Carta oro-idrografica del canton Grigioni con le principali località
[…]
Autrice/Autore:
Florian Hitz
Traduzione:
Alberto Tognola
Il Libero Stato delle Tre Leghe, formato da Lega Caddea, Lega Grigia e Lega delle Dieci Giurisdizioni, fu un Paese alleato della Confederazione (1524-1803), fece parte della Repubblica elvetica come canton Rezia (1799-1803) e costituisce un cantone della Confederazione dal 1803. La Valtellina, Chiavenna e Bormio appartennero alle Tre Leghe come Paesi soggetti dal 1512 al 1797. Nomi ufficiali: Cantone dei Grigioni, Kanton Graubünden, Chantun Grischun; in francese: Grisons. Le lingue ufficiali sono il tedesco e l'italiano, dal 1996 anche il romancio (Rumantsch Grischun); il capoluogo è Coira.
Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Grigioni
Superficie (1995/97)
7105,2 km2
Foresta / Superficie boscata
1 897,1 km2
26,7%
Superficie agricola utile
2 117,3 km2
29,8%
Superficie con insediamenti
127,9 km2
1,8%
Superficie improduttiva
2 962,9km2
41,7%
Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Grigioni - Statistica della superficie
Situato nella parte sudorientale della Svizzera, il territorio cantonale dei Grigioni comprende ca. 150 vallate. Le due valli principali, la Surselva e l'Engadina, si estendono parallelamente alla cresta delle Alpi. Nel Reno confluiscono le acque di buona parte del cantone, caratterizzato da grandi differenze d'altitudine. Sul Piz Lunghin, uno degli spartiacque d'Europa situato sopra il Maloja, nascono l'Inn, che scorre a est verso il Danubio, la Julia, che scende a nord e si immette nel Reno, e la Maira, che sfocia nel Po.
Struttura demografica ed economica del canton Grigioni
Anno
1850
1880a
1900
1950
1970
2000
Abitanti
89 895
93 864
104 520
137 100
162 086
187 058
Percentuale rispetto alla popolazione totale svizzera
3,8%
3,3%
3,2%
2,9%
2,6%
2,6%
Lingua
tedesco
43 664
48 762
77 096
93 359
127 755
romancio
37 794
36 472
40 109
37 878
27 038
italiano
12 976
17 539
18 079
25 575
19 106
francese
115
479
893
819
961
altre
442
1 268
923
4 455
12 198
Religione, confessione
protestanti
51 855
53 168
55 155
69 524
74 391
76 252
cattolicib
38 039
41 711
49 142
66 419
85 803
87 245
cattolico-cristiani
122
82
111
altri
1
112
223
1 035
1 810
23 450
di cui della comunità ebraica
1
38
114
360
98
85
di cui delle comunità islamiche
161
3 913
di cui senza confessionec
610
9 448
Nazionalità
svizzeri
87 707
88 710
89 583
125 964
137 995
158 886
stranieri
2 188
6 281
14 937
11 136
24 091
28 172
Anno
1905
1939
1965
1995
2001
Occupati nel cantone
settore primario
42 304
42 577
9 880
11 417d
9 936d
settore secondario
15 481
14 439
33 186
27 473
24 041
settore terziario
17 697
19 536
34 549
68 446
67 609
Anno
1965
1975
1985
1995
2001
Percentuale rispetto al reddito nazionale svizzero
2,4%
2,4%
2,4%
2,4%
a Abitanti: popolazione residente; lingua, religione e nazionalità: popolazione "presente".
b Compresi i cattolico-cristiani nel 1880 e nel 1900; dal 1950 cattolico-romani.
c Non appartenenti ad alcuna confessione o altra comunità religiosa.
d Censimenti delle aziende agricole 1996 e 2000.
Struttura demografica ed economica del canton Grigioni - Historische Statistik der Schweiz; censimenti federali; Ufficio federale di statistica
Autrice/Autore:
Jürg Rageth
Traduzione:
Carlo Negretti
A tutt'oggi non si segnalano nel canton Grigioni reperti risalenti al Paleolitico (ca. 500'000-8000 a.C.), visto che le valli alpine erano in quel periodo quasi completamente ricoperte dai ghiacciai. Unica eccezione, a Coira-Marsöl, un bivacco di cacciatori dotati di utensili di selce e radiolarite (ca. 11'000-9000 a.C.), che risale alle ultime fasi del Paleolitico. Un luogo di soggiorno e centro di attività manifatturiera frequentato a più riprese e risalente al Mesolitico (ca. 8000-5000 a.C.) è attestato a Mesocco-Tec Nev (oggetti di selce e cristallo di rocca). L'esistenza di abitati e bivacchi riconducibili a quell'epoca è però probabile anche nel resto dei Grigioni, come lasciano supporre le stazioni mesolitiche del Pian dei Cavalli, presso il passo dello Spluga, e in Valchiavenna (entrambe in Italia).
I numerosi insediamenti con attività manifatturiera del Neolitico (ca. 5500-2200 a.C.) si concentrano soprattutto nelle valli più basse e lungo gli assi di transito: Mesocco-Tec Nev, Coira (zone Zindel e Ackermann), Zizers-Friedau, Untervaz-Haselboden, Tamins-Crestis, Cazis-collina di S. Pietro e Castaneda-Pian del Remit. A Coira nella zona Ackermann oltre a strutture insediative con capanne di legno sono state rinvenute anche tracce di solchi d'aratura. I reperti di Coira sono riconducibili alle culture neolitiche di Lutzengüetle e di Pfyn, poste più a nord. Il ritrovamento a Cazis-collina di S. Pietro di numerose seghe di arenaria e di utensili di palco di cervo suggerisce la presenza di attività manifatturiere. Anche i reperti di Cazis indicano un orientamento verso il Reno alpino e la Svizzera orientale (collegamenti con la cultura di Horgen). A Tamins-Crestis sono stati portati alla luce i resti di un insediamento riconducibile al periodo della cultura di Horgen (attorno al 3000 a.C.). La stazione di Mesocco-Tec Nev, utilizzata attorno o dopo il 5000 a.C., è da collegare probabilmente a gruppi del Neolitico antico stanziati nell'Italia settentrionale. Il sito archeologico di Castaneda, che presenta tracce di edifici e di solchi di aratro, risale invece verosimilmente alla fase finale del Neolitico. Il rifugio ai piedi della parete rocciosa di Zernez-Ova Spin e diversi ritrovamenti di selce e asce di pietra in Engadina e nella valle di Avers, dimostrano che durante il Neolitico furono frequentate, probabilmente per la caccia, anche le valli più discoste.
Età del Bronzo e del Ferro
Autrice/Autore:
Jürg Rageth
Traduzione:
Carlo Negretti
Durante l'età del Bronzo (ca. 2200-800 a.C.) si assistette a un forte aumento del numero di insediamenti, legato probabilmente alla ricerca di giacimenti di rame. L'uomo dell'età del Bronzo colonizzò non solo le valli di transito grigionesi più basse, ma anche quelle in alta quota come l'Engadina, l'Oberhalbstein e la Lumnezia. Gli insediamenti si situavano di preferenza sulla cima di colline o su pianori sopraelevati, ma anche su terrazzi in pendio (abitati d'altura). Solo a partire dal Bronzo finale sorsero abitati anche nel fondovalle. Nei Grigioni e nelle regioni circostanti – Rheintal sangallese, principato del Liechtenstein e regioni dell'Alto Adige (Tirolo) – la civiltà alpina del Bronzo si distingue con reperti archeologici caratteristici. Gli insediamenti più importanti di questa cultura sono Lumbrein/Surin-Crestaulta, Falera-Muota, Maladers-Tummihügel, Cazis-Cresta, Savognin-Padnal, Salouf-Motta Vallac, Scuol-Munt Baselgia e Ramosch-Mottata. Per quanto riguarda la struttura dei villaggi, rivestono particolare interesse gli elementi costruttivi rilevati a Savognin-Padnal e Cazis-Cresta, dove sono state scoperte case a schiera allineate su una o a volte anche più file. I ritrovamenti di carattere sepolcrale sono scarsi, contrariamente al numero dei resti di insediamenti. A Donat-Surses sono state rinvenute sepolture isolate del Bronzo antico (tra cui anche un'inumazione bisoma), a Lumbrein/Surin-Cresta Petschna una necropoli risalente alla media età del Bronzo con tombe a incinerazione e corredo sepolcrale (riti funerari, necropoli). Del Bronzo finale sono attestati i ritrovamenti di inumazioni singole e di una tomba a urna.
Grande importanza riveste la cisterna di captazione in legno di larice a Sankt Moritz-Bad (Bronzo medio e finale), in cui erano deposti con cura, quasi certamente come offerte votive, diversi oggetti di bronzo tra i quali alcune spade e un pugnale. Anche le incisioni rupestri di Sils im Domleschg-Carschenna e di Tinizong-Senslas, come pure i numerosi massi cuppellari e incisi, si possono attribuire all'ambito delle attività religiose e di culto.
Anche se gli abitanti dell'area alpina durante l'età del Bronzo traevano sostentamento soprattutto dall'agricoltura e dall'allevamento, sono attestati anche l'estrazione di minerale di rame (Oberhalbstein, Alta Engadina, Lumnezia, ecc.) e gli scambi commerciali attraverso i passi alpini. La caccia aveva invece perso molta della sua importanza.
Durante il Bronzo finale avvenne un mutamento culturale nell'area delle Alpi retiche. La cultura dei campi di urne raggiunse il centro dei Grigioni a partire da nord; quella di Luco-Meluno si diffuse nella Bassa Engadina a partire dal Trentino e dall'Alto Adige (in seguito raggiunse anche i G. centrali e settentrionali). La parte sudoccidentale (Mesolcina) si orientò invece verso il Ticino e la Lombardia. Questa suddivisione culturale dell'area alpina grigionese era destinata a persistere anche nel corso dell'età del Ferro (ca. 800-15 a.C.).
Dalla prima età del Ferro al nord e al centro dei Grigioni si delineò una cultura di tipo hallstattiano (cultura di Halstatt) attestata dalla ciotola dipinta di Felsberg, dalla ceramica delle urne della necropoli di Tamins e altri reperti. Nel corso della prima età del Ferro, nei Grigioni settentrionali e in parte centrali cominciò a svilupparsi una cultura locale con ceramica di Tamins e più tardi del tipo Schneller (i cosiddetti gruppi dell'età del Ferro della valle alpina del Reno). A questo gruppo regionale appartengono tra gli altri gli insediamenti di Coira-Welschdörfli, Coira-Sennhof/Karlihof, Fläsch-Luzisteig, Lantsch/Lenz-Bot da Loz, Cazis-Niederrealta, Suraua-Surcasti e Trun-Grepault. Abbastanza ben documentate sono le strutture insediative e le fondamenta di case a Coira (zona Ackermann e Markthallenplatz) e in parte anche l'insediamento fortificato di Lantsch/Lenz-Bot da Loz.
Nella necropoli di Tamins sono state riportate alla luce 64 tombe ad urna, in cui erano poste le ceneri provenienti dai roghi di cremazione dei morti. Il sito di Trun-Darvella comprende diverse inumazioni in fossa risalenti al periodo di La Tène, i cui corredi funerari denotano in parte uno spiccato carattere celtico, congiunto però talvolta a un chiaro influsso da sud, di carattere leponzio. In generale durante il medio e tardo periodo di La Tène l'influsso celtico si rafforzò nella parte settentrionale dei Grigioni (recipienti di ceramica decorati a graffito, fibule, ecc.), indizio probabilmente dei commerci a lunga distanza nel Reno alpino. A Cunter-Burvagn già nel 1786 fu rinvenuto un deposito occultato risalente al tardo periodo di La Tène, con numerose monete d'oro e d'argento e con dracme d'argento di Massilia (Marsiglia), ma anche ornamenti in oro e argento. Il ritrovamento, ancora parzialmente conservato, è una testimonianza del commercio praticato sull'asse alpino nord-sud.
I Grigioni sudorientali (Bassa Engadina e val Müstair) sono caratterizzati da una chiara persistenza della cultura del Bronzo finale di Luco-Meluno fin nell'età del Ferro, come dimostrano i ritrovamenti delle tipiche brocche ansate. Con il passaggio dalla prima alla seconda età del Ferro (VI-V secolo a.C.) fu soppiantata dalla cultura di Fritzens-Sanzeno, la cui gamma di forme è dominata dalle tazze decorate dei due tipi di Fritzens e Sanzeno. Insediamenti importanti della cultura di Luco-Meluno e di quella di Fritzens-Sanzeno sono Scuol-Munt Baselgia, Ramosch-Mottata e Ardez-Suotchastè, dove si sono in parte potute osservare interessanti strutture costruttive.
In seguito si sviluppò nei dintorni di Zernez un'altra area culturale regionale, che presenta tratti comuni con la cultura di Fritzens-Sanzeno, ma anche caratteri peculiari dei complessi archeologici della val Camonica e della Valtellina. A quest'area appartiene il sito fortificato di Zernez-Muota da Clüs. Un altro gruppo regionale, appartenente alla cultura di Golasecca lombardo-ticinese, si manifesta nei Grigioni sudoccidentali (valli Mesolcina e Calanca). Oltre a singoli complessi abitati, i rinvenimenti di ambito golasecchiano nei Grigioni sono soprattutto di carattere funerario e provenienti talvolta da necropoli di notevoli dimensioni. A Mesocco-Coop sono state portate alla luce 16 tombe della prima età del Ferro con sepolture sia a inumazione sia a incinerazione, dotate in parte di ricchi corredi funerari composti da situle, ciste di bronzo a cordoni, placche di cintura e fibule. A Castaneda si è oggi a conoscenza, accanto a modesti resti di edifici, di più di 90 tombe della prima e della seconda età del Ferro, con ricchi corredi costituiti da vasellame e gioielli (fibule, orecchini, ambra, ecc.). Altre necropoli dell'età del Ferro sono state scoperte a Cama, Santa Maria in Calanca e Mesocco. I ricchi corredi che contraddistinguono questo gruppo regionale denotano una certa agiatezza della popolazione, da ricondurre molto probabilmente al ruolo di collegamento della regione nel commercio attraverso i valichi alpini. A Mesocco si sono rinvenuti frammenti di una stele funeraria in pietra con iscrizioni che ricordano, nella scrittura e nella lingua, le stele funerarie leponzie del Ticino meridionale.
Un tema dibattuto da decenni da storici, archeologi e linguisti è quello dei Reti. Se tutti oggi sono concordi nel considerare il Trentino, l'Alto Adige, la Bassa Engadina e il Tirolo come il centro dell'area retica (culture di Fritzens-Sanzeno e di Luco-Meluno), le opinioni divergono per quanto riguarda la parte settentrionale e centrale dei Grigioni, inclusa da alcuni ricercatori nell'area retica, da altri nell'area celtica o celto-retica. La zona sudoccidentale del cantone è attribuita all'area leponzia (Leponti). La sottomissione dei popoli alpini da parte dei Romani nel 15 a.C. sancì la fine delle culture dell'età del Ferro nei Grigioni.
La Rezia in epoca romana
Caratteristiche generali
Autrice/Autore:
Stefanie Martin-Kilcher
Traduzione:
Carlo Negretti
Le fonti scritte offrono scarse informazioni e riflettono solo il punto di vista dei Romani. La distribuzione geografica dei numerosi reperti archeologici dipende in parte dalla posizione degli attuali insediamenti e quindi dall'intensità delle attività di scavo. Tracce di insediamenti sono state rinvenute in un quarto dei ca. 230 siti archeologici romani nell'attuale canton Grigioni, tombe nel 6% dei casi e reperti isolati (specialmente monete) nei rimanenti.
L'ambiente naturale molto variato dei Grigioni ha dato luogo da sempre a una suddivisione delle zone abitate in vallate, dove convivevano tradizioni regionali e influenze esterne. Nei 500 anni di dominio romano nella regione si sviluppò una cultura romana locale, i cui differenti substrati sono ancora poco studiati (romanizzazione). Le valli rivolte nella direzione da est a ovest erano aperte all'influsso proveniente dalle Alpi orientali. All'inizio dell'epoca imperiale, ma soprattutto nella tarda antichità, ci furono strette relazioni con l'Italia settentrionale, anche se, come attesta il vasellame importato (terra sigillata), dalla fine del I al III secolo le valli nordalpine come pure il resto della Rezia occidentale si orientarono prevalentemente verso le province dell'Impero nordoccidentale. Le basi di sostentamento erano sempre garantite da risorse minerarie (in epoca romana soprattutto ferro, ma anche cristalli di rocca e pietra ollare), traffico commerciale, allevamento, agricoltura e sfruttamento dei boschi. Importanti collegamenti viari da sud verso nord attraversavano i passi del San Bernardino, il Settimo o il Julier e conducevano nella valle del Reno, verso il lago di Costanza e al Danubio; i passi retici non raggiunsero tuttavia l'importanza del Brennero o del Gran San Bernardo. Reperti romani sono stati trovati anche lungo il Lucomagno, la Greina, lo Spluga e il Bernina. L'Itinerarium Antonini, un repertorio stradale romano, e la Tavola peutingeriana, una copia medievale di una carta romana, riportano le strade del Settimo o dello Julier e dello Spluga, probabilmente percorribili con carri.
Dai primi contatti con Roma alla conquista delle Alpi (15 a.C.)
Autrice/Autore:
Stefanie Martin-Kilcher
Traduzione:
Carlo Negretti
Secondo le fonti archeologiche, la maggior parte delle valli alpine grigionesi era già abitata nel I secolo a.C., prima della conquista. Benché rari, contatti con l'Italia sono documentati anche a nord delle Alpi, come testimoniano le monete padane ritrovate nel tesoro di Cunter e la ceramica fine importata scoperta a Coira. Le prime fonti scritte descrivono gli abitanti delle vallate alpine come orde di selvaggi dediti alla rapina.
Nonostante il trionfo ex Raetis, vale a dire sui Reti sconfitti, celebrato da Lucio Munanzio Planco nel 44 a.C. (in Gallia?), la regione alpina e quindi le vie di comunicazione stradali tra l'Italia e il corso superiore del Danubio furono conquistate dai Romani con Druso e Tiberio solo durante la campagna del 15 a.C. La spedizione militare sulle Alpi e la presenza romana negli anni successivi sono attestate da ritrovamenti archeologici soprattutto a Bondo, lungo la strada del Settimo o dello Julier, sul passo del Settimo, a Savognin (Padnal) e presso Tiefencastel. Le vie d'accesso verso nord portavano lungo il lago di Walenstadt o di Costanza. La popolazione locale di quest'epoca è difficilmente definibile, non solo per i problemi di datazione dei reperti archeologici, ma anche in seguito a una cesura demografica risalente al I secolo a.C. e accentuata dalla conquista romana, tra l'altro con i reclutamenti forzati nelle cohortes Raetorum et Vindelicorum (esercito romano).
Alto e medio Impero
Autrice/Autore:
Stefanie Martin-Kilcher
Traduzione:
Carlo Negretti
Fra le popolazioni assoggettate menzionate sul Tropaeum Alpium figurano diverse tribù che abitavano nella regione degli attuali Grigioni. Fino al 20-40 d.C. il Vallese e i Grigioni formavano, con le Prealpi bavaresi, un'unità amministrativa sottoposta a un praefectus Raetis Vindolicis Vallis Poeninae et levis armaturae. Le valli meridionali furono invece assegnate alle Regio X e XI dell'Italia. La provincia Raetia et Vindelicia, il cui nome fu abbreviato in Raetia, si separò probabilmente già all'epoca di Tiberio (14-37), al più tardi però sotto l'imperatore Claudio (41-54). La ricerca storica non ha ancora potuto affermare con certezza se Augusta (Augusta Vindelicum), elevata al rango di municipium nel II secolo, sia stata la prima capitale oppure se succedette a Kempten (Cambodunum) dopo alcune generazioni. Le località principali della parte occidentale della provincia, che aveva una superficie di ca. 80'000 km2, erano Kempten, Bregenz (Brigantium) e Coira (Curia). Già all'inizio del I secolo queste tre città resero omaggio quasi contemporaneamente ai principi imperiali (ciò che sottolinea l'importanza di Coira), testimoniando la propria lealtà. I resti della città romana a Kempten e Bregenz sono stati studiati in modo più approfondito di quelli di Coira, dove gli scavi hanno portato alla luce edifici sia pubblici sia privati nel Welschdörfli, sulla riva sinistra della Plessur. Come a Bregenz, le costruzioni sono disposte lungo la strada principale di transito. L'ubicazione di Coira è tipica di una città romana: la città è situata dove si diramavano le strade che portavano ai passi retici e dove probabilmente cominciava la navigazione sul Reno verso nord. Le terme, il mercato, i negozi, gli alberghi e i tipici edifici allungati, che ospitavano le abitazioni, le officine e le merci importate, documentano l'importanza della città quale centro regionale. È attestata anche la presenza di una postazione militare per il controllo delle vie di transito. Finora non sono note fonti scritte che descrivano lo status giuridico di Coira; si suppone che fosse un vicus. Dal 10-30 ca. d.C. si assistette a uno sviluppo degli insediamenti nelle principali vallate retiche. Le case, costruite fino ad allora anche a Coira in maniera tradizionale (completamente in legno o su un basamento in muri a secco), dalla metà del I secolo lasciarono il posto a edifici con muri legati a malta e con tetti di tegole o di lastre di pietra. Nelle valli gli abitati si svilupparono lungo le strade, dai 300 m (Roveredo) o 515 m di quota (Maienfeld) fin verso i 1500 m (Zernez). Si privilegiavano terrazzi esposti a sud o sud est, spesso in posizione elevata rispetto al fiume. L'insediamento di Riom, sorto sopra quello precedente dell'età del Ferro e abitato senza interruzioni fin dagli inizi del I secolo, è quello studiato più accuratamente. La masseria era costituita da almeno due confortevoli edifici in muratura, che servivano anche da ospizio per i viaggiatori. Altri edifici simili sembrano avere avuto funzioni specifiche legate al traffico di transito quali stazioni di sosta. Non è ancora stata studiata l'economia alpestre dell'epoca romana, ma fu senz'altro praticata.
Tarda antichità
Autrice/Autore:
Stefanie Martin-Kilcher
Traduzione:
Carlo Negretti
I tesori di monete nella valle del Reno alpino e a Coira e resti di incendi permettono di ipotizzare che anche i Grigioni abbiano attraversato tempi difficili alla fine del III secolo. Dopo la riforma dell'Impero di Diocleziano, la Rezia fu integrata nella prefettura Italia e suddivisa, probabilmente all'epoca di Costantino, nelle province Raetia Prima (dapprima la capitale fu Bregenz, nel V secolo Coira?) e Raetia Secunda (capitale Augusta). Ogni provincia era amministrata da un governatore (praeses), mentre il comando militare era affidato a un dux, che risiedeva probabilmente ad Augusta. L'appartenenza alla prefettura Italia e quindi l'orientamento verso sud si riflettono nell'importazione di stoviglie dell'Africa settentrionale e vasellame invetriato di color verde proveniente dall'Italia settentrionale; si trovano però anche merci provenienti da nord ovest, come il vasellame di terra sigillata dalle Argonne.
Altare in pietra ollare di epoca romana (III secolo d.C.), ritrovato nel 1964 a Sils im Engadin/Segl (Museo retico, Coira; fotografia Remo Allemann).[…]
Secondo la leggenda, S. Lucio avrebbe predicato il cristianesimo in Rezia nella seconda metà del II secolo d.C. Il passaggio dall'antico culto alla religione cristiana è documentato archeologicamente solo in epoca tardoromana, con il ritrovamento a Coira, Bonaduz e Schiers di edifici sacri paleocristiani, cappelle funerarie (memoriae) e cimiteri (cristianizzazione). Dal IV secolo sia a Coira sia nelle valli aumentò la dimensione delle comunità cristiane locali. La città divenne sede vescovile nella seconda metà del secolo, mentre dal 451 sono attestati per iscritto i vescovi di Coira. La cristianizzazione non significò la scomparsa di tutti i luoghi di culto precedenti, come attesta una grotta vicino a Zillis utilizzata sicuramente nel IV secolo, ma probabilmente ancora nel V e VI secolo, per onorare una divinità non nota. Anche se insediamenti aperti continuarono a esistere, come a Coira-Welschdörfli, Riom o Schiers, dalla seconda metà del III secolo si costruirono insediamenti e fortificazioni sulla sommità di colline difficilmente accessibili, spesso negli stessi luoghi di ritrovamenti dell'età del Ferro. L'insediamento fortificato di Castiel-Carschlingg è quello più studiato, mentre ancora poco noto è il castrum di Hof Chur. Torri di guardia (burgi) e fortificazioni proteggevano i punti strategici, come a Salouf (Motta Vallac) o Sagogn-Schiedberg. Le fonti archeologiche testimoniano la decadenza delle tipologie costruttive romane a partire dal V secolo: semplici edifici in legno sostituirono a poco a poco le costruzioni in muratura legata a malta, eccetto le chiese e certi edifici profani di prestigio (come Castiel e Riom). Molte località continuarono tuttavia a essere abitate da una popolazione romana.
I Grigioni nel Medioevo
Autorità, politica e istituzioni
Alto Medioevo (dal VI alla metà del X secolo)
Autrice/Autore:
Reinhold Kaiser
Traduzione:
Carlo Negretti
Passata sotto il dominio degli Ostrogoti, la provincia tardoromana Raetia Prima faceva parte della cintura alpina a confine con l'Italia. Quando gli Ostrogoti cedettero ai Franchi la Provenza e l'Alemannia gotica (536/537), anche la Rezia fu probabilmente integrata nel regno merovingio. Nel VI secolo alcune spedizioni dei Franchi in Italia attraversarono quasi certamente i passi retici. L'espansione dei Franchi (VI secolo) e il processo di colonizzazione alemanna (VI-VII secolo) modificarono le frontiere dell'antica provincia, che fu strettamente legata al regno dei Franchi all'inizio del VII secolo. Anche il primo alto dignitario del periodo merovingio, Zaccone, capostipite dei cosiddetti Zacconi/Vittoridi, fu probabilmente insediato dai Merovingi come comandante militare. Dopo avere unificato le cariche di praeses e dux, i suoi discendenti assunsero anche la dignità vescovile costituendo un dominio di famiglia sulla Rezia curiense. Al più tardi con Tellone (ca. 765), vescovo e praeses, l'unione dei poteri si trasformò in una classica signoria episcopale regionale, come ne esistevano in Gallia. La Rezia rientrò negli interessi dei Franchi nell'VIII secolo, come dimostra il diploma di protezione concesso da Carlomagno (ca. 773). La signoria episcopale fu sciolta, separando i beni legati alla carica di conte da quelli ecclesiastici e introducendo il sistema comitale, probabilmente attorno all'806/807: il margravio dell'Istria Hunfrid fu il primo conte (Hunfrid). Con il trattato di Verdun (843), la Rezia fu attribuita definitivamente al regno dei Franchi orientali. I contatti con la Svevia (detta anche Alemannia) si intensificarono sotto Carlo il Grosso (865/876-887), che probabilmente esercitava direttamente il dominio sulla Rezia. Solo dopo la sua morte è attestato Rodolfo, probabilmente un guelfo, come dux Raetianorum (890), e infine Burcardo I, come marchio Curiensis (903). Il margravio Burcardo fu il capostipite dei duchi di Svevia; suo figlio Burcardo II ottenne il titolo di duca nel 917, sulla base dei suoi diritti comitali in Rezia. I suoi successori mantennero i legami con la Svevia, anche se invece di un'unica contea ora se ne contavano tre: la Rezia superiore, che nell'XI secolo passò dagli Udalriche ai conti von Buchhorn; la val Venosta, che divenne un possesso ereditario dei conti del Tirolo nel 1141 (per il periodo precedente sono noti solo due conti del X e XI secolo); la Rezia inferiore che, in mano ai duchi di Svevia fino al 982, passò nell'XI secolo ai conti di Bregenz.
Privilegio del 960, dove tra l'altro Ottone I confermò al vescovo di Coira Hartpert la cessione della curtis regia di Coira, gli introiti daziari e i diritti comitali nella valle Bregaglia (Bischöfliches Archiv Chur, BAC 011.0018).
La sede vescovile di Coira dipendeva dalla diocesi metropolitana di Milano. Dalla fine del VI secolo si moltiplicarono però i segnali di un avvicinamento al regno dei Franchi sia sul piano ecclesiastico sia su quello politico. Il vescovo di Coira Victor partecipò al Concilio regio di Parigi (614), mentre nel 762 il vescovo Tellone e Adalbert, abate di Pfäfers, aderirono al patto di preghiera di Attigny. Anche a livello ecclesiastico il trattato di Verdun rappresentò una cesura; da quel momento la diocesi di Coira fu infatti sottoposta all'arcidiocesi di Magonza (fino al 1803/1818). Dopo che la separazione amministrativa e la secolarizzazione dei beni dell'806/807 avevano sancito la fine dell'antica unità della diocesi, nel corso del IX secolo solo un numero ridotto di proprietà fu restituito al vescovo. La diocesi di Coira si risollevò sotto il vescovo Hartpert (951-probabilmente 971), divenendo un pilastro della politica italiana e imperiale degli Ottoni nella parte sudoccidentale dell'Impero. Hartpert ottenne le entrate fiscali della contea di Coira (951), i diritti doganali di Coira (952), la curtis regia di Zizers (955), il diritto di battere moneta, i diritti doganali e la metà della civitas, cioè dell'Hof Chur, la curtis regia di Coira con i relativi diritti fiscali e le entrate doganali, nonché gli introiti daziari e i diritti comitali nella val Bregaglia (960). Ciò non significò tuttavia un ripristino dell'estesa signoria vescovile merovingia, poiché da tempo la Rezia era divisa in numerosi aggregati signorili.
Veduta generale da nord ovest delle rovine di Castelmur. Fotografia realizzata tra il 1923 e il 1926 durante gli scavi diretti da Otto Schulthess (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Archivio federale dei monumenti storici).
[…]
I due conventi femminili di Cazis (fondati nel VII-VIII secolo) e quello di Mistail, fondato nella seconda metà dell'VIII secolo, erano sottoposti al vescovo; Schänis, il terzo convento femminile fondato tra l'814 e l'823 dal conte Hunfrid, rimase invece un convento privato (Eigenkloster) degli Hunfridinger fino al 1045. I due conventi maschili di Disentis e Pfäfers, fondati quasi sicuramente nell'VIII secolo dagli Zacconi (Vittoridi), nel caso di Pfäfers probabilmente con l'apporto del convento di Reichenau, furono dotati di vasti territori. Disentis ebbe beni nella valle del Reno anteriore (testamento di Tellone del 765), Pfäfers nella valle del Reno sotto Domat/Ems, nella valle del Reno posteriore (Splügen), in val Venosta, nella valle dell'Adige e sulla strada lungo il lago di Walenstadt fino al lago di Zurigo (urbario dell'842/843). I conventi di Disentis e Pfäfers furono sottoposti direttamente all'Impero (806/807), come pure il convento di Müstair in val Venosta, alla cui fondazione, dopo la conquista del regno longobardo, contribuirono sia i vescovi di Coira sia i re franchi. Nell'881 Müstair divenne un convento privato vescovile, mentre gli altri due mantennero lo statuto di abbazia imperiale.
Il basso Medioevo (dalla metà del X al XIII secolo)
Autrice/Autore:
Reinhold Kaiser
Traduzione:
Carlo Negretti
L'interesse per la Rezia curiense si fondava sull'importanza dei suoi passi alpini per la politica italiana degli imperatori. Ciò spiega il sostegno dato ai vescovi di Coira da Otto I e Otto II, che utilizzarono i passi retici più spesso dei loro successori. Attorno al 1020 Enrico II, che nel 1004 era transitato dal San Bernardino, pose l'abbazia di Disentis sotto il dominio del vescovo di Bressanone, la cui sfera di potere comprendeva la zona del passo del Brennero. Durante la lotta delle investiture a Coira furono eletti due vescovi: le abbazie di Pfäfers e Disentis furono sottoposte a vescovi filoimperiali rispettivamente filopapali. Le due abbazie ritrovarono solo nel XII secolo la propria autonomia. Duchi di Svevia dal 1079, gli Hohenstaufen attribuirono alla Rezia curiense un ruolo politico di primaria importanza. Verso il 1150 già Corrado III aveva conferito ai von Lenzburg i diritti comitali in val di Blenio, sul versante meridionale del passo del Lucomagno; dopo la loro estinzione (1173) i signori da Torre (val di Blenio) diventarono rappresentanti dell'autorità imperiale. Federico I incoraggiò l'abbazia di Disentis a rendere più sicura la strada del Lucomagno, che l'imperatore percorse per recarsi a Ulma; qui dovette appianare la faida di Tubinga (1164), che sfociò nella perdita della dignità comitale della Rezia da parte del conte palatino Ugo di Tubinga (1166). Il conte Rudolf von Pfullendorf, avogadro della diocesi di Coira e fedele seguace degli Hohenstaufen, dopo la morte del suo erede (1167) cedette l'avogadria a Federico di Svevia, figlio del Barbarossa (1170). Gli Hohenstaufen, duchi di Svevia, alla fine del XII secolo reintrodussero pertanto una specie di amministrazione ducale sulla Rezia curiense. All'epoca di Enrico VI alcuni nobili della Rezia sono annoverati alla corte dell'imperatore (1192 e 1194), ciò che attesta il compimento di un'evoluzione istituzionale cominciata nell'XI secolo: i potentati locali presero il posto dei conti della Rezia superiore e inferiore, ormai estinti, e dei signori stranieri provenienti dalla Svevia meridionale. Un segno evidente di questo mutamento fu la costruzione di fortezze, fenomeno già diffuso nell'XI secolo, ma che raggiunse il culmine tra la metà del XII e l'inizio del XIV secolo. Tali roccaforti costituivano il centro di territori signorili relativamente ridotti. La più ampia signoria ecclesiastica era quella del vescovo di Coira, comprendente fin dall'epoca ottoniana, oltre alla città e ai dintorni, la valle Bregaglia e verosimilmente una gran parte dell'Alta Engadina, dove il vescovo aveva acquistato ampi possedimenti dai conti von Gamertingen (1137/1139). Nella Bassa Engadina, attraverso donazioni i vescovi riuscirono a impadronirsi dei diritti signorili dei von Tarasp e divennero proprietari del convento vescovile di Müstair con i relativi possedimenti nella val Müstair e nella val Venosta. Nella valle del Reno anteriore, Disentis istituì una signoria territoriale, detta Cadi o Casa Dei, nucleo della futura Lega Grigia o Lega superiore. Nella Rezia i maggiori concorrenti dei vescovi furono i von Vaz, che dopo aver rilevato possedimenti e feudi imperiali a Vaz/Obervaz, costituirono una signoria nei pressi dell'abbazia privata di Churwalden, di Lenzerheide e di Alvaschein. Quando nel XIV secolo i von Vaz si estinsero, i loro diritti signorili passarono ai conti von Werdenberg-Sargans. Nella valle del Reno anteriore i concorrenti dell'abbazia di Disentis furono tra gli altri i signori von Rhäzüns (Jörgenberg), i de Sacco-Mesocco (Gruob, Lugnez), i von Sagogn rispettivamente von Wildenberg e von Greifenstein e i cosiddetti Liberi di Laax. Questi ultimi formavano in origine un'unione comprendente uomini liberi di tutta la Rezia superiore tra Landquart e la cresta delle Alpi, poi raggruppata dagli Asburgo nella «contea di Laax» (1283), cui appartennero ancora fino al XVI secolo anche persone libere (uomini liberi) che abitavano altrove, specialmente nei dintorni di Ilanz.
Società, economia e cultura
Popolazione e lingue
Autrice/Autore:
Werner Meyer
Traduzione:
Carlo Negretti
Secondo una stima molto approssimativa, tra il VI e il XIV secolo la popolazione della Rezia aumentò da 30'000 a 60'000 abitanti. La densità della popolazione differiva notevolmente tra le fertili vallate principali, dove si svilupparono sedi di mercato (Fürstenau) e alcune città (Maienfeld, Ilanz), e le valli laterali, isolate e povere di risorse. L'eccedenza delle nascite e l'immigrazione furono alla base della crescita demografica medievale. Alla fine dell'epoca romana i movimenti migratori, provenienti dalle Prealpi settentrionali, portarono alla completa romanizzazione della regione (romancio). A partire dal basso Medioevo si stabilirono a Coira anche artigiani originari dell'area tra il lago di Walenstadt e il lago di Costanza. In val Poschiavo e in Mesolcina si affermò l'idioma lombardo. Provenienti da ovest e da sud, i Walser occuparono tra il XII e il XIV secolo le alte valli scarsamente popolate dei Grigioni centrale e settentrionale. Questi flussi migratori comportarono l'evoluzione delle frontiere linguistiche: nella regione di Coira come pure nelle vallate walser, dove ancora attorno al Mille si parlava solo romancio, apparvero le prime aree germanofone isolate. Dal 1200 ca. il tedesco fu impiegato dai ceti dirigenti come lingua della nobiltà. Nel Medioevo la Rezia non costituiva un territorio etnicamente omogeneo.
Chiesa e cultura
Autrice/Autore:
Werner Meyer
Traduzione:
Carlo Negretti
Oltre al territorio dell'odierno canton Grigioni (eccetto Poschiavo, che faceva capo a Como), la diocesi di Coira comprendeva la valle d'Orsera, il Sarganserland, il Vorarlberg meridionale e la val Venosta. La diocesi era suddivisa in decanati, che corrispondevano grosso modo alle grandi vallate e si fondavano probabilmente sulle antiche parrocchie. Il processo di filiazione cominciò già prima dell'anno Mille: è però incerto il numero di chiese esistenti nella Rezia durante il basso Medioevo. Nel periodo dei grandi dissodamenti i premonstratensi fondarono altri conventi (S. Lucio a Coira, Churwalden). Gli ordini mendicanti furono rappresentati nella Rezia solo dai domenicani di Coira. Al di fuori delle comunità conventuali, la vita religiosa è attestata soprattutto nei pellegrinaggi dedicati ai santi locali (Lucio, Florin, Gaudenzio e Placido) e dalle fonti archeologiche legate al culto dei defunti.
Nei Grigioni non fu presente un centro di vita e cultura curtense-cavalleresca, neppure presso la corte vescovile di Coira. Tuttavia le fonti attestano che la nobiltà retica, sotto l'influsso della corte degli Staufer, non rimase del tutto estranea alla cultura cavalleresca: dal 1200 furono adottati i principi dell'araldica, come dimostrano i sigilli, il cofanetto stemmato di Scheid, le pitture murali sacre e profane e i graffiti di Fracstein. I temi dell'epica cortese-cavalleresca erano noti, come attestano i soggetti tratti dalla leggenda di Tristano negli affreschi di Rhäzüns. I Minnesänger retici Heinrich von Frauenberg, Enrico de Sacco e il monaco domenicano Eberardo de Sacco furono attivi nell'ambiente cortese-cavalleresco dell'area bodanica, che unitamente a Zurigo influenzò fortemente la cultura dell'élite nobiliare retica dell'epoca.
Caccia all'orso. Fregio decorativo del XIV secolo che orna la facciata della torre occidentale del castello di Rhäzüns (Fotografia Museo retico, Coira).
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Nella Rezia la muratura con malta era utilizzata dall'alto Medioevo negli edifici sacri e con funzioni di rappresentanza. Per tutto il Medioevo il legno e la muratura a secco furono però predominanti per le costruzioni più semplici. Secondo le testimonianze archeologiche, le chiese altomedievali erano di dimensioni modeste (Schiers, Grepault). Forme costruttive più monumentali si svilupparono nel periodo carolingio, come pure alcune forme tipiche della regione (abside con chiusura rettangolare, chiese ad aula unica con più absidi). Le prime torri campanarie sono documentate nell'XI o XII secolo, quando le chiese ad abside unica semicircolare sostituirono le forme precedenti; molto più rare erano quelle a più navate, come la cattedrale di Coira. La transizione dallo stile romanico a quello gotico avvenne solo a partire dal 1300 ca. Romanico e gotico rappresentano concetti stilistici che si lasciano individuare solo a tratti nelle costruzioni civili medievali, specialmente nelle numerose fortezze che, oltre alla funzione difensiva, testimoniavano e rappresentavano il rango del proprietario. Fondata su tradizioni protostoriche, a partire dall'XI e XII secolo la costruzione di fortezze nei Grigioni seguì la tendenza alla monumentalità diffusa in Europa. La cinta muraria, un corpo principale a torre e un muro frontale costituivano gli elementi principali. Varianti regionali si svilupparono come adeguamento alla topografia locale, ma sono attestati anche influssi esterni (Marschlins, Santa Maria in Calanca). Tranne poche eccezioni (castello di Mesocco), la costruzione di fortezze cessò nel XIV secolo.
Fino al 1300 le testimonianze dell'attività artistica nei Grigioni sono limitate all'ambito ecclesiastico-religioso, anche se sono state rinvenute tracce di pitture murali risalenti all'800 ca. (Schiedberg). Per il periodo tra il VI e l'VIII secolo sono conservati frammenti di ornamenti nelle chiese (pitture murali, pavimenti a mosaico, stucchi, sculture). Il più antico ciclo completo di affreschi conservato è quello di Müstair (ca. 800). Le opere del basso Medioevo sono più numerose e variate, influenzate dall'arte lombarda (secondo ciclo di affreschi di Müstair, soffitto dipinto di Zillis, cosiddetta statua di Carlomagno a Müstair, decorazioni scolpite nella cattedrale di Coira, pittura su vetro di Pleif) e dell'area del lago di Costanza (Reichenau). Sono stati tramandati singoli oggetti di culto di grande interesse artistico, mentre ci sono solo poche tracce dell'arte funeraria del basso Medioevo.
Economia e vita quotidiana
Autrice/Autore:
Werner Meyer
Traduzione:
Carlo Negretti
Diritto e rovescio di un denaro del XII secolo (diametro 18 mm), coniato a Coira nella zecca del vescovo Enrico II (Bildarchiv Preussischer Kulturbesitz / Münzkabinett, Staatliche Museen zu Berlin, Inv. 1928/996).
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L'economia dei Grigioni durante il Medioevo comprendeva quattro settori principali: l'agricoltura, l'estrazione di materie prime, l'artigianato e il traffico di transito. Nell'ambito agricolo, che si era adattato alle condizioni climatiche e topografiche delle regioni di montagna, le innovazioni furono promosse soprattutto dai monasteri. La coltivazione del grano, della vite e della frutta era limitata alle zone con il clima più favorevole, mentre l'allevamento, grazie a cui venivano prodotti latte, formaggio, carne e pelli, era praticato sugli alpeggi fino a un'altitudine di ca. 2500 m secondo il principio della transumanza. L'orticoltura e l'economia di raccolta (comprese la caccia e la pesca) integravano la produzione agricola, che tuttavia già nel basso Medioevo non era sufficiente per soddisfare i bisogni del Paese. Il grano, il vino e il sale erano le derrate che dovevano essere importate, mentre si esportavano i prodotti dell'allevamento. Per quanto riguarda le materie prime, oltre al minerale di ferro (miniere sul Bernina, nel Rheinwald, nell'Oberhalbstein) veniva estratto anche l'argento (Engadina). Altrettanto importanti erano l'industria del legname (fluitazione verso l'Altopiano) nonché l'estrazione e la lavorazione della pietra ollare. Le attività artigianali erano praticate soprattutto nelle città (Coira) e lungo le vie di transito. Lo smercio dei beni avveniva in parte durante i mercati che si tenevano nelle diverse vallate nei giorni di festa. Nel Medioevo il traffico di transito passava per diversi assi, tra cui si distingueva la strada del Settimo, controllata dai vescovi di Coira a partire dal X secolo. L'organizzazione (dazio e pedaggio) competeva ai ministeriali vescovili e alle cooperative di somieri (someggiatura). La Rezia fece parte di un'area commerciale sovraregionale, come dimostrano i ritrovamenti di monete, coniate soprattutto in Lombardia e nella Germania meridionale, nonostante il vescovo di Coira esercitasse il diritto di battere moneta (zecca).
Per la maggior parte della popolazione retica, la vita quotidiana era dominata dalle attività artigianali e agricole per soddisfare i bisogni primari e veniva scandita dai rituali religiosi. Come nelle altre regioni dell'arco alpino, la lotta contro le avversità naturali costituiva la principale preoccupazione. Dato che mancava un forte potere signorile o comunitario, capace di imporre la propria autorità su territori di ampie dimensioni, i Grigioni rimasero una terra irrequieta fondata sui valori di una società guerriera e la quotidianità era dominata dall'uso indiscriminato della violenza, motivata dalla brama di onore, gloria, vendetta o bottino. Nelle faide, che erano in realtà spesso piccoli conflitti bellici a scopo di rapina, un ruolo di primo piano era assunto dai signori fondiari. L'istruzione superiore non era considerata importante. La maggior parte della popolazione viveva con un arredamento minimo in alloggi molto semplici; anche nelle città uno stile abitativo più raffinato si diffuse solo lentamente. Una peculiarità regionale fu l'uso della pietra ollare (laveggi) al posto dell'usuale vasellame in ceramica.
Colonizzazione e dissodamenti
Autrice/Autore:
Martin Bundi
Traduzione:
Carlo Negretti
La Rezia curiense, che aveva saputo mantenere un'ampia indipendenza, visse forse già durante la tarda antichità (V e VI secolo) una fase di dissodamento di terre. Un'ipotesi plausibile è che i coloni romani si fossero ritirati verso sud, nelle montagne retiche, dopo che l'Impero aveva abbandonato il limes romano sul Danubio e le terre prealpine situate a meridione di esso. Questi coloni si sarebbero insediati nelle vallate principali e avrebbero incentivato l'agricoltura, diffondendovi la campicoltura e la coltivazione di verdura, frutta e della vite. La testimonianza del dissodamento delle foreste si è conservata soprattutto in toponimi come Runc o Ronc e nei nuovi poderi agricoli.
Un'altra fase di espansione ebbe inizio nel IX secolo, quando Carlomagno integrò più strettamente la Rezia curiense nel sistema statale ed economico carolingio. Furono ricavate superfici agricole anche ai margini delle vallate principali, dove sorsero soprattutto fattorie isolate (mansi) o piccoli insediamenti (accolae o aclae). L'allevamento (specialmente pecore) acquisì una certa importanza rispetto alla campicoltura, che manteneva tuttavia la propria posizione preponderante. Il processo è particolarmente evidente nei documenti ottoniani del X secolo, dove per la prima volta in quasi tutti gli antichi villaggi si ritrova l'istituzione delle quadrae; si trattava di vasti campi di grano situati sui terreni migliori a ridosso degli insediamenti, e il loro raccolto costituiva probabilmente il censo che gli uomini liberi pagavano al re o al balivo imperiale (il vescovo). Per il resto nell'area alpina retica si assistette nel X e XI secolo a un'interruzione dei processi di dissodamento; ad ogni modo le fonti non ne parlano.
Nel XII e XIII secolo il grande processo di colonizzazione medievale portò al dissodamento di vaste superfici boschive nelle valli laterali e ad altitudini più elevate. L'attività di disboscamento dei contadini liberi fu resa possibile dalle condizioni climatiche favorevoli (il cosiddetto optimum climatico medievale), dagli impulsi provenienti dai monasteri appena fondati, dalla costruzione in zone discoste di torri e castelli con gli annessi edifici agricoli, dalla creazione di nuove curtes e da incentivi mirati da parte dei signori fondiari. La prima ondata di colonizzazione fu avviata tra il 1160 e il 1220 nei dintorni di Coira, Churwalden e Klosters da monaci premonstratensi provenienti dalla Germania meridionale; frati laici e conversi si occuparono concretamente dei lavori. I premonstratensi istituirono corti (Meierhöfe) amministrate centralmente e incentivarono soprattutto l'allevamento di bestiame grosso con il sostegno della nobiltà che risiedeva nei castelli. La nobiltà (signori von Tarasp, von Matsch, von Vaz, von Belmont, von Rhäzüns, von Sagogn rispettivamente von Wildenberg, ecc.) riconobbe il valore economico dei nuovi insediamenti e concesse ai coloni condizioni favorevoli, come la libera scelta delle modalità di coltivazione, affitti moderati e terre attribuite come feudi ereditari. Alla colonizzazione di nuove aree insediative ed economiche parteciparono sia i contadini liberi romani e i coloni delle valli meridionali, che spesso superarono verso nord la cresta delle Alpi, sia i Walser delle valli più alte sottoposti a un rapporto di vassallaggio. Ancora nel XIII secolo si colonizzarono nuove aree nel grande bosco di Flims, val Tujetsch, val Medel, Vals, Safien, Rheinwald, Avers, Klosters e Davos, nell'Alta e nella Bassa Engadina.
Il Libero Stato delle Tre Leghe (XIV-XVIII secolo)
Sviluppo territoriale e movimento comunale nel tardo Medioevo
Autrice/Autore:
Florian Hitz
Traduzione:
Carlo Negretti
La storia politica del tardo Medioevo grigionese fu inizialmente caratterizzata soprattutto dalla presenza dell'alta nobiltà, cui si sostituirono però rapidamente nuove élite sociali e politiche. Tale evoluzione proseguì con la crescente autonomia dei comuni e la loro aggregazione in forme protostatali.
La signoria del vescovo di Coira
Autrice/Autore:
Florian Hitz
Traduzione:
Carlo Negretti
La signoria vescovile di Coira, che ebbe una parte rilevante nel processo di territorializzazione dell'alto Medioevo, si estendeva su una dozzina di vallate, amministrate di solito da funzionari che risiedevano presso una fortezza (Ammänner rispettivamente podestà, castellani, visdomini e maiores). Anche i comuni di valle e la città di Coira partecipavano all'amministrazione del territorio, presentandosi di fronte al vescovo come assemblee di ceti (Stati, associazione di persone, corporazioni). Nel 1367 queste entità si unirono nella Casa di Dio, detta anche dalla fine del XV secolo Lega Caddea, per permettere a capitolo cattedrale, ministeriali, città di Coira e comuni di partecipare al dominio vescovile.
Nei Grigioni meridionali la posizione del vescovo fu a volte minacciata, come avvene nella val Poschiavo in seguito alla concorrenza di Milano. Solo nel 1408 il comune di valle si sottomise definitivamente alla signoria del vescovo di Coira. Nella Bassa Engadina e nella val Venosta, ambedue dipendenti dal conte del Tirolo, il vescovo rivendicava l'alta giurisdizione su quelle persone residenti in proprietà della Chiesa che godevano di immunità, che erano sottratte alla giurisdizione comitale e poste nell'ambito di una signoria bannale ceduta (avogadria ecclesiastica) in feudo ai signori von Matsch. Nel 1421 i von Matsch persero questi diritti bannali, così come quelli simili che detenevano sul convento di Müstair, dopo una lunga faida con il vescovo. I duchi d'Austria (dal 1363 conti del Tirolo) vi intravvidero un'opportunità per la loro politica territoriale: entrarono subito in possesso dell'avogadria sul convento di Müstair e acquistarono dai von Matsch la signoria di Tarasp nel 1464. Quando però tentarono di integrare la Bassa Engadina e la val Müstair nel baliaggio di Nauders, si scontrarono con gli abitanti della Caddea di Coira nella Bassa Engadina, a loro volta sostenuti da quelli dell'Alta Engadina. Nonostante i tentativi di mediazione del vescovo, non fu possibile evitare il conflitto, che nel 1499 diede origine alla guerra di Svevia. Scontri ebbero luogo anche tra Sankt Luzisteig e Feldkirch, in Engadina e in val Müstair. All'entrata della valle le truppe grigionesi e confederate conquistarono uno sbarramento fortificato, sconfiggendo un esercito tirolese nella battaglia della Calven il 22 maggio 1499.
Politica territoriale a ovest
Autrice/Autore:
Florian Hitz
Traduzione:
Carlo Negretti
Oltre a quella del vescovo, l'abbazia di Disentis poté formare un'altra signoria ecclesiastica. Nel tardo Medioevo il suo territorio al di là del passo dell'Oberalp si ridusse, mentre si estese nella Surselva: pertanto se la valle d'Orsera poté ottenere in un primo tempo l'immediatezza imperiale, per poi sottoscrivere nel 1410 un patto di comborghesia con Uri, l'abbazia poté acquisire nel 1472 la signoria di Jörgenberg.
Sorgenti del Reno posteriore e anteriore. Veduta a volo d'uccello verso sud ovest. Incisione riprodotta nell'opera Topographia Helvetiae, Rhaetiae et Valesiae diMatthaeus Merian,pubblicata a Francoforte nel 1642 (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv).
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Anche i signori von Rhäzüns perseguirono una politica territoriale espansionistica. Nella piccola signoria di cui erano originari, comprendente i villaggi di Rhäzüns e Bonaduz, avevano integrato già nell'alto Medioevo Obersaxen, probabilmente come feudo vescovile. Agli inizi del XIV secolo sottrassero ai signori von Vaz e ai loro eredi la signoria di Jörgenberg, mentre nel 1383 acquisirono dai conti von Werdenberg-Sargans i diritti signorili sull'Heinzenberg, a Safien e Vals. Da qui estesero il loro interesse ai diritti vescovili sull'Heinzenberg e in Domigliasca, aspirando in particolare ad ottenere l'avogadria sul convento di Cazis. Ne risultò un'aspra faida col vescovo, che bloccò l'espansione dei von Rhäzüns. Questa e altre faide contribuirono alla fondazione della Lega Grigia (1395), un'alleanza per il mantenimento della pace territoriale voluta dalla nobiltà della Surselva e dall'abbazia di Disentis, che inizialmente fu denominata Lega superiore. Nel 1406 la Lega superiore, in seguito alla faida dei von Rhäzüns, si alleò alla Lega Caddea. Nel 1424 la Lega Grigia rinnovò il patto del 1395.
Dopo l'estinzione dei von Rhäzüns (1458), i diritti acquisiti dai von Sargans ritornarono a quel casato, ad eccezione di Vals, passata ai de Sacco. Gli altri possedimenti passarono ai conti von Zollern, che nel 1472 vendettero la signoria di Jörgenberg all'abbazia di Disentis e il resto l'anno seguente ai signori von Marmels, pur mantenendo il diritto di riacquisto. Nel 1497 cedettero la signoria al re Massimiliano d'Austria. In seguito la signoria di Rhäzüns fu tenuta dai von Marmels come pegno austriaco.
I signori von Belmont, con i loro beni nelle regioni di Flims, della Foppa e della Lumnezia, avevano ricevuto in feudo dal vescovo la fortezza di Ems e forse anche altri possedimenti. Ad ogni modo, dopo l'estinzione della famiglia (1371) il vescovo rivendicò la sovranità feudale su tutti i loro beni. Nel 1390 si giunse a un accordo con gli eredi, i signori de Sacco, che ottennero il possesso del baliaggio della Lumnezia e la signoria di Castrisch, ceduta come feudo vescovile. I de Sacco trovarono un accordo anche con i signori von Rhäzüns, che pure rivendicavano una parte dell'eredità dei von Belmont: i von Rhäzüns ottennero Ems, mentre ai de Sacco furono ceduti i diritti nella Foppa e in seguito anche Vals. Più tardi i de Sacco ebbero tuttavia conflitti con i sudditi della Foppa e con la Lega Grigia e furono costretti a concludere un trattato di comborghesia con Disentis (1458). La signoria effettiva sulla Lumnezia era nelle mani dei balivi della valle, esponenti dei von Lumbrein e dei de Mont. I de Sacco finirono per vendere tutti i loro possedimenti nella Surselva al vescovo e alla Caddea di Coira (1483). Il vescovo divenne così il terzo capo della Lega Grigia, accanto all'abate di Disentis e ai von Rhäzüns. I de Sacco mantennero solo la Mesolcina, la signoria di cui erano originari, per la quale dal 1413 poterono fregiarsi del titolo di conti. Qui si scontrarono nella seconda metà del XV secolo gli interessi dei Grigioni e di Milano. Il vicariato superiore (Mesocco-Soazza) entrò nel 1480 nella Lega Grigia. Nello stesso anno i de Sacco vendettero tutta la contea al condottiero Gian Giacomo Trivulzio di Milano, che aderì alla Lega con tutti i Mesolcinesi nel 1496.
Faide e integrazione nelle valli del Reno
Autrice/Autore:
Florian Hitz
Traduzione:
Carlo Negretti
Avogadri dell'abbazia di Disentis dal tardo XIII secolo, i conti von Werdenberg-Heiligenberg ebbero sempre un rapporto difficile con l'abbazia. L'abate e il comune riscattarono l'avogadria conventuale nel 1401. I conti, succeduti all'inizio del XIV secolo ai signori von Wildenberg e von Frauenberg, cedettero poco dopo al vescovo come pegno la signoria di Greifenstein (Bergün), rafforzando però nel contempo la propria posizione nella signoria di Hohentrins. All'eredità erano collegati diritti nella Foppa, dove però i von Heiligenberg si scontrarono con i signori von Belmont. Il conflitto degenerò nel 1352, ma la sconfitta militare nella bassa Lumnezia bloccò le ambizioni dei conti. Oltre ai valligiani, a fianco dei von Belmont si schierarono anche i signori von Rhäzüns. A costoro i von Heiligenberg dovettero cedere il villaggio di Felsberg, ma riuscirono a salvare la signoria di Hohentrins, con cui nel 1399 aderirono alla Lega Grigia. Dopo l'estinzione dei conti la signoria passò intorno alla metà del XV secolo ai signori von Hewen.
I conti von Werdenberg-Sargans ereditarono dai signori von Vaz feudi vescovili quali la contea dello Schams, compreso il Rheinwald e i diritti di giurisdizione su Safien (1338). Ottennero sotto forma di allodio le signorie di Obervaz e Heinzenberg, e quale pegno dall'Austria la signoria giurisdizionale sui Liberi di Laax. Nella Surselva acquisirono dai signori von Montalt anche la signoria di Löwenberg (Schluein) e Vals. Con Löwenberg e con i Liberi di Laax aderirono nel 1395 alla Lega Grigia. I Liberi si riscattarono dalla signoria dei von Sargans (1428), per poi sottomettersi sei anni dopo al vescovo di Coira. La signoria di Löwenberg era nel frattempo pervenuta a due casati della piccola nobiltà (i von Lumbrein e più tardi i von Mont).
Pagina tratta dalla cronaca Raetia di Johannes Guler von Wyneck, pubblicata nel 1616 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
[…]
I tentativi dei von Werdenberg-Sargans di formare una signoria territoriale ebbero poco successo anche nelle altre vallate. Nel 1360 le comunità di Rheinwald, Safien e i Liberi sullo Schamserberg si erano ribellati contro il potere dei von Sargans, anche grazie al sostegno dei signori von Rhäzüns, von Belmont, von Montalt e de Sacco. Con la pace del 1362 i von Werdenberg-Sargans furono costretti a riconoscere questa alleanza. Nel 1424 il comune di valle di Schams aderì alla Lega Grigia senza il consenso dei conti von Werdenberg-Sargans. Tre anni dopo lo Schams e Obervaz, alleati con le genti della Caddea, si ribellarono ai loro signori; nel 1431 e 1450 gli abitanti dello Schams rifiutarono il giuramento di fedeltà (omaggio). Nella seconda occasione i conti si decisero a restaurare il proprio potere con la forza, sostenuti dal vescovo e dai signori von Rhäzüns. Allo Schams giunsero aiuti dalla Lega Grigia e dalla Caddea. Le fortezze dei conti nello Schams e in Domigliasca furono distrutte e i signori dovettero cedere. In seguito i von Werdenberg-Sargans vendettero le loro signorie lungo il Reno posteriore: lo Schams (senza il Rheinwald) e Obervaz nel 1456, Heinzenberg nel 1475 (al vescovo e alla Caddea), Rheinwald e Safien nel 1493 (al condottiero Gian Giacomo Trivulzio). Solo in Domigliasca, dove possedevano sia beni allodiali sia feudi vescovili, poterono mantenere in qualche modo la propria signoria territoriale. Nel 1472 la valle fu divisa in due giurisdizioni: Ortenstein rimase ai von Sargans, mentre Fürstenau divenne proprietà del vescovo.
Signorie e resistenze a nord
Autrice/Autore:
Florian Hitz
Traduzione:
Carlo Negretti
Nel 1338 la maggior parte dei possedimenti allodiali dei signori von Vaz fu ereditata dai conti von Toggenburg e non dai von Werdenberg-Sargans. Divennero pertanto proprietari della valle della Landwasser, della media valle dell'Albula, della Prettigovia interna e di Churwalden. Nella Prettigovia media e anteriore i diritti signorili erano detenuti all'inizio del XIV secolo dai signori von Aspermont, che li cedettero in seguito ai conti von Toggenburg e ai balivi von Matsch. Le due famiglie divisero nel 1344 i possedimenti acquistati in comune: il comune giurisdizionale di Castels passò ai von Matsch, quello di Schiers ai von Toggenburg. Quando le due famiglie si imparentarono (1391), i von Toggenburg ebbero anche Castels.
Dall'eredità dei von Aspermont proveniva anche la signoria di Maienfeld, acquistata dai von Toggenburg (1355-59). La signoria non comprendeva i diritti di bassa giurisdizione su Jenins e Malans, detenuti da famiglie della piccola nobiltà. Nel 1363 i von Toggenburg acquistarono infine la signoria bannale dello Schanfigg, feudo vescovile assegnato ai conti von Werdenberg-Sargans in seguito alla spartizione dei beni dei von Vaz.
Dopo l'estinzione dei von Toggenburg (1436), per compensare l'assenza di protezione data dal signore territoriale, dieci comuni giurisdizionali nella parte retica dei possedimenti della famiglia si unirono in una lega. La Lega delle Dieci Giurisdizioni si prefiggeva di mantenere la propria organizzazione giuridica anche in caso di cambio di signoria. Le giurisdizioni, otto delle quali già nel 1437 si erano alleate con la Lega Caddea, passarono in seguito a diversi signori: Maienfeld e Malans-Jenins ai signori von Brandis, Castels e più tardi anche Schiers ai balivi von Matsch e le sei rimanenti (Davos, Klosters, Belfort, Churwalden, Sankt Peter e Langwies) ai conti von Montfort. Al momento dell'assunzione del potere i von Montfort e i von Brandis concessero alle giurisdizioni carte di franchigia, che confermavano la Lega del 1436 e assicuravano i privilegi rispettivi dei comuni giurisdizionali.
Anche in occasione di successivi cambiamenti di signoria, i comuni giurarono fedeltà solo con la garanzia del riconoscimento dei propri diritti. Infatti le sei giurisdizioni si rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà ai duchi d'Austria, che avevano acquistato la signoria da parte dei von Matsch. Tale avvenimento portò l'anno successivo a un'alleanza tra la Lega delle Dieci Giurisdizioni e la Lega Grigia, un passo decisivo nel processo di integrazione che avrebbe portato alla nascita dello Stato delle Tre Leghe. Al duca d'Austria sembrò allora opportuno cedere le sei giurisdizioni ai von Matsch, riservandosi però il diritto di riacquisto. I von Matsch ottennero il giuramento di fedeltà dei comuni, in cambio della concessione di maggiori privilegi. I duchi d'Austria riacquistarono le giurisdizioni nel 1477 e ne ottennero il giuramento di fedeltà, dopo aver confermato loro le libertà. Nel 1496 re Massimiliano acquistò dai von Matsch anche Castels e Schiers.
Nascita dello Stato, governo e amministrazione
Rafforzamento del sistema di alleanze
Autrice/Autore:
Martin Bundi
Traduzione:
Carlo Negretti
Nella seconda metà del XV secolo il sistema retico delle alleanze cominciò a consolidarsi, anche se ogni Lega conservava le proprie tradizioni. I primi accenni della formazione di uno Stato si scorgono nella definizione di obblighi di reciproca assistenza, nella nascita di tribunali arbitrali e nell'elaborazione di prescrizioni valide in caso di guerra. Dopo il 1450 numerosi trattati di alleanza promossero progressivamente l'integrazione di Lega Grigia, Lega Caddea e Lega delle Dieci Giurisdizioni in un nuovo organismo denominato Tre Leghe. Le Diete comuni dei Grigioni erano formate da delegati dei comuni giurisdizionali che si riunivano a scadenze irregolari. Si affermò in seguito un nuovo ceto dirigente, legittimato dall'accresciuta forza politica dei comuni. Accennata a partire dal 1460, la politica estera comune delle Tre Leghe si manifestò in modo evidente per la prima volta durante le spedizioni in Valtellina del 1486-1487.
La politica estera delle Tre Leghe verso il 1500
Autrice/Autore:
Martin Bundi
Traduzione:
Carlo Negretti
La battaglia della Calven del 22 maggio 1499. Illustrazione nella Luzerner Chronik (1513) diDiebold Schilling (Zentral- und Hochschulbibliothek Luzern, Sondersammlung, Eigentum Korporation Luzern).
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Gli anni attorno al 1500 furono per le Tre Leghe un periodo di sviluppo e di grandi cambiamenti. La vittoria nella battaglia della Calven (1499) conferì alle nuove generazioni una maggiore autostima. Lo spirito di libertà e indipendenza rafforzò l'attenzione verso lo Stato, che si manifestava in azioni comuni di politica estera e in una mirata politica delle alleanze. Specialmente i patti di alleanza con la Confederazione, stipulati dalla Lega Grigia (dal 1497) e dalla Lega Caddea (dal 1498), furono ben presto interpretati come patto di amicizia fra tutte e tre le Leghe e i Confederati. Le parti si sarebbero prestate reciproco aiuto in caso di bisogno, ma senza obblighi (non era prevista la possibilità di richieste formali vincolanti). Anche se le Tre Leghe sul piano formale erano considerate un Paese alleato, di fatto godevano degli stessi diritti dei Paesi membri della Confederazione.
Le Tre Leghe perseguirono in generale una politica delle alleanze equilibrata. I primi accordi per l'arruolamento di truppe mercenarie furono stipulati con la Francia (dalla Lega Grigia nel 1496, dalle Tre Leghe nel 1509), che stava rafforzando la propria posizione nel ducato di Milano. Ciò permise di sottoporre al controllo delle autorità la gestione di queste milizie, che prima venivano impiegate in modo disordinato. Le Tre Leghe ottennero dalla Francia degli introiti regolari sotto forma di pensioni annuali, nonché il libero accesso ai mercati e il trasporto delle merci sul territorio milanese.
L'equilibrio in politica estera non poteva prescindere da relazioni perlomeno non conflittuali con il Sacro Romano Impero. Nel 1500 la Lega Caddea e la Lega delle Dieci Giurisdizioni, cui si aggiunse nel 1502 anche la Lega Grigia, conclusero con l'imperatore Massimiliano un accordo noto con il nome di Verainung und Verstendnus (unione e intesa), che prevedeva rapporti di buon vicinato, facilitazioni daziarie nella regione del Tirolo e un tribunale arbitrale. Tale trattato fu confermato nel 1518 con il nome di Erbeinung (pace perpetua). Aggiornato a scadenze regolari, rimase in vigore fino al 1798.
Conquista e amministrazione della Valtellina
Autrice/Autore:
Martin Bundi
Traduzione:
Carlo Negretti
La conquista della Valtellina fu la più importante impresa di politica estera delle Tre Leghe all'inizio del XVI secolo. Senza tenere conto dei trattati con la Francia, le Leghe aderirono alla coalizione formata dal cardinale Matthäus Schiner, contribuendo a fianco dei Confederati a scacciare i Francesi dalla Lombardia in seguito alla spedizione di Pavia (1512). Durante la campagna i Grigioni occuparono Bormio, la Valtellina, Chiavenna e le Tre Pievi sul lago di Como, amministrandole in seguito come territori soggetti. Per giustificare giuridicamente l'annessione, le Leghe si appellarono alla cosiddetta donazione di Mastino del 1404 (Mastino Visconti). Il duca di Milano e più tardi anche la Francia riconobbero la sovranità grigionese su questi territori.
Gli statuti della Valtellina del 1549, versione italiana (Archivio di Stato dei Grigioni, Coira, Archivio di famiglia von Tscharner / Ortenstein, D V/37 B 05.04).
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Le Tre Leghe, che non erano preparate a governare le nuove terre soggette, ripresero semplicemente dai Milanesi le strutture amministrative in vigore da secoli. Per risolvere i problemi giuridici e amministrativi si affidarono all'esperienza e alle conoscenze degli esperti di diritto locali. La popolazione valtellinese mantenne la propria autonomia nell'amministrazione locale e regionale, cioè in ambito economico, nei comuni e nel Consiglio di valle. Diritti e doveri furono ridefiniti dai rappresentanti della valle negli statuti di Valtellina, stampati nel 1548 e riconosciuti esplicitamente dallo Stato delle Tre Leghe. La sovranità grigionese era esercitata in primo luogo dal governatore generale della Valtellina, che risiedeva a Sondrio, comandava la milizia e grazie a un piccolo corpo ausiliario di polizia provvedeva a mantenere l'ordine nel Paese. A Sondrio risiedeva anche il vicario, di solito un esperto di diritto, che era responsabile della fase istruttoria nella giurisdizione criminale. Nei distretti amministrativi valtellinesi le Tre Leghe nominavano i podestà, che presiedevano i tribunali civili e penali nonché le amministrazioni locali. Alla fine del loro mandato biennale i magistrati grigionesi erano sottoposti al controllo del sindacato, un organo di sorveglianza composto da nove membri che doveva presentare un rapporto alla Dieta comune dei Grigioni. Durante il XVI secolo il sistema amministrativo funzionò abbastanza bene, anche se l'obbligo della rotazione delle cariche tra i comuni giurisdizionali non permise sempre di inviare i magistrati più capaci. Dal XVII secolo si affermò la pratica dell'acquisto delle cariche.
Istituzioni e organizzazione politica
Autrice/Autore:
Martin Bundi
Traduzione:
Carlo Negretti
Il sistema politico del Libero Stato delle Tre Leghe attorno al 1700
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Con la Carta della Lega, il 23 settembre 1524 le Tre Leghe adottarono una Costituzione comune. L'organizzazione interna, che rimaneva fortemente federalista, permetteva alle Leghe di presentarsi come un organismo unico nelle questioni riguardanti guerra e pace, nella politica estera e nell'amministrazione dei territori soggetti. I comuni giurisdizionali costituivano però di fatto piccole repubbliche indipendenti. La massima autorità dello Stato delle Tre Leghe era la Dieta comune dei Grigioni, composta di 63 delegati (più tardi 65) in rappresentanza dei 52 comuni giurisdizionali. I deputati, che votavano solo su istruzione, dovevano quindi dapprima sottoporre ogni questione a consultazione dei rispettivi comuni giurisdizionali (ad referendum) e poi tornare alla Dieta successiva con le istruzioni di voto ricevute dai comuni giurisdizionali (diritto di iniziativa parziale). Mancava un vero potere centrale. I capi delle Tre Leghe, cioè il presidente della Lega Grigia (il cosiddetto Landrichter), il presidente della Lega Caddea (borgomastro di Coira, il Bundspräsident o presidente federale) e il Landamano della Lega delle Dieci Giurisdizioni (Landamano di Davos, il Bundslandammann o Landamano federale) formavano una specie di esecutivo (Congresso piccolo o Kleiner Kongress), che si riuniva però solo in caso di bisogno. Se a questi tre si aggiungeva un certo numero di delegati provenienti da ogni Lega, si costituiva invece il Congresso grande (Beitag), che si riuniva per trattare argomenti di maggiore importanza. In generale la mancanza di un vero e proprio erario pubblico, di un piano finanziario e di un esercito difensivo efficiente non favorivano il governo e l'affermazione del Libero Stato delle Tre Leghe. Questa debolezza si evidenziò con chiarezza tra il 1526 e il 1532, con la perdita delle Tre Pievi sul lago di Como in seguito alle guerre di Musso. Dopo la sconfitta militare le Tre Leghe poterono mantenere le conquiste del 1512 solo grazie all'intervento di potenze estere amiche.
Territorio delle Tre Leghe (XVIII secolo)
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Gli articoli di Ilanz (1524 e 1526), considerati come leggi comuni alle Tre Leghe, contribuirono invece al rafforzamento della coesione interna. Tali articoli abrogarono la maggior parte degli oneri feudali, ridussero progressivamente i poteri temporali del vescovo di Coira e garantirono ai comuni parrocchiali la libertà di gestire democraticamente i propri affari interni. In questo modo nello Stato delle Tre Leghe fu possibile l'introduzione della Riforma dal basso, a partire dai singoli comuni. In seguito alla Disputa religiosa di Ilanz (gennaio 1526), la Dieta comune dei Grigioni proclamò il libero esercizio delle confessioni cattolica e riformata. Spettava ai singoli individui e comuni scegliere tra una delle due confessioni.
Il Libero Stato delle Tre Leghe tra le potenze europee
Autrice/Autore:
Martin Bundi
Traduzione:
Carlo Negretti
Rappresentazione satirica della situazione politica nel Libero Stato delle Tre Leghe, 1618 ca. Gouache di un caricaturista anonimo (Museo retico, Coira).
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A causa della sua situazione geopolitica, dalla seconda metà del XVI secolo lo Stato delle Tre Leghe fu sempre più coinvolto nella lotta tra gli interessi contrapposti di Francia e Venezia da una parte, Austria e Spagna dall'altra. Gli inviati dei due blocchi si contendevano i contingenti di mercenari, le alleanze e i diritti di passo sui valichi retici. L'animosità dei rispettivi sostenitori nelle Tre Leghe aumentò sempre più e sommandosi spesso ai contrasti confessionali diede origine a fratture. Su pressione di singoli abitanti e comuni, il Libero Stato promulgò numerosi decreti contro gli assembramenti illegali, l'istituzione di tribunali censori, l'accettazione di doni, le pensioni e la corruzione (trattato sulle pensioni, Kesselbrief, trattato dei Tre Sigilli); questi provvedimenti non poterono tuttavia bloccare l'afflusso di soldi stranieri. Nel 1603 fallì un vasto progetto di riforma amministrativa del Libero Stato, che intendeva anche migliorare il governo dei Paesi soggetti.
Nello stesso anno Venezia riuscì finalmente a concludere un'alleanza con le Tre Leghe, ciò che turbò per lungo tempo l'equilibrio che fino ad allora aveva caratterizzato la politica estera. Quando le Tre Leghe nel 1604 rifiutarono di stipulare un analogo trattato di alleanza con il ducato di Milano, il governatore spagnolo Pedro Enriquez de Acevedo, conte di Fuentes, proclamò l'embargo commerciale contro i Grigionesi e fece costruire un'imponente fortezza all'ingresso della Valtellina. La pressione spagnola a sud esacerbò i conflitti tra i Grigionesi, soprattutto in Valtellina. Il perenne stato di tensione generò una serie di rivolte popolari, levate di vessilli (Fähnlilupfen) e tribunali censori (1607, 1618, 1619), che ridussero il Paese a una condizione di anarchia e segnarono il primo momento culminante dei cosiddetti torbidi grigionesi. Dopo il Sacro Macello del 1620, il Libero Stato delle Tre Leghe divenne uno dei teatri bellici di secondo piano nell'ambito della guerra dei Trent'anni, poiché la Valtellina era l'unico corridoio che collegava il Tirolo con il ducato di Milano (cioè i territori controllati dai due rami degli Asburgo) senza passare su territorio veneziano. Le Tre Leghe non solo persero la Valtellina per ca. 20 anni, ma furono in balia delle grandi potenze. Solo la pace conclusa nel 1639 con la Spagna e Milano rese la Valtellina ai Grigioni, con la condizione però che dalla valle fossero banditi i protestanti (primo capitolato di Milano). Con la pace di Vestfalia del 1648 lo Stato delle Tre Leghe conseguì la completa indipendenza dall'Impero. Gli altri diritti degli Asburgo furono in parte riscattati nel 1649 e nel 1652.
Firma del trattato di alleanza tra la Repubblica di Venezia e il Libero Stato delle Tre Leghe nel municipio di Coira il 17 dicembre 1706. Acquaforte (Museo retico, Coira).
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Il servizio mercenario prosperò nella seconda metà del XVII secolo e l'afflusso di denaro che ne derivò favorì la costruzione di palazzi e case borghesi. Per motivi economici e confessionali, verso il 1700 lo Stato delle Tre Leghe si avvicinò decisamente alle potenze marittime protestanti, specialmente all'Inghilterra (Gran Bretagna) e all'Olanda (Paesi Bassi). Questo avvicinamento sfociò nel 1713 in un'alleanza difensiva con l'Olanda. Il Libero Stato concluse inoltre nel 1706 una nuova alleanza con la Repubblica di Venezia.
La perdita della Valtellina e la scomparsa dello Stato delle Tre Leghe
Autrice/Autore:
Martin Bundi
Traduzione:
Carlo Negretti
Dopo il passaggio all'Austria del ducato di Milano (1714), le Tre Leghe cercarono di modificare a loro favore (1726 e 1763) il capitolato di Milano del 1639. Tali revisioni apportarono pochi vantaggi in campo economico e rafforzarono soprattutto la posizione dell'influente famiglia von Salis. Il ministro Ulysses von Salis e altri capi del partito aristocratico, che deteneva il potere nello Stato delle Tre Leghe, agivano ormai esclusivamente per conto dell'Austria. Il disappunto di Venezia fu tale, che nel 1764 denunciò l'alleanza del 1706: migliaia di imprenditori grigionesi, privati dei loro privilegi, furono così costretti a emigrare dai territori della Serenissima. I von Salis osteggiarono tutti i tentativi di dare una risposta alle riforme richieste dal popolo valtellinese. I sudditi si videro respingere sia i 15 punti di doglianze del 1786 sia il Progetto finale del 1792, che miravano soltanto a una parziale estensione dell'autonomia locale. L'incapacità delle autorità grigionesi di riformare l'apparato statale e il partito dei von Salis indussero gli abitanti della Valtellina a pronunciarsi per l'annessione alla Repubblica Cisalpina (marzo 1797). Napoleone concesse ai Grigionesi ancora due proroghe per trovare un accordo con i Valtellinesi su un piano di parità. I Grigioni lasciarono decorrere i due termini senza arrivare ad alcuna conclusione: persero così definitivamente la Valtellina, una regione con una notevole importanza economica e politica (confisca).
La paura delle famiglie dominanti di perdere il proprio potere condannò al fallimento tutti i tentativi di riforma delle strutture interne del Paese, che tendevano a semplificare l'apparato istituzionale di fatto troppo appesantito da un federalismo estremo. Ostaggio di rigide strutture statali, il cantone, privato dei suoi Paesi soggetti, non seppe decidersi tra i principi della Rivoluzione francese e quelli monarchico-aristocratici dell'Austria. Lacerato dai contrasti interni, fu teatro di operazioni belliche e venne occupato due volte da truppe francesi e austriache (1798-1800). Il trattato del 1799, che prevedeva l'annessione dei Grigioni alla Repubblica elvetica, e la sua progressiva realizzazione a partire dalla metà del 1800, sancirono la fine dello Stato delle Tre Leghe.
Popolazione e insediamenti
Autrice/Autore:
Peter Bollier
Traduzione:
Carlo Negretti
Sull'entità dell'aumento demografico durante il Medioevo nel territorio dell'attuale cantonte dei Grigioni sono possibili solo stime puntuali. La popolazione aumentò da ca. 75'000 abitanti (ca. 1500) fino a un picco massimo di 100'000 abitanti (ca. 1600). Contrariamente a quanto accadde nell'Altopiano, la popolazione scese poi fino a 71'000 abitanti (ca. 1750). In seguito avvenne una crescita continua, anche se modesta: un censimento non ufficiale del 1800 attesta 72'903 abitanti. Nei Grigioni meridionali il calo della popolazione durante il XVII e il XVIII secolo fu ancora più marcato. Ca. 90'000 persone risiedevano probabilmente nei Paesi soggetti di Valtellina, Bormio e Chiavenna alla fine del XVIII secolo.
La città di Coira, per cui è attestato attorno al 1350 un calo della popolazione, riequilibrò il proprio bilancio demografico entro il 1470 grazie all'immigrazione dalle regioni rurali, che diede alla capitale un nuovo profilo sociale. Il riscaldamento del clima tra il 1531 e il 1565 rese possibile uno sfruttamento agricolo più intenso e la coltivazione del grano anche in regioni situate a quote più elevate. Anche le divisioni dei comuni parrocchiali (dovute all'aumento della popolazione) testimoniano una fase di crescita per questo periodo. L'attività di dissodamento e la colonizzazione delle zone più elevate da parte degli immigrati walser si conclusero alla fine di questa fase calda. Il successivo peggioramento del clima, la guerra dei Trent'anni, le epidemie di peste e le carestie contribuirono allo spopolamento del Paese. La peste, che colpì i Grigioni periodicamente tra il 1349 e il 1635, si manifestò soprattutto nelle località poste lungo gli assi di transito. Ad eccezione dell'epidemia tra il 1628 e il 1635 (Coira), fu possibile tenere sotto controllo la malattia grazie alla configurazione del territorio, ai controlli e alla collaborazione con le città dell'Italia del nord. Altre malattie infettive, come il vaiolo e la tubercolosi, ma anche le carestie (specialmente tra il 1771 e il 1773), causavano periodicamente un incremento del tasso di mortalità (in particolare infantile). Come attestato per il periodo successivo alla guerra dei Trent'anni, la rapida ripresa fu dovuta invece a un aumento del tasso di natalità. Questi incrementi furono tuttavia limitati nel tempo e non portarono a un aumento duraturo della popolazione, in quanto la società tradizionale adeguava il bilancio demografico alle proprie possibilità economiche, tramite impedimenti al matrimonio e il ricorso all'emigrazione.
Pasticcieri-confettieri grigionesi a Venezia. Illustrazione tratta dalla raccolta Le arti che vanno per via nella città di Venezia, realizzata sulla base di un'incisione su rame del 1753 diGaetano Zompini (Museo retico, Coira).
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Le valli alpine interne erano tra le regioni di emigrazione più importanti della vecchia Confederazione. Soprattutto i cattivi raccolti, dovuti spesso a condizioni climatiche sfavorevoli, spingevano le persone a emigrare. Oltre a quella temporanea, si affermò l'emigrazione definitiva, in forme diverse, specialmente verso la fine del XVIII secolo. L'emigrazione stagionale verso la Germania meridionale di bambini e manodopera adulta impiegata nell'agricoltura (denominata Schwabengängerei) proseguì fino alla prima guerra mondiale (lavoro stagionale). Dal XVI secolo sono attestati, soprattutto a Venezia, numerosi pasticcieri grigionesi, ma anche negozianti, spazzacamini, muratori, vetrai, architetti, capomastri e altri artigiani. Tra il XV e il XVIII secolo il Veneto e la Lombardia furono le destinazioni privilegiate dell'emigrazione commerciale; dalla fine del XVIII secolo gli emigranti si distribuirono in tutta Europa.
Alla diminuzione della popolazione, causata da guerre e crisi, fecero seguito nel XVII e XVIII secolo degli spostamenti interni: i Walser abbandonarono gli insediamenti situati nelle zone più discoste, acquistando beni nelle valli più fertili, mentre gli abitanti di lingua romancia si trasferirono anche in valli poste più a sud. Ne risultò una piccola ondata migratoria all'interno dei Grigioni. Dalla struttura insediativa medievale, formata soprattutto da fattorie isolate e piccoli nuclei, si svilupparono durante l'epoca moderna piccoli centri e villaggi dai confini ben definiti. Gli insediamenti sparsi si mantennero più a lungo nelle aree di recente colonizzazione, come in alcune zone della Bassa Engadina e nelle valli walser più isolate.
La discriminazione tra chi deteneva il diritto di cittadinanza e i dimoranti (Beisassen, Hintersassen) consentì di mantenere un equilibrio tra l'evoluzione della popolazione residente nei comuni e la produzione agricola. I dimoranti erano sottoposti a limitazioni matrimoniali e costretti all'endogamia, il che assicurava la sopravvivenza delle aziende agricole. La divisione ereditaria dei patrimoni ridusse tuttavia la dimensione delle aziende. Nel XVIII secolo la progressiva rinuncia all'ammissione di nuovi cittadini non permise alla società di sviluppare innovazioni e fu corresponsabile del grande aumento della popolazione senza fissa dimora.
Economia
Autrice/Autore:
Max Hilfiker
Traduzione:
Carlo Negretti
L'agricoltura fu la principale fonte di sostentamento degli abitanti del Libero Stato delle Tre Leghe fino al XIX secolo. Un'importante attività accessoria era rappresentata dal trasporto di merci lungo le strade dei passi alpini, che permetteva anche il commercio con l'estero. Erano pure diffuse l'attività mineraria e l'esportazione di legname. L'attività economica si svolgeva prevalentemente al livello dei comuni, che dal 1526 (secondi articoli di Ilanz) detennero le regalie ed ebbero la competenza di rilasciare prescrizioni e riscuotere tributi. Lo Stato delle Tre Leghe non interveniva molto in ambito economico, pur sforzandosi di ottenere facilitazioni commerciali e di assicurare l'approvvigionamento di base.
Agricoltura
Autrice/Autore:
Max Hilfiker
Traduzione:
Carlo Negretti
Con la fine della signoria fondiaria, nel basso Medioevo mutarono le condizioni per la pratica dell'agricoltura. La concessione di terre come feudi ereditari (manso) risvegliò l'interesse individuale per un incremento dei raccolti, realizzato migliorando gli aratri, le falci da fieno, le bardature degli animali da tiro e i mulini ad acqua. Favorita anche dalla diminuzione della manodopera in seguito alla peste e alle faide, la contemporanea diffusione dell'allevamento rese necessaria una maggiore disponibilità di superfici per il pascolo e per l'alpeggio. Il rapporto tra bestiame minuto e bestiame grosso (4 a 1 nel 1300), si invertì (1 a 4 nel 1500). Nonostante la suddivisione delle grandi curtes feudali, rimasero notevoli differenze tra grandi e piccoli contadini. La dimensione media di un'azienda superava di poco i cinque ettari; il proprietario di una tale fattoria apparteneva probabilmente al ceto medio della popolazione.
Piano catastale dei beni fondiari del defunto Sebastiano Zoppi, giudice a Monticello, dopo la ripartizione tra i figli Antonio (parcelle A), Pietro (B) e Giovanni (C). Disegno realizzato daFrancesco Zoppi,loro cugino, nel 1794 (Archivio di Stato dei Grigioni, Coira, Collezione Diego Giovanoli, D V/39).[…]
Nel basso Medioevo, come mostrano i registri fondiari, la produzione agricola era ancora divisa a metà tra campicoltura e allevamento; nel tardo Medioevo diminuì la quota della campicoltura. Nell'epoca moderna tuttavia il rapporto tra i due settori, assai variabile a dipendenza del luogo, rimase sorprendentemente costante. Gli articoli di Ilanz (1524 e 1526) promossero la concessione di feudi ereditari e abolirono determinati oneri feudali, favorendo il riscatto delle decime. La forma di sfruttamento agricolo più diffusa continuò a essere l'azienda mista, che non prevedeva colture a maggese. Nelle regioni settentrionali si praticava l'avvicendamento delle colture tra prati e campi, mentre nelle valli meridionali si prediligeva la campicoltura permanente. Nelle zone a più bassa quota l'agricoltura era più variata: frutticoltura e viticoltura erano diffuse in Domigliasca e nella valle del Reno, selve castanili e vigne nelle valli meridionali. Oltre a orzo e segale venivano coltivati anche leguminose e canapa, cui si aggiunse la patata alla fine del XVIII secolo.
La diffusa economia alpestre permise lo sfruttamento di ampie superfici altrimenti in gran parte improduttive (Alpi). L'alpeggio era di solito organizzato su base comunitaria; solo in un quinto ca. dei comuni erano presenti alpeggi gestiti da singole famiglie e dotati di una piccola casera. Ad eccezione dell'Alta Engadina, dove già nel 1520 si produceva formaggio grasso per l'esportazione, in generale predominava la produzione di formaggio magro e burro.
Artigianato
Autrice/Autore:
Max Hilfiker
Traduzione:
Carlo Negretti
L'artigianato rurale era orientato principalmente al mercato locale. In quasi ogni villaggio erano presenti fabbri (artigianato del metallo), mugnai (industria molitoria) e segantini, mentre muratori, carpentieri (edilizia), calzolai, calderai, falegnami e sarti (industria dell'abbigliamento) erano spesso artigiani itineranti. Pagati con tariffe fisse e spesso in natura, gli artigiani rurali appartenevano agli strati più poveri della popolazione. Anche in campagna sono tuttavia attestate botteghe di artigianato artistico, che seppero trovare riconoscimenti a livello sovraregionale; tra questi artigiani troviamo falegnami o fabbri, come i Laim ad Alvaneu.
Solo a Coira gli artigiani si organizzarono in corporazioni. In maggioranza immigrati, imposero nel 1465 un regime corporativo, che assicurò loro la partecipazione alla vita politica e privilegi economici. Le cinque corporazioni dei vignaioli, calzolai, sarti, fabbri e panettieri (fornai) comprendevano ca. 30 attività artigianali. Le rigide regolamentazioni corporative impedirono l'insediamento di aziende nuove o più grandi. Nel XVIII secolo alcuni esponenti del ceto aristocratico aprirono manifatture in campagna, soprattutto filature e tessiture per cotone e seta, che vennero in parte gestite (per esempio a Tschappina) con il Verlagssystem. Molte di queste imprese non sopravvissero però a lungo.
Rovine delle ex fonderie d'argento di S-charl. Fotografia diRudolf Zinggeler, 1920 ca. (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Archivio federale dei monumenti storici, Collezione Zinggeler).
[…]
Lo sfruttamento dei numerosi giacimenti di minerali di ferro è attestato in tutte le regioni dal 1200 (quando è documentata la prima concessione di una miniera in val Poschiavo) fino al XIX secolo. Nei dintorni di Davos, Scuol e nello Schams si estrasse in certi periodi anche l'argento (metalli preziosi). I maggiori centri di lavorazione di ferro e di altri metalli si trovavano a Filisur e Bellaluna (comune Filisur), più tardi vicino a Sils im Domleschg e nello Schams. Se i concessionari erano gli aristocratici locali, spesso in società con imprenditori di Coira, Zurigo e della Svevia, i minatori e i tecnici provenivano dall'Italia o dall'Austria. Nonostante gli ingenti investimenti richiesti dalla tecnica e l'enorme consumo di legname, il rendimento di tali imprese fu il più delle volte scarso.
Traffico e commercio
Autrice/Autore:
Max Hilfiker
Traduzione:
Carlo Negretti
Collegando il nord dell'Europa con l'Italia, i passi retici ebbero una notevole importanza strategica ed economica, pur rimanendo in secondo piano rispetto al Brennero e al San Gottardo. Dopo aver reso carrozzabile il passo del Settimo per alcuni decenni dopo la fine del XIV secolo, i comuni direttamente interessati aprirono al traffico la Viamala (1473). I comuni percorsi dalla cosiddetta «strada inferiore» (Spluga, San Bernardino) si riunirono in sei organizzazioni corporative di trasporto, denominate società dei Porti (Porten), mentre quelli della «strada superiore» (Julier, Settimo) ne costituirono quattro. Tali società detenevano il monopolio dei trasporti ed erano tenute alla manutenzione delle strade nella loro area (someggiatura, industria dei trasporti). Gli spedizionieri inviavano le merci su carri, bestie da soma o slitte, affidandosi di solito alla cosiddetta Roda (Rod), un sistema che regolava il lavoro dei trasportatori membri delle società dei Porti. Il trasporto era generalmente lento, perché le merci dovevano essere trasbordate, al limite del territorio di un Porto, sulle bestie da soma della successiva corporazione. Per alcune merci di valore veniva impiegato il cosiddetto trasporto diretto (Strackfuhr): un unico somiere trasportava le merci in ca. tre giorni da Coira a Chiavenna. La quantità delle merci in transito risentiva molto degli avvenimenti politici o economici ed era sottoposta a notevoli variazioni. Il valore massimo fu raggiunto verso il 1600 (14'000 some); i trasporti si ridussero a un decimo durante la guerra dei Trent'anni e superarono di nuovo le 10'000 some solo con la costruzione della strada commerciale alla fine del XVIII secolo. Gli introiti dei dazi, i pedaggi, i salari e altri introiti relativi al traffico facevano del transito delle merci la seconda fonte di reddito dell'economia grigionese.
Tariffa doganale, tasse di transito e pedaggi con l'indicazione delle signorie detentrici del privilegio di riscuoterli. Raccolta di 51 pagine pubblicata a Coira nel 1756 daJohannes Pfeffer (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
[…]
Il commercio si sviluppò parallelamente al traffico di transito. Poiché ogni cittadino delle Leghe godeva della libertà di commercio, i Grigionesi frequentarono già presto soprattutto i mercati meridionali (Lugano, Tirano, val Venosta), per scambiare burro e bestiame giovane con grano, sale o vino. Esistevano inoltre anche commercianti professionisti di sale, vino e riso. Solo con l'epoca moderna Milano si sostituì a Zurigo come principale fornitore di grano. Il riso era soprattutto un prodotto di transito. Le Tre Leghe importavano il proprio fabbisogno di sale da Hall (Tirolo) e da Reichenhall (Baviera), mentre il sale marino veneziano, di minore qualità, era poco apprezzato. Il controllo sul vino valtellinese fu assicurato dalle famiglie dirigenti dei Paesi soggetti, detentrici di vaste proprietà fondiarie, e attraverso provvedimenti legislativi e rigidi controlli sui prezzi. Oltre ai mercati settimanali, si tenevano fiere annuali (alla fine del XVIII secolo erano ca. 50), che in autunno permettevano lo smercio del bestiame. Case commerciali sorsero soprattutto nel XVIII secolo lungo le vie di transito (come quella della famiglia Rosenroll a Thusis), a Ilanz, Davos e naturalmente a Coira.
L'emigrazione militare
Autrice/Autore:
Max Hilfiker
Traduzione:
Carlo Negretti
Il servizio mercenario costituì un'importante fonte d'entrata. Le campagne d'Italia, la guerra dei Trent'anni e le lotte del XVIII secolo per l'equilibrio europeo diedero un'occupazione a migliaia di soldati mercenari (Johann Andreas von Sprecher stimava che verso il 1750 i soldati grigionesi al servizio delle potenze estere raggiungessero le 10'000 unità). Molti servirono nei reggimenti delle Guardie svizzere a Parigi, a Vienna e in Italia. Per le aristocrazie locali le compagnie al servizio estero furono un affare vantaggioso, anche se soggetto alla speculazione (imprenditori militari): acquistate, vendute o ereditate, assicuravano ai signori uno stile di vita adeguato alla loro posizione sociale nonché un certo prestigio politico. Per i soldati il servizio mercenario fu invece quasi sempre una dura necessità, che nell'epoca moderna aveva oltretutto perso gran parte dell'attrattiva economica.
Evoluzione sociale
Autrice/Autore:
Silvio Färber
Traduzione:
Carlo Negretti
Il declino della signoria fondiaria nel tardo Medioevo comportò un mutamento della società. Il passaggio dei poteri decisionali sui beni fondiari dai nobili, proprietari nominali, ai contadini, che li detenevano di fatto, portò a partire dalla fine del XIV secolo a un livellamento fra gli strati sociali della popolazione rurale che favorì soprattutto i semiliberi e i servi. La concessione di ampie libertà agli immigrati walser e ad altri gruppi di contadini, come pure il rafforzamento delle competenze dei comuni, costituiscono altri indicatori dell'evoluzione della struttura sociopolitica. Con l'acquisizione di un ventaglio sempre più ampio di diritti fondiari, i comuni segnarono la fine delle signorie feudali. La nobiltà territoriale dovette progressivamente cedere il passo, in un processo che culminò e si concluse con gli articoli di Ilanz del 1526.
La piccola nobiltà, composta soprattutto da ministeriali dei signori territoriali, riuscì solo in parte a mantenere la propria posizione sociale. Un terzo di queste famiglie conservò le proprie funzioni dopo il XIV secolo, ma solo una su cinque riuscì a compensare la perdita del proprio ruolo nella struttura feudale con cariche nelle istituzioni comunali durante l'epoca moderna. Tra le famiglie di ministeriali, i von Salis, von Planta, de Mont e von Castelberg furono in grado di rafforzare notevolmente la propria posizione di privilegio anche nel sistema comunale. Dal XV o XVI secolo il rinnovamento dell'ordinamento statale offrì inoltre molte opportunità di ascesa sociale a nuove famiglie di estrazione aristocratico-contadina, come i Beeli, Buol, Capol, Florin, Guler von Wyneck, Jecklin, Schorsch, Sprecher e Tscharner. Già alla fine del tardo Medioevo non esisteva più all'interno del ceto dirigente una chiara differenziazione tra le famiglie di origine ministeriale e quelle provenienti dal ceto aristocratico-contadino.
I funzionari delle Tre Leghe nei Paesi soggetti di Valtellina, Bormio e Chiavenna nel XVII secoloa
Famiglia
Governatori generali della Valtellina a Sondrio
Vicari di Sondrio
Commissari a Chiavenna
Podestà di Morbegno
Podestà di Traona
Podestà di Teglio
Podestà di Tirano
Podestà di Piuro
Podestà di Bormio
Totale
von Salis
5
6
7
4
4
1
4
1
32
von Planta
5
3
5
8
5
1
2
1
30
Buol
3
4
2
2
2
3
1
2
2
21
Sprecher
3
4
4
3
1
1
3
1
20
von Capol
2
1
2
5
1
2
1
2
1
17
Schmid von Grüneck
1
2
2
1
4
10
de Florin
2
1
1
1
2
1
1
9
de Mont
2
1
1
1
2
1
8
Enderlin von Montzwick
1
1
1
1
1
1
6
Pellizari
1
2
1
1
1
6
Rosenroll
2
1
1
1
1
6
Schmid/Schmied
1
3
1
1
6
Schorsch
1
1
2
1
1
6
Travers
2
2
2
6
Janett
1
1
2
1
5
Jenatsch
1
2
1
1
5
Montalta
1
1
1
1
4
von Porta
2
1
1
4
Scarpatetti
2
2
4
Gaudenz
1
1
1
3
Gugelberg von Moos
1
1
1
3
Hartmann
1
1
1
3
Jagmet
1
1
1
3
de Latour
1
2
3
a Sono prese in considerazione solo le famiglie che inviarono più di due funzionari.
I funzionari delle Tre Leghe nei Paesi soggetti di Valtellina, Bormio e Chiavenna nel XVII secolo - Färber, Silvio: Der bündnerische Herrenstand im 17. Jahrhundert, 1983, pp. 134-136
Nonostante la democratizzazione del sistema politico, anche nell'epoca moderna si può parlare di una società strutturata in maniera simile alla società per ceti. Persino i contadini non costituivano un gruppo omogeneo: la distinzione tra contadini ricchi e poveri era netta per quanto riguardava prestigio e tenore di vita. Dal XVII secolo divenne inoltre sempre più rilevante la differenziazione tra chi deteneva il diritto di cittadinanza e i dimoranti. Durante il XVI secolo il ceto dirigente divenne sempre meno disposto ad ammettere nuove famiglie (aristocratizzazione), che infatti riuscirono ad accedere solo in misura ridotta alle cariche pubbliche importanti (XVII e XVIII secolo). La nuova élite, fortemente oligarchica, si differenziò sempre più dalla «gente comune», evidenziando le differenze di status sociale. Uno stile di vita adeguato al rango presupponeva ampi possedimenti, titoli nobiliari, un tenore di vita aristocratico, importanti cariche militari in eserciti stranieri, una buona istruzione, un'accorta politica matrimoniale nonché un'attività economica e politica di primo piano. Ai vertici della società e della politica grigionese nel XVII e XVIII secolo vi erano i von Salis e i von Planta, attorno ai quali ruotava un gruppo ristretto di una dozzina di famiglie influenti. A queste seguiva una cerchia di due altre dozzine di famiglie, che seppero mantenere una posizione di preminenza solo per una o due generazioni, o che furono rilevanti unicamente sul piano locale. Tutti i clan, i casati e le famiglie erano legati a gran parte del resto della popolazione secondo un sistema di tipo clientelare che permeava tutti gli ambiti dell'esistenza. Tale sistema ebbe le sue origini principali nella divisione in fazioni contrapposte, causata dagli interessi politici che dal XVI secolo le potenze straniere ebbero nei Grigioni.
Storia religiosa
Chiese e conventi dal XIV secolo alla Riforma
Autrice/Autore:
Florian Hitz
Traduzione:
Carlo Negretti
I conventi ebbero anche nel tardo Medioevo un ruolo importante nella struttura organizzativa della Chiesa retica. L'abbazia di Disentis, che aveva promosso la costruzione di diversi ospizi sul versante settentrionale del Lucomagno, incorporò nel 1491 nove parrocchie nella valle del Reno anteriore. A Disentis era strettamente legata nel XIII e XIV secolo una comunità di beghine e begardi con sede presso la cappella di S. Benedetto (Sumvitg). Dopo il declino del convento maschile nel basso Medioevo, a Müstair nella seconda metà del XII secolo venne fondato un monastero di suore benedettine, che nel tardo Medioevo costituì un centro di mistica eucaristica (culto del Preziosissimo Sangue). Le prepositure premonstratensi di S. Lucio a Coira e Churwalden furono promosse ad abbazie verso la metà del XV secolo. Ai due monasteri appartenne fino al XIV secolo un convento femminile; a Churwalden apparteneva anche come filiale la prepositura di Sankt Jakob nella Prettigovia interna (Klosters). Nel basso Medioevo l'unica abbazia fondata nell'area retica fu quella di S. Nicola a Coira. Il convento dei domenicani sorse verso il 1277 su iniziativa del vescovo ed ebbe un ruolo importante nell'evoluzione della struttura insediativa della città: i rappresentanti della piccola nobiltà e gli artigiani vi istituirono messe di suffragio e furono costituite confraternite di laici.
La fondazione di nuove chiese fu dapprima soprattutto una prerogativa dei signori feudali, che detenevano di solito anche il diritto di patronato. Al loro posto nel basso Medioevo subentrarono le comunità dei fedeli delle vicinanze, che nel XV secolo fondarono più di cento cappellanie e benefici ecclesiastici (prebende). Tali fondazioni portarono alla formazione di nuove parrocchie, su cui le vicinanze rivendicarono dapprima la presenza di un curato residente, in seguito il diritto di patronato. Verso il 1500 più di un quarto dei sacerdoti attivi trovavano sostentamento nelle fondazioni istituite dai comuni. In più di un quinto dei casi, i fedeli della vicinanza partecipavano all'elezione del parroco o del cappellano, in più di un terzo controllavano l'amministrazione delle prebende. Tra le altre comunità religiose grigionesi è possibile annoverare il capitolo di canoniche agostiniane di Cazis, il capitolo collegiale di San Vittore in Mesolcina, gli ospizi di Chapella presso S-chanf (fondato dalla parrocchia di Zuoz) e di San Romerio (denominato un tempo S. Remigio) sopra Brusio, gestito dagli agostiniani. I due ospizi decaddero nel XV secolo.
Riforma e Controriforma
Autrice/Autore:
Ulrich Pfister
Traduzione:
Carlo Negretti
L'azione promossa dai comuni per ridimensionare il potere secolare ed ecclesiastico del vescovo di Coira culminò con i secondi articoli di Ilanz del 1526. Oltre a ridurre i diritti secolari del capitolo cattedrale, tali articoli ricusarono il tribunale vescovile, favorirono gli abitanti del luogo escludendo gli stranieri dagli incarichi ecclesiastici e attribuirono ai comuni il diritto di scelta del parroco e l'amministrazione dei beni parrocchiali. Gli articoli di Ilanz non avevano un carattere particolarmente dogmatico ma erano piuttosto preconfessionali: come tali erano dunque indirizzati contro la diocesi e puntavano a un'autonomia comunale in campo ecclesiastico a cui anche le parrocchie cattoliche si rifecero fino all'inizio del XVII secolo e che favorì lo sviluppo del movimento riformato, rendendone difficile la persecuzione da parte delle autorità vescovili. In occasione dell'elezione del vescovo Lucius Iter (1541) furono imposti i cosiddetti Sei articoli, che esigevano da parte del vescovo il riconoscimento ufficiale degli articoli di Ilanz. Tra il 1520 e il 1560 ca. si ebbero molti casi di rifiuto del pagamento di tributi e di riscatto dei diritti vescovili con esigue somme di denaro. Tra il 1558 e il 1561 e durante l'episcopato di Beatus a Porta, la diocesi fu a più riprese sull'orlo della disgregazione. Nello stesso periodo anche l'amministrazione ecclesiastica decadde decisamente: le tendenze riformiste risalenti alla seconda metà del XV secolo si esaurirono dopo il 1527; il capitolo cattedrale si ritrovò completamente disorganizzato dopo il 1529 e le cariche di vicario generale e di vescovo ausiliario rimasero vacanti dalla fine degli anni 1530.
Le confessioni nelle Tre Leghe alla metà del XVII secolo
[…]
Il centro della Riforma fu Coira, dove la nuova confessione si affermò tra il 1523 e il 1527 sotto la guida del parroco della città Johannes Comander. La mancata condanna di Comander nella Disputa di Ilanz (1526), in cui fu accusato di eresia dal vicario generale davanti alla Dieta comune dei Grigioni, permise alla nuova confessione di diffondersi quasi senza ostacoli. Tuttavia, il lasso di tempo che trascorreva tra la prima predica evangelica tenuta da un riformatore itinerante e la decisione formale della comunità parrocchiale, e la nomina di un predicatore e l'eliminazione di paramenti e ornamenti sacri, spesso fonte di conflitti, poteva essere piuttosto lungo (e durare anche decenni). Mentre la maggior parte dei comuni della Lega delle Dieci Giurisdizioni e parti della Lega Grigia (Foppa, Thusis, Heinzenberg, Schams, Avers) aderirono alla Riforma già alla fine degli anni 1520 e negli anni 1530, l'Engadina e le valli limitrofe passarono alla nuova confessione per lo più tra il 1550 e il 1575; alcuni comuni della Lega Caddea situati a nord dei passi alpini aderirono alla Riforma solo tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. Ciò ritardò anche l'istituzione di una Chiesa cantonale riformata, garante di un'unità di dottrina. In questo contesto fu determinante la disputa ecclesiastica tra i rifugiati per fede italiana a Chiavenna (1545-1571), divisi tra i difensori dell'ortodossia di Bullinger e i propugnatori delle dottrine anabattiste e antitrinitarie. Gli inizi del sinodo evangelico retico risalgono al 1537, ma solo la Confessio Raetica (1553) contiene un ordinamento sinodale. Un consolidamento istituzionale, che prevedeva la tenuta di verbali, organi adatti a dirigere la Chiesa, la regolamentazione dei rapporti con le autorità laiche e gli inizi di una disciplina ecclesiastica di spirito calvinista, avvenne negli anni 1570, parallelamente all'affermazione dell'ortodossia protestante, e fu strettamente legata all'operato di Ulrich Campell. Il processo di istituzione di una Chiesa cantonale riformata si concluse tuttavia solo con la legge suntuaria emanata dalla Dieta comune nel 1628, vero e proprio ordinamento ecclesiastico, e con gli statuti sinodali del 1645, in vigore fino al 1808 con piccole modifiche. Nei comuni i consigli degli anziani imposero la disciplina ecclesiastica; si istituirono inoltre i Colloqui regionali per sorvegliare la dottrina e la condotta dell'ufficio dei pastori.
Gli impulsi decisivi alla Riforma cattolica provennero dai nunzi apostolici di Lucerna, che dal 1578 visitarono (visite pastorali) periodicamente la diocesi e diressero di norma anche l'elezione del vescovo fino agli inizi del XVIII secolo. Dal 1580 gli interventi della nunziatura mirarono alla riforma del capitolo cattedrale e del clero di campagna. Nel 1599 fu emanato un decreto che conteneva ordinanze fondamentali per l'amministrazione ecclesiastica e secolare del capitolo cattedrale. Durante i Torbidi grigionesi, sotto la protezione dell'occupante austriaco, nel 1623 il nunzio Alessandro Scappi costrinse le Tre Leghe ad accettare la restituzione dei diritti posseduti dal vescovo prima del 1526 (articoli di Scappi). Anche se la restaurazione dei diritti secolari si rivelò un'impresa quasi impossibile, i tentativi di riforma cattolica ebbero l'effetto di ravvivare l'azione ecclesiastica del vescovo, in ambito giuridico e pastorale (per l'amministrazione della cresima o l'elezione dei parroci). I nunzi ottennero che i Sei articoli del 1541 fossero abbandonati (a partire dall'elezione vescovile del 1627) e che l'abrogazione dell'indigenato previsto dagli articoli del 1526 fosse abrogato (1661). Dalla fine del XVI secolo la diocesi di Coira ebbe a disposizione religiosi formati nello spirito tridentino. Il vescovo riformatore Johann Flugi emanò disposizioni per il clero diocesano (1605) che adeguavano il diritto ecclesiastico della diocesi ai decreti del Concilio di Trento. Il principale ordine riformatore fu quello dei cappuccini che, sotto la protezione degli occupanti austriaci, tentò di riportare la Prettigovia e la Bassa Engadina alla fede cattolica (1621); il tentativo fallì tuttavia in seguito all'occupazione francese del 1624. L'ordine fu particolarmente importante nella cura delle anime nei territori cattolici, all'interno dei quali attorno al 1650 garantivano il servizio in un terzo delle parrocchie. Considerata la scarsa consistenza delle prebende dopo il 1526, i frati, mantenuti in primo luogo dall'esterno, garantivano un'assistenza spirituale sufficiente a basso costo. I padri diedero un contributo determinante alla diffusione dello stile barocco nell'architettura, nelle belle arti e nell'arte religiosa.
Incisione realizzata a Magonza daHeinrich Jonas Ostertag e Bartol Anton Cöntgen, che illustra gli enigmi (Rätzel ) del teologo pietista Daniel Willi, pubblicati a Lindau dall'editore Stettner nel 1736 (Biblioteca cantonale dei Grigioni, Coira).
[…]
La confessionalizzazione delle due Chiese tra gli anni 1570 e gli anni 1640 riguardò nel complesso tutta la popolazione e si inserì nei conflitti tra le fazioni grigionesi (confessionalismo). Negli anni 1610, ma specialmente tra il 1640 e il 1660 (e a volte anche nel decennio 1740-1750), nei comuni a confessione mista scoppiarono conflitti per l'utilizzo della chiesa e dei beni parrocchiali. Le tensioni spinsero la Dieta comune a istituire un Corpus catholicum e una Sessione evangelica (Corpus evangelicum), che si riunirono separatamente a partire dai primi anni 1640 per discutere di problemi politico-religiosi. Non si giunse tuttavia all'istituzione di meccanismi istituzionali per dirimere i conflitti. Con l'attenuarsi dei contrasti all'inizio del XVIII secolo, le vie delle due comunità confessionali si separarono. Grazie al servizio militare mercenario nei Paesi Bassi e al considerevole numero di studenti a Halle, il pietismo si diffuse tra i riformati a partire dagli anni 1710. Daniel Willi fu la figura dominante in questo periodo. Dal 1745 i Grigioni furono ripetutamente visitati da emissari dei Fratelli moravi, che seppero conquistarsi un largo seguito. Fin verso il 1780 le correnti pietiste e i Fratelli moravi furono a tratti dominanti, per essere però poi rapidamente soppiantati dall'Illuminismo, sostenuto soprattutto dai riformati.
Evoluzione del sistema scolastico
Autrice/Autore:
Ulrich Pfister
Traduzione:
Carlo Negretti
Nell'epoca moderna le Chiese di entrambe le confessioni ambivano alla diffusione della cultura religiosa tra i fedeli (catechesi sistematica) e avevano interesse a formare operatori qualificati: in questo contesto si inserivano le iniziative in ambito scolastico. Nel settore dell'istruzione superiore rimasero infruttuosi i ripetuti tentativi della Dieta comune di istituire una scuola cantonale grigionese facendo capo al patrimonio della Chiesa e fallirono anche i due controversi progetti di fondare una scuola analoga a Sondrio (1584 e 1618-1619). Il vescovo ebbe poco successo anche nel tentativo di fondare un seminario diocesano, come prescritto dalle risoluzioni del Concilio di Trento. Solo la scuola latina di Coira, ampliata e divenuta Collegium philosophicum all'inizio del XVIII secolo, assunse la funzione di modesta scuola superiore. Grazie alla presenza di questo istituto, parte dell'élite intellettuale riformata rinunciò alla diffusa consuetudine di studiare all'estero. Gli istituti laici di Haldenstein, Marschlins, Jenins e Reichenau, fondati e gestiti dai ceti dirigenti dopo la metà del XVIII secolo, si ispirarono alla pedagogia illuminista.
L'istituzionalizzazione dell'istruzione di base si compì a partire dal secondo quarto del XVII secolo. Dopo l'emanazione dell'ordinamento ecclesiastico del 1628, che imponeva ai comuni la gestione di una scuola, nelle regioni riformate si procedette alla raccolta di fondi scolastici e alla regolare assunzione di insegnanti. Nelle aree cattoliche l'istituzione delle scuole di base ebbe il sostegno delle confraternite di catechismo, fondate nel solco della crescente devozione barocca. Specialmente nel XVIII secolo furono create cappellanie il cui beneficiario era espressamente tenuto a insegnare.
Storia culturale
Cultura scritta e letteratura
Autrice/Autore:
Adolf Collenberg, Ulrich Pfister
Traduzione:
Carlo Negretti
Gli scritti in latino degli umanisti della prima metà del XVI secolo, tra cui si distinsero Simon Lemnius e il profugo religioso italiano Francesco Negri, erano indirizzati a un pubblico internazionale di eruditi. Diversi autori, come Ulrich Campell, Fortunat Sprecher von Bernegg e Fortunat von Juvalta, scrissero cronache in latino ancora in epoca moderna.
Per la letteratura tedesca, le prime testimonianze risalgono al basso Medioevo e riguardano frammenti di leggende ed estratti delle poesie di Rodolfo di Ems, del Minnesänger Heinrich von Frauenberg (nel Codice di Manesse) e di Eberardo de Sacco. Durante il XVI e XVII secolo la produzione letteraria non religiosa in lingua tedesca si limitava alle cronache (per esempio quelle di Hans Ardüser), ad ampie opere storiche e ad alcune poesie di natura polemica, in parte redatte in dialetto, senza pretese dal punto di vista letterario. La colta aristocratica Hortensia Gugelberg von Moos fu autrice di scritti religiosi e dei Conversations-Gespräche (1696). Nel XVIII secolo Johann Jakob Dusch, discendente di emigranti grigionesi in Bassa Sassonia, e il «figlio adottivo della Rezia» Heinrich Zschokke, sull'esempio di Albrecht von Haller, glorificarono la patria grigionese nell'immagine idealizzata della semplice vita campestre. Nel 1785 uscì un'edizione dei canti grigionesi di Martin von Planta messi in musica dal maestro ed editore Konrad Greuter; nel 1786 fu pubblicato il poema Die Bernina di Johann Baptista von Tscharner.
I testi in romancio ladino del notabile engadinese Johann Travers (dal 1527) rappresentano di fatto l'inizio della cultura scritta romancia (letteratura romancia). Successivamente, fin verso la metà del XVIII secolo, la pubblicazione di testi e delle prime grammatiche romance avvenne al servizio delle Chiese confessionali: traduzioni della Bibbia per i riformati, libri di devozione per i cattolici, catechismi e libri di canti per ambedue le confessioni rappresentavano le principali letture dei fedeli. Dalla seconda metà del XVII secolo apparvero in lingua romancia anche rappresentazioni sacre della Passione di Cristo e manifestazioni carnevalesche, mentre nel XVIII secolo si aggiunsero poemi politici (Georg Anton Vieli) e opere teatrali (Peter Anton de Latour).
Prima del 1800 le valli italofone non avevano una tradizione letteraria propria, visto che in ambito culturale erano completamente orientate verso l'Italia. Martino Bovollino, di Mesocco, imitò i modelli di Dante e Petrarca nei suoi otto sonetti (1519), come pure Paganino Gaudenzi, di Poschiavo, che visse e fu attivo soprattutto in Italia. Nelle numerose e variate opere di Gaudenzi (trattati storici e filosofici, 700 sonetti pubblicati nel 1648) si avverte anche l'influsso dei contemporanei Giambattista Marino e Galileo Galilei. Nell'Oratione dell'architetto Gabriele de Gabrieli di Roveredo e nei versi di Francesco Rodolfo Mengotti di Poschiavo (dopo il 1786) si ritrova l'influenza dell'Accademia romana dell'Arcadia e dell'Illuminismo italiano.
Architettura, scultura e pittura
Autrice/Autore:
Marc Antoni Nay
Traduzione:
Carlo Negretti
Dettaglio delle pitture murali realizzate verso il 1340 dalmaestro di Waltensburgnella cappella di S. Maria Maddalena a Dusch, frazione del comune di Paspels (Servizio monumenti dei Grigioni, Coira; fotografia Wolfgang Roelli).[…]
I rapporti con i circoli culturali del nord e del sud delle Alpi furono essenziali per le Tre Leghe anche nel campo delle arti figurative e dell'architettura. Gli influssi furono diversi, a dipendenza della provenienza delle innovazioni e della situazione politica ed economica. A causa della posizione periferica lungo le Alpi, i cambiamenti giunsero spesso con ritardo. La topografia dei Grigioni favorì però anche la conservazione di un ricco patrimonio culturale.
Retablo ad ante dell'altare maggiore della chiesa parrocchiale Son Giera a Salouf, consacrato nel 1502 (Fotografia Romano Pedetti, Bad Ragaz).[…]
Si è conservato un insieme multiforme di pitture murali del XIV secolo, tra cui affreschi della scuola di Giotto e 16 opere della bottega del cosiddetto maestro di Waltensburg relative all'area culturale della Germania meridionale. Nello stesso periodo furono realizzate eleganti statue che attestano la raffinatezza dell'ambiente di corte della regione del lago di Costanza. La creazione di parrocchie, dalla metà del XV secolo fino alla Riforma, diede origine a un'intensa attività di costruzione di chiese, svolta in gran parte sotto la direzione di architetti e capimastri originari dell'area linguistica tedesca. Parallelamente, nelle botteghe della Germania meridionale furono costruiti su commissione numerosi altari ad ante tardogotici. Il Rinascimento si manifestò nella pittura murale già dalla fine del XV secolo e influenzò durevolmente soprattutto le decorazioni e l'arredamento interno degli edifici profani. Tuttavia fino al XVII secolo inoltrato molti oggetti presentarono elementi stilistici tardogotici. Nei territori rimasti fedeli alla vecchia confessione, la Riforma cattolica favorì una nuova ondata di costruzione di chiese, dove si manifestò l'influenza di architetti e stuccatori provenienti da sud. Gli architetti grigionesi, tra cui i magistri moesani, furono determinanti per lo sviluppo del barocco nella Germania meridionale, in Austria e nei territori confinanti. Nel campo delle sculture in legno dominava invece la tradizione alpina, di origine vallesana (scuola di Johann Ritz). Nella pittura continuava invece a essere preponderante l'influenza del meridione, con le opere di maestri lombardi e ticinesi.
A seconda della regione, le case contadine o patrizie grigionesi erano di legno (per esempio la casa walser) o di pietra. Fino al basso Medioevo era privilegiata la separazione delle funzioni, con dormitorio, granaio e casera in edifici separati. In Engadina e nei Grigioni centrali la casa d'abitazione e il fienile con stalla erano posti sotto lo stesso tetto. Dopo il 1500 le tipiche case engadinesi con due portoni e le case delle vallate meridionali furono decorate con graffiti. In Engadina la tecnica del graffito raggiunse il suo apice nella seconda metà del XVII secolo.
Lo Stato nel XIX e XX secolo
Storia politica dal 1797
Dalla sovranità comunale allo Stato cantonale
Autrice/Autore:
Adolf Collenberg
Traduzione:
Alberto Tognola
Nel 1797 la perdita dei territori italiani aveva gettato i Grigioni in una profonda crisi. Sul piano interno si affrontavano due schieramenti: da una parte il campo dei patrioti, sorto negli anni 1790, per lo più favorevole all'adesione alla Repubblica elvetica, dall'altra il campo dei simpatizzanti dell'Impero, costituito dalla cerchia aristocratica di Ulysses von Salis-Marschlins, che propendeva per un avvicinamento all'Austria. Nel luglio del 1798 i comuni giurisdizionali rifiutarono a chiara maggioranza di aderire all'Elvetica. Tale decisione rimase comunque lettera morta, poiché poco tempo dopo i Grigioni divennero un campo di battaglia nella guerra tra la Francia e le forze della seconda coalizione, subendo tra la fine del 1798 e il 1800 ben due invasioni da parte delle truppe francesi e altrettante da parte delle truppe austriache (guerre di coalizione). In quel periodo, le vicende politiche erano determinate dagli occupanti, che procedettero alla presa di ostaggi ed insediarono governi provvisori. Durante la prima occupazione francese fu sottoscritto il patto d'incorporazione dei Grigioni nella Repubblica elvetica, con il nome di canton Rezia (21 aprile 1799). L'integrazione avrebbe poi dovuto perfezionarsi progressivamente nel corso della seconda occupazione, che vide pure lo sviluppo di un apparato amministrativo centralizzato sul modello degli altri cantoni elvetici. Già dal 1801 un numero crescente di comuni rifiutò però l'ordinamento elvetico, ciò che indusse il governo centrale a chiedere una nuova occupazione del cantone. Dopo il ritiro delle truppe francesi, alla fine dell'estate del 1802, si estese il movimento favorevole a una restaurazione. La stesura di una nuova Costituzione federalista nell'ambito dell'Atto di mediazione riportò la pace nei Grigioni, che divennero un nuovo cantone della Confederazione (1803). Dopo il fallimento di un tentativo di putsch da parte degli aristocratici e di altre formazioni politiche (gennaio 1814), su pressione degli Alleati i Vecchi repubblicani finirono per accettare la nuova realtà. Nel 1815 il congresso di Vienna confermò infine la perdita della Valtellina.
Fino a metà del XIX secolo, nel cantone regnarono pace e stabilità. La Costituzione del 1814/1820 aveva in pratica paralizzato le istituzioni dello Stato (governo e legislativo), mentre i Consigli e i comuni giurisdizionali avevano ripreso il controllo sulla legislazione. Il popolo curava i propri interessi a livello locale e regionale, ma si occupava poco della politica sul piano cantonale e federale. I fautori dello Stato liberale (liberalismo) iniziarono a farsi sentire nei primi anni 1830, rivendicando maggiore spazio operativo per gli organi cantonali e un parziale ridimensionamento dell'autonomia comunale, il che valse loro l'appellativo di statalisti. La tendenza opposta, quella dei cosiddetti municipalizzatori, preconizzava invece un potere centrale ridotto al minimo con una connotazione in parte confessionale. La polarizzazione non era comunque così marcata da condurre alla formazione di veri e propri partiti: la composizione delle due fazioni mutava a seconda dei temi in discussione. Nelle elezioni in generale ottenevano consensi le personalità moderatamente riformatrici, i futuri artefici della riforma giudiziaria del 1851 e della Costituzione cantonale del 1854. Il promovimento delle riforme non era una prerogativa esclusiva dei liberali o dei riformati. I Grigioni devono molte conquiste di quei decenni anche allo spirito innovativo degli aristocratici e di religiosi delle due confessioni.
Il progetto di revisione della Costituzione federale attorno al 1870 sollevò un'ondata di agitazioni e portò alla polarizzazione della popolazione tra gli avversari e i partigiani della revisione (denominati «Anti» rispettivamente «Revi»). Il Bündner Tagblatt, foglio moderatamente liberale, sotto Hermann Sprecher von Bernegg e Placidus Plattner, compì una svolta in senso conservatore e federalista, divenendo portavoce degli «Anti». L'altra fazione era sostenuta da Florian Gengel, redattore del Freie Rätier e fondatore, con Anton Versell, dell'Associazione liberale di Coira, e da Carl Hilty dell'Associazione popolare grigionese. Dopo l'approvazione della Costituzione, la marcata linea che separava i due fronti nel 1872 e nel 1874 si affievolì rapidamente. Conservatori e federalisti dominarono a tutti i livelli le elezioni e le votazioni, soprattutto dopo l'ampliamento dei diritti popolari con la revisione della Costituzione cantonale del 1880. L'Alleanza sovraconfessionale conservatrice-federalistica, fondata nel 1881 da Hermann Sprecher von Bernegg e Remigius Peterelli sconfisse il liberalismo cattolico, che con la famiglia de Latour di Breil/Brigels per decenni aveva dominato politicamente la Surselva. Il Kulturkampf toccò solo marginalmente i Grigioni, poiché l'Alleanza sovraconfessionale gli aveva sottratto il campo d'azione e perché i liberali giudicavano inutile uno scontro tra le confessioni. Negli anni 1870 il vecchio ceto dirigente fu in gran parte scalzato dalle élite intellettuali di origine borghese e agraria.
La fondazione dei partiti (1890-1919)
Autrice/Autore:
Adolf Collenberg
Traduzione:
Alberto Tognola
Nel gennaio del 1891 la corrente liberale guidata da Felix Calonder fondò il Partito liberale (PL), un partito popolare con statuti e un programma cantonale (sezione cantonale del Partito radicale democratico, PRD). In questo contesto l'Associazione radicale-democratica di Coira, fondata poco prima da Friedrich Manatschal, ebbe spesso il ruolo di frazione contestataria rispetto al nuovo partito. Nello stesso anno, anche l'Alleanza sovraconfessionale pose un comitato cantonale autonomo alla testa del partito federal-democratico. Il programma del suo leader Caspar Decurtins, che oscillava tra l'ultramontanismo e il sostegno alla politica sociale della sinistra, provocò il progressivo passaggio dell'ala riformata ai liberali e la scissione interna della cerchia di Placidus Plattner e Johann Josef Dedual (il cosiddetto nuovo corso, 1892-1898), che promossero tra l'altro una politica di partito e sociale autonoma da parte dei cattolici. Avviata verso il 1895, la riforma del partito sfociò nella fondazione del Partito conservatore democratico (PCD), che comprendeva soprattutto cattolici, ma anche una piccola e influente ala riformata, guidata specialmente dai von Sprecher (1903). Questo decennio segnò il passaggio dal dominio delle vecchie clientele al ruolo centrale dei partiti nella competizione elettorale e lo sviluppo di accordi tra i partiti borghesi sulla suddivisione dei seggi (fino al 1919).
La sala del ristorante Grütlibund a Coira, nella Storchengasse 3, 1913 ca. (Stadtarchiv Chur).
[…]
Le Società del Grütli e le associazioni operaie diedero vita nel 1906 al Partito socialista (PS), che reclutava i propri membri tra il personale impiegato negli alberghi, i ferrovieri e gli ambienti piccolo borghesi di Coira. Data la debole diffusione dell'industria, nei Grigioni non esisteva un vero e proprio proletariato. Dopo il 1918 il PS fu indebolito da dissidi relativi alla linea politica da seguire. Divergenze programmatiche e conflitti personali colpirono anche il campo liberale. L'ala dei Giovani liberali si staccò e nel dicembre 1919 fondò il Partito democratico (PD), orientato decisamente più a sinistra. La Neue Bündner Zeitung si schierò al loro fianco e ne divenne l'organo di stampa.
Fino a questo momento, i partiti disponevano di un'organizzazione piuttosto rudimentale. La sensibilizzazione e mobilitazione politica avveniva per mezzo della stampa, tramite persone di fiducia nei villaggi, nel corso di cerimonie religiose, feste di canto, fiere di bestiame e, da parte dei cattolici, anche dal pulpito (clero). La Chiesa fino agli anni 1960 si impegnò apertamente sul piano politico per promuovere le proprie posizioni ideologiche.
Tempo di crisi e di guerra
Autrice/Autore:
Adolf Collenberg
Traduzione:
Alberto Tognola
L'introduzione del sistema proporzionale per le elezioni del Consiglio nazionale del 1919 (sistemi elettorali) ebbe inizialmente scarse ripercussioni nei Grigioni, a parte il seggio conquistato per la prima volta dal PS. Negli anni 1920 il PCD riuscì a tenersi stretti i propri elettori osteggiando chiaramente il liberalismo e il centralismo, come pure il socialismo e l'ateismo. I liberali furono autori di dure campagne contro democratici e socialisti, arrivando a coalizzarsi con il PCD per contrastare il PS e la «sinistra borghese e del ceto medio», cioè il PD, che si definiva in tal modo per distinguersi dai liberali, rappresentanti del grande capitale. Nella prima metà degli anni 1920, lo scandalo delle centrali elettriche penalizzò severamente il PL, che perse progressivamente una parte della sua base elettorale, confluita nel decennio seguente specialmente nel PD di Andreas Gadient, divenuto dopo il 1935 l'erede dei liberali. La forza elettorale del PS non aumentò, nonostante la popolarità del suo principale dirigente, il Consigliere nazionale Gaudenz Canova: il rigoroso antifascismo dei socialisti non dava frutti a livello politico (sei piccoli gruppi fascisti apparvero nei Grigioni prima del 1939 e nella loro base di Davos erano attivi un importante gruppo locale nazionalsocialista e altre organizzazioni orientate sulle medesime ideologie), mentre sul piano della politica economica otteneva maggiori consensi il PD. Nei primi anni 1930, il PD iniziò a contrastare il Movimento frontista e rivendicò una politica congiunturale attiva per combattere la crisi economica, mentre il PL, che si era guadagnato fama di partito del grande capitale, assunse un atteggiamento passivo.
Manifesto trilingue per l'elezione dei rappresentanti grigionesi al Consiglio nazionale nel 1987, realizzato dall'agenziaHatrick-Werbung,Domat/Ems (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
Dopo la bocciatura dell'iniziativa di crisi (2 giugno 1935), contadini, impiegati e lavoratori di tutti i campi si unirono nel Movimento delle linee direttrici per far fronte all'estremismo di destra e di sinistra. Non è finora stato possibile stabilire con chiarezza la dimensione delle simpatie che parte della borghesia nutriva per l'idea di una nuova Europa corporativistica e autoritaria. Il PCD sopravvisse senza problemi al crollo del PL, che nel 1934 fu ribattezzato Partito liberale democratico (PLD). Nelle file conservatrici, l'insoddisfazione della corrente cristiano-sociale di Coira portò alla fondazione di un partito autonomo (Partito cristiano sociale, PCS). Lo scoppio della guerra rese ancora più aspra la lotta tra i partiti. Il PD (dal 1935 Partito popolare democratico, PPD) aumentò i suoi voti a spese del PLD e del PS. Nel 1942 il PCD si riorganizzò, assumendo la nuova denominazione di Partito popolare conservatore (PPC), e si rappacificò con i «cugini» del PCS. Negli ultimi anni del conflitto mondiale, la vita politica dei Grigioni fu dominata da aspre lotte partitiche ed elettorali oltre che da un ritardato Kulturkampf.
Il rapido e diffuso processo di modernizzazione, che dopo il 1960 coinvolse tutti i settori dell'economia, generò un'eccezionale prosperità a beneficio di tutta la popolazione. Il clima di Guerra fredda e l'euforia per il crescente benessere attenuò la lotta tra i partiti borghesi, favorendo un'intesa tra conservatori (dal 1970 Partito popolare democratico cristiano), liberali e democratici; questi ultimi si spostarono a destra e nel 1971 confluirono con il Partito dei contadini, degli artigiani e dei borghesi (PAB) nell'Unione democratica di centro (UDC). Negli anni 1960 si attenuò pure il confronto ideologico, relativizzato da problematiche politiche più concrete e immediate e da opinioni divergenti sulla distribuzione della ricchezza. Parallelamente si spoliticizzarono anche le associazioni culturali. L'introduzione del suffragio femminile nel 1972 influì in misura minima sulla forza dei partiti. Il movimento femminista iniziò a proporsi come decisa forza politica e culturale solo dalla fine degli anni 1980, con proprie organizzaioni politiche e liste elettorali. Nel contempo comparvero sulla scena movimenti ecologisti e giovanili, che contribuirono ad allargare il ventaglio dei partiti; fatta eccezione per il partito verde liberale, fondato nel 2007, nessuna delle nuove formazioni riuscì ad affermarsi al di fuori dell'agglomerato di Coira. A seguito dell'elezione di Eveline Widmer-Schlumpf in Consiglio federale (2007-2015, presidentessa nel 2012) al posto del magistrato in carica Christoph Blocher, la direzione del partito espulse la sezione grigionese dell'UDC dal partito nazionale, dopo di che nei Grigioni venne fondato il Partito borghese democratico (PBD), a cui aderì la maggioranza degli iscritti all'UDC.
Seggi del canton Grigioni all'Assemblea federale 1919-2015
1919
1939
1959
1967
1971
1979
1983
1991
1995
1999
2003
2007
2011
2015
Consiglio degli Stati
PPD
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
PRD
1
1
1
1
UDC
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Consiglio nazionale
PRD
3
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
PPD
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
UDC
3
2
2
2
1
1
1
1
2
2
2
1
2
PS
1
1
1
1
2
2
1
1
1
1
1
Verdi liberali
1
PBD
1
1
Totale
6
6
6
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
Seggi del canton Grigioni all'Assemblea federale 1919-2015 - Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica
Composizione del Consiglio di Stato del canton Grigioni 1982-2014
1982
1986
1990
1994
1998
2002
2006
2010
2014
PRD
1
1
1
1
1
1
1
1
1
PPD
2
2
2
2
1
1
1
1
1
PS
1
1
1
1
1
UDC
2
2
2
2
2
2
2
PBD
2
2
Totale
5
5
5
5
5
5
5
5
5
Composizione del Consiglio di Stato del canton Grigioni 1982-2014 - Ufficio federale di statistica
Composizione del Gran Consiglio del canton Grigioni 1919-2014
1919
1937
1947
1953
1963
1971
1979
1987
1994
2003
2006
2010
2014
PRD
46
29
14
29
31
29
28
30
26
29
33
38
34
PPD
31
27
29
28
30
38
39
38
38
40
35
33
31
UDC
4
33
43
32
36
38
42
40
41
33
32
4
9
PS
1
6
7
6
7
8
9
10
7
13
14
12
15
PCS
1
1
1
6
8
3
Verdi liberali
2
2
PBD
26
27
Senza partito
2
3
4
2
1
1
2
3
4
4
5
2
Altri
3
1
2
1
2
Totale
88
99
98
103
113
113
120
120
120
120
120
120
120
Composizione del Gran Consiglio del canton Grigioni 1919-2014 - Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica; Cancelleria dello Stato
Storia costituzionale
Autrice/Autore:
Max Hilfiker, Philipp von Cranach
Traduzione:
Alberto Tognola
Il Libero Stato delle Tre Leghe, scomparso nel 1798, era caratterizzato da una quasi totale sovranità dei comuni giurisdizionali. Gli interventi successivi sul piano costituzionale si proposero di rafforzare le istituzioni cantonali, di imporre gli ideali dello Stato di diritto e le libertà dei cittadini nonché di favorire il benessere di tutta la popolazione. Mentre nel XIX secolo furono intrapresi ben quattro tentativi per perfezionare l'assetto statale attraverso revisioni totali della Costituzione cantonale, il XX secolo non conobbe alcuna iniziativa di questo tipo. L'odierna Costituzione cantonale entrò in vigore nel 2004.
Dalla Repubblica elvetica allo Stato federale (1798-1848)
Autrice/Autore:
Max Hilfiker, Philipp von Cranach
Traduzione:
Alberto Tognola
La Commissione degli Undici, che nell'agosto del 1801 presentò un progetto di Costituzione per il canton Rezia, si basò sul modello della Repubblica elvetica: le Leghe e i comuni giurisdizionali furono sostituiti da 11 distretti, già istituiti in precedenza dal governo provvisorio, sotto la guida di un prefetto. Ogni distretto comprendeva una Camera amministrativa e un tribunale. Le antiche vicinanze, divenute municipalità, nominavano per mezzo di grandi elettori i propri rappresentanti al Gran Consiglio, che a sua volta eleggeva il governo cantonale (un organo amministrativo composto da cinque membri attivi a tempo pieno), il tribunale cantonale e i delegati alla Dieta federale. Approvata dal Gran Consiglio alla fine di agosto del 1801, la Costituzione non fu però mai applicata nel suo insieme. La caduta della Repubblica elvetica segnò anche la fine del governo prefettizio, creato su pressione della Francia.
Ritratto di Jakob Ulrich Sprecher von Bernegg, realizzato daChristian Gottlob Richter. Gouache su cartone, primo quarto del XIX secolo (Museo retico, Coira).
[…]
La Costituzione del 1803, parte integrante dell'Atto di mediazione napoleonico, si rifaceva alla situazione precedente la Rivoluzione, ripristinando la vecchia suddivisione territoriale in Leghe, Comun grandi e comuni giurisdizionali. Furono integrati nel cantone anche le antiche signorie straniere di Haldenstein, Rhäzüns e Tarasp, nonché il quartiere vescovile di Coira (Hof Chur). I comuni giurisdizionali riottennero l'antico diritto di approvare ogni atto legislativo per mezzo del referendum. Alcune innovazioni introdotte durante la Repubblica elvetica furono però mantenute nella Costituzione cantonale, come la libertà di commercio, l'abolizione dei privilegi nobiliari e il tribunale cantonale, un tribunale d'appello che giudicava le cause civili a partire da un certo valore (tribunali). Fu mantenuto anche un governo cantonale (il Piccolo Consiglio, composto dai presidenti delle Tre Leghe) e poste le basi di un moderno parlamento istituendo un Gran Consiglio di 63 membri. Siccome si riuniva solo una volta all'anno, alcuni anni più tardi si provvide a rafforzare l'autorità cantonale introducendo la Commissione di Stato, con il compito di consigliare il governo e di preparare i disegni di legge per il dibattito parlamentare. Piccolo Consiglio e Gran Consiglio potevano ora agire autonomamente, senza doversi attenere alle istruzioni provenienti dai comuni giurisdizionali, come avveniva ai tempi del Libero Stato. Per questi motivi, nonostante i pochi poteri concessi al governo, la Costituzione del 1803 è ritenuta dagli storici un momento cruciale nel passaggio dalla Confederazione di Stati allo Stato federale e il momento fondante del moderno canton Grigioni.
Pressati dagli Alleati, nel 1814 i Grigioni adottarono il Patto federale della Confederazione svizzera. La nuova Costituzione cantonale, che nei suoi tratti fondamentali fu ideata nel 1814, ma entrò formalmente in vigore solo nel 1820, ricalcava in gran parte quella della Mediazione. Non poteva essere modificata senza l'approvazione di due terzi dei comuni giurisdizionali, concedeva la libertà di domicilio entro i confini cantonali e prescriveva una chiave di ripartizione per tutte le cariche cantonali: due terzi ai riformati, un terzo ai cattolici.
Al di fuori del Gran Consiglio, le idee della Rigenerazione non ebbero una vasta risonanza nei Grigioni. Non andarono in porto né i tentativi di riforma del Patto federale del 1815, né i due tentativi (1834 e 1835) di abbassare la soglia di due terzi dei comuni, richiesta per modificare la Costituzione cantonale, e realizzare così innovazioni nel campo della giustizia e dell'organizzazione del governo.
Dal 1848 a oggi
Autrice/Autore:
Max Hilfiker, Philipp von Cranach
Traduzione:
Alberto Tognola
In seguito all'approvazione della Costituzione federale del 1848, accettata anche dalla maggioranza dei comuni giurisdizionali, la struttura federalista e molti regolamenti cantonali non erano più conformi al diritto costituzionale federale. Dopo il fallimento di numerosi tentativi di revisione totale e dopo il rifiuto da parte dell'Assemblea federale di garantire la Costituzione cantonale del 1814/1820, i Grigioni approvarono, in una votazione organizzata a livello di circoli il 30 novembre 1853, una nuova Costituzione cantonale (in vigore dall'1 febbraio 1854). La nuova legge fondamentale confermava la soppressione dei comuni giurisdizionali e delle Leghe, realizzata già nel 1851, e la nuova suddivisione in 14 distretti, 39 circoli e 227 comuni, dotati di un'autonomia amministrativa. Il popolo era ora sovrano, dato che leggi, revisioni costituzionali ecc. dovevano essere sottoposte al voto per mezzo del referendum obbligatorio. I cittadini svizzeri residenti avevano il diritto di voto sul piano cantonale nel comune di domicilio. Non furono introdotte ulteriori innovazioni: né una chiara delimitazione delle competenze tra cantoni e comuni né una definizione precisa dei compiti dello Stato. Il governo, che era essenzialmente un organo di sorveglianza e di ricorso, non ne uscì rafforzato. Composto come in precedenza da soli tre membri, era nominato per un solo anno. I 66 membri del Gran Consiglio erano eletti per circoli con il sistema maggioritario. In materia comunale avevano diritto di voto solo i cittadini originari del luogo (comuni patriziali). L'organizzazione della giustizia prevedeva tribunali di circolo competenti soprattutto per le cause penali, tribunali distrettuali per cause civili e un tribunale cantonale quale prima istanza di appello.
Nei decenni seguenti le cerchie liberali si impegnarono per rafforzare le competenze del governo, gli ambienti conservatori-federalistici rivendicarono l'abolizione del cosiddetto «diritto cantonale di polizia», risalente al 1814/1820 e di competenza del Gran Consiglio, mentre il movimento dei Giovani democratici (sinistra liberale) sostenne l'ampliamento dei diritti popolari. In un primo tempo, tutte queste proposte di riforma fallirono. Solo dopo la revisione della Costituzione federale (1874) fu varata, nello stesso anno, la legge sul domicilio, che permise finalmente di smussare l'antico conflitto tra cittadini originari del luogo e residenti introducendo il concetto ancora attuale di comune politico. In seguito, la revisione totale della Costituzione cantonale del 1880 ampliò il referendum legislativo, introdusse il referendum finanziario e l'iniziativa legislativa (sebbene di difficile esercizio, dato l'elevato numero di 5000 firme) e abolì il diritto cantonale di polizia. La Costituzione sancì l'elezione popolare dei Consiglieri agli Stati e dichiarò lingue ufficiali i tre idiomi parlati nel cantone. Nel 1892 vi fu una nuova revisione totale della Costituzione cantonale, che portò a cinque il numero dei membri del Piccolo Consiglio (denominato ufficialmente governo dal 1971), ora nominati tramite voto popolare, prolungò a tre anni il loro mandato e introdusse il sistema dei dipartimenti (rendendo così superflua la Commissione di Stato). Fu inoltre ridotto a 3000 il numero delle firme necessarie per la riuscita di un'iniziativa legislativa.
La Costituzione del 1892, mai oggetto di revisioni totali nel XX secolo, fu sottoposta solo a una trentina di revisioni parziali. Un nuovo Codice di procedura civile (1907) semplificò le vie legali; nel 1967 fu introdotta la «giurisdizione amministrativa» (che due anni dopo portò alla creazione di un tribunale amministrativo autonomo), nel 1978 venne approvato il nuovo ordinamento giudiziario e nel 2000 fu accettata in votazione popolare la nuova organizzazione della giustizia. Da allora i tribunali distrettuali non si occupano più solo di cause civili, ma pure di procedimenti penali, e il loro numero è stato ridotto da 14 a 11. Il suffragio femminile fu introdotto nel 1972 a livello cantonale e di circoli e nel 1983 anche sul piano comunale. Il tentativo di introdurre il sistema proporzionale per l'elezione del Gran Consiglio è fallito in sette occasioni (1937, 1942, 1949, 1960, 1982, 1996 e 2003); il maggioritario penalizza in particolare il PS, che continua a essere sottorappresentato in parlamento.
A distanza di ben 113 anni dall'ultima revisione totale, nel 2003 la Costituzione cantonale venne di nuovo interamente rimaneggiata. Entrato in vigore nel 2004, il nuovo testo introdusse però solo poche novità sostanziali. In particolare permette ai comuni di concedere agli stranieri il diritto di voto e eleggibilità a livello comunale, decreta l'istituzione di una Corte costituzionale cantonale e rende facoltativo il referendum legislativo (fino ad allora obbligatorio); inoltre viene riconosciuto esplicitamente il trilinguismo del cantone.
Compiti dello Stato e amministrazione cantonale
Autrice/Autore:
Max Hilfiker
Traduzione:
Alberto Tognola
Nel XIX secolo l'amministrazione cantonale si occupava prevalentemente di giustizia, militare, scuola e trasporti, mentre nel XX secolo estese il proprio raggio d'azione (politica economica, Stato sociale, pianificazione del territorio, protezione dell'ambiente). L'aumento dei funzionari pubblici (107 nel 1861, ca. 3000 nel 2004) è indice non solo dell'assunzione di nuovi compiti, ma pure della crescita della forza finanziaria del cantone.
Gli inizi (1800-1848)
Autrice/Autore:
Max Hilfiker
Traduzione:
Alberto Tognola
Nonostante le ristrettezze finanziarie e l'opposizione dei comuni giurisdizionali, dopo il 1803 lo Stato affrontò nuovi compiti, concentrandosi inizialmente sulla scuola, la giustizia, la polizia e l'esercito. Per adempiere queste funzioni furono istituite apposite commissioni che, analogamente al Piccolo Consiglio, erano composte soprattutto da esponenti delle vecchie famiglie dirigenti.
Il primo tentativo di riordinare il settore giudiziario (esistevano 100 tribunali civili e 60 tribunali penali con propri statuti e procedure) portò alla creazione di un tribunale d'appello a livello cantonale per le cause civili e di un tribunale penale cantonale per gli stranieri. L'organizzazione della milizia (i Grigioni fornivano un contingente di 2000-3000 soldati all'esercito federale) risultò invece nella pratica inattuabile, nonostante il regolamento del 1809 e la Costituzione del 1814/1820. Di fatto l'esercito cantonale era debolissimo: l'istruzione esisteva solo sulla carta, l'equipaggiamento in dotazione (armi e uniformi fornite dal cantone dal 1827) era insufficiente, e gli uomini tenuti a prestare servizio avevano la possibilità di farsi sostituire da un'altra persona. Nel 1838 la Confederazione fu costretta a intervenire, ponendo sotto il suo controllo l'organizzazione militare del cantone.
La principale realizzazione del cantone nella prima metà del XIX secolo fu la trasformazione delle vecchie vie di transito in strade carrozzabili. Dopo laboriose trattative con l'Austria e la Sardegna per ottenere aiuti finanziari, furono costruite la «strada inferiore» sui passi del San Bernardino e dello Spluga (1818-1823) e la «strada superiore» sui passi del Maloja e dello Julier (1820-1840). Il traffico di transito raggiunse il suo massimo volume nel 1856; due terzi delle entrate del cantone erano destinati a coprire i costi per la costruzione e la manutenzione delle strade. La commissione sanitaria varò nel 1808 una legge sui medicinali e promosse la vaccinazione contro il vaiolo e la formazione di levatrici.
L'insegna delle diligenze postali cantonali con gli stemmi delle Tre Leghe, in uso dal 1813 al 1848 (Museo retico, Coira).
[…]
L'insegna delle diligenze postali della Confederazione, che nel 1848 sostituì quella delle diligenze postali cantonali (Museo della comunicazione, Berna).
[…]
Le entrate provenienti dalle dogane, dall'imposta sugli articoli di lusso e dalla regalia del sale permettevano di finanziare tutti questi compiti. Dal 1807 al 1842 il cantone coniò le proprie monete e assunse l'amministrazione delle poste. Il primo ufficio postale cantonale fu aperto nel 1813 e quattro anni più tardi fu istituita una commissione cantonale per gestire l'intero traffico postale. Sul piano ecclesiastico nel 1803 il Gran Consiglio evangelico prese in mano le redini della Chiesa cantonale. La Costituzione ecclesiastica del 1807 istituì il Consiglio della Chiesa evangelica cantonale. Il Corpus catholicum, dal canto suo, finì a più riprese tra due fronti: da un lato le direttive della gerarchia ecclesiastica, dall'altro le pressioni politiche del governo. La creazione della doppia diocesi di Coira-San Gallo (diocesi di Coira, diocesi di San Gallo) nel 1823 diede origine a un conflitto duraturo, così che l'anno seguente il governo cantonale, appellandosi agli articoli di Ilanz del 1526, pose la diocesi sotto l'amministrazione del cantone.
I Grigioni nel nuovo Stato federale (1848-1914)
Autrice/Autore:
Max Hilfiker
Traduzione:
Alberto Tognola
«La via per la forza e la salute passa per Davos». Manifesto realizzato daOtto Morach, 1928 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
[…]
La nascita dello Stato federale comportò cambiamenti di rilievo. Da un lato i cantoni furono privati delle loro fonti di reddito più importanti (dogane e poste), dall'altro furono chiamati ad assumersi nuovi oneri finanziari in ambito militare. La povertà diffusa induceva la popolazione ad emigrare (fino a 500 persone all'anno). Verso la metà del XIX secolo la Confederazione decise di concedere la cittadinanza a ca. 7000 senza patria, molti dei quali indigenti, ciò che caricò di nuovi oneri finanziari i comuni, ora tenuti a farsene carico (assistenza pubblica). Viste le condizioni, il governo fu costretto per la prima volta a riscuotere un'imposta cantonale diretta. Nel preventivo del 1856, la voce di spesa più importante riguardava la costruzione di strade (40% delle uscite). Entro la fine del XIX secolo, grazie all'aiuto della Confederazione fu possibile realizzare numerosi collegamenti stradali nelle vallate del cantone. Molti villaggi rurali, discosti sia dalle vie di transito sia dai centri turistici, vennero però allacciati alla rete stradale cantonale solo nel corso del XX secolo. La costruzione delle linee ferroviarie alpine del Brennero (1867), del Moncenisio (1871) e del Gottardo (1882) relegò in secondo piano il traffico sui valichi grigionesi. Somieri e postiglioni persero il lavoro; fabbri, locandieri, sellai e carrai videro diminuire le loro entrate, tanto che alcune regioni (come Schams e Rheinwald), dove i proventi dell'industria del turismo non furono in grado di compensare queste perdite, precipitarono in una crisi economica. Il governo cantonale ebbe poco spazio di manovra per ottenere una linea ferroviaria nelle Alpi orientali; il progetto fallì a causa di intrighi politici e di pressioni esercitate dai concorrenti. Ciononostante nel 1897 il cantone rilevò le azioni della linea a scartamento ridotto Landquart-Davos, finanziata da privati e inaugurata nel 1889. Grazie all'aiuto della Confederazione fu realizzata in tempi brevi la Ferrovia retica, che prima del 1914 divenne uno dei maggiori datori di lavoro del cantone.
Impiegati della Banca cantonale fotografati verso il 1911 negli uffici della nuova sede sulla Grabenstrasse a Coira. Fotografia di Lienhard & Salzborn,Coira e Sankt Moritz (Archivio di Stato dei Grigioni, Coira, Fondo Lienhard & Salzborn, FN IV 24/30 C 028a).
[…]
Attorno alla metà del secolo si provvide a unificare il diritto, sulla base di quanto previsto dalla Costituzione federale. Tra il 1851 e il 1861 entrarono in vigore un nuovo Codice penale e un nuovo Codice civile con le relative norme procedurali. Per promuovere l'economia, il governo fondò la Banca cantonale (1870). Già dal 1845 una commissione forestale curava la gestione sostenibile dei boschi montani. Gli incendi, che devastarono numerosi villaggi nel XIX secolo, portarono all'istituzione di un'assicurazione cantonale sugli incendi (1907), che dal 1932 coprì anche i danni causati dagli elementi naturali. Dopo la metà del XIX secolo sorsero numerosi ospedali di valle o regionali, finanziati per lo più da mezzi privati (fondazioni, donazioni). Grazie a una donazione, nel 1892 fu possibile aprire a Coira la clinica psichiatrica cantonale Waldhaus. Una seconda ondata di fondazioni ospedaliere risale al periodo tra le due guerre.
Il XX secolo
Autrice/Autore:
Max Hilfiker
Traduzione:
Alberto Tognola
Durante la prima guerra mondiale, le autorità dovettero far fronte in primo luogo alle situazioni di emergenza, poiché i civili non erano preparati alle conseguenze di un evento bellico. L'assistenza pubblica sostenne le famiglie indigenti dei soldati chiamati al fronte; fu necessario prendere misure per assicurare l'approvvigionamento e per lottare contro l'inflazione. Allo sciopero generale del 1918 parteciparono specialmente i ferrovieri. A Coira la situazione divenne alquanto tesa, ma l'atteggiamento prudente dei militari permise di evitare scontri, sebbene il governo avesse fatto arrestare Christian Albert Hitz, che era a capo dello sciopero. Nella seconda metà del 1918 il cantone fu inoltre colpito da un'epidemia di influenza, che fece ca. 870 vittime.
Il battaglione incaricato di presidiare le frontiere presso i passi del Maloja e dell'Umbrail in partenza dalla stazione di Sankt Moritz nel 1914. Fotografia tratta dall'album personale del primo tenente zurigheseHeinrich Escher (Archivio di Stato dei Grigioni, Coira, Fondo Heinrich Escher, FN VIII/C 74).
[…]
Di fronte al crollo del trasporto di merci e di persone durante la guerra, le compagnie ferroviarie furono costrette a ridurre il personale e a richiedere sostegni finanziari. Durante la seconda guerra mondiale, le ferrovie ancora indipendenti si fusero con la Ferrovia retica. Questa aveva iniziato già negli anni 1914-1918 a elettrificare la propria rete (elettrificazione), sollevando così il problema dello sfruttamento dell'energia idroelettrica. La gestione dilettantesca delle Forze motrici grigionesi, fondate da poco, pose il cantone in una situazione finanziaria catastrofica (1923) e portò alla vendita a basso costo a compagnie esterne al cantone delle concessioni per lo sfruttamento delle acque. I Grigioni riuscirono a influenzare la politica di sfruttamento delle acque solo dopo la fine del secondo conflitto mondiale, facendo valere i propri diritti di partecipazione.
Altrettanto difficili furono gli esordi del traffico automobilistico. Dal divieto totale del 1900 al «parziale permesso di circolazione delle automobili» del 1925, il popolo fu chiamato ad esprimersi ben dieci volte. Dal 1957 ogni comune o frazione con almeno 35 abitanti (dal 1986 ne bastano 30) può esigere di essere allacciato alla rete stradale. Il programma della Confederazione sul transito attraverso le Alpi permise di effettuare i necessari ammodernamenti della rete viaria. Fra le realizzazioni più importanti figurano il traforo del San Bernardino (1967) e il prolungamento della A13.
Coira è sede dell'ospedale cantonale e regionale retico, che dal 1941 costituisce un centro ospedaliero che comprende il Kreuzspital (fondato nel 1853) e la clinica ginecologica Fontana (fondata nel 1917). Dagli anni 1980 l'aumento progressivo dell'offerta nel settore sanitario ha causato problemi finanziari. Cantone dall'orientamento piuttosto conservatore, i Grigioni trascurarono per molto tempo le questioni sociali. Fino al termine del XIX secolo, le opere assistenziali si riducevano di fatto alla gestione della cassa dei poveri fondata nel 1849. La prima legge sull'assistenza pubblica fu varata nel 1920 e nello stesso anno fu nominato un responsabile per l'aiuto agli alcolisti. Solo un'ordinanza del Gran Consiglio emanata nel 1943 rese possibile la creazione di un vero e proprio ufficio cantonale per l'assistenza e l'istituzione dei relativi uffici distrettuali; lo Stato sociale si consolidò sul piano istituzionale durante o dopo il boom economico del dopoguerra. Nel corso della seconda metà del XX secolo il cantone assunse la responsabilità di determinate istituzioni nel campo culturale, fra cui lo Stadttheater di Coira, sussidiato dal 1963 (dal 1976 con contributi fissi); lo Stato promuove anche l'attribuzione di premi a titolo di riconoscimento o incentivo alla ricerca. La legge cantonale del 1965 sul promovimento della cultura fu sottoposta a revisione nel 1997.
Istituzione e sviluppo del sistema scolastico
Autrice/Autore:
Georg Jäger
Traduzione:
Alberto Tognola
Dalla prima metà del XIX secolo lo Stato si occupò dell'organizzazione della scuola primaria, dello sviluppo delle scuole secondarie e della formazione delle e degli insegnanti; tuttavia la diffusione dell'obbligo scolastico, la sorveglianza delle autorità e il finanziamento pubblico furono imposti su tutto il territorio solo nella seconda metà del secolo.
Nel corso del XIX secolo, il cantone regolamentò la scuola elementare (tipo di scuola, libri di testo nelle tre lingue) e perfezionò la formazione degli insegnanti. Il Consiglio dell'educazione, creato nel 1838, diede i primi frutti concreti con l'ordinamento scolastico del 1846 e la legge sulla scuola del 1853. L'istruzione, che nel XVIII secolo era ancora ampiamente gestita da privati, venne gradualmente assunta dallo Stato. In questo contesto, i comuni riuscirono a conservare una posizione di forza. Furono motivi di conflitto la questione linguistica e l'indirizzo confessionale. Un altro aspetto che caratterizzò fino in tempi recenti il sistema scolastico grigionese fu l'alta percentuale di scuole complessive e pluriclassi, dovuta al forte decentramento degli insediamenti. La prima ordinanza cantonale concernente la scuola reale (denominata in seguito scuola secondaria) fu emanata nel 1907 e un apposito piano di studi apparve nel 1929, ma nonostante ciò solo dagli anni 1940 si affermò un sistema uniforme. Fondata nel 1895 e attiva fino al 2002, la scuola femminile grigionese offriva corsi di lavoro manuale e di economia domestica, ai quali nel 1947 venne aggiunta la formazione delle maestre di scuola materna. Nel 1895 fu aperta la scuola agraria Plantahof a Landquart (oggi centro di formazione e consulenza agraria), mentre nel 1967 sorse la scuola forestale intercantonale di Maienfeld (oggi Centro formazione bosco).
Allieve e insegnanti della scuola di cucina e di economia domestica, ritratte attorno al 1900 a Coira nel giardino del primo stabile che ospitò l'istituto, situato sulle rive della Plessur. Fotografia realizzata daLienhard & Salzborn (Archivio di Stato dei Grigioni, Coira, Fondo Lienhard & Salzborn, FN IV 18/24 P 051).
[…]
Nel 1804 iniziarono la loro attività due scuole cantonali, una cattolica e una riformata, che nel 1850 si unirono in un solo istituto sovraconfessionale a Coira. Dal 1820, rispettivamente dal 1832, furono pure adibite alla formazione dei docenti. Ancora nel XIX secolo si definirono i tipi di scuola: liceo, scuola tecnica superiore, scuola di commercio e scuola magistrale cantonale. Nel corso del XX secolo, la scuola cantonale vide progressivamente crescere il numero delle ragazze (16,5% di allieve nel 1943, 59% nel 2004).
Una caratteristica del sistema scolastico grigionese è la forte presenza di scuole secondarie superiori private. Fondato nel 1837, l'istituto evangelico di Schiers offriva oltre alla formazione liceale anche quella per insegnanti (fino al 2003). Il liceo dell'abbazia di Disentis fu aperto nel 1880. A Davos (1878-1945 e dal 1946) e in Engadina (Zuoz, 1904; Ftan, 1913) furono aperte altre scuole superiori frequentate all'inizio per lo più da studenti in internato svizzeri o stranieri; tali scuole poterono affermarsi grazie all'avvento delle stazioni climatiche e del turismo. In alcune regioni furono inoltre attivi per periodi più o meno lunghi i cosiddetti proginnasi. Il sussidio cantonale accordato dal 1963 agli allievi grigionesi che frequentano i licei privati regionali ha favorito la decentralizzazione delle scuole secondarie. Dagli anni 1980 il cantone ha ampliato l'offerta di scuole universitarie professionali e di scuole tecniche e professionali (come la scuola superiore di tecnica ed economia e l'Academia Engiadina); parallelamente sono sorti numerosi istituti per la formazione degli adulti. Dal 1974 esiste a Coira un istituto universitario di teologia cattolica, scaturito dal seminario fondato nel 1807. Dal 2003 la formazione degli insegnanti di scuola materna ed elementare è demandata all'alta scuola pedagogica di Coira.
Società, economia e cultura nel XIX e XX secolo
Popolazione e insediamenti
Dalla metà del XIX secolo alla seconda guerra mondiale
Autrice/Autore:
Peter Bollier
Traduzione:
Alberto Tognola
Tra il 1850 e il 1888 il numero degli abitanti dei Grigioni passò da 89'895 a 94'810, con una crescita annua media dell'1,5‰. È probabile che nella prima metà del secolo il tasso di crescita sia stato un poco più alto. Il lento calo del tasso di natalità (dal 30 al 25‰) e la minore mortalità rispetto al resto della Svizzera determinarono un elevato saldo naturale. Gli elementi più caratteristici dell'economia rurale, come l'agricoltura di sussistenza, la divisione reale tra gli eredi (spartizione in parti uguali con varianti regionali), il matrimonio tardivo e il prevalere dell'endogamia, influenzarono la struttura demografica del cantone fino a XX secolo inoltrato. L'emigrazione costituiva una valvola di sfogo per l'eccedenza di popolazione: il servizio mercenario mantenne la sua importanza fino alle campagne risorgimentali d'Italia (1859); altre forme di migrazione riguardarono gli artigiani e i cosiddetti Schwabengänger (giovani e bambini che in estate si recavano a lavorare nella Germania meridionale: in media 710 ragazzi l'anno tra il 1817 e il 1850). Di solito l'emigrazione era considerata come una soluzione temporanea, ma la Rivoluzione francese e le carestie degli anni 1816-1817 e 1848-1850 costrinsero molta gente ad espatriare definitivamente. Dopo il 1850 e specialmente negli anni 1880, le mete preferite dagli emigranti erano gli Stati Uniti d'America, ma anche la Russia, l'America del sud e l'Australia.
La lotta contro la povertà e l'integrazione degli abitanti senza diritto di cittadinanza (dimoranti, nomadi, vagabondi) costituì il problema principale per le autorità fin dopo il 1850. L'introduzione del diritto di cittadinanza svizzera (1848) e l'obbligo imposto ai comuni di naturalizzare stranieri e senza dimora rappresentarono certamente una soluzione uniforme ma ingiusta, poiché in tal modo furono favoriti proprio quei comuni, spesso i più ricchi, che in precedenza si erano mostrati rigorosamente ostili nei confronti dei meno abbienti. Privati delle loro funzioni economiche in seguito ai cambiamenti strutturali in corso, i senza dimora furono ulteriormente emarginati, gravando finanziariamente sui comuni patriziali dove erano domiciliati.
Lungo i passi verso l'Italia, fino alla metà del XIX secolo il trasporto delle merci affiancò l'agricoltura quale principale fonte di reddito (industria dei trasporti, someggiatura). La diminuzione del traffico sui passi in seguito all'apertura delle linee ferroviarie attraverso le Alpi, la fine del mercenariato e le modifiche strutturali in campo agricolo innescarono un'ondata di migrazioni che riguardò dapprima il centro del cantone, poi anche le regioni più periferiche. La percentuale delle persone attive nel settore primario diminuì dal 69% (1860) al 46% (1910). La tradizionale emigrazione verso l'Europa e oltreoceano perse di attrattiva, mentre acquisì importanza la migrazione verso l'Altopiano svizzero.
Tra il 1900 e il 1910 la popolazione crebbe mediamente dell'11,4‰ all'anno, fino a raggiungere i 117'069 abitanti. Dopo il 1895 i progressi della medicina ridussero il tasso di mortalità, tanto che l'eccedenza delle nascite si fissò attorno al 7,2‰ annuo (1901-1910). Parallelamente aumentò pure l'immigrazione. Coira divenne un centro amministrativo sempre più importante, mentre non vi fu quasi alcuna industrializzazione. La costruzione di infrastrutture per i centri turistici e lo sviluppo della rete viaria e ferroviaria trasformò un cantone tradizionalmente soggetto all'emigrazione in una terra di immigrazione. Flussi migratori verso il cantone o al suo interno in direzione dei luoghi di villeggiatura e dei grandi cantieri edili modificarono temporaneamente la fisionomia di intere regioni. La capitale Coira (6183 abitanti nel 1850, 11'532 nel 1900) e centri regionali come Davos (1680 abitanti nel 1850, 8089 nel 1900) si svilupparono rapidamente. Fra i residenti aumentò la quota dei nuovi immigrati, sia svizzeri sia stranieri: nel 1910 costituivano il 17% del totale in tutto il cantone, ma in certi distretti, come Oberlandquart o Maloja, raggiunsero addirittura il 32-35%. Nello stesso anno il 27% della popolazione era attiva nel settore terziario (9,5% nel 1860), mentre il 26% lavorava nel secondario. L'immigrazione e il progresso nel campo della salute riguardarono però solo marginalmente le regioni più periferiche.
La prima guerra mondiale diede avvio a una fase di rallentamento della crescita demografica, che si protrasse fino al 1941, salvo una temporanea ripresa negli anni 1920. Mentre l'eccedenza delle nascite alimentava la crescita, il saldo migratorio rimase negativo. Le strutture tradizionali si indebolirono anche nelle zone periferiche. L'età al momento del matrimonio si abbassò, in quanto la possibilità di trovare lavoro al di fuori del settore primario rendeva superflua l'attesa di rilevare un'azienda agricola. In questo modo le abitudini matrimoniali (età e procreazione) si uniformarono a quelle nel resto della Svizzera. La crisi economica e l'inizio della seconda guerra mondiale fecero scendere il tasso di nuzialità, che salì però di nuovo tra il 1941 e il 1950. Per quanto riguarda i divorzi, tra il 1870 e il 1950 aumentarono di due volte e mezzo. La prima guerra mondiale e una politica restrittiva in materia di immigrazione portarono alla diminuzione della popolazione straniera, composta prevalentemente da lavoratori stagionali, una tendenza che proseguì durante la crisi economica degli anni 1930. L'esodo rurale avvenne negli anni 1920, ma rallentò negli anni della crisi economica, quando in alcuni distretti si verificò addirittura un'inversione del fenomeno con un rientro degli emigranti dall'Altopiano.
Sviluppo demografico del canton Grigioni 1850-2000
Anno
Abitanti
Percentuale di stranieri
Percentuale di protestanti
Percentuale di cattolici
Percentuale di persone di età superiore ai 59 anni
Periodo
Crescita complessivaa
Saldo naturale relativoa
Saldo migratorioa
1850
89 895
2,4%
57,7%
42,3%
1850-1860
0,8‰
-0,1‰
0,9‰
1860
90 713
3,2%
57,3%
42,7%
9,2%
1860-1870
1,4‰
-0,2‰
1,6‰
1870
92 103b
4,1%
56,5%
43,4%
10,4%
1870-1880
3,4‰
4,6‰
-1,2‰
1880
93 864b
6,7%
56,0%
43,9%
11,2%
1880-1888
1,3‰
3,6‰
-2,3‰
1888
94 810
8,0%
54,8%
45,1%
11,8%
1888-1900
8,2‰
4,3‰
3,9‰
1900
104 520
14,3%
52,8%
47,0%
11,1%
1900-1910
11,4‰
7,2‰
4,2‰
1910
117 069
17,2%
51,0%
48,6%
10,1%
1910-1920
2,4‰
6,8‰
-4,4‰
1920
119 854
12,4%
51,9%
47,4%
10,1%
1920-1930
5,3‰
7,0‰
-1,7‰
1930
126 340
12,3%
51,3%
47,8%
10,9%
1930-1941
1,4‰
5,9‰
-4,5‰
1941
128 247
7,4%
51,6%
47,8%
13,2%
1941-1950
7,4‰
10,0‰
-2,6‰
1950
137 100
8,1%
50,7%
48,4%
14,1%
1950-1960
7,3‰
8,3‰
-1,0‰
1960
147 458
11,6%
48,0%
51,2%
14,8%
1960-1970
9,5‰
9,2‰
0,3‰
1970
162 086
14,9%
45,9%
52,9%
16,1%
1970-1980
1,6‰
4,6‰
-3,0‰
1980
164 641
12,1%
45,2%
51,0%
18,2%
1980-1990
5,5‰
4,1‰
1,4‰
1990
173 890
13,3%
43,9%
49,5%
19,3%
1990-2000
5,9‰
3,0‰
2,9‰
2000
187 058
15,1%
40,8%
46,6%
20,5%
a Tasso medio di incremento annuo.
b Popolazione "presente".
Sviluppo demografico del canton Grigioni 1850-2000 - Historische Statistik der Schweiz; censimenti federali; Ufficio federale di statistica
Evoluzione dopo la seconda guerra mondiale
Autrice/Autore:
Peter Bollier
Traduzione:
Alberto Tognola
Dal 1941 al 2000 la popolazione grigionese aumentò del 46% per raggiungere le 187'058 unità. In una prima fase (fino al 1970), la popolazione aumentò in media del 7,2‰ l'anno, soprattutto a causa del generale aumento del tasso di natalità e di una lenta diminuzione del tasso di mortalità. La speranza di vita aumentò sia per gli uomini (67,7 anni nel 1959; 76,6 anni nel 1999) sia per le donne (72,6 anni nel 1950; 82,4 nel 1999). Il saldo migratorio continuò a rimanere negativo, ma la percentuale di stranieri aumentò, soprattutto nella prima fase (8,1% nel 1950, 14,9% nel 1970, 15,2% nel 2001). L'afflusso di stranieri era controbilanciato da un'emigrazione ancora maggiore. Come nel XIX secolo, numerosi emigranti in pensione rientrarono nei loro villaggi d'origine. In una seconda fase (1970-1980) la crescita demografica subì un temporaneo rallentamento. Dalla metà degli anni 1960, il cambio di mentalità riguardo a matrimonio, famiglia e sessualità (nuove possibilità della contraccezione femminile) e il mutato rapporto tra i sessi fecero diminuire il tasso di natalità. Tale evoluzione non avvenne nello stesso momento, ma riguardò dapprima le città e i villaggi situati lungo le vie di comunicazione; anche i legami confessionali potevano in parte spiegare queste differenze. Per la prima volta dopo il 1910 l'evoluzione demografica ha avuto una nuova accelerazione tra il 1980 e il 2000 (aumento annuo medio del 5,7‰) grazie al saldo migratorio positivo. Nonostante dal 1950 l'aumento demografico nei Grigioni si sia avvicinato lentamente alla media svizzera, le regioni periferiche del cantone subirono in parte un massiccio spopolamento. La percentuale di persone attive nell'agricoltura scese tra il 1941 e il 2000 dal 38,4% al 5,7%. Molte frazioni delle zone di montagna vennero abbandonate: l'espansione delle aree incolte e la concentrazione degli insediamenti nel fondovalle costituiscono una costante della storia demografica dei Grigioni fin dall'inizio dell'età moderna.
Sviluppo economico
Autrice/Autore:
Florian Hitz
Traduzione:
Alberto Tognola
Uno degli aspetti particolari della storia economica contemporanea dei Grigioni fu il passaggio diretto dalla predominanza del settore primario a quella dei servizi. Alla fine del XIX secolo il traffico di transito fu soppiantato dal turismo, che divenne in seguito il motore dell'economia cantonale. Il settore secondario conobbe uno sviluppo modesto: la percentuale delle persone occupate nell'industria aumentò dal 24% al 38% (1941-1960), ma riprese subito a diminuire fino a raggiungere il 27% nel 1990. Dopo il 1960, i Grigioni assunsero una chiara fisionomia di cantone turistico, con la conseguente espansione del terziario, che nel 2000 occupava il 71% della popolazione attiva.
Trasporto dei bagagli di turisti a Sankt Moritz. Fotografia diRudolf Zinggeler, 1900 ca. (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Archivio federale dei monumenti storici, Collezione Zinggeler).
[…]
Non tutte le regioni del cantone hanno approfittato in uguale misura di questo sviluppo. Il dinamismo delle località turistiche e dei centri che offrono servizi (soprattutto Coira) contrasta con le regioni agricole colpite dall'esodo rurale. Nel secondo dopoguerra grazie al turismo e all'energia idroelettrica la capacità finanziaria dei Grigioni è migliorata fino al livello dei cantoni medio-forti.
Distribuzione dell'impiego nel canton Grigioni 1860-2000a
Anno
Settore primario
Settore secondario
Settore terziariob
Totale
1860
24 693
62,2%
7 751
19,5%
7 241
18,3%
39 685
1870c
29 241
69,2%
8 313
19,7%
4 721
11,1%
42 275
1880c
28 372
63,6%
9 731
21,8%
6 513
14,6%
44 616
1888
25 458
57,0%
8 700
19,5%
10 485
23,5%
44 643
1900
26 176
50,6%
13 422
25,9%
12 150
23,5%
51 748
1910
27 706
44,5%
15 803
25,4%
18 779
30,1%
62 288
1920
28 366
47,4%
13 403
22,4%
18 122
30,2%
59 891
1930
20 993
35,4%
15 500
26,1%
22 886
38,5%
59 379
1941
21 638
38,4%
14 381
25,5%
20 289
36,1%
56 308
1950
16 981
29,4%
17 631
30,6%
23 055
40,0%
57 667
1960
13 088
20,2%
25 742
39,8%
25 827
40,0%
64 657
1970
10 728
14,1%
27 973
36,7%
37 441
49,2%
76 142
1980
8 147
10,2%
24 899
31,4%
46 355
58,4%
79 401
1990
5 267
6,0%
23 158
26,3%
59 756
67,7%
88 181
2000d
4 804
4,8%
19 470
19,6%
74 969
75,6%
99 243
a Fino al 1960 senza le persone occupate a tempo parziale.
b Il dato (che comprende le persone "senza indicazione") risulta dalla deduzione delle persone attive nei settori primario e secondario dal totale complessivo.
c Popolazione "presente".
d I dati del censimento federale del 2000 sono paragonabili solo in parte a quelli precedenti, visto l'alto numero di "senza indicazione" (15'082).
Distribuzione dell'impiego nel canton Grigioni 1860-2000 - Historische Statistik der Schweiz; censimenti federali
Agricoltura e selvicoltura
Autrice/Autore:
Jürg Simonett
Traduzione:
Alberto Tognola
Fino al 1920, l'agricoltura e lo sfruttamento delle foreste rappresentarono le più importanti fonti di reddito della popolazione grigionese. In seguito, il turismo offrì nuove opportunità lavorative sussidiarie. All'inizio del XX secolo il cavallo sostituì spesso il bue quale animale da lavoro, prima di essere a sua volta soppiantato dal trattore, a seguito della meccanizzazione e della motorizzazione dopo la seconda guerra mondiale. L'importazione di cereali a buon mercato aveva ridotto l'importanza della campicoltura (specialmente segale e orzo) sin dalla seconda metà del XIX secolo, determinando pure la diminuzione delle superfici ad essa adibite. Alcune regioni ripiegarono su altre colture: la vite (valle del Reno presso Coira, Mesolcina e val Poschiavo), la frutticoltura (valle del Reno presso Coira, Domigliasca e Prettigovia anteriore), lo sfruttamento delle selve castanili (Mesolcina, Bregaglia e val Poschiavo). Nel corso del XX secolo la produzione di foraggi si concentrò nelle zone fertili (a bassa altitudine); la riduzione dell'area destinata ai campi permetteva di utilizzare più concime nei prati, rendendo spesso superflua l'irrigazione per ottenere una maggiore produttività dal terreno.
Pastore bergamasco con un gregge nella val Bregaglia. Immagine realizzata daAnton von Rydzewski, alpinista e fotografo russo, 1899 (Archivio di Stato dei Grigioni, Coira, FR XL/083).
[…]
Ad alta quota e a nord delle Alpi dominava da sempre l'allevamento. Dal XIX secolo le migliori condizioni di smercio resero conveniente questo settore anche nel resto del cantone, a scapito della campicoltura. Il numero di capre e pecore diminuì a favore dei bovini, che furono maggiormente sfruttati quali animali da allevamento (zootecnia). Nei dintorni di Coira e nelle regioni turistiche, dove maggiore era la richiesta di latte fresco, le mucche erano più diffuse che altrove. Nelle zone al di sopra del limite del bosco continuava lo sfruttamento estensivo degli alpeggi per la produzione lattiera destinata soprattutto alla sussistenza (formaggio magro) e in parte alla vendita (formaggio grasso e burro). I primi caseifici di pianura sorsero verso il 1850. A causa del pericolo della diffusione di epizoozie non fu più concesso alle greggi di pecore provenienti dall'Italia di pascolare nei Grigioni. Avviata verso la fine del XIX secolo, la modernizzazione dell'economia alpestre favorì la creazione di caseifici consortili, ne razionalizzò la gestione e promosse la costruzione di nuovi stabili e vie di accesso.
Anche se, a causa delle importazioni di cereali, non si poteva parlare di autarchia, verso il 1800 l'economia di sussistenza probabilmente era ancora predominante nel cantone. La maggior parte delle entrate derivava dalla vendita di bestiame, specialmente nel Ticino e in Italia (prima metà del XIX secolo), in seguito soprattutto nei Grigioni e nella Svizzera orientale. All'inizio del XIX secolo era ancora diffuso il baratto, per esempio di cereali in cambio di frutta. Il crollo dei prezzi nel commercio del bestiame generò vere e proprie crisi agrarie (nella seconda metà del XIX secolo e soprattutto tra le due guerre mondiali), che costrinsero molte aziende a contrarre forti debiti (indebitamento agricolo). L'abolizione del vago pascolo non andò in porto a causa dell'opposizione specialmente dei proprietari di bestiame minuto. La Costituzione cantonale del 1880 postulava espressamente la promozione dell'agricoltura, per esempio tramite migliorie fondiarie e la premiazione dei bovini. Nella seconda metà del XIX secolo, accanto alle tradizionali organizzazioni contadine di mutuo soccorso furono istituite cooperative in diversi ambiti (allevamento, produzione, consumo, finanziamento).
Dopo il 1950 il settore agricolo fu di nuovo duramente colpito. Il reddito reale dei contadini di montagna continuò a diminuire, costringendo soprattutto le aziende con meno di dieci ettari di superficie a chiudere. Ciò provocò un nuovo esodo della popolazione contadina. Riuscirono a salvarsi solo le aziende più grandi e centralizzate, che potevano sfruttare al meglio i vantaggi della meccanizzazione. Tra il 1939 e il 1990 la superficie media delle aziende agricole passò da 4,76 a 12,08 ettari. Parallelamente alla concentrazione delle aziende, si diffuse anche il fenomeno dell'agricoltura praticata quale attività accessoria. Introdotte negli anni 1920, le misure di sostegno della Confederazione furono ulteriormente ampliate negli anni 1950; molto efficace si rivelò ad esempio la legge federale sull'aiuto agli investimenti nelle regioni montane (1974). Le sovvenzioni statali e gli interventi di razionalizzazione da parte dei contadini riuscirono a ritardare il declino dell'agricoltura di montagna, ma non a impedirlo. Dagli anni 1990, molti contadini (più del 30% nel 1997) hanno adottato le direttive delle Associazione svizzera delle organizzazioni per l'agricoltura biologica. I Grigioni furono tra i primi a promuovere questa tendenza, non da ultimo per il fatto che l'agricoltura di montagna non si prestava alla produzione industrializzata.
Nella prima metà del XIX secolo le foreste grigionesi furono degradate dal disboscamento e dall'eccessiva presenza di greggi e mandrie, ciò che aumentò la frequenza dei disastri naturali. L'ispettorato forestale cantonale (istituito con l'ordinanza sulle foreste del 1836) e i forestali circondariali (creati in seguito alla riorganizzazione del 1851) dovevano spesso far fronte alle resistenze dei comuni che traevano guadagno dallo sfruttamento del legname. Pochi erano i selvicoltori impiegati a tempo pieno, così che molti contadini lavoravano come boscaioli per conseguire un reddito accessorio. Nel XX secolo, nonostante l'aumento del taglio annuale dei boschi pubblici, la superficie boschiva è aumentata grazie allo sfruttamento sostenibile, alla riforestazione, all'assunzione di personale qualificato e forse anche perché verso la fine del XX secolo la redditività del legname è diminuita e il bosco ha perso valore quale fonte di entrate per i comuni.
Artigianato e industria
Autrice/Autore:
Jürg Simonett
Traduzione:
Alberto Tognola
La soppressione delle corporazioni di Coira (1840) non diede alcun impulso all'industrializzazione, limitata dall'assenza di importanti centri di consumo nel cantone, dalla posizione discosta di molte località e valli, dalla distanza dai mercati dell'Altopiano, dagli alti costi di trasporto che ne derivavano e dallo scarso interesse politico dimostrato dalle autorità cantonali, concentrate sul turismo e sullo sviluppo della ferrovia delle Alpi orientali (nel 1858 terminava a Coira la linea regionale, a scartamento normale, delle Ferrovie svizzere unite). Nei Grigioni si insediò così un numero ridotto di imprese di medie e piccole dimensioni (concentrate specialmente nella valle del Reno presso Coira e in alcuni altri centri regionali) e, fino al 1936, un'unica grande industria, la fabbrica di cellulosa Ems-Chemie a Domat/Ems. L'artigianato era rivolto soprattutto a soddisfare il fabbisogno locale ed era soggetto alle fluttuazioni nel settore dei servizi, specialmente del turismo. Il ramo economico che nella seconda metà del XIX secolo trasse maggiore profitto dallo sviluppo delle infrastrutture turistiche fu quello dell'edilizia, in cui lavoravano molti cittadini italiani.
Iniziato nel 1878, lo sviluppo delle forze idriche (dighe) ebbe un primo slancio verso il 1900 e raggiunse la massima espansione dopo la seconda guerra mondiale. La produzione totale di tutte le centrali elettriche del cantone passò da 185 Megawatt (nel 1945) a 2539 Megawatt (nel 1994), facendo dei Grigioni il secondo cantone svizzero più importante per la produzione di energia, dopo il Vallese. Ciò permise al cantone e ai comuni di migliorare le proprie finanze e le infrastrutture, nonostante l'esiguità di posti di lavoro offerti da una centrale ultimata. Alla fine del XX secolo, i progetti idroelettrici, specie se di grandi dimensioni, videro crescere l'opposizione di matrice ambientalista (Greina, val Madris, Curciusa).
Turismo
Autrice/Autore:
Jürg Simonett
Traduzione:
Alberto Tognola
Verso la fine del XVIII secolo il nuovo interesse per il paesaggio alpino portò nei Grigioni i primi viaggiatori. L'inizio effettivo del turismo si situa però dopo il 1850. Furono ampliate le vie di comunicazione e le infrastrutture alberghiere. A livello locale, questo sviluppo fu in gran parte dovuto all'intraprendenza di alcuni pionieri, come Alexander Spengler a Davos (1853) o Johannes Badrutt a Sankt Moritz (1855). Alcune località si specializzarono come luoghi di cura, per esempio i sanatori (tubercolosi) di Arosa e Davos, altre per la pratica dello sport, come Pontresina per l'alpinismo. I finanziamenti provenivano da capitale locale, ma anche da altri cantoni o dall'estero. Furono realizzati nuovi collegamenti stradali – ad esempio tra Landquart e Davos (1842-1860) e tra Reichenau e Disentis (1840-1858) – e costruiti alberghi adatti a soddisfare le esigenze di una clientela benestante che effettuava soggiorni di lunga durata. In seguito giunsero le linee ferroviarie: a Davos (1889), in Engadina (a Sankt Moritz nel 1904 e a Scuol nel 1913), in Mesolcina (1907), in val Poschiavo (1910), nella Surselva (1912) e ad Arosa (1914).
Dal 1880 lo sviluppo turistico fu l'elemento portante dell'economia grigionese, sebbene non riguardasse tutto il territorio cantonale. In questa fase di espansione non mutò solo l'aspetto architettonico dei centri di villeggiatura (si pensi ai grandi complessi alberghieri sorti a Flims, Arosa e in Alta Engadina), ma anche il rapporto tra i comuni, con una netta crescita della forza finanziaria di quelli favoriti dal turismo. Poiché molta manodopera delle regioni agricole, solamente sfiorate dai benefici economici e demografici di questo sviluppo, trovava lavoro nel ramo alberghiero (7999 impieghi nel 1905), al tempo della Belle Epoque si diffuse la convinzione che non esistesse alcuna alternativa economica al turismo. Anche l'agricoltura, il commercio e l'artigianato si orientarono quindi verso questo settore, il cui ruolo guida sembrava incontrastato.
Competizione di pattinaggio artistico ai giochi olimpici di Sankt Moritz del 1928 (Kulturarchiv Oberengadin, Samedan).
[…]
Quanto più il turismo si espandeva, tanto più l'economia dei Grigioni si rendeva dipendente dalla congiuntura europea. Ciò si manifestò allo scoppio della prima guerra mondiale, quando il turismo subì un primo contraccolpo. Nel periodo tra le due guerre, la ripresa del settore fu irrilevante (eccetto un lieve aumento del numero di villeggianti nella seconda metà degli anni 1920 e negli anni 1930). Molti alberghi di famiglia passarono in mano alle banche. Tra il 1929 e il 1939, il distretto di Maloja perse un quarto degli impieghi, provocando seri problemi anche a tutte le attività regionali indotte dal turismo. L'affluenza di visitatori stranieri calò anche durante il secondo conflitto mondiale, ma venne parzialmente compensata dall'arrivo di turisti svizzeri e dall'utilizzo degli alberghi quali centri per internati. Tra le due guerre si ebbero pure alcune innovazioni tecniche: lo sviluppo dei mezzi di trasporto locali aprì il cantone al turismo estivo e in seguito soprattutto a quello invernale, specialmente grazie alle sciovie, di cui la prima fu aperta a Davos nel 1934 (sport invernali, sci).
Dopo la seconda guerra mondiale, in molte località grigionesi il turismo si impose quale principale attività economica, da cui dipendevano anche l'agricoltura, il commercio e l'artigianato. Il cosiddetto turismo di massa prese avvio attorno al 1950 e ben presto l'offerta di letti del settore paralberghiero superò quella di alberghi e pensioni. Sorsero nuovi quartieri, soprattutto case secondarie e appartamenti di vacanza, abitati per poche settimane all'anno. Verso il 1960 il turismo invernale divenne più importante di quello estivo. Gran parte degli impieghi, soprattutto quelli stagionali, furono progressivamente occupati da stranieri. In una seconda fase di espansione aumentò il numero degli impianti di risalita (come a Laax o a Savognin). Con l'introduzione della cosiddetta proprietà per piani (1965), furono poste le basi legislative per la costruzione di abitazioni e palazzi con appartamenti in proprietà. Il boom edilizio che ne seguì, caratterizzato da costruzioni sparse sul territorio, fu più tardi in parte attenuato dalla riduzione delle aree edificabili e dalla limitazione della vendita di terreni a stranieri.
Dagli anni 1980 il numero dei pernottamenti cominciò ad assestarsi. Negli ultimi decenni, molti comuni si sono orientati verso il turismo dolce; il cantone ha iniziato dal canto suo a promuovere soprattutto l'offerta turistica più concorrenziale e le località in grado di competere a livello internazionale. Se nella prima metà del XX secolo il turismo generava già il 30-40% del reddito cantonale, nella seconda metà la sua quota ha raggiunto ca. il 50%.
Mutamenti sociali
Autrice/Autore:
Jürg Simonett
Traduzione:
Alberto Tognola
Nel 1870 due terzi della popolazione cantonale erano occupati nell'agricoltura e nella selvicoltura; nel 2000 una percentuale ancora maggiore dipendeva dal settore terziario. Anche il contesto sociale, dominato fin dopo la metà del XIX secolo da valori e norme del mondo rurale, assunse progressivamente usi e costumi della società dei servizi. I Grigioni ebbero per contro solo rapporti indiretti con la società industriale, in particolare come fornitore di energia elettrica e meta di vacanze. La maggior parte degli influssi esterni che contribuirono alla trasformazione della società grigionese nel XIX e XX secolo derivarono da questo particolare quadro economico.
Il basso grado di industrializzazione del cantone non consentì la nascita di un forte movimento operaio, che raggiunse un certo peso solo a livello locale (Coira, Landquart, Davos), di solito in seno alle relative associazioni culturali (società operaie). Nel periodo precedente la prima guerra mondiale le lotte per ottenere migliori condizioni di lavoro si conclusero spesso con la sconfitta dei sindacati, che reclutavano i propri membri specialmente tra i garzoni artigiani tedeschi e i lavoratori italiani attivi nell'edilizia. Fra i lavoratori svizzeri, erano fortemente organizzati gli impiegati delle Ferrovie federali svizzere (FFS) e della Ferrovia retica.
Fino al XX secolo inoltrato era molto diffusa l'immagine idealizzata della società grigionese del Pur suveran (di Gion Antoni Huonder), il contadino indipendente, cittadino a pieno titolo e proprietario dei beni e terreni che coltivava. In realtà una società agricola tanto chiusa non è mai esistita, men che meno lungo le vie di transito e nelle regioni con forte presenza di artigiani. I contatti con il mondo esterno erano garantiti dall'emigrazione e dagli scambi commerciali, da cui dipendevano gli allevatori delle aree di montagna. Dopo il 1850 il turismo diede un impulso ancora maggiore alla mobilità sociale e geografica. L'entusiasmo suscitato da un mondo alpino apparentemente ancora intatto attirava un crescente flusso di ricchi turisti dalle regioni industrializzate d'Europa e da oltreoceano, seguiti con il tempo da ospiti del ceto medio. Sul piano locale si formò una realtà sociale instabile, composta da impiegati fissi e stagionali, albergatori, investitori e ospiti grigionesi, svizzeri e stranieri. Villaggi e vallate fino ad allora tipicamente rurali si aprirono agli influssi esterni, favorendo l'aumento della popolazione, la modifica delle strutture sociali, la diffusione di nuove mentalità e lo sviluppo di nuove abitudini. Tra i due mondi si muoveva una folta schiera di uomini e donne che si occupavano dell'azienda agricola di famiglia e durante l'inverno erano impiegati nell'industria alberghiera.
Dopo il 1950 nuovi villaggi furono toccati dal turismo di massa. Aumentò la forza lavoro estera, mentre gli abitanti del luogo non attivi nell'agricoltura si rivolsero piuttosto verso i settori dell'edilizia, dell'amministrazione e dei servizi (specialmente a Coira). I tradizionali legami culturali, confessionali e linguistici si attenuarono progressivamente. Solo se il nuovo posto di lavoro era raggiungibile in un tempo ragionevole, la gente continuava a risiedere nel comune di origine; nei luoghi più discosti il calo demografico e la perdita di infrastrutture (scuola, negozi, ristoranti, associazioni) mise in pericolo la stessa funzionalità dei comuni. Negli anni 1970, specialmente nella zona di Coira, si sviluppò la tendenza opposta, favorita dalla crescente motorizzazione, dal miglioramento delle vie di comunicazione e dal peggioramento della qualità di vita nei centri più popolosi. All'insegna del «lavorare in città, vivere nel verde», anche i Grigioni imboccarono la via del pendolarismo in uscita: nel 1950 solo una persona attiva su 15 lavorava fuori comune, mentre nel 1980 un occupato su cinque era pendolare.
Il divario tra le valli a carattere agricolo da una parte e le regioni turistiche e la città di Coira (centro scolastico e amministrativo) dall'altra, aumentò già a partire dal XIX secolo sia dal punto di vista demografico, sia da quello economico e fiscale. Gli impulsi alla modernizzazione giunsero soprattutto dalle regioni turistiche, meglio organizzate e più consapevoli delle proprie potenzialità. Queste ultime affiancarono ad esempio Coira nella campagna per liberalizzare il traffico automobilistico. I contadini che dipendevano dal turismo si trovarono di fronte a una situazione ambigua: mentre i turisti apprezzavano un mondo alpino incontaminato, ma dotato di infrastrutture urbane, i contadini si interessavano in primo luogo alla redditività di prati e pascoli. La maggior parte degli abitanti del luogo, anche se in tempi diversi e in modo più o meno convinto, scelse di promuovere innanzitutto il turismo. I rappresentanti degli interessi agricoli e del settore turistico intervennero con successo all'interno dei partiti e delle associazioni, soprattutto contro i progetti che minacciavano l'integrità del paesaggio, elemento fondamentale sia per gli uni sia per gli altri. All'inizio del XX secolo nacque per esempio un movimento di opposizione contro la deviazione delle acque del lago di Sils per la produzione di energia elettrica, opera che avrebbe distrutto la bellezza del paesaggio lacustre; subito dopo la seconda guerra mondiale fu anche abbandonato il progetto di un bacino artificiale che avrebbe allagato il Rheinwald. Spesso le iniziative per la salvaguardia della cultura e dell'ambiente naturale nascevano sia da una mentalità conservatrice ostile alla modernizzazione sia dalle convinzioni di abitanti del luogo colti e urbanizzati. La questione del traffico e dei trasporti rimase un tema costantemente dibattuto nell'opinione pubblica: nel XIX secolo l'abbandono dei progetti ferroviari attraverso le Alpi orientali diede origine a recriminazioni da parte di un cantone che si sentiva l'ultimo della classe; in seguito le discussioni si spostarono sulle modalità con cui garantire un collegamento alle località discoste con la rete stradale e sui problemi ambientali causati dal traffico motorizzato.
Chiesa, cultura e lingua
Le Chiese cantonali e il loro rapporto con lo Stato
Autrice/Autore:
Georg Jäger
Traduzione:
Alberto Tognola
Una caratteristica della storia ecclesiastica grigionese risiede nella posizione di rilievo delle comunità riformate. L'ultima Costituzione della Chiesa cantonale evangelico-riformata risale al 1978, mentre l'ultima revisione della Chiesa cattolica del canton Grigioni è del 1993. Nel XIX e XX secolo gli interessi delle due confessioni furono curati dal Gran Consiglio evangelico e dal Corpus catholicum, le istituzioni che nel XIX secolo rappresentavano e sorvegliavano le due Chiese. I due Consigli divennero pertanto anche garanti dell'autonomia ecclesiastica all'interno dello Stato democratico.
Tale evoluzione delle istituzioni fu il risultato di numerosi contrasti tra la Chiesa cattolica e lo Stato fin dall'inizio del XIX secolo. Nelle Costituzioni del 1814/1820 e del 1854 era specificata una clausola sulla parità confessionale, in base alla quale tutte le istituzioni del cantone dovevano essere costituite per un terzo da cattolici e per due terzi da riformati. Nella nomina dei Consiglieri agli Stati e della commissione per l'educazione vigeva l'obbligo di tenere in considerazione la confessione minoritaria. La revisione della Costituzione federale del 1874, che introduceva la libertà di culto e imponeva allo Stato una rigorosa neutralità confessionale, non permetteva più la ripartizione delle cariche in base a tali criteri; la clausola della parità fu quindi abolita. A causa di una formulazione poco chiara, per molto tempo le facoltà di sorveglianza dello Stato furono interpretate in maniera divergente, anche per quanto riguarda il diritto di partecipazione alla nomina del vescovo.
Dopo la sconfitta del liberalismo cattolico negli anni 1880, l'opposizione cattolica si rivolse soprattutto contro la politica scolastica del cantone Dall'inizio del XX secolo alla fine degli anni 1940 si trascinò un ritardato Kulturkampf sulle questioni delle scuole confessionali e del rapporto tra Chiesa e Stato. Lo scontro avvenne questa volta tra i partiti, specialmente tra i cattolici conservatori e i democratici. Una certa distensione tra i fronti si fece sentire dopo la seconda guerra mondiale. Dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) il maggiore coinvolgimento dei laici e delle donne nelle questioni religiose aprì nuovi dibattiti e mutamenti all'interno della Chiesa, che sfociarono in un aspro conflitto in seno alla diocesi, specialmente dopo la nomina di Wolfgang Haas come vescovo di Coira (1990).
Le relazioni tra la Chiesa riformata e lo Stato furono prevalentemente serene. Le discussioni interne ai riformati vertevano inizialmente sulla santificazione della domenica e la liturgia. La base manifestò in modo sempre più marcato la volontà di partecipare attivamente alla conduzione dell'attività della Chiesa. Nei conflitti confessionali degli anni 1930 e 1940, la Chiesa riformata partecipò con appelli e prese di posizione. Nello stesso tempo, a partire dal 1927 si sviluppò un dibattito interno sulla concessione alle donne dell'accesso al ministero pastorale; tale diritto fu regolato giuridicamente solo nel 1965. Dagli anni 1970, le due Chiese cantonali si sono confrontate con la crescita del movimento delle Chiese libere. Dopo il Concilio Vaticano II, questo dibattito ha reso possibile la realizzazione di iniziative ecumeniche, come l'istituzione nel 1974 della commissione per il dialogo interconfessionale.
Cultura
Autrice/Autore:
Georg Jäger
Traduzione:
Alberto Tognola
Manifesto del graficoIngo Krauss,realizzato per la retrospettiva dei 40 anni di attività della sezione grigionese della Società pittori, scultori e architetti svizzeri, presentata al Museo d'arte grigione di Coira nel 1976 (Biblioteca cantonale dei Grigioni, Coira).
[…]
Nel XIX e all'inizio del XX secolo, il cantone non dimostrava una particolare sensibilità per la cultura; molti talenti artistici cercarono fortuna all'estero. Fra questi spiccavano numerosi membri della famiglia Giacometti, originaria della val Bregaglia. Con lo sviluppo del turismo, il cantone divenne attrattivo anche per alcuni famosi artisti europei, come Giovanni Segantini o Ernst Ludwig Kirchner, che soggiornarono o si stabilirono definitivamente nei Grigioni. Al termine del XIX secolo si affermò la fotografia professionale. Nel 1900 fu fondata la Società grigione di belle arti, che allestì regolarmente esposizioni fino al 1919, quando l'attività venne ripresa dal Museo d'arte grigione; il museo iniziò a collezionare sistematicamente opere d'arte grigionesi a partire dal tardo XIX secolo, ma possiede pure lavori di artisti grigionesi contemporanei (come Not Vital e Matias Spescha). Il Museo Segantini a Sankt Moritz fu inaugurato nel 1908, il Museo Kirchner a Davos nel 1982.
Oggi sono considerate opere culturali anche le strade sui passi alpini costruite nella prima metà del XIX secolo e le infrastrutture della Ferrovia retica precedenti la prima guerra mondiale. Personalità come Richard La Nicca contribuirono nel XIX secolo a promuovere l'arte ingegneristica, mentre i primi grandi alberghi della Belle Epoque furono ancora progettati da architetti forestieri. Prima dello scoppio della Grande guerra una variante grigionese dell'Heimatstil fu promossa da architetti quali Nicolaus Hartmann, Gaudenz Issler, Martin Risch e Otto Schäfer. Nelle valli meridionali del cantone fu attivo Giovanni Sottovia, cittadino italiano, mentre più tardi il bernese Rudolf Gaberel mise in pratica a Davos i concetti del Movimento moderno. Dopo la seconda guerra mondiale, l'architettura grigionese sviluppò un regionalismo moderno, rappresentato tra gli altri da Rudolf Olgiati. Negli anni 1980 le costruzioni di Peter Zumthor, caratterizzate da un linguaggio formale semplice e moderno e dall'impiego di materiali locali, acquisirono rinomanza internazionale.
In ambito teatrale, i primi gruppi itineranti sono documentati a Coira dalla metà del XVIII secolo, mentre le prime compagnie teatrali grigionesi furono fondate nel XIX secolo. Fino all'inizio degli anni 1950 sorsero numerose filodrammatiche locali nelle tre regioni linguistiche; oltre a perseguire scopi ricreativi, alcune furono in grado di coltivare ambizioni artistiche. Negli ultimi decenni del XX secolo il teatro amatoriale grigionese raggiunse buoni risultati. Nel 1976 la città di Coira concesse le prime sovvenzioni pubbliche per rappresentazioni teatrali professionistiche. Lo Stadttheater, che dal 1959 occupa gli spazi del vecchio arsenale, ospita compagnie esterne; fino al 1992 ebbe una compagnia stabile, che proponeva spettacoli di sua produzione. I teatri indipendenti e professionali trovano spazio nei teatri cittadini minori. Le stazioni turistiche allestiscono regolarmente recite per arricchire la loro offerta culturale, senza però dare vita a una tradizione teatrale professionistica.
Nel XIX secolo la letteratura romancia e la letteratura italiana delle valli meridionali erano fortemente legate a temi locali: il ceto contadino come espressione dell'identità linguistica e culturale dei Grigioni, ma anche l'emigrazione e la difficile situazione economica. Il basso grado di industrializzazione impedì la nascita di una letteratura proletaria e di critica sociale. Gian Fontana è considerato il fondatore della narrativa romancia contemporanea, mentre Luisa Famos ha rinnovato la poesia lirica. Per la lingua tedesca occorre menzionare opere dialettali, specialmente del XIX secolo, di autori come Johann Benedikt Jörger. Nel XX secolo alcuni scrittori grigionesi si sono fatti un nome anche all'estero (ad esempio Iso Camartin o Leo Tuor).
Gli albori della scena musicale grigionese risalgono ai primi anni del XIX secolo, quando sorsero le prime società di canto. La corale maschile di Coira organizzò la prima festa federale di canto nel 1862. Accanto alle corali furono fondate diverse bande musicali, come la fanfara di Coira nel 1879, precorritrice della banda cittadina di Coira. Nel XIX secolo Coira possedeva già un buon numero di orchestre amatoriali; nel 1912 fu fondata la Società orchestrale di Coira, mentre nel 1920 fu inaugurata la prima scuola di musica cittadina. Fondato nel 1938 da Lucius Juon, il coro della chiesa di S. Martino diede il via a una tradizione di eccellenti rappresentazioni di musica sacra. Nel dopoguerra, grazie a diverse società attive nel ramo e singoli organizzatori, i concerti si diffusero anche nelle altre regioni del cantone. Nel 1989 alcuni musicisti professionisti si unirono nell'Orchestra da camera grigionese. Festival e concerti estivi sono ormai una realtà ben radicata nella vita musicale di tutto il cantone. Dopo la seconda guerra mondiale, a Coira si esibirono regolarmente musicisti jazz. Dagli anni 1980 si tengono numerosi festival regionali o locali a carattere commerciale o a sostegno di culture artistiche alternative.
Lingue e politica linguistica
Autrice/Autore:
Georg Jäger
Traduzione:
Alberto Tognola
Lingue nel canton dei Grigioni nel 1860 e nel 2000
[…]
Il trilinguismo grigionese deriva dalla tipologia degli insediamenti medievali (plurilinguismo). Fin quasi al 1800, il romancio fu la lingua dominante; nelle vallate meridionali (Mesolcina, Calanca, Bregaglia e Poschiavo) si parlavano dialetti lombardi. I confini linguistici mutarono rapidamente nel XIX secolo, in seguito all'evoluzione sociale ed economica. Dopo il 1850 il romancio perse progressivamente terreno; in particolare nella parte centrale del cantone e nelle zone a vocazione turistica si impose sempre più il tedesco. Questa evoluzione suddivise l'area culturale romancia in due parti: la Surselva da un lato, l'Engadina, la val Monastero e l'Oberhalbstein dall'altro. Dal 1860 ca. la maggior parte della popolazione è di lingua tedesca. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale il panorama linguistico si arricchì ulteriormente: da un lato si diffuse la conoscenza dell'inglese tra la popolazione, dall'altro la forte presenza di profughi o lavoratori stranieri contribuì a trasformare i Grigioni da cantone trilingue a cantone plurilingue.
«L'insegnante gentile». Frontespizio del manuale per l'insegnamento del romancio nelle scuole elementari realizzato daAndrea Rosius a Portanel 1819 (Biblioteca cantonale dei Grigioni, Coira).
[…]
Nel Libero Stato delle Tre Leghe non esisteva una regolamentazione in materia, anche se il tedesco era considerato di fatto la lingua ufficiale. L'importanza della questione linguistica divenne tema di ampia discussione nel corso del XIX secolo; in quel contesto si impose gradualmente il termine di «romancio», coniato da Placidus Spescha sia per riassumere le diverse varianti di questo idioma neolatino sul piano regionale e confessionale sia per promuovere la tesi della sua autonomia culturale. Ancora nel periodo dell'irredentismo (prima e dopo la prima guerra mondiale), in Italia i linguisti nazionalisti negavano al romancio la qualifica di lingua a pieno titolo. Il suo chiaro riconoscimento arrivò in ambito scolastico, grazie all'avvento delle associazioni linguistiche (la Societad Retorumantscha e la Lia Rumantscha, fondata nel 1919 quale organizzazione mantello delle associazioni regionali). Nel 1938 il popolo e i cantoni svizzeri accettarono a grande maggioranza di riconoscere al romancio lo statuto di quarta lingua nazionale, esprimendo la volontà di distanziarsi dal fascismo e dal nazionalsocialismo.
La politica linguistica dei Grigioni si basa in parte sull'intervento diretto del cantone (scuola, amministrazione), ma soprattutto sul principio della sussidiarietà, grazie a organizzazioni linguistiche autonome e di antica tradizione sovvenzionate dal cantone (quelle a favore delle minoranze romancia e italiana anche dalla Confederazione). Fondata nel 1918, l'associazione linguistica e culturale Pro Grigioni Italiano (con le sezioni regionali di Bregaglia, Mesolcina/Calanca e Poschiavo), dispone come la Lia Rumantscha di un segretariato centrale a Coira. Nel 1960 i Walser grigionesi fondarono una propria organizzazione culturale, di cui oggi fanno parte quasi tutti i comuni di origine walser e numerosi membri singoli. Il resto della popolazione grigionese di lingua tedesca non dispone invece di analoghe organizzazioni. Nel corso degli ultimi decenni queste tre associazioni culturali e linguistiche sono riuscite a definire e a diffondere un'identità etnolinguistica e a promuovere nel contempo il dialogo tra le diverse regioni linguistiche. Nel 1982 è stato introdotto il Rumantsch Grischun, una lingua romancia standardizzata; con la revisione dell'articolo costituzionale sulle lingue (1996) è stato ribadito lo statuto di lingua nazionale del romancio.
Dandolo, Tullio: Saggio di lettere sulla Svizzera. Il Cantone de' Grigioni, 1829 (riedizione 1997).
Codex diplomaticus (ad historiam Raeticam). Sammlung der Urkunden zur Geschichte Cur-Rätiens und der Republik Graubünden, 4 voll., 1848-1865.
Moor, Conradin von; Sererhard, Nicolaus: Einfalte Delineation aller Gemeinden gemeiner dreien Bünden nach der Ordnung der Hochgerichten eines jeden Bunds, ihren Nammen, Nachbarschafften, Höfen, Situationen, Landsart, Religion u: Land-Sprach nach kurz entworfen, Samt beigefügten etwelchen Merkwürdigkeiten der Natur, 1871-1872 (riedizioni, a cura di Oskar Vasella, Walter Kern, 1944; a cura di Oskar Vasella, Rudolf Schenda, 1994).
Ardüser, Hans; Bott, Jakob: «Hans Ardüser's rätische Chronik», 1877 (supplemento di Jahresberichte der Naturforschenden Gesellschaft von Graubünden, nuova serie, 15-20, 1871-1876).
Per molto tempo la ricerca storica sui Grigioni si è occupata soprattutto di aspetti politici e giuridico-istituzionali, e di questioni ecclesiastiche, spesso affrontate nell'ottica del confessionalismo. Per quanto riguarda i temi economici e sociali, è stata studiata specialmente l'evoluzione della colonizzazione (compresa quella dei Walser) e del traffico sui passi alpini. La cultura materiale è oggetto di indagine dell'archeologia preistorica e protostorica, e di specialisti della ricerca su abitazioni e castelli. La Kulturgeschichte der Drei Bünde im 18. Jahrhundert (1875) di Johann Andreas von Sprecher e la Bündnergeschichte (1945) di Friedrich Pieth (che studia la storia grigionese dagli inizi fino alla prima guerra mondiale) sono considerate le opere fondamentali della moderna storiografia del cantone e la base di tutti gli studi sull'ancien régime. In precedenza i testi di riferimento erano i lavori di Peter Conradin von Moor (Geschichte von Currätien und der Republik gemeiner drei Bünde, 1870-1874) e di Peter Conradin von Planta (Geschichte von Graubünden, 1892). L'opera in tre volumi del giurista Peter Metz (Geschichte des Kantons Graubünden, 1989-1993) costituisce un'analisi dettagliata dal 1798 agli anni 1980. Nel 2000 è finalmente stata pubblicata una Storia dei Grigioni in tre volumi, trattazione completa e aggiornata con i contributi di oltre 30 autori (originale in tedesco: Handbuch der Bündner Geschichte, 2000); Adolf Collenberg ne ha redatto in un unico volume una versione rivista in romancio (Istorgia grischuna, 2003). Il Lexicon istoric retic (in parte già pubblicato negli Annalas da la Societad Retorumantscha), edizione parziale in due volumi in romancio del Dizionario storico della Svizzera, comprende ca. 3200 voci.
Berther, Norbert; Gartmann, Ines: Bibliografia retorumantscha (1552-1984) e Bibliografia da la musica vocala retorumantscha (1661-1984), 1986.
Opere a carattere generale
Moor, Conradin von: Geschichte von Currätien und der Republik «gemeiner drei Bünde» (Graubünden). Zum ersten Male in Zusammenhange und nach den Quellen bearbeitet, 3 voll., 1870-1874.
Sprecher, Johann Andreas von: Kulturgeschichte der Drei Bünde im 18. Jahrhundert, 1875 (riedizione di Rudolf Jenny, 1951, 19763).
Planta, Peter Conradin von: Die currätischen Herrschaften in der Feudalzeit. Mit einer Karte der currätischen weltlichen und geistlichen Herrschaften, 1881.
Planta, Peter Conradin von: Geschichte von Graubünden in ihren Hauptzügen, gemeinfasslich dargestellt, 1892 (19133).
Mayer, Johann Georg: Geschichte des Bistums Chur, 2 voll., 1907-1914.
Gillardon, Paul: Geschichte des Zehngerichtenbundes. Festschrift zur Fünfjahrhundertfeier seiner Gründung 1436-1936, 1936.
Camenisch, Emil: Storia della Riforma e Controriforma nelle valli meridionali del canton Grigioni e nelle regioni soggette ai Grigioni, 1950 (tedesco 1920).
Padrutt, Christian: Staat und Krieg im Alten Bünden, 1965 (ristampa 1991)
Simonett, Christoph; Könz, Jachen Ulrich: Die Bauernhäuser des Kantons Graubünden, 1965-1968 (1983-19872).
Clavadetscher, Otto P.; Vasella, Oskar et al.: Festschrift 600 Jahre Gotteshausbund. Zum Gedenken an die Gründung des Gotteshausbundes am 29. Januar 1367, 1967.
Liver, Peter: Abhandlungen zur schweizerischen und bündnerischen Rechtsgeschichte, 1970.
Meyer-Marthaler, Elisabeth: Studien über die Anfänge Gemeiner Drei Bünde, 1973.
Bornatico, Remo: L'arte tipografica nelle Tre Leghe (1547-1803) e nei Grigioni (1803-1975), 1976.
Bundi, Martin: Zur Besiedlungs- und Wirtschaftsgeschichte Graubündens im Mittelalter, 1982 (19892).
Pichard, Alain: Les Grisons. Mosaïque d'une nation alpine, 1983.
Clavadetscher, Otto P.; Meyer, Werner et al.: Das Burgenbuch von Graubünden, 1984.
Metz, Peter: Geschichte des Kantons Graubünden, 3 voll., 1989-1993.
Mathieu, Jon: Eine Agrargeschichte der inneren Alpen. Graubünden, Tessin, Wallis: 1500-1800, 1992.
Churer Stadtgeschichte, 2 voll., 1993.
Vasella, Oskar; Brunold, Ursus; Vogler, Werner: Geistliche und Bauern. Ausgewählte Aufsätze zu Spätmittelalter und Reformation in Graubünden und seinen Nachbargebieten, 1996.
Jäger, Georg; Sablonier, Roger et al.: Handbuch der Bündner Geschichte, 4 voll., 2000-2005.
Wiedemehr, Hans Rudolf: «Die Walenseeroute in frührömischer Zeit», in: Degen, Rudolf; Drack, Walter; Wyss, René: Helvetia antiqua. Festschrift Emil Vogt. Beiträge zur Prähistorie und Archäologie der Schweiz, 1966, pp. 167-172.
Lieb, Hans; Wüthrich, Rudolf: Lexicon topographicum der römischen und frühmittelalterlichen Schweiz, 1967.
Risch, Ernst: «Die Räter als sprachliches Problem», in: Annuario della Società svizzera di preistoria e d'archeologia, 55, 1970, pp. 127-134 (testo rivisto nel 1984, in: Schriftenreihe des Rätischen Museums Chur, 28, 1984, pp. 22-36).
Lejeune, Michel: Lepontica, 1971.
Overbeck, Bernhard; Pauli, Ludwig: Geschichte des Alpenrheintals in römischer Zeit. Auf Grund der archäologischen Zeugnisse, 2 voll., 1973-1982.
Frei-Stolba, Regula: «Die römische Schweiz. Ausgewählte staats- und verwaltungsrechtliche Probleme im Frühprinzipat», in: Temporini, Hildegard (a cura di): Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, parte 2, vol. 5.1, 1976, pp. 288-403.
Pauli, Ludwig: Die Alpen in Frühzeit und Mittelalter. Die archäologische Entdeckung einer Kulturlandschaft, 1980.
Zürcher, Andreas C.: Urgeschichtliche Fundstellen Graubündens, 1982.
Walser, Gerold: Die römischen Strassen und Meilensteine in Raetien, 1983.
Historisch-antiquarische Gesellschaft von Graubünden (a cura di): Beiträge zur Raetia Romana. Voraussetzungen und Folgen der Eingliederung Rätiens ins Römische Reich, 1987.
Frei-Stolba, Regula: «Viehzucht, Alpwirtschaft, Transhumanz», in: Whittaker, Charles R.: Pastoral Economies in Classical Antiquity, 1988, pp. 143-159.
Sennhauser, Hans Rudolf: «Recherches récentes en Suisse. Edifices funéraires, cimetières et églises», in: Duval, Noël (a cura di): Actes du XIe Congrès International d'Archéologie Chrétienne. Lyon, Vienne, Grenoble, Genève et Aoste (21-28 septembre 1986), 2, 1989, pp. 1515-1533.
Servizio archeologico dei Grigioni (a cura di): Archäologie in Graubünden. Funde und Befunde. Festschrift zum 25jährigen Bestehen des Archäologischen Dienstes Graubünden, 1992.
Schaub, Andreas: «Die förmliche Provinzkonstitution Raetiens unter Tiberius nach dem Zeugnis des Velleius Paterculus», in: Germania. Anzeiger der Römisch-Germanischen Kommission des Deutschen Archäologischen Instituts, 79, 2001, pp. 391-400.
Rageth, Jürg: «Urgeschichte Graubündens im Überblick», in: Sölder, Wolfgang (a cura di): Zeugen der Vergangenheit. Archäologisches aus Tirol und Graubünden, 2002, pp. 87-123.
Deplazes, Lothar: Reichsdienste und Kaiserprivilegien der Churer Bischöfe von Ludwig dem Bayern bis Sigmund, 1973.
Ur- und frühgeschichtliche Archäologie der Schweiz, vol. 6: Das Frühmittelalter, 1979.
Maurer, Helmut (a cura di): Churrätisches und st. gallisches Mittelalter. Festschrift für Otto P. Clavadetscher zu seinem fünfundsechzigsten Geburtstag, 1984.
Brunold, Ursus; Deplazes, Lothar: Geschichte und Kultur Churrätiens. Festschrift für Pater Iso Müller OSB zu seinem 85. Geburtstag, 1986.
Clavadetscher, Otto P.; Brunold, Ursus; Deplazes, Lothar: Rätien im Mittelalter. Verfassung, Verkehr, Recht, Notariat: ausgewählte Aufsätze. Festgabe zum 75. Geburtstag, 1994.
Hitz, Florian: «Die Walser im Prättigau», in: Jahresbericht der Walservereinigung, 1998, pp. 21-53.
Kaiser, Reinhold: Churrätien im frühen Mittelalter. Ende 5. bis Mitte 10. Jahrhundert, 1998.
Kaiser, Reinhold: «Autonomie, Integration, bilateraler Vertrag – Rätien und das Frankenreich im frühen Mittelalter», in: Francia, 29, 2002, pp. 1-27.
Reallexikon der Germanischen Altertumskunde, 24, 2003, pp. 79-86.
Ackermann, Josef; Grüninger, Sebastian: «Christentum und Kirche im Ostalpenraum im ersten Jahrtausend», in: Sennhauser, Hans Rudolf: Frühe Kirchen im östlichen Alpengebiet. Von der Spätantike bis in ottonische Zeit, vol. 2, 2003, pp. 793-816.
Il Libero Stato delle Tre Leghe
Grimm, Paul Eugen: Die Anfänge der Bündner Aristokratie im 15. und 16. Jahrhundert, 1981.
Färber, Silvio: Der bündnerische Herrenstand im 17. Jahrhundert. Politische, soziale und wirtschaftliche Aspekte seiner Vorherrschaft, 1983.
Scheurer, Rémy: «Les Grisons dans les communications avec la France, Venise et l'Orient au milieu du XVIe siècle», in: Cinq siècles de relations franco-suisses. Hommage à Louis-Edouard Roulet, 1984, pp. 37-49.
Pfister, Max: Baumeister aus Graubünden. Wegbereiter des Barock. Die auswärtige Tätigkeit der Bündner Baumeister und Stukkateure in Süddeutschland, Österreich und Polen vom 16. bis zum 18. Jahrhundert, 1993.
Saulle Hippenmeyer, Immacolata: Nachbarschaft, Pfarrei und Gemeinde in Graubünden, 1400-1600, 1997.
Bundi, Martin; Lietha, Walter (a cura di): Freiheit einst und heute. Gedenkschrift zum Calvengeschehen 1499-1999, 1999.
Fischer, Albert: Reformatio und Restitutio. Das Bistum Chur im Zeitalter der tridentinischen Glaubenserneuerung. Zugleich ein Beitrag zur Geschichte der Priesterausbildung und Pastoralreform (1601-1661), 2000.
Head, Randolph C.: Demokratie im frühneuzeitlichen Graubünden. Gesellschaftsordnung und politische Sprache in einem alpinen Staatswesen, 1470-1620, 2001.
Bundi, Martin: Gewissensfreiheit und Inquisition im rätischen Alpenraum. Demokratischer Staat und Gewissensfreiheit, von der Proklamation der «Religionsfreiheit» zu den Glaubens- und Hexenverfolgungen im Freistaat der Drei Bünde (16. Jahrhundert), 2003.
Completato dalla redazione
Hitz, Florian: Fürsten, Vögte und Gemeinden. Politische Kultur zwischen Habsburg und Graubünden im 15. bis 17. Jahrhundert, 2012.
Lo Stato nel XIX e XX secolo
Bundi, Martin: Bedrohung, Anpassung, Widerstand. Die Grenzregion Graubünden 1933-1946, 1996.
Bundi, Martin; Rathgeb, Christian (a cura di): Die Staatsverfassung Graubündens. Zur Entwicklung der Verfassung im Freistaat der Drei Bünde und im Kanton Graubünden, 2003.
Rathgeb, Christian: Die Verfassungsentwicklung Graubündens im 19. Jahrhundert, 2003.
Società, economia e cultura nel XIX e XX secolo
Töndury-Osirnig, Gian Andri: Studie zur Volkswirtschaft Graubündens und zukünftiger Ausbau der bündnerischen Wasserkräfte, 1946.
Kaiser, Dolf: Cumpatriots in Terras estras. Prouva d'üna documentaziun davart l'emigraziun grischuna, considerand in speciel l'Engiadina e contuorns, 1968.
Catrina, Werner: Die Entstehung der Rhätischen Bahn, 1972.
Bundi, Martin: Arbeiterbewegung und Sozialdemokratie in Graubünden, 1981.
Arquint, Jachen C.: Zur Entwicklung der Volks- und Mittelschule in Graubünden, 1984.
Kruker, Robert: Jugend im Berggebiet. Berufliche, soziale, kulturelle und räumliche Orientierungen. Untersuchungen in den Regionen Albulatal/Mittelbünden (GR), Leuk (VS), Diemtigtal (BE), 1984.
Kaiser, Dolf: Fast ein Volk von Zuckerbäckern? Bündner Konditoren, Cafetiers und Hoteliers in europäischen Ländern bis zum Ersten Weltkrieg. Ein wirtschaftsgeschichtlicher Beitrag, 1985 (19882).
Simonett, Jürg: Verkehrserneuerung und Verkehrsverlagerung in Graubünden. Die «Untere Strasse» im 19. Jahrhundert, 1986.
Mantovani, Paolo: La strada commerciale del San Bernardino nella prima metà del XIX secolo, 1988.
Meyer, Clo: «Unkraut der Landstrasse». Industriegesellschaft und Sesshaftigkeit, am Beispiel der Wandersippen und der schweizerischen Politik an den Bündner Jenischen vom Ende des 18. Jahrhunderts bis zum Ersten Weltkrieg, 1988.
Stiftung Bündner Kunstsammlung Chur; Schweizerisches Institut für Kunstwissenschaft Zürich (a cura di): Bündner Kunstmuseum Chur. Gemälde und Skulpturen, 1989.
Bühler, Roman: Bündner im Russischen Reich. 18. Jahrhundert – Erster Weltkrieg, ein Beitrag zur Wanderungsgeschichte Graubündens, 1991.
Jenny, Valentin: Handwerk und Industrie in Graubünden im 19. Jahrhundert. Bestrebungen zur Förderung von Handwerk und Einführung von Industrie als Massnahme zur Hebung des Volkswohlstandes, 1991.
Churer Stadtgeschichte. Von der Mitte des 17. Jahrhunderts bis zur Gegenwart, vol. 2, 1993.
Bollier, Peter: Davos und Graubünden während der Weltwirtschaftskrise 1929-1939. Auswirkungen auf Arbeitsmarkt, Beschäftigungs- und Sozialpolitik, 1995.
Kessler, Daniel: Hotels und Dörfer. Oberengadiner Hotellerie und Bevölkerung in der Zwischenkriegszeit, 1997.
Stäuble, Antonio; Stäuble, Michèle: Scrittori del Grigioni italiano. Antologia letteraria, 1998, pp. 39-57.
Hofmann, Silvia; Jecklin, Ursula; Redolfi, Silke (a cura di): Frauenrecht. Beiträge zur Frauen- und Geschlechtergeschichte Graubündens im 19. und 20. Jahrhundert, 2003.
Braschler, Karl; Lechmann, Gion: 200 anni Scuola cantonale grigione, 1804-2004, 2004.
Seglias, Loretta: Die Schwabengänger aus Graubünden. Saisonale Kinderemigration nach Oberschwaben, 2004.
Florian Hitz; Jürg Rageth; Stefanie Martin-Kilcher; Reinhold Kaiser; Werner Meyer; Martin Bundi; Peter Bollier; Max Hilfiker; Silvio Färber; Ulrich Pfister; Adolf Collenberg; Marc Antoni Nay; Philipp von Cranach; Georg Jäger; Jürg Simonett: "Grigioni", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 11.01.2018(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/007391/2018-01-11/, consultato il 21.01.2025.