi risultati di ricerca.

Fin dopo la seconda guerra mondiale, in generale, sussistevano forti differenze sociali fra città e campagna; tuttavia, anche all'interno della popolazione rurale era a volte netto il contrasto (ben osservato e descritto per esempio da Albert Bitzius) fra i grandi contadini dotati di servitù e i piccoli contadini o i poveri privi di terre. Il modello familiare della popolazione cittadina, in cui il capofamiglia esercitava una professione e la moglie doveva occuparsi esclusivamente dei doveri domestici, di fatto non poteva comunque essere riprodotto neppure nelle aziende contadine di discrete dimensioni: fino alla prima ondata di meccanizzazione (1890 ca.) la vita in fattoria obbligava tutti i membri della famiglia a cooperare, rendendo inoltre necessario il ricorso, in tempi di raccolto, a giornalieri e lavoratori itineranti.

Chästeilet a Sigriswil, nello Justistal. Fotografia di Ernst Brunner, 1947 (Schweizerisches Institut für Volkskunde, Basilea).
Chästeilet a Sigriswil, nello Justistal. Fotografia di Ernst Brunner, 1947 (Schweizerisches Institut für Volkskunde, Basilea). […]

Nei villaggi divennero importanti luoghi di incontro, oltre alle osterie, i molti caseifici di fondovalle creati nel XIX secolo. Dopo il 1860, quando la ferrovia permise di importare cereali da zone produttive più favorevoli, ne derivò una crisi agraria che liberò manodopera rurale; poiché contemporaneamente l'industrializzazione creava posti di lavoro nelle città, l'esodo dalle campagne contribuì a far crescere la classe operaia urbana. A seguito di questi cambiamenti della struttura sociale urbana e rurale, sorsero cooperative di consumo (a Berna nel 1890) e cooperative agricole (a Uettligen nel 1887), che traevano origine dalle esigenze di aiuto reciproco specialmente di operai e contadini; nei decenni successivi questi enti collettivi si diffusero in tutto il cantone (cooperativismo), assumendo funzioni di rilievo sia nelle città sia nei villaggi.

Nei centri urbani del XIX secolo le differenze sociali erano particolarmente forti. Solo lentamente si attenuarono le distinzioni fra i ceti; a Berna, per esempio, fin verso il 1900 la vita politica e sociale fu dominata dai membri del patriziato cittadino e dagli altri cittadini, benché fra il 1809 e il 1910 la loro percentuale rispettivamente alla popolazione complessiva scendesse da meno del 20% al 5%. La borghesia industriale, a cui in gran parte si doveva la crescita economica della città, non proveniva invece da tali ceti, ma da famiglie immigrate a Berna nel corso del XIX secolo.

Anche il ventaglio delle professioni e dei modi di vivere era più ampio nei centri urbani. Intorno al 1850 il gruppo professionale più consistente era quello delle donne di servizio nelle case borghesi (soprattutto donne di campagna, per lo più giovani, che normalmente andavano a servizio per qualche anno prima di sposarsi); la categoria perse importanza dopo la prima guerra mondiale, con le nuove possibilità di impiego (impiegati) offerte alle donne dall'industria, dal commercio al dettaglio, dal settore alberghiero e dai lavori d'ufficio.

La classe operaia urbana cominciò a organizzarsi verso il 1890. Precursori del movimento operaio erano stati i garzoni del settore artigiano, che fin dal 1844 si erano uniti in sezioni della Società del Grütli; nel cantone quest'ultima raggiunse la massima espansione (2700 membri e 40-60 sezioni) fra il 1890 e il 1910, ma intorno al 1900 fu superata nel numero degli affiliati dal Partito socialista. In parallelo all'organizzazione politica gli operai, che spesso abitavano in quartieri vicino alle fabbriche, svilupparono una propria cultura. Le loro associazioni e i loro sindacati si fusero (a Berna nel 1878 e nel 1890, a Bienne nel 1888) nelle Unioni operaie, che divennero i centri nevralgici, politici e sociali, della classe lavoratrice. Le prime maggioranze di sinistra nel legislativo e nell'esecutivo comunale risalgono al 1918 per Berna, al 1921 per Bienne.

Le associazioni, sorte specialmente dopo il 1848, erano molteplici e in alcuni casi distinte a seconda del ceto e del sesso. Nel XIX secolo quelle cittadine del ceto borghese coltivavano il canto (primi cori maschili di Thun, Berna e Langenthal, rispettivamente 1829, 1833 e 1841; Liedertafel di Bienne, 1832), la ginnastica (a Berna con la Vaterländische Turngemeinde, prima società ginnica della Svizzera, 1816, e il Bürgerturnverein, 1832) o il tiro, mentre le associazioni di artigiani e piccoli commercianti (a Berna dal 1839, a Langenthal dal 1852, a Worb dal 1865) curavano gli interessi professionali del ceto medio. La Società  di commercio e dell'industria (1860) e l'Unione cantonale bernese d'arti e mestieri (1865 e 1882) rappresentavano interessi economici a livello cantonale (camere di commercio).

Il secondo Congresso svizzero per gli interessi femminili, che ebbe luogo nel 1921 all'Università di Berna. Fotografia anonima (Archiv Gosteli-Foundation, Worblaufen, Nachlass Agnes Debrit-Vogel).
Il secondo Congresso svizzero per gli interessi femminili, che ebbe luogo nel 1921 all'Università di Berna. Fotografia anonima (Archiv Gosteli-Foundation, Worblaufen, Nachlass Agnes Debrit-Vogel). […]

Il numero delle associazioni femminili, impegnate nella maggior parte dei casi nell'assistenza sociale, aumentò fortemente specialmente negli anni 1890-1910 (ca. 600 nuovi gruppi). A partire dagli anni 1920 sorsero sodalizi femminili nelle campagne (poi confluite nel 1930 nella Federazione delle società delle contadine bernesi, Unione delle donne contadine svizzere), che, adoperandosi per migliorare l'autoapprovvigionamento e la conduzione dell'economia domestica, esercitarono una grande forza di attrazione anche sulle donne che pur vivendo in campagna non erano contadine.

L'alta congiuntura del periodo 1945-1974 portò un benessere mai visto, che cambiò radicalmente i modi di vivere: fasce sempre più ampie di popolazione destinavano parte del tempo libero all'acquisto di beni di consumo, con conseguente nascita di centri commerciali lungo i maggiori assi stradali (ad esempio lo Shoppyland di Schönbühl, 1975). L'estendersi delle periferie, dagli anni 1960, ruppe i confini fra vita urbana e vita rurale, mentre aumentavano in misura massiccia sia il bisogno di energia e di spazio sia la mobilità lavorativa e ricreativa (in particolare intorno agli agglomerati); a Münchenbuchsee, ad esempio, nel periodo 1950-1990 il consumo lordo individuale di energia si moltiplicò per 13 (contro il fattore 5,5 della media svizzera).

Negli anni 1950 e nei primi anni 1960 i valori borghesi vennero assimilati trasversalmente, da tutti i ceti; i disordini giovanili che scoppiarono, specialmente nelle città, nel 1968 e dal 1980 contestarono tuttavia radicalmente quei canoni di riferimento, aprendo la strada a una nuova contro-cultura antiborghese.

Nel 1910 la percentuale di stranieri nel canton Berna era pari al 6% (11% nel capoluogo, 12% a Bienne); si trattava soprattutto di persone provenienti dall'Italia, legate alla propria tradizione culturale. Dopo una flessione nel periodo 1914-1945, tornarono a formarsi grandi colonie di lavoratori dell'Europa meridionale (11% di stranieri nel 1970); dopo il 1980 acquisì un peso maggiore l'immigrazione dall'Europa sud orientale e da altri continenti. Nel contempo si ampliava il ventaglio degli stili di vita, come mostra specialmente il comportamento negli svaghi (musica, viaggi) e nei consumi (alimentazione); un altro esempio di allentamento dei confini fra culture è il carnevale cittadino di Berna, reintrodotto nel 1982.

Il Giura bernese ha, per vari aspetti, una posizione particolare. Oltre ad appartenere all'area linguistica e culturale francofona, sempre minoritaria nel cantone (7,9% nel 1990), è poco urbanizzato e reca l'impronta decisiva dell'industria orologiera, che presenta una struttura decentrata; la classe operaia, numericamente cospicua, si riconosceva pertanto piuttosto nei modelli piccoloborghesi. Testa di ponte fra le due regioni linguistiche è Bienne, con una quota di francofoni stabile (ca. 30%) dal 1900.

Chiese e vita religiosa, istruzione e cultura

Movimenti religiosi cristiani e non cristiani

Dopo l'intermezzo dell'Elvetica, durante la Mediazione e la Restaurazione la Chiesa riformata bernese tornò sostanzialmente alle forme e ai contenuti di un tempo. Benché dall'annessione del Giura (1815) il cantone fosse confessionalmente misto, un esponente della vecchia Berna che anche dopo quella data avesse abbracciato il cattolicesimo – come fece nel 1820 Karl Ludwig von Haller – si sarebbe gravemente compromesso sul piano politico.

Il movimento del Risveglio, penetrato nel cantone dalla Svizzera francese agli inizi del XIX secolo, ponendo l'accento non sull'intelletto ma sulla pietas riuscì ad attirare l'interesse sia di domestici e artigiani sia di uomini e donne del patriziato. La sua guida spirituale a Berna, Karl von Rodt, nel 1829 rinunciò per motivi religiosi a una carriera politica e fu bandito dal cantone; rientratovi nel 1831, fondò nel 1833 la Comunità evangelica libera, indipendente dalla Chiesa nazionale. Più radicata nelle campagne era la Società evangelica, che si costituì anch'essa nel 1831 e i cui membri restarono invece fedeli alla Chiesa bernese.

Nonostante la Costituzione cantonale liberale del 1831 garantisse la libertà religiosa, i radicali, saliti al governo nel 1846, combattevano, soprattutto attraverso la loro stampa, la Chiesa e la fede. Di qui la nascita di forze antagoniste che nella capitale, dopo aver protestato contro l'offerta di una cattedra all'Università di Berna al professore liberale di teologia Eduard Zeller (affare Zeller, 1847), fondarono scuole superiori di ispirazione cristiana: nel 1851 la nuova scuola femminile, nel 1854 l'istituto magistrale evangelico (Muristalden), nel 1859 il Freies Gymnasium. Sul piano ecclesiale i riformati bernesi si dividevano, nel XIX secolo, in «riformisti» e «positivi». I primi, guidati per esempio da Albert Bitzius o dai fratelli Eduard ed Ernst Friedrich Langhans, sottolineavano la ragione, il progresso e la pratica caritativa, i secondi l'attaccamento a Cristo, la fedeltà alla Bibbia e l'attività missionaria sia interna sia esterna; tra queste due correnti vi erano infine i poco numerosi «mediatori», raccolti intorno al pastore Edmund von Steiger (poi membro del governo cantonale) e al pastore-scrittore Gottfried Strasser.

Il principale esponente bernese del movimento religioso-sociale nato agli inizi del XX secolo fu il pastore Karl von Greyerz. Alla fine del XIX secolo e nel XX secolo la Chiesa riformata cantonale riuscì a evitare la minaccia di una disgregazione in singole comunità religiose, ma perse molta della sua autorevolezza nella vita pubblica quotidiana. La legge del 1945 sulle Chiese portò fra l'altro il suffragio femminile in tutte le comunità evangeliche; poiché però molti dettagli restavano controversi fra le varie tendenze ecclesiali, il testo fu accettato in votazione popolare solo di misura (raccogliendo proporzionalmente più consensi nel Giura settentrionale, in maggioranza cattolico, che vedeva di buon occhio la scomparsa dell'obbligo di autorizzazione statale per decreti delle autorità ecclesiastiche). Una conseguenza della Guerra fredda fu la disputa che coinvolse la Chiesa bernese negli anni 1949-1951, durante la quale Markus Feldmann (membro del governo cantonale e futuro Consigliere federale) accusò pubblicamente Karl Barth e i suoi sostenitori di essere intolleranti verso altre tendenze ecclesiali e troppo dipendenti da Mosca.

Il «vecchio cantone» non aveva regioni cattoliche, ma nel 1799, quando Berna divenne capitale dell'Elvetica, i delegati dei cantoni cattolici chiesero di poter seguire le funzioni nella loro confessione; il primo parroco cattolico di Berna fu un celebre pedagogo, il padre friburghese Gregor Girard. Dal 1819, analogamente, gli allievi cattolici della scuola militare federale di Thun poterono fare capo alla chiesa di Scherzligen per la celebrazione della messa.

Nel 1815 il cantone ottenne, con l'unione del Giura, una quota di popolazione cattolica a cui venne garantita la libertà di religione. Nel 1864 fu costruita a Berna la chiesa cattolica dei SS. Pietro e Paolo; poiché il governo la assegnò nel 1874 ai cattolici-cristiani, nel 1899 venne eretta a uso dei cattolici la chiesa della Trinità. Le parrocchie cattoliche del Giura furono riconosciute enti di diritto pubblico nel 1893, quelle della «parte vecchia» del cantone nel 1939.

Durante il Kulturkampf il governo cantonale (in particolare il direttore del culto, Wilhelm Teuscher) cercò di annullare l'influsso del vescovo di Basilea nel Giura settentrionale cattolico e di promuovere la nascita di una Chiesa indipendente da Roma; parrocchie cattolico-cristiane, tuttavia, si formarono solo a Laufen, Saint-Imier, Bienne e Berna. Nel XX secolo la piccola facoltà cattolico-cristiana dell'ateneo bernese, fondata nel 1874, diede un contributo di rilievo al movimento ecumenico; nel 2001 è stata annessa alla facoltà teologia evangelica.

Data la struttura prevalentemente rurale del cantone, la percentuale della popolazione ebraica è sempre stata nettamente inferiore rispetto alla media svizzera; lo stesso vale per quella islamica, aumentata però di molto alla fine del XX secolo. Entrambi i gruppi religiosi si sono stabiliti soprattutto negli agglomerati urbani. La prima sinagoga di Berna (poi sostituita da un edificio più grande nel 1906) fu aperta nel 1855, mentre la prima di Bienne risale al 1882; le due comunità israelite del cantone sono riconosciute come istituzioni di diritto pubblico dal 1997. I musulmani hanno a disposizione, oltre a sale di preghiera minori, i centri islamici di Berna e di Bienne, aperti di recente.

Istruzione e cultura

«La città o il cantone? La città e il cantone!». Manifestino in vista della votazione cantonale del 13 dicembre 1903 (Burgerbibliothek Bern).
«La città o il cantone? La città e il cantone!». Manifestino in vista della votazione cantonale del 13 dicembre 1903 (Burgerbibliothek Bern). […]

Già all'inizio del XIX secolo alcune scuole private (ad esempio Hofwil) offrivano ai fanciulli un'educazione adeguata. Contro il fenomeno dell'assenza scolastica, particolarmente grave nel cantone anche a causa della partecipazione ai lavori agricoli, per lungo tempo neppure la concezione liberale della scolarità primaria obbligatoria ebbe molta efficacia, nonostante le numerose leggi sulla scuola (1835, 1860, 1870); la frequenza scolastica divenne più regolare solo dopo il 1900. Città e sedi di mercato disponevano di un'offerta formativa più ampia, con scuole secondarie (dagli anni 1830) e proginnasi (a Bienne dal 1817, a Thun dal 1838, a Burgdorf dal 1855), promossi poi a scuole superiori sull'onda del decentramento delle scuole secondarie (dal 1872); nel 2000 esistevano 15 scuole superiori cantonali (oltre a quelle private). L'insegnamento migliorò grazie a misure quali la formazione dal 1833 dei docenti in istituti magistrali statali e privati (oggi alte scuole pedagogiche), il miglioramento retributivo dei maestri (dal 1850), l'apertura della Schulwarte (collezione dei libri scolastici, dal 1879) e la formazione professionale permanente (XX secolo); gli iter formativi restarono separati per sessi fino agli anni 1970 (fra l'altro con uno dei primi istituti magistrali femminili della Svizzera, aperto a Niederbipp nel 1838). Più tardivo fu lo sviluppo dell'istruzione professionale: agli atelier di apprendistato della città di Berna (1888) fecero seguito le scuole professionali e gli istituti tecnici (oggi scuole universitarie professionali) a Bienne (1890) e a Burgdorf (1892). La Hohe Schule di Berna, trasformata in Accademia nel 1805, divenne nel 1834 l'Università di Berna.

La Biblioteca cittadina di Berna, assegnata nel 1852 al comune patriziale, fu ampliata nel 1903 a Biblioteca della città e dell'Università; dal 1951 dipende da una fondazione sostenuta da cantoni, comuni e comune patriziale. Altre biblioteche sono quella centrale del parlamento e dell'amministrazione federale (dal 1849), la Biblioteca nazionale svizzera (dal 1895) e la Biblioteca civica (con manoscritti e con il corpus Bernensia). Dal 1963 la commissione cantonale delle biblioteche scolastiche e comunali si occupa di potenziare il settore bibliotecario pubblico, attraverso la realizzazione di una rete bibliotecaria cantonale.

I musei di Berna – Kunstmuseum (dal 1879), Museo storico (dal 1896), Museo di storia naturale (dal 1933) – si sono sviluppati a partire da collezioni e gabinetti precedenti. Dopo il 1945 sono sorti numerosi musei regionali, sostenuti da associazioni, che conservano raccolte private di oggetti della cultura abitativa e lavorativa di un tempo. Di importanza sovraregionale sono il Museo svizzero all'aperto della casa rurale (Ballenberg, 1968), la Fondazione Abegg di Riggisberg, derivata dalla collezione privata di Werner Abegg (specialmente tessili, 1967) e il museo dello Jugendstil nel castello di Hünegg a Hilterfingen (1966). Nel 2002 hanno preso avvio a Berna i lavori di costruzione del Centro Paul Klee (apertura nel 2005).

La Società di musica di Berna, che dal 1819 organizza concerti nella capitale, nel 1858 creò la scuola di musica, da cui poi ebbe origine il Conservatorio di musica e teatro; oggi sostiene l'Orchestra sinfonica di Berna, fondata nel 1877, una delle maggiori orchestre svizzere. L'orchestra professionale di Bienne risale al 1969; formazioni concertistiche amatoriali con singoli esecutori professionisti sono attive fra l'altro a Thun, Burgdorf e Langnau. Fama internazionale hanno acquisito a Gstaad il festival Menuhin (Yehudi Menuhin) e l'Accademia omonima per nuovi solisti. Alla passione ottocentesca per gruppi familiari di armonica a bocca e fisarmonica, per formazioni di corno delle Alpi e per cori di jodler (Oberland, Emmental) sono subentrati i filoni musicali internazionali e la moda delle canzoni dialettali di autori locali.

I tratti tipici della letteratura svizzera – fra cui la sobrietà formale e la tendenza a giustificare le norme sociali – spiccano particolarmente nelle opere letterarie di autori bernesi. Fin dagli anni a cavallo del 1900 diversi scrittori del cantone, fra cui emergono per originalità Friedrich Glauser, Robert Walser, Carl Albert Loosli e Walter Vogt, si ribellarono a simili scelte; alcuni emigrarono (Paul Nizon), altri ricorsero alla fantasia per superare gli stretti limiti imposti dalla quotidianità (Gertrud Wilker, Kurt Marti, Jörg Steiner). Nel medesimo periodo, la letteratura dialettale coltivava il sentimento patriottico e il senso di identità bernese (Rudolf von Tavel, Otto von Greyerz, Simon Gfeller). Dagli anni 1960 il dialetto locale è tornato a nuova vita grazie alle canzoni d'autore (Mani Matter); negli anni 1970 si è pure sviluppato un rock dialettale (Polo Hofer). Risonanza mondiale hanno ottenuto Il Robinson svizzero di Johann David Wyss (tedesco 1812-1813, opera svizzera fra le più tradotte), la narrativa di Jeremias Gotthelf e i drammi di Friedrich Dürrenmatt.

Famiglia di artigiani ceramisti ad Heimberg. Fotografia di Ernst Brunner, 1945 (Schweizerisches Institut für Volkskunde, Basilea).
Famiglia di artigiani ceramisti ad Heimberg. Fotografia di Ernst Brunner, 1945 (Schweizerisches Institut für Volkskunde, Basilea).

Nelle arti figurative i cosiddetti Kleinmeister bernesi (Franz Niklaus König, Gabriel Lory padre e Gabriel Lory figlio), indifferenti verso ogni rivolgimento politico degli anni a cavallo del 1800, lavorarono per una clientela di turisti. Gli artisti attivi nel giovane Stato liberale erano ormai liberi dall'influsso della Chiesa e del patriziato cittadino, ma non beneficiavano di alcun sostegno pubblico. Le montagne, i contadini e le figure eroiche furono fino al XX secolo i temi caratteristici dell'arte bernese (Albert Anker, Ferdinand Hodler); i suoi esponenti maggiori trovarono motivi di ispirazione e anche i primi ammiratori all'estero (Hodler, Paul Klee, Meret Oppenheim), mentre più vicini alle concezioni artistiche locali erano ad esempio Cuno Amiet, Max Buri e Viktor Surbek. A Berna l'arte moderna venne esposta, specialmente all'epoca della direzione di Arnold Rüdlinger e di Harald Szeemann, dalla Kunsthalle (fondata nel 1918), poi anche dal Kunstmuseum. Opere di arti decorative di buona qualità erano le ceramiche contadine di Langnau e di Heimberg e i lavori di intaglio del legno prodotti dalla scuola di Brienz, attiva dal 1884.

Lo Stadttheater di Berna, costruito nel 1903 sul Kornhausplatz, offriva un cartellone tradizionale, imperniato specialmente sul repertorio classico e sull'opera. A inaugurare la fitta attività delle cantine-teatro e dei teatri da camera nella città provvide nel 1959 l'Atelier-Theater (Das Theater dal 1996). Un notevole livello fu raggiunto a Bienne dallo Städtebundtheater, attivo dal 1927; dal 1945 si hanno rappresentazioni teatrali anche a Burgdorf, a Langenthal e in centri minori come Spiez o Jegenstorf. Il teatro popolare si sviluppò intorno al 1900, con Festspiel commemorativi (spettacoli di Guglielmo Tell di Interlaken, dal 1912), teatri amatoriali (Heimatschutztheater Bern, 1915; Emmentaler Liebhaberbühne, 1960) e teatri di associazioni; recentissima, invece, è la tendenza a organizzare in zone rurali spettacoli estivi all'aperto. Godono di sussidi pubblici l'istituto di studi teatrali (Università di Berna), la Collezione svizzera del teatro e attività filodrammatiche di scuole o gruppi giovanili.

La festa dei pastori svizzeri, celebrata a Unspunnen nel canton Berna il 17 agosto 1805. Acquaforte acquerellata dell'artista di Brienz Jean Stähli (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen).
La festa dei pastori svizzeri, celebrata a Unspunnen nel canton Berna il 17 agosto 1805. Acquaforte acquerellata dell'artista di Brienz Jean Stähli (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen). […]

Le feste alpigiane di Unspunnen (1805, 1808) resero noti a livello internazionale i cosiddetti giochi nazionali svizzeri; fra questi, alcuni sono particolarmente diffusi nel cantone (specialmente Hornussen e lotta svizzera). Per migliorare le attitudini militari, lo Stato promosse il tiro e la ginnastica; varie feste federali di entrambe le discipline si svolsero in territorio cantonale. I pedagoghi bernesi Phokion Heinrich Clias, Adolf Spiess e Johannes Niggeler modernizzarono l'insegnamento della ginnastica. Dagli anni 1880 si accrebbe progressivamente il numero degli sport praticati; particolarmente diffusi nel cantone erano lo sci (prima gara svizzera sul Gurten, 1902; corsa del Lauberhorn, dal 1930), il calcio (club dello Young Boys dal 1898, finale a Berna del campionato mondiale nel 1954), il disco su ghiaccio (SC Berna dal 1931, campionati mondiali nel 1970 e 1990) e il curling (campionati mondiali nel 1974 e 1979). A Bremgarten bei Bern si svolsero, per un certo periodo, anche corse automobilistiche (Gran Premio di Svizzera, 1934-1954). Numerosi impianti sportivi e varie manifestazioni favoriscono l'ampio ventaglio dello sport di massa, diffusosi dopo il 1945.

Corsa automobilistica a Bremgarten: Grand Prix della Svizzera 1934 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Archivio federale dei monumenti storici, Collezione Photoglob).
Corsa automobilistica a Bremgarten: Grand Prix della Svizzera 1934 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Archivio federale dei monumenti storici, Collezione Photoglob).

Riferimenti bibliografici

  • Archives de l'Etat de Berne, Berna.
  • Burgerbibliothek Bern, Berna.
  • Musée d'histoire de Berne, Berna.
  • Stadtarchiv Bern, Berna.
  • Universitätsbibliothek Bern, Berna.
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  • Steck, Rudolf; Tobler, Gustav (a cura di): Aktensammlung zur Geschichte der Berner-Reformation 1521-1532, 2 voll., 1918-1923.
Evoluzione storiografica
  • Quando i membri del patriziato bernese lasciarono la guida del cantone (1831), diversi loro esponenti si dedicarono allo studio della storia della loro patria: Bernhard Emanuel von Rodt scrisse una Geschichte des Bernischen Kriegswesens (1831-1834), Johann Ludwig Wurstemberger una Geschichte der Alten Landschaft Bern (1862), Eduard von Wattenwyl una Geschichte der Stadt und Landschaft Bern (1867-1872). Johann Anton von Tillier occupò invece cariche politiche a livello cantonale e federale, utilizzando poi quelle esperienze, oltre a scoperte documentali e personali, sia nella Geschichte des eidgenössischen Freistaates Bern (1838-1840) sia nelle sue memorie (1843-1855). Grazie all'iniziativa di Moritz von Stürler, nel 1883 prese il via la pubblicazione di documenti relativi alla «parte vecchia» del cantone (Fontes rerum Bernensium). Gustav Tobler, titolare della cattedra di storia svizzera all'Università di Berna, scrisse specialmente studi monografici (segnatamente sulla storiografia), il suo successore Richard Feller una monumentale Geschichte Berns fino al 1798 (4 voll., 1946-1960); dallo stesso anno ha preso invece le mosse l'opera di Beat Junker, Geschichte des Kantons Bern seit 1798. Hans von Greyerz, oltre a studiare in particolare lo Stato federale, inaugurò la storia bernese delle idee (Nation und Geschichte im bernischen Denken, 1953). Robert Grimm, leader operaio autodidatta, interpretò gli sviluppi storici secondo una prospettiva socialista (Geschichte der Berner Arbeiterbewegung, 1913; Geschichte der Schweiz in ihren Klassenkämpfen, 1920).
Pubblicazioni in serie e opere di riferimento bibliograficoStudi generali
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  • Direction des affaires communales (a cura di): Armorial du canton de Berne. Les armoiries de l'Etat de Berne, des districts et des communes, 1981.
  • Meyer, Peter (a cura di): Illustrierte Berner Enzyklopädie, 4 voll., 1981-1987.
  • Pfister, Christian: Im Strom der Modernisierung. Bevölkerung, Wirtschaft und Umwelt, 1700-1914, 1995 (Archiv des Historischen Vereins des Kantons Bern, 78).
  • Brodbeck, Andreas; Egli, Hans-Rudolf et al.: Historisch-Statistischer Atlas des Kantons Bern, 1750-1995. Umwelt, Bevölkerung, Wirtschaft, Politik, 1998.
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Dalla Preistoria all'alto Medioevo
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  • Drack, Walter (a cura di): Ur- und frühgeschichtliche Archäologie der Schweiz, 6 voll., 1968-1979.
  • Büttner, Heinrich: Schwaben und Schweiz im frühen und hohen Mittelalter. Gesammelte Aufsätze, 1972.
  • Osterwalder, Christin: «Archäologische Funde und Untersuchungen im Kanton Bern 1970-1980», in: Jahrbuch des Bernischen Historischen Museums, 61/62, 1981/1982, pp. 7-42.
  • Furger, Andres: Die Helvetier. Kulturgeschichte eines Keltenvolkes, 1984.
  • Drack, Walter; Fellmann, Rudolf: Die Römer in der Schweiz, 1988.
  • Archäologie im Kanton Bern. Fundberichte und Aufsätze, 1990-2005; Archäologie Bern. Jahrbuch des Archäologischen Dienstes des Kantons Bern, 2008-.
  • Fellmann, Rudolf: La Suisse gallo-romaine, 1992 (traduzione ampliata dell'edizione tedesca del 1988).
  • Die Schweiz vom Paläolithikum bis zum frühen Mittelalter, 1-, 1993-.
Autorità, politica e istituzioni dal basso Medioevo alla fine del XVIII secolo
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  • Greyerz, Hans von: Nation und Geschichte im bernischen Denken, 1953.
  • Grosjean, Georges: Berns Anteil am evangelischen und eidgenössischen Defensionale im 17. Jahrhundert, 1953.
  • Grosjean, Georges: «Miliz und Kriegsgenügen als Problem im Wehrwesen des alten Bern», in: Archiv des Historischen Vereins des Kantons Bern, 42, 1953, pp. 129-171.
  • Steiger, Christoph von: Innere Probleme des bernischen Patriziates an der Wende zum 18. Jahrhundert, 1954.
  • Guggisberg, Kurt: Bernische Kirchengeschichte, 1958.
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  • Küng, Markus: Die bernische Asyl- und Flüchtlingspolitik am Ende des 17. Jahrhunderts, 1993.
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Lo Stato nel XIX e XX secolo
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Società, economia e cultura nel XIX e XX secolo
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Suggerimento di citazione

Beat Junker; Anne-Marie Dubler; Hans Grütter; Karl H. Flatt; Urs Martin Zahnd; Georges Grosjean; François de Capitani; Christian Pfister; Christian Lüthi; Hans-Rudolf Egli; Paul Messerli; Klaus Aerni; Quirinus Reichen; Franz Georg Maier: "Berna (cantone)", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 18.01.2018(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/007383/2018-01-18/, consultato il 19.03.2024.