Autrice/Autore:
Gilbert Coutaz
Traduzione:
Martin Kuder
Cantone della Confederazione dal 1803, denominato ufficialmente Cantone di Vaud; francese: Canton de Vaud; tedesco: Kanton Waadt; romancio: Chantun Vaud. L'antica denominazione Paese di Vaud (francese: Pays de Vaud; tedesco: Waadtland o die Waadt) deriva da pagus waldensis (765). La lingua ufficiale è il francese; il capoluogo è Losanna.
Stemma del canton Vaud
[…]
Carta oro-idrografica del canton Vaud con le principali località
[…]
Il Vaud fece parte del regno burgundo, di quello franco, della Lotaringia, del secondo regno di Borgogna e del Sacro Romano Impero. Nel 1011 il vescovo di Losanna ottenne dal re di Borgogna la "contea di Vaud", ossia le regalie su questo territorio. Il casato dei Savoia si insediò nel Vaud all'inizio del XIII secolo. Appannaggio dei cadetti dal 1285 al 1359, il Paese di Vaud tornò al ramo più antico dei conti, poi duchi di Savoia, che lo persero in parte con le guerre di Borgogna e poi interamente nel 1536. Il Vaud divenne così un Paese soggetto di Berna (di Berna e Friburgo nei baliaggi comuni di Orbe-Echallens e Grandson) fino alla rivoluzione vodese (1798). Durante la Repubblica elvetica formò il canton Lemano e nel 1803, con l'Atto di mediazione, il canton Vaud.
Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Vaud
Superficie (2006)
3 212,1 km2
Foresta / Superficie boscata
1 022,6 km2
31,8%
Superficie agricola utile
1 393,1 km2
43,4%
Superficie con insediamenti
270,0 km2
8,4%
Superficie improduttiva
526,4 km2
16,4%
Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Vaud - Statistica della superficie
Il territorio vodese, comprendente il Giura corrugato (tra cui la valle di Joux), l'Altopiano (con il Gros-de-Vaud e il Jorat) e le Prealpi (Les Ormonts, Pays-d'Enhaut), si divide tra i bacini del Rodano (Venoge) e del Reno (Broye, Orbe, Sarina) e tocca le sponde dei laghi di Ginevra (La Côte, Lavaux, Chablais), Neuchâtel e Morat. Il Vaud confina con tutti i cantoni romandi tranne il Giura, con il canton Berna e la Francia. Sin dall'antichità è percorso da vie di comunicazione di importanza europea. Le sue frontiere sono stabili dal XVI secolo, ad eccezione delle valli della Broye (Avenches e Payerne furono distretti friburghesi tra il 1798 e il 1802) e di Dappes (rettifica del confine con la Francia nel 1862). Quarto cantone svizzero per superficie e terzo per popolazione, contava 385 comuni alla fine del 1998 e 318 il primo gennaio 2013. La città di Losanna ospita un'Università (Accademia dal XVI secolo), un Politecnico (cantonale, dal 1969 federale) e il Tribunale federale (dal 1875) ed è sede di organizzazioni internazionali, tra cui il Comitato olimpico internazionale (CIO, dal 1915).
Struttura demografica ed economica del canton Vaud
Anno
1850
1880a
1900
1950
1970
2000
Abitanti
199 575
235 349
281 379
377 585
511 851
640 657
Percentuale rispetto alla popolazione totale svizzera
8,3%
8,3%
8,5%
8,0%
8,2%
8,8%
Lingua
francese
212 164
243 463
319 287
376 908
524 234
tedesco
21 692
24 372
41 818
45 572
30 408
italiano
2 518
10 667
10 925
50 002
18 713
romancio
39
92
272
309
268
altra
2 317
2 785
5 283
39 060
67 034
Religione, confessione
protestanti
192 225
219 427
242 811
294 823
310 608
256 507
cattolicib
6 962
18 170
36 980
75 142
184 914
215 401
cattolico-cristiani
810
242
491
altri
388
1 133
1 588
6 810
16 087
168 258
di cui della comunità ebraica
388
576
1 076
1 814
2 743
2 062
di cui delle comunità islamiche
1 461
24 757
di cui senza confessionec
5 674
89 405
Nazionalità
svizzeri
194 283
222 480
250 205
350 078
396 299
463 664
stranieri
5 292
12 869
31 174
27 507
115 552
176 993
Anno
1905
1939
1965
1995
2005
Occupati nel cantone
settore primario
76 262
69 870
23 661
21 749d
17 349
settore secondario
48 702
47 156
91 784
65 438
61 561
settore terziario
33 457
44 388
103 492
212 410
233 295
Anno
1965
1975
1985
1995
2005
Percentuale rispetto al reddito nazionale svizzero
8,0%
7,9%
8,2%
8,6%
8,7%
a Abitanti e nazionalità: popolazione residente; lingua e religione: popolazione "presente".
b Compresi i cattolico-romani nel 1880 e 1900; dal 1950 cattolico-romani.
c Non appartenenti ad alcuna confessione o altra comunità religiosa.
d Censimento delle aziende agricole 1996.
Struttura demografica ed economica del canton Vaud - Historische Statistik der Schweiz; censimenti federali; Ufficio federale di statistica
Autrice/Autore:
Gilbert Kaenel
Traduzione:
Martin Kuder
Siti archeologici del canton Vaud (B)
Siti archeologici del canton Vaud (A)
[…]
Data la sua vasta superficie (2822 km², senza i laghi) e l'eterogeneità geografica e ambientale, il canton Vaud è particolarmente ricco di siti e reperti preistorici. Tra i pionieri dell'archeologia vodese figurano Frédéric Troyon, Albert Naef e David Viollier, autore della Carte archéologique du canton de Vaud (1927). Nel loro solco, dal 1973 opera il servizio archeologico cantonale, che nel 2011 aveva censito quasi 3500 siti, di cui oltre un quarto con vestigia preromane.
Dal Paleolitico superiore al Mesolitico
Autrice/Autore:
Gilbert Kaenel
Traduzione:
Martin Kuder
Le prime testimonianze di una presenza umana sul territorio cantonale risalgono alla fine del Paleolitico. Alcuni utensili in selce lavorata del Maddaleniano superiore (ca. 13'500 a.C.) sono stati rinvenuti nella grotta dello Scex du Châtelard (Villeneuve), insieme a resti di animali della fase finale dell'ultima glaciazione. Un discreto numero di tracce di questo periodo è stato scoperto anche nel riparo sotto roccia di Freymond (Mont-la-Ville), nei pressi del passo di Le Mollendruz.
Vestigia del periodo aziliano, succeduto verso il 12'500 a.C. al Paleolitico, sono presenti in due ripari sotto roccia dell'arco giurassiano, quello del Mollendruz e quello detto abri de la Cure (Baulmes). Nel territorio vodese sono comunque più ricchi i ritrovamenti del Mesolitico, caratterizzato da un sensibile riscaldamento climatico e dalla diffusione delle foreste: si tratta di microliti in selce (punte di frecce, raschiatoi), utensili in osso o palco di cervidi, focolari e strutture sommarie che testimoniano la presenza temporanea di cacciatori-raccoglitori tra il 9000 e il 6000 a.C. Il territorio montano delle Prealpi fu frequentato dall'Aziliano e poi durante il Mesolitico, come attesta il riparo sotto roccia di Sciernes-Picats (Château-d'Œx). Un piccolo riparo è stato inoltre portato alla luce nella zona molassica dell'Altopiano, a Ogens. Anche le rive del lago di Ginevra (Losanna-Vidy) furono percorse da cacciatori nomadi.
Neolitico
Autrice/Autore:
Gilbert Kaenel
Traduzione:
Martin Kuder
Le prime tracce di agricoltori-allevatori, subentrati alle culture fondate su un'economia di predazione (caccia, pesca, raccolta), si trovano nei ripari sotto roccia già precedentemente utilizzati di Baulmes (cocci di ceramica, 5500-5000 a.C.) e Le Mollendruz (ceramica e pietre levigate, 5000-4500 a.C.), ma anche sulla collina della Cité a Losanna (ca. 4500 a.C.). In seguito sui terrazzi dell'Altopiano e sulle rive dei laghi si diffusero insediamenti permanenti, vennero dissodati boschi e coltivati cereali nei pressi delle fattorie e degli abitati. Benché alcuni ritrovamenti (Sous-Colachoz a Concise) suggeriscano un'occupazione dal 4500-4000 a.C., le stazioni palafitticole (o villaggi lacustri) si generalizzarono dal 3900 a.C., mantenendosi, talvolta con interruzioni di diversi secoli, fino all'età del Bronzo. Con quasi 90 stazioni sulle rive dei laghi di Ginevra e Neuchâtel, il Vaud è il cantone che vanta il maggior numero di insediamenti di questo tipo in Svizzera. Tra le altre, le baie di Morges, Yverdon-les-Bains, Yvonand e Concise presentano una successione di villaggi lacustri la cui restituzione è facilitata dall'eccellente stato di conservazione dei resti (legno, tessuti, oggetti in vimini) nell'ambiente umido. Le analisi dendrocronologiche consentono di datare le costruzioni e di ricostruire le piante dei villaggi, composti da case quadrangolari su pali, dai pavimenti generalmente sopraelevati. La cultura di Cortaillod, diffusa nella Svizzera occidentale, si articolò in varie fasi durante tutto il Neolitico medio, dal 5000 al 3300-3250 a.C. ca. A questa cultura, sviluppatasi da elementi di origine mediterranea, subentrò per un breve periodo quella di Horgen (3250-2950 a.C.), originaria della regione del lago di Zurigo, seguita dalla cultura di Lüscherz (2950-2700 a.C.), caratterizzata da influenze meridionali, che si trasformò poi nell'Auvernier-Cordé. Il Neolitico finale mostra dunque influssi della cultura della ceramica a cordicella (2700-2450 a.C.), incentrata sull'Altopiano nordorientale, a cui succedette la cultura del bicchiere campaniforme (2450-2200 a.C.). Le stazioni lacustri furono abbandonate attorno al 2400 a.C. in seguito a un peggioramento climatico.
Sulle rive del lago di Ginevra, le pratiche funerarie del Neolitico medio sono particolarmente ben documentate, con inumazioni in posizione rannicchiata all'interno di tombe a cista (cassoni di pietra) che potevano contenere diverse salme, raggruppate in necropoli. Le necropoli più celebri sono quelle di Chamblandes (località che ha dato il nome a questo tipo di tombe a cista) e Pierra-Portay, entrambe ubicate nel comune di Pully, di Les Gonelles (Corseaux) e di Losanna-Vidy. Sulla sponda settentrionale del lago di Neuchâtel e a Losanna-Vidy, l'allineamento dei menhir di Clendy (Yverdon-les-Bains) e di La Possession (Lutry), oltre a numerosi megaliti e gruppi di megaliti, testimoniano l'esistenza di pratiche religiose. Lo studio dei reperti di queste società e della loro evoluzione nel tempo (forma e decorazioni delle ceramiche, degli utensili in pietra levigata, degli oggetti in selce, corno di cervo e osso) fornisce indicazioni su tre millenni di Neolitico. Dal IV millennio a.C. compaiono alcuni oggetti in rame.
Età del Bronzo
Autrice/Autore:
Gilbert Kaenel
Traduzione:
Martin Kuder
La fase iniziale dell'età del Bronzo (2200-2000 a.C.) non ha lasciato pressoché tracce nel territorio vodese, ma tra il 2000 e il 1550 a.C. si sviluppò una vera e propria metallurgia del bronzo (lega di rame e stagno), attestata principalmente nello Chablais da sepolture a inumazione (salme in posizione supina circondate da pietre), attribuite alla cultura del Rodano (Ollon-Saint-Triphon, Pully, Ecublens). I depositi di armi e oggetti ornamentali metallici (come a Neyruz, con cinque asce e un pugnale), interpretati in senso rituale, si aggiungono ai reperti domestici e funerari. Le sepolture sfarzose o depositi rinvenuti a Losanna-La Bourdonnette e Losanna-Bois-de-Vaux costituiscono pregevoli testimonianze di questa cultura. Abbandonati verso il 2400 a.C., i villaggi lacustri riapparvero poco prima del 1800 a.C. (Morges-Les Roseaux, Préverenges, Yverdon-les-Bains-Clendy, Concise-Sous-Colachoz) e divennero più numerosi attorno al 1700-1600 a.C., un periodo denominato "Roseaux" (dal sito omonimo nei pressi di Morges).
La cultura del Rodano terminò all'inizio del Bronzo medio (1600-1500 a.C.), quando si registrò una nuova interruzione nell'occupazione delle stazioni palafitticole. La fase successiva (1500-1350 a.C.) è caratterizzata da abitati in posizione arretrata rispetto alle rive (Champ Vully a Rances; Le Motti a Onnens) o situati in pianura (En Planeise a Payerne), ma specialmente da tumuli (En Sency a Vufflens-la-Ville) in cui si sovrappongono diverse sepolture successive, dove si può osservare un progressivo ritorno all'incinerazione.
L'inizio del Bronzo finale (1350-1100 a.C.) si colloca nel solco del Bronzo medio. Il promontorio di Châtel d'Arruffens (Montricher), a quasi 1400 m sulle sommità del Giura, fu un abitato fortificato (o forse un rifugio temporaneo) occupato dalla fine del Bronzo medio.
Veduta aerea del sito della Promenade des Anglaises a Yverdon-les-Bains con i menhir allineati nel percorso archeologico creato nel 1986 (Musée cantonal d'archéologie et d'histoire, Losanna; fotografia Denis Weidmann e Jean-Louis Voruz).[…]
L'ultimo periodo di sviluppo degli insediamenti palafitticoli si situa alla fine del Bronzo finale (1050-800 a.C.). I villaggi occupavano vaste superfici e comprendevano fino ad alcune decine di case. Nelle stazioni di Corcelettes (Grandson), Grande-Cité (Morges) e dell'Eau Noire (Avenches) è stata rinvenuta una quantità impressionante di testimonianze materiali tra cui utensili, oggetti ornamentali e armi in bronzo (interpretati perlopiù come depositi rituali) e recipienti in ceramica. I siti nell'entroterra, in alcuni casi situati su alture o in posizioni naturalmente protette (Losanna-La Cité, Ollon-Saint-Triphon), sono meno conosciuti. La fase terminale del Bronzo finale, detta cultura del Reno-Svizzera-Francia orientale, si distingue, oltre che per i suoi oggetti in ceramica e metallo, per le sepolture a incinerazione dai caratteristici corredi funerari, come a Le Boiron (Tolochenaz), Saint-Prex, Saint-Sulpice e Losanna-Vidy.
Età del Ferro
Autrice/Autore:
Gilbert Kaenel
Traduzione:
Martin Kuder
Gli insediamenti della prima età del Ferro (o cultura di Hallstatt) sorti in seguito all'abbandono delle rive, ad esempio quelli di Le Motti (Onnens), Faoug e Avenches-En Chaplix (VIII-VII secolo a.C.), sono stati meno indagati. Già presenti nel Bronzo finale, i tumuli a copertura dei defunti divennero la regola; in quello di Payerne, oggetto di scavi alla fine del XIX secolo, sono stati rinvenuti i resti di un carro a quattro ruote e di un collare in oro. Questo tumulo faceva parte di un vasto insieme di tombe e residenze "principesche" del periodo finale della cultura di Hallstatt e dell'inizio di quella di La Tène (fine VII-inizio V secolo a.C.).
Due ciondoli in pasta di vetro opaco e colorato a forma di maschera, provenienti da un laboratorio della regione di Cartagine, rinvenuti nella tomba di una ragazza inumata a Saint-Sulpice (En Pétoleyres), ca. 350 a.C. (Musée cantonal d'archéologie et d'histoire, Losanna; fotografia Fibbi-Aeppli, Grandson).[…]
Nella seconda età del Ferro o cultura di La Tène (480/450-30 a.C.), le tombe a inumazione (dette tombe piatte, cioè prive di sovrastruttura) rappresentano le pressoché uniche testimonianze per quasi tre secoli, fatta eccezione per alcune vestigia di insediamenti (a Rances o a Orbe, sotto la villa romana). Con quasi 100 sepolture, il sito di En Pétoleyres (Saint-Sulpice) è la seconda necropoli più vasta della Svizzera. Utilizzata dal La Tène antico all'inizio del La Tène medio (seconda metà del V-inizio del III secolo a.C.), conteneva le spoglie di uomini armati (spade, lance), di donne riccamente ornate (collari, bracciali, perle di vetro e ambra, anelli da caviglia) e di fanciulli, tra cui una bambina con due piccole maschere fenicie in pasta di vetro. La necropoli di En Crédeyles (Vevey), parzialmente esplorata, ha rivelato complessi funerari datati tra il 400 e il 200 a.C.
Alla fine del La Tène queste necropoli furono abbandonate con un parziale ritorno all'incinerazione: della trentina di tombe di Losanna-Vidy (seconda metà del II secolo a.C.) la metà sono a inumazione e l'altra a incinerazione. Il fenomeno più importante in questo periodo fu lo sviluppo di nuovi abitati. Oltre a un insediamento agricolo a La Maule (Cuarny), è da segnalare la trasformazione dell'agglomerato di Yverdon, al più tardi dall'inizio del II secolo a.C., da villaggio aperto in oppidum, un insediamento di tipo urbano che nell'80 a.C. fu cinto da una fortificazione a pali frontali in legno di quercia (Pfostenschlitzmauer), rivestita da un muro a secco e riempita di terra. Tipici del La Tène finale sono gli oggetti in ceramica, la variegata produzione artigianale, la monetazione d'argento (sul modello romano) e di potin (lega a base di rame) e le importazioni dal mondo romano, associabili agli Elvezi della Svizzera occidentale. Il sito di Mormont (Eclépens e La Sarraz), scoperto nel 2006, alla fine del II secolo a.C. ebbe probabilmente una funzione cultuale, come attestano numerose fosse scavate fino al sostrato calcareo, in cui furono deposte, quali offerte votive, ceramiche, oggetti ornamentali, utensili metallici e ossa animali e umane.
Nel periodo della guerra gallica (58-51 a.C.), un piccolo oppidum protetto da un murus gallicus sorse a Sermuz (villaggio di Gressy a Yverdon-les-Bains), dove, come a Losanna-Vidy, un nuovo insediamento si trasformò, dalla metà del I secolo a.C., in un abitato galloromano. Nella piana di Avenches, dominata dall'oppidum di Le Bois de Châtel occupato nel I secolo a.C., numerose vestigia specialmente funerarie del II secolo a.C., rinvenute in un'area sacra situata a ovest della futura capitale dell'Elvezia romana, testimoniano la continuità insediativa alla vigilia dell'epoca romana.
Epoca romana
Autrice/Autore:
Laurent Flutsch
Traduzione:
Martin Kuder
Nell'antichità, il territorio cantonale non costituiva un'entità omogenea sotto il profilo politico o etnico: dal La Tène finale (II-I secolo a.C.), la regione del lago di Ginevra e le zone dell'Altopiano furono controllate dagli Elvezi, lo Chablais dai Nantuati e il Pays d'Enhaut era forse situato in area retica (non celtica).
Il territorio
Autrice/Autore:
Laurent Flutsch
Traduzione:
Martin Kuder
Il territorio vodese si situava al crocevia di grandi vie di comunicazione fluviali e terrestri. L'asse Losanna-Yverdon tra i bacini del Rodano e del Reno ricopriva un ruolo essenziale per il traffico commerciale e per i collegamenti con le regioni renane. Ampliato dall'imperatore Claudio nel 47 d.C., l'itinerario strategico del Gran San Bernardo percorreva il cantone, raggiungendo il Giura attraverso il passo di Jougne. La strada litoranea Villeneuve-Ginevra e le arterie che da Vevey, Losanna e Nyon portavano verso nord completavano la rete viaria. La combinazione di trasporti fluviali e terrestri, la vicinanza alla provincia della Gallia Narbonensis (Ginevra, sponda meridionale del lago di Ginevra) e all'Italia nonché l'eterogeneità dei paesaggi e delle risorse spiegano l'eccezionale densità di siti romani.
Statuetta in bronzo rinvenuta a Ursins, datata tra il 50 a. C. e il 50 d.C. (Musée cantonal d'archéologie et d'histoire, Losanna; fotografia Fibbi-Aeppli, Grandson).[…]
Il Vaud annoverò due colonie romane, la Colonia Iulia Equestris (Nyon) e Aventicum (Avenches), e tante località secondarie, tra cui Pennelocus (Villeneuve), Viviscus (Vevey), Lousonna (Losanna), Uromagus (Oron), Minnodunum (Moudon) ed Eburodunum (Yverdon-les-Bains). Si contano inoltre numerose tenute rurali (nelle pianure almeno altrettante dei villaggi odierni), tra cui le villae, particolarmente sontuose, di Pully, Commugny, Yvonand e Orbe (Boscéaz), vestigia di vie di comunicazione (pietre miliari e strade) a Yvorne, Saint-Saphorin (Lavaux), Saint-Prex e Ballaigues nonché luoghi di culto isolati a Ursins e sulla sommità dello Chasseron (Bullet).
Gli Elvezi e Roma
Autrice/Autore:
Laurent Flutsch
Traduzione:
Martin Kuder
Dopo il tentativo di emigrazione e la sconfitta nei pressi di Bibracte nel 58 a.C., gli Elvezi tornarono nelle loro terre d'origine. Per i quattro decenni seguenti, si ignora quale fosse il loro status esatto. Benché l'Elvezia non risultasse formalmente sottomessa, la presenza romana fu sempre più marcata. Assegnata a veterani della cavalleria romana, la colonia di Nyon venne fondata nel 45 o 44 a.C.; il suo territorio si estendeva dal lago di Ginevra al Giura e dal Pas de l'Ecluse all'Aubonne o addirittura alla Morges. Da allora una parte della regione di La Côte fu così sotto dominio romano. Nel resto dell'Altopiano, le truppe di Roma si insediarono probabilmente in punti strategici quali Sermuz. L'influenza economica romana si intensificò, come testimoniano l'importazione di vasellame dall'Italia e l'utilizzo di tegole negli abitati, ad esempio a Losanna-Vidy.
La sottomissione degli Elvezi e dei popoli limitrofi alpini, Nantuati e Reti compresi, divenne effettiva nel 13 a.C., quando l'imperatore Augusto conquistò le Alpi in vista delle campagne contro i Germani. Divenuto civitas, il territorio degli Elvezi fu aggregato alla Gallia Belgica, mentre i Nantuati, insieme ai popoli vallesani, fecero capo a un distretto della Raetia.
Lo sviluppo degli insediamenti
Autrice/Autore:
Laurent Flutsch
Traduzione:
Martin Kuder
I resti dell'arena dell'anfiteatro di Nyon al momento della loro scoperta nel 1996 (Musée cantonal d'archéologie et d'histoire, Losanna; fotografia Fibbi-Aeppli, Grandson).[…]
Dall'ultimo decennio a.C., la politica di urbanizzazione di Augusto produsse i suoi effetti anche nel territorio vodese. Gli abitati esistenti furono modificati o trasferiti (Losanna, Avenches), altre località vennero create dal nulla. Il processo fu praticamente ultimato attorno al 20 d.C.; lungo gli assi viari, ca. ogni 30 km, sorgeva una località. Espressione del potere di Roma, questi centri regionali favorirono la romanizzazione delle popolazioni e costituirono un quadro propizio per l'aristocrazia locale, che mantenne le proprie prerogative. Gli agglomerati si svilupparono ulteriormente con la diffusione degli edifici in muratura (dalla metà del I secolo d.C.) e, in quelli più importanti, la realizzazione di costruzioni monumentali (terme, teatri, anfiteatri).
Importazioni, esportazioni e trasporti
Autrice/Autore:
Laurent Flutsch
Traduzione:
Martin Kuder
Quale parte del mercato e del sistema monetario imperiali, il territorio vodese registrò, come le regioni limitrofe, una crescita economica caratterizzata dall'afflusso massiccio di prodotti importati (olio d'oliva, vino, garum, vasellame, materie prime), dall'adozione di nuove tecniche (muratura, laterizi, genio civile, tubature, lavorazione del ferro e del vetro) e dallo sviluppo dei trasporti. La posizione geografica favorevole costituì un vantaggio. Basata a Losanna-Vidy, la corporazione dei battellieri del lago di Ginevra gestiva il trasporto delle merci sul lago e fino a Yverdon, dove subentravano i battellieri della Thielle e dell'Aar, che avevano sede ad Avenches. I traffici sud-nord e, in misura minore, quelli transgiurassiani contribuirono alla prosperità della regione.
L'artigianato e l'agricoltura si diversificarono grazie all'introduzione di nuove tecniche e specie (vite, melo, castagno, pesco, ciliegio, prugno, barbabietola rossa, sedano, finocchio, aglio). Lo sfruttamento delle risorse naturali (pietra, legno, caccia, pesca) si intensificò per soddisfare la domanda degli insediamenti e della pop. in crescita. I prodotti locali non venivano esportati, ma erano venduti sul mercato regionale.
I mutamenti del I secolo d.C.
Autrice/Autore:
Laurent Flutsch
Traduzione:
Martin Kuder
Dopo la morte di Nerone, la guerra di successione, che nel 68-69 oppose Servio Sulpicio Galba, Vitellio, Otone e Vespasiano, coinvolse gli Elvezi, che si attirarono l'ostilità di Vitellio e delle sue truppe; Avenches sfuggì per poco alla distruzione. Nel 69 la vittoria di Vespasiano mutò il quadro: il nuovo imperatore favorì l'Elvezia, che si era opposta al suo rivale e a cui era legato da vincoli familiari, dato che il padre Flavio Sabino era attivo come banchiere ad Avenches. Capitale della civitas degli Elvezi da almeno una quarantina d'anni, la città ottenne lo statuto di colonia nel 71 e fu dotata di un muro di cinta monumentale iniziato nel 72. Nel 79 Tito, che aveva trascorso parte dell'infanzia ad Avenches presso il nonno, succedette al padre Vespasiano (Flavii). Tra l'85 e l'89 ebbe luogo una riorganizzazione delle province. Scorporata dalla Gallia Belgica, la civitas degli Elvezi fu integrata nella provincia della Germania superior, la cui capitale era Magonza; tale assetto rimase in vigore fino al 297.
Le crisi del III e IV secolo d.C.
Autrice/Autore:
Laurent Flutsch
Traduzione:
Martin Kuder
Durante il II secolo, la stabilità aveva garantito lo sviluppo dei centri urbani, favorito l'affermazione di una classe media e arricchito enormemente taluni, come attesta lo sfarzo di varie residenze. Dal 250 le numerose crisi politiche ed economiche dell'Impero coinvolsero anche il territorio vodese, così come le incursioni degli Alemanni, che attraverso l'Altopiano penetravano in Italia e nella Gallia Narbonensis. Saccheggiata attorno al 275, Avenches non venne abbandonata, ma ne uscì indebolita. Una ripresa si ebbe sotto Diocleziano (284-305), che riformò lo Stato e nel 297 promosse una riorganizzazione territoriale, in seguito alla quale la civitas degli Elvezi fu attribuita alla provincia Maxima Sequanorum, il cui capoluogo era Besançon.
Sotto Costantino I (306-337) furono fortificate diverse località strategiche situate lungo le direttrici delle invasioni. Una guarnigione di battellieri, incaricata di garantire l'approvvigionamento delle truppe lungo il Reno, era di stanza a Yverdon, all'interno di un castrum fortificato nel 325. A Ginevra fu creato un altro presidio militare, il cui muro di cinta fu realizzato con i blocchi di pietra prelevati dai monumenti di Nyon.
Nel corso del IV secolo furono probabilmente introdotte nuove suddivisioni territoriali, su cui le informazioni sono scarse. Avenches e le zone dell'Altopiano meridionale per un certo periodo furono forse aggregate a Martigny e Ginevra. Le città in pianura si spopolarono a vantaggio di insediamenti limitrofi più protetti quali la collina della Cité a Losanna e Le Bois de Châtel nei pressi di Avenches. La maggior parte delle villae venne abbandonata dai proprietari, ma non dalla servitù, che formò delle comunità da cui nacquero poi parrocchie e villaggi. Nel corso del IV secolo, alcuni oggetti con simboli cristiani, specialmente ad Avenches e Losanna, testimoniano la diffusione della cristianizzazione, comunque ancora lungi dall'essere conclusa.
La fine dell'Impero
Autrice/Autore:
Laurent Flutsch
Traduzione:
Martin Kuder
Nel 401 Roma rinunciò a difendere il Reno e ritirò le sue truppe in Italia. Per il territorio vodese, la dominazione romana in senso stretto poté dirsi conclusa. L'Impero continuò tuttavia a influenzare la storia locale, insediando i Burgundi nella parte meridionale dell'Altopiano (443), con Ginevra come capitale. Questo popolo germanico, in precedenza vinto e "federato" da Roma, doveva servire da scudo all'Italia. Relativamente poco numerosi (ca. 25'000), i Burgundi si integrarono con la popolazione locale e adottarono il latino. Nel 470 il loro regno si era ormai esteso oltre il Giura e la capitale venne trasferita a Lione.
In linea generale, la ritirata dei Romani nel 401, l'arrivo dei Burgundi nel 443 e la caduta dell'Impero romano d'occidente nel 476 non sconvolsero la vita della popolazione. Si trattò di un periodo di transizione ed evoluzione strutturale, che vide il declino degli antichi poli insediativi a vantaggio di nuovi centri, spesso prosperi, come Ginevra, Sion e più tardi Losanna. In quattro secoli di integrazione nell'Impero, il territorio vodese fu durevolmente trasformato dalla commistione fra tradizioni indigene e influssi mediterranei, che produsse le già citate innovazioni tecniche e agricole, ma anche l'alfabetizzazione, la latinizzazione e l'assimilazione di un sostrato culturale, giuridico e religioso alla base dell'odierna identità culturale vodese.
Alto Medioevo
Autrice/Autore:
Gilbert Coutaz
Traduzione:
Martin Kuder
Solo dalla metà dell'VIII secolo la storia dell'alto Medioevo vodese può avvalersi di fonti scritte. In precedenza le sorti del territorio cantonale si confondono con quelle della Sapaudia, entità territoriale dove i Burgundi si erano stabiliti nella prima metà del V secolo e dissoltasi attorno al 500. Nel 534 i re franchi si impadronirono del regno burgundo, la cui unità fu ricostituita nel 561 da re Gontrano sotto la denominazione pagus Ultrajoranus. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce principalmente resti funerari e monete; il sottosuolo, uno dei più ricchi di reperti in Svizzera, è tuttavia ancora scarsamente indagato. Entrambi i tipi di fonti sono di origine ecclesiastica, per cui riflettono una prospettiva parziale. Essi confermano comunque che l'alto Medioevo fu un periodo di continuità ma anche di mutamenti.
Continuità
Autrice/Autore:
Gilbert Coutaz
Traduzione:
Martin Kuder
Coppia di fibule in argento dorato ritrovata in una tomba del VI secolo d.C. in località Clos d'Aubonne a La Tour-de-Peilz (Musée cantonal d'archéologie et d'histoire, Losanna; fotografia Fibbi-Aeppli, Grandson).[…]
La popolazione mantenne la lingua e le tradizioni romane per effetto della precedente colonizzazione e delle migrazioni. Insediamenti di epoca più antica si perpetuarono ad Aubonne, Bonvillars, Champagne, Concise, Corcelles-près-Concise, Genolier, Losanna, Onnens, Pully, Saint-Prex, Saint-Saphorin (Lavaux), La Tour-de-Peilz, Ursins, Vevey e Yverdon. Ne sorsero poi di nuovi, come attestano la chiesa di Préverenges e quella di S. Leggero a Saint-Légier-La Chiésaz nonché le necropoli di Bex, Rances Champ-Vully, Saint-Sulpice e del Clos d'Aubonne a La Tour-de-Peilz (la più grande del cantone con 578 tombe). Il convento di Romainmôtier, attestato dalla metà del V secolo su un vecchio insediamento galloromano, visse sorti alterne fino alla sua cessione a Cluny nel X secolo.
La nuova organizzazione territoriale ricalcò in larga misura la suddivisione amministrativa romana. La diocesi di Losanna, la cui sede fu itinerante dall'inizio del VI secolo (Windisch, Avenches), comprendeva le regioni dell'antica civitas Helvetiorum in precedenza appartenute alle più antiche diocesi di Ginevra e Sion. Il vescovo si stabilì a Losanna tra la fine del VI e l'inizio del VII secolo sulla collina della Cité. Ciò influenzò profondamente la città, i cui destini nell'alto Medioevo furono strettamente legati alla Chiesa. L'agglomerato fu il centro del pagus waldensis, denominazione che rifletteva la presenza dominante di forestieri nella città.
Mutamenti
Autrice/Autore:
Gilbert Coutaz
Traduzione:
Martin Kuder
I sovrani altomedievali ambivano al controllo del Vaud per la sua posizione strategica lungo il principale asse viario tra la Francia e l'Italia. Sotto dominio burgundo e poi merovingio, in seguito fece parte della Lotaringia, sorta nell'843 dalla divisione dell'Impero dei Franchi; dopo lo smembramento definitivo di quest'ultimo, passò nelle mani dei re di Borgogna tra l'888 e il 1032 (secondo regno di Borgogna).
A partire da Romainmôtier, la presenza monastica si sviluppò dalla fine del VI secolo con i conventi di S. Tirso (Losanna), Baulmes e Payerne. I grandi cimiteri ai margini degli abitati furono progressivamente rimpiazzati da nuovi siti in prossimità delle chiese. Queste ultime facevano capo alle parrocchie, che si diffusero generalmente dalla fine IX secolo. Prima dell'anno Mille, a Losanna si passò da una parrocchia unica a più chiese parrocchiali.
Il territorio vodese, baricentro del secondo regno di Borgogna (888-1032)
Autrice/Autore:
Gilbert Coutaz
Traduzione:
Martin Kuder
Sotto Rodolfo III (993-1032), il Paese di Vaud occupò una posizione centrale nell'organizzazione del regno. In maniera più marcata che nei restanti territori soggetti alla corona borgognona, si assistette a una coabitazione tra potere politico e religioso. Romainmôtier e Payerne dipendevano da Cluny, i cui abati erano alleati dei sovrani di Borgogna. La concessione della contea (comitatus) di Vaud. (1011), parte meridionale del pagus waldensis, al vescovo di Losanna conferì a quest'ultimo più che il controllo su un territorio un insieme di diritti sulla città e i suoi dintorni, ad esempio nel Lavaux, a Curtilles, Lucens, Albeuve, Bulle, La Roche, Saint-Prex e Chevressy (Pomy). In quel periodo il territorio vodese conobbe uno sviluppo demografico, economico e architettonico (chiesa abbaziale romanica a Payerne). Con l'estinzione dei Rodolfi nel 1032, il regno di Borgogna venne integrato nel Sacro Romano Impero. La morte dell'imperatore Enrico III (1056), ultimo re di Borgogna, e il susseguente allontanamento dei suoi successori privarono il Paese di Vaud di un'autorità centrale riconosciuta. La metà dell'XI secolo segnò così l'inizio del dominio delle dinastie nobiliari regionali e locali.
Storia politica dai secoli centrali del Medioevo al 1798
Dal 1056 al 1536
Autrice/Autore:
Bernard Andenmatten
Traduzione:
Martin Kuder
Fino al XIII secolo, il vescovo di Losanna rappresentò la principale autorità signorile del Paese di Vaud. La casa di Savoia, che prese piede nel Vaud nel 1207, diede vita a una signoria territoriale e a un'amministrazione moderna. Dopo le guerre di Borgogna, sia i vescovi di Losanna che i duchi di Savoia non furono più in grado di opporsi al potere crescente di Berna.
L'avvento del regime signorile (metà XI secolo-1200 circa)
Autrice/Autore:
Bernard Andenmatten
Traduzione:
Martin Kuder
Dal 1057 il Paese di Vaud non dispose più di un potere centrale riconosciuto anche dalle élite locali. Fino al XIII secolo fu soggetto all'autorità, più o meno lontana, dell'Impero, e divenne teatro di aspre rivalità territoriali tra i maggiori poteri signorili in piena espansione (famiglie aristocratiche, grandi monasteri, vescovo di Losanna).
Anche se le ripercussioni reali e immediate della concessione dei diritti comitali da parte di Rodolfo III non vanno sopravvalutate, i vescovi losannesi costituirono i principali detentori di diritti pubblici nel Paese di Vaud fino all'inizio del XIII secolo. Nel secolare conflitto tra papato e Impero, si schierarono perlopiù dalla parte del secondo, ottenendo in contropartita il consolidamento dei loro diritti temporali, come testimonia la donazione dell'imperatore Enrico IV al vescovo Burkhard von Oltigen (1079). I prelati poterono così accrescere i loro beni nel Lavaux e nella valle della Broye e difendere l'autonomia della Chiesa di fronte alle mire di potentati forestieri come i duchi von Zähringen e i conti di Ginevra. La loro influenza politica, che non coincise mai con il territorio della vasta diocesi, non si limitava ai possedimenti fondiari, poiché l'imperatore aveva concesso ai vescovi importanti diritti temporali relativi a strade, pedaggi e mercati e la prerogativa di battere moneta.
Pergamena del 30.4.1139, con cui papa Innocenzo II conferma i beni del priorato di Romainmôtier (Archives cantonales vaudoises, Chavannes-près-Renens, C III A 3; fotografia Rémy Gindroz).
[…]
Grazie a una maggiore disponibilità di fonti, le signorie conventuali sono quelle meglio conosciute. Nell'XI secolo i priorati cluniacensi di Payerne e Romainmôtier erano dotati di un importante patrimonio fondiario e di diritti di banno. Solidamente radicato nella parte nordoccidentale del Paese di Vaud, ma con numerosi possedimenti anche nella regione di La Côte e nella Franca Contea, dalla metà dell'XI secolo. Romainmôtier costituì una potente signoria monastica, talvolta costretta a difendersi con fatica dai suoi rivali, tra cui i de Salins e i de Grandson. L'articolazione del potere signorile è meglio conosciuta dal 1120, con il moltiplicarsi dei conventi (cistercensi di Montheron, Hautcrêt e Bonmont; benedettini di Lutry, Grandson e Blonay; premonstratensi del Lac de Joux; certosini di Oujon). I beni fondiari e i diritti signorili di questi nuovi monasteri erano meno estesi ma più compatti di quelli dei conventi cluniacensi. Nei loro archivi, ricchi e relativamente ben conservati, documenti relativi a donazioni a carattere religioso e alla risoluzione di conflitti forniscono qualche informazione sulla nobiltà laica e sulla popolazione ad essa sottomessa.
Prima del 1200, le signorie nobiliari possono infatti essere studiate solo attraverso fonti di origine ecclesiastica e l'analisi archeologica dei siti fortificati, che all'inizio del XXI secolo non era ancora stata condotta sistematicamente. Le cesure politiche dell'XI secolo dovute alla scomparsa del regno di Borgogna non comportarono apparentemente un rinnovamento totale delle élite locali laiche, già fortemente radicate, specialmente nella parte occidentale del Paese di Vaud (ad esempio fam. d'Aubonne, de Mont).
I de Grandson, attestati nel 1110 quali principes provincie e ben noti a causa dei conflitti con Romainmôtier, costituirono sicuramente il più potente casato signorile del Paese di Vaud. Solidamente impiantati ai piedi del Giura, possedevano diversi insediamenti fortificati (Grandson, Champvent, La Sarraz, Belmont[-sur-Yverdon], Montricher) che garantivano il controllo della strada verso i valichi giurassiani. All'altra estremità del territorio cantonali, i de Blonay, citati tra i principes dello Chablais nel 1109, esercitavano di fatto la supremazia sulla valle del Rodano, sul castello di Chillon e sull'alta valle della Broye. Ben presenti sia al centro del Paese di Vaud (Cossonay) sia nella regione di La Côte (Prangins e Nyon), dal 1096 i de Cossonay figurarono come detentori di un castello e di un seguito di cavalieri.
Accanto a questi principali potentati laici esistevano famiglie di importanza minore, quali i de Vufflens e i de Goumoëns nel Gros-de-Vaud, e altre la cui sfera di influenza toccava solo marginalmente l'odierno territorio cantonale come i conti de Gruyère, il cui nucleo territoriale originario si trovava nel Pays-d'Enhaut. Anche se appare ormai desueto qualificare come "anarchico" tale periodo di frazionamento dei poteri, è comunque indiscutibile che i legami tra questi esponenti dell'élite temporale erano molto labili e i rapporti feudali poco chiari. Quando, nelle fonti del XIII secolo, emergono in maniera più precisa, le signorie, e specialmente le fortezze che ne costituivano il nucleo, vengono esplicitamente definite come allodi.
La formazione dei poteri territoriali sotto i Savoia
Autrice/Autore:
Bernard Andenmatten
Traduzione:
Martin Kuder
In territorio vodese come altrove, il XIII secolo fu una fase di profonde trasformazioni, tra cui la crescente importanza della scrittura e la creazione di strutture amministrative di tipo statale. Se il diritto consuetudinario continuò a dominare fino alla fine del Medioevo, crebbe tuttavia il peso del diritto erudito, specialmente negli ambiti prevalentemente di competenza ecclesiastica (matrimoni, successioni). Si trattò di un'innovazione sostanziale, promossa da ambienti aperti a influenze esterne come il vescovo di Losanna Ruggero di Vico Pisano e la sua cerchia italiana (inizio XIII secolo), i canonici losannesi formatisi nelle Università di Parigi e Bologna e, soprattutto, i funzionari al servizio dei Savoia. Le fonti scritte di quel periodo, cresciute in misura esponenziale, si caratterizzano ormai anche per una grande varietà tipologica, come attestano i primi registri contabili della castellania di Chillon dal 1257.
Gonfalone inquartato con i blasoni dei de Blonay e dei Savoia, inizio del XIV secolo (Fondation du château de Blonay; fotografia Claude Bornand).[…]
I Savoia furono i principali artefici del cambiamento nel Paese di Vaud. Presenti dal XII secolo nello Chablais, si videro riconosciuti dei diritti in territorio vodese nel 1207, poi nel 1219 con il trattato di Burier, con cui il vescovo di Losanna cedette Moudon in feudo al conte Tommaso I. Con il figlio di quest'ultimo, Pietro II, tra il 1240 e il 1260 ca. il casato affermò il suo dominio sul Paese di Vaud. Egli promosse una politica sistematica di acquisizione di diritti feudali, facendosi prestare omaggio da numerose famiglie signorili (d'Aubonne, de Bioley, conti de Gruyère, de Saint-Martin, de Palézieux) e addirittura dalla piccola nobiltà cavalleresca di villaggio (a Vulliens, Sottens, Bussy, Chapelle), i cui possedimenti erano prevalentemente situati nelle valli della Broye, della Sarina e sulle rive del lago di Neuchâtel. Avogadro di Payerne dal 1240, Pietro II si assicurò anche un vasto dominio diretto, costituito dalle castellanie di Moudon, Romont, Rue, Yverdon e Les Clées. Questa politica fu perpetuata da Filippo I, fratello e successore di Pietro II, che rafforzò le strutture amministrative. Verso la fine del suo governo, l'espansione savoiarda in terra vodese conobbe una battuta d'arresto, poiché entrò in conflitto con le ambizioni degli Asburgo, che nel 1283 sottoposero Payerne a un lungo assedio. Il Paese di Vaud rappresentò anche un importante elemento nell'aspra lotta per la successione di Filippo I, morto nel 1285. Dopo violenti combattimenti, sua nipote Beatrice di Savoia abbandonò i propri alleati vodesi, i de Cossonay-Prangins, che dovettero cedere i loro possedimenti di Nyon, Prangins e Grandcour al conte Amedeo V e a suo fratello Ludovico I di Savoia-Vaud. Nipoti di Filippo I, i due si spartirono, non senza litigi, il patrimonio savoiardo: la gran parte delle terre vodesi andò in appannaggio (detto anche "baronia di Vaud") a Ludovico I e ai suoi discendenti (Savoia-Vaud), mentre Amedeo V mantenne lo Chablais, la fedeltà di importanti vassalli e il controllo di Payerne. I Savoia estesero ulteriormente la loro influenza sulla regione di La Côte, fondando le città nuove di Morges (1286) e Rolle (ca. 1318-1319).
Questo turbolento periodo fu segnato dalla costruzione o trasformazione di numerose fortezze vodesi (Champvent, Lucens, Morges, Grandson) e dall'affermazione di un'identità territoriale e politica del Paese di Vaud. I suoi confini orientali e occidentali non coincidevano con quelli della diocesi di Losanna, ma corrispondevano ora all'appannaggio dei Savoia-Vaud, che si estendeva da Vevey a Nyon, includendo anche il Bugey e il Valromey e collocando così le regioni occidentali del lago di Ginevra al centro dei loro possedimenti. Nel 1302 è attestato il diritto consuetudinario vodese, riflesso di un'unità giuridica concretizzatasi ulteriormente verso il 1350 con l'espressione ormai corrente di "Patria di Vaud". Attorno al 1330 Moudon divenne il centro amministrativo del baliaggio di Vaud (Chillon lo era per il baliaggio dello Chablais). Dopo che nel 1359 Caterina di Savoia-Vaud ebbe venduto il suo appannaggio al conte Amedeo VI, il baliaggio venne talvolta denominato anche marca di Vaud dall'amministrazione dello Stato savoiardo, che all'inizio del XV secolo si estendeva da Nizza fino alle porte di Berna.
Pagina del titolo miniata di un inventario di beni relativo a Cudrefin, stilato per conto del duca Ludovico di Savoia, 1438 (Archives cantonales vaudoises, Chavannes-près-Renens; fotografia Rémy Gindroz).
[…]
Nel corso del loro radicamento in territorio vodese, i Savoia incontrarono la resistenza dei vescovi di Losanna, il solo potere in grado di contrastarli. Dal 1320 questa rivalità si attenuò grazie a una serie di compromessi che sancirono la supremazia territoriale dei Savoia, assicurando nel contempo l'autonomia del piccolo Stato vescovile. Oltre a Losanna e al Lavaux, i vescovi possedevano Lucens, Bulle, Avenches e La Roche. Tuttavia la loro influenza politica era maggiore, come attestano la diffusione della loro moneta nella parte meridionale della diocesi e l'adozione, per quanto riguarda il calendario, dello "stile dell'Annunciazione" in riferimento alla Madonna, patrona della cattedrale e della diocesi. Anche altri importanti casati disponevano di signorie e vassalli in territorio vodese, tra cui i de Montfaucon-Montbéliard e poi i de Chalon (due famiglie comitali) a Orbe, Echallens e Grandson, i de Gruyère nel Pays-d'Enhaut e i de Neuchâtel a Champvent. Dal secondo quarto del XIV secolo, tutti questi diritti furono però sempre riconosciuti come feudi dei Savoia. Tramite l'avogadria, questi ultimi esercitarono anche le principali prerogative signorili dei monasteri, a cui lasciarono comunque la maggior parte dei relativi introiti.
Il carattere fortemente statuale dell'autorità savoiarda lasciò poco spazio all'emergere di poteri comunali. Le numerose franchigie accordate (ad esempio a Villeneuve nel 1214) offrivano specialmente vantaggi economici (esenzione dai pedaggi, diritti di vendita del vino) più che margini di manovra in materia di organizzazione politica o di amministrazione della giustizia, riservati all'autorità signorile rappresentata dal castellano. Tracce di una certa autonomia comunale si trovano quindi piuttosto nei territori vescovili (Losanna, Avenches) e a Payerne, dove il potere signorile era diviso tra il priorato e i Savoia. Le aree sotto dominio savoiardo disposero però di un'assemblea deliberante, gli Stati di Vaud, attestata dal 1361, che riuniva regolarmente i delegati delle castellanie e, più raramente, anche nobili ed ecclesiastici. I Savoia convocavano gli Stati soprattutto quando avevano richieste di natura fiscale e per discutere le modalità di riscossione dei tributi. Poiché l'assemblea aveva il diritto di riunirsi spontaneamente, si occupava anche di questioni di carattere generale, specialmente nei periodi di disordini e insicurezza. Nello Chablais non esisteva un'istituzione simile, mentre a Losanna sono attestate riunioni dei tre Stati della diocesi, ma solo alla fine del XV secolo.
La fine del dominio savoiardo e dello Stato vescovile
Autrice/Autore:
Bernard Andenmatten
Traduzione:
Martin Kuder
Pagina del titolo di un canto popolare che celebra la guerra contro la Savoia e la conquista del Paese di Vaud da parte dei Bernesi nel 1536, stampato a Berna presso Samuel Apiarius nel 1556 (Universitätsbibliothek Bern).
[…]
Durante la prima metà del XV secolo, il ducato savoiardo, il cui baricentro si situava attorno al lago di Ginevra, raggiunse il suo apogeo medievale. La corte dei Savoia stabilì spesso la propria residenza nel Paese di Vaud; Amedeo VIII, divenuto papa Felice V dopo l'elezione da parte del Concilio di Basilea nel 1439, risiedette principalmente a Losanna. In seguito il ducato di Savoia attraversò un periodo turbolento che coinvolse anche il territorio vodese. Regolarmente attribuito in appannaggio (a Giacomo di Savoia nel 1460) o addirittura ceduto in pegno per riequilibrare le finanze ducali, il Paese di Vaud perse di importanza politica agli occhi della dinastia, che soggiornò sempre più spesso in Piemonte. La regione fu peraltro gravemente toccata dalle guerre di Borgogna: La Sarraz e Les Clées vennero saccheggiate nel 1475, Yverdon nel febbraio del 1476 e le località sul lago di Ginevra e della valle della Broye nel giugno seguente. La sconfitta del duca di Borgogna e dei Savoia, suoi alleati, determinò il passaggio in mani bernesi e friburghesi dei possedimenti vodesi dei de Chalon (Grandson, Orbe, Echallens); inoltre nello Chablais Berna si impossessò della riva destra del Rodano (Bex e Aigle). La lontananza del potere savoiardo favorì il crescente dinamismo degli Stati di Vaud, che assunsero iniziative specialmente in materia legislativa. Tra il 1510 e il 1534 promulgarono una decina di statuti, tra cui gli Statuta nova patrie Vuaudi, volti a contrastare gli abusi della giurisdizione ecclesiastica. Strettamente legati ai Savoia, anche i vescovi di Losanna dovettero fare importanti concessioni, in particolare la fusione dell'amministrazione comunale losannese nel 1481 (unione della Cité e delle quattro "bandiere" della città bassa) e la conduzione di una politica autonoma da parte della città, come testimonia il patto di comborghesia che concluse con Berna e Friburgo nel 1525.
Approfittando della debolezza del potere savoiardo ed episcopale, nel 1536 Berna e Friburgo conquistarono il Paese di Vaud, nell'ambito di un conflitto più vasto che provocò la dissoluzione pressoché totale del ducato di Savoia. Le due città si spartirono le castellanie vodesi; Berna si accaparrò anche gran parte dei possedimenti vescovili, tra cui Losanna.
Il regime bernese (1536-1798)
Affermazione e consolidamento del potere bernese
Autrice/Autore:
Danièle Tosato-Rigo
Traduzione:
Martin Kuder
Le truppe di Hans Franz Nägeli, inviate in nome della comborghesia tra Berna e Ginevra per liberare quest'ultima dall'assedio dei Savoia, conquistarono il Paese di Vaud savoiardo nella primavera del 1536, dando seguito alle disposizioni della pace di Saint-Julien (1530). La concomitante conferma delle franchigie locali e la promessa, non mantenuta, di non ingerenza in materia religiosa facilitarono la conquista.
Alla fuga di Sébastien de Montfalcon, vescovo di Losanna, seguì la confisca dei possedimenti episcopali. Berna lasciò la parte orientale del Paese di Vaud a Friburgo e la riva sinistra del corso inferiore del Rodano fino a Evian alle decanie vallesane, aggregatesi in un secondo momento alla campagna antisavoiarda. Losanna e Payerne, legate a Berna da patti di comborghesia (1525 rispettivamente 1344), parteciparono alle operazioni militari, traendone diritti in ambito giuridico e fiscale, ma non l'autonomia politica sperata.
Gli statuti concessi al Paese di Vaud il 13 maggio 1536 sancirono la sua divisione in baliaggi, il cui numero, con l'aggiunta del Pays-d'Enhaut seguita al fallimento del conte de Gruyère (1555), fu definitivamente fissato a 16 all'inizio del XVIII secolo. Mentre il baliaggio (gouvernement) di Aigle, espugnato durante le guerre di Borgogna (1474-1476), e il Pays-d'Enhaut fecero capo all'amministrazione "tedesca" (Tütsch Bern), il resto del Paese di Vaud fu integrato in una nuova entità "romanda" (Welsch Bern).
Contestata dai Savoia e vista con sospetto dai Confederati, che temevano un predominio bernese, la conquista del 1536 in parte non fu permanente. Con il trattato di Losanna (1564), Berna dovette restituire ai duchi di Savoia i baliaggi di Gex, Ternier-Galliard e Thonon, ottenendo in cambio il riconoscimento della sua sovranità sul Paese di Vaud. I principali cantoni confederati inclusero quest'ultimo negli accordi sulla reciproca assistenza militare solo alla fine del XVII secolo.
Frontespizio di una cronaca dell'inizio del XVII secolo redatta daJakob Bucher,esponente del patriziato cittadino bernese (Burgerbibliothek Bern, Mss.h.h.XII.10).
[…]
I 16 balivi, preposti all'amministrazione, alla giustizia e alla difesa militare nel territorio di loro competenza, erano gli unici Bernesi tra i rappresentanti dell'autorità sovrana. Incaricati per sei anni (cinque anni nei baliaggi comuni), il loro operato dipendeva in larga misura dal grado di competenza e dalla rete di conoscenze dei loro sottoposti diretti, i luogotenenti del balivo nominati a vita. Questa carica era monopolizzata da un ristretto numero di famiglie di notabili locali, la cui importanza è testimoniata dal memoriale di Jean Henri Polier de Vernand. Dopo il 1536 solo alcuni casati nobili, tra cui i d'Allinges, d'Aubonne, de Joffrey, de Martines e Treytorrens, richiesero la cittadinanza bernese, necessaria per ricoprire cariche statali; ancora meno furono le famiglie che riuscirono ad accedere a tali funzioni pubbliche (ad esempio i de Gingins, von Tavel e de Goumöens).
Berna entrò in possesso di un insieme eterogeneo di diritti, che cercò di uniformare. Con la versione riveduta e ampliata della raccolta di consuetudini (coutumier) di Moudon (1577) e delle Loix et Statuts du Pays de Vaud (1616), si attribuì la facoltà di modificare le vecchie consuetudini tramite ordinanze, prerogativa a cui fece ampio ricorso. In ambito fiscale, dove l'imposizione diretta costituiva un'eccezione (1555, 1577), promosse una vasta operazione, il cosiddetto rinnovamento dei feudi (1650-1750), finalizzata al riconoscimento delle decime e dei diritti signorili acquisiti quale successore del vescovo e dei Savoia nonché alla semplificazione delle procedure di riscossione. Attraverso accorpamenti, scambi, acquisti o vendite lo Stato bernese incrementò, a scapito dell'élite locale, i suoi proventi derivanti da decime e diritti signorili. Alla fine dell'ancien régime le decime e i censi versati dai Vodesi costituivano quasi il 50% delle entrate bernesi. Le due inchieste sulla nobiltà promosse nel 1670-1672 e 1675-1677, in seguito alle quali oltre 40 famiglie presentarono i loro titoli nobiliari, furono strettamente legate a questa riorganizzazione fondiaria. In quell'occasione Berna evitò di conferire uno status giuridico alla nobiltà, impedendo durevolmente ai nobili di sviluppare una coscienza collettiva, ciò che avrebbe potuto indurli a unirsi contro l'autorità costituita in difesa di interessi comuni.
Progetto per il porto di Morges realizzato nel 1687 dall'ingegnereIsaac Masset (Archives cantonales vaudoises, Chavannes-près-Renens, Bb 25, XII, p. 430-431; fotografia Rémy Gindroz).
[…]
Dal profilo militare, i Vodesi dovevano fornire sette reggimenti di fanteria sul totale di 21 della milizia bernese. Mentre il grado di colonnello era in linea di principio riservato ai Bernesi, all'inizio del XVIII secolo nell'ambito del servizio mercenario un terzo delle cariche di capitano era accessibile ai sudditi vodesi.
Per l'amministrazione della giustizia, i baliaggi erano suddivisi in 60 castellanie. Lo Stato bernese riprese i diritti precedentemente esercitati dai Savoia e, a Losanna, dal vescovo (condanne a morte, concessione della grazia, ultima istanza di appello), e non diminuì il gran numero di tribunali esistenti, stimato a ca. 400. L'intervento più incisivo fu in campo ecclesiastico, con l'introduzione della Riforma (editti del 19 ottobre e del 24 dicembre 1536), la secolarizzazione dei beni della Chiesa, la riorganizzazione del clero in sei classi (Losanna-Vevey, Payerne, Morges, Yverdon, Gex, Thonon) dipendenti direttamente dallo Stato, e la soppressione dei sinodi all'inizio del XVIII secolo. Le leggi concistoriali (1640, 1746, 1787) costituirono un efficace strumento per l'affermazione della giurisdizione bernese sull'insieme del territorio vodese. Grazie alle loro funzioni civili e religiose, i pastori rif., provenienti sia dalle campagne sia dalle città, svolsero un importante ruolo di intermediario del governo.
I poteri locali: signorie, città e comunità
Autrice/Autore:
Danièle Tosato-Rigo
Traduzione:
Martin Kuder
Il sistema politico della città di Losanna durante l'ancien régime
[…]
I poteri locali conservarono un'ampia autonomia sotto il regime bernese, che mantenne sostanzialmente le strutture feudali e gli ordinamenti cittadini preesistenti, integrandoli nello Stato territoriale. Poiché dopo il 1536 signorie, giurisdizioni e tributi feudali furono venduti anche a non nobili, i loro titolari, soggetti senza eccezione a Berna ma solo in parte aristocratici, formarono un gruppo molto eterogeneo. L'abolizione, nel 1748, della tassa imposta alla popolazione comune per qualsiasi acquisto di un feudo nobile (droit de cape) accentuò tale fenomeno. Stranieri e banchieri ginevrini si contesero in particolare le signorie della regione di La Côte: i Necker ad esempio acquisirono possedimenti a Coppet, Bière e Rolle.
I signori esercitavano un grande potere quali legislatori nelle comunità locali, creditori, datori di lavoro e amministratori della giustizia. Autorizzati a giudicare le infrazioni alle leggi suntuarie della Riforma (1560), in molte località detenevano l'alta giustizia, che utilizzarono quale strumento di potere, come illustrano i processi per stregoneria che costarono la vita a quasi 1600 persone tra il 1580 e il 1653.
Città e borghi conservarono privilegi e franchigie. Le località che non applicarono la raccolta di consuetudini (coutumier) di Moudon (Losanna, Payerne, Grandson, Orbe-Echallens, Aigle) misero per iscritto i loro diritti particolari nel XVII-XVIII secolo. Tutte seguirono l'evoluzione di Berna, caratterizzata, dalla metà del XVII secolo, dalla diversificazione degli organi di governo (creazione di varie "camere" o commissioni) e dall'oligarchizzazione. Rette in genere da due Consigli, esse aumentarono sensibilmente le tasse per l'accesso alla cittadinanza. Dalla fine del XVII secolo, ovunque il Piccolo Consiglio rafforzò la sua importanza a scapito del Gran Consiglio. Nei frequenti conflitti tra le due istanze, come a Morges negli anni 1760, Berna esercitava la funzione di arbitro.
Frontespizio di un poema diSamuel Chappuzeau,pubblicato nel 1679 presso Jean Hermann Widerhold a Ginevra in occasione della riunione delle quattro "bonnes villes" del Paese di Vaud, ossia Moudon, Yverdon, Morges e Nyon (Bibliothèque cantonale et universitaire Lausanne).
[…]
Dopo il 1570 gli Stati di Vaud cessarono di essere convocati e furono sostituiti dalle città nella difesa del diritto consuetudinario. Le loro assemblee, abbastanza numerose tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo quando inclusero talvolta anche i rappresentanti della nobiltà, in seguito si limitarono alle quattro bonnes villes di Moudon, Nyon, Yverdon e Morges, a causa dei mandati bernesi che ridussero i loro diritti di riunione e deliberazione (1622, 1647, 1653, 1680). L'ultima assemblea si tenne a Morges nel 1728.
Anche le comunità di villaggio disponevano di un certo grado di autonomia, maggiore se dipendevano direttamente da Berna (come la vecchia terra di Romainmôtier) e non da un signore locale. Perlopiù amministrate da uno o due Consigli, si occupavano della gestione dei beni comuni, dell'assistenza agli indigenti e dell'istruzione e svolgevano vari compiti di polizia e giustizia.
Dissenso, ribellioni e tendenze riformiste
Autrice/Autore:
Danièle Tosato-Rigo
Traduzione:
Martin Kuder
Fino al 1790, i fermenti politici nel Paese di Vaud furono apparentemente rari. La congiura d'Isbrand Daux (1588), così come la ribellione del maggiore Jean Daniel Abraham Davel (1723) rappresentarono episodi isolati. I conflitti tra comunità rurali e signori locali all'inizio del XXI secolo risultavano però ancora poco studiati.
Due movimenti di opposizione nati in seno all'Accademia di Losanna testimoniano una reazione al cesaropapismo bernese. Per aver contestato la competenza di Berna in ambito ecclesiastico, Pierre Viret, primo pastore di Losanna, venne esiliato nel 1559, seguito da tutto il corpo insegnante. Negli anni 1720, la crisi della Formula Consensus provocò un nuovo braccio di ferro, che comportò un secondo esodo di professori.
Dettaglio di un'acquaforte diBalthasar Anton Dunkerintitolata Il falso profeta, 1792 ca. (Museo nazionale svizzero, Zurigo).
[…]
La Rivoluzione francese del 1789 incoraggiò le élite urbane a rivendicare riforme politiche e nelle campagne suscitò un movimento in favore della libertà economica. Negli anni 1790 furono aboliti numerosi diritti feudali, più da Berna, desiderosa di garantire la pace interna, che da parte dei signori vodesi. Persino i commercianti privi della cittadinanza, semplici "dimoranti", ottennero dalle autorità l'abolizione dell'obbligo delle patenti (1790).
I banchetti repubblicani, tenutisi in varie città vodesi nel luglio del 1791 per celebrare l'anniversario della presa della Bastiglia, furono duramente repressi dal governo. Il massacro delle Guardie svizzere alle Tuileries (1792) soffocò momentaneamente tali reclami. Ripresero tuttavia vigore con le vittorie di Napoleone e la creazione delle Repubbliche sorelle nell'autunno del 1797, manifestandosi nelle numerose petizioni inoltrate da città e borghi che rivendicavano la convocazione di un'assemblea di deputati vodesi. La rivoluzione indotta dall'intervento militare francese nel gennaio del 1798 stroncò questo movimento riformista.
Società ed economia dal Medioevo al 1798
Dal Medioevo alla conquista bernese (1056-1536)
Popolazione e insediamento
Autrice/Autore:
Bernard Andenmatten
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
La densità della rete di castra del XII secolo può far supporre una certa concentrazione dell'insediamento. Solo rari indizi attestano tuttavia un effettivo addensamento della popolazione, come la menzione di un nuovo borgo a La Sarraz (ca. 1130-1135) o il primo nucleo urbano di Moudon, forse contemporaneo al castrum costruito attorno al 1127. La crescita demografica accelerò considerevolmente all'inizio del XIII secolo, come sembrano dimostrare la fondazione di Villeneuve nel 1214 o l'elevato numero di abitanti di Losanna stimato nel 1219 a 8000-9000 persone. Questo incremento proseguì con la fondazione di Saint-Prex nel 1234 e l'estensione del borgo di Aubonne lo stesso anno. Spesso situate in riva ai laghi, le città nuove (Yverdon, La Tour-de-Peilz, Morges) o gli ampliamenti urbani si moltiplicarono nel periodo 1260-1320, concludendosi con la creazione di Rolle (ca. 1318-1319). In realtà, questa eccezionale densità fu il riflesso dell'aspra concorrenza tra signori in un periodo tormentato. Del resto, i singoli progetti, falliti o realizzati solo in parte (L'Isle nel 1291, Daillens nel 1301, Saint-Nicolas de Ver presso Rolle prima del 1321), dimostrano che numerose fondazioni previste di fatto non corrispondevano alle reali capacità demografiche delle zone individuate per i nuovi insediamenti.
Nel XIV e XV secolo alcune fonti, sebbene non ancora studiate esaustivamente, consentono una valutazione più precisa dei fenomeni demografici. Le stime concordano nel sottolineare una forte densità di popolazione all'inizio del XIV secolo, anche nelle zone montane, come testimoniano un progetto fallito di colonizzazione della regione del passo della Croix nel 1292 o i dissodamenti nella valle di Les Ormonts. Si trattò comunque di un picco precedente un declino demografico, documentato nello Chablais dal secondo quarto del XIV secolo, quindi prima delle dilanianti epidemie di peste. Risalendo la valle del Rodano, la grande peste è attestata a Ginevra alla fine dell'estate del 1348, a Losanna a novembre, a Vevey e Moudon nell'inverno del 1349. Molto virulenta, provocò la morte di un terzo dei membri del capitolo cattedrale di Losanna, ossia di una decina di canonici. Non meno funesta, la nuova epidemia nell'estate del 1360 impedì a lungo la ripresa demografica. La densità della popolazione di Palézieux, valutata attorno a 63 abitanti per km2 nel 1337, sarebbe scesa a 43 nel 1416. Nel 1368 la popolazione complessiva delle castellanie savoiarde nel Paese di Vaud era stimata a 40'000-50'000 abitanti, calcolando cinque persone per fuoco.
I fenomeni migratori sembrano aver avuto a lungo una dimensione più qualitativa che quantitativa, come nel caso dei nobili vodesi partiti per l'Inghilterra, in particolare per entrare al servizio di re Enrico III, o dell'arrivo di prestatori di denaro piemontesi o di amministratori dalla Savoia. Dal 1450 immigrati giunsero dal Piemonte (regione di Domodossola), poi dal Faucigny, per lavorare le vigne del Lavaux e partecipare ai dissodamenti del Jorat. Dapprima stagionali, in seguito si stabilirono in modo permanente, contribuendo così alla ripresa demografica del XVI secolo.
Economia
Autrice/Autore:
Bernard Andenmatten
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Particolare di una carta anonima di una parte del Paese di Vaud in cui figura l'abbazia di Bonmont; penna e acquerello, ca. 1650 (Archives cantonales vaudoises, Chavannes-près-Renens, GC 406/B; fotografia Rémy Gindroz).
[…]
Si può supporre un incremento della produttività dal XII secolo, sulla base di una fitta rete di fondazioni di nuovi monasteri, i cui membri potevano quindi vivere della produzione agricola in eccedenza. Il sistema delle grange, sfruttate dai conversi, conobbe il massimo sviluppo tra la fine del XII e la metà del XIII secolo, specialmente presso i cistercensi (Montheron possedeva nove grange, Hautcrêt sette, Bonmont cinque). I lavori di dissodamento furono solo marginali, poiché le terre acquisite dai monaci erano già coltivate. Per contro, cistercensi e premonstratensi ebbero un ruolo di rilievo nella diffusione della vite nel Lavaux. Questo sistema di sfruttamento agricolo terminò nel XIV secolo, con la concessione delle grange a fittavoli. Alcune abbazie erano sull'orlo della rovina, come quella di Lac de Joux nel 1324. Queste difficoltà erano in parte legate alla diminuzione della manodopera non salariata costituita dai conversi, ma anche i signori laici furono confrontati con gli stessi mutamenti, per esempio a Palézieux, dove la riserva signorile venne divisa e data in affitto nello stesso periodo. Numerose tenute viticole, sia laiche sia ecclesiastiche, continuarono tuttavia a essere sfruttate direttamente fino alla fine del Medioevo.
Il Paese di Vaud era situato lungo uno dei principali assi commerciali internazionali dell'Europa medievale, come dimostrano i registri contabili degli importanti pedaggi riscossi a Villeneuve e Les Clées. Quali fossero le implicazioni sugli scambi locali non è però ancora stato studiato e il commercio è conosciuto specialmente dal profilo normativo, attraverso gli articoli delle carte di franchigia. La circolazione delle monete d'oro (fiorini) è attestata dal 1314-1320. Il credito, sviluppato solo in parte, era praticato da prestatori di denaro piemontesi (di Asti), dalle istituzioni ecclesiastiche (Hautcrêt) e da semplici privati.
Nobili, borghesi e servi
Autrice/Autore:
Bernard Andenmatten
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Finora la ricerca si è occupata maggiormente della condizione giuridica degli abitanti che degli antagonismi sociali. Alcuni indizi suggeriscono tuttavia una messa in discussione del potere signorile nel XIV secolo: la rivolta dei Losannesi nel 1313, le reazioni antinobiliari a Crassier nel 1320, la ribellione degli abitanti di Avenches nel 1350 o le contestazioni successive al riscatto dell'appannaggio dei Savoia-Vaud da parte del ramo comitale nel 1359 che resero necessario l'invio, nel 1362, di uomini armati a Les Clées e Payerne; quest'ultima città fu peraltro teatro di un'autentica insurrezione nel 1420.
Le élite aristocratiche sono le meglio note. Verso il 1100 alcuni esponenti delle maggiori famiglie sono attestati con i titoli di senior o princeps, ma il rango sociale più elevato era perlopiù espresso dalla qualifica di signore, talvolta associata all'appellativo di cavaliere. Il titolo di donzello, apparso nel 1208 e attribuito ai figli di cavalieri che non avevano ancora ricevuto la vestizione, è sintomatico della trasmissione ereditaria della nobiltà. Nel XIII secolo, generalmente i nobili non erano ancora soggetti al pagamento dell'imposta sul "diritto di tesa" (calcolata in base alla larghezza del lotto), privilegio che persero verso il 1340. Nel XV secolo non esisteva un vero e proprio diritto nobiliare, ma piuttosto una tendenza diffusa a seguire il principio di primogenitura. Attorno al 1400 comparvero le prime lettere di nobiltà concesse ai borghesi divenuti notabili (famiglia Cerjat). Si assistette allora a un rinnovamento del ceto aristocratico. Numerosi casati di rilievo si estinsero (de Grandson, de Cossonay, de Montagny), mentre alcune famiglia di estrazione più modesta, arricchitesi grazie al servizio mercenario e all'esercizio di cariche pubbliche, indigene o originarie di altre regioni dello Stato savoiardo (Champion, Bouvier, Russin), acquisirono signorie importanti tramite acquisto o alleanze matrimoniali, come i de Colombier con Vufflens-le-Château.
Menzionati dal XII secolo, gli abitanti delle città erano designati come citoyens (cittadini) a Losanna e bourgeois (borghesi) nei centri delle castellanie. Beneficiavano di franchigie, privilegi giuridici che distinguevano la loro posizione da quella dei servi delle campagne. Questi ultimi, soggetti al pagamento del testatico e per questo anche detti taillables, costituivano la stragrande maggioranza della popolazione. Dal 1300 alcuni si affrancarono dalla loro condizione versando del denaro al signore. Ciononostante, alla fine del ME la servitù era ancora ampiamente diffusa, specialmente in alcune signorie ecclesiastiche (terre vescovili, capitolo cattedrale, conventi di Montheron, Lac de Joux e Romainmôtier), ma anche laiche (valle di Les Ormonts).
Dal XIV secolo si manifestarono casi di esclusione sociale spesso drammatici. I lebbrosi ne furono vittime nel 1321, accusati di aver avvelenato i pozzi. La stessa accusa fu rivolta durante l'epidemia di peste del 1348-1349 contro gli ebrei dello Chablais che vennero massacrati. Insediatisi nel Vaud nella scia dei Savoia dal XIII secolo, erano aumentati di numero a seguito delle espulsioni dal regno di Francia. Alcune comunità si ricostituirono (Losanna, 1408), ma scomparvero verso il 1437. In seguito, i meccanismi di marginalizzazione si focalizzarono su accuse e numerosi processi di stregoneria, in cui gli inquisitori domenicani di Losanna ebbero un ruolo attivo fino alla Riforma.
Vita religiosa
Autrice/Autore:
Bernard Andenmatten
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
La maggior parte del Paese di Vaud dipendeva dalla diocesi di Losanna, la riva occidentale del lago di Ginevra da quella di Ginevra e lo Chablais da quella di Sion. Tra i vescovi di Losanna, noti specialmente per la loro politica temporale, alcuni si distinsero per il loro impegno spirituale, per esempio Amedeo (1145-1159), monaco cistercense e autore di omelie mariane, o Bonifacio (1231-1239), intellettuale e prelato riformatore che dovette abbandonare la carica per l'ostilità del clero e della popolazione. Sviluppatisi nel XIII secolo, il culto mariano e il pellegrinaggio alla cattedrale di Losanna rivestirono un'importanza regionale ed ebbero dinamicità fino al XVI secolo, come attestato dal successo delle processioni di penitenza (grands pardons).
Nel XII secolo l'attività del clero regolare, molto numeroso, è quella documentata meglio, benché il suo probabile ruolo pastorale sia difficile da cogliere. La realtà parrocchiale rimase pressoché impercettibile fino alla stesura della lista di parrocchie (o registro dei beni ecclesiastici) del 1228, contenuta nel cartulario di Losanna. Il clero secolare si confrontò allora con la concorrenza degli ordini mendicanti che conobbero un grande successo: i domenicani furono presenti a Losanna (dal 1234), i francescani a Losanna (1258), Grandson (1289/1298) e Nyon (1295/1296) e gli eremiti di S. Agostino a Vevey (ca. 1300, per un breve periodo). Alcune case canoniche, spesso dipendenti dalle congregazioni di Saint-Maurice d'Agaune o del Gran San Bernardo, funsero tra l'altro da ospizi. L'elevato numero di conventi maschili contrasta con la rarità di quelli femminili, presenti solo a Rueyres (Chardonne) nel XII secolo e Losanna (cistercensi a Bellevaux, dal 1267; stabilimento temporaneo di domenicane a Chissiez, 1290-1331), a cui seguirono le clarisse riformate (colettine) a Vevey (1422/1424) e Orbe (1426/1430).
La vita religiosa dei laici appare più problematica da ricostruire, nonostante alcune beghine siano attestate nel XIV secolo, specialmente a Losanna, così come ad Avenches, Yverdon e Moudon. Furono presenti anche reclusi e soprattutto recluse a Orbe, Vevey, Yverdon, Avenches e nei pressi di Losanna (Vidy, Jorat). Nel XV secolo queste particolari forme di religiosità non sono più documentate. Consistente risultava invece la devozione popolare, espressa attraverso le pie donazioni e l'adesione alle confraternite, numerose fino alla vigilia della Riforma.
Istruzione e cultura
Autrice/Autore:
Bernard Andenmatten
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Nel XIII secolo, la massiccia diffusione dell'uso della scrittura fu circoscritta agli atti amministrativi, redatti in latino fino al XVI secolo. È difficile reperire tracce di una vita culturale e intellettuale al di fuori degli ambienti ecclesiastici, specialmente della cattedrale e dei conventi di ordini mendicanti, dove si trovano indizi relativi ad alcuni percorsi universitari e alla circolazione di manoscritti quasi tutti andati persi. Nel XIV secolo si sviluppò una rete piuttosto fitta di scuole elementari nei borghi su iniziativa delle autorità comunali, probabilmente più preoccupate di diffondere un sapere utile per la pratica di un mestiere che una cultura erudita.
Pagina tratta dal Congié pris du siècle séculier diJacques de Bugnin, edizione pubblicata a Parigi verso il 1510 da Michel le Noir (Bibliothèque nationale de France, Paris, Rés-YE-802, fol. 1v).
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Sola opera letteraria dell'epoca, le poesie di Othon III de Grandson non avevano radici regionali. Nel XV secolo, con l'aumento della richiesta scolastica che superò l'offerta locale, furono chiamati insegnanti dalla Franca Contea. In seno a una piccola élite colta si distinsero alcuni autori, come Jean Bagnyon, Jacques de Bugnin (Le congié pris du siècle séculier, 1480) o Pierre de Dompierre, certosino, ultimo priore di La Lance (1510-1538), che riferisce di suoi libri di poesia e di grammatica scritti in gioventù. Colto ed egli stesso poeta, il vescovo Aymon de Montfalcon (1491-1517) animò una certa vita culturale nella sua corte, diffondendo un effimero spirito umanista nel Vaud prima della Riforma.
Secondo due censimenti effettuati dalle autorità bernesi, l'uno per la riscossione della taglia del 1550 e l'altro per conoscere l'effettivo degli uomini che potevano essere mobilizzati nel 1558-1559, a metà del XVI secolo il Paese di Vaud contava tra 53'000 e 66'000 abitanti. Maggiori informazioni sono disponibili per il XVIII secolo grazie ai censimenti del 1764 e 1798, stando ai quali la popolazione passò da 120'000 a 144'000 individui tra la metà e la fine del secolo, con un tasso di crescita annuo di ca. 0,5%. Queste cifre invalidano la tesi di uno spopolamento, molto diffusa all'epoca, e sostenuta anche dal decano Jean-Louis Muret in un'inchiesta pionieristica (Mémoire sur l'état de la population du Pays de Vaud, 1766).
Battesimi e matrimoni furono censiti dalla fine del XVI secolo, mentre i decessi compaiono nei registri parrocchiali dal 1728. L'impatto demografico delle grandi epidemie è dunque conosciuto solo puntualmente. L'ondata di peste del 1611-1614, una delle più mortifere, causò probabilmente 1500 vittime a Vevey, 2000 a Losanna e 2500 nel Pays-d'Enhaut. Dopo la scomparsa del morbo, a metà del XVII secolo, le malattie infettive rimasero la principale causa di morte.
Nel XVIII secolo la popolazione era distribuita in modo quasi uniforme fra l'entroterra (60%) e l'arco lemanico. Alcuni comuni delle Prealpi con un insediamento sparso (per esempio Château-d'Œx o Gryon) erano più popolati di molte città della pianura. Nel censimento del maggio del 1798, Losanna era in testa con 9021 abitanti, seguita da Vevey (3268), Yverdon (2484) e Morges (2145). Payerne, Nyon, Orbe, Moudon, Aigle, Aubonne e Rolle avevano tra 1000 e 2000 abitanti, Avenches, Grandson e Villeneuve ne contavano fra 800 e 900. Su un totale di 382 comuni, 321 registravano una popolazione inferiore a 500 abitanti, di cui 161 ne avevano meno di 200.
Solo due delle principali città conobbero un incremento di popolazione tra il 1764 e il 1798, periodo in cui la crescita interessò maggiormente le campagne; Losanna passò da 7191 a 9021 abitanti (più 25%), e Nyon da 1624 a 1934 (più 19%). Un movimento della popolazione caratterizzò verosimilmente diverse città dell'arco lemanico; così, nel 1764, meno della metà della popolazione di Vevey era composta da Vodesi, l'altra metà essenzialmente da persone di origine francese, bernese o neocastellana. Migliaia furono i rifugiati ugonotti che attraversarono la regione, ma solo pochi poterono restare, spesso con lo statuto di "abitanti perpetui", più raramente con quello di cittadini (rifugiati per fede).
Se l'immigrazione era forte, l'emigrazione lo era ancora di più. Il censimento del 1764, che conteggia le partenze degli anni precedenti, indica che un uomo adulto su dieci e ca. il 6% delle donne si trovavano all'estero; l'emigrazione civile di domestici, impiegati, commercianti, precettori e governanti era più diffusa rispetto a quella legata al servizio mercenario.
Particolare della carta del canton Berna (orientata a sud). Incisione su rame colorata di Thomas Schöpf, 1578 (Zentralbibliothek Zürich, Abteilung Karten und Panoramen).
[…]
L'economia era dominata dall'agricoltura, basata generalmente su un avvicendamento triennale delle colture. La viticoltura, di importanza tale da rendere il Paese di Vaud la prima regione viticola della Svizzera nel XVIII secolo, era praticata lungo le rive del lago di Ginevra. All'inizio di questo secolo, alcune regioni introdussero le colture foraggere (lupinella) e la coltivazione della patata, che si diffuse specialmente dopo i cattivi raccolti degli anni 1770.
Candelabro in argento realizzato verso il 1750 dall'orafoJean-Pierre Dautun,rifugiato ugonotto a Morges (Musée historique de Lausanne).
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Le Prealpi e il Giura si orientarono presto verso l'allevamento. La produzione di formaggio Gruyère, iniziata probabilmente nel XV secolo, ebbe un picco nel XVIII secolo. Nel Giura era inoltre radicata un'industria del ferro molto antica che raggiunse la massima espansione durante la guerra dei Trent'anni (1618-1648). La successiva crescita del settore fu frenata dal ritiro dei capitali stranieri che ne avevano consentito lo sviluppo. Simile fu il destino del canale di Entreroches e delle Saline di Bex, dapprima private, poi rilevate da Berna (1685). Un insieme di industrie – che dalla seconda metà del XVIII secolo incluse alcune attività del settore orologiero – si era comunque formato nel Giura, attorno alla valle di Joux, Vallorbe e Sainte-Croix.
I tentativi di sviluppare l'industria tessile sortirono esito meno positivo, non tanto per il mancato appoggio dell'autorità sovrana, come fu a lungo sostenuto, ma poiché risultò difficile coltivare bachi da seta così come smerciare la produzione. Nonostante l'assenza di una rivoluzione industriale, eccetto forse nel settore della concia, il Paese di Vaud conobbe uno sviluppo dell'artigianato, come è stato recentemente evidenziato. Ne sono una testimonianza la moltiplicazione e la specializzazione dei mestieri (200 nel XVIII secolo a Losanna), così come la diffusione delle fiere; di queste nel 1781 se ne contavano una cinquantina, nelle città come nei villaggi. Il successo dell'artigianato nel XVIII secolo coincise con la nascita di una società di consumo, riconoscibile dai nuovi prodotti considerati di lusso (maioliche, vetro, tessuti in seta e in cotone) che penetrarono fino nelle campagne. L'oreficeria raggiunse il suo massimo splendore, la porcellana di Nyon divenne rinomata. Con l'arrivo dell'editore Marc-Michel Bousquet nel 1736 a Losanna, la tipografia visse una piccola "epoca d'oro" che si protrasse fino agli anni 1780.
Situato lungo uno dei principali assi del commercio internazionale che nel XVIII secolo andò intensificandosi, alla fine dell'ancien régime il Paese di Vaud disponeva di una delle migliori reti viarie d'Europa. Accanto a un vivace commercio interno, alcune case di intermediazione (tra cui quelle delle famiglie Blanchenay, Mandrot e Muret) facevano transitare quantità elevate di merci, di cui i due terzi entravano attraverso il posto di pedaggio di Nyon (quello di Jougne aveva perso importanza dalla metà del XVII secolo). Altre imprese investirono capitali nel commercio internazionale o si dedicarono alla finanza (per esempio le famiglie d'Illens, Roguin, van Berchem e Francillon).
Gli introiti dello Stato bernese dalle decime sui cereali nel Paese di Vaud nel 1787
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Il servizio mercenario costituì un altro settore importante, il cui apporto economico risulta ancora poco noto. I nobili non erano i soli ad ambire ai posti di comando; dei ca. 400 ufficiali vodesi attestati nel XVIII secolo, principalmente al servizio della Francia, dell'Olanda e del regno di Piemonte-Sardegna, una metà proveniva da famiglie nobili, fra cui alcune con una forte tradizione militare (come i de Goumoëns, i Constant de Rebecque o i de Chandieu), l'altra da famiglie borghesi.
La popolazione era costituita prevalentemente da contadini che, affrancatisi definitivamente dalla servitù nel primo terzo del XVI secolo, disponevano di statuti molto diversi. Si contavano più fittavoli che proprietari e la microproprietà (fino a cinque ettari) era la regola. Nel XVII-XVIII secolo aumentò il numero di giornalieri. Le recinzioni, regolamentate dai mandati governativi del 1591, 1716 e 1771, tolsero loro il diritto di libero pascolo in molti luoghi. I tributi signorili e le decime, da cui si erano perlopiù affrancate le regioni alpine, continuarono invece a gravare pesantemente sui baliaggi di Morges e di Orbe-Echallens e sulla signoria di La Sarraz (baliaggio di Romainmôtier) fino all'inizio del XIX secolo, dato che il riscatto dei diritti feudali fu regolato solo durante la Mediazione (legge del 31.5.1804).
Come nelle campagne, anche nelle città le disuguaglianze di statuto si accrebbero dal XVII secolo, con l'incremento delle tasse di accesso alla cittadinanza. Gli abitanti senza diritti politici divennero la maggioranza: nel 1764 costituivano il 67% della popolazione a Nyon, i due terzi a Morges. Altrettanto considerevole fu l'aumento dei domestici: nel 1764 il 28% degli abitanti di Nyon con una fonte di reddito esercitava questa professione.
Le città registravano una media del 20% di poveri. I cittadini e, più raramente, gli abitanti erano soccorsi dalle borse dei poveri, mentre i non domiciliati ricevevano dagli ospedali un sostegno (detto passade) di uno o due giorni, poi venivano allontanati. Tra il 1703 e il 1811 l'ospedale di Losanna offrì vitto, alloggio e trasporto a 100'000 persone.
"Il 14.2.1573 cinque streghe vennero bruciate a Losanna", annotazione nella cronaca del canonico zurigheseJohann Jakob Wick (Zentralbibliothek Zürich, Handschriftenabteilung, Wickiana, Ms. F 22, fol. 50).
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Le idee riformate erano scarsamente diffuse nel Paese di Vaud prima che Berna imponesse la Riforma a seguito della Disputa di Losanna (ottobre 1536). Solo la metà ca. del clero cattolico si convertì, e al suo interno pochi optarono per il ministero pastorale. Una settantina di ecclesiastici si esiliò in terra friburghese. Molti di coloro che aderirono al protestantesimo, garantendosi così il diritto di rimanere nel Paese oltre a una pensione, animarono focolai di resistenza alla Riforma, che riuscì a imporsi solo dopo alcune generazioni. Nei baliaggi di Orbe-Echallens e Grandson, amministrati in comune con Friburgo, riformati e cattolici coabitarono, fino a quando gli abitanti della maggior parte dei comuni si pronunciarono a favore della Riforma in votazioni (i cosiddetti plus de religion). L'ultima di queste ebbe luogo nel 1619 a Poliez-le-Grand. Nei casi in cui fu mantenuta la religione cattolica (a Echallens e in una decina di villaggi della castellania) si impose l'utilizzo congiunto della chiesa da parte di entrambe le confessioni (simultaneum). Ordinamenti emanati dai due cantoni sovrani regolamentavano il quadro legale della coesistenza religiosa (1532, 1725).
Nei territori di lingua francese, Berna fissò relativamente tardi per iscritto le pratiche religiose (ordinanze ecclesiastiche del 1758, poco applicate, e del 1773), che sfuggono così ampiamente alla documentazione tramandata. Il Paese di Vaud sembra essere stato un terreno fertile per i movimenti detti eterodossi. Arminianesimo e socinianesimo furono combattuti con il giuramento delle associazioni imposto da Berna ai pastori (1699). Il pietismo si diffuse all'inizio del XVIII secolo specialmente tra i laici e Vevey ne fu l'epicentro. Parallelamente una "seconda Riforma", influenzata dai rifugiati ugonotti, segnò il ritorno a una pietà più interiorizzata. Il cristianesimo liberale di Jean-Frédéric Ostervald ottenne una vasta eco fra l'élite colta. Dalla seconda metà del XVIII secolo il processo di laicizzazione cominciò a interessare più ampiamente le classi dirigenti.
Lo sviluppo della cultura della scrittura e dell'inquadramento religioso della popolazione nel XVI e XVII secolo costituirono i principali motori della diffusione dell'istruzione elementare e secondaria, a carico dei comuni, e della formazione superiore, sostenuta dall'autorità sovrana. Rese obbligatorie dall'ordinanza sovrana del 1676, nel 1801 le scuole elementari erano 534. Nello stesso periodo si contavano 11 scuole secondarie (Losanna, Aubonne, Avenches, Morges, Moudon, Nyon, Orbe, Payerne, Rolle, Vevey e Yverdon).
La cattedrale e l'Accademia nel quartiere della Cité. Dettaglio della pianta di Losanna disegnata nel 1638 daDavid Buttet (Musée historique de Lausanne).
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L'Accademia di Losanna prese progressivamente forma tra il 1537 e il 1547, data a cui risalgono le prime leggi accademiche. Prima scuola superiore protestante di lingua francese in Europa, fortemente influenzata dalla pedagogia umanista fino alla riforma accademica del 1616, agli inizi attirò professori rinomati, quali Konrad Gessner (1516-1565), Teodoro di Beza e Celio Secondo Curione. Con la crisi del 1559, seguita alla messa al bando di Pierre Viret, perse gran parte della sua notorietà internazionale. Riacquistò splendore per un breve periodo all'inizio del XVIII secolo, quando fu creata una cattedra di diritto naturale affidata a Jean Barbeyrac (1711).
L'Illuminismo ebbe ampia risonanza nel Paese di Vaud. I primi decenni del XVIII secolo furono segnati dall'attività di intellettuali, specialmente pastori riformati o magistrati, che cercarono di conciliare idee illuministe e religione rivelata (per esempio Jean-Pierre de Crousaz, Abraham Ruchat, Charles Guillaume Loys de Bochat, Gabriel Seigneux de Correvon o Jean-Philippe Loys de Cheseaux). Alcuni di loro sostennero le scuole di carità di Losanna (1726), un'iniziativa particolarmente innovatrice sul piano pedagogico, e furono autori di articoli apparsi sulla stampa letteraria nascente (Bibliothèque italique e Journal helvétique).
Dagli anni 1740 si sviluppò una forma di sociabilità, in parte erudita e in parte mondana, orientata alla pubblica utilità, avviata dalle logge massoniche. Diverse sezioni della Società economica di Berna, cui aderirono i Vodesi illuminati, furono fondate nel 1761 (Losanna, Vevey, Yverdon, Nyon e Payerne). Seguirono la Società morale (1762), la Società letteraria (1772) e la Società di scienze fisiche di Losanna (1783). Biblioteche pubbliche furono aperte a Yverdon (1763), Morges (1767) e Losanna (1780). I salotti, animati da donne della nobiltà e dell'alta borghesia quali Angélique de Charrière-Bavois, Catherine de Charrière o Marie Blaquière, furono particolarmente apprezzati dagli stranieri, attirati nel Paese di Vaud fra l'altro per la fama del medico Auguste Tissot e dal paesaggio lemanico. I soggiorni di uomini di lettere come Voltaire o Edward Gibbon contribuirono al dinamismo culturale. Dal 1790 Germaine de Staël accolse intellettuali a Coppet. La più ambiziosa impresa editoriale che dimostrò la partecipazione vodese all'Illuminismo è costituita dall'Encyclopédie d'Yverdon, curata da Fortunato Bartolomeo de Felice.
Vita politica dal XIX all'inizio del XXI secolo
Il cantone Lemano durante la Repubblica elvetica (1798-1802)
Alla vigilia della Rivoluzione elvetica, il Paese di Vaud era diviso tra sostenitori dello status quo e fautori delle riforme. Pochi erano coloro che immaginavano una separazione da Berna. Proclamata a Losanna e Vevey nella notte del 24 gennaio 1798 da un gruppo di patrioti, incoraggiati dalla presenza nel Pays de Gex di una divisione dell'armata d'Italia forte di 10'000 uomini, l'effimera Repubblica lemanica non raccolse l'adesione né delle élite vodesi, che temevano che il Paese fosse ridotto a un satellite della Francia, né della popolazione rurale, ostile a una rivoluzione. La stessa fine del regime bernese non fu tanto il risultato dell'iniziativa locale quanto piuttosto una conseguenza dell'entrata delle truppe francesi a seguito dell'incidente di Thierrens del 25 gennaio (due ussari francesi furono uccisi mentre accompagnavano un aiuto di campo in missione presso il generale bernese François Rodolphe de Weiss), che rese impossibile ogni ritorno al passato; a ciò si aggiunse il ripiegamento di Berna in difesa dei propri territori di lingua tedesca.
Il 15 febbraio 1798, i Vodesi furono i primi ad adottare la Costituzione elvetica portata dai generali francesi (le autorità centrali entrarono in carica il 12 aprile). La resistenza armata alla Rivoluzione, nel Giura e nel Pays-d'Enhaut, fu sconfitta all'inizio di marzo del 1798 grazie all'aiuto delle truppe francesi. Il nuovo cantone Lemano fu privato dei distretti di Payerne e Avenches, integrati nel canton Friburgo. Seppure risparmiato dalla guerra, dovette versare pesanti contributi militari (il cosiddetto prestito Ménard) e durante la seconda guerra di coalizione fu teatro di incessanti passaggi di truppe verso i valichi alpini. Lo statuto di avamposto della rivoluzione lo costrinse inoltre a fornire contingenti di volontari all'esercito francese per le sue campagne contro Berna, nei piccoli cantoni della Svizzera centrale (1798) e, a due riprese, in Vallese (1798, 1799), dove il comportamento delle truppe franco-vodesi fu particolarmente efferato.
Diritto e rovescio di una medaglia commemorativa in argento dell'Atto di mediazione e della prima riunione del Gran Consiglio del nuovo cantone, il 14.4.1803, realizzata nel 1812 nell'atelier diBertrand Andrieua Parigi (Musée monétaire cantonal, Losanna).
[…]
La rapida adesione delle élite politiche e commerciali urbane al nuovo regime si tradusse in una forte partecipazione vodese alle più alte istanze elvetiche, con personalità quali Frédéric-César de La Harpe, Pierre-Maurice Glayre, Philippe Abraham Louis Secretan, Louis Secretan, Jules Muret e Louis François Bégoz. Questo sostegno a un regime unitario considerato garante dell'esistenza politica del nuovo cantone non fu sempre condiviso dalla popolazione, che temeva di essere trascinata nella guerra. Dopo il ritorno dei federalisti al governo elvetico (1800), che costò il posto a numerosi rappresentanti vodesi, una petizione promossa da una dozzina di notabili del cantone, con cui si chiedeva il ritorno al regime bernese, raccolse nel giugno del 1801 tra 17'000 e 26'000 firme. Nel maggio del 1802 il sollevamento dei Bourla-Papey, scatenato dalla riscossione retroattiva dei tributi feudali, segnò l'apice dell'instabilità. Il tracollo del governo elvetico, rifugiatosi a Losanna il 20 settembre 1802, provocò un'ultima azione di resistenza armata alla rivoluzione, l'occupazione di Orbe da parte dei federalisti (30 settembre), prima che Napoleone Bonaparte imponesse la propria mediazione.
Dall'Atto di mediazione, proclamato nel febbraio del 1803, in cui figura (capitolo XVII) la costituzione del canton Vaud, Muret, Henri Monod (1753-1833) e Auguste Pidou, gli esponenti di maggior spicco del Piccolo Consiglio (l'esecutivo cantonale), presto soprannominati "padri della patria", non cessarono di mirare a una sorta di autarchia politica, militare ed economica, che facesse apparire il cantone al contempo come un membro fedele della Confederazione e uno Stato capace di amministrarsi senza i Bernesi. Gli elettori, che beneficiavano del diritto di voto se pagavano un censo elettorale relativamente modesto, elessero al Gran Consiglio (legislativo) deputati moderati che permisero al governo di applicare la sua politica di prudenza.
La caduta di Napoleone (1814) fece sprofondare il cantone in un periodo particolarmente tormentato. Il Vaud, legato all'imperatore sconfitto, cui doveva l'elevazione al rango di cantone, temette per la propria indipendenza; in effetti gli appetiti di Berna si risvegliarono. I Vodesi seppero muoversi abilmente e preservarono la loro sovranità grazie all'intervento dello zar Alessandro I, ex allievo di de La Harpe. La loro libertà ebbe tuttavia un prezzo: dovettero accettare una Costituzione più severa (adottata dal Gran Consiglio nell'agosto del 1814), con un censo più elevato e un sistema di cooptazione che completava il Gran Consiglio con una squadra di deputati "sicuri".
Preoccupato di non urtare le grandi potenze e di rassicurare i Confederati sulla lealtà dei Vodesi, il Consiglio di Stato (come fu rinominato l'esecutivo), di fatto diretto da Muret, adottò una politica che, alle nuove élite urbane, apparve vieppiù autoritaria. Dagli anni 1820 il movimento liberale si nutrì di questa ostilità e si affermò nel cantone, mentre si moltiplicarono le proteste contro l'atteggiamento delle autorità, giudicato arrogante e chiuso. Riunita attorno al Nouvelliste vaudois, fondato nel 1824, la giovane guardia liberale, guidata da Charles Monnard, aspirava a un profondo cambiamento delle istituzioni e a un'affermazione rigorosa della libertà di stampa e della pubblicità dei dibattiti.
Sotto pressione, nella primavera del 1830 il Consiglio di Stato concesse una revisione della Costituzione che perpetuò in realtà i contenuti di quella del 1814. L'insoddisfazione fu grande, ma il governo non cedette. Le "tre gloriose giornate" di Parigi (luglio 1830) diedero una sferzata decisiva al movimento liberale. La rivoluzione scoppiò il 18 dicembre 1830, rovesciando il Consiglio di Stato di Muret. Una nuova Costituzione, adottata dal popolo nel giugno del 1831, sancì l'introduzione del suffragio universale (maschile). Il regime liberale si distinse, fra l'altro, per l'attenzione data all'istruzione pubblica, ma si vide presto superato dall'ala più progressista del movimento rivoluzionario, che in seguito avrebbe fornito i quadri del giovane movimento radicale, in crescita dagli anni 1833-1834.
La sala dell'Assemblea costituente all'inizio del 1831; stampa anonima litografata daSpengler & Ciea Losanna e pubblicata nel Le Bon Messager del 1832 (Musée historique de Lausanne).
[…]
I radicali si organizzarono e rivendicarono una maggiore democratizzazione del sistema politico (le elezioni, che si estendevano su diverse giornate, penalizzavano specialmente gli elettori meno abbienti). Auspicarono inoltre un'azione più incisiva dello Stato in ambito economico. Attraverso il Nouvelliste vaudois, di cui presero il controllo, seppero sfruttare il malcontento della popolazione verso il Consiglio di Stato liberale, dove sedeva tuttavia Henri Druey, leader e teorico dei radicali. Fautori di una rigorosa sovranità cantonale, i liberali si rifiutarono di opporsi ai Lucernesi, che avevano deciso di affidare l'insegnamento secondario ai gesuiti. Fu così lanciata una petizione; il suo successo, determinato dall'azione dell'Associazione patriottica di Louis-Henri Delarageaz, segnò l'inizio della rivoluzione radicale, scoppiata il 13 e 14 febbraio 1845.
La nuova Costituzione, adottata il 10 agosto 1845, apportò delle modifiche sul piano dei diritti popolari attraverso una disposizione che introdusse sia il referendum legislativo sia l'iniziativa popolare. Il rifiuto di numerosi pastori riformati di leggere dal pulpito una dichiarazione del Consiglio di Stato fu all'origine di una scissione all'interno della Chiesa nazionale; i dissidenti fondarono nel 1847 la Chiesa libera (Chiese evangeliche libere). Dopo l'elezione di Druey in Consiglio federale (1848), le relazioni in seno alla maggioranza di governo divennero più tese. I liberal-conservatori, vinti nel 1845, si ripresero, mentre il campo radicale si smembrò. Stanchi dell'autoritarismo attribuito a Delarageaz, succeduto a Druey come uomo forte del cantone, numerosi radicali si avvicinarono ai liberali, mentre altri, a sinistra, rimproveravano al Consiglio di Stato il suo allineamento alla severa politica del Consiglio federale nei confronti dei rifugiati (specialmente liberali tedeschi e repubblicani francesi), la sua rigidità in materia religiosa e le sue promesse non mantenute in ambito fiscale. Le relazioni fra il cantoni e Losanna attraversavano inoltre una fase di particolare difficoltà; nel 1857 il Consiglio di Stato, contrariato dal fatto che la città si fosse alleata con Friburgo per sviluppare una politica ferroviaria opposta a quella che auspicava, pose Losanna sotto tutela.
Nel 1859 l'opposizione ottenne una votazione in vista di un cambiamento di Costituzione, ma fu sconfitta di poco. Un secondo tentativo ebbe maggiore successo; nel 1861 i liberal-conservatori e i radicali di sinistra raggiunsero il loro scopo: prepararono una nuova Costituzione cantonale (con un Consiglio di Stato di sette membri) e, approfittando del successo, allontanarono Delarageaz e i suoi amici dal governo. Il nuovo Consiglio di Stato, riflesso dell'alleanza vittoriosa, si rivelò tuttavia instabile. I radicali di Delarageaz sfruttarono l'occasione e, sotto la guida di una nuova generazione, capitanata da Victor Ruffy e Louis Ruchonnet, rinsaldarono i ranghi pronti a parare i colpi dell'opposizione che progressivamente si sgretolò. La Revue (Nouvelle Revue de Lausanne), fondata nel 1868, difese in seguito le loro idee.
Riorganizzatisi negli anni 1870 attorno alla Gazette de Lausanne, nel 1884 i liberal-conservatori, approfittando di uno scandalo finanziario, riuscirono a imporre una revisione totale della Costituzione. I radicali conservarono tuttavia la maggioranza e trasformarono la revisione in un plebiscito a favore dei loro progetti, fra cui l'imposizione fiscale progressiva sui beni mobili. La nuova Costituzione fu adottata nel 1885.
Gravitante attorno all'Associazione democratica fondata nel 1881, il sistema radicale che prese forma da questo momento e assunse il controllo, per mano degli uomini vicini a Ruchonnet, dei posti chiave nel cantone, non tardò ad attraversare a sua volta forti turbolenze. Negli anni 1880 la questione sociale assunse dimensioni inedite e pose nuovi problemi alle autorità politiche. Fino ad allora il movimento radicale aveva riunito le classi operaie attorno ai propri valori, nazionali e liberali. Questa comunanza di vedute non resistette però ai sussulti economici e sociali dell'ultimo quarto del XIX secolo.
Lato anteriore della bandiera in seta del sindacato dei lavoratori metallurgici della sezione di Vevey nel 1917 (Archives cantonales vaudoises, Chavannes-près-Renens, PP 907/548, in deposito presso il Musée cantonal d'archéologie et d'histoire, Losanna; fotografia Fibbi-Aeppli, Grandson).[…]
Lato posteriore della bandiera in seta del sindacato dei lavoratori metallurgici della sezione di Vevey, 1917 (Archives cantonales vaudoises, Chavannes-près-Renens, PP 907/548, in deposito presso il Musée cantonal d'archéologie et d'histoire, Losanna; fotografia Fibbi-Aeppli, Grandson).
[…]
Sotto la guida di Aloys Fauquez, ex radicale in disaccordo con il suo partito di origine, il movimento operaio si rese autonomo prima di prendere uno slancio che le nuove tensioni fra radicali e liberal-conservatori non fecero che rafforzare. Nel 1891 Antoine Vessaz, uno dei radicali più influenti del cantone, amico personale di Ruchonnet, fu accusato di corruzione in un affare ferroviario. I liberali approfittarono dello scandalo per chiedere la loro partecipazione agli affari dello Stato. Fu trovato un accordo: venne ceduto un seggio a un liberale in seno alla deputazione vodese alle Camere federali (1891), seguito da un altro in Consiglio di Stato (1892), poco dopo la fondazione del partito socialista operaio (1890). La minaccia rappresentata da quest'ultimo spinse radicali e liberal-conservatori a riconciliarsi e a condividere la responsabilità del governo cantonale.
Il movimento operaio, per quanto potente a Losanna, non riuscì a far vacillare questa alleanza, rafforzata dal sistema maggioritario in vigore. Gli scioperi si moltiplicarono dagli anni 1860, ma non fornirono al movimento le basi sufficienti per provocare un cambiamento globale del sistema. Lo sciopero generale del 1907, lanciato da alcuni sindacalisti rivoluzionari, non ottenne risultati migliori; il suo fallimento incoraggiò però il socialismo vodese a riorganizzarsi, specialmente sotto l'impulso di Paul Golay. L'azione rese tuttavia manifesta l'esacerbarsi delle tensioni sociali alla vigilia della prima guerra mondiale, che tornarono a palesarsi all'indomani del conflitto. Contrariamente a quanto avvenne a livello federale, la sinistra non ottenne l'introduzione del sistema proporzionale.
La folla fa la coda per ottenere una tessera di razionamento in fondo alla rue Saint-Laurent a Losanna all'inizio di ottobre del 1917; cartolina postale realizzata sulla base di una fotografia diEugène Würgler (Musée historique de Lausanne).
[…]
Se il Partito socialista, a differenza dei suoi omologhi germanofoni, limitò gli effetti causati dalla scissione comunista del 1921, liberali e radicali dovettero ormai confrontarsi con un'opposizione di destra, influenzata dalla corrente agraria sorta alla fine del XIX secolo. Quest'ultima ottenne un risultato estremamente positivo nelle elezioni federali del 1919, ma solo un successo limitato in terra vodese. In seguito alla fondazione di un partito agrario (Partito dei contadini, degli artigiani e dei borghesi, PAB), su iniziativa di un dissidente radicale nel 1921, i radicali si impegnarono per fidelizzare i propri sostenitori contadini e per convincerli a non lasciare il primo partito del cantone. La maggioranza cedette tuttavia un secondo seggio in governo a un liberale (il Partito liberale vodese fu fondato nel 1913).
Nondimeno, le tensioni fra radicali e liberali da un lato e socialisti dall'altro si acuirono. In città il socialismo moderato trovò vasti consensi e progredì sul piano comunale. Il contenimento dell'ascesa agraria non rasserenò tuttavia le tradizionali forze liberali. Radicali e liberali, seppur alleati in Consiglio di Stato, si contrapponevano regolarmente, specialmente sulle questioni fiscali, e in particolare sull'imposta di successione (accettata nel 1899).
Nel 1929 scoppiò la crisi economica mondiale. Nelle città, come a Losanna (con un municipio a maggioranza socialista dal 1933 al 1937), la sinistra prese considerevole slancio. Sebbene le proposte dei socialisti non entusiasmassero affatto la destra borghese, l'intervento dello Stato era fortemente rivendicato. La destra doveva inoltre trovare risposte alle sfide contingenti senza cedere all'estremismo, che si manifestava in altri cantoni e specialmente all'estero. A destra v'era fermento e l'ideale corporativista veniva promosso dalla Lega vodese, movimento nato nel 1933, in rottura con la democrazia parlamentare e non contrario a una profonda trasformazione del sistema. La soluzione corporativista attrasse per un certo periodo numerosi leader liberali, ma anche radicali.
Anche la seconda guerra mondiale segnò la storia vodese. Alla fine del conflitto, il Movimento comunista, unitosi al Partito del lavoro nato durante la guerra con il nome di Partito operaio popolare (POP), registrò importanti successi, incoraggiati dalle vittorie dell'Armata rossa. Il POP ottenne una chiara vittoria nelle elezioni cantonali (42 seggi su 217 nel 1945) ed entrò nel municipio di Losanna (tre municipali su sette dal 1946 al 1949). La sua avanzata non resistette però all'evoluzione negativa che segnò l'URSS dal 1956; come sul piano federale, l'ostilità provocata dal comunismo favorì il riavvicinamento fra i partiti borghesi e le forze socialiste moderate. Già nel 1946 il socialista Arthur Maret entrò in Consiglio di Stato, beneficiando di un seggio cedutogli dai radicali.
I tre decenni successivi alla seconda guerra mondiale, caratterizzati da un forte sviluppo economico, consolidarono il consenso vodese su cui poggiava la guida politica del cantone. Questa ricerca di equilibrio, che fece seguito all'introduzione definitiva del sistema proporzionale (1960), culminò nella "formula magica" alla vodese raggiunta nel 1962 con tre radicali, due socialisti, un liberale e un agrario (PAB). Questa ripartizione delle poltrone governative fu rimessa in discussione solo negli anni 1980. Se il Vaud fu il primo cantone a introdurre il suffragio femminile nel 1959 (13 deputate su 197 nel 1962), la prima Consigliera di Stato, Jacqueline Maurer-Mayor, venne eletta solo nel 1997.
Mentre la sinistra socialista inaspriva le proprie posizioni sotto l'influenza della Nuova sinistra sorta dal maggio 1968 e si confrontava con la concorrenza dei Verdi, la destra radicale-liberale non fu in grado di anticipare i mutamenti che stava conoscendo il sistema statale di cui essa aveva a lungo costituito la chiave di volta. Incassando alcuni successi relativi, chiese una vasta riforma dello Stato, ritenuto sempre più costoso. Nel 1994 i radicali persero un seggio nel Consiglio di Stato, a favore di un esponente dei Verdi.
Negli anni 1990, mentre il cantone attraversava una grave crisi economica, finanziaria e politica, nessuno riuscì ad arginare il successo dell'Unione democratica di centro (UDC, nome ufficiale del partito agrario dal 1973), che riprese, facendolo suo, un discorso conservatore trascurato da lungo tempo e portato avanti con successo a Zurigo. A seguito del forte indebolimento della destra liberale, radicali e liberali predisposero la loro fusione (concretizzatasi nel 2012). In questo contesto, alla fine del XX secolo, prese corpo l'idea di una revisione completa della Costituzione vodese, preparata da una Costituente dal 1999 al 2002.
La nuova Costituzione entrò in vigore il 14.4.2003, mentre il cantone ritrovava una nuova stabilità con un Consiglio di Stato composto da due radicali, due socialisti, un liberale, un esponente dell'UDC e uno dei Verdi. Un'innovazione di rilievo del nuovo testo, introdotta dalla legislatura 2007-2012, ha riguardato la presidenza del Consiglio di Stato, la cui durata è stata estesa all'intera legislatura, portata a cinque anni. Le elezioni del 2012 hanno visto imporsi una maggioranza di sinistra (tre socialisti, un Verde, due radicali e un liberale) e femminile. Un'altra novità è stata la concessione, a determinate condizioni, del diritto di voto agli stranieri sul piano comunale.
Considerato il peso demografico del cantone, la deputazione vodese alle Camere federali è la terza della Svizzera (16 Consiglieri nazionali nel 1919, 18 nel 2015). I socialisti vodesi entrarono in Consiglio nazionale nel 1919, nel Consiglio degli Stati nel 1975. Da alcuni decenni i rappresentanti di Losanna costituiscono la maggioranza della deputazione. Dal 1848 al 1998 il cantone ebbe sempre un Consigliere federale radicale; con Guy Parmelin nel 2015 in Consiglio federale fu eletto un esponente dell'UDC. Uscito molto indebolito dalla crisi degli anni 1990, il cantone ha potuto recuperare la propria influenza ritrovando progressivamente stabilità politica, finanziaria ed economica; lo sviluppo del Politecnico federale di Losanna ha contribuito a riaffermare il suo prestigio.
Seggi del canton Vaud all'Assemblea federale 1919-2015
1919
1939
1947
1959
1967
1975
1979
1983
1991
1995
1999
2003
2007
2011
2015
Consiglio degli Stati
PRD
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
PL
1
1
1
1
1
1
PS
1
1
1
1
1
1
Verdi
1
1
Consiglio nazionale
PRD
9
6
6
6
6
5
5
7
5
5
5
4
3
4
5
PL
4
3
3
2
2
2
3
3
4
3
2
1
1
Cattolici conservatori/PPD
1
1
1
1
1
1
1
1
PS
3
2
3
5
4
5
5
6
5
5
5
4
4
6
5
POP
2
3
1
2
2
1
1
1
1
2
1
Verdi
1
1
1
1
2
3
2
2
PAB/UDC
2
1
1
1
2
4
5
4
4
Altri
1
1
Totale
16
15
16
16
16
16
16
17
17
17
17
17
18
18
18
Seggi del canton Vaud all'Assemblea federale 1919-2015 - Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica
Composizione del Consiglio di Stato del canton Vaud 1918-2012
1918
1930
1938
1946
1958
1962
1974
1986
1990
1994
1998
2002
2007
2012
PRD
5
5
5
4
3
3
3
3
3
2
2
2
2
2
PL
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
PS
1
3
2
2
2
2
2
1
2
2
3
Verdi
1
1
1
1
1
PAB/UDC
1
1
1
1
1
1
1
1
Totale
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
Composizione del Consiglio di Stato del canton Vaud 1918-2012 - Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica; Cancelleria di Stato
Composizione del Gran Consiglio del canton Vaud 1917-2012
1917
1937
1945
1957
1966
1974
1978
1986
1990
1994
1998
2002
2007
2012
PRD
133
131
100
93
75
70
67
70
71
68
54
44
29
47a
PL
45
53
36
36
34
34
36
45
42
41
35
31
22
Cattolici conservatori/PPD
5
7
8
7
5
4
2
3
2
3
4
PS
18
21
26
43
49
53
61
52
52
55
46
46
39
41
POP
42
10
16
16
11
3
4
7
12
12
4
Verdi
4
5
12
10
16
21
24
19
PAB/UDC
10
8
14
14
14
14
13
15
17
14
22
26
27
Altri
10
4
5
10
2
5
7
2
3
12
Totale
206
219
217
211
197
200
200
200
200
200
180
180
150
150
a In realtà i seggi sono stati ottenuti dal PLR, risultato della fusione tra PRD e PL, ufficializzata nel settembre del 2012.
Composizione del Gran Consiglio del canton Vaud 1917-2012 - Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica; Cancelleria di Stato
L'amministrazione cantonale
Autrice/Autore:
Gilbert Coutaz
Traduzione:
Martin Kuder
Fra il 1803 e il 1886 il cantone modificò sei volte la legge sull'organizzazione del Consiglio di Stato e si dotò di altrettante Costituzioni. Dovette definire da zero la propria struttura e trovare i propri punti di equilibrio, obiettivo non facile in considerazione degli interessi politici in gioco e delle costrizioni esterne. Dal 1886 al 2003 ebbe una sola Costituzione, quella del 1885, mentre la legge sull'organizzazione del Consiglio di Stato conobbe sei modifiche, a cui è necessario aggiungere - in ragione della sua importanza - un decreto sull'organizzazione dei Dipartimenti (1948).
Principali tappe della costruzione della sovranità cantonale
Un risultato importante fu raggiunto nel 1814 con la messa a punto di un primo programma amministrativo credibile; si dovette attendere il 1832 per poter discutere, per la prima volta liberamente e senza pressioni esterne, sull'organizzazione dell'amministrazione. All'approccio empirico del 1803, nel 1832 si preferì una concezione dottrinale dei poteri pubblici.
Nel 1803 il Piccolo Consiglio si componeva di nove magistrati, che continuavano a far parte del Gran Consiglio e potevano essere rieletti un numero illimitato di volte. Nel 1814 il Consiglio di Stato era formato da 13 membri del Gran Consiglio. Il sistema era collegiale, ogni Dipartimento era presieduto da una commissione formata da più Consiglieri che gestivano i lavori dei tre (1803), poi dei quattro (dal 1814) Dipartimenti. Nel 1831 il numero di Consiglieri di Stato fu ridotto a nove, nominati per sei anni, rinnovati per un terzo e rieleggibili. Per la prima volta nel 1832 una legge precisò la responsabilità collettiva e individuale del Consiglio di Stato. La rivoluzione radicale del 1845 non alterò la struttura del 1831. Una vera e propria rottura si ebbe con la legge sull'organizzazione del Consiglio di Stato del 1862 che strutturò l'amministrazione cantonale vodese in sette Dipartimenti. La sua applicazione richiese la ridistribuzione delle vecchie competenze e permise l'integrazione di nuovi campi di intervento dello Stato.
La legge del 1886 precisò quanto acquisito in precedenza, in particolare l'organizzazione attorno ai sette Dipartimenti, ognuno dei quali era diretto da un unico Consigliere di Stato (sistema dipartimentale). Fu per contro nuovo il principio di basare ogni Dipartimento su uno o più servizi. La legge del 1970 creò un nuovo Dipartimento, quello della previdenza sociale, rivendicato dalla fine degli anni 1940, mentre scomparve quello militare. In quel periodo l'amministrazione era in pieno sviluppo, con l'assunzione di nuovi compiti nei campi della pianificazione del territorio, dell'urbanistica e della tutela della natura, dei monumenti e dei siti storici.
Pur rimanendo fedele alla suddivisione in sette Dipartimenti, la nuova organizzazione entrata in vigore nel 1998 segnò una rottura rispetto agli schemi precedenti. Ad eccezione del Dipartimento delle finanze, tutti gli altri cambiarono nome e contenuti. L'anno del bicentenario della rivoluzione vodese coincise con una cesura, la cui importanza emerge dai cambiamenti operati negli anni seguenti.
La legge del 30.5.2006 (entrata in vigore l'1.9.2006) avallò la nuova organizzazione territoriale voluta dalla Costituzione cantonale del 2003. La sua applicazione avvenne per tappe (circoscrizioni elettorali per le elezioni del 2007, prefetture nel 2008). Nel 2006 i distrettti furono ridotti da 19 a dieci. La suddivisione in 19 distretti, retaggio dei baliaggi bernesi, e 60 circoscrizioni (elettorali, giudiziarie) risaliva al 1803. Queste ripartizioni hanno modellato la struttura delle altre suddivisioni amministrative, ad esempio le prefetture.
La crisi finanziaria degli anni 1990 ha imposto nuove collaborazioni, la riorganizzazione delle prestazioni e la rivalutazione delle scale spaziali nell'era della mobilità individuale e dell'informatica. La tendenza alle fusioni fra comuni, sporadica fino al 2000, dal 2007 ha conosciuto un'accelerazione – con una diminuzione di 52 comuni in cinque anni – motivata dalla complessità degli argomenti da affrontare, da questioni relative alla perequazione finanziaria e dalla mancanza di vocazioni politiche.
L'organigramma dell'amministrazione cantonale evidenzia un'evoluzione progressiva ma costante del numero di servizi. Dal 1886 al 2007 si è passati da 28 a 42 servizi, raggiungendo la cifra record di 54 nel 1998. Da allora la tendenza è quella di ridurre il loro numero, raggrupparli in grossi poli amministrativi e privilegiare le attività trasversali.
Nel 1885, come nel 1803, tutti i Dipartimenti dell'amministrazione cantonale avevano sede a Losanna, nel quartiere della Cité. Il periodo fra il 1886 e il 1970 segnò una svolta nell'organizzazione dei servizi centrali. In precedenza raggruppata e concentrata, l'amministrazione fu dislocata progressivamente in diversi quartieri di Losanna dove i servizi formarono dei poli (Barre, Riponne, Pontaise). L'idea di insediare negli stessi edifici tutta l'amministrazione, presente dal 1920, venne abbandonata in seguito al fallimento del progetto "Ilôt Riponne-Tunnel" all'inizio degli anni 1990. La tendenza attuale, affermatasi dal 1999, privilegia il raggruppamento decentrato come è stato il caso a Moudon e Morges.
Nell'aprile del 1803 il Piccolo Consiglio si mise al lavoro alla testa di un'amministrazione centrale dagli effettivi in parte rinnovati, giovani e numericamente limitati (una ventina di impiegati). Nel 2012 quest'ultima superava i 24'000 impiegati fissi a tempo pieno. Le cifre sono state a lungo incerte; solo dal 1948 esiste un Ufficio del personale, elevato al rango di Servizio nel 1974.
Rimasti stabili tra il 1803 e il 1861, gli effettivi dell'amministrazione cominciarono a crescere dall'introduzione della nuova organizzazione dell'amministrazione nel 1886, passando da 1100 funzionari a ca. 11'000 nel 1970. Le progressioni più forti risalgono agli anni 1970; difficoltà finanziarie imposero riduzioni del personale dal 1998. Il maggiore intervento statale e l'assunzione di compiti sempre più numerosi e complessi, specialmente in ambito sociale, spiegano questo aumento lineare degli effettivi.
Il servizio pubblico venne dotato nel 1947 di uno statuto unico e completo. Fino ad allora il Consiglio di Stato, in particolare tra il 1803 e il 1886, aveva agito attraverso decreti e ordinanze. Nel 1886 aveva introdotto alcuni articoli sugli orari, i salari, le assenze, la nomina e lo stipendio dei funzionari derivanti da una legge del 1878. La legge del 1886 sull'organizzazione del Consiglio di Stato introdusse per la prima volta la scala mobile dei salari per tutti i funzionari. Gli assegni per l'economia domestica vennero introdotti nel 1955, l'indicizzazione automatica dei salari nel 1969, la tredicesima nel 1989. Se gli anni tra il 1947 e il 1991 si caratterizzarono per una valorizzazione del servizio pubblico, quelli dal 1992 al 2001 registrarono un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro dei funzionari. Il loro scontento trovò spesso espressione, fra il 1995 e il 2005, in manifestazioni pubbliche e scioperi. Lo statuto di funzionario è stato abolito in votazione popolare nel 2002.
Una nuova identità professionale si è affermata con l'adozione dello statuto del 2001; essa si fonda su servizi orientati in modo più marcato verso gli utenti, su una maggiore motivazione degli impiegati, sulla valorizzazione delle competenze e sulla revisione integrale della classificazione delle funzioni e delle remunerazioni.
Fino alla metà del XIX secolo le entrate dello Stato provenivano dai pedaggi (9-10% del totale di queste ultime tra il 1830 e il 1849), dalle regalie, dalle tasse sui passaggi di proprietà e dall'imposta fondiaria (riscossa su fondi ed edifici e basata sulla valutazione catastale della Repubblica elvetica, rivista nel 1805). Il cantone adeguò il sistema con l'introduzione di alcune misure puntuali, quali la riforma dei pedaggi del 1833 che favorì un orientamento liberoscambista.
Dopo il 1848 il canton Vaud fu privato degli introiti derivanti da pedaggi e regalie (salvo quella del sale), passati alla Confederazione. Nel 1861 l'imposta sulla sostanza mobile, richiesta dal 1836, fu infine accolta, dapprima in forma proporzionale, poi progressiva (dal 1885). L'imposta sulle successioni, progressiva, risale al 1899; è stata soppressa unicamente per i congiunti nel 2004. L'incremento della quota derivante dalle tasse nelle entrate dello Stato, con l'introduzione dell'imposta sul reddito nel 1956, caratterizzò l'evoluzione delle finanze cantonali nel XX secolo. L'inizio del XXI secolo ha visto il trasferimento di compiti tra la Confederazione e i cantoni da un lato (riforma della perequazione finanziaria votata nel 2004, entrata in vigore nel 2008) e tra i cantoni e i comuni dall'altro (trasferimento del carico fiscale, bascule d'impôt, nel 2004). Dopo il rifiuto di un tasso comunale unico (2000) la perequazione intercomunale (2001), contestata sia dall'Unione dei comuni vodesi (1909) sia dall'Associazione dei comuni vodesi (2002), è stata modificata nel 2011.
Dall'adozione della Costituzione del 1885, quattro grandi crisi delle finanze pubbliche hanno segnato i dibattiti del Gran Consiglio, ossia negli anni 1898-1900, all'inizio degli anni 1920, nel periodo legato alla seconda guerra mondiale e negli anni 1992-2005. Il debito pubblico cantonale, che nel 1997 ammontava a 7,3 miliardi, nel 2010 era stato ridotto a 1,9 miliardi.
Economia, società e cultura dal XIX all'inizio del XXI secolo
Autrice/Autore:
Gilbert Coutaz
Traduzione:
Martin Kuder
Alle profonde trasformazioni della struttura economica e sociale e dei rapporti di forza interregionali nel corso del XIX e XX secolo corrispose l'"invenzione" di un discorso identitario cantonale dalle molteplici sfaccettature e in costante rielaborazione.
Evoluzione demografica
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
L'evoluzione demografica vodese conobbe diverse fasi. Nella prima metà del XIX secolo la popolazione passò da 148'000 abitanti nel 1815 a poco meno di 200'000 nel 1850; questo incremento, leggermente inferiore alla media svizzera, si colloca ancora nel quadro dello sviluppo di una società agraria. Un'accelerazione si verificò fra il 1850 e il 1914, periodo che corrispose a una fase di espansione economica generale, frenata tuttavia dalla crisi intervenuta tra il 1875 e il 1890. A ciò si aggiunse un'immigrazione importante composta sia di Confederati sia di stranieri; nel 1860 l'82% degli abitanti del cantone possedeva la cittadinanza vodese, nel 1910 questa percentuale era scesa al 40% ca.
Nel XX secolo lo sviluppo demografico presentò specifiche inflessioni, un aumento naturale della popolazione più debole rispetto alla media svizzera, in parte compensato fino al 1950 da un saldo migratorio positivo. Nel periodo fra le due guerre mondiali il Vaud fu tra i rari cantoni ad attirare Confederati. Nella seconda metà del secolo, fu l'immigrazione straniera a contribuire in misura maggiore alla crescita della popolazione. Gli stranieri rappresentavano il 7,3% della popolazione nel 1950, il 12,6% nel 1960, il 22,6% nel 1970, il 20,2% nel 1980, il 25,4% nel 1990 e il 27,6% nel 2000; con quest'ultimo dato il cantone si piazzava al secondo posto in Svizzera.
Prevalentemente rurale nel XIX secolo, il canton Vaud conobbe una forte urbanizzazione dagli anni 1880. All'inizio del XX secolo solo Montreux, Vevey e Losanna contavano più di 10'000 abitanti. Attorno al 1900 nove località accoglievano un terzo della popolazione; questa proporzione salì al 44% nel 1990. Tuttavia il conteggio della popolazione residente in modo permanente negli agglomerati urbani presenti sul territorio vodese (Losanna, Vevey-Montreux, Yverdon-les-Bains, la parte vodese dell'agglomerazione ginevrina e Monthey-Aigle) mostra come nel 2009 il 75% degli abitanti vivesse in una zona insediativa di almeno 20'000 persone.
Altra tendenza di lunga durata è la concentrazione sul bacino lemanico, che nel 1990 riuniva il 70% della popolazione, mentre diversi distretti si spopolarono nel corso del XX secolo, in particolare Grandson (con il declino significativo del polo industriale di Sainte-Croix), il Pays-d'Enhaut e, in misura minore, Moudon ed Echallens fino agli anni 1980.
Sviluppo demografico del canton Vaud 1850-2000
Anno
Abitanti
Percentuale di stranieri
Percentuale di protestanti
Percentuale di cattolici
Percentuale di persone di età superiore ai 59 anni
Periodo
Crescita complessivaa
Saldo naturale relativoa
Saldo migratorioa
1850
199 575
2,7%
96,3%
3,5%
1850-1860
6,2‰
4,5‰
1,7‰
1860
213 157
5,3%
93,6%
6,0%
9,1%
1860-1870
7,5‰
6,6‰
0,9‰
1870
229 588
6,3%
92,2%
7,7%
9,7%
1870-1880
3,0‰
5,2‰
-2,2‰
1880
235 349
5,5%
93,2%
7,7%
9,6%
1880-1888
6,4‰
6,8‰
-0,4‰
1888
247 655
7,2%
90,9%
8,7%
9,7%
1888-1900
10,7‰
7,1‰
3,6‰
1900
281 379
11,1%
86,3%
13,1%
9,3%
1900-1910
12,1‰
7,9‰
4,2‰
1910
317 457
14,4%
82,0%
16,3%
8,9%
1910-1920
0,0‰
3,7‰
-3,7‰
1920
317 498
10,3%
83,3%
14,7%
9,9%
1920-1930
4,4‰
3,1‰
1,3‰
1930
331 853
9,7%
82,0%
15,8%
11,5%
1930-1941
3,1‰
0,8‰
2,3‰
1941
343 398
6,0%
82,1%
16,5%
14,3%
1941-1950
10,6‰
4,4‰
6,2‰
1950
377 585
7,3%
78,1%
19,9%
15,4%
1950-1960
13,0‰
2,7‰
10,3‰
1960
429 512
12,6%
70,7%
27,1%
16,8%
1960-1970
17,7‰
5,1‰
12,6‰
1970
511 851
22,6%
60,7%
36,1%
17,9%
1970-1980
3,2‰
2,3‰
0,9‰
1980
528 747
20,2%
56,6%
35,7%
19,6%
1980-1990
12,9‰
2,2‰
10,7‰
1990
601 816
25,4%
47,2%
37,9%
19,3%
1990-2000
6,4‰
3,7‰
2,7‰
2000
640 657
27,6%
40,0%
33,6%
19,4%
a Tasso medio di incremento annuo.
Sviluppo demografico del canton Vaud 1850-2000 - Historische Statistik der Schweiz; censimenti federali; Ufficio federale di statistica
Economia e trasporti
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Fino al 1888 il settore primario dominava ampiamente l'economia del cantone offrendo oltre il 43% dei posti di lavoro. Il settore secondario lo superò attorno al 1900, mentre il terziario prese slancio nel decennio precedente la prima guerra mondiale. Il peso di quest'ultimo aumentò progressivamente per tutto il secolo, impiegando il 29% della popolazione attiva nel 1900, il 40,7% nel 1930, il 46% nel 1960 e il 79,4% nel 2000. Il settore industriale conobbe invece uno sviluppo lento ma regolare per tutta la prima metà del XX secolo, decollò nel periodo immediatamente successivo al secondo dopoguerra, raddoppiando gli effettivi tra il 1941 e il 1970, e si avviò al declino in seguito alla crisi del 1974.
A questo quadro generale vanno tuttavia aggiunti due elementi. Il primo è l'estrema varietà del profilo socioeconomico dei distretti, dato che i residenti attivi nel settore agricolo si concentravano ai piedi del Giura, nel Gros-de-Vaud e nel Pays-d'Enhaut, mentre la valle di Joux, Sainte-Croix, Yverdon-les-Bains, Vevey e l'Ouest lausannois erano poli industriali di importanza cantonale. Il secondo, ossia il peso crescente di Losanna nella concentrazione degli impieghi, ha contribuito all'intensificazione dei flussi pendolari a partire dall'immediato secondo dopoguerra, a cui si sono aggiunti, dagli anni 1990, i movimenti di frontalieri attraverso il lago di Ginevra e il Giura.
Distribuzione dell'impiego nel canton Vaud 1860-2000a
Anno
Settore primario
Settore secondario
Settore terziariob
Totale
1860
47 702
47,4%
29 493
29,3%
23 439
23,3%
100 634
1870c
55 554
55,4%
30 204
30,1%
14 454
14,4%
100 212
1880c
53 155
51,4%
32 093
31,0%
18 211
17,6%
103 459
1888
45 735
43,7%
30 998
29,6%
28 029
26,8%
104 762
1900
45 760
34,5%
48 340
36,5%
38 375
29,0%
132 475
1910
42 339
28,7%
51 965
35,3%
53 033
36,0%
147 337
1920
41 261
27,6%
51 977
34,7%
56 368
37,7%
149 606
1930
36 351
23,3%
56 295
36,1%
63 481
40,7%
156 127
1941
38 714
24,3%
54 206
34,0%
66 708
41,8%
159 628
1950
32 634
19,0%
63 901
37,3%
74 860
43,7%
171 395
1960
25 156
12,7%
82 045
41,3%
91 446
46,0%
198 647
1970
19 721
8,0%
101 131
40,8%
126 741
51,2%
247 593
1980
16 353
6,5%
82 084
32,5%
154 170
61,0%
252 607
1990
13 512
4,4%
77 218
25,1%
217 340
70,5%
308 070
2000d
12 968
4,1%
52 150
16,5%
250 849
79,4%
315 967
a Fino al 1960 senza le persone occupate a tempo parziale.
b Il dato (che comprende le persone "senza indicazione") risulta dalla deduzione delle persone attive nei settori primario e secondario dal totale complessivo.
c Popolazione "presente".
d I dati del censimento federale del 2000 sono paragonabili solo in parte a quelli precedenti, visto l'alto numero di "senza indicazione" (46'254).
Distribuzione dell'impiego nel canton Vaud 1860-2000 - Historische Statistik der Schweiz; censimenti federali
1800-1850: un'economia prevalentemente agricola
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
All'inizio del XIX secolo due Vodesi attivi su tre erano contadini. L'attività industriale non era inesistente, ma cresceva a margine dei settori trainanti (produzione tessile) del primo sviluppo economico della Svizzera. Attorno al 1832 un censimento commerciale e industriale contò 15'000 persone attive in settori non agricoli; le imprese più importanti si ricollegavano ai rami dell'industria del cuoio, della metallurgia e dell'orologeria (orologi e scatole musicali compresi). La dispersione e le dimensioni ridotte delle officine coincidevano allora con un livello tecnologico ancora piuttosto rudimentale. Diverse personalità liberali, in particolare in seno alla Società vodese di utilità pubblica fondata nel 1826, operarono tuttavia a favore della promozione dell'industria e dell'insegnamento tecnico. Nel 1833, poi nel 1838, furono allestite delle esposizioni di prodotti industriali a Losanna, mentre l'apertura dell'Ecole moyenne et industrielle nel 1837 (scuola secondaria e industriale, divenuta liceo scientifico nel 1908) fu l'espressione della volontà di estendere la formazione a saperi professionali più specializzati. Questi anni furono pure segnati dallo sviluppo di una prima rete viaria vodese (in particolare con le strade Nyon-Saint-Cergue-Les Rousses, Yverdon-Sainte-Croix-Pontarlier, Losanna-Oron e Aigle-Le Sépey) grazie all'impulso decisivo di Adrien Pichard che elaborò un progetto di circonvallazione di Losanna di cui il Grand-Pont (1836-1844) costituì una delle opere principali.
1850-1914: rete ferroviaria, innovazione tecnica e sviluppo turistico
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Malgrado questo esordio promettente, l'industria vodese non beneficiò per nulla delle nuove condizioni quadro derivanti dalla creazione dello Stato federale nel 1848. L'economia soffriva nel contempo dell'inerzia di un personale politico prigioniero delle abitudini locali e del sottosviluppo del suo sistema bancario. La Banca cantonale vodese e la Cassa ipotecaria di ammortamento, aperte rispettivamente nel 1846 e nel 1859, contribuirono a colmare questo deficit, ma il primo istituto rimase poco aperto alle sfide industriali locali e il secondo si orientò esclusivamente al mercato ipotecario.
Manifesto per l'Esposizione universale di Milano del 1906, che celebrava l'inaugurazione della galleria del Sempione, realizzato daLeopoldo Metlicovitz (Musée historique de Lausanne).
[…]
Le trasformazioni economiche furono in gran parte esogene, in particolare la costruzione della rete ferroviaria, all'origine del primo decollo industriale. Dopo un braccio di ferro fra capoluogo e cantone, la Confederazione optò per il tracciato della linea dell'Altopiano che passava per Losanna e Oron e non per la deviazione attraverso Yverdon. Fu poi costruita la linea Jougne-Ecublens-Saint-Maurice che, con i trafori successivi del Sempione (1906) e della galleria del Mont-d'Or (1915), assicurò a Losanna e al cantone una posizione strategica su scala europea. Una rete di vie secondarie completò un dispositivo che contribuì ad accelerare il declino dell'industria di villaggio e a permettere il passaggio dall'officina alla fabbrica. Se il finanziamento delle prime tratte ferroviarie fu lasciato ai capitali stranieri (inglesi, poi francesi), furono per contro le banche private vodesi a favorire la seconda fase.
Su un altro piano, la concorrenza dei prodotti agricoli stranieri e la tendenza a una diminuzione dei prezzi dei terreni, accentuata dalla crisi degli anni 1870, furono all'origine dei progressi dell'allevamento e dell'industria lattiera. Ciò determinò lo sviluppo del commercio dei cereali con l'importazione di varietà panificabili e foraggere (l'impresa André fu fondata a Nyon nel 1877) e l'apertura di numerose fabbriche di latte condensato e cioccolato (Bercher, Payerne, Vevey, Orbe, Bussigny, Yverdon-les-Bains). Di fronte alla crisi del settore agricolo, il cantone attuò una politica decisionista caratterizzata dal miglioramento della formazione professionale (scuola vodese di agricoltura, dal 1922 a Marcelin-sur-Morges) e dalla creazione del Credito fondiario vodese (1901).
Manifesto turistico per il Pays-d'Enhaut realizzato verso il 1930 daThéodore Delachaux (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Collezione grafica).
[…]
Gli anni 1840 videro un rafforzamento dell'attività turistica con il notevole sviluppo della Riviera vodese, seguito da quello delle Alpi vodesi e del Giura. L'intensificazione della concorrenza stimolò il progresso tecnico nei settori dei trasporti, dell'energia e della comunicazione. La prima funicolare della Svizzera (la prima al mondo a essere azionata da un motore idraulico) fu messa in funzione nel 1877 fra Ouchy e il centro della città di Losanna. Per parte sua, Montreux poté vantare dal 1888 la seconda tramvia elettrica d'Europa. Si può parlare di una vera e propria stagione d'oro del turismo agiato a cavallo tra XIX e XX secolo, con un prolungamento significativo della durata delle stagioni invernale ed estiva. Losanna si affermò come città dell'istruzione con la sua Università (1890) e oltre 150 scuole e pensionati per giovani agli studi attorno al 1900. Anche i luoghi di cura erano molto apprezzati dalla clientela internazionale; Leysin divenne una stazione specializzata nel trattamento della tubercolosi.
1914-2010: seconda e terza rivoluzione industriale, commercio e servizi
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
La prima guerra mondiale causò un calo del turismo, ma altri settori subentrarono a quest'ultimo, come il commercio e la grande distribuzione. Nel 1920 la Camera vodese del commercio e dell'industria, dopo aver promosso, nel 1919, la creazione dell'Ufficio svizzero per l'industria (il futuro Ufficio svizzero per l'espansione commerciale), organizzò il Comptoir suisse, una fiera campionaria che si voleva complementare a quella di Basilea. I primi grandi magazzini aprirono all'inizio del secolo e approfittarono della grande depressione degli anni 1930 per conquistare, non senza sollevare proteste e misure limitative, posizioni chiave (due Uniprix furono aperti nel 1932 a Vevey e Losanna). L'insediamento nel cantone della Migros, ostacolato da un decreto federale urgente del 1933, avvenne solo nel 1946.
Manifesto pubblicitario per l'orologio a moto perpetuo Atmos del marchio Jaeger-LeCoultre, 1935 ca. (Bibliothèque de Genève).
[…]
Per ciò che concerne il settore secondario, gli attori vodesi si concentrarono su alcune industrie tradizionali come la metallurgia e le officine meccaniche (Jaquet SA a Vallorbe, Ateliers de Constructions Mécaniques de Vevey (ACMV), Matisa, Bobst), l'industria alimentare (Nestlé), le arti grafiche (Heliographia, Presses centrales, Imprimeries réunies) e l'orologeria (Jaeger-LeCoultre, Audemars Piguet). L'elettricità fu all'origine dello sviluppo di diverse filiere (Câbleries et Tréfileries de Cossonay, 1898-1996; Leclanché a Yverdon, 1909), l'edilizia trasse vantaggio dalla realizzazione di una serie di nuove infrastrutture nell'immediato secondo dopoguerra e si sviluppò un'industria elettronica di nicchia (Logitech, 1981), che beneficiava delle collaborazioni con il Politecnico federale di Losanna (Politecnici federali). Questa attività industriale approfittò della presenza della sede amministrativa di numerose multinazionali, attratte dalla posizione geografica, ma anche dai servizi e dalle condizioni fiscali offerte dal cantone.
Strutture e cambiamenti sociali
Persistenza e trasformazioni della questione sociale
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Al fine di presentare un quadro sociologico evolutivo della società vodese occorre tener conto di una moltitudine di criteri, quali la proprietà, la cittadinanza, l'attività professionale, il reddito o ancora il livello di istruzione, per cui mancano dati numerici comparabili sul lungo periodo. Per il XIX secolo si dispone tuttavia di due inchieste, rivelatrici sia della situazione sociale dell'epoca sia delle risposte politiche a quest'ultima.
L'Enquête sur le paupérisme del 1841 fu elaborata da una commissione del Consiglio di Stato in reazione a una petizione di cittadini di Château-d'Œx che chiedeva l'abrogazione della carità legale. Il rapporto si pronunciò a favore del suo mantenimento, pur affermando che il lavoro era il solo elemento in grado di migliorare le condizioni di vita dei poveri. Il numero di assistiti fu stimato a 19'000 persone, ossia il 10% della popolazione.
La seconda inchiesta, consacrata alla situazione dell'alloggio nella capitale, fu condotta da André Schnetzler, futuro municipale di Losanna, e pubblicata nel 1896. Essa attirava l'attenzione sulle pessime condizioni abitative delle fasce più povere sottolineando, nel contempo, il rischio di contagio per i più ricchi in caso di epidemie. Questa pubblicazione fu all'origine di nuove norme edilizie e di un maggiore impegno pubblico in materia di infrastruttura, igiene e alloggi.
Anche se la politica sociale rimase in uno stato embrionale, durante la depressione del 1921-1922 e la crisi degli anni 1930 furono sbloccate sovvenzioni a favore di costruzioni a scopo sociale. Il cantone raggiunse allora un tasso di disoccupazione critico: Losanna era una delle città svizzere più toccate con oltre 4000 disoccupati nel 1936, ossia il 14% della popolazione salariata. Nonostante la crescita economica del secondo dopoguerra e la creazione di una rete sociale più consistente, la povertà toccava in particolare la popolazione straniera, le donne (il cui salario restava generalmente inferiore a quello degli uomini) e le persone anziane. Una statistica del 2006 rivela che il tasso di povertà del cantone (10,8%) era superiore a quello svizzero (9%) così come la percentuale di working poor (5,1 contro 4,5%).
Movimento operaio e conflitti sociali
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Marcia dei minatori in partenza da Oron verso Losanna, l'1 febbraio 1946. Fotografia diPierre Izard (Fondazione Pierre Izard, Losanna).[…]
Fino agli anni 1860 il movimento operaio restò marginale nel cantone a causa della modesta crescita del settore secondario; diverse associazioni animate da influenti operai tedeschi ebbero comunque un ruolo determinante nella diffusione delle idee socialiste e nello sviluppo di una prima coscienza di classe in seno al proletariato. Fu nel contesto della prima Internazionale, il cui secondo congresso si svolse a Losanna nel 1867, che sorse un movimento sindacale all'origine dei primi scioperi. Questi conflitti conobbero una forte recrudescenza dal 1888 con l'estensione dell'area geografica interessata ai nuovi centri di Vevey, Yverdon, Orbe e Nyon. Benché queste tensioni fossero raramente paragonabili agli scioperi scoppiati nella maggior parte dei Paesi occidentali, colpirono l'opinione pubblica per la novità del fenomeno e per la loro proliferazione (230 conflitti del lavoro tra il 1887 e il 1914) in una popolazione considerata tranquilla. Orari e salari furono al centro delle rivendicazioni, ma la questione del divieto dei sindacati nell'impresa o la lotta contro il salario a cottimo offrirono nuovi terreni di scontro.
Uno sciopero generale, espressione dell'impatto del sindacalismo rivoluzionario, scoppiò nel marzo del 1907 in seguito a un conflitto nella fabbrica di cioccolato di Orbe; esso fu emblematico della radicalizzazione dei fronti tra una frazione del movimento operaio da un lato e il patronato e le autorità politiche dall'altro, come pure dell'opposizione fra socialisti legalitari e anarcosindacalisti. Dopo lo sciopero generale del 1918 (meno seguito rispetto alla Svizzera tedesca), l'ascesa al potere della sinistra in alcune città all'inizio degli anni 1930, poi gli accordi di pace del lavoro pesarono sull'azione sindacale locale. Quest'ultima ritrovò slancio nel contesto dell'immediato dopoguerra (sciopero di quattro mesi presso la fabbrica di fiammiferi Diamond a Nyon nel 1949), degli anni 1970 (scioperi presso Paillard nel 1971, Matisa nel 1976) e in quello dell'attuazione di programmi di austerità in seno all'amministrazione pubblica nel corso degli anni 1990.
Educazione e formazione
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Durante il XIX secolo si assistette a un forte sviluppo delle scuole elementari, la cui frequenza fu resa obbligatoria nel 1806. Con il tempo il ruolo dello Stato si rafforzò a scapito dei comuni e dei pastori riformati; l'aumento della spesa pubblica in ambito educativo, sia per la formazione e la remunerazione degli insegnanti sia per la costruzione di edifici scolastici, implicò un maggiore coinvolgimento dello Stato nell'orientamento e nel coordinamento dei programmi. La legge del 1906 istituì delle classi superiori di scuola elementare allo scopo di rimediare alla scarsa popolarità delle scuole secondarie comunali.
A livello secondario, la legge del 1837 separò il collegio accademico dall'Accademia; il primo ebbe da allora uno sviluppo autonomo con il nome di Collège classique cantonal (scuola secondaria di livello inferiore). Nel 1838 fu aperta la prima scuola superiore femminile, diretta da Alexandre Vinet. L'Ecole moyenne di Losanna divenne scuola industriale cantonale nel 1869, prima che le classi superiori fossero riunite in licei cantonali nel 1925. La scuola di commercio, presente a Losanna dal 1901, conobbe uno sviluppo straordinario prima della Grande guerra. Scuole professionali furono istituite nelle diverse regioni del cantone: di sartoria a Losanna (1898), tecnica a Le Sentier (1900), di arti e mestieri a Yverdon (1903), tecnica e dei mestieri a Sainte-Croix (1907) e di arti e mestieri a Vevey (1914) e Losanna (1916). Dal 1893 Losanna ospita pure una rinomata scuola alberghiera.
Le questioni legate alla formazione assunsero un'importanza crescente nel XX secolo. La riforma scolastica del 1956 portò a una nuova ripartizione delle competenze fra comuni, responsabili dell'istruzione obbligatoria e cantoni; estese inoltre la presenza di classi miste a tutto il cantone. Negli anni 1970 si procedette a una decentralizzazione, aprendo fuori Losanna scuole superiori e magistrali (riunite sotto lo stesso tetto) e centri professionali. La riforma Ecole vaudoise en mutation (1995) pose l'accento sulla pedagogia e introdusse un ciclo di transizione, oggetto di vive contestazioni, all'inizio del livello secondario. L'Università di Losanna, succeduta all'Accademia nel 1890, sull'onda del movimento del 1968 si aprì progressivamente a nuove discipline, disponendo di maggiori mezzi e spazi con l'insediamento del campus fuori città dal 1970. L'Institut de hautes études en administration publique vi ha sede dalla sua creazione nel 1981. Il Politecnico, derivazione dell'Ecole spéciale aperta nel 1853 per formare ingegneri, da cantonale divenne federale nel 1969. Grazie alla sua visibilità e agli stretti contatti con il mondo economico, dà continuità a una tradizione di insegnamento e di ricerca molto intensa e aperta sul piano internazionale.
Cultura e vita religiosa
Editoria, stampa e media
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
L'editoria vodese conobbe un settore di arti grafiche molto dinamico grazie all'attività di case editrici come Bridel (1844), Payot (1877), le Editions du Verseau (1925), le Editions Mermod (1926), le Editions des Trois Collines (1935), Bertil Galland (1972) e, fra quelle ancora in attività all'inizio del XXI secolo, le Editions L'Age d'Homme (1966), le Editions Favre (1975), le Editions d'En bas (1976), le Editions de l'Aire (1978), la Bernard Campiche Editeur (1986) e le Editions Cabédita (1988). La chiusura della casa editrice Rencontre a Losanna (1971), poi la fine dell'avventura della Guilde du Livre (Ghilda del libro, 1977) segnarono la conclusione di un periodo di relativa fioritura.
La stampa vodese ha dal canto suo conosciuto un lento processo di concentrazione. La vendita nel 2011 delle attività svizzere di Edipresse – il più importante gruppo editoriale della Svizzera francese, che pubblicava i due principali quotidiani romandi, ovvero Vingt-quatre Heures (creato nel 1762 con il nome Feuille d'Avis de Lausanne) e Le Matin (denominato in precedenza La Tribune de Lausanne, 1893) – al gruppo zurighese Tamedia è emblematica di questa tendenza. Nel 1974 esistevano ancora sette quotidiani e 30 periodici che uscivano da una a tre volte la settimana, le cui sedi erano distribuite in 29 località; nel 2009 se ne contavano meno di 20. La stampa politica tradizionale fu sempre più confrontata alla concorrenza della stampa di informazione, delle riviste e infine dei periodici gratuiti. La Gazette de Lausanne, organo dei liberali dall'inizio del XIX secolo, che nel XX secolo beneficiava di un importante credito in ambito culturale, chiuse nel 1991.
Il cantone fu pioniere anche nell'ambito della radio e della televisione; la prima emittente svizzera, la terza in Europa, trasmise dal 1922 da Le Champ-de-l'Air a Losanna. Con l'entrata in funzione dell'emittente nazionale di Sottens nel 1931, questo villaggio del Jorat divenne noto in tutta Europa, diffondendo le trasmissioni sia di Radio Losanna sia di Radio Ginevra. Dal 1948 lo studio di Losanna partecipò ai primi esperimenti televisivi, ma nel 1960 gli fu preferita Ginevra come sede della Televisione della Svizzera romanda. Negli anni seguenti le attività di direzione, poi di produzione radiofoniche furono per contro raggruppate a Losanna.
Vita culturale e associativa
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Manifesto per Le roi David (dramma biblico di René Morax, musicato da Arthur Honegger e presentato nel 1921 al Théâtre du Jorat a Mézières VD), realizzato daJean Morax (Musée historique de Lausanne).
[…]
Dall'inizio del XIX secolo si osserva un processo di costruzione di un'identità culturale vodese che si manifesta attraverso una sociabilità locale (società di tiro, di canto e di ginnastica), l'edificazione di una storia comune (Le canton de Vaud di Juste Olivier, 1837) e rappresentazioni iconografiche forti (Il maggiore Davel e I Romani passano sotto il giogo di Charles Gleyre, 1850 rispettivamente 1858). A Vevey la Fête des vignerons, il cui svolgimento perse progressivamente la sua dimensione rurale e corporativa, durante il XX secolo associò diversi artisti romandi di spicco. L'anno del centenario della creazione del cantone (1903) fu scandito da tre avvenimenti scenici destinati a "inventare" una tradizione regionale "autentica", nel contempo vodese e nazionale: il Festival vaudois con cui Emile Jaques-Dalcroze assurse a notorietà; La Dîme, prima creazione di René Morax a Mézières che anticipò la creazione del Théâtre du Jorat; e infine Le peuple vaudois, pièce creata dal teatro municipale di Losanna con la collaborazione di Henri Warnery e Gustave Doret, autori rispettivamente del testo e della musica. L'avventura dei Cahiers vaudois, fondati nel 1914 su impulso di Paul Budry, era intesa come una rottura sia sul piano della riunione di talenti dagli orizzonti diversi sia nell'affermazione di un approccio artistico autonomo. Nel solco di questa breve esperienza, la Storia del soldato, spettacolo creato a Losanna nel 1918, suscitò scalpore e riunì alcuni artisti che in seguito segnarono la vita artistica del cantone: René Auberjonois, Charles Ferdinand Ramuz, Igor Stravinskij, Georges e Ludmilla Pitoëff, Gilles, Elie Gagnebin ed Ernest Ansermet.
Manifesto di un'esposizione dedicata al Giappone presso il Musée de l'art brut a Losanna nel 2008, realizzato dal graficoWerner Jeker (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
[…]
Studi recenti hanno evidenziato il ruolo del cantone nella storia dell'architettura (creazione del Congresso internazionale di architettura moderna a La Sarraz nel 1928), del cinema (dalla costruzione delle prime sale all'istituzionalizzazione del Festival internazionale del cinema Visions du réel a Nyon passando dalla fondazione della Cinémathèque suisse nel 1948), della musica (dall'Orchestra da camera di Losanna a Constantin Regamey, senza dimenticare i festival di Montreux e Nyon), della danza (creazione del Béjart Ballet Lausanne nel 1987) o dell'arte contemporanea (inaugurazione della Collection de l'Art brut nel 1976). L'Esposizione nazionale del 1964 a Losanna offrì l'occasione di imprimere maggiore dinamismo alla politica culturale locale in ambito teatrale (compagnia Boulimie, teatro di Vidy); seguirono poi il Théâtre Création (1967-1976), il Théâtre Onze (1967-1987) e il Théâtre Kléber-Méleau (1979) a Losanna e il Théâtre de Beausobre a Morges (1986). Diversi musei importanti furono aperti nell'ultimo terzo del XX secolo: la Maison d'Ailleurs a Yverdon-les-Bains (1976), la Fondazione dell'Hermitage (1984), il Museo dell'Elysée (1985) e il Museo olimpico (1993) a Losanna e la sede romanda del Museo nazionale svizzero a Prangins (1998). A seguito delle manifestazioni di Lôzane bouge (1980), una vivace cultura alternativa si è sviluppata attorno a luoghi come il Cabaret Orwell, la Dolce vita (il principale locale di musica rock della Svizzera francese degli anni 1980), poi Les Docks.
Vita religiosa
Autrice/Autore:
François Vallotton, Malik Mazbouri
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
L'intero XIX secolo fu segnato dall'opposizione tra fedeli della Chiesa nazionale e seguaci del Risveglio. Nel gennaio del 1824 il Consiglio di Stato vietò le assemblee di questi ultimi, spingendoli a ricorrere alla stampa e all'editoria per conservare un impatto sulla società. Dopo la rivoluzione radicale (1845), in seguito al rifiuto di un certo numero di pastori di leggere dal pulpito un proclama volto a legittimare il nuovo regime, ebbe luogo una scissione; fu creata la Chiesa libera che, con una propria facoltà di teologia, lasciò un'impronta sulla vita sociale e intellettuale del cantone. Le donne vi ottennero rapidamente gli stessi diritti e le stesse responsabilità degli uomini; il principio del ministero pastorale femminile fu adottato nel 1926. La riunificazione del protestantesimo vodese avvenne solo nel 1965, in un momento segnato dalla crescita del movimento ecumenico mondiale e da una penuria di vocazioni pastorali.
Il culto cattolico fu autorizzato nel 1810, ma il divieto dei campanili e di altri segni esteriori fu abrogato solo nel 1878. Il numero dei cattolici è più che raddoppiato nell'immediato secondo dopoguerra; la Costituzione del 2003 ha sancito l'uguaglianza fra le due Chiese. Diverse comunità hanno sede nel cantone: darbista, avventista, anglicana, greco-ortodossa, russo-ortodossa e musulmana. Una comunità ebraica si insediò ad Avenches nel 1826-1827. A livello svizzero gli ebrei dovettero aspettare il 1866 per essere trattati come cittadini a pieno titolo, ma sul piano cantonale la parificazione giuridica era già avvenuta prima. Tuttavia l'assassinio commesso a Payerne nel 1942 (uccisione di un mercante di bestiame ebreo da parte di simpatizzanti del nazismo) attesta il forte antisemitismo che prevaleva nel cantone negli anni 1930, alimentato da alcune forze politiche e religiose locali.
Cantone a lungo messo in ombra dal dinamismo industriale della regione al di là della Sarina, ma anche dall'influenza internazionale e culturale di Ginevra, sua vicina e rivale, all'inizio del XXI secolo il Vaud valorizzava i propri punti di forza sia in termini di attrattiva economica e di sviluppo demografico sia per il dinamismo delle sue scuole di livello universitario. Ne sono una testimonianza anche i grandi cantieri che hanno rimodellato la capitale vodese, dalla creazione della metropolitana fino alla sistemazione del quartiere del Flon. Allo stesso tempo una frattura sempre più netta è palpabile fra una grande agglomerazione sulle rive del lago di Ginevra, da Versoix a Villeneuve, e il resto del cantone. Nel 2002 un progetto di fusione con Ginevra fu respinto in votazione popolare; la questione del futuro del cantone in una Svizzera e in un'Europa delle regioni resta tuttavia aperta.
Quando il vescovo lasciò Losanna nel 1536, la memoria storica della diocesi si fondava unicamente sulla cronaca di Conon d'Estavayer, risalente al XIII secolo, e su alcune tradizioni frammentarie. Con tutta evidenza questo sapere era sconosciuto al di fuori delle cerchie ecclesiastiche. La Chronique du Pays de Vaud, redatta a metà del XVI secolo da un autore anonimo ma di origini vodesi, costituisce una compilazione molto libera di reminiscenze letterarie. Le lacune storiografiche riscontrate alla fine del Medioevo non furono colmate durante l'età moderna. Ciò si spiega con l'assoggettamento del Paese di Vaud e la costante diffidenza del regime bernese nei confronti delle ricerche storiche che avrebbero potuto mettere in questione la sua autorità. Tra il 1656 e il 1798, gli unici lavori degni di nota furono quelli di Jean-Baptiste Plantin e Abraham Ruchat, entrambi pastori riformati e professori. Nel 1837, la creazione della Società di storia della Svizzera romanda e la nomina del primo archivista cantonale stimolarono la ricerca, specialmente la pubblicazione di documenti e di studi sul Medioevo. Gli scritti di Frédéric de Gingins-La Sarraz, Juste Olivier e Auguste Verdeil riflettono l'entusiasmo per il periodo savoiardo, alimentato dalla pubblicazione di ampie raccolte di fonti, spesso non esenti da errori. L'interpretazione di queste ultime sfociò in tesi mutevoli e contrastanti, sostenute in particolare da esponenti della Lega vodese da un lato (tra cui Marcel Regamey e Richard Paquier) e da Charles Gilliard dall'altro. Le ricerche compiute in età contemporanea, basate sui ricchi archivi di Torino, hanno consentito di precisare i contorni di un'incontestabile identità territoriale vodese, percepibile dai secoli centrali del Medioevo, ma consolidata sotto l'egida di un potere savoiardo tendenzialmente autoritario e centralizzatore. L'appello di Henri Druey nel 1852, con cui denunciava l'attrazione verso il periodo savoiardo, fu il preludio alla storiografia di orientamento radicale, predominante dalla fine del XIX secolo alla seconda guerra mondiale. Il richiamo di Druey trovò una forte eco in Paul Maillefer, specialmente nella sua opera principale Histoire du Canton de Vaud dès les origines (1903). Essa però non ebbe un seguito ne L'Histoire vaudoise (Encyclopédie illustrée du Pays de Vaud, 4, 1973): in mancanza di un autore "audace", l'editore si accontentò di una cronologia per gli anni dal 1848 al 1973; il compito di tracciare un bilancio dell'ancien régime fu affidato al professore bernese Ulrich Im Hof. Dopo il culmine raggiunto con le celebrazioni del 1903 per il centenario dell'indipendenza cantonale, si assistette a una frammentazione della conoscenza storica e alla forte specializzazione e professionalizzazione della ricerca. In mancanza di grandi opere di sintesi, le cattedre di diritto (Jean-François Poudret) e di storia medievale (Agostino Paravicini Bagliani) hanno dato impulso agli studi sul Medioevo, ciò che ha portato alla pubblicazione di numerose tesi di dottorato e dei Cahiers lausannois d'histoire médiévale. La storia moderna ha beneficiato di una crescente attenzione in seguito alla creazione di un'apposita cattedra nel 1970 (Alain Dubois); lo stesso è avvenuto per la storia economica (Paul-Louis Pelet, François Jequier), sociale (André Lasserre) e dei monumenti (Marcel Grandjean). Quasi tutte le tesi di storia vodese sono state pubblicate nella collana Bibliothèque historique vaudoise, fondata nel 1940.
Pubblicazioni in serie e bibliografie
Revue historique vaudoise, 1893-
Cahiers d'archéologie romande, 1974-
Encyclopédie illustrée du Pays de Vaud, vol. 12, 1987
Cahiers lausannois d'histoire médiévale, 1989-
Mémoire vive, 1992-
Vaud à livres ouverts: bibliographie du canton de Vaud 1987-1995, 1996
G. Coutaz et al. (a cura di), Panorama des archives communales vaudoises, 1401-2003, 2003
G. Coutaz, "Entre mémoire cantonale historique et mémoire documentaire", in Creare un nuovo cantone all'epoca delle rivoluzioni, a cura di F. Panzera et al., 2004, 319-331
Opere a carattere generale
Dictionnaire historique, géographique et statistique du canton de Vaud, 2 voll., 1914-1921 (rist. 1982, con indice)
Monuments d'art et d'histoire du canton de Vaud, 1946-
Encyclopédie illustrée du Pays de Vaud, 12 voll., 1970-1987, spec. 3-5
Helvetia Sacra, I/4, 1988, 64-83
L. Hubler, Histoire du Pays de Vaud, 1991
"Identités vaudoises", in Revue historique vaudoise, 2003 (n. tematico)
Preistoria ed epoca romana
M.-A. Kaeser, A la recherche du passé vaudois, 2000
A. Gallay (a cura di), Des Alpes au Léman, 2006 (20082)
Archéologie en terre vaudoise, catalogo mostra Losanna-Vidy, 2009
Archéologie suisse, 34, 2011, n. 2 (bibl. 73 sg.)
Alto Medioevo
V. Durussel, J.-D. Morerod, Le Pays de Vaud aux sources de son histoire, 1990
Archéologie du Moyen Age, catologo mostra Losanna, 1993
A. Paravicini Bagliani et al. (a cura di), Les pays romands au Moyen Age, 1997
Storia politica dai secoli centrali del Medioevo al 1798
D. Tappy, Les Etats de Vaud, 1988
A. Paravicini Bagliani, J.-F. Poudret (a cura di), La maison de Savoie et le Pays de Vaud, 1989
La maison de Savoie en Pays de Vaud, catalogo mostra Losanna, 1990
G. Castelnuovo, L'aristocrazia del Vaud fino alla conquista sabauda, 1990
P.-R. Monbaron, "La propriété féodale sous l'Ancien Régime bernois", in Revue historique vaudoise, 1991, 101-110
F. Flouck et al. (a cura di), De l'ours à la cocarde, 1998
J.-F. Poudret, Coutumes et coutumiers, 6 voll., 1998-2006
J.-D. Morerod, Genèse d'une principauté épiscopale, 2000
B. Andenmatten, La maison de Savoie et la noblesse vaudoise (XIIIe-XIVe s.), 2005
A. Holenstein (a cura di), Berns mächtige Zeit, 2006
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R. Matzinger-Pfister, "L'organisation politique, judiciaire et administrative des bailliages vaudois sous l'Ancien Régime (1536-1798)", in Revue historique vaudoise, 2010, 49-64
Economia, società e cultura dal Medioevo al 1798
H. Vuilleumier, Histoire de l'Eglise réformée du Pays de Vaud sous le régime bernois, 4 voll., 1927-1933
E. Olivier, Médecine et santé dans le Pays de Vaud, 4 voll., 1939-1962
G.-A. Chevallaz, Aspects de l'agriculture vaudoise à la fin de l'Ancien Régime, 1949
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Vita politica dal 1798 all'inizio del XXI secolo
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Economia, società e cultura dal 1798 all'inizio del XXI secolo
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G. Heller, "Propre en ordre", 1979
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F. Jequier, De la forge à la manufacture horlogère (XVIIIe-XXe siècles), 1983
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