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Vallese

Contea vescovile dal 999, Paese alleato della Confederazione dal 1403/1416, Repubblica delle sette decanie (1613-1798), cantone della Repubblica elvetica (1798-1802), Repubblica indipendente (1802-1810), Dipartimento del Sempione nell'Impero francese (1810-1813), dal 1815 Repubblica e Cantone della Confederazione. Denominato ufficialmente Stato del Vallese; tedesco Wallis; francese Valais; romancio Vallais. Le lingue ufficiali sono il francese e il tedesco; capoluogo del cantone è Sion.

Stemma del canton Vallese
Stemma del canton Vallese […]
Carta oro-idrografica del canton Vallese con le principali località
Carta oro-idrografica del canton Vallese con le principali località […]

Il Vallese comprende il territorio dalla sorgente del Rodano fino allo sbocco del fiume nel lago di Ginevra ed è delimitato dalle Alpi bernesi a nord e dalle Alpi vallesane a sud. Il bosco di Finges, che si estende dal Rodano alle pendici settentrionali delle Alpi vallesane tra Sierre e Leuk, costituiva all'inizio del XXI secolo la frontiera linguistica tra l'alto Vallese a est, germanofono, e il medio e basso Vallese a ovest, francofono.

Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Vallese

Superficie (2006)5 224,5 km2 
Foresta / Superficie boscata1 188,7 km222,8%
Superficie agricola utile1 060,3 km220,3%
Superficie con insediamenti162,6 km23,1%
Superficie improduttiva2 812,9 km253,8%
Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Vallese -  Statistica della superficie

Il canton Vallese si sviluppò come entità statale dal principato vescovile di Sion. Con il trattato di Thonon (1569), la Morge di Saint-Gingolph divenne la frontiera tra il principato vescovile e il ducato di Savoia. Da allora i confini politici del Vallese sono rimasti immutati, a parte alcune piccole modifiche.

Struttura demografica ed economica del canton Vallese

Anni 18501880a1900195019702000
Abitanti 81 559100 190114 438159 178206 563272 399
Percentuale rispetto alla popolazione totale svizzera3,4%3,5%3,5%3,4%3,3%3,7%
Lingua       
francese  67 21474 562103 457122 536171 129
tedesco  31 96234 33952 83366 92977 255
italiano  1 0185 4692 58312 7925 987
romancio  3135887114
altre  19552474 21917 914
Religione, confessione       
cattolicib 81 09699 316112 584152 682196 082221 146
protestanti 4638661 6105 9609 09217 186
cattolico-cristiani    1327131
altri  342445231 36233 936
di cui della comunità ebraica   253178145
di cui delle comunità islamiche     1687 394
di cui senza appartenenzac     41610 750
Nazionalità       
svizzeri 79 87197 134106 220154 179185 309225 356
stranieri 1 6883 0568 2184 99921 25447 043
Anno  19051939196519952005
Occupati nel cantonesettore primario 57 43363 84411 66815 754d12 752
 settore secondario 9 19612 39135 32636 74634 533
 settore terziario 9 95112 30832 28980 21186 032
Anno  19651975198519952005
Percentuale rispetto al reddito nazionale svizzero 2,5%2,7%2,7%2,8%2,7%

a Abitanti e nazionalità: popolazione residente; lingua e religione: popolazione "presente".

b Compresi i cattolico-cristiani nel 1880 e nel 1900; dal 1950 cattolico-romani.

c Non appartenenti ad alcuna confessione o altra comunità religiosa.

d Censimento delle aziende agricole del 1996

Struttura demografica ed economica del canton Vallese -  Historische Statistik der Schweiz; censimenti federali; Ufficio federale di statistica

Dalle origini all'alto Medioevo

Preistoria e Protostoria

Siti archeologici del canton Vallese
Siti archeologici del canton Vallese […]

Durante la Preistoria il Vallese, punto di intersezione di diverse influenze (valle del Rodano, corridoio Saona-Rodano, pianura padana), sviluppò una propria cultura alpina. Dalla loro sedentarizzazione, le popolazioni, insediatesi dapprima in pianura, occuparono progressivamente anche la fascia montana: in modo sporadico nel Neolitico, più sistematicamente nell'età del Bronzo e in maniera permanente nell'età del Ferro.

Paleolitico e Mesolitico

L'ultima grande glaciazione (115'000-15'000 a.C.) fu intervallata da periodi temperati durante i quali l'uomo preistorico rioccupò i massicci alpini. Le testimonianze più antiche del Paleolitico in Vallese risalgono a ca. 35'000 anni fa e provengono dalla regione di Tanay (Vouvry), a 1800 m di altitudine. Alla fine dell'ultima glaciazione, la valle del Rodano si liberò rapidamente dai ghiacci, e dal 9000 a.C. il territorio fu ricolonizzato da cacciatori-raccoglitori del Mesolitico, le cui tracce sono visibili in pianura, a Vionnaz, e nel riparo sotto roccia di Mörderstein nel bosco di Finges (Salgesch). I gruppi umani si spingevano fino ad alta quota dove allestivano degli accampamenti stagionali (valle di Bagnes, regione di Zermatt, del Sempione o dell'Arbola).

Neolitico

Dalla fine del VI millennio a.C., grazie anche alla presenza di comunità neolitiche immigrate dal sud delle Alpi, il Vallese divenne una terra di pastori e agricoltori. Le testimonianze più antiche si trovano nel Vallese centrale: sul cono di deiezione della Sionne e sulla collina di Tourbillon, entrambi nella città di Sion. Le ceramiche presentano caratteristiche simili a quelle rinvenute nell'Italia settentrionale, a dimostrazione che i passi alpini vallesani ebbero un ruolo chiave nel processo di transizione al Neolitico del Vallese.

Steli funerarie antropomorfe della fine del Neolitico, 2800-2200 a.C. (Musée d’histoire du Valais, Sion, PC1-Stèle25_e) © Musée d’histoire du Valais, Sion; fotografia Michel Martinez.
Steli funerarie antropomorfe della fine del Neolitico, 2800-2200 a.C. (Musée d’histoire du Valais, Sion, PC1-Stèle25_e) © Musée d’histoire du Valais, Sion; fotografia Michel Martinez. […]

Fra il 5500 e il 2200 a.C., gli insediamenti erano situati a bassa quota: nella zona di Sion e nelle colline circostanti, nella regione di Saint-Léonard, sulla collina dello Heidnischbiel (Raron) e nelle vicinanze di Briga (Naters, Bitsch). I pascoli situati sopra il limite superiore della foresta venivano sfruttati per l'estivazione delle greggi di capre e pecore e, in misura minore, dei bovini. Le testimonianze di questa pratica, attestata per esempio nel riparo di Alp Hermetje (Zermatt), a 2600 m di altitudine, sono tuttavia molto scarse. A quell'epoca, il Vallese era sottoposto alle influenze culturali del sud delle Alpi, dell'Altopiano e della valle del Rodano francese. Nel IV millennio a.C., il dinamismo della regione trova riscontro nella presenza di ceramica ornata in maniera originale, caratteristica della cultura di Saint-Léonard. Le tombe erano raggruppate in necropoli più o meno importanti, situate in pianura (Sion, Saint-Léonard, Glis ecc.) e presso lo sbocco di valli laterali, come a Sembrancher o Villette (Bagnes). L'inumazione individuale in una fossa rivestita di lastre di pietra (tombe a cista del tipo Chamblandes) attesta una vicinanza culturale fra il Vallese e il bacino lemanico, le Alpi francesi e l'Italia settentrionale. Dall'inizio del III millennio a.C. fecero la loro comparsa delle sepolture collettive erette fuori terra, i dolmen. La necropoli di Le Petit-Chasseur a Sion, con i suoi 13 monumenti funerari, è uno dei siti più importanti della Preistoria europea; la storia movimentata del sito e la presenza di steli funerarie antropomorfe frantumate testimoniano un tipo di società abbastanza instabile, controllata da famiglie raggruppate attorno a un antenato comune (società di lignaggio).

Età del Bronzo

All'inizio dell'età del Bronzo (ca. 2200-1500 a.C.) è accertata una cultura preistorica specifica, la cultura del Rodano, che va messa in relazione con il probabile sfruttamento dei vicini giacimenti di rame presenti nelle valli di Turtmann, Hérens e Anniviers. Nella fase finale del Bronzo, meno nota, il sud delle Alpi sembra aver influenzato maggiormente l'alto Vallese rispetto alla bassa valle del Rodano. Gli insediamenti di pianura mantennero la stessa ubicazione (Sion, Raron, Collombey-Muraz ecc.). Sopra i 1000 m di altitudine apparvero degli insediamenti fortificati, in zone in precedenza quasi deserte (colline dello Schlosshubel a Grengiols, di Kasteltschuggen a Zeneggen e dello Scex Rouge a Fully). Probabilmente venne proseguita la pratica dell'estivazione delle greggi in altura. Per quanto concerne i riti funerari la sepoltura individuale in tombe a fossa era la norma; il corredo composto da gioielli e armi in bronzo testimonia l'appartenenza del defunto a un rango sociale elevato. Verso la fine dell'età del Bronzo la pratica dell'incinerazione è attestata solo sporadicamente. Come in altre regioni alpine, depositi di oggetti di prestigio, isolati o raggruppati (spille, pugnali, lame d'ascia ecc.), sono presenti fino ad alta quota, per esempio sul passo di Torrent (Evolène) a 2710 m; si tratta forse di espressioni di un culto di divinità locali.

Età del Ferro

Durante l'età del Ferro (800-15 a.C.) necropoli vennero erette anche nella fascia di media montagna, in relazione probabilmente con i primi abitati permanenti a questa altitudine, come Leukerbad, Oberstalden (Visperterminen) e Bluche (Randogne). Alcune valli come il Lötschental o la valle di Leuk, quasi deserte nelle epoche precedenti, vennero occupate in modo durevole. Questi fenomeni sono da collegare con l'accelerazione degli scambi transalpini attraverso i passi. Sul piano culturale, le comunità del Vallese intrattenevano relazioni sia con il nord sia con il sud delle Alpi. Si sono riscontrati alcuni particolarismi microregionali nel modo di vestire, ad esempio nei peculiari ornamenti anulari (bracciali e anelli da caviglia), noti nelle prime pubblicazioni scientifiche con la denominazione di "bracciali vallesani". Se la pratica dell'incinerazione è attestata con una discreta diffusione alla fine dell'età del Bronzo e all'inizio dell'età del Ferro, l'inumazione ridivenne rapidamente la norma: il defunto veniva steso in una fossa ricoperta talvolta da un tumulo (necropoli di Don Bosco a Sion). Come nell'età del Bronzo, siti fortificati di superficie ridotta vennero allestiti sui rilievi; nel I secolo a.C. alcuni di essi corrispondono forse ai presidi militari (castella) la cui esistenza è attestata in Vallese da Caio Giulio Cesare. Quest'ultimo cita inoltre tre dei quattro popoli celtici che occupavano il Vallese: i Nantuati (nello Chablais), i Veragri (nella regione di Martigny) e i Seduni (nel Vallese centrale). Essi sono menzionati assieme agli Uberi, il quarto popolo (alto Vallese), nel Tropaeum Alpium di La Turbie.

Epoca romana

Dopo il fallito tentativo di Cesare di impadronirsi dello sbocco settentrionale del passo del Gran San Bernardo (battaglia di Octodurus, alla fine del 57 a.C.), i quattro popoli del Vallese rimasero indipendenti, ma dovettero tenere in considerazione la vicinanza di Roma, in particolare dopo la conquista romana della valle d'Aosta nel 25 a.C. (Salassi).

La conquista

Pagina del rapporto sugli scavi illustrato nel 1898 da Joseph Morand (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Archivio federale dei monumenti storici).
Pagina del rapporto sugli scavi illustrato nel 1898 da Joseph Morand (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Archivio federale dei monumenti storici). […]
Pagina del rapporto sugli scavi illustrato nel 1898 da Joseph Morand (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Archivio federale dei monumenti storici).
Pagina del rapporto sugli scavi illustrato nel 1898 da Joseph Morand (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Archivio federale dei monumenti storici). […]

L'alta valle del Rodano venne integrata nell'Impero romano probabilmente a seguito della campagna condotta da Druso e Tiberio nel 16/15 a.C., che estese i confini imperiali fino al Reno e al Danubio. I quattro popoli del Vallese vennero allora incorporati nella provincia Raetia et Vindelicia, la cui capitale si trovava in Baviera. Sotto l'imperatore Claudio (41-54 d.C.), essi furono distaccati per formare una provincia alpestre, che rimase per lo più (o sempre) aggregata alle Alpi Graie (la Tarantasia, sul versante occidentale del passo del Piccolo San Bernardo) sotto l'autorità di un prefetto residente alternativamente a Forum Claudii Vallensium (Martigny), città fondata a quell'epoca accanto al borgo celtico di Octodurus, e a Forum Claudii Ceutronum (Aime-en-Tarentaise). Questa organizzazione territoriale rivela l'importanza che i Romani attribuivano al controllo e alla manutenzione delle vie che collegavano l'Italia con le province galliche e germaniche, in particolare quella che passava dal Gran San Bernardo, il collegamento più diretto fra l'Italia e la Gran Bretagna. Il nome dato a questa provincia, Vallis Poenina, è significativo: deriva dal nome del passo e del dio indigeno che vi veniva venerato, Poeninus.

La romanizzazione

Mosaico che ornava il centro di una sala delle terme, portato alla luce a Massongex (Tarnaiae), prima metà del III secolo d.C. © Musée cantonaux du Valais, Sion; fotografia Michel Martinez.
Mosaico che ornava il centro di una sala delle terme, portato alla luce a Massongex (Tarnaiae), prima metà del III secolo d.C. © Musée cantonaux du Valais, Sion; fotografia Michel Martinez. […]

Da quel momento i quattro popoli celtici formarono una sola entità politica (civitas), la civitas Vallensium. Questa era amministrata dal capoluogo Martigny attraverso due duoviri, assistiti da due aediles, e da un senato locale formato da decurioni (non vi è tuttavia alcuna attestazione formale di questo ordine). Il diritto latino in vigore nella città consentiva ai membri dell'élite locale di accedere alla cittadinanza romana, con tutti i vantaggi che ne derivavano, tramite l'esercizio di una magistratura. La conseguente spinta all'emulazione accelerò il processo di romanizzazione sia a Martigny sia nelle regioni di provenienza (Saint-Maurice-Massongex, Sion e Sierre), che alcuni lasciavano solo per svolgere una funzione nel capoluogo. Questo processo di acculturazione è riscontrabile principalmente nel basso Vallese, lungo la via del Gran San Bernardo, e nel Vallese centrale fino al bosco di Finges, che ha da sempre segnato un confine. Più a monte, nel territorio degli Uberi, che non era attraversato da alcuna importante via commerciale, gli abitanti, pur procurandosi alcuni beni di importazione romani, continuarono a vivere durante tutto il periodo romano secondo le loro antiche usanze e ad abitare come i loro antenati in rudimentali capanne, come attestano gli scavi effettuati negli insediamenti indigeni di Gamsen (Briga-Glis) e Oberstalden.

La conquista non sembra aver provocato nessuna rottura: gli agglomerati di Tarnaiae (Massongex), Martigny (malgrado non si conosca ancora l'ubicazione del borgo gallico di Octodurus), Sion e Gamsen continuarono ad essere abitati dalla stessa popolazione. Anche le necropoli di Fully, Riddes e Schmidigenhäusern (Binn) rivelano una continuità insediativa. La Vallis Poenina comprendeva tutto l'attuale canton Vallese – ad eccezione forse della regione di Gondo (il confine correva probabilmente lungo le creste delle Alpi) – e verosimilmente anche lo Chablais vodese, se si considera che Villeneuve ne costituiva il porto naturale sul lago di Ginevra. Nessun altro indizio permette di situare il confine fra gli Elvezi e i Nantuati in direzione di Lousonna (Losanna).

Lontano dai conflitti che opponevano regolarmente i Romani ai loro vicini, il Vallese conobbe per più di tre secoli un periodo di prosperità in un quadro di stabilità politica e sociale. La libertà di circolazione e la sicurezza delle vie di comunicazione favorirono i contatti e gli scambi con tutte le regioni dell'Impero. La strada del passo del Gran San Bernardo, praticabile tutto l'anno, beneficiava di una regolare manutenzione ed era dotata di rifugi (Plan de Barasson), stazioni di cambio e di sosta (Martigny, probabilmente Massongex). Vennero allestiti, per esempio ad Acaunum (Saint-Maurice), dei posti di dogana per la riscossione della quadragesima Galliarum (tassa del 2,5% riscossa sulle merci in transito attraverso le Alpi). Soldati distaccati dalle legioni accampate sul Reno assicuravano il controllo delle strade o facevano parte dello Stato maggiore del governatore nel capoluogo della provincia. I Romani però non stazionarono truppe in Vallese e non vi fortificarono alcun insediamento. Lungo la strada del Gran San Bernardo, la popolazione locale era in stretto contatto con i viaggiatori, i mercanti e i militari. Guide, somieri, locandieri, mercanti, artigiani, cantonieri, costruttori, contadini, tutti ne traevano sostanziosi guadagni. Anche lo sfruttamento delle risorse naturali (prodotti agricoli e allevamento, legname, minerali, materiali da costruzione) offriva una fonte di reddito alla popolazione, composta, come lo attesta l'onomastica, essenzialmente da indigeni; gli allogeni invece (Romani, Italici ecc.) costituivano un'esigua minoranza dei residenti.

Negli agglomerati vennero eretti monumenti pubblici prestigiosi, in particolare a Martigny (foro, anfiteatro, terme, templi, fontana), ma anche a Massongex e Sion (terme), alcuni dei quali furono offerti o restaurati da governatori della provincia. Nella misura in cui la popolazione locale partecipava ai culti ufficiali dell'Impero, i Romani erano tolleranti nei confronti delle divinità locali e non cercavano di imporre i propri dei. A Martigny il vecchio tempio gallico, inserito nel temenos (recinto sacro) legato alla stazione di cambio, venne così frequentato fino alla fine del IV secolo d.C. Le antiche divinità indigene assumevano talvolta un'apparenza più classica ed erano spesso conosciute soltanto con il nome della divinità romana alla quale erano state assimilate (secondo il fenomeno dell'interpretatio romana), senza corrispondervi appieno, come è il caso del Mercurio onorato in quel tempio.

Il basso Impero

Statuetta in bronzo con inserti di rame alta 26,6 cm, 250 a.C. ca. (Musée d'art et d'histoire Genève, no inv. M 0049; fotografia Bettina Jacot-Descombes).
Statuetta in bronzo con inserti di rame alta 26,6 cm, 250 a.C. ca. (Musée d'art et d'histoire Genève, no inv. M 0049; fotografia Bettina Jacot-Descombes). […]

Il passaggio della gola di Saint-Maurice, che poteva essere bloccato da pochi uomini, ricoprì un ruolo di rilievo soprattutto durante il periodo di insicurezza che caratterizzò la seconda metà del III secolo d.C. Un'iscrizione risalente al periodo tra il 270 e il 326 d.C., all'epoca del martirio della legione tebana, riporta che Junius Marinus, un ex alto ufficiale della guardia imperiale, morì in una battaglia che lo oppose a nemici "regolari", che furono probabilmente respinti, visto che a monte della gola di Saint-Maurice non si riscontra nessun segno di interruzione della continuità insediativa di Martigny. Il Vallese rimase un'oasi di pace dove vivevano famiglie appartenenti all'ordine senatoriale (Saint-Maurice, Sion, Sierre). Fin verso il 350 d.C., la pax romana assicurò agli abitanti del Vallese un quadro politico, sociale ed economico strutturato e stabile. Dalla metà del III secolo, si percepisce un rallentamento dei lavori di costruzione pubblici e soprattutto di quelli privati. Un secolo più tardi, il declino risulta evidente. Le cause furono probabilmente molteplici; tra queste la crisi economica, la diminuzione degli scambi commerciali, le strade mal tenute e poco sicure e l'indebolimento del potere imperiale e locale dovuto alle migrazioni barbariche. Come altre località, Forum Claudii Vallensium, la cui prosperità era strettamente legata al volume del traffico che affluiva dal passo del Gran San Bernardo, sprovvista di difese, decadde.

L'abbandono parziale delle località avvenne apparentemente a beneficio degli insediamenti sparsi; le villae, residenze di agiati proprietari terrieri, costruite spesso già durante l'alto Impero, continuarono a essere occupate, specialmente a Marendeux (Monthey), Plan-Conthey (Conthey), Ardon e Saillon. Nella maggior parte di queste tenute rurali o nelle loro immediate vicinanze si allestirono nell'alto Medioevo primi luoghi di culto cristiano o edicole funerarie, che furono all'origine delle chiese o cappelle odierne.

Alto Medioevo

Alla fine dell'epoca romana si delinearono nuove realtà religiose e politiche che caratterizzarono tutto l'alto Medioevo e modificarono l'importanza delle tre località fino ad allora dominanti: Octodurus/Martigny, Acaunum/Saint-Maurice e Sion. Gli altri centri ebbero invece un'influenza soltanto locale.

Cristianizzazione, diocesi e parrocchie

La presenza cristiana è attestata da un'iscrizione del 377 rinvenuta a Sion. Verso il 380 Teodoro (S. Teodulo), primo vescovo del Vallese, introdusse ad Acaunum il culto di Maurizio e dei suoi compagni della legione tebana, massacrati un secolo prima a causa della loro fede. La fondazione dell'abbazia di Saint-Maurice nel 515 ad opera del re burgundo Sigismondo diede ulteriore lustro a questo culto, consolidandolo nel tempo.

Il territorio originale della diocesi di Sion, che aveva sede inizialmente a Octodurus (Martigny), si estendeva in direzione di Losanna, a est della linea Losanna-Estavayer-le-Lac. Con la creazione successiva della diocesi di Losanna (VI secolo), esso si ridusse notevolmente, senza tuttavia privare né l'abbazia di Saint-Maurice né il vescovo dei loro possedimenti nell'attuale canton Vaud. All'inizio del X secolo il confine tra le due diocesi era costituito dal fiume Eau-Froide, a Villeneuve (VD). Dal V secolo, la diocesi dipese dall'arcidiocesi di Vienne, poi, alla fine dell'VIII secolo, fu annessa a quella di Tarantasia, appena costituita. A causa di conflitti con i monaci di Saint-Maurice e per proteggersi dagli eserciti nemici, tra cui quello dei Longobardi (573/574), fra il 565 e il 585 la sede vescovile venne trasferita a Sion.

A metà del V secolo il vescovo di Lione constatò con stupore la persistenza di pagani in Vallese. Mentre una cattedrale è attestata a Martigny dallo stesso secolo, la prima chiesa funeraria di Sion, quella di Sous-le-Scex, risale alla fine del IV o all'inizio del V secolo. Un edificio cristiano, a vocazione più locale, risalirebbe già al terzo quarto del IV secolo, ma potrebbe anche essere più antico. La prima rete di chiese parrocchiali risale alla fine del VI secolo (Glis, Géronde/Sierre, Bramois, Sion, Ardon, Saillon, Martigny, Saint-Maurice, Muraz). Nuove parrocchie sorsero nell'VIII-IX secolo (Villa/Sierre, Nax), altre nel IX-X secolo (Nendaz, Leuk e Bourg-Saint-Pierre, dove un monastero-ospizio è attestato prima dell'812/820).

Nuovi signori

Circoscrizione amministrativa dell'Impero romano ancora verso il 400, il Vallese, che assieme ad altre città vicine si rifiutava di pagare i tributi all'imperatore Maggioriano, nel 457 entrò volontariamente nell'orbita dei re burgundi. Dopo la loro sconfitta ad opera dei Franchi nel 534, il Vallese fu annesso al regno franco. Due vescovi di Sion, Leudemundus nel 613 e Amato (673/691) tentarono di favorire il ritorno al potere dei re burgundi.

Il Vallese faceva parte del pagus Ultrajoranus (futuro ducatus Ultraiuranus), quando questo venne istituito nel 561 in occasione di una spartizione tra i figli di Clotario I. Al più tardi nell'839 acquisì una sua individualità quale comitatus Vallissorum (comitatus Valensis nel 985). Dal 930 i documenti designavano con l'espressione Caput lacense (da cui la denominazione di Chablais) le terre dipendenti esclusivamente dall'abbazia di Saint-Maurice, che si estendevano dal lago di Ginevra alla regione del Trient. I confini della contea del Vallese vennero così spostati a sud di Martigny.

Decapitazione di S. Maurizio, episodio del martirio della legione tebana raffigurato su un lato del reliquiario dell'abate Nantelmus. Placca in rame dorato e cesellato su cassa di legno, 1225 (Tesoro dell'abbazia di Saint-Maurice).
Decapitazione di S. Maurizio, episodio del martirio della legione tebana raffigurato su un lato del reliquiario dell'abate Nantelmus. Placca in rame dorato e cesellato su cassa di legno, 1225 (Tesoro dell'abbazia di Saint-Maurice). […]

L'importanza religiosa, politica e strategica del Vallese venne confermata a più riprese durante l'alto Medioevo. Da santo di importanza locale, S. Maurizio divenne successivamente santo dei Carolingi, dei re burgundi e degli Ottoni. Malgrado periodi di ristagno, la strada del Mont-Joux (Gran San Bernardo) rimase l'accesso privilegiato per recarsi dal nord al sud dell'Europa, dalla Francia all'Italia; entrò nelle mire dei sovrani, in particolare di Carlomagno e di Ludovico il Pio, che si assicurarono il controllo dell'abbazia di Saint-Maurice e della diocesi di Sion. Nell'839 a Worms il Vallese venne incorporato nella parte dell'Impero attribuita a Lotario I, un provvedimento confermato dal trattato di Verdun nell'843, per evitare che tutti i passi finissero nelle mani dello stesso sovrano. È a Saint-Maurice che Rodolfo I nell'888 si fece incoronare re di Borgogna; lui e i suoi successori trattarono l'abbazia come una commenda, come già avevano fatto gli imperatori Lotario I (795-855) e Lotario II (ca. 834-869). La dotarono di numerosi possedimenti lungo l'asse stradale nord-sud e ne fecero il loro centro amministrativo. Fra l'888 e il 1032 le diocesi di Sion e Losanna costituirono il nucleo del loro regno.

Attorno all'anno Mille, il Vallese conobbe un periodo di sviluppo. Una nuova cattedrale dedicata a Maria (Nostra Signora di Sion o del Glarier) venne eretta a Sion, mentre l'abbazia di Saint-Maurice fu interamente ricostruita. Dopo la sua annessione al Sacro Romano Impero (effettiva nel 1034), il Vallese dovette soccombere al potere delle signorie locali e perse la sua unità politica dalla metà dell'XI secolo.

I rapporti, spesso conflittuali, fra l'abbazia e il vescovo erano caratterizzati dal costante desiderio di indipendenza manifestato dalla prima, che beneficiava di un privilegio immunitario concessole da papa Eugenio I (654-657). Anche se nel 999 il vescovo aveva ottenuto da re Rodolfo III i diritti comitali sul Vallese, nel 1018 il re restituì all'abbazia l'insieme dei suoi beni vallesani e impedì al vescovo di esercitare un'autorità superiore alla sua.

Economia e società

I centri abitati d'epoca romana furono parzialmente abbandonati a favore di un insediamento più sparso. Prima dell'XI secolo il trasferimento della sede vescovile a Sion non stimolò la crescita della città. Gli abitanti vivevano non solo nelle regioni pianeggianti (Gamsen/Waldmatte, Susten, Turtmann, Leuk, Salgesch, Bramois) e di media montagna (Oberstalden), ma anche nelle zone montane (Vollèges) fino in fondo alle alte valli di Goms, Binn e Zermatt. Il franamento parziale di una parte di montagna, probabilmente il Grammont, travolse nel 563 il borgo di Tauredunum e provocò una grande ondata che si estese a tutto il lago di Ginevra. La maggior parte delle risorse proveniva dall'agricoltura e dall'allevamento, mentre le foreste e le paludi di pianura fornivano diversi importanti prodotti. Gli scambi economici avvenivano attraverso i passi alpini.

La popolazione parlava per lo più una lingua romanza. Fu solo con l'arrivo, fra l'VIII e il IX secolo, di gruppi germanofoni nell'alto Vallese, dove l'insediamento era meno denso e la cristianizzazione fu più tardiva, che si delineò un primo confine linguistico fra popolazioni romanze e germaniche, all'altezza di Gampel e Steg.

Sotto l'influsso cristiano (burgundo e franco), furono introdotti nuovi riti funerari come l'inumazione individuale e l'orientamento ovest-est delle sepolture. I cimiteri attorno alle chiese sostituirono le necropoli di campagna (fine del VII-inizio VIII secolo).

Dal Medioevo fino alla fine dell'ancien régime

Le fonti forniscono indicazioni solo sommarie sulle strutture signorili nel comitatus Vallensis per il periodo precedente all'XI secolo. Con la donazione della contea del Vallese, nel 999 re Rodolfo III cercò di legare più strettamente a sé il vescovo di Sion e di consolidare il proprio regno. Fondò così il principato vescovile di Sion, che ottenne l'immediatezza imperiale nel 1032.

Strutture signorili nei secoli centrali del Medioevo

Le castellanie savoiarde dal 1392 al 1476
Le castellanie savoiarde dal 1392 al 1476 […]

Il principe vescovo di Sion controllava il territorio da Martigny fino al passo della Furka, mentre i conti di Savoia, avogadri dell'abbazia di Saint-Maurice, affermatisi nello Chablais, dal XII secolo imposero il loro dominio sull'area tra il gomito del Rodano a Martigny e il lago di Ginevra. Nel XIII secolo i conti di Savoia penetrarono nel medio Vallese: conquistarono e acquisirono signorie ed eressero imponenti fortezze alle porte della sede vescovile di Sion (ad esempio Montorge), cercando senza successo di imporre la propria supremazia sul passo del Sempione. Nel XIV secolo, nel quadro della loro politica espansionista, nel 1352 e nel 1384 avanzarono fino a Sion per ristabilire il dominio sul seggio episcopale ottenuto nel corso del medesimo secolo. Il fallito tentativo dei conti di Savoia di sottomettere l'intero Vallese portò alla divisione tra il Vallese savoiardo e quello vescovile: con il trattato di pace del 1392, la Morge di Conthey divenne la linea di confine e furono eliminate le rispettive enclavi.

Data la presenza di questi due blocchi di potere, consolidatisi e compenetratisi già nel XII secolo, la nobiltà locale ebbe poche possibilità di creare signorie feudali autonome. A metà del XII secolo vennero costruite numerose fortezze, ma la maggior parte di queste strutture non assunse la funzione di centri signorili, a differenza di quanto avvenne dal XIII secolo con le cittadine fortificate savoiarde di Saillon, Saxon e Conthey o con le sedi amministrative episcopali di Sion, Leuk, Raron e Naters. Le signorie, perlopiù di piccole dimensioni e spesso di origine allodiale, sopravvissero solo se in rapporto di dipendenza feudale con la casa comitale dei Savoia o con il vescovo di Sion o se in possesso di un convento (ad esempio l'abbazia di Saint-Maurice). Nei territori sotto dominio savoiardo, a metà del XIII secolo il conte Pietro II di Savoia sostituì il regime feudale con un sistema amministrativo caratterizzato da funzionari efficienti e castellanie organizzate in maniera rigorosa. All'apice di questa tendenza, alla fine del XIV secolo le castellanie di Monthey e Saint-Maurice nello Chablais vallesano, servite da appannaggio nel XIII secolo, e, più a monte, quelle di Martigny, Entremont, Saxon, Saillon e Conthey rappresentarono la parte maggioritaria del baliaggio dello Chablais, amministrato dal castellano di Chillon.

Il Vallese vescovile mantenne invece una forte impronta feudale, senza strutture territorialmente omogenee e un assetto amministrativo stabile. Il vescovo, principale signore fondiario, si serviva di funzionari: i visdomini esercitavano l'alta e la bassa giustizia, i maiores e i castellani gestivano i beni episcopali con l'ausilio di aiutanti, i ministeriali (métrals). Per tali cariche, il vescovo ricorreva a famiglie nobiliari, in parte immigrate, in primo luogo i conti de Granges e i baroni de la Tour e von Raron, che nell'XI-XIII secolo avevano creato proprie signorie. In qualità di vescovi e signori territoriali, alcuni esponenti di queste famiglie riuscirono a tutelare i loro interessi dinastici in parte fino al tardo Medioevo. Nella seconda metà del XIII secolo la famiglia signorile d'Ornavasso si trasferì in Vallese, seguendo così l'esempio di altri nobili lombardi e piemontesi emigrati a causa della crescente pressione del movimento comunale. I vescovi di Sion reclutarono i loro funzionari da questi casati, mettendo però in pericolo la propria supremazia tramite la concessione in via ereditaria di feudi e cariche. Per cercare di ristabilire il loro predominio sulla nobiltà, rafforzarono i legami con i comuni vallesani in via di affermazione.

Movimento comunale e formazione territoriale nel tardo Medioevo

Formazione e rafforzamento delle decanie

Carta di franchigia di Sembrancher. Pergamena, 20.7.1239 (Archives de l'Etat du Valais, Sion).
Carta di franchigia di Sembrancher. Pergamena, 20.7.1239 (Archives de l'Etat du Valais, Sion). […]

Accanto ai comuni urbani (Saint-Maurice, Martigny, Sion, Sierre, Leuk, Raron, Visp, Naters-Briga) dal XIII secolo in tutta la diocesi sono attestati anche comuni rurali (communitates). La suddivisione del Vallese in piccole unità geografiche favorì la nascita di comunità viciniali e corporative nel quadro della signoria fondiaria. Nella parte savoiarda, le strutture centralistiche e la signoria territoriale arginarono maggiormente il movimento comunale, malgrado l'autonomia amministrativa garantita dalle cosiddette franchigie (ad esempio Sembrancher, 1239). Nelle regioni sotto controllo vescovile, dove nel XII secolo sono attestate singole proprietà allodiali contadine, la scarsa penetrazione signorile favorì invece lo sviluppo di comunità autonome. Le communitates terre Vallesii, menzionate la prima volta nel 1286, alla fine del XIII secolo ebbero un ruolo politico attivo accanto alla nobiltà e al clero. Sorte dalla cittadinanza della città vescovile di Sion e nei centri delle signorie fondiarie e giurisdizionali vescovili, formarono entità politiche sovraregionali che nel XIV secolo si trasformarono nelle decanie (latino decima; desenus); in origine dieci, dal XV secolo si ridussero a sette: Martigny e Ardon-Chamoson (dal 1384 sotto dominio savoiardo), Sion, Sierre, Leuk, Raron e Mörel (dal XV secolo Raron-Mörel), Visp, Naters-Briga ed Ernen-Goms. Queste comunità consolidarono la propria posizione combattendo, perlopiù a fianco del vescovo di Sion, sia all'esterno contro i conti di Savoia, sia all'interno contro nobili rivoltosi (sollevamento guidato da Pierre IV de la Tour, 1294-1299). Singoli vescovi come Philippe de Chambarlhac confermarono le consuetudini dei comuni e concessero nuove franchigie (1338 e 1339 Martigny e Sion, 1338 Leuk), che contemplavano il diritto di assemblea e di emanare propri statuti sotto la direzione di amministratori (sindici) autonomi dai visdomini vescovili. L'emancipazione dei comuni comportò la loro partecipazione al governo all'interno della Dieta.

Sotto Guichard Tavel, vescovo di Sion dal 1342 al 1375, che parteggiando per la Savoia entrò in conflitto con il clero, la nobiltà e le decanie, l'affermazione del regime democratico fondato sulle decanie rallentò. Per ragioni di politica territoriale, Tavel negò al barone Pierre V de la Tour la carica di maior vescovile di Leuk. La faida che ne seguì (1349), che contrappose coalizioni mutevoli, sfociò in una guerra tra il vescovo e le decanie, che nel 1352 portò all'occupazione del Vallese da parte del conte Amedeo VI di Savoia, corso in aiuto del vescovo. Di fronte al dominio straniero imposto dal vescovo e durato fino al 1361, le decanie si divisero: sotto la guida di Leuk, le decanie inferiori (francofone) nel 1354 si appellarono all'immediatezza imperiale e cercarono di ottenere l'intervento di re Carlo IV; quelle superiori (germanofone) optarono invece, all'interno dell'effimero Rektorat Wallis oberhalb Visp capitanato dal Landamano di Uri Johannes von Attinghausen, per un avvicinamento ai Paesi forestali, nell'ambito del patto di Zurigo del 1351 tra Zurigo, Lucerna, Svitto e Untervaldo.

Benché le decanie si fossero riconciliate nella pace territoriale del 1355, solo la pace di Evian del 1361 strappata alla Savoia conferì al movimento democratico il necessario peso politico per riuscire a concludere un'alleanza tra i lantlüte gemeinlich ze Wallis o patriote terre Vallesii e il vescovo, coalizzati in una nuova faida con il barone Antoine de la Tour (1364-1370). Dopo aver ucciso il vescovo Tavel, de la Tour fu cacciato dalla popolazione locale e cedette la castellania di Niedergesteln-Lötschen, occupata dalle decanie superiori, al conte Amedeo VI di Savoia. Quando il conte rivendette la castellania al vescovo Edoardo di Savoia (1375-1386), successore di Tavel, le decanie si opposero. Dopo la cacciata di quest'ultimo esponente di casa Savoia dalla cattedra episcopale e la spedizione punitiva di Amedeo VII di Savoia del 1384, le decanie superiori nel 1388 impedirono con successo la conquista savoiarda dell'alto Vallese. Nell'area di influenza delle decanie, la nobiltà filosavoiarda fu così eliminata.

Politica di alleanze ed espansione

Spedizione dei Bernesi in Vallese durante l'affare di Raron (agosto 1419). Disegno a penna acquerellato nella Berner Chronik di Benedikt Tschachtlan, 1470 (Zentralbibliothek Zürich, Handschriftenabteilung, Ms. A 120, p. 544).
Spedizione dei Bernesi in Vallese durante l'affare di Raron (agosto 1419). Disegno a penna acquerellato nella Berner Chronik di Benedikt Tschachtlan, 1470 (Zentralbibliothek Zürich, Handschriftenabteilung, Ms. A 120, p. 544). […]

La divisione del Vallese nel 1392 determinò il riorientamento della politica estera delle sette decanie verso i cantoni confederati limitrofi. Nel 1403 il vescovo e le decanie conclusero un patto di comborghesia perpetua con Lucerna, Uri e Untervaldo, che favorì le mire espansionistiche confederate verso la Leventina e la val d'Ossola. Al più tardi con il rinnovo del patto nel 1416 e nel 1417, il Vallese fu considerato un Paese alleato della Confederazione. L'alleanza del vescovo Wilhelm II von Raron con Amedeo VIII di Savoia, stipulata nel 1410 a fini dinastici, influì però negativamente sui rapporti con i Confederati. Fu in particolare la concessione della sovranità ereditaria sul Vallese al gran balivo Witschard von Raron da parte di re Sigismondo (1414) a causare la faida tra i von Raron e le decanie, nota come affare di Raron (1415-1420). L'intervento militare di Berna a fianco dei von Raron rischiò di creare una spaccatura tra i cantoni confederati. La pace conclusa nel 1420 a Evian grazie alla mediazione dei Savoia sancì il tracollo del casato nobiliare dei von Raron, uscito sconfitto. Dopo il fallimento dell'espansione confederata verso sud (battaglia di Arbedo), il Vallese stipulò anche con Milano accordi in materia di trasporti e sicurezza (1422 e 1454).

Il patto di amicizia siglato nel 1446 con Berna e la Savoia venne violato con l'affare Asperlin (1460-1482) e diversi incidenti di frontiera, ulteriormente attizzati dall'embargo economico imposto dalla duchessa Iolanda di Savoia nel 1473. L'accordo decadde quando Berna – coinvolta nelle guerre di Borgogna e isolata dalla Lega di Moncalieri (Borgogna, Savoia, Milano) – invase il Paese di Vaud nel 1475 e si alleò con il vescovo e le decanie contro la Savoia. Su sollecitazione bernese, il vescovo Walter Supersaxo nel novembre del 1475 assaltò Conthey e, con l'aiuto di contingenti confederati, sconfisse l'esercito savoiardo nella battaglia di La Planta a Sion. In una rapida spedizione di conquista si impadronì del basso Vallese savoiardo fino a Saint-Maurice (demolizione di 17 fortezze), dichiarandolo territorio soggetto alla fine del 1477. Solo nel 1528 la Savoia riconobbe tale annessione, che Supersaxo aveva legittimato con la leggendaria Carolina, la presunta donazione di Carlomagno al vescovo Teodulo.

Trittico di S. Teodulo, primo vescovo attestato del Vallese, realizzato nel 1596 da Hans Bock il Vecchio. Tempera e olio su legno (Capitolo cattedrale di Sion, MV12982_1) © Musée d’histoire du Valais, Sion; fotografia Jean-Yves Glassey.
Trittico di S. Teodulo, primo vescovo attestato del Vallese, realizzato nel 1596 da Hans Bock il Vecchio. Tempera e olio su legno (Capitolo cattedrale di Sion, MV12982_1) © Musée d’histoire du Valais, Sion; fotografia Jean-Yves Glassey. […]

Il vescovo Jost von Silenen (1482-1496), sostenitore della Francia, rivolse in seguito le sue mire territoriali verso sud. Successivamente al rinnovo dell'alleanza con Lucerna, Uri e Untervaldo, nel 1484 promosse la sua prima spedizione nella val d'Ossola, posta sotto il dominio milanese. La campagna fallì e sfociò, a causa del rifiuto dei Vallesani di abbandonare l'alta val d'Ossola, nel cosiddetto affare del Vallese, in cui i cantoni confederati assunsero il ruolo di mediatori e che si concluse con la seconda spedizione del 1487 e con la sconfitta di von Silenen contro le truppe milanesi a Crevola. Dopo ulteriori scontri nel 1493-1494, il conflitto si risolse con la pace con Milano del 1495, che fissò il confine nei pressi di Gondo, da allora immutato. A causa della sua fallimentare politica espansionistica verso sud, von Silenen venne destituito dal papa nel 1497.

Formazione dello Stato dal XVI secolo fino al 1798

Lo sviluppo della Repubblica delle decanie

In epoca moderna il Vallese costituì un'entità politica autonoma, in cui coesistevano la signoria territoriale del principe vescovo di Sion e le decanie, collettività rafforzatesi politicamente dal tardo Medioevo. Nel conflitto tra il vescovo Matthäus Schiner (1499-1522), che perseguì una politica di alleanze antifrancesi al servizio di Milano, dell'imperatore e del papa, da una parte, e Georg Supersaxo, sostenitore della Francia dall'altra, acuitosi dopo l'insuccesso di Schiner a Marignano (1515), le decanie acquisirono ulteriori competenze politiche. Dopo aver limitato il potere temporale del vescovo tramite la cosiddetta pace territoriale degli abitanti del 1517, la Dieta circoscrisse ulteriormente le sue prerogative politiche, amministrative e giudiziarie ancorando la supremazia delle decanie nel diritto territoriale del 1571. La Riforma accelerò la trasformazione del principato vescovile, diviso sul piano politico e confessionale dopo l'episcopato di Schiner, in una repubblica, poiché difendendo la nuova fede le élite cittadine nel XVI e all'inizio del XVII secolo contestarono anche l'autorità secolare del principe vescovo. Anche i Paesi soggetti e la politica di alleanze diedero ripetutamente adito a conflitti tra il vescovo e le decanie.

Il Conclusum, documento del 15.10.1613 con cui il capitolo cattedrale e il vescovo di Sion rinunciarono alla Carolina, la presunta donazione di Carlomagno che giustificava il potere temporale del vescovo (Archives de l'Etat du Valais, Sion; fotografia Jean-Marc Biner).
Il Conclusum, documento del 15.10.1613 con cui il capitolo cattedrale e il vescovo di Sion rinunciarono alla Carolina, la presunta donazione di Carlomagno che giustificava il potere temporale del vescovo (Archives de l'Etat du Valais, Sion; fotografia Jean-Marc Biner). […]

All'inizio del XVII secolo lo scontro tra il potere vescovile e quello comunale si risolse a favore delle decanie. I cosiddetti patrioti, membri delle più influenti famiglie vallesane, riuscirono a ottenere la rinuncia, dapprima temporanea (1613) e poi definitiva (1634), alla Carolina e quindi alla sovranità territoriale da parte del vescovo e del capitolo di Sion. La limitazione del ruolo politico del principe vescovo a funzioni onorifiche (ad esempio la presidenza della Dieta) e l'esclusione del capitolo cattedrale dalla Dieta segnarono la fine del potere temporale del clero. Anche se il vescovo fino al 1798 mantenne il titolo di principe dell'Impero (comes et praefectus), i comuni e le decanie imposero strutture democratiche. Quali federazioni di comunità indipendenti, le sette decanie di Briga, Goms, Leuk, Raron, Sierre, Sion e Visp formavano la libera Repubblica democratica del Vallese, menzionata la prima volta come tale nel 1619. Nel XVII e XVIII secolo si ebbero tendenze centralizzatrici sul piano politico e atti costituzionali e legislativi per la monopolizzazione degli introiti e delle cariche, che portarono al controllo della vita politica da parte del patriziato. Per questo motivo si verificarono episodici disordini. Nel 1732 ad esempio una Landsgemeinde svoltasi a Visp si oppose invano ai privilegi di Sion e dei patrioti al potere.

La Riforma

Fortemente influenzata dal contesto politico e sostenuta soprattutto dall'élite, dagli anni 1520 la Riforma portò alla nascita di influenti cerchie riformate, senza però arrivare a una rottura con la Chiesa cattolica. Nella seconda metà del XVI secolo, la debolezza dei vescovi in carica, problemi interni alla Chiesa e l'oscillante politica di alleanze delle decanie favorirono la diffusione della Riforma. La Dieta cercò di ostacolare tale evoluzione, ad esempio vietando nel 1591 le pratiche religiose riformate, ma le decanie restarono divise sulla questione confessionale. Mentre soprattutto la decania di Goms (Gomesia catholica), avversa alle tendenze centralizzatrici e strettamente legata alla Svizzera centrale cattolica, e quella di Briga, che rivaleggiava sul piano economico con il basso Vallese, si opposero alla nuova dottrina, entro l'inizio del XVII secolo specialmente a Sion e Leuk influenti famiglie aderirono alla Riforma. Nel 1604 il vescovo, il capitolo cattedrale e le quattro decanie superiori imposero con una risoluzione della Dieta l'interdizione del culto riformato, la minaccia di espulsione per coloro che non si attenevano a tale divieto e l'esclusione dalle cariche pubbliche per i riformati. A seguito di un compromesso (1606) e della ripetuta proroga delle espulsioni fino al 1660, i riformati furono però di fatto tollerati. Sotto l'influsso della Riforma cattolica, il loro numero si ridusse comunque nuovamente.

Il trionfo del cattolicesimo nel XVII secolo è riconducibile soprattutto all'attività missionaria di cappuccini e gesuiti. Mentre i cappuccini dal 1597 si dedicarono alla ricattolicizzazione del Vallese tramite la predicazione e la fondazione di conventi (Saint-Maurice, 1611; Sion, 1631; Briga, 1659), i gesuiti si concentrarono principalmente sulla creazione di scuole cattoliche. Prima della loro cacciata gestivano scuole a Ernen (1607-1615), Sierre (1608-1609), Venthône (1609-1627), Sion (1625-1627) e Briga (1625-1627) e, dopo il loro richiamo, a Sierre (1651-1660), Leuk (1660-1662), Briga (1662-1774) e Sion (1734-1774). La Controriforma e la Riforma cattolica nella seconda metà del XVII e nel XVIII secolo culminarono in un fulgido rinnovamento della vita religiosa cattolica, nell'istituzione di nuove parrocchie e nella fioritura dell'architettura sacra.

Politica delle alleanze

La politica di alleanze espansionista del vescovo Schiner, rivolta contro la Francia e la Savoia, creò stretti legami con la Confederazione, in particolare con Berna (alleanza del 1500), Uri, Svitto e Untervaldo. In seguito all'adesione delle decanie alla Pace perpetua conclusa dalla Confederazione con la Francia nel 1516, sotto Georg Supersaxo venne stipulata un'alleanza con i cantoni confederati (senza Zurigo), che favorì il reclutamento di mercenari a favore della Francia. Il patto di comborghesia con i cantoni cattolici del 1416, esteso nel 1529, fino al 1780 fu regolarmente rinnovato e comportava vincoli anche in materia confessionale; contemporaneamente la politica di conquista rivolta contro la Savoia creò legami pure con la Berna riformata. Incuranti dell'accordo con la Savoia del 1528, in seguito all'invasione bernese del Paese di Vaud e dello Chablais le decanie nel 1536 occuparono Monthey ed Evian. Nel 1589 il Vallese concluse nuovamente un'alleanza con Berna, rinnovata nel 1602, 1618 e 1643. Dopo il peggioramento dei rapporti con Berna a causa di conflitti giurisdizionali e sui confini, in particoalre lungo i passi della Gemmi e del Sanetsch e presso il ponte di Saint-Maurice, dal 1689 il Vallese partecipò talvolta alle riunioni della Lega d'Oro e, dal 1697, agli incontri segreti delle tre città cattoliche di Friburgo, Lucerna e Soletta in funzione antibernese.

Codice segreto del 1708 della Repubblica delle sette decanie e dei tre cantoni cattolici Lucerna, Friburgo e Soletta (Archives de l'Etat du Valais, Sion, AV 54/7).
Codice segreto del 1708 della Repubblica delle sette decanie e dei tre cantoni cattolici Lucerna, Friburgo e Soletta (Archives de l'Etat du Valais, Sion, AV 54/7). […]

I rapporti con le potenze europee furono influenzati dal servizio mercenario, economicamente rilevante, prestato soprattutto in favore della Francia. Dopo l'adesione alla Pace perpetua del 1516, le decanie si unirono alle alleanze dei 13 cantoni confederati con la Francia (1521, 1549, 1564, 1582, 1602, 1663 e 1777) che fruttavano pensioni annuali e forniture di sale, e all'alleanza separata dei cantoni cattolici con la Francia (Trücklibund, 1715). Alla fine del XVI e nel XVII secolo il Vallese divenne teatro della rivalità tra la Francia e la Milano spagnola. I tentativi del re spagnolo di concludere un accordo, promossi dalla seconda metà del XVI secolo, furono dapprima contrastati soprattutto dalle decanie inferiori e dalla Francia. Dopo la conquista della Franca Contea da parte di Luigi XIV (1674), il Vallese perse di colpo la sua importanza strategica, e l'interesse spagnolo per un'intesa svanì. In seguito si intensificarono le relazioni diplomatiche con la Francia, che dispose di agenti e, dal 1744, di residenti stabili in Vallese.

Il periodo prerivoluzionario

Nel XVIII secolo, nei baliaggi del basso Vallese di Monthey e Saint-Maurice, amministrati dalle sette decanie come territori soggetti, si moltiplicarono le lamentele sui tributi arbitrari e i dazi. Nel 1790 l'insofferenza per il governo dispotico di Hildebrand Schiner, balivo (gouverneur) di Monthey, culminò in un'insurrezione, rapidamente sedata in seguito alla mobilitazione di truppe da parte della Dieta. Nel 1791 le decanie repressero la congiura dei Crochets, giustiziarono i capi a Sion e occuparono il territorio tra Martigny e Le Bouveret. Successivamente al riconoscimento della Repubblica francese da parte del Vallese (1796), Michel-Ange-Bernard de Mangourit, residente francese a Saint-Maurice, dal 1797 promosse la rivoluzione nel basso Vallese Quando il Vaud proclamò la sua indipendenza il 24.1.1798, a Saint-Maurice il 28 gennaio fu eretto il primo albero della libertà. Dopo l'adesione di Monthey e di altri comuni al movimento, il 22 febbraio la Dieta concesse al basso Vallese la libertà e l'indipendenza. Una nuova Costituzione diede vita all'effimera Repubblica delle dieci decanie (in cui erano state inglobate anche le decanie di Entremont, Monthey e Saint-Maurice), che nell'aprile del 1798 su pressione francese venne integrata nella Repubblica elvetica.

Governo e amministrazione dal 1613 fino alla fine dell'ancien régime

Struttura e organizzazione statale

Organizzazione politica della Repubblica delle sette decanie vallesane nel XVII e XVIII secolo
Organizzazione politica della Repubblica delle sette decanie vallesane nel XVII e XVIII secolo […]

Con la fine della società per ceti nel 1613 si sviluppò la libera Repubblica delle sette decanie, unione tra federazioni comunali. Nelle singole decanie la sovranità spettava ai comuni, anche se i Consigli decaniali ne erosero vieppiù i diritti. La struttura e l'amministrazione dei comuni si basavano sul diritto consuetudinario e sugli statuti comunali. Alla testa di ogni comune vi era un castellano, eletto il giorno di S. Martino, dotato di competenze giudiziarie e amministrative. Questioni particolari erano in linea di principio affidate a procuratori nominati ad hoc. Ogni comune era rappresentato nel Consiglio decaniale da uno a tre inviati, che dovevano attenersi alle istruzioni ricevute. I comuni che volevano sostenere posizioni difformi da quelle della decania di appartenenza anche all'interno della Dieta vallesana, potevano farlo servendosi di procuratori, il cui mandato era limitato all'incarico specifico.

Landamani vallesani 1613-1798
Landamani vallesani 1613-1798 […]

Tutte le decanie erano organizzate in maniera analoga. Erano suddivise in unità amministrative più piccole – terzieri, quartieri, o, a Briga, circoscrizioni (Gumper) –, che a turno ricoprivano le cariche decaniali. Il loro più alto magistrato era il gran castellano, talvolta denominato anche maior, che convocava e presiedeva il Consiglio e l'assemblea decaniali. Egli era responsabile dell'attuazione delle decisioni del Consiglio decaniale, amministrava la corrispondenza ufficiale, suggellava accordi, distribuiva le pensioni e agiva da giudice della decania. Eletto per uno o due anni, poteva essere designato nuovamente dopo un periodo di pausa ed era coadiuvato da un vice gran castellano (spesso suo predecessore o successore), un cancelliere (curiale) e un usciere. Per preparare il Consiglio decaniale, il gran castellano poteva convocare il Piccolo Consiglio (denominato anche Consiglio segreto), composto da esponenti di un terziere o di un quartiere. L'ambito militare spettava all'alfiere, responsabile dei vessilli e dei registri degli arruolati, e al capitano della decania, comandante del contingente. Queste due ambite cariche onorifiche erano conferite a vita; il gran castellano, l'alfiere e il capitano della decania erano indennizzati con i proventi delle pensioni.

Il Vallese comprendeva le sette decanie e i loro territori soggetti comuni, il più antico dei quali, acquisito dalle cinque decanie superiori dopo la cacciata dei baroni de la Tour, era la castellania di Niedergesteln-Lötschen (1376-1790). Nel 1475 si aggiunse il baliaggio (gouvernement) di Saint-Maurice (detto fino al 1536 baliaggio nid der Mors), e nel 1536, con la conquista dello Chablais, i baliaggi (gouvernements) di Monthey ed Evian. Da quest'ultimo nel 1538 venne separato il territorio dell'abbazia di Nostra Signora d'Aulps a Saint-Jean d'Aulps, elevato a baliaggio (gouvernement) autonomo. I baliaggi (gouvernements) erano retti da balivi, eletti per un mandato di due anni a turno dalle sette decanie, che ogni anno dovevano rendere conto del loro operato davanti alla Dieta. Con il trattato di Thonon (1569) tra la Savoia e il Vallese, Evian e la valle di Aulps tornarono alla Savoia; la Morge di Saint-Gingolph divenne la frontiera occidentale. Monthey e Saint-Maurice rimasero baliaggi (gouvernements) vallesani fino al 1798.

La Dieta vallesana e il gran balivo

Il ruolo della Dieta (in latino consilium generale) nell'amministrazione del territorio è attestato dal XIV secolo. Presieduta dal vescovo, signore del Vallese, o, più raramente, dal suo luogotenente, in origine riuniva rappresentanti dei diversi ceti; verso la fine del XIV secolo questi ultimi furono sostituiti da esponenti delle decanie, i cosiddetti inviati. Al luogotenente vescovile subentrò il gran balivo (menzionato la prima volta nel 1275) che dal 1420 venne eletto annualmente dalla Dieta, con la partecipazione del principe vescovo e del capitolo cattedrale. Di regola veniva confermato per un ulteriore anno; dall'inizio del XVIII secolo fu rieleggibile un numero illimitato di volte. Con la rinuncia forzata del vescovo al potere temporale, crebbe l'importanza del gran balivo, che assurse a massima autorità secolare della Repubblica. A differenza di altre cariche (come il balivo), quella di gran balivo non era attribuita a rotazione tra le decanie: tra il 1420 e il 1798, Briga contò 19 gran balivi, il Goms 17, Sion e Visp entrambe 14, Leuk e Raron entrambe nove, Sierre cinque. Se il gran balivo proveniva da Sion o Sierre, le decanie superiori nominavano il vicebalivo e viceversa. Assistito da alcuni famigli, il suo collaboratore più stretto era il segretario della Dieta, nel XVII-XVIII secolo spesso eletto come suo successore.

Dal 1613 la Dieta assunse un peso sempre maggiore. Il vescovo mantenne la presidenza, ma questo ruolo onorifico era privo di poteri reali. Oltre al gran balivo, da allora vero e proprio capo di Stato, la Dieta comprendeva 30-34 inviati delle decanie. Ogni anno si tenevano due sedute ordinarie (maggio o giugno e dicembre), che duravano più giorni, e, in caso di necessità, anche sedute straordinarie. Dal 1613 l'assemblea non fu più convocata dal vescovo ma dal gran balivo, che ne dirigeva anche i lavori. Le sessioni si svolgevano perlopiù nel castello vescovile della Majorie a Sion. Alle sedute ordinarie partecipavano normalmente quattro inviati di ogni decania: il gran castellano, l'alfiere, il capitano della decania e il rappresentante di una giurisdizione indipendente (Freigericht) o un ex magistrato. Raron e Mörel, le due parti geograficamente distinte della decania di Raron, delegavano ognuna il proprio maior ed ex maior. Sion era l'unica decania a designare sei o più inviati. Alle sedute straordinarie presenziavano da uno a tre inviati per decania. Questi ultimi deliberavano in base alle istruzioni dei loro comuni rispettivamente delle loro decanie. Se la Dieta non riusciva ad accordarsi, gli inviati sottoponevano nuovamente le questioni controverse alle loro decanie (ad referendum) e ricevevano nuove istruzioni per la seduta successiva. La convocazione per le sessioni includeva un elenco sommario delle trattande, in modo da permettere alle decanie di fornire direttive ai loro inviati. Quando veniva affrontato un punto non previsto all'ordine del giorno, gli inviati prendevano una decisione provvisoria, che era poi sottoposta alla ratifica dalle rispettive decanie. Nel XVIII secolo si affermò il principio di maggioranza. Al termine delle sedute, il segretario della Dieta redigeva un recesso, consegnato a tutte le delegazioni in partenza (da cui il termine tedesco Landratsabschied; Abschied significa commiato). Si trattava di una sintesi dei dibattiti e delle delibere, che gli inviati dovevano sottoporre per approvazione ai loro comuni. Le questioni non controverse e le decisioni prese all'unanimità spesso non vi figuravano più.

La Dieta prendeva le decisioni politiche in tutti gli ambiti riguardanti la Repubblica delle sette decanie, la sua organizzazione interna e le relazioni con l'estero. Eleggeva il vescovo, il gran balivo e i balivi, nominava ufficiali e comandanti delle truppe nonché i propri delegati, rinnovava le alleanze con i sette cantoni cattolici e Berna, concludeva accordi con la Francia (sale, soldo), la Savoia (soldo) e Milano (commercio), emanava decreti, acquistava armamenti e nominava commissari, addetti tra l'altro alla costruzione stradale e al settore minerario. Inoltre avallava il pagamento dei debiti e la ripartizione degli introiti derivanti dai Paesi soggetti e dalle pensioni pubbliche.

Cancelleria e notariato

La cancelleria e il notariato facevano parte dei diritti di sovranità (regalie) detenute dal 999 dall'autorità signorile. Il vescovo concesse la cancelleria in feudo al cancelliere e successivamente al capitolo cattedrale. Il più antico documento della cancelleria di Sion risale al 1005. I documenti stilati dai giurati della cancelleria erano catalogati in registri in pergamena e più tardi in carta. Già a metà del XIII secolo la cancelleria subì la concorrenza dei notai pubblici, nominati dall'imperatore, dal papa o dall'autorità signorile. Essi scalzarono gli scrivani del capitolo cattedrale, che comunque fino alla fine del XVII secolo archiviò le minute dei notai deceduti, provenienti soprattutto da Sion e dintorni. Fino alla fine dell'ancien régime, gli atti notarili erano in latino. La maggior parte dei notai disponeva di una buona formazione, e spesso tale attività costituiva un trampolino di lancio per l'ascesa politica e l'accesso alle cariche pubbliche a livello decaniale e vallesano.

Nell'archivio del capitolo cattedrale di Sion si trovano 84 registri di cancelleria tra i più antichi della Svizzera, risalenti agli anni tra il 1255 e il 1379, e le minute di 226 notai. Fondi di minute posteriori sono conservati negli archivi delle decanie e delle parrocchie più grandi.

Popolazione, economia e società fino al 1798

Popolazione e insediamento

Non esistono dati sulla popolazione del Vallese prima del censimento della Repubblica elvetica. Conformemente alla tendenza in atto a livello europeo, per il periodo dall'XI al XIII secolo si suppone una lenta ma costante crescita demografica. Indizi in tal senso sono l'ampliamento della città di Sion e, tra il 950 e il 1200, la forte espansione della rete di parrocchie anche nelle valli laterali e nelle aree montane con la conseguente costruzione e ristrutturazione di numerose chiese. L'abbandono di villaggi attorno al 1300 (Giätrich nel Lötschental) e le contemporanee migrazioni suggeriscono la saturazione demografica di un territorio dal XII secolo interessato in misura diversa dai dissodamenti. Fonti amministrative savoiarde consentono stime abbastanza precise sull'evoluzione demografica e attestano un'ultima fase di crescita tra il 1270 e il 1330. Attorno al 1313, il numero di fuochi tra il lago di Ginevra e Martigny (compreso l'Entremont) fu più o meno pari a quello del censimento del 1802-1803; nel 1323 la città di Sion contava 480 fuochi (ca. 2400 abitanti), nel 1802 2247 abitanti.

Cassapanca in legno di cembro proveniente dalla valle di Hérens, datata 1449 (Museo nazionale svizzero, Zurigo).
Cassapanca in legno di cembro proveniente dalla valle di Hérens, datata 1449 (Museo nazionale svizzero, Zurigo). […]

Nel Vallese come in tutta Europa, dal 1330 fino alla metà del XV secolo si registrò un calo demografico, soprattutto a causa dell'epidemia di peste del 1349, che colpì maggiormente il fondovalle rispetto alle aree montane. Il morbo ridusse la popolazione di Saint-Maurice e Sion del 40%, quella della castellania di Entremont del 33% e giunse fino nel Goms. Ulteriori ondate influenzarono l'evoluzione demografica nel XIV secolo (12 annate di peste dopo il 1349). Nelle 22 annate di peste del XV secolo e nelle 44 del XVI secolo, il flagello fu più localmente circoscritto e fece meno vittime. Non è accertato se la volontà di colmare le perdite dovute alla peste, accanto alla situazione climatica favorevole (arretramento dei ghiacciai) e a motivazioni economiche, abbia favorito le migrazioni interne da Zermatt verso il Vallese centrale e Sion attraverso il Col d'Hérens. Immigrati da altre regioni dell'alto Vallese rafforzarono la presenza germanofona nel basso Vallese già molto prima della sua conquista da parte delle sette decanie nel 1475. La frontiera linguistica si spostò verso ovest e si stabilizzò sopra di Sierre nel XVI secolo. Ciò pose fine alla germanizzazione progressiva della popolazione romanza avviata con la penetrazione alemanna nel IX secolo.

A un periodo di ripresa demografica (1450-1550) seguirono le epidemie di peste del 1565-1566 nel Goms, del 1582-1584 a Sion, Sierre, Briga, Naters e Visp e quelle del 1628-1629 e 1638-1639 nelle decanie di Briga e Goms, che falcidiarono intere località. In seguito si registrò una debole crescita. Per il 1650-1850, i registri di 23 parrocchie dell'alto Vallese indicano un saldo positivo della popolazione. Nella città di Sion, il numero di abitanti nel 1670 e 1798 fu pressoché identico; nella decania di Leuk rimase costante durante il XVIII secolo. Nemmeno le crisi di mortalità non limitate a singole parrocchie, verificatesi nel 1693, 1718, 1730, 1742, 1749 e 1768 a causa di epidemie, crisi di sussistenza o "crisi larvate" (tassi di nuzialità e natalità calanti), e i morti di guerra del 1798 interruppero l'evoluzione demografica positiva.

L'economia dal Medioevo al XVIII secolo

Come durante l'antichità, la popolazione vallesana viveva essenzialmente di agricoltura e allevamento, del trasporto di merci attraverso i passi alpini e di una modesta attività artigianale. Non vi furono "rivoluzioni agricole" né durante il Medioevo (l'aratro semplice rimase in uso fino al XIX secolo, la rotazione triennale fu introdotta tardivamente), né nel XVIII secolo (la patata era ancora poco diffusa). Le parcelle erano piccole e non accorpate, verosimilmente per tenere conto dei diversi microclimi.

Risorse

Oltre al sostentamento della popolazione locale, la produzione agricola garantiva anche delle eccedenze. La cerealicoltura veniva praticata ai margini del fondovalle tra Martigny e Leuk. La segale assumeva un ruolo predominante in tutto il Vallese, specialmente nell'Entremont e nell'alto Vallese; l'orzo veniva coltivato a valle di Saint-Maurice, soprattutto a Monthey. I principali mercati cerealicoli del Vallese si tenevano a Sion, Martigny e Sierre. I vigneti, la cui produzione era esclusivamente destinata al consumo locale, occupavano i pendii della riva destra del Rodano, da Saint-Maurice a Leuk, o addirittura fino a Mörel; i vitigni bianchi erano più diffusi di quelli rossi. Nel XVI secolo le descrizioni del Vallese sottolineavano la presenza, in particolare nel basso Vallese, di un gran numero di alberi da frutta, mandorli e fichi compresi.

Veduta panoramica di Leukerbad. Acquerello realizzato da Abraham Samuel Fischer, 1786 ca. (Musée d'histoire du Valais, Sion, MV11140_1) © Musée d'histoire du Valais, Sion; fotografia Jean-Yves Glassey.
Veduta panoramica di Leukerbad. Acquerello realizzato da Abraham Samuel Fischer, 1786 ca. (Musée d'histoire du Valais, Sion, MV11140_1) © Musée d'histoire du Valais, Sion; fotografia Jean-Yves Glassey. […]

Dalla fine del XIV secolo il paesaggio agrario mutò. La successione di epidemie di peste e il conseguente calo demografico favorirono lo sviluppo dell'allevamento. Terre fino ad allora riservate alla cerealicoltura furono trasformate in prati da sfalcio. La rete di canali di irrigazione (bisses) si sviluppò massicciamente nella prima metà del XV secolo, favorendo così la crescita quantitativa e qualitativa dei pascoli destinati allo svernamento delle mandrie di bovini, divenute più numerose. Le decanie di Briga e Goms e il terziere di Mörel praticavano l'allevamento di bestiame grosso, le valli di Entremont, di Bagnes e di Saas, il Mattertal e i due terzieri occidentali della decania di Raron quello di ovini. Grazie all'abbondanza di greggi, il Vallese fu un importante produttore di latticini (principalmente burro e formaggio).

Dal Medioevo diverse miniere vennero sfruttate a Mörel, nel Lötschental, a Ganter e Binn, ma solo quelle di oro a Gondo e di piombo argentifero a Bruson (valle di Bagnes) si rivelarono temporaneamente redditizie. Visti gli ingenti investimenti necessari, i promotori furono Vallesani influenti e facoltosi come Matthäus Schiner e Kaspar Stockalper vom Thurm oppure Confederati, Tedeschi e Italiani.

In ogni villaggio vi erano artigiani che soddisfacevano i bisogni della comunità. Nelle città e nei borghi, la manodopera qualificata era generalmente costituita da forestieri. A Sion, la lavorazione del legno e del cuoio (concerie) rappresentavano i settori principali dopo quello alimentare.

Commercio

Tra il XII e il XIV secolo, i conti di Savoia e i vescovi di Sion, considerati gli intensi traffici sui passi alpini (in particolare il Gran San Bernardo e il Sempione) da cui traevano profitto, sistemarono la strada della valle del Rodano per facilitare la circolazione delle merci. Prodotti di lusso quali armi, stoffe e spezie transitavano dal Vallese in più tappe. Gli itinerari erano intervallati dalle cosiddette soste, dotate di un magazzino e di strutture d'alloggio, dove venivano riscossi i pedaggi. I trasporti erano effettuati da corporazioni locali, che reclutavano somieri e carrettieri tra la popolazione rurale. Nel XVII secolo ricchi imprenditori acquisirono il monopolio su questo traffico di transito e Stockalper riuscì a sviluppare notevolmente i flussi di merci attraverso il Sempione.

Il Vallese esportava di norma le sue eccedenze cerealicole verso l'Oberland bernese, Uri e la valle d'Aosta. In seguito si aggiunse la vendita di bestiame e prodotti lattieri in Lombardia (dalla fine del XIV secolo) e di legname per le costruzioni navali francesi (dal XVII secolo). Altre merci avevano un'importanza minore (castagne, lumache, esche per l'accensione di fuochi, trementina e cristalli di rocca).

Ritratto del conte Maurice de Courten in uniforme da ufficiale. Olio su tela di autore sconosciuto, 1750 ca. (Musée d'histoire du Valais, Sion, MV3283_3) © Musée d'histoire du Valais, Sion; fotografia Jean-Yves Glassey.
Ritratto del conte Maurice de Courten in uniforme da ufficiale. Olio su tela di autore sconosciuto, 1750 ca. (Musée d'histoire du Valais, Sion, MV3283_3) © Musée d'histoire du Valais, Sion; fotografia Jean-Yves Glassey. […]
Ritratto del granatiere Pierre-Maurice Besse, originario della valle di Bagnes, con l'uniforme del reggimento de Courten. Olio su tela realizzato da Félix Cortey, 1790 (Musée d'histoire du Valais, Sion, MV2438_3) © Musée d'histoire du Valais, Sion; fotografia Jean-Yves Glassey.
Ritratto del granatiere Pierre-Maurice Besse, originario della valle di Bagnes, con l'uniforme del reggimento de Courten. Olio su tela realizzato da Félix Cortey, 1790 (Musée d'histoire du Valais, Sion, MV2438_3) © Musée d'histoire du Valais, Sion; fotografia Jean-Yves Glassey. […]

Poiché la produzione locale era insufficiente, il Vallese acquistava ferro dalla Franca Contea e dalla Carinzia. Il principale bene importato era però il sale (500-700 tonnellate all'anno), indispensabile per la popolazione, per il bestiame, per la conservazione della carne e per la produzione di formaggio. L'alto Vallese si riforniva di salgemma di Hall (Tirolo). Nelle altre decanie prevaleva il sale marino proveniente dalla costa mediterranea francese (Peccais), acquistato in grande quantità e a prezzi molto vantaggiosi grazie ai privilegi economici accordati dai re di Francia. A causa del suo rincaro, alla fine del XVI secolo il Vallese si approvvigionò in Italia (saline di Barletta in Puglia e di Trapani in Sicilia), ciò che provocò forti tensioni politiche. Per favorire l'acquisto di sale italiano, le decanie dell'alto Vallese (Briga, Goms, terziere di Mörel) nel 1615 conclusero un'alleanza separata con il ducato di Milano sotto dominio spagnolo, poi revocata nel 1616 su pressione delle decanie di Sion, Sierre, Leuk e della Francia. Il commercio di sale fu inizialmente libero; lo Stato si limitava a stabilire il prezzo di vendita al consumatore. Verso il 1560, la Dieta vallesana affidò l'approvvigionamento di sale a mercanti ginevrini, confederati e italiani. Fu solo nel XVII secolo che uomini d'affari vallesani si unirono in un consorzio e ottennero il monopolio di questo commercio; Michel Mageran e poi Stockalper costruirono così la loro ricchezza. Nel XVIII secolo l'approvvigionamento di sale fu nuovamente affidato a stranieri; la Dieta si limitò a designare dei commissari del sale, incaricati di gestirne la distribuzione nelle decanie.

Tragitti compiuti da mercenari vallesani nel XVI-XVII e XIX secolo
Tragitti compiuti da mercenari vallesani nel XVI-XVII e XIX secolo […]

Dal XVI secolo in Vallese era diffuso il servizio mercenario, soprattutto a favore della Francia e della Savoia. In cambio il Vallese riceveva sale e pensioni. Le pensioni francesi comprendevano una pensione di Stato dell'ammontare di 3000 franchi e donazioni private destinate ai patrioti. Le somme vennero versate più o meno regolarmente durante tutto l'ancien régime. Le pensioni savoiarde, di un terzo inferiori a quelle francesi, permisero di riscattare i tributi feudali che gravavano sui territori del basso Vallese; la loro erogazione cessò a metà del XVII secolo. In un'area in cui circolava poco denaro, le pensioni costituivano un apporto significativo. Tuttavia, al contrario del sale, il Vallese non ne dipendeva. Gli interessi economici non bastano quindi da soli a giustificare la partecipazione al servizio mercenario.

A causa della mancanza di metallo, il Vallese conobbe una carenza quasi cronica di monete. Dal XV secolo i vescovi coniarono pezzi destinati alle transazioni correnti (biglioni, Kreuzer, talleri, testoni). Le monete d'oro e d'argento straniere (corone, fiorini renani), provenienti dal commercio e dal mercenariato, erano utilizzate per i pagamenti più importanti. Nel 1627 la Dieta si arrogò la facoltà di battere moneta a nome della Repubblica, riservando al vescovo un diritto onorifico in quest'ambito.

Benché autosufficiente sul piano alimentare, il Vallese non visse in una situazione di totale autarchia. Il fabbisogno, in particolare, di sale e metalli e il commercio (esportazioni e transito) favorirono il coinvolgimento della regione nell'economia di mercato.

Società

Nei secoli centrali del Medioevo, la debole penetrazione signorile e i cambiamenti economici e demografici portarono alla fondazione di comunità rurali e urbane viciniali e corporative, che da un lato comprendevano soprattutto nobili e cittadini, e dall'altro contadini. Nel contesto di questa evoluzione e con l'aumento del traffico di transito dal XII secolo, nelle città si affermarono categorie professionali attive nei settori dell'artigianato, del commercio e dei trasporti. Contemporaneamente la dissoluzione delle strutture feudali portò alla costituzione di una nobiltà dotata di feudi ereditari. Nei conflitti con le dinastie nobiliari locali e allogene, dal XIII secolo i principi vescovi cercarono l'appoggio dei comuni, che in seguito si riscattarono dai diritti signorili, acquisirono libertà politiche e dal 1339 furono rappresentati nella Dieta. Dal XIV secolo il calo demografico ridusse gli introiti signorili e favorì, sul piano costituzionale e politico, l'ulteriore ascesa delle comunità locali, che scalzarono il principe vescovo entro il XVII secolo. Ciononostante, in numerose località i tributi e le corvée di origine feudale sussistettero fino al periodo rivoluzionario attorno al 1800, come ad esempio nella valle d'Anniviers dove furono riscattati tra il 1792 e il 1804.

Dopo l'uscita dai giochi delle grandi famiglie nobiliari (de la Tour nel 1375, von Raron nel 1420), ai vertici dei comuni si affermò un nuova élite, quella dei cosiddetti patrioti, che gradualmente fece valere il suo peso economico e politico anche a livello delle decanie e dell'intero Vallese. L'assorbimento della nobiltà attraverso alleanze matrimoniali, l'esercizio del notariato e l'acquisizione di beni fondiari rappresentarono importanti tappe nell'ascesa dei patrioti. Monopolizzando gli introiti e le cariche pubbliche, soprattutto nel XVII e XVIII secolo, si assicurarono il controllo sulla vita politica. Le conseguenti tendenze centralistiche e oligarchiche provocarono ripetuti disordini. Si formò ad esempio un'opposizione contro le pensioni segrete (Trinkelstierkrieg, 1550), contro la Riforma e i privilegi politici dei patrioti e della città di Sion (disordini del 1702, che sfociarono nella "seduta straordinaria dei cavalli" o Rossratstag, e del 1732). I territori amministrati come Paesi soggetti dalle decanie erano privi di diritti politici ed esclusi dalle più alte cariche e dai processi decisionali.

Fino alla fine dell'ancien régime, in Vallese i comuni patriziali costituirono il fondamento dell'ordinamento sociale e politico. Lo status di cittadino, trasmesso per via ereditaria, era il presupposto per la partecipazione attiva e passiva alla politica a livello comunale, decaniale e del Paese. Non da ultimo a causa della posizione restrittiva delle comunità verso l'ammissione di nuovi membri, accanto ai cittadini dotati di pieni diritti, si distinguevano gli abitanti menzionati nel XV secolo come habitans, commorans, habitator o incola, in larga misura esclusi dai diritti politici e di sfruttamento. A Sion dal primo quarto del XVI secolo è attestata la categoria degli "abitanti perpetui", che dopo il pagamento di una somma per il diritto di domicilio e a certe condizioni ottenevano alcuni diritti d'uso sui beni comuni. Si trattava soprattutto di manodopera forestiera, artigiani e commercianti. Nel XVIII secolo venne inoltre introdotta la categoria dei cosiddetti tollerati, dotati di minori diritti, che per l'autorizzazione di dimora dovevano pagare un tributo annuo.

Vita ecclesiastica e religiosa

Le parrocchie e la loro organizzazione

La rete delle parrocchie conobbe il suo maggiore ampliamento tra il X e il XII secolo; attorno al 1200 si era praticamente consolidata con 56 chiese. I confini delle comunità di villaggio perlopiù non coincidevano con quelli delle parrocchie, che comprendevano diversi villaggi e spesso intere comunità di valle. Sul territorio di una parrocchia solo il sacerdote poteva occuparsi della cura delle anime e somministrare i sacramenti (eucaristia, battesimo, matrimonio, estrema unzione); per riceverli i fedeli dovevano rivolgersi a lui. Dovevano frequentare le messe domenicali e dei giorni festivi e versare offerte, decime e censi alla chiesa matrice o a quella parrocchiale per garantire un sostentamento economico al parroco. Attraverso i diritti di patronato e di collazione, oltre al vescovo e al capitolo cattedrale di Sion erano coinvolti nella cura delle anime anche i canonici regolari di Saint-Maurice, del Gran San Bernardo e di Abondance, le abbazie benedettine di S. Michele della Chiusa, Savigny-en-Lyonnais e Saint-Martin d'Ainay nonché i certosini (più tardi carmelitani).

Il carro dell'ortodossia cattolica travolge i miscredenti e gli eretici. Dipinto allegorico di autore sconosciuto risalente alla prima metà del XVII secolo (Casa parrocchiale di Sembrancher; fotografia Jean-Marc Biner).
Il carro dell'ortodossia cattolica travolge i miscredenti e gli eretici. Dipinto allegorico di autore sconosciuto risalente alla prima metà del XVII secolo (Casa parrocchiale di Sembrancher; fotografia Jean-Marc Biner). […]

Quale ordinarius loci, il vescovo di Sion controllava e dirigeva l'assistenza spirituale nelle parrocchie tramite i tribunali sinodali presieduti dai decani, le visite pastorali periodiche, gli statuti sinodali e, in un secondo momento, anche le lettere pastorali. Nei villaggi privi di chiesa parrocchiale, le parrocchie spesso furono istituite solo nel tardo Medioevo e in epoca moderna, dopo una fase preliminare (creazione di filiali e rettorati). I lunghi processi di separazione comportarono sovente forti resistenze da parte delle parrocchie matrici e grossi sacrifici (ad esempio Unterbäch-Bürchen, fondata come filiale di Raron dal papa nel 1554, divenne parrocchiale solo nel 1859). Oltre alla volontà di autonomia dei comuni, ebbe un importante ruolo l'aspirazione a una cura delle anime regolamentata e controllata, come attestano i capitolati d'oneri degli ecclesiastici. La Riforma, che in Vallese non rappresentò un movimento vero e proprio, stimolò sicuramente l'istruzione religiosa, ma fu soprattutto la Riforma cattolica, promossa dalla diocesi, dall'abbazia di Saint-Maurice e dalle missioni dei cappuccini (1645, 1649-1651) e dei gesuiti (1607-1627, 1651-1662), che entro il 1798 fece aumentare il numero delle parrocchie a 97. Il fervore architettonico barocco che ne scaturì mutò il paesaggio sacro e fu finalizzato sia all'edificazione religiosa sia all'autorappresentazione delle autorità e delle élite nei villaggi, ciò che il vescovo e la Dieta cercarono di combattere a più riprese dal 1695 (divieto di pie fondazioni a causa del pericolo di impoverimento dei comuni).

Devozione popolare e pellegrinaggi

Il calendario liturgico ritmava la vita delle parrocchie dei comuni. Accanto alle domeniche si contavano ca. 50 giorni festivi, ridotti a 20 nel 1798. Le pratiche sacramentali individuali spesso però si limitavano alla confessione e alla comunione pasquale. Anche le singole giornate erano cadenzate dalla liturgia, scandita dal suono delle campane (ore canoniche, angelus). Grazie alla presenza del capitolo cattedrale, soprattutto la città diocesana di Sion si caratterizzò per una intensa vita religiosa. Nel XIV secolo ca. 50 preti traevano il loro sostentamento da prebende d'altare, cappellaniche e clericali e officiavano le funzioni religiose nella cattedrale e numerose messe private (forma di devozione individuale favorita dalla possibilità di far celebrare una messa con un'intenzione particolare, per persone viventi o defunte). Funerali e anniversari di morte erano l'occasione per l'istituzione di pie fondazioni, registrate dal XII secolo nei necrologi (cattedrale di Sion, chiesa di Granges). Se la salvezza dell'anima tramite donazioni e testamenti inizialmente fu riservata ai ricchi, l'obituario della parrocchia di Ernen attesta una popolarizzazione di queste pratiche dal tardo Medioevo. Nelle chiese matrici e filiali rurali, nel XV secolo le fondazioni vissero un periodo di fioritura, ciò che dimostra come il fervore religioso nella campagne non fosse inferiore a quello in città. Spesso simili opere furono favorite in maniera mirata tramite indulgenze, anche collettive (ad esempio per la cappella di S. Nicolao a Ulrichen nel 1334 e per le chiese di Naters e Glis nel 1338).

Una sessantina di confraternite, strettamente legate alle pratiche funerarie, sono attestate nel XIV secolo nella diocesi di Sion. Sotto l'invocazione di un santo, di un simbolo (sacramento dell'altare, Rosario) e specialmente del S. Spirito, erano dedite a opere di pietà e di carità (assistenza ai poveri e ai malati). Partecipavano direttamente o indirettamente alla distribuzione delle offerte private o pubbliche ai bisognosi, elargite sotto forma di beni in natura, cibo e vestiario in determinati periodi o festività dell'anno liturgico (Pasqua, Pentecoste, commemorazione dei defunti) al di fuori della sepoltura e delle funzioni celebrate durante l'anniversario di morte. La dottrina del purgatorio e la virtù attribuita alla povertà (pauper Christi) erano alla base di queste offerte. Erano inoltre molto diffuse offerte ed elemosine in onore di S. Teodulo, patrono del Vallese, e di altri santi. Sono attestate inoltre offerte di prodotti alpestri (Alpspenden), come la distribuzione pasquale (Osterspende) di Ferden, inizialmente riservate ai poveri, ma che all'inizio del XXI secolo andavano a beneficio di tutti gli abitanti della valle. La legge sulla mendicità del 1827 stabilì che le offerte in natura dovessero essere convertite in contributi in denaro per la cassa dei poveri.

La devozione individuale trovava le sue espressioni più manifeste nel culto dei santi e nei pellegrinaggi. Assumeva un ruolo di primo piano la venerazione di Maria, patrona della diocesi e di numerose chiese e altari. Oltre a Giovanni Evangelista, Pietro, Nicolao e Caterina, i fedeli invocavano i santi della regione: Maurizio, Teodulo e Bernardo d'Aosta. A questi ultimi due, a S. Antonio Eremita e ai Quattordici Santi Ausiliatori i Vallesani chiedevano protezione per la casa, i campi e le stalle. Le crociate e i pellegrinaggi diffusero rispettivamente il culto della Santa Croce e quello di S. Giacomo, le epidemie di peste il culto di S. Sebastiano. I pellegrinaggi alla tomba di S. Maurizio e dei suoi compagni furono anteriori a quelli lontani a Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostella, spesso compiuti, nel tardo Medioevo, per procura sulla base di disposizioni testamentarie. Già nel Medioevo le chiese di Sion, l'ospizio del Gran San Bernardo e la chiesa di Glis furono popolari mete di pellegrinaggio, visitate individualmente o nel corso di processioni collettive. Venivano compiuti anche pellegrinaggi individuali nella vicina Italia settentrionale (Baceno, valle Antigorio) o, dal XV-XVI secolo, nella Svizzera centrale (Einsiedeln). Più tardi gli abitanti del Goms organizzarono processioni straordinarie sul passo del San Gottardo per scongiurare il rischio di guerre, epidemie o catastrofi naturali. L'affermazione delle pratiche votive nel XVII-XVIII secolo fu strettamente correlata alla diffusione dei pellegrinaggi, come attestano ad esempio numerose offerte e immagini votive nel Goms.

Ritratto di Laurent Joseph Murith, canonico del Gran San Bernardo. Olio su tela realizzato da Félix Cortey, 1796 (Archives de l'Etat du Valais, Sion; fotografia Jean-Marc Biner).
Ritratto di Laurent Joseph Murith, canonico del Gran San Bernardo. Olio su tela realizzato da Félix Cortey, 1796 (Archives de l'Etat du Valais, Sion; fotografia Jean-Marc Biner). […]

Un clero spesso scarsamente istruito, che si accontentava di conoscenze minime (Credo, Ave, Padre Nostro), diffondeva il messaggio cristiano tra il popolo. Domenicani e francescani di Losanna e Domodossola furono attivi nella diocesi quali predicatori, nella raccolta di elemosine ma anche come inquisitori. Il loro ideale di povertà influenzò beghine e reclusi, attestati in gran numero nel XIV secolo. Raffigurazioni della danza macabra (Leuk) e del Giudizio universale (Raron) riflettono le idee dell'inferno incombente e della promessa del paradiso. La devozione popolare presentava tratti contraddittori, con tendenze alla magia e alla superstizione. All'inizio del XV secolo ciò formò un terreno fertile per la caccia alle streghe (ordinanza del 1428), che coinvolse tutti gli strati sociali e dal XVI fino a XVIII secolo inoltrato sfociò in sporadiche ondate persecutorie; gli ultimi processi per stregoneria si tennero a Leuk (1678) e Bagnes (1730). I drammi pasquali nell'ambito della liturgia medievale, più tardi il teatro gesuita a Briga e le sacre rappresentazioni (XVII-XVIII secolo) approfondirono la conoscenza della fede tra la popolazione; il clero venne formato fino al 1748 al di fuori del territorio vallesano, poi nei seminari di Géronde e Sion. L'Illuminismo influì sulla percezione della religione al massimo all'interno dell'élite, spesso per ragioni politiche e di interesse (lotta contro i privilegi del clero).

Cultura e formazione

Dal Medioevo alla fine dell'ancien régime la vita culturale vallesana subì influssi da nord (Germania meridionale, Svizzera tedesca), da ovest (Savoia, Francia) e, in misura importante, pure da sud (Lombardia, Piemonte). Anche la divisione linguistica tra tedesco e francese e l'evoluzione politica incisero sugli orientamenti culturali del Vallese.

Arte e architettura

Nel XIII secolo l'architettura militare rifletteva la sovranità divisa tra il vescovo di Sion e casa Savoia. Nel basso Vallese prevalevano castelli e fortificazioni di tipo anglo-savoiardo, mentre le fortezze e le torri fortificate della parte centrale e alta del Vallese presentavano una tipologia romanica con alcune specificità proprie all'arco alpino. Rimangono ancora tracce della muraglia di Gamsen (Landmauer), eretta nel XIV secolo per impedire l'invasione della parte orientale dell'alto Vallese. Nessuna fondazione di città nuove ebbe veramente successo e solo i centri urbani di origine monastica o religiosa si svilupparono, in parte all'interno di una cinta muraria.

Carta del Vallese in prospettiva cavaliera. Silografia acquerellata realizzata attorno al 1535 da Johann Schalbetter e pubblicata da Sebastian Münster a Basilea nel 1552 ca. (Universitätsbibliothek Basel, Kartenslg Schw Cu 8:1).
Carta del Vallese in prospettiva cavaliera. Silografia acquerellata realizzata attorno al 1535 da Johann Schalbetter e pubblicata da Sebastian Münster a Basilea nel 1552 ca. (Universitätsbibliothek Basel, Kartenslg Schw Cu 8:1). […]
Carta del Vallese in prospettiva cavaliera. Silografia acquerellata realizzata attorno al 1535 da Johann Schalbetter e pubblicata da Sebastian Münster a Basilea nel 1552 ca. (Universitätsbibliothek Basel, Kartenslg Schw Cu 8:2).
Carta del Vallese in prospettiva cavaliera. Silografia acquerellata realizzata attorno al 1535 da Johann Schalbetter e pubblicata da Sebastian Münster a Basilea nel 1552 ca. (Universitätsbibliothek Basel, Kartenslg Schw Cu 8:2). […]

Durante il Medioevo Saint-Maurice e Sion furono i poli dell'attività culturale e dell'insegnamento. L'archivio e il tesoro costituiscono la principale testimonianza dell'attrazione e del raggio di influenza dell'abbazia, importante meta di pellegrinaggio dal XV secolo alla fine del Medioevo. Nel XII secolo un'oreficeria locale realizzò alcuni pezzi di pregevole fattura. Sede episcopale al più tardi dal 585, Sion si affermò come principale città del Vallese. Il castello di Valère con la sua chiesa fortificata, residenza del capitolo cattedrale dall'XI secolo, presenta arredi interni di straordinario valore (cassoni romanici del XIII secolo, organo gotico del 1435). Oltre a una biblioteca con manoscritti medievali miniati, lo stesso capitolo vanta anche un ricco archivio con un prezioso fondo di minute del XIV-XV secolo, che attestano la vitalità del notariato e l'importanza della scrittura nel Vallese medievale. L'ospizio del Mont-Joux (poi prepositura del Gran San Bernardo) non ha conservato tracce altrettanto numerose della sua importanza nel Medioevo, ma il suo tesoro e il suo archivio non vanno comunque sottovalutati. Nel campo delle arti visive, la produzione locale fu praticamente inesistente durante il Medioevo, per cui si faceva ricorso ad artisti e artigiani di città e regioni relativamente vicine. Si sono conservate numerose statue, nonché pale d'altare tardogotiche che fondono pittura e scultura e il soffitto della casa Supersaxo a Sion, un capolavoro nel suo genere (1505).

Nella parte superiore dell'alto Vallese e a medie altitudini nel resto del territorio cantonale, le abitazioni e gli edifici utilitari in legno su un basamento di muratura, costruite a plinti sovrapposti (Blockbau), si perpetuarono dal Medioevo al XIX secolo con poche variazioni tipologiche, ma con notevoli sviluppi per quanto riguarda la grandezza delle finestre e il numero di piani. Comparso alla fine del XV secolo, il riscaldamento con stufe in pietra ollare si impose progressivamente in tutto il territorio vallesano fino all'inizio del XX secolo.

Per quasi un secolo (1550-1630), i conflitti confessionali frenarono l'espressione dell'arte sacra. In seguito, con l'affermazione della Riforma cattolica, la costruzione di chiese e cappelle (rispettivamente 26 e 200 tra il 1600 e il 1800), dotate di ricchi arredi barocchi (dinastia Ritz), conobbe però una grande fioritura. Negli ultimi due terzi del XVII secolo, sotto l'impulso di Kaspar Stockalper vom Thurm, Briga si affermò quale centro economico, religioso e culturale. Nell'alto Vallese l'attività artistica e artigianale regionale iniziò ad assumere una certa importanza dal XVII secolo (scultura, pittura, seguite dalla produzione di organi e campane e, poco dopo, anche dall'architettura). Il servizio mercenario dalla metà del XVII secolo esercitò un'influenza notevole sulla cultura delle élite, come dimostrano in particolare le decorazioni, l'arredo e i dipinti delle abitazioni urbane borghesi e patrizie. La ricostruzione delle città colpite da incendi (Saint-Maurice nel 1693 e Sion nel 1788) fornì l'occasione per alcuni rari interventi di tipo urbanistico.

Scuole

Le due scuole più antiche erano quelle del capitolo cattedrale di Sion e dell'abbazia di Saint-Maurice. La reputazione di quest'ultima fu tale che nel XIV secolo i conti di Savoia le affidarono la responsabilità dell'insegnamento nell'area tra il Gran San Bernardo e il lago di Ginevra. Dalla metà del XV secolo crebbe notevolmente il numero di Vallesani nelle Università a nord delle Alpi. Diversi di loro si distinsero, spesso lontano dai propri luoghi di origine, come Thomas Platter (1499-1582) a Basilea, circondato da allievi conterranei che fecero poi ritorno in Vallese. La stampa si diffuse tardivamente (Sion, 1644), la letteratura si limitò ai generi del resoconto di viaggio e della biografia e il teatro rimase strettamente legato alla religione e all'insegnamento (teatro gesuita di Briga).

In seguito a una decisione della Dieta (1528), fu fondata la scuola del Vallese a Sion, che molto presto subì la concorrenza di vari istituti locali. Dopo vari tentativi falliti nel Vallese centrale, i gesuiti furono chiamati a Briga nel 1662; una residenza gesuita a Sion seguì nel 1734. A Briga le orsoline si occuparono dell'educazione delle ragazze già dal 1661. Tra il XVI e il XVIII secolo a Saint-Maurice furono poste le basi del futuro collegio; Bagnes dal 1766 ospitò la Grande Ecole. Scuole latine sorsero a Martigny, Sembrancher e Orsières sotto l'egida dei canonici del Gran San Bernardo e, nell'alto Vallese, a Briga ed Ernen.

Il cantone dal XIX all'inizio del XXI secolo

Storia costituzionale e politica dal 1798 al XXI secolo

Ritratto di Michel Dufour, vice gran balivo del basso Vallese, realizzato nel 1832 da Félix Cortey (Collezione privata; fotografia Jean-Marc Biner).
Ritratto di Michel Dufour, vice gran balivo del basso Vallese, realizzato nel 1832 da Félix Cortey (Collezione privata; fotografia Jean-Marc Biner). […]

La volontà del basso Vallese di emanciparsi dalle sette decanie sovrane segnò la storia politica vallesana della fine del XVIII e della prima metà del XIX secolo. Essa si diffuse parallelamente all'introduzione della democrazia rappresentativa e dell'uguaglianza dei diritti politici e venne avversata dalle oligarchie dominanti, rimaste fedeli a una visione teocratica del potere e all'ordinamento dell'ancien régime, fondato sul federalismo delle decanie e sull'autonomia delle comunità locali. La società vallesana oscillò fino al XX secolo fra due visioni del mondo: una paladina di Dio e della patria, l'altra della democrazia e del progresso.

Il Vallese dal 1798 al 1815

Fra il 1798 e il 1815 il destino del Vallese fu condizionato dall'ingerenza delle potenze straniere. Sotto la pressione della Francia, esso aderì alla Repubblica elvetica (4.4.1798-novembre 1801) poco dopo la proclamazione di indipendenza del basso Vallese Eretto a Repubblica indipendente (30.8.1802-1810) e annesso in seguito all'Impero francese con il nome di Dipartimento del Sempione (12.11.1810-dicembre 1813), dopo la disfatta francese venne occupato dall'Austria e dotato di un governo provvisorio (dicembre 1813-1815).

Sotto l'Elvetica venne istituita per la prima volta una democrazia rappresentativa. Le decanie e i comuni persero le loro prerogative e ai cittadini vennero concessi alcuni diritti e libertà. Le rivolte contro il nuovo regime nell'alto Vallese (maggio 1798 e maggio 1799) e l'occupazione francese dal novembre del 1801 all'agosto del 1802 accelerarono la marginalizzazione di un Vallese caratterizzato dalla disorganizzazione e dal dissesto economico.

Terza pagina dell'atto di aggregazione del Vallese alla Svizzera del 4.8.1815 (Archivio federale svizzero, Berna, D0#1000/3#6*).
Terza pagina dell'atto di aggregazione del Vallese alla Svizzera del 4.8.1815 (Archivio federale svizzero, Berna, D0#1000/3#6*). […]

In apparenza la Repubblica indipendente rappresentò un compromesso fra la tradizione e le conquiste della Rivoluzione. La sovranità del popolo era garantita, ma il sistema elettorale rafforzava il carattere antidemocratico del regime. La separazione dei poteri era resa meno incisiva dal cumulo di mandati. Il Paese era governato da una Dieta eletta dalle decanie con il sistema proporzionale e da un Consiglio di Stato permanente. Il monopolio politico dei comuni patriziali venne ristabilito e il riferimento ai principi di libertà e uguaglianza scomparve. Malgrado il ritorno della pace, il governo funzionava male. Dopo il periodo francese, il vescovo e le sette decanie dell'alto Vallese, con il sostegno di quelle di Sion e Sierre, avevano quale unica aspirazione la riconquista dei loro antichi privilegi e il ripristino del preesistente federalismo. In un clima di anarchia, aggravato dalle difficoltà economiche e sociali, le potenze alleate spinsero il Vallese nel maggio del 1814 a chiedere la sua annessione alla Confederazione. Con l'atto di aggregazione del 4.8.1815 ne divenne il ventesimo cantone. Per mantenere un equilibrio interno, gli alleati imposero inoltre una divisione territoriale in 13 decanie uguali.

Una difficile integrazione nazionale

La Costituzione del 12.5.1815 restaurò uno Stato fortemente federativo, dotato di un governo democratico eletto tramite suffragio indiretto, la cui sovranità spettava ai comuni e alle decanie. Il vescovo e ogni decania inviavano quattro deputati alla Dieta cantonale; un sistema che penalizzava le sei decanie del basso Vallese, le più popolose. La separazione limitata dei poteri rimaneva teorica. Fra il 1830 e il 1847, le tensioni interne assunsero carattere politico con l'emergere del movimento liberale e, in seguito, con l'affermazione di un'ala radicale unita alla reazione cattolica conservatrice. Il regime liberale instaurato dalle Costituzioni del 30.1.1839 e del 3.8.1839 consacrò la democrazia rappresentativa e l'elezione proporzionale alla popolazione delle decanie, ma comportò una scissione: la Dieta federale dovette intervenire nel 1840 per ristabilire l'unità tra l'alto Vallese (governo dissidente di Sierre) e il basso Vallese (governo legale di Sion). Le libertà individuali di domicilio, di proprietà e di petizione erano garantite. Le leggi venivano sottoposte a referendum obbligatorio (le astensioni erano contate come voti favorevoli, una legge poteva essere rifiutata solo dalla maggioranza dei cittadini).

Il crollo del governo liberale, incapace di concretizzare le riforme, permise ai conservatori di riprendere il potere dopo la disfatta della Giovane Svizzera nella battaglia di Trient nel maggio del 1844. La loro Costituzione del 14.9.1844 manteneva un regime democratico, ma reazionario e clericale. Dopo la sconfitta del Sonderbund, a cui il Vallese aveva aderito nel 1845, e l'occupazione del Vallese da parte delle truppe federali, l'ascesa al potere dei radicali nel dicembre del 1847 consacrò definitivamente la vittoria della democrazia rappresentativa di stampo liberale in Vallese. La Costituzione del 10.1.1848 rafforzò lo Stato centrale e instaurò un potere esecutivo forte. Le libertà individuali e l'istruzione dovevano contribuire al bene comune. D'altra parte, i radicali abolirono il referendum obbligatorio e privarono gli ecclesiastici dei loro diritti politici (poi ripristinati in occasione della revisione costituzionale del 23.12.1852). Paralizzato dalla resistenza dei comuni e dalla corruzione (brogli elettorali, clientelismo), il regime radicale venne rovesciato nelle elezioni del 1857. I conservatori consolidarono le istituzioni, ma definirono il loro programma in opposizione alle idee radicali e agli orientamenti federali.

L'entrata del Vallese nella Confederazione. Dipinto murale nella sala del Gran Consiglio vallesano a Sion, realizzato nel 1943-1944 da Ernest Biéler (Fotografia Michel Martinez).
L'entrata del Vallese nella Confederazione. Dipinto murale nella sala del Gran Consiglio vallesano a Sion, realizzato nel 1943-1944 da Ernest Biéler (Fotografia Michel Martinez). […]

Mentre la Costituzione del 26.11.1875 fu un semplice adattamento alle prescrizioni federali, importanti modifiche vennero introdotte da quella dell'8.3.1907 che segnò il passaggio a una democrazia semidiretta e proporzionale, con l'introduzione del referendum legislativo obbligatorio e delle iniziative legislative e costituzionali. Disposizioni relative alla protezione della classe operaia e alle sovvenzioni economiche posero le basi per un intervento dello Stato in questi settori sensibili. Nel 1920, il Vallese divenne una democrazia governante (e non più governata, secondo la terminologia adottata dal politologo Georges Burdeau) con l'ancoraggio nella Costituzione del sistema proporzionale per l'elezione dei deputati al Gran Consiglio e dell'elezione diretta con il sistema maggioritario dei Consiglieri di Stato. L'integrazione nazionale del Vallese e la sua modernizzazione avvennero di pari passo con l'estensione delle competenze federali, dapprima, fra le due guerre, soprattutto sul piano sociale, poi, dopo la seconda guerra mondiale, in numerosi settori che sempre più inquadravano i cittadini e l'azione dei cantoni. Nell'ambito delle votazioni federali (496 oggetti tra il 1910 e il marzo 2012), il voto dei Vallesani si scostò da quello della maggioranza dei cittadini svizzeri nel 21,2% dei casi. Accolsero il 14,2% dei testi respinti a livello nazionale mentre respinsero il 26,7% di quelli accettati. Così nel 2012, il Vallese bocciò l'iniziativa popolare "Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!" con la più forte percentuale di voti negativi (il 73,8% contro una media nazionale del 49,4%) e nel 2013, come unico cantone, la revisione della legge sulla pianificazione del territorio con l'80,4% di voti contrari (37,1% a livello svizzero). Nel giugno del 1985, invece, aveva accolto l'iniziativa popolare "Diritto alla vita" con la più larga maggioranza (il 70,1% a fronte di una media nazionale del 31%). All'inizio del XXI secolo la Costituzione del 1907, ancora in vigore, era stata sottoposta a 24 revisioni.

I partiti

L'esperienza rivoluzionaria aveva fatto emergere nuove concezioni della vita politica: democrazia rappresentativa e proporzionale, estensione dei diritti democratici, interesse generale, progresso e sviluppo di una coscienza nazionale. Negli anni 1830, in particolare grazie al progetto di revisione del Patto federale che alimentò le speranze di una rigenerazione politica, le diverse tendenze politiche si affermarono e posero le basi dei loro programmi. I liberali miravano allo sviluppo delle libertà individuali, specialmente della libertà di commercio e di industria al servizio del bene comune. Più a sinistra, l'ala radicale, che pur condividendo le nozioni di progresso sociale ed economico, rivendicava una democrazia più diretta. In un primo tempo le oligarchie conservatrici contestarono questi orientamenti; in seguito svilupparono con pragmatismo una nuova visione che integrava i concetti di democrazia rappresentativa e referendaria. I conservatori-clericali invece si univano per lottare contro la minaccia anticlericale e le nuove idee. Dal 1893, un accomodamento permise ai radicali di ottenere un seggio in Consiglio di Stato e un accordo venne concluso nel basso Vallese per le elezioni in Consiglio nazionale. In questo contesto di opposizione fra conservatori cattolici e progressisti, i primi rappresentanti dei lavoratori provenivano dalla Società del Grütli, di tendenza riformista e nazionalista e vicina al radicalismo (la prima sezione venne fondata a Sion nel 1859).

Dal 1907 l'istituzionalizzazione della democrazia governante andò di pari passo con una diversificazione delle tendenze politiche in seno alle formazioni stesse, fra cui continuava a dominare il Partito conservatore. L'apertura di quest'ultimo al mondo operaio prese avvio nel 1927, tramite il ravvicinamento al movimento cristiano-sociale in crescita e alla creazione del Partito cristiano-sociale alto vallesano (CSPO) nel 1949 e del Movimento sociale indipendente nel Vallese centrale. Diventato il Partito popolare democratico (PPD) nel 1970, registrò un'erosione a beneficio delle minoranze radicali e socialiste che tra il 1985 e il 1997 guadagnarono dei seggi. Seconda formazione in Gran Consiglio, l'opposizione radicale, che aveva la sua base elettorale nei distretti francofoni, alla fine degli anni 1970 progredì leggermente nell'alto Vallese, ma il numero dei suoi deputati rimase immutato. I suoi eletti riuscirono comunque a favorire un rinnovamento del personale amministrativo cantonale. Il Partito socialista (PS), costituitosi partito cantonale nel dicembre del 1919, e presente in Gran Consiglio dal 1921, dalla fine degli anni 1980 registrò una forte progressione; passò da nove a ventun deputati fra il 1953 e il 1997. Nel 1997 ottenne il primo seggio in Consiglio di Stato. La società politica vallesana si diversificò con la fondazione del Partito ecologista nel 1987, del Partito liberale nel 1988, del Partito cristiano-sociale (PCS) nel Vallese romando nel 1997 e dell'Unione democratica di centro (UDC) nel 1999. Nel 2008 ebbe luogo la fusione fra il Partito liberale e il Partito radicale.

L'evoluzione verso il pluralismo trova riscontro nella rappresentanza in Gran Consiglio. Nel 1921, i conservatori occupavano il 66,9% dei seggi, i radicali il 27,5% mentre i socialisti avevano un solo deputato. Nelle elezioni del 2013, i conservatori (PDCVr-CVPO-CSPO) hanno perso la maggioranza assoluta detenuta dal 1857, ottenendo il 46,9% dei deputati; il gruppo liberale-radicale ha raggiunto il 21,5%, l'alleanza di sinistra (PSVR-SPO-PCS-Verdi) il 14,6% e l'UDC il 16,2%. Contemporaneamente l'UDC è entrata in Consiglio di Stato, estromettendo dal governo i liberali-radicali. All'inizio del XXI secolo la quota femminile era ancora modesta. Le donne hanno registrato un progresso in Gran Consiglio (il 16% nel 1997, il 24% nel 2009) e nel 2009 sono entrate in Consiglio di Stato con la socialista Esther Waeber-Kalbermatten. Nel 1971, Gabrielle Nanchen (socialista) fu una delle prime dieci donne svizzere elette in Consiglio nazionale. Il Vallese ha avuto tre Consiglieri federali: Josef Escher (cattolico conservatore, 1950-1954), Roger Bonvin (conservatore cristiano-sociale, 1962-1973) e Pascal Couchepin (radicale, 1998-2009). Nel Consiglio degli Stati, il PPD mantiene il suo predominio. In Consiglio nazionale, ha invece perso peso in seguito all'introduzione del suffragio proporzionale (1919); nel 2015 contava ancora solo quattro deputati su otto.

Seggi del canton Vallese all'Assemblea federale 1919-2015

 191919391959196719711979198319871991199519992003200720112015
Consiglio degli Stati
PPD222222222222222
Consiglio nazionale
PPD545554444443434
PRD111112222211111
PS 11111111122121
UDC           1112
Totale667777777777778
Seggi del canton Vallese all'Assemblea federale 1919-2015 -  Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica

Composizione del Consiglio di Stato del canton Vallese 1921-2017

 192119251933193719531965197719891993199720012005200920132017
PPD445444444333333
PRD11 1111111111 1
PS         111111
UDC             1 
Totale555555555555555
Composizione del Consiglio di Stato del canton Vallese 1921-2017 -  Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica; Cancelleria di Stato

Composizione del Gran Consiglio del canton Vallese dal 1921 al 2017

 192119251933193719531965197719891993199720012005200920132017
PPD736176738185847975717573686155
PRD302928312625253234343227282826
PS1135913141416211818171413
UDC          26122123
Verdi           2228
Altri5181210147755434345
Totale109109119119130130130130130130130130130130130
Composizione del Gran Consiglio del canton Vallese dal 1921 al 2017 -  Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica; Cancelleria di Stato

Gestione dello Stato e amministrazione dal 1798 al XXI secolo

Dotate di scarse capacità finanziarie, le istituzioni statali si svilupparono lentamente. Sulla base della struttura federalista ereditata dall'ancien régime i distretti e i comuni mantennero le loro competenze politiche, amministrative e finanziarie. Dal 1815, un Consiglio di Stato di cinque membri, assistito dal segretario di Stato, dirigeva un'amministrazione la cui crescita era legata ai nuovi compiti imposti dalla legislazione federale e cantonale e all'evoluzione della situazione economica.

I dipartimenti

L'amministrazione cantonale si strutturò progressivamente e fra il 1892 e il 1977 subì poche modifiche. Il Consiglio di Stato, assistito dal cancelliere, dirigeva sei dipartimenti, diventati dieci nel 1977, poi ridotti a cinque nel 1985 a seguito delle misure di risparmio. Dal 1985, denominazione, composizione e competenze dei dipartimenti cambiano ad ogni legislatura.

Il Dipartimento delle finanze (1802) faticava a reperire le risorse necessarie al funzionamento dello Stato (imposte indirette, pedaggi, patenti, tasse, proventi della vendita del sale e di altri beni). Nel 1848, il Vallese perse i diritti doganali e dovette far fronte al debito della guerra del Sonderbund (ca. un milione di frs.). Siccome i comuni si opponevano all'introduzione di un'imposta cantonale, lo Stato tassava l'industria e il commercio. Nel 1870, riscosse 338'277 frs. di introiti fiscali, mentre lo stesso anno il fallimento della Banca cantonale, che costrinse l'esecutivo alle dimissioni, procurò allo Stato un debito di 5 milioni. Le entrate cantonali migliorarono solo dal 1945.

Considerati la superficie, la topografia e l'insediamento sparso del Vallese, il Dipartimento dei ponti e delle strade (Lavori pubblici, 1892; Trasporti, infrastruttura e ambiente, 1997) fu sempre quello a disporre di maggiori mezzi finanziari e di più personale. Dal 1860 al 1909, destinò oltre un quarto della spesa pubblica ai cantieri indispensabili allo sviluppo delle attività commerciali, turistiche, militari e agricole (strade, linee ferroviarie di pianura e corsi d'acqua tra cui il Rodano). L'importanza del Dipartimento crebbe dal 1950 con lo sviluppo del traffico automobilistico, le infrastrutture legate ai passi alpini turistici, le strade cantonali (ca. 2000 km), l'autostrada (dal 1981), gli importanti lavori per la protezione contro i rischi naturali e la terza correzione del Rodano (dal 2000).

Il Dipartimento degli interni (1802) si occupava di tutto quanto non era di competenza delle altre divisioni. Dal 1904 svolse un ruolo di rilievo grazie ai progetti di miglioria fondiaria che trasformarono le strutture dell'economia rurale. Nel 1977 disponeva di un solo servizio; venne soppresso nel 1997.

Il Dipartimento militare sovrintendeva le milizie cantonali e gli arsenali dal 1839. L'equipaggiamento del contingente vallesano dell'esercito federale gravava sulle finanze cantonali: con un importo di quattro volte superiore a quello dell'educazione, rappresentava il 27% delle uscite nel 1850. Le due guerre mondiali rafforzarono il ruolo della Confederazione e, dal 1986, gli affari militari passarono sotto il Dipartimento di giustizia e polizia. Creato nel 1841, quest'ultimo esercitava fra l'altro la vigilanza su avvocati e notai e si occupava della gendarmeria, dei tribunali e delle prigioni. Elaborò il Codice civile cantonale (1856) e quello penale (1858).

Il Dipartimento di giustizia e polizia nel 2013 è stato unito con quello dell'istruzione per formare il Dipartimento della formazione e della sicurezza. Il secondo risaliva alla legge scolastica del 1849. Siccome le scuole elementari dipendevano dai comuni, le sue competenze e il suo organico rimanevano ridotti. Nel 1962, l'onere per le infrastrutture e il personale dell'insegnamento obbligatorio venne trasferito allo Stato e il budget corrispondente a questa voce, la più importante del cantone, passò da sei milioni nel 1950 a 560 milioni nel 2000.

Negli ambiti in cui il cantone è intervenuto solo tardivamente sono stati creati nuovi dipartimenti.: i Dipartimenti della salute pubblica, dell'ambiente, degli affari sociali e dell'economia pubblica (1977) e il Dipartimento dell'energia (1985). Nel 2013 questi settori sottostavano al Dipartimento dell'economia, dell'energia e del territorio e al Dipartimento della salute, degli affari sociali e della cultura. Il campo della salute pubblica è esemplare per l'ampliamento delle competenze cantonali. Nel XX secolo, le spese ospedaliere erano a carico delle associazioni dei comuni e dei distretti che avevano fatto costruire gli ospedali. La creazione del Dipartimento avvenne in parallelo alla crescita degli investimenti da parte dello Stato, unitamente alla volontà di pianificare e gestire in modo centralizzato gli stabilimenti ospedalieri, che determinò nel 2002 la creazione della rete sanitaria Réseau Santé VS.

Estensione e limiti del ruolo dello Stato

Nel XIX secolo, lo Stato non possedeva le risorse per finanziare lo sviluppo economico del cantone. Al contrario, il prelievo fiscale gravava sulle attività artigianali, industriali e commerciali. All'inizio del XX secolo, malgrado i buoni risultati conseguiti dall'industria metallurgica e chimica, il Consiglio di Stato, sotto l'impulso di Maurice Troillet, favorì una modernizzazione dell'agricoltura. Dal 1950, il miglioramento della situazione economica e l'aumento degli introiti fiscali e dei canoni per i diritti d'acqua permisero al cantone di attuare una politica di sviluppo (nuovi insediamenti industriali, scuole professionali, democratizzazione degli studi e creazione di alte scuole specializzate, finanziamento degli ospedali e della protezione sociale). Evitare di accollare al cantone i compiti che potevano essere svolti da altre istituzioni, in particolare tutti quelli che avrebbero potuto portare allo Stato sociale, rimase una costante della politica condotta dalle autorità vallesane.

Nel XIX secolo il Vallese vigilava per contenere l'ingerenza della Confederazione che si faceva tra l'altro sentire negli ambiti del diritto civile e penale, delle dogane, dell'organizzazione militare, dello stato civile, dell'educazione, delle concessioni ferroviarie e delle forze idriche. Dopo il 1945, la legislazione federale assunse un carattere costrittivo per gli esecutivi del cantone e dei comuni, ad esempio nel settore della depurazione delle acque, della pianificazione del territorio, della vendita di immobili agli stranieri, dell'ambiente.

Il potere del Consiglio di Stato nel XIX secolo era limitato dai distretti (13 dal 1815). Questi ultimi non costituivano solo delle circoscrizioni elettorali, ma erano anche responsabili della ripartizione delle cariche politiche e degli oneri finanziari fra i comuni. Nel XX secolo facilitarono la collaborazione intercomunale tra l'altro nell'ambito delle infrastrutture, degli ospedali, dei cicli di orientamento professionale, degli stabilimenti medico-sociali e degli impianti di depurazione. Dal 1974, la politica regionale della Confederazione diede continuità a questi organismi, che formarono fino al 2010 le otto regioni socioeconomiche del Vallese (tre dal 2011). Questa tendenza federalista limitava lo sviluppo di progetti cantonali.

L'amministrazione

Dal 1815, il reclutamento di magistrati e di funzionari teneva conto delle regioni linguistiche ancorate nella Costituzione. L'amministrazione vallesana si distinse a lungo a livello svizzero per la scarsa dotazione di personale, anche se l'organico raddoppiò fra il 1965 e il 1985. Esso si stabilizzò nel 1990 e nel 2000 si attestava sui 5600 impieghi (con 8537 collaboratori assorbiva il 39% delle uscite del cantone).

Prima del 1848 lo Stato non aveva una sua sede amministrativa. Al momento della secolarizzazione dei beni ecclesiastici, il convento delle orsoline di Sion venne adibito a palazzo governativo. Anche se disponeva di sedi secondarie nell'alto e nel basso Vallese, l'amministrazione cantonale si concentrava a Sion e il suo personale proveniva per lo più dal Vallese centrale. La Federazione del personale dei servizi pubblici dello Stato del Vallese venne creata nel 1943; il numero dei suoi membri aumentò dal 1962 con l'affiliazione automatica e il prelievo del contributo sul salario (1475 quote nel 1962, 3000 nel 1973, 8000 ca. nel 2010). Soppresso nel 2011, lo statuto di funzionario è stato sostituito da un contratto di diritto pubblico e l'associazione di categoria ha cambiato il nome in Federazione centrale dei magistrati, degli insegnanti e del personale dello Stato del Vallese.

Le relazioni fra cantoni e comuni

Incaricati dei servizi pubblici, nel XIX secolo i comuni si difendevano dagli oneri fiscali e dai progetti di interesse cantonale imposti dallo Stato. La prima correzione del Rodano (1863-1894) venne portata a compimento grazie all'intervento della Confederazione, che coordinò i lavori. I comuni rivieraschi dovettero assumersi i costi delle arginature. Per far fronte alla spesa (ca. il 60% del costo totale), furono costretti a vendere i loro beni e a indebitarsi pesantemente. Solo nel 1933 i lavori relativi al Rodano divennero di competenza cantonale.

Nel XX secolo i progetti di migliorie fondiarie cofinanziati dalla Confederazione (ca. 60%) obbligarono il cantone e i comuni a collaborare strettamente alla loro realizzazione. Lo sfruttamento delle risorse idroelettriche oppose a lungo gli interessi dei comuni, proprietari dei diritti d'acqua, a quelli del cantone con i suoi progetti di sviluppo globale del Vallese. Dal 1990 il diritto di reversione, caratteristico della legislazione vallesana, costituì una sfida per la ripartizione delle risorse e per l'avvenire del cantone. Questo diritto prevede che alla scadenza della concessione le strutture idrauliche di una centrale idroelettrica tornino gratuitamente alla collettività proprietaria dei diritti d'acqua (spesso i comuni), mentre le componenti elettriche possono essere rilevate a un prezzo vantaggioso.

Mentre nel XIX secolo la creazione di nuovi comuni era legata a dissapori politici (143 comuni nel 1816, 171 nel 1912), le fusioni del XX e del XXI secolo furono dettate da necessità organizzative e finanziarie. Nel 2011, il Vallese contava 141 comuni. La recente diminuzione del loro numero, in particolare nell'alto Vallese, è legata al sostegno finanziario che il cantone ha attribuito alle aggregazioni fra il 2000 e il 2011. Dal 1997 l'Associazione dei comuni vallesani ne difende gli interessi e l'autonomia.

Società, economia e cultura dal XIX al XXI secolo

Malgrado gli importanti cambiamenti registrati nell'ambito politico, amministrativo, economico, sociale e culturale, in Vallese i particolarismi locali e il federalismo contribuirono alla diversità delle strutture cantonali.

Popolazione e insediamento

Indicatori demografici

La popolazione residente in Vallese nel 1798 è stimata a 60'344 persone, divenute poi 81'559 nel 1850 in occasione del primo censimento federale e 312'684 nel 2010. La popolazione raddoppiò una prima volta fra il 1850 e il 1950, poi una seconda fra il 1950 e il 2010. Le zone rurali non turistiche conobbero una stagnazione o uno spopolamento, mentre dagli anni 1970 altri comuni beneficiarono della veloce espansione delle città verso gli spazi rurali. Nel 2010, il 56,8% della popolazione viveva in città, a fronte di una media svizzera del 73,7%. La densità della popolazione è cresciuta ma rimane bassa: dai 15,6 abitanti per km2 nel 1850, è passata a 59,8 abitanti nel 2010, collocandosi al ventitreesimo posto a livello nazionale (media svizzera 196,8).

Fino agli anni 1960, soprattutto dopo la prima guerra mondiale, il Vallese registrava un tasso di fecondità legittima molto superiore alla media svizzera; in seguito lo scarto cominciò a diminuire per poi allinearsi, dal 1985, ai valori nazionali. Nel 1945 la discendenza legittima era di 3,2 bambini per donna, nel 2010 di 1,74. La mortalità, la cui media annuale era del 21,2% negli anni 1870, si ridusse al 7,8% negli anni 1990. La speranza di vita cominciò ad allungarsi dopo la prima guerra mondiale: nel 1920 il 42,4% della popolazione aveva meno di 20 anni, il 6,3% più di 65 anni; nel 2010 questi tassi erano rispettivamente del 21,1% e del 17,1%. Il saldo naturale veniva però eroso da un importante deficit migratorio, la cui media decennale si situò al -2,4‰ tra il 1900 e il 1980. In seguito la tendenza si invertì in maniera duratura e fra il 1980 e il 2010 il tasso netto decennale di migrazione si attestò in media sull'8,3‰.

Sviluppo demografico del canton Vallese 1850-2000

AnniAbitantiPercentuale di stranieriPercentuale di cattoliciPercentuale di protestantiPercentuale di persone di età superiore ai 59 anniPeriodoCrescita complessivaaSaldo naturale relativoaSaldo migratorioa
185081 5592,1%99,4%0,6% 1850-186010,1‰-0,6‰10,7 ‰
186090 7923,2%99,2%0,8%7,2%1860-18706,4‰17,0‰-10,6‰
187096 7223,6%99,2%0,9%7,8%1870-18803,4‰8,9‰-5,5‰
1880100 1903,1%99,1%0,9%9,5%1880-18882,2‰9,2‰-7,0‰
1888101 9852,9%99,1%0,8%9,7%1888-19009,6‰9,0‰0,6‰
1900114 4387,2%98,4%1,4%9,8%1900-191011,6‰10,9‰0,7‰
1910128 38111,2%97,0%2,3%9,5%1910-1920-0,1‰9,2‰-9,3‰
1920128 2465,7%95,9%3,3%9,9%1920-19306,2‰11,4‰-5,2‰
1930136 3944,8%95,7%3,4%10,8%1930-19417,6‰9,1‰-1,5‰
1941148 3192,8%96,0%3,6%11,2%1941-19507,9‰13,3‰-5,4‰
1950159 1783,1%95,9%3,7%11,6%1950-196011,1‰11,7‰-0,6‰
1960177 7835,7%95,8%3,9%12,1%1960-197015,1‰12,2‰2,9‰
1970206 56310,3%94,9%4,4%13,0%1970-19805,7‰7,2‰-1,5‰
1980218 7079,1%92,8%5,0%15,2%1980-199013,3‰5,8‰7,5‰
1990249 81715,2%88,5%5,9%17,2%1990-20008,9‰4,7‰4,2‰
2000272 39917,3%81,2%6,3%19,8%    

a Tasso medio di incremento annuo

Sviluppo demografico del canton Vallese 1850-2000 -  Historische Statistik der Schweiz; censimenti federali; Ufficio federale di statistica

Flussi migratori

Manifesto per un'agenzia di emigrazione di Basilea, 1875 ca. (Archives de l'Etat du Valais, Sion).
Manifesto per un'agenzia di emigrazione di Basilea, 1875 ca. (Archives de l'Etat du Valais, Sion). […]

In Vallese, come nel resto della Svizzera, l'emigrazione fu una delle manifestazioni più vistose e durature dello squilibrio tra popolazione e trasformazioni del sistema socioeconomico. Nella prima metà del XIX secolo, quando il servizio mercenario, sebbene fosse ancora praticato specialmente per la Sardegna e lo Stato pontificio, veniva sempre più denigrato, i Vallesani, spinti dalla precarietà, cominciarono a cercare nuovi sbocchi oltremare. Nel 1819 160 di loro parteciparono alla fondazione di Nova Friburgo in Brasile. In seguito il fenomeno si amplificò: fra il 1850 e il 1914 ca. 14'000 Vallesani (in media 215 persone all'anno) emigrarono nel continente americano. Gli Stati Uniti furono la principale destinazione, seguiti a distanza dall'Argentina e dal Brasile. Proporzionalmente alla popolazione totale, fra il 1850 e il 1880 la media annua vallesana delle partenze fu superiore a quella nazionale poi, fra il 1880 e il 1919, si avvicinò alla media annuale svizzera (stimata all'1,65‰ della popolazione). A questo flusso si aggiunse l'emigrazione, spesso temporanea, verso Paesi europei, come quella praticata dagli stagionali vallesani in Francia (a Parigi o sulla Costa Azzurra). L'emigrazione oltremare si esaurì nel XX secolo. Dopo la prima guerra mondiale, i Vallesani si orientarono verso i nuovi poli di crescita, soprattutto Ginevra e Losanna. I Vallesani domiciliati in altri cantoni passarono da appena l'1% nel 1860 al 9,7% nel 1920, al 18,1% nel 1950 e al 28% nel 1970. Questa quota diminuì per la prima volta con il censimento del 1980, attestandosi al 22,6%, ovvero 51'411 persone.

All'emigrazione si affiancò una forte immigrazione di stranieri. L'endemico deficit del bilancio migratorio fu particolarmente marcato negli anni di crisi fra il 1880 e il 1888, nel periodo di transizione e di stagnazione industriale dal 1914 al 1941, nonché durante la recessione degli anni 1970. D'altro canto in alcuni periodi il bilancio si equilibrò e risultò eccedentario: fra il 1888 e il 1914, epoca del primo grande decollo economico e di rivoluzione industriale, fra il 1950 e il 1970, seconda fase di recupero economico, e infine fra il 1980 e il 1990, periodo di effervescenza e preludio di una grave crisi. Gli stranieri risposero in modo massiccio ai bisogni del mercato del lavoro vallesano. Nel censimento del 1910 essi rappresentavano l'11,2% della popolazione, il tasso più elevato mai registrato, superato nuovamente solo dal 1990. Occorre inoltre menzionare il considerevole apporto dei lavoratori stagionali, che diedero un notevole contributo all'economia vallesana in particolare nell'edilizia e nel settore alberghiero. Fino agli anni 1960 gli Italiani rappresentavano l'85,4% degli stranieri; in seguito le nazionalità si diversificarono. Nel 2000, gli stranieri provenivano per il 31,1% dai Paesi circostanti, per il 58,2% da altri Stati europei e per il 10,7% da Stati extraeuropei. Fra gli stranieri attivi si contavano il 28,9% di Portoghesi, il 20% di Italiani, il 19,9% di cittadini dell'ex Iugoslavia, il 19,9% di Tedeschi, il 5,2% di Spagnoli e il 6,1% con varie origini. Il Vallese attirò anche un numero crescente, ma modesto, di Confederati: 7590 nel 1920 e 22'065 nel 1980. La proporzione elevata di stranieri si spiega in parte con una restrittiva politica di integrazione, più aperta però nelle città e nei comuni francofoni della pianura. Fra il 1945 e il 1990, 3595 stranieri e Confederati acquisirono la cittadinanza tramite la naturalizzazione ordinaria, ma è soltanto a partire dal 1974 che la media annua superò il centinaio di persone. Si tratta di uno dei tassi più bassi della Svizzera, dovuto in particolare al fatto che fino al 2007 non era il comune politico che concedeva il diritto di cittadinanza, ma quello patriziale.

I flussi migratori, così come la mobilità professionale, hanno modificato il tessuto sociale. Il Vallese non è più la società omogenea del 1839, quando quasi l'83% di cittadini risiedevano nel loro comune d'origine, tasso che si situava ancora al 64,9% nel 1930. Il panorama religioso si è leggermente modificato. Cristiana al 99,4% nel 1970, nel 2000 l'81,2% della popolazione era cattolico, il 6,3% riformato, il 2,7% musulmano, mentre gli appartenenti a un'altra confessione erano il 10,4%.

Economia

Nel XIX secolo la popolazione svolgeva contemporaneamente varie attività nell'agricoltura, nell'allevamento, nel commercio, nell'artigianato rurale e nella produzione manifatturiera (tessuti, carta, vetro). Il controllo sulle attività economiche esercitato dai comuni ostacolò il mercato, restrinse la libertà di commercio e di industria e frenò la circolazione delle merci. Lo sviluppo avvenne in maniera puntuale, sia nel turismo sia nell'industria. Fino al 1950 il primario assunse un peso preponderante, mentre in seguito si registrò un passaggio al secondario e poi al terziario. Nel 2000 la ripartizione settoriale (primario 4%, secondario 22%, terziario 74%) si avvicinava alla media nazionale, mentre il reddito pro capite era tra i più bassi in Svizzera, e il tasso di disoccupazione tra i più alti.

Risorse

L'acqua costituisce un fattore di crescita essenziale per il Vallese, il cui sviluppo fu strettamente legato all'energia idroelettrica. In una prima fase, attorno al 1900, grandi industrie si insediarono in prossimità dei corsi d'acqua e costruirono delle centrali, dato che la corrente non poteva essere trasportata. La seconda fase, iniziata attorno al 1950, fu legata ai bacini di accumulazione alpini costruiti per compensare le magre invernali (Grande Dixence). Gli investimenti raggiunsero i 5 miliardi di frs. e trasformarono in maniera duratura l'economia vallesana. Le stazioni sciistiche e gli impianti di risalita meccanici beneficiarono di questa energia e delle strade costruite nelle valli laterali dalle aziende idroelettriche. Nel 2010 il Vallese era il cantone con il maggior numero di centrali in Svizzera (101); la loro produzione ammontava a oltre un terzo di quella nazionale.

Il Consigliere federale vallesano Roger Bonvin, capo del Dipartimento dei trasporti, delle comunicazioni e dell'energia, presenta il progetto della galleria di base della Furka nel 1970 © KEYSTONE.
Il Consigliere federale vallesano Roger Bonvin, capo del Dipartimento dei trasporti, delle comunicazioni e dell'energia, presenta il progetto della galleria di base della Furka nel 1970 © KEYSTONE. […]

L'ubicazione lungo l'asse Milano-Lione/Parigi conferì un'importanza strategica (1805, strada militare del Sempione) e commerciale al Vallese, rendendo necessari investimenti continui nelle vie di comunicazione. Gli scambi si intensificarono con l'allacciamento di Sion (1860) e Briga (1878) alla rete ferroviaria. Le gallerie ferroviarie del Sempione (1906), del Lötschberg (1913; inaugurazione del tunnel di base nel 2007) e della Furka (1982) permisero di raccordare il Vallese agli itinerari nazionali e internazionali durante tutto l'arco dell'anno. Il cantone dispone anche di importanti collegamenti stradali, tra cui il Gran San Bernardo (sempre transitabile dall'apertura della galleria nel 1964) e il Sempione.

Settore primario

La superficie agricola utile ridotta (20,3%, contro una media nazionale del 36,9%), la morfologia accidentata, le servitù collettive e il frazionamento della proprietà fondiaria limitarono la meccanizzazione dell'agricoltura e forme di sfruttamento intensive. Tra il 1900 e il 1945 lo Stato promosse lo sviluppo agricolo, una politica che durante la seconda guerra mondiale fu ulteriormente incentivata dal piano Wahlen; entro il 1946 il Vallese incrementò la sua superficie agricola di oltre 10'000 ettari, registrando il maggiore aumento di tutti i cantoni in termini relativi.

Ripicchettatura di piantine di pomodoro nella piana del Rodano nel 1986. Fotografia di Fritz Muri (Ringier Bildarchiv, RC5220, n. 17) © Staatsarchiv Aargau / Ringier Bildarchiv.
Ripicchettatura di piantine di pomodoro nella piana del Rodano nel 1986. Fotografia di Fritz Muri (Ringier Bildarchiv, RC5220, n. 17) © Staatsarchiv Aargau / Ringier Bildarchiv. […]

Le migliorie fondiarie, e in particolare le ricomposizioni parcellari, si susseguirono dal 1950 al 2004, con investimenti superiori al miliardo di frs. Il settore primario subì una profonda trasformazione strutturale; le aziende familiari dedite all'allevamento (razza d'Hérens) e l'agricoltura di sussistenza lasciarono il posto a imprese professionali meccanizzate e alla produzione per il mercato (viticoltura, arboricoltura). La dimensione delle aziende era comunque inferiore rispetto al resto della Svizzera: nel 2008 il 74% aveva una superficie inferiore a 10 ettari, contro una media nazionale del 34%.

Dal 1860 la concorrenza dei cereali importati accelerò la trasformazione dei campi coltivati in prati o vigneti. Aziende specializzate e cantine apportarono miglioramenti alla viticoltura, i cui prodotti ottennero riconoscimenti dal 1856. Tra il 1880 e il 1980, le superfici viticole passarono dal 4% al 40% del totale nazionale. Dal 1920, a seguito della fillossera, nella ricostituzione dei vigneti vennero privilegiati i vitigni chasselas (fendant), johannisberg, pinot nero e gamay a scapito delle varietà tradizionali. Raccolti troppo abbondanti resero periodicamente necessari adeguamenti a livello di produzione e commercializzazione. Nel 1957 il Vallese divenne il primo cantone viticolo della Svizzera. Dal 1990 la qualità dei suoi vini (in particolare petite arvine, humagne rouge e cornalin) è certificata dal marchio di denominazione di origine controllata (AOC), che dal 2000 tutela anche l'acquavite di pere Williams e quella di albicocche, lo zafferano di Mund, il pane di segale e il formaggio da raclette. L'allevamento della razza d'Hérens riprese importanza (40% dei bovini vallesani nel 2005) grazie alla sua capacità di adattamento all'ambiente alpino e al suo valore identitario (combattimenti di mucche).

Settore secondario

Con il 13% della forza lavoro attiva nel secondario, nel 1860 il Vallese era il cantone svizzero meno industrializzato. Nel XX secolo l'insediamento di grandi aziende chimiche quali la Lonza (1897, a Gampel e poi a Visp) e la Ciba (1904, a Monthey) e di imprese metallurgiche come la AIAG (1905, a Chippis; Alusuisse) creò impieghi e stimolò tutto il secondario (genio civile, costruzioni metalliche, officine meccaniche ecc.). Nel 1910 l'industria superava il 50% del valore delle esportazioni vallesane. Da allora la presenza di queste grandi fabbriche caratterizza la struttura del settore. Malgrado la diversificazione industriale promossa dallo Stato dal 1950, il numero delle piccole aziende supera quello delle ditte di medie dimensioni, fatta eccezione per il settore della costruzione. Nel 2000 il Vallese costituiva il secondo polo chimico industriale della Svizzera e le grandi società conservavano un ruolo cruciale. Nel 2008 queste ultime garantivano il 79% delle esportazioni totali; la quota delle industrie chimiche ammontava al 47%.

Veduta dall'alto su Chippis e le fabbriche di alluminio. Fotografia di Emile Gos, 1920 ca. (Médiathèque Valais, Martigny).
Veduta dall'alto su Chippis e le fabbriche di alluminio. Fotografia di Emile Gos, 1920 ca. (Médiathèque Valais, Martigny). […]

Durante le due guerre mondiali, le grandi fabbriche vallesane figurarono tra le principali industrie svizzere d'esportazione (prodotti strategici, esplosivi). Dal 1945 la loro posizione fu resa più fragile dalla concorrenza internazionale. La chimica riuscì a resistere grazie all'innovazione tecnica, alla diversificazione (prodotti farmaceutici, biotecnologie) e alla persistenza della domanda svizzera, mentre la crisi degli anni 1990-2000 segnò la fine della fusione di alluminio grezzo in Vallese.

Il settore secondario raggiunse l'apice nel 1970, occupando il 42% della popolazione attiva. Anche l'edilizia (alloggi, infrastrutture turistiche nelle stazioni invernali, residenze secondarie) contribuì a questo sviluppo. Le limitazioni poste alle vendite agli stranieri e la recessione del 1975 rappresentarono duri colpi per il settore delle costruzioni; la soppressione di impieghi riguardò per l'80% lavoratori stranieri. La ripresa fu garantita dalle infrastrutture pubbliche (formazione, sanità) e dalla domanda privata (ville monofamiliari). A dipendenza della congiuntura, nel corso del XX secolo l'edilizia occupò tra il 23 e il 37% degli attivi nel secondario.

Distribuzione dell'impiego nel canton Vallese 1860-2000a

AnnoSettore primarioSettore secondarioSettore terziariobTotale
186025 12670,3%4 64013,0%5 96016,7%35 726
1870c35 34883,6%4 22410,0%2 6946,4%42 266
1880c36 86179,7%5 88012,7%3 5057,6%46 246
188833 40476,4%5 39012,3%4 95311,3%43 747
190034 51466,0%10 45320,0%7 29814,0%52 265
191034 51958,0%14 38424,1%10 63517,9%59 538
192034 04959,4%12 06221,0%11 20919,6%57 320
193029 44351,7%14 12124,8%13 37623,5%56 940
194129 14747,9%17 42028,6%14 29323,5%60 860
195026 40841,4%19 68130,8%17 75827,8%63 847
196018 19025,0%31 18342,8%23 46832,2%72 841
197013 67515,3%37 52842,1%37 98742,6%89 190
19809 93610,3%35 49436,8%51 08552,9%96 515
19904 0113,4%37 12131,2%77 95165,4%119 083
2000d5 1113,9%29 79222,5%97 43673,6%132 339

a Fino al 1860 senza le persone occupate a tempo parziale.

b Il dato (che comprende le persone "senza indicazione") risulta dalla deduzione delle persone attive nei settori primario e secondario dal totale complessivo.

c Popolazione "presente".

d I dati del Censimento federale del 2000 sono paragonabili solo in parte a quelli precedenti, visto l'alto numero di "senza indicazione" (20'105).

Distribuzione dell'impiego nel canton Vallese 1860-2000 -  Censimenti federali; Historische Statistik der Schweiz

Settore terziario

Manifesto realizzato nel 1953 per l'Ufficio del turismo di Zermatt da Alfred Perren-Barberini (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
Manifesto realizzato nel 1953 per l'Ufficio del turismo di Zermatt da Alfred Perren-Barberini (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).

Nel XIX secolo negozianti e albergatori erano attivi nei capoluoghi distrettuali e lungo gli assi viari. Dal 1890 il turismo di montagna e l'alpinismo favorirono l'affermazione del settore alberghiero nelle stazioni raggiunte dalla ferrovia (Zermatt, Champéry, Leukerbad, Crans-Montana). Il settore conobbe un importante mutamento strutturale dopo il 1945 con lo sviluppo degli sport invernali, del ramo paralberghiero (vendita o affitto di chalet e appartamenti; 10 milioni di pernottamenti nel 1980, pari al 70% del totale) e la creazione di stazioni al di fuori degli agglomerati (ad esempio Verbier). Il turismo motorizzato rese possibile l'accesso a un grande numero di località sciistiche; nel 1980 il Vallese contava il 25% degli impianti di risalita meccanici della Svizzera. Gli impieghi stagionali furono in prevalenza occupati da stranieri.

Lo Stato sostenne la creazione di una prima banca cantonale nel 1856. Eccessivamente esposta a causa dei prestiti concessi al cantone (ferrovie) e ai comuni (lavori di arginamento del Rodano), fallì nel 1870 durante la crisi europea. La Cassa ipotecaria e di risparmio, con garanzia dello Stato, venne fondata nel 1895 (poi trasformata in Banca cantonale del Vallese nel 1917). Nel XX secolo la struttura bancaria cantonale fu caratterizzata dalla decentralizzazione del credito nei comuni (filiali della Banca cantonale, casse Raiffeisen), ciò che per certi versi ricorda i prestiti accordati in passato sul piano locale dalle parrocchie, dalle confraternite e dai notabili. Attorno al 1950 il settore visse un profondo mutamento strutturale: a seguito di un processo di concentrazione scomparvero le banche private locali, assorbite dalle grandi banche svizzere che parteciparono agli investimenti idroelettrici.

Dopo la recessione del 1975, il settore terziario superò il secondario; nel 1980 occupava il 53% della popolazione attiva, nel 2000 il 74%. Il settore turistico cantonale, all'inizio del XXI secolo il terzo in Svizzera in termini di pernottamenti alberghieri, contribuì a questo sviluppo. Con un maggior numero di dipendenti rispetto all'industria alberghiera e alla ristorazione, la sanità divenne il secondo ramo del terziario in ordine di importanza dopo il commercio al dettaglio, che proseguì la sua crescita iniziata negli anni 1960.

Crescita e problemi ambientali

Nel XX secolo lo sviluppo economico ebbe un forte impatto sul Vallese. Specialmente dal 1945, le infrastrutture idroelettriche e turistiche, la moltiplicazione delle vie di comunicazione, la crescita esponenziale delle residenze principali e secondarie, l'ampliamento degli stabili artigianali e commerciali, lo sfruttamento agricolo intensivo della piana del Rodano e la monocoltura viticola sui pendii comportarono una maggiore e più intensa occupazione del territorio e quindi una trasformazione del paesaggio.

Le ripercussioni ambientali dell'industrializzazione furono importanti. L'industria chimica causò l'inquinamento delle discariche, degli stagni e dei corsi d'acqua, la produzione di alluminio riversò tonnellate di fluoro nell'atmosfera. Le numerose azioni legali intentate dal 1914 contro le fabbriche di alluminio negli anni 1980 portarono all'installazione di sistemi di captazione e depurazione delle emissioni che migliorarono la situazione.

Società

La progressiva emergenza di un'economia di mercato, unitamente all'affermazione di nuovi ceti sociali, fece da preludio al duraturo processo di trasformazione delle strutture politiche e socio-economiche avviatosi nel corso della seconda metà del XIX secolo. L'irruzione della modernità confrontò bruscamente il Vallese con nuove sfide, cogliendolo impreparato sia sul piano ideologico, sia su quello istituzionale; tra queste le principali furono il pauperismo, l'emigrazione, l'immigrazione e la formazione di una classe operaia. A dispetto delle resistenze, la messa in opera di una politica economica e sociale sul piano cantonale e nazionale divenne ineluttabile. Soprattutto nel periodo fra le due guerre, il Vallese non poté più procrastinare una progressiva apertura verso lo Stato sociale, fenomeno che si amplificò poi nella seconda metà del secolo. Contemporaneamente gli operai e le donne acquisirono una crescente visibilità e la loro integrazione nella società richiese un adattamento delle strutture politiche e sociali che sconvolse i radicati valori conservatori.

L'importanza politica e sociale dell'emigrazione

Nel XIX secolo il Vallese, essenzialmente a carattere rurale, aveva una scarsa capacità produttiva. Il pauperismo affliggeva ampi strati della popolazione, e questa situazione era aggravata dalle cattive condizioni sanitarie. Con l'avvento dello Stato federale la qualità di vita non migliorò. I contadini vennero penalizzati dall'apertura dei mercati e dall'indebitamento. Nel 1870, il fallimento della Banca cantonale fu un disastro; provocò un aumento delle imposte e il debito pubblico paralizzò la vita economica e le attività dello Stato.

All'inizio del XX secolo, l'industrializzazione favorì la creazione di posti di lavoro ma comportò un aumento dei salariati senza terra, dallo statuto precario ed esposti alla minaccia della disoccupazione. Spinti dalla necessità o perché aspiravano all'emancipazione sociale, piuttosto che cercare lavoro nei cantieri o nelle fabbriche, i Vallesani preferivano emigrare. Fino alla Costituzione federale del 1874, la gestione dell'emigrazione era di competenza dei cantoni. Il Vallese adottò delle rigide misure di polizia che miravano a controllare le agenzie di emigrazione e a inasprire le condizioni per il rilascio delle autorizzazioni di partenza. Per le autorità e per una maggioranza della classe dirigente vallesana, l'emigrazione non era una necessità strutturale, bensì un fatto sociale che aveva come conseguenza una perdita di manodopera e denaro. I partiti avevano pareri discordanti sulle cause delle partenze (frazionamento dei terreni, diritto successorio, imposte, indebitamento, alcolismo, ricerca del lusso) e sui possibili rimedi. Concordavano invece nel sottolineare il carattere nocivo dell'emigrazione per la società e per i coloni, spesso vittime della speculazione. Ma se nei discorsi e nelle strategie dei politici e dell'opinione pubblica l'emigrazione era largamente osteggiata, questa continuò ad essere gestita secondo i criteri dell'economia liberale, sia in Vallese sia a livello nazionale.

Gli stranieri e la questione operaia

Bassorilievo in granito in onore degli operai della galleria del Lötschberg a Goppenstein, realizzato nel 1913 su iniziativa della Società di mutuo soccorso e dalla compagnia ferroviaria BLS (Lötschentaler Museum, Kippel; fotografia Thomas Andenmatten).
Bassorilievo in granito in onore degli operai della galleria del Lötschberg a Goppenstein, realizzato nel 1913 su iniziativa della Società di mutuo soccorso e dalla compagnia ferroviaria BLS (Lötschentaler Museum, Kippel; fotografia Thomas Andenmatten). […]

Dalla fine del XIX secolo i grandi cantieri ferroviari e in seguito l'industrializzazione provocarono un autentico sconvolgimento. Il cantone divenne un vasto mercato del lavoro a cui l'offerta indigena non era pronta a rispondere. L'afflusso di stranieri indusse il Vallese a confrontarsi con il mondo del lavoro e fece della questione operaia un tema di costante attualità. Il cantone non aveva né l'esperienza né i mezzi per affrontare le nuove sfide legate allo sviluppo economico. Le tensioni fra stranieri e popolazione locale si inasprirono. Gli scioperi (presso la Ciba nel 1907, alla vetreria di Monthey nel 1907 e 1910) e le rivendicazioni salariali rendevano difficile la vita agli imprenditori e alle autorità. Per la classe politica, il progresso minacciava i valori profondi della società e soprattutto l'autorità. Sebbene il potere conservatore fosse restio all'intervenzionismo sociale, la necessità di provvedere a un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione apparve inevitabile. Con la revisione della Costituzione del 1907 vennero così introdotte delle disposizioni in materia di protezione della classe operaia e di libertà di lavoro.

La lotta operaia si organizzò e assunse carattere istituzionale. Nel 1919 venne fondata l'Unione operaia vallesana, poi trasformata nel 1927 nel Cartello sindacale vallesano, incaricato di organizzare i lavoratori e di vigilare sull'applicazione delle leggi di protezione operaia. Nel 1929 nacque la Federazione vallesana delle corporazioni e dei sindacati cristiani e nel 1959 venne creata la Federazione operaia e contadina del Vallese. La loro azione era imperniata su due tematiche fondamentali, la protezione sociale e la difesa del lavoro indigeno, in particolare contro l'assunzione massiccia di stagionali. Nel periodo interbellico, mentre la disoccupazione imperversava e le autorità vallesane si disinteressavano del controllo degli stranieri, si diffuse un clima di xenofobia. I sindacati e i socialisti lottavano per un miglioramento degli stipendi e delle condizioni di lavoro e contro la concorrenza straniera. La loro azione fu particolarmente aspra nei cantieri di Barberine (Finhaut) e della Dixence. Nel 1928, per far fronte alla crisi e per conformarsi alla legislazione federale, il Vallese adottò una legge sul sovvenzionamento cantonale delle casse di assicurazione contro la disoccupazione. Lo Stato concedeva alle casse pubbliche e paritetiche il 30% delle indennità versate, il 10% alle casse sindacali. Dopo numerose resistenze, la prima legge sulla protezione operaia venne approvata nel gennaio del 1933, ma escludeva gli operai agricoli e limitava le disposizioni relative al settore alberghiero. Fu sostituita nel 1966 dalla legge cantonale sul lavoro che raggruppava diversi provvedimenti adottati fra il 1921 e il 1949. L'assicurazione sulla disoccupazione venne resa obbligatoria dalla legge federale del 1984.

La creazione di uno spazio sociale cantonale

Con la Costituzione federale del 1874, lo Stato iniziò cautamente a sviluppare un programma sociale, ad esempio con l'inserimento nella Costituzione delle assicurazioni malattia (1890), vecchiaia e contro l'invalidità (1925). L'assistenza pubblica rimase invece di competenza di comuni e cantoni. Dopo la prima guerra mondiale, il Vallese non poté più rimandare una riforma del suo sistema assistenziale. La creazione di uno spazio sociale cantonale si scontrava però non solo con le istituzioni tradizionali, ma anche con delle mentalità refrattarie all'idea di previdenza e solidarietà, fortemente preoccupate da un aumento delle imposte.

Come nell'ancien régime, il dovere di assistenza spettava in primo luogo alla famiglia e al comune, poi agli istituti religiosi e privati. La legge del 1898 si basava ancora sul principio di assistenza da parte del comune di origine. Non riconosceva alcun diritto all'assistenza e ne escludeva le persone abili al lavoro. L'indigenza, che secondo l'opinione pubblica derivava dall'indebolimento delle strutture familiari e dall'immoralità, era considerata un pericolo sociale e l'assistenza un incoraggiamento al vizio. I poveri venivano fra l'altro privati dei diritti civici e non potevano sposarsi. Il primo provvedimento delle autorità nell'ambito della sicurezza fu la lotta contro l'accattonaggio. Si dovette attendere la legge sull'assistenza pubblica del 1926 (revisione nel 1955) per vedere istituzionalizzato il principio di una ripartizione degli oneri fra il comune di domicilio e quello di origine, con il sostegno finanziario dello Stato. Durante il periodo fra le due guerre si svilupparono altre forme di aiuto alle famiglie, che nel 1949 confluirono nella prima legge vallesana sugli assegni familiari. Nel 1996, la legge sull'integrazione e l'aiuto sociale segnò una tappa fondamentale per il rafforzamento della coesione sociale.

Dopo la seconda guerra mondiale si affermò il principio della previdenza. Nel campo della salute, il Vallese respinse la legge federale sull'assicurazione malattia introdotta nel 1911. L'obbligo di assicurarsi, su cui potevano pronunciarsi i cantoni, fu dibattuto dal 1923, ma venne accettato solo nel 1995. Nel 1949, il 99,2% dei Vallesani respinse la legge federale per la lotta contro la tubercolosi che completava quella del 1928, malgrado la malattia fosse pericolosa. Per quanto riguarda l'assicurazione vecchiaia e superstiti, dapprima respinta nel 1931 dall'81,2% dei Vallesani (a fronte di una media nazionale del 60,3%), venne poi accettata nel 1947. In generale, gli obblighi derivanti dall'evoluzione della legislazione federale portarono il Vallese a sviluppare una politica di integrazione sociale, specialmente tramite un trasferimento di oneri e competenze dai comuni al cantone.

L'emancipazione femminile

Alcune donne in attesa del proprio turno al seggio elettorale di Martigny-Bourg il 3.3.1957. Fotografia di Léonard Gianadda (Médiathèque Valais, Martigny).
Alcune donne in attesa del proprio turno al seggio elettorale di Martigny-Bourg il 3.3.1957. Fotografia di Léonard Gianadda (Médiathèque Valais, Martigny). […]

In una società patriarcale, cattolica e conservatrice, l'emancipazione politica delle donne e la loro integrazione nel mercato del lavoro rappresentava una sfida complessa, di cui alcuni aspetti erano peraltro presenti anche in altri cantoni (disparità sul piano civile, lavori mal retribuiti, assenza di diritti politici). Un primo passo intrapreso a favore dell'uguaglianza politica nel 1924 si concretizzò nel 1945 con una mozione in Gran Consiglio. L'Associazione vallesana per il suffragio femminile, creata nel 1946, ottenne l'appoggio di papa Pio XII, ma il clero, soprattutto nell'alto Vallese, vi si oppose comunque. Nel 1959 il decreto federale concernente l'istituzione del diritto elettorale e di voto della donna in materia federale venne respinto dal 69,1% dei votanti vallesani. Il processo divenne però ineluttabile e i partiti, affiancati anche dal vescovo, si pronunciarono a favore delle donne. Nel 1970 il diritto di voto venne riconosciuto alle Vallesane a livello cantonale. Nel 1971 il Vallese accettò di estenderlo a livello federale; con il 79,3% dei voti a favore (media nazionale: 65,7%), si trovò in testa ai cantoni cattolici. Nel 1981, invece, fu l'unico cantone romando a rifiutare l'iniziativa federale per l'uguaglianza dei diritti tra uomo e donna, disposizione accettata a livello federale. Nel 1983, il Consiglio di Stato istituì una commissione di studio sulla condizione femminile e aprì nel 1993 un ufficio per le pari opportunità. Quest'ultimo divenne permanente in virtù della legge d'applicazione del principio dell'uguaglianza fra uomini e donne (1996).

Vita ecclesiastica e religiosa, cultura e istruzione

Confessioni e religione

Nel 1859, con la revoca dei decreti di secolarizzazione dei beni ecclesiastici del 1848, le relazioni fra la Chiesa cattolica e lo Stato sembrarono appianarsi. Persistettero tuttavia alcune frizioni, in particolare riguardo alle modalità di elezione del vescovo, in particolare in riferimento a un ruolo che il Gran Consiglio si era attribuito, poi abolito solo nel 1918 in occasione di una successione. La definizione dello statuto di religione di Stato subì pure delle modifiche nel corso delle successive revisioni della Costituzione cantonale. L'industrializzazione a cavallo del 1900 attirò una popolazione riformata che organizzò una propria vita comunitaria, non priva di tensioni. Nella Costituzione del 1907 il cattolicesimo mantenne comunque il suo statuto di religione di Stato, ma furono introdotti dei capoversi specifici riguardanti la libertà di coscienza e di credo, nonché il libero esercizio dei culti. Questa situazione perdurò fino al 1974, in occasione della modifica dell'articolo 2, che conferì da quel momento alle Chiese cattolica e riformata lo statuto di persone giuridiche di diritto pubblico.

Fino agli anni 1970 la Chiesa, il suo clero diocesano e le sue numerose congregazioni rivestirono una grande importanza nella società vallesana, strutturando gli eventi maggiori della vita sociale. Accanto alla sua funzione caritativa, la Chiesa era attiva anche nel settore dell'istruzione. Il ruolo ricoperto dagli ecclesiastici nel corpo insegnante ha fortemente marcato gli spiriti. Solo con i rivolgimenti sociali degli anni 1960 vi fu un avanzamento della laicizzazione nei settori dell'insegnamento e della salute.

Fra le conseguenze del Concilio Vaticano II si annovera anche la comparsa dei cattolici tradizionalisti vallesani, attratti dalla figura di monsignor Marcel Lefebvre. Il prelato francese si batteva apertamente contro gli "errori liberali" e le riforme del Concilio, specialmente quelle concernenti la liturgia. Con l'appoggio di personalità vallesane, egli istituì a Ecône un pre-seminario, poi un seminario vero e proprio. Dagli anni 1970, il rifiuto del nuovo rito liturgico da parte di Lefebvre provocò tensioni con le diocesi svizzere, poi con Roma. L'ordinazione arbitraria di quattro vescovi nel 1988 portò allo scisma.

La formazione

All'inizio del XX secolo la situazione della scuola vallesana rimaneva mediocre; i risultati molto deludenti delle reclute vallesane agli esami federali durante decenni indussero le autorità ad agire. L'approvazione popolare di diverse leggi (1907, 1946 e 1962) unitamente all'aiuto della Confederazione consentirono di migliorare lentamente la situazione del corpo insegnante e degli allievi. La durata della scolarità obbligatoria e dell'anno scolastico crebbero gradualmente (sei mesi nel 1946; 42 settimane nel 1962). Anche la formazione magistrale (Sion, Briga) venne prolungata; questa visse la sua fase migliore fra il 1947 e il 1964. Seguì un periodo di turbolenze, in cui si alternarono penuria e sovrabbondanza di insegnanti. Nel 2000 le scuole magistrali vennero sostituite da una formazione di livello terziario.

Lo sviluppo delle scuole secondarie, molto rare in Vallese, fu da sempre un tema ricorrente. Negli anni 1940 alcune società di Vallesani emigrati in altre parti della Svizzera reclamarono l'istituzione di scuole migliori di questo tipo. Sorte un po' ovunque in seguito alla legge del 1962, furono presto integrate nei cicli di orientamento creati nel 1974. La democratizzazione degli studi portò a un aumento del numero di studenti iscritti alle università svizzere. La riforma del livello secondario inferiore ebbe anche conseguenze sull'organizzazione dei licei di Briga, Sion e Saint-Maurice. Dal canto suo la formazione professionale proseguì il proprio sviluppo, in particolare con la pianificazione e la realizzazione dei grandi centri formativi all'inizio degli anni 1960. La formazione scientifica, impartita nelle scuole di livello terziario e tardivamente entrata in concorrenza con la formazione classica offerta dai licei, prese saldamente piede dagli anni 1980. Queste scuole integrarono l'organigramma della scuola universitaria vallesana nel 2000 e quello delle scuole universitarie professionali; assieme ad altri percorsi formativi, entrarono poi a far parte della scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale (HES-SO), istituita nel 1997. All'inizio del XXI secolo il Vallese ospitava altre formazioni e istituti di livello universitario, come il Centro universitario a distanza di Briga (dal 1992) oppure l'istituto universitario Kurt Bösch a Bramois (Sion) dal 1999.

I media

L'avvento graduale della democrazia governata favorì la diffusione della stampa, divenuta nel contempo oggetto e protagonista dei conflitti politici. La lotta per il potere passò attraverso la conquista dell'opinione pubblica. Tra il 1839 e il 1848 furono pubblicate dieci effimere testate (di cui otto del basso Vallese). I primi due giornali di opinione comparvero nel maggio del 1839: il conservatore Défenseur de la Religion et du Peuple (fino al 1840), seguito dall'Echo des Alpes (fino al 1844), organo del governo liberale e poi di orientamento radicale.

Nel 1921, delle quaranta testate create dal 1839 ne esistevano ancora tredici, di cui nove nel Vallese francofono. L'organo radicale Le Confédéré, fondato nel 1861, fu il primo giornale del basso Vallese. Le circostanze favorirono l'avvento di una nuova stampa, spesso legata a una certa tendenza politica senza tuttavia costituire in senso stretto l'organo di un partito. Il panorama giornalistico si diversificò anche grazie a pubblicazioni longeve a carattere regionale. La concorrenza raggiunse l'apice nel 1930 con diciassette testate; in seguito si registrò un processo di concentrazione. Nel 1929 Le Nouvelliste (1903, Nouvelliste et Feuille d'Avis du Valais) divenne il primo quotidiano vallesano (fino agli anni 1950 anche l'unico). Questo giornale rafforzò ulteriormente la sua influenza con l'acquisizione, nel 1960, del Rhône (fondato nel 1929) e, nel 1968, della Feuille d'Avis du Valais. Nell'alto Vallese, il Walliser Bote, fondato nel 1840, acquisì un'importanza simile: nel 1961 assorbì il Walliser Nachrichten-Briger-Anzeiger (1933) e dal 1969 esce come quotidiano. Il suo successo è dovuto alla lunga tradizione e alla scomparsa del Walliser Volksfreund (1920-1989), organo dei cristiano-sociali dell'alto Vallese.

Dagli anni 1960 e specialmente dagli anni 1980, i periodici registrarono un forte declino. Soprattutto sotto l'effetto della concorrenza della radio e della televisione, la stampa dovette ristrutturarsi e diverse testate scomparvero a beneficio di due soli quotidiani, Le Nouvelliste e il Walliser Bote, che all'inizio del XXI secolo rappresentavano assieme il 95% della tiratura locale. Di fronte a questo predominio, la questione della pluralità dell'informazione rimane aperta, malgrado il Walliser Bote, organo cattolico conservatore, dal 1982 si sia proclamato "quotidiano indipendente dell'alto Vallese" e il Nouvelliste, quotidiano conservatore e popolare, dal 1997 abbia adottato un orientamento più pluralista. Nel 2011, il panorama della stampa vallesana comprendeva, accanto ai due quotidiani citati sopra, il Confédéré, il Journal de Sierre (1931), lo Chablais-Magazine (2001), la Gazette de Martigny (1968), il Peuple valaisan (1953, dal 2013 Le Peuple.VS), la Rote Anneliese (1973, "voce critica dell'alto Vallese"), la Regionalzeitung Aletsch-Goms (1995) e la Rhonezeitung (1998). Esistono poi tre emittenti radiofoniche: Radio Martigny (dal 1984) diventata più tardi Radio Rhône e poi Rhône FM, con sede a Sion; Radio Chablais (dal 1984) a Monthey; Radio Rottu Oberwallis (dal 1990) a Visp. La televisione regionale Canal 9, creata a Sierre nel 1983, si sviluppò con successo e nel 2008 ottenne una concessione cantonale per la diffusione nelle due lingue da parte dell'Ufficio federale delle comunicazioni.

Arte e letteratura

Lo scrittore Maurice Chappaz e sua moglie, la poetessa S. Corinna Bille, durante una trasmissione a loro dedicata, realizzata nel 1973 da Henry Brandt (Radio Télévision Suisse, Ginevra).
Lo scrittore Maurice Chappaz e sua moglie, la poetessa S. Corinna Bille, durante una trasmissione a loro dedicata, realizzata nel 1973 da Henry Brandt (Radio Télévision Suisse, Ginevra). […]

Meta di numerosi scrittori dall'epoca romantica, il Vallese continuò ad accoglierli nel XX secolo (Rainer Maria Rilke, Carl Zuckmayer e Charles Ferdinand Ramuz). Gli scrittori attivi nel XX secolo e legati al Vallese – come Marguerite Burnat-Provins o Louis Courthion – proposero una visione del cantone condizionata dal loro percorso individuale. Privo di un'intensa vita intellettuale, fu solo dagli anni 1940 che si diffuse una produzione ispirata ai suoi luoghi e creata da personalità locali, in particolare attraverso le opere di Maurice Zermatten e dei coniugi Maurice Chappaz e S. Corinna Bille. Negli anni 1960 emerse una nuova generazione di scrittori che dipinse una società del dopoguerra scombussolata dalla modernità o che cercò, come Georges Borgeaud, di estendere il proprio orizzonte ad altre città e regioni oltrepassando la ristretta cerchia delle montagne. La "letteratura dei maestri di scuola", che dominava ancora la scena fino agli anni 1970, cedette il posto a una produzione più ricca e libera sia nel genere che nello stile. In ambito germanofono, Adolf Fux e Hannes Taugwalder hanno evocato l'alto Vallese, Pierre Imhasly il Rodano.

Raphael Ritz fu il primo pittore vallesano indipendente. Il Vallese, posto a margine delle numerose istituzioni culturali sorte nel XIX secolo e sprovvisto degli elementi costitutivi di una scena artistica, all'inizio del XX secolo attirò comunque numerosi pittori romandi. Ernest Biéler fondò l'Ecole de Savièse, divenuta una vera e propria colonia di artisti, di cui fece parte anche Raphy Dallèves. Quest'ultimo legò al cantone le sue opere che costituirono il nucleo della collezione del Museo di belle arti. Durante tutto il XX secolo generazioni diverse di artisti si trasferirono in Vallese, da Edmond Bille ed Edouard Vallet ad Albert Chavaz, Gérard de Palézieux e Angel Duarte. La creazione di un Museo cantonale di belle arti (1947) e di una scuola cantonale di belle arti (1949) favorirono la nascita di nuovi talenti, attesi dopo la scomparsa di Ludwig Werlen e di Dallèves. In questo contesto artistico più stimolante, numerosi giovani pittori dell'alto e del basso Vallese cercarono di affermarsi. Si costituirono associazioni artistiche, più o meno durature. Si fece strada una nuova politica espositiva, allo stesso tempo più prestigiosa e più popolare, come quella della fondazione Pierre Gianadda a Martigny (dal 1978), o quella orientata più specificamente sulla creazione contemporanea nelle principali città.

Nel campo dell'architettura Joseph de Kalbermatten e Joseph Dufour progettarono numerose chiese in stile neomedievale mentre il Groupe de Saint-Luc et Saint-Maurice, fondato nel 1919, realizzò quella di Finhaut. Dopo la prima guerra mondiale, Markus Burgener costruì a Crans-Montana degli alberghi in stile moderno.

Manifesto per il nono Festival der Zukunft a Ernen nel 1995 (Médiathèque Valais, Sion).
Manifesto per il nono Festival der Zukunft a Ernen nel 1995 (Médiathèque Valais, Sion). […]

I compositori Charles Haenni e Jean Daetwyler animarono la vita musicale vallesana. Pierre Mariétan si distinse nella musica contemporanea. A Valère (Sion) si trova il più vecchio organo del mondo ancora utilizzato. Il Vallese è conosciuto a livello internazionale per i festival di musica di Verbier, Sion ed Ernen.

Riferimenti bibliografici

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Periodici e bibliografia
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Preistoria e Protostoria
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Società, economia e cultura dal XIX all'inizio del XXI secolo
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  • K. Anderegg, «Oberwalliser Emigration nach Übersee im dritten Viertel des 19. Jahrhunderts», in Schweizerisches Archiv für Volkskunde, 76, 1980, 175-196
  • A. e C. Carron, Nos cousins d'Amérique, 2 voll., 1986-2002
  • Valais d'émigration, catalogo mostra Sion, 1991
  • S. Dayer (a cura di), Aspects de l'économie valaisanne, 1992
  • J.-H. Papilloud et al., Le Valais et les étrangers, XIXe-XXe, 1992
  • I. Raboud, Temps nouveaux, vents contraires: Ecône et le Valais, 1992
  • B. Roduit, Les collèges en Valais de 1870 à 1925, 1993
  • S. Pavillon, Union syndicale valaisanne, cartel syndical valaisan, union ouvrière, 1994
  • P. Griener, P. Ruedin (a cura di), Le Musée cantonal des beaux-arts de Sion, 1947-1997, 1997
  • J. Guntern, Die Walliser Schule im 20. Jahrhundert, 2003
  • D. Périsset Bagnoud, Vocation: régent, institutrice, 2003
  • P. Willisch, Die Einbürgerung der Heimatlosen im Kanton Wallis, 2004
  • D. Delaloye, La présence des réformés en Valais aux XIXe-XXe siècles, 2005
  • W. Bellwald, S. Guzzi-Heeb (a cura di), Ein industriefeindliches Volk?, 2006
  • A. Lugon, La presse écrite en Valais, 2008
  • I. Werlen et al., Der zweisprachige Kanton Wallis, 2010
  • L'Ecole de Savièse, catalogo mostra Sion, 2012
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Suggerimento di citazione

Bernard Truffer; Philippe Curdy; François Wiblé; Gilbert Coutaz; Gregor Zenhäusern ; Gregor Zenhäusern; Marie-Claude Schöpfer Pfaffen; Louiselle Gally-de Riedmatten; Gaëtan Cassina ; Gaëtan Cassina; Silvia Arlettaz; Myriam Evéquoz-Dayen ; Myriam Evéquoz-Dayen; Simon Roth: "Vallese", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 04.04.2022(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/007396/2022-04-04/, consultato il 28.03.2024.