Cantone della Confederazione dal 1814, dal 1848 denominato ufficialmente Repubblica e Cantone di Neuchâtel; tedesco Neuenburg. Signoria e contea dal XII secolo, principato dal XVII secolo al 1848, dalla fine del XIII secolo il Paese di Neuchâtel fu legato da trattati di comborghesia a numerosi cantoni e città svizzere, e in particolare a Friburgo (1290), Berna (1308), Soletta (1369) e Lucerna (1501). In seguito all'estinzione della dinastia locale dei de Neuchâtel (1395), la contea passò a famiglie originarie della Germania meridionale (de Fribourg, von Hochberg) e all'inizio del XVI secolo a casati francesi (d'Orléans-Longueville). Alla morte di Marie de Nemours (1707) il principato fu acquisito dai re di Prussia (casa di Hohenzollern) che lo detennero fino alla rivoluzione del 1848, ad eccezione del periodo napoleonico durante il quale fu attribuito al maresciallo Louis-Alexandre Berthier, nominato principe di Neuchâtel (1806-1814). La lingua ufficiale è il francese. Il capoluogo è Neuchâtel.
Stemma del canton Neuchâtel
[…]
Carta oro-idrografica del canton Neuchâtel con le principali località
[…]
Dalla fine del XVI secolo, dopo l'acquisizione da parte dei conti di Neuchâtel della signoria vassalla di Colombier (1564) e l'annessione di quella di Valangin (1592), il territorio neocastellano non ha conosciuto variazioni significative. Le frontiere esterne hanno subito solo alcune modifiche nel XIX secolo: l'incorporazione del villaggio di Le Cerneux-Péquignot nel 1814 (pace di Parigi), la completa acquisizione del franc-alleu (allodio) di Lignières nel 1815 (trattato di Vienna) e la cessione del castello di Thielle al canton Berna nel 1894 in seguito alla correzione delle acque del Giura.
Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Neuchâtel
Superficie (2004/05)
803,1 km2
Foresta / Superficie boscata
308,8 km2
38,4%
Superficie agricola utile
334,5 km2
41,7%
Surperficie con insediamenti
67,0 km2
8,3%
Superficie improduttiva
92,8 km2
11,6%
Struttura dell'utilizzo del suolo nel canton Neuchâtel - Statistica della superficie
Il territorio cantonale (36 comuni nel 2017) è costituito da tre regioni relativamente distinte: il litorale compreso tra la sponda settentrionale del lago di Neuchâtel e i primi contrafforti del Giura (con La Béroche), le valli mediane (Val-de-Travers e Val-de-Ruz) e le Montagnes neuchâteloises, altopiano a ca. 1000 m di altitudine al confine con la Francia.
Struttura demografica ed economica del canton Neuchâtel
Anno
1850
1880a
1900
1950
1970
2000
Abitanti
70 753
102 744
126 279
128 152
169 173
167 949
Percentuale rispetto alla popolazione totale svizzera
3,0%
3,6%
3,8%
2,7%
2,7%
2,3%
Lingua
francese
77 525
104 551
108 408
123 573
143 191
tedesco
24 489
17 629
15 149
15 630
6 849
italiano
1 346
3 664
3 939
21 607
5 407
romancio
15
34
97
114
95
altre
357
401
559
8 249
12 407
Religione, confessione
protestanti
64 952
91 076
107 291
100 158
97 843
63 974
cattolicib
5 570
11 651
17 731
24 829
64 919
51 257
cattolico-cristiani
768
673
559
altri
231
1 005
1 257
2 397
5 738
52 159
di cui della comunità ebraica
231
689
1 020
506
417
266
di cui delle comunità islamiche
219
5 056
di cui senza confessionec
3 346
36 582
Nazionalità
svizzeri
65 773
93 791
113 090
121 357
132 478
129 377
stranieri
4 980
8 953
13 189
6 795
36 695
38 572
Anno
1905
1939
1965
1995
2005
Occupati nel cantone
settore primario
12 503
13 221
4 509
3 537d
3 269
settore secondario
33 828
25 951
47 541
29 863
29 154
settore terziario
12 061
12 805
25 662
49 758
51 301
Anno
1965
1975
1985
1995
2005
Percentuale rispetto al reddito nazionale svizzero
2,8%
2,4%
2,0%
1,8%
2,1%
a Abitanti e nazionalità: popolazione residente; lingua e religione: popolazione "presente".
b Compresi i cattolico-cristiani nel 1880 e nel 1900; dal 1950 cattolico-romani.
c Non appartenenti ad alcuna confessione o altra comunità religiosa.
d Censimento delle aziende agricole 1996.
Struttura demografica ed economica del canton Neuchâtel - Historische Statistik der Schweiz; censimenti federali; Ufficio federale di statistica
Autrice/Autore:
Michel Egloff
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
La varietà paesaggistica che caratterizza il canton Neuchâtel ha avuto un'influenza di particolare rilievo sulla storia del suo popolamento. Tra i 426,5 m di quota – l'altitudine minima delle sponde emerse alla fine del Pleistocene – e i 1400 m si susseguono vari biotopi, più o meno accoglienti o inospitali a dipendenza delle glaciazioni, dell'estensione delle foreste e dell'accessibilità del litorale abitabile. Il canton Neuchâtel si distingue per la presenza di tutte le culture conosciute nella Svizzera occidentale. Dal Musteriano all'epoca galloromana (Galloromani) vi sono rappresentate tutte le diverse fasi, ad eccezione di alcuni periodi del Paleolitico completamente assenti per motivi climatici.
L'archeologia neocastellana
Autrice/Autore:
Michel Egloff
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Animata da personalità quali Frédéric DuBois de Montperreux, Friedrich Schwab, Edouard Desor e Paul Vouga, l'archeologia neocastellana conobbe uno sviluppo precoce. Ai primi scavi occasionali e casuali (la villagalloromana di Colombier fu portata alla luce già nel 1840) seguì dal 1855 lo studio delle palafitte (stazioni palafitticole), cui Paul Vouga conferì nel 1919-1920 a Auvernier il dovuto rigore scientifico. Nel 1857 fu rinvenuto il celebre sito celtico (Celti) di La Tène, che diede il suo nome alla seconda età del Ferro. Il primo congresso internazionale di Preistoria si svolse a Neuchâtel nel 1866.
Prospezioni sistematiche, terrestri e subacquee, ebbero inizio nel 1964 lungo il tracciato dell'autostrada A5. Questa fase fu caratterizzata non solo dalla vastità dell'area esplorata, ma anche dall'utilizzazione della fotografia aerea, delle scienze naturali e della datazione dendrocronologica, particolarmente preziosa per la ricostruzione delle tipologie abitative e dei villaggi «lacustri». È stato così possibile datare la più antica località rinvenuta nel cantone, Hauterive-Champréveyres, risalente al 3810 a.C.
Paleolitico e Mesolitico
Autrice/Autore:
Michel Egloff
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Le prime testimonianze di una presenza umana nel canton Neuchâtel sono state localizzate nella grotta di Cotencher (Rochefort) che sovrasta le gole dell'Areuse, sulla via che porta dall'Altopiano svizzero alle pianure della Saona. A 660 m di altitudine è stato scoperto un riparo sotto roccia orientato a meridione e risalente al 40'000 a.C. ca. Dopo gli scavi del 1916 quest'ultimo assurse a notorietà europea grazie alla ricchezza della sua fauna. Fra le 62 specie ritrovatevi figurano l'orso, il leone, la pantera delle caverne, il rinoceronte lanoso, la renna, il cavallo e 16 varietà di uccelli. L'industria litica neocastellana è affine a quella del Musteriano della Francia meridionale. Un osso mascellare superiore scoperto nel 1964 è uno dei due reperti neandertaliani noti in Svizzera. A monte di Cotencher, a 1120 m di quota, anche la grotta di Les Plaints () ha restituito resti ossei e attrezzi in pietra scheggiata attribuibili al Musteriano.
Tre figure femminili in lignite, utilizzate come pendenti e risalenti al XIII millennio a.C. (Laténium, Hauterive).
[…]
Dopo un lungo periodo di glaciazione, verso il 13'000 a.C. uomini di Cro-Magnon, dediti alla caccia soprattutto di cavalli, ma anche di renne, marmotte, lepri variabili e pernici bianche, soggiornarono sulle sponde del lago di Neuchâtel, il cui livello era di 3 m inferiore rispetto a quello odierno. Nel cantone non furono rinvenute testimonianze del Paleolitico superiore fino alla scoperta, nel 1983, di un accampamento magdaleniano a Hauterive-Champréveyres. In questo sito, come in quello di Neuchâtel-Monruz, situato 1 km a sud-ovest, gruppi di cacciatori risiedevano stagionalmente in quella che allora era una steppa di salici e betulle nane. Gli scavi condotti in occasione dei lavori autostradali hanno consentito di tracciare il piano dei focolari, dei cumuli di ossa, delle aree con presenza di ocra e dei laboratori di lavorazione della selce locale o importata. Fra gli utensili ritrovati predominano bulini, raschiatoi, lame a dorso e punteruoli. Si sono potuti ricostruire numerosi nuclei. Fra i ciondoli, realizzati per lo più con conchiglie fossili o denti, figurano anche tre statuine femminili in lignite, grandi poco meno di 2 cm, che costituiscono le prime raffigurazioni umane attestate in Svizzera.
Al Magdaleniano seguì l'Aziliano (Epipaleolitico, ca. 10'300 a.C.). Tronchi di pino sono stati rinvenuti nel sito di Champréveyres, accanto ai pochi reperti di un accampamento di cacciatori. Anche a Monruz è stato portato alla luce un accampamento, mentre nella grotta del Bichon (La Chaux-de-Fonds), situata sopra il Doubs, si sono scoperte tracce di una presenza umana, ossa di orsi delle caverne e punte di frecce in selce.
Nel 1926 nella località di Le Col-des-Roches (Le Locle) sono state individuate per la prima volta in Svizzera testimonianze del Mesolitico. Microliti di forma geometrica, punteruoli in osso, canini di cervo perforati attestano la presenza, nella sua fase tardiva, della cultura che precedette l'avvento dell'economia di produzione. A Les Brenets, ma anche a Villers-le-Lac (F), le sponde del Doubs furono frequentate da questi stessi cacciatori, pescatori e raccoglitori.
Neolitico
Autrice/Autore:
Michel Egloff
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
I primi agricoltori e allevatori del canton Neuchâtel erano originari del bacino mediterraneo, contrariamente a quelli del canton Sciaffusa, che giunsero in Svizzera risalendo il corso del Danubio. I siti di Bevaix-Treytel-A Sugiez e Saint-Aubin-Derrière la Croix, ai piedi del castello di Vaumarcus, hanno restituito alcuni focolari risalenti secondo la datazione al radiocarbonio, al V millennio a.C., così come della ceramica fine e semifine bruna-rossastra, ornata con anse e mammelle, analoga a quella segnalata nel riparo di Le Col-des-Roches. Questa prima forma di Neolitico identificata nel territorio neocastellano viene denominata Cortaillod antico. Macine, pestelli e chicchi di grano carbonizzati attestano la macinazione di cereali (in questo caso di frumento nudo), mentre le asce in pietra verde levigata venivano utilizzate per la lavorazione del legno. È stata pure rinvenuta un'ascia levigata perforata, sicuramente di importazione. I siti cui appartengono questi focolari sono caratterizzati dalla presenza di menhir, monumenti che si ritrovano anche sulle coste atlantiche dell'Europa. Le datazioni effettuate nelle stazioni di Bevaix e di Saint-Aubin attestano che la regione di La Béroche fu uno dei luoghi della Svizzera occidentale in cui erano presenti i megaliti. A Saint-Aubin un allineamento di quattro menhir precedette un secondo complesso di cinque pietre eretto dalla fine del III millennio. Situato al confine fra i cantoni Vaud e Neuchâtel, tra il lago e il Giura, questo sito era probabilmente una zona di incontri e cerimonie per diverse comunità agricole. Il dolmen di Colombier-Plant de Rives, una sepoltura collettiva megalitica chiamata anche «passaggio coperto di Auvernier», fu scoperto nel 1876.
La vasta grotta di La Baume du Four (Boudry), bivacco di caccia nelle gole dell'Areuse, è riconducibile al Cortaillod classico (3900-3750 a.C.). I primi villaggi identificabili risalgono al 3900 a.C. ca. Le culture di Cortaillod, Horgen, Lüscherz e Auvernier-Cordé si susseguirono fin verso il 2400 a.C., quando lasciarono spazio alla cultura del bicchiere campaniforme, corrispondente all'età del Rame o Eneolitico. Il «Neolitico lacustre» – espressione che fa riferimento alla prossimità del lago e non all'esistenza di piattaforme sull'acqua – durò quindi ca. 1500 anni. Questo periodo fu caratterizzato dalla disponibilità continua di risorse alimentari (caccia, pesca, raccolta, allevamento, agricoltura), dalle tecniche di costruzione (case rettangolari in legno), dall'utilizzo di piroghe quali mezzi di trasporto e dai metodi di lavorazione della pietra, dei palchi di cervo, dell'osso e dell'argilla. Le sponde del lago offrono il terreno ideale per approfondire le conoscenze riguardanti questo lungo periodo. La loro costante umidità ha infatti permesso di conservare in modo ottimale i reperti in materiale organico deperibile (attrezzi in legno, ruote di carri, oggetti in vimini, tessuti, frutta, semi). Le variazioni del livello del lago si riscontrano negli strati di gesso che separano le diverse fasi di insediamento. Le forme e la decorazione degli oggetti utilitari forniscono preziose indicazioni tipologiche e sono talvolta databili con un'approssimazione di pochi anni grazie alla dendrocronologia.
I rilevamenti stratigrafici e il numero crescente di ricognizioni archeologiche forniscono una visione sempre più dettagliata degli stili di vita e dell'ambiente dell'epoca. In tal modo è stato possibile stabilire che nel III millennio la selce bruna e bionda di ottima qualità del Grand-Pressigny (valle della Loira) – utilizzata per la realizzazione delle migliaia di pugnali, lame, raschiatoi e punte di frecce rinvenuti – era oggetto di scambi transgiurassiani; non sono però note le merci fornite quale contropartita. L'abbondanza delle stazioni litorali (Vaumarcus, Saint-Aubin, Bevaix, Colombier, Auvernier, Neuchâtel, Hauterive, Saint-Blaise, Marin-Epagnier, Thielle-Wavre, Le Landeron) contrasta con la scarsità di siti della cultura del bicchiere campaniforme: sono state identificate solo alcune abitazioni a Cortaillod-Sur les Rochettes su un'altura che domina l'Areuse e due sepolture a Cortaillod-Courbes Rayes e Saint-Blaise-Chemin du Diable. Abbandonate fra il 2500 e il 1900 a.C., le palafitte non hanno in sostanza restituito nessuna testimonianza di quell'epoca.
Età del Bronzo
Autrice/Autore:
Michel Egloff
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Completamente sprovvisto di minerale di rame, il Giura dipendeva dall'importazione di questo metallo che, legato con lo stagno, pure importato, permise lo sviluppo della metallurgia del bronzo (artigianato del metallo) . La transizione dal III al II millennio coincise con la progressiva diffusione di questa nuova tecnica, dapprima nelle Alpi e poi sull'Altopiano. Le prime datazioni dendrocronologiche sono tuttavia disponibili soltanto dal 1700 a.C. (Bevaix, Auvernier). Asce, piccoli pugnali triangolari con ribattini, collari massicci, giare e vasi di ceramica del tipo Morges-Les Roseaux sono testimonianze, piuttosto rare, di questa fase di occupazione sulle rive del lago di Neuchâtel.
Siti archeologici del canton Neuchâtel
[…]
Fatta eccezione per qualche reperto isolato, sul litorale non vi sono tracce della media età del Bronzo (1500-1200 a.C.). Nella foresta dell'Eter sopra Cressier, nella località detta La Baraque, è stata però rinvenuta una sepoltura con un corredo particolarmente ricco (anello decorato in oro, ascia, pugnale, lunga spilla) in un tumulo di 12 m di diametro. Un'altra tomba sotto tumulo è stata ritrovata a Les Favargettes (Coffrane). Il retroterra degli insediamenti palafitticoli era costituito da zone di pascolo, la cui occupazione è attestata dai resti di ceramica del Bronzo medio scoperti a La Baume du Four e da un'ascia rinvenuta a Le Creux du Van. La riconquista dei litorali raggiunse la massima intensità fra il 1050 e l'850 a.C., durante l'epoca che Edouard Desor definì la «bella età del Bronzo». Il canton Neuchâtel fornisce un contributo essenziale alla conoscenza di quei secoli privi di testimonianze scritte. A tale scopo si è rivelata particolarmente utile l'osservazione aerea, nel periodo invernale, di interi villaggi sommersi dall'acqua poi sottoposti a esplorazione subacquea. I siti di Cortaillod-Est e Bevaix-Sud sono esempi di una proto-urbanizzazione che aveva richiesto una preliminare progettazione dello spazio edificato. La dendrocronologia ha permesso di accertare una gestione pianificata della foresta, il cui sfruttamento si affiancava all'agricoltura. Il rigore geometrico delle file parallele di case, le dimensioni «standardizzate» delle abitazioni (8-15,5 m di lunghezza per 5,5-6,5 m di larghezza) e l'onnipresenza dei pali in legno che costituivano l'ossatura delle costruzioni dotate di pavimenti sopraelevati caratterizzano gli insediamenti presenti in ogni baia del lago. Migliaia di oggetti permettono di ricostruire la vita quotidiana (stampi in molassa o in argilla per la produzione di asce, spille, falci, coltelli, rasoi, anelli e braccialetti, ceramiche non tornite, talvolta con ornamenti in stagno, manici di legno per asce e falci, orecchini in oro o ambra oppure ornati di perle di vetro e oggetti in vimini). La fine di tale cultura, forse riconducibile a un peggioramento climatico causato da un innalzamento del livello dei laghi, rimane un enigma.
Età del Ferro
Autrice/Autore:
Michel Egloff
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Come rivelano le tracce scoperte nei boschi odierni a un'altitudine superiore ai 200-400 m, uno o due secoli più tardi ebbe inizio un nuovo periodo d'insediamento: quello della prima età del Ferro, noto anche come cultura di Hallstatt, attestata soprattutto dalle sepolture sotto tumuli rinvenute a La Béroche, ma anche sopra Neuchâtel, nella regione dell'Entre-deux-Lacs e nel Val-de-Ruz. Le tombe a inumazione o a incinerazione custodivano il classico corredo funerario della Svizzera occidentale: ceramica, bracciali in lamina con ornamenti geometrici, orecchini, braccialetti. Il tumulo di Les Favargettes, riutilizzato in quell'epoca, ha restituito fra l'altro un paiolo e una tazza in bronzo.
Denominata cultura di La Tène, la seconda età del Ferro iniziò a metà del V secolo a.C. Risalgono al La Tène antico una tomba a Le Landeron e alcune fibule, compresa quella ritrovata a Rochefort-Champ-du-Moulin; realizzata in bronzo e corallo, è decorata con teste di uccelli contrapposte e con maschere umane. Con questa relativa scarsità di ritrovamenti contrasta la ricchezza del sito di La Tène, i cui reperti risalgono per lo più al periodo medio. Grazie agli scavi sempre più sistematici realizzati fra il 1857 e il 2003 sono stati rinvenuti quasi 3000 oggetti, spesso in perfetto stato (recipienti in ceramica o in legno, 166 spade e guaine, 269 punte d'armi in asta, tre scudi completi, 382 fibule, 193 componenti di cinture, 25 rasoi, 50 coltelli, più di 200 attrezzi vari, ornamenti in lamina di bronzo, due gioghi, quattro ruote, quattro monete d'oro e lingotti di ferro e innumerevoli ossa equine e umane). Luogo sacro ubicato presso acque tranquille, La Tène fu teatro di sacrifici e offerte votive, compiuti sulle sponde del lago o dall'alto del cosiddetto Pont Vouga (metà del III secolo a.C.), che valicava la Thielle. L'altro ponte lateniano, chiamato Pont Desor, risale al 660-655 a.C., epoca alla quale può essere attribuito anche il sito in altura portato alla luce presso le cave di Cornaux-Le Roc.
Nella regione dell'Entre-deux-Lacs si delineò progressivamente un paesaggio lateniano che comprendeva i due recinti quadrangolari di Marin-Les Bourguignonnes e di Marin-Chevalereux (a 1 km da La Tène), l'oppidum di Mont-Vully, che con i suoi 70 ettari dominava la regione dei tre laghi ai piedi del Giura, e il ponte celtico crollato di Cornaux-Les Sauges con i suoi abbondanti reperti (scheletri umani, armi, utensili), situato ca. 3 km a valle di La Tène.
Epoca romana
Autrice/Autore:
Michel Egloff
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Le vestigia galloromane del canton Neuchâtel non hanno suscitato lo stesso interesse di quelle preistoriche. Portate alla luce da scavi di vecchia data, hanno restituito tracce di insediamenti risalenti al periodo tra il I e il IV secolo. Ad eccezione delle monete (tesoro di Dombresson), sono stati rinvenuti pochi reperti.
Cucchiaio in argento ornato con un motivo in oro del II secolo d.C. (Laténium, Hauterive).
[…]
Lungo il litorale, la distribuzione dei siti (Fresens, Montalchez, Gorgier, Bevaix, Colombier, Neuchâtel-Serrières, Neuchâtel-Crêt, Saint-Blaise, Wavre, Cornaux, Cressier, Le Landeron) e dei toponimi configura una densa fascia d'insediamento compresa fra una linea ideale a 550 m di quota, le sponde settentrionali dei laghi di Neuchâtel e di Bienne e la pianura paludosa della Thielle. La regione era attraversata dalla Vy d'Etra, strada galloromana che collegava Eburodunum (Yverdon-les-Bains) e Vindonissa (Windisch), seguendo il «balcon du Jura» a 500 m di altitudine. Il suo tracciato principale, che a Saint-Blaise deviava verso nord, raggiungeva presumibilmente l'altopiano di Diesse all'altezza della villa di Lignières. La densità dei reperti rinvenuti nella regione dell'Entre-deux-Lacs e la presenza dei ponti sulla Thielle indicano l'esistenza di una diramazione in direzione dell'Altopiano e di Avenches. I trasporti lacustri, controllati da una corporazione di battellieri, erano effettuati su chiatte dal fondo piatto, di cui un esemplare in quercia (182 d.C.) è stato ritrovato al largo di Bevaix. Quest'ultimo serviva probabilmente al trasporto del calcare delle cave di Concise, Bevaix e Hauterive. La villa di Colombier (I-IV secolo), una delle più grandi della Svizzera, chiaramente collegata al lago di Neuchâtel, faceva forse parte di una rete di insediamenti appositamente predisposti per il traffico fluviale e lacustre.
Mentre le alte valli del Giura neocastellano non risultano essere state abitate, la toponomastica e le vestigia di diversi siti (fra cui Engollon, Boudevilliers, Chézard-Saint-Martin e Villiers) attestano un'importante presenza romana nelle valli mediane (Val-de-Ruz e Val-de-Travers). Tracce di centuriazione (Bevaix), un fossato (Noiraigue), resti di sentieri (Bevaix, Saint-Blaise), un tratto di acquedotto (Bevaix), alcune tombe, il mausoleo di Wavre (La Tène) e un santuario dedicato a Marte e a Naria Nousantia (Cressier) completano il quadro del paesaggio neocastellano antico.
Scavi a est del castello di Colombier dei resti di un'ampia villa galloromana. Fotografia, 25 luglio 1908 (Laténium, Hauterive).
[…]
Alto Medioevo
Autrice/Autore:
Jacques Bujard, Jean-Daniel Morerod
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Dopo la fine dell'Impero romano d'Occidente, la regione di Neuchâtel passò sotto la dominazione franca, merovingia e carolingia, entrando a far parte dell'Impero dei Franchi (534) e poi del secondo regno di Borgogna (888). Prima del X-XI secolo la documentazione disponibile è esclusivamente di carattere archeologico e toponomastico. Sono state individuate delle suddivisioni territoriali carolinge, alcune delle quali tramandate (Val-de-Travers, Val-de-Ruz), altre, come quella di Nugerol, scomparse. La regione era disomogenea e l'Areuse segnava il confine fra le contee carolinge di Vaud e Bargen.
Lo scarso materiale rinvenuto in occasione di scavi spesso datati e poco documentati dimostra comunque che le regioni abitate in epoca galloromana lo rimasero per tutto il primo millennio. La toponomastica conferma che la sponda settentrionale del lago è stata occupata ininterrottamente dall'antichità: molte località possiedono un nome che termina in -y o in -ier, derivante dalla desinenza latino -acum. Allo stesso modo, alcuni luoghi il cui nome è composto da un nome gentilizio germanico cui è stato aggiunto il suffisso -ens, derivante da -ingos, sono attestati lungo il litorale e ai piedi del Giura. Nelle valli giurassiane la terminazione -acum si ritrova soltanto nel Val-de-Travers, con Fleurier e Suvagnier (Buttes), e nel Val-de-Ruz, dove Savagnier e Cernier hanno la stessa origine e il nome di diverse località sviluppatesi in una fase di espansione di poco successiva deriva dai termini villa o curtis. Sempre nel Val-de-Ruz, due villaggi recavano nell'alto Medioevo il nome della loro chiesa, come Dombresson e Dommartin (oggi Chézard-Saint-Martin). La loro origine particolarmente antica, come indica l'uso di domnus, anteriore all'abituale sanctus, venne confermata nel 1996-1997 dalla scoperta, sotto la navata della chiesa medievale di Dombresson (edificata attorno all'edificio primitivo), di 24 sepolture contenenti oggetti ornamentali (ornamento) della fine del VII secolo. Ad eccezione delle scoperte di Bevaix e Le Landeron-Les Carougets, le forme di occupazione rimangono quasi sconosciute, benché gli scavi archeologici nel castello di Colombier, che poggia parzialmente sui muri della villa galloromana, attestino una certa continuità di insediamento.
Della ventina di chiese nel territorio neocastellano citate nell'elenco delle parrocchie della diocesi di Losanna (cartulario del 1228), solo cinque sono sicuramente anteriori all'epoca preromanica: la chiesa di S. Giovanni a Serrières, oggetto di scavi nel 1945 e nel 1997, sostituì un edificio del VII secolo che era addossato a muri galloromani e conteneva alcune tombe a lastre di pietra identiche a quelle della vicina necropoli di Neuchâtel-Serrières-Les Battieux. La chiesa di Chézard-Saint-Martin è documentata dal 998, mentre a Engollon sono state rinvenute nel 2004-2005 le vestigia di una chiesa primitiva dell'VIII secolo e a Môtiers, nel Val-de-Travers, quelle di un edificio di culto del VI-VII secolo. Alla stessa categoria appartengono verosimilmente le chiese di Saint-Blaise e Cressier; quest'ultima sembra aver sostituito un tempio galloromano. Questi siti indicano che il litorale e il suo retroterra pedemontano, il Val-de-Ruz e il Val-de-Travers, vennero cristianizzati al più tardi nel VII secolo. Al gruppo dei monasteri giurassiani già esistenti o fondati nel VII secolo occorre aggiungere quello di Môtiers, anche se viene probabilmente citato dalle fonti per la prima volta solo nel 1093. Il villaggio dispone ancora attualmente di due chiese: quella di S. Pietro, riservata all'ufficio monastico ed edificata alla fine del VI o nel VII secolo, notevolmente ampliata nell'VIII-IX secolo e infine sconsacrata dopo la Riforma, e quella parrocchiale di Nostra Signora, costruita in epoca carolingia, ampliata e trasformata nell'XI secolo. Una cappella collegava i due edifici.
Non si hanno che poche notizie sull'estensione della ventina di necropoli individuate sul litorale e nella regione dell'Entre-deux-Lacs. Lo scarso materiale rinvenuto documenta le abitudini vestimentarie della popolazione galloromana, maggioritaria, e risale quasi esclusivamente al VII secolo. Ad eccezione di alcuni oggetti a Cortaillod, Gorgier e Saint-Aubin, mancano invece reperti del VI secolo. Rispetto ai territori confinanti a est, dove si sono rinvenute numerose testimonianze del VI secolo, la regione neocastellana ha sviluppato soltanto più tardi l'abitudine di seppellire i morti con un corredo, malgrado la relativa agiatezza testimoniata dalla qualità dei ritrovamenti sepolcrali e dalla buona condizione fisica attestata dagli antropologi nel caso di Dombresson.
Due caratteristici esemplari di fibbie di cintura in ferro damaschinate o placcate in argento e ottone, di uso corrente nella Burgundia del VII secolo, sono stati rinvenuti nelle tombe di Corcelles-Cormondrèche, mentre nella necropoli di Bel-Air nei pressi della località di Areuse (Boudry) nove tombe portate alla luce nel 1903 hanno restituito un abbondante corredo personale (orecchini in bronzo, fermaglio con doppio gancio munito di catena, fibula discoidale, ornamento di cintura con placche simmetriche). In altri due cimiteri sono stati ritrovati reperti di qualità eccezionale: in quello di La Rondenire, vicino a Cortaillod, in particolare una fibbia a placca forgiata costituita da un unico pezzo e un frammento di lamina di bronzo ornata da due grifoni accovacciati. A Le Landeron è stata invece rinvenuta una fibula discoidale in oro ornata di pietre incastonate e filigrana, degli orecchini e una piastra, oggi dispersi.
A Les Battieux (Neuchâtel-Serrières) ca. 150 tombe vennero distrutte nel XIX secolo, ma nel 1982 fu comunque possibile portare alla luce 38 sepolture contenenti alcune placche trapezoidali rivestite d'argento, un largo ornamento damaschinato di cintura, un coltello e un coltellaccio che richiamano la tipologia regionale del VII secolo. Nella località di Le Châtelard a Bevaix, nei possedimenti del convento di S. Pietro, fondato nel 998, un cimitero con tombe allineate del VII secolo venne distrutto verso il 1840. A 200 m di distanza, uno scavo di salvataggio eseguito nel 1996 ha portato alla luce, accanto a una necropoli galloromana, fori per pali, fossi e fossati legati a un abitato. La natura del materiale rinvenuto e la datazione al radiocarbonio attestano un'occupazione continua dell'area fra il V e il VII secolo. Nel X secolo i re di Borgogna detenevano numerose proprietà attorno al lago, tra cui Auvernier e Saint-Blaise, e possedevano probabilmente la tenuta di Colombier e la cittadina fortificata (castrum) di Neuchâtel. Quest'ultima non dovrebbe essere molto più antica della sua prima attestazione nelle fonti nel 1011. I re di Borgogna vi edificarono alcune fortificazioni e un'aula, all'origine del castello che sostituì Colombier come centro di potere. Tale spostamento dalla pianura a una collina di facile fortificazione era tipico dell'epoca. La città di Neuchâtel si sviluppò solo più tardi e diede il suo nome al lago dal XIII secolo.
Scene della vita di Cristo. Affreschi realizzati attorno al 1300 sulla parete nord del coro della chiesa di Engollon (Office du patrimoine et de l'archéologie du canton de Neuchâtel; fotografia Fibbi-Aeppli, Grandson).[…]
Potere, politica e istituzioni dal Medioevo al 1848
Formazione e organizzazione del territorio
Autrice/Autore:
Jean-Daniel Morerod, Rémy Scheurer
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Diffusione e ordinamento spaziale degli insediamenti sorti dal dissodamento dei boschi nel Giura, XII-XVII secolo
[…]
Attorno all'anno Mille, periodo a cui risalgono i primi documenti scritti tramandati, sono attestati due grandi possedimenti nella regione: il primo era costituito da beni regi situati nella città di Neuchâtel (novum castellum), a Saint-Blaise e Auvernier, donati nel 1011 dal re di Borgogna Rodolfo III alla fidanzata Ermengarda; il secondo era quello dei Sigiboldides, famiglia di importanti servitori dei re di Borgogna. I loro beni si trovavano in particolare a Bevaix, Brot, Corcelles, Chézard e Coffrane. Dal fatto che i signori de Colombier furono tra gli eredi dei Sigiboldides è possibile dedurre che questi ultimi avessero ricevuto la tenuta di Colombier dal re di Borgogna, che la possedeva ancora nel 937. Nel 1033 la regione neocastellana venne annessa al Sacro Romano Impero con tutto il regno di Borgogna. I de Neuchâtel, di cui non sono note con certezza le origini e il patrimonio iniziale, si affermarono soprattutto nei domini regi e meno in quelli dei Sigiboldides, dato che la loro influenza fu particolarmente forte tra Neuchâtel e il lago di Bienne, mentre il litorale a ovest della città sfuggì a lungo al loro controllo. Ad ogni modo, secondo la tradizione familiare dei de Neuchâtel del 1200 ca. il casato discendeva dai conti von Fenis, famiglia attestata verso il 1100 (l'esistenza di una contea omonima non è però comprovata). Erano membri di quest'ultimo casato Burkhard (morto nel 1107) vescovo di Basilea, e suo fratello Kuno, vescovo di Losanna (morto nel 1103 ca.). Alcuni diritti dei loro vescovadi furono probabilmente acquisiti dai von Fenis, che inoltre beneficiarono forse di donazioni imperiali, in particolare di Enrico IV, nel Val-de-Travers. Le prime informazioni sicure risalgono agli anni 1140, epoca in cui due fratelli, Manegold e Rodolphe I de Neuchâtel ( morto nel 1149 ca.), governavano congiuntamente la città. Questa indivisione dimostra che la famiglia ne era in possesso almeno dalla generazione precedente. Rodolphe I era pure signore di Arconciel grazie al suo matrimonio con una de Glâne. Il figlio Ulrich II (morto nel 1191/1192) ereditò l'intero patrimonio noto. Durante il suo dominio, estese la propria influenza nelle valli giurassiane, in particolare imponendosi quale avogadro del priorato di Môtiers, e nella regione dei tre laghi ai piedi del Giura, e specialmente a Erlach. Conservò Arconciel e altri possedimenti dei de Glâne, ad esempio nei dintorni di Yverdon.
Rodolphe II e Ulrich III, eredi di Ulrich II, salvaguardarono l'unità della signoria e rafforzarono il ruolo di Neuchâtel come capoluogo. Lo sviluppo della contea scompaginò le antiche strutture regionali. I domini dei de Neuchâtel non coincidevano in effetti con il territorio neocastellano attuale, che prese forma con lo scioglimento della comunione ereditaria verso il 1218 e la sua divisione fra Ulrich III e il nipote Berthold. Secondo una cronaca del XIII secolo le proprietà furono allora ripartite in base a criteri linguistici. In seguito alla divisione, i d'Aarberg, ramo dei de Neuchâtel-Nidau, si impossessarono della signoria di Valangin, attestata la prima volta nel 1242 e probabilmente detenuta nel XII secolo da una famiglia indipendente.
Con la divisione dei beni familiari Berthold entrò in possesso dei territori di lingua francese, dove controllava in particolare Neuchâtel e la regione dell'Entre-deux-Lacs. L'area di influenza del casato si estese verso ovest nel 1288, quando i conti de Neuchâtel cessarono di essere vassalli diretti dell'Impero per divenire feudatari dei de Chalon, ottenendo così in feudo il Val-de-Travers e il villaggio di Boudevilliers, che costituiva un'enclave nella signoria di Valangin. Un omaggio di Rodolphe IV de Neuchâtel a Jean de Chalon nel 1311 dimostra che il territorio comprendeva allora i beni dipendenti dai castelli di Rochefort e Boudry. A questi possedimenti omogenei, sui quali esercitavano la totalità dei diritti signorili e di giustizia, nel XV secolo i conti de Neuchâtel aggiunsero temporaneamente i castelli di Gorgier e Vaumarcus, come pure, per diversi anni, alcuni diritti e signorie nel Paese di Vaud e poi soprattutto, grazie ad alleanze matrimoniali, nella Franca Contea. Alla fine del Medioevo avevano tuttavia abbandonato o perso i loro possedimenti nel Vully, nel Paese di Vaud e nella Franca Contea.
La contea di Neuchâtel in senso stretto, che aveva ereditato i confini giuridici dell'enigmatica «baronia» menzionata nell'omaggio del 1311, consolidò la propria unità territoriale e amministrativa nel XVI secolo, in particolare con l'acquisizione della signoria vassalla di Colombier nel 1564. Al termine di un lungo processo, l'integrazione della signoria di Valangin nella contea nel 1592 pose i d'Orléans-Longueville a capo di uno Stato i cui confini corrispondevano in gran parte a quelli dell'attuale cantone. Solo tardivamente il principato poté però affermare il proprio controllo (amministrazione) su La Béroche, terra sottoposta al diritto consuetudinario di Estavayer, dove i signori de Gorgier e de Vaumarcus conservarono i diritti feudali (feudalesimo) fino al 1831.
Governo e istituzioni nel Medioevo
Autrice/Autore:
Jean-Daniel Morerod, Rémy Scheurer
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Antica residenza dei re di Borgogna, il castello, in cui i de Neuchâtel si insediarono definitivamente verso la metà del XII secolo, venne ampliato e completato con fortificazioni e una chiesa collegiata, favorendo lo sviluppo di una piccola città. Rodolphe I e il figlio Ulrich II, i primi esponenti della dinastia attestati nelle fonti, furono i fondatori di una signoria che ebbe Neuchâtel come centro.
Il casato si identificava con il castello e la collegiata al punto da farli raffigurare sui propri sigilli e sullo stemma di famiglia. Assunto negli ultimi anni del XII secolo e riconosciuto dal papa e dall'imperatore all'epoca di Ulrich II, il titolo comitale coronò le ambizioni dei de Neuchâtel. La fine del potere dei von Zähringen, estintisi nel 1218, indusse i de Neuchâtel a ridefinire i loro rapporti con l'Impero, tanto più che le loro terre e i loro diritti derivavano verosimilmente da donazioni imperiali, oltre che da antichi diritti di sfruttamento dei boschi e di insediamento di coloni armati. Quest'ultimo privilegio fu probabilmente all'origine dello stanziamento nel Val-de-Ruz e nel Val-de-Travers di coloni (homines regales) che dipendevano direttamente dal conte.
Il conte de Neuchâtel e suo figlio prestano giuramento davanti allo scoltetto e ai membri del Consiglio di Berna in occasione del trattato di comborghesia del 1406, episodio descritto e illustrato nel 1485 nella Spiezer Chronik diDiebold Schilling (Burgerbibliothek Bern, Mss.h.h.I.16, p. 550).
[…]
Dalla fine del XII secolo Neuchâtel consolidò sempre più il proprio ruolo di centro regionale di potere, che si avvaleva dell'aiuto dei monaci premonstratensi dell'abbazia di Fontaine-André e dei canonici della collegiata, fra cui Guillaume, futuro patrono di Neuchâtel. Il conte o signore de Neuchâtel avocò a sé i diritti di giustizia sulla contrada e l'avogadria sui monasteri, fra cui quello di Môtiers. I cittadini di Neuchâtel, citati come tali dal 1185 e beneficiari dal 1214 di una carta di franchigia modellata sulle consuetudini di Besançon, assunsero un ruolo crescente nell'amministrazione della giustizia, in particolare durante i placiti e, dal 1400 ca., nelle udienze durante le quali venivano esaminati in appello gli affari di tutta la contea. Centro di un potere dinastico in piena ascesa nel XII secolo e all'inizio di quello successivo, Neuchâtel e la regione circostante patirono per tutto il XIII secolo le conseguenze della spartizione avvenuta attorno al 1218 e delle rivalità tra cugini o con i vescovi di Basilea; nel 1249 la città venne persino presa d'assedio e distrutta dal vescovo. Il titolo comitale fu perso da Berthold a beneficio di Ulrich III e del ramo dei de Neuchâtel-Nidau. Indeboliti e tornati semplici signori, i de Neuchâtel persero l'immediatezza imperiale nel 1288 e vennero posti sotto la sovranità dei de Chalon da Rodolfo I d'Asburgo. Protrattosi fino al 1458, questo rapporto di sottomissione venne meno quando Louis de Chalon non riconobbe i von Hochberg quali eredi dei de Fribourg, ma ebbe ancora un influsso sulla successione del 1707. In occasione delle trattative del 1288, Neuchâtel e i possedimenti del suo signore figuravano come un unico feudo imperiale.
Neuchâtel conobbe una netta ripresa dalla fine del XIII secolo con Rodolphe IV (Rollin) e poi con Louis de Neuchâtel. Le rivalità familiari si risolsero a loro favore dopo l'emblematica vittoria di Coffrane, riportata nel 1296 sui d'Aarberg-Valangin (alla battaglia seguì nel 1301 la distruzione di La Bonneville), che permise a Rodolphe IV di riottenere il titolo comitale. Questo prestigio riconquistato trovò riscontro nel privilegio imperiale di battere moneta (scarsamente utilizzato), nella creazione di una rete di trattati di comborghesia che legò i conti alle potenze regionali quali Friburgo (1290), soprattutto Berna (1308) nonché Soletta (1369) e nella partecipazione alle campagne militari nelle Fiandre, in Lombardia e in Francia durante la guerra dei Cent'anni. A Rodolphe IV si deve anche la fondazione di Le Landeron (1328/1329), al confine della contea con il principato vescovile di Basilea. Un imponente monumento funerario fatto erigere da Louis nella collegiata e completato dai suoi successori sottolineava l'importanza della dinastia. Rodolphe IV e Louis istituirono un'amministrazione stabile che produceva una documentazione omogenea, fra cui in particolare atti contabili sul modello savoiardo e inventari di beni fondiari. Da Neuchâtel il conte controllava la rete di castellanie e di mairies con l'ausilio dell'esattore generale, del balivo e del maggiordomo, assistiti da notai comitali che redigevano i loro atti in francese. Questa rete costituì la base dell'apparato statale della regione di Neuchâtel fino al 1848, anche se i signori di Valangin, restii a dichiararsi vassalli, disposero fino alla conclusione del XVI secolo di un'amministrazione autonoma.
Carta di Neuchâtel e Valangin, realizzata alla fine del XVII secolo daDavid-François de Merveilleux e Guillaume de l'Isle,corretta, completata e colorata nel 1778 da uno stampatore di Norimberga (Universitätsbibliothek Bern, Sammlung Ryhiner).
[…]
Il personale amministrativo (soprattutto laici) guadagnò importanza con le assenze dei conti, poi dei principi, che, dapprima sporadiche sotto i de Neuchâtel, divennero frequenti nel caso dei de Fribourg (fine del 1395-1458) e dei von Hochberg (1458-1503) – titolari di importanti cariche in Borgogna e in Francia – e poi quasi costanti in quello dei d'Orléans-Longueville (1504-1707). Nel XIV e XV secolo la contea si configurava sostanzialmente come un unico vasto possedimento i cui redditi provenivano soprattutto dalla proprietà fondiaria. Né la cittadinanza, a parziale eccezione di quella di Neuchâtel, né le poche famiglie feudali né i monasteri erano in grado di controbilanciare il potere dei conti; nonostante le numerose assenze di questi ultimi, il castello non costituiva allora solo un centro di potere amministrativo, ma anche una corte in alcuni periodi piuttosto sontuosa.
Formazione dello Stato e governo sotto i d'Orléans-Longueville
Autrice/Autore:
Jean-Daniel Morerod, Rémy Scheurer
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Il sistema politico del principato di Neuchâtel nel XVIII secolo
[…]
Dopo la morte di Philipp von Hochberg (1503), sua figlia Johanna ereditò la contea di Neuchâtel e sposò l'anno successivo Luigi d'Orléans (1516), principe di sangue reale e discendente di Jean d'Orléans, il celebre Dunois, compagno d'armi di Giovanna d'Arco. Una presenza francese così ingombrante indusse i cantoni svizzeri a occupare preventivamente la contea durante le guerre d'Italia e a farne un baliaggio comune (1512-1529). Grazie soprattutto a Francesco I, la contessa recuperò la sovranità su queste terre, ma non riuscì a impedire ai suoi sudditi di passare alla Riforma. La sua cattiva gestione delle finanze la obbligò inoltre a concedere in appalto ai cittadini di Neuchâtel l'esazione della maggior parte dei tributi della contea, che considerò persino di vendere a Friburgo. Solo alla fine del XVI secolo, grazie al buon governo di Maria di Borbone, reggente della contea, venne meno il rischio per i d'Orléans-Longueville di vedere Neuchâtel divenire una città-Stato come altri centri svizzeri. Tuttavia l'antagonismo fra autorità urbane e comitali permase per secoli. Assenti dalla contea, i d'Orléans-Longueville designarono in loro rappresentanza un governatore (1529), cui affiancarono un consiglio che dal 1580 assunse il nome di Consiglio di Stato. Oltre a essere un organo consultivo, svolgeva anche mansioni amministrative e giudiziarie ed era particolarmente attivo nella prevenzione dei conflitti e nella composizione delle vertenze (arbitrato), soprattutto quelle riguardanti le comunità. Questa alta istituzione d'ancien régime sopravvisse alla rivoluzione del 1848.
Famiglie rappresentate nel Consiglio di Stato di Neuchâtel
[…]
Il conte – che assunse nel 1571 il titolo di «conte sovrano di Neuchâtel in Svizzera» (Léonor d'Orléans), dal 1618 quello di «principe e signore sovrano delle contee di Neuchâtel e Valangin per grazia di Dio» (Henri II) – sceglieva abitualmente il governatore fra gli esponenti delle famiglie del patriziato cittadino di Friburgo o Soletta, quindi di confessione cattolica (cattolicesimo). Talvolta si faceva rappresentare temporaneamente da un signore francese, insignito del titolo di ambasciatore, che aveva autorità sul governatore in carica. Il Consiglio di Stato era composto da un numero variabile ma ristretto di magistrati (da 2 a 14). Si trattava quasi sempre di laici, soprattutto ufficiali di giustizia e delle finanze, nominati a vita e scelti fra le famiglie del patriziato cittadino di Neuchâtel, più raramente di Boudry o Le Landeron. Dal XVI secolo il principe riconobbe loro lo statuto di nobili. Numerosi Consiglieri di Stato e ufficiali civili e militari si recavano personalmente presso il principe in Francia, che era coadiuvato da un Consiglio privato incaricato degli affari del principato. In tal modo Neuchâtel subiva l'influenza francese. Il Consiglio di Stato capeggiava l'amministrazione tradizionale e fu all'origine di una gestione centralizzata, retta dalla metà del XVII secolo da un cancelliere. Era il Consiglio di Stato a proporre al principe i nominativi degli ufficiali di finanza e di giustizia delle varie circoscrizioni (castellanie e mairies) del principato ed era sempre il Consiglio di Stato che li controllava. Oltre a ricoprire talvolta responsabilità ministeriali, come quella di esattore generale delle finanze, i Consiglieri di Stato esercitavano molto spesso pure la carica di castellano, maire o esattore regionale.
Se la Carolina influenzò il diritto del principato dal 1532, il suo utilizzo non venne mai ufficializzato. Nel XVI e XVII secolo le consuetudini amministrative del regno di Francia segnarono fortemente quelle di Neuchâtel e la loro terminologia istituzionale. Di fronte a Luigi XIV i d'Orléans-Longueville si mostrarono però molto gelosi della loro sovranità e riuscirono a evitare che il parlamento di Parigi diventasse il tribunale d'appello delle cause giudicate a Neuchâtel. Nel 1648 Henri II tentò persino di far accettare Neuchâtel come cantone in seno alla Confederazione. Per agevolare la riscossione dei tributi, i d'Orléans-Longueville riunirono le diverse entrate territoriali e crearono la carica permanente di esattore generale. Rimasti essenzialmente quelli caratteristici di un grande possedimento, i tributi della contea continuarono a essere riscossi in natura. Il settore viticolo permetteva l'esportazione – su corsi d'acqua – del vino, acquistato per lo più da mercanti solettesi, che lo pagavano in scudi d'oro del sole; in tal modo una parte dell'oro versato dal re agli Svizzeri tornava in Francia, a beneficio dei d'Orléans-Longueville. La coniazione di monete a Neuchâtel da parte dei d'Orléans-Longueville (reintrodotta da Maria di Borbone nel 1589) rappresentava una rivendicazione di sovranità piuttosto che un'attestazione dell'importanza economica del principato, a dispetto delle ambizioni di Henri II, ideatore del progetto di una città nuova (Henripolis) che avrebbe dovuto prosperare grazie alla creazione di una via navigabile fra Rotterdam e Marsiglia (progetto del canale di Entreroches).
Diritto e rovescio di un testone con il ritratto di Henri II d'Orléans-Longueville (Musée d'art et d'histoire Neuchâtel, Cabinet de numismatique).
[…]
Il dominio dei d'Orléans-Longueville, sebbene messo in ombra nella memoria storica collettiva dal ricordo degli anni di appartenenza al re di Prussia, fu il periodo di costituzione dell'unità territoriale, di affermazione di un'autorità politica forte e di introduzione di riforme amministrative, come la creazione della mairie di La Chaux-de-Fonds (1656), che nelle Montagnes neuchâteloises portò a un'organizzazione territoriale i cui confini correvano paralleli e non più perpendicolari alle creste del Giura. Tale epoca fu pure caratterizzata dalla soppressione dell'imposta della taglia (1634) ancora presente, sia pure limitatamente ad alcune zone (soprattutto nel Val-de-Travers), e dal conferimento del titolo nobiliare a diversi esponenti del patriziato cittadino di Neuchâtel, attivi come ufficiali, e ai loro discendenti. In quel periodo si delineò infine una netta distinzione fra autorità civili e religiose, conforme a un principato che costituiva in Europa una delle rare eccezioni al principio cuius regio, eius religio.
Il principato di Neuchâtel ebbe con la Confederazione stretti legami grazie ai trattati di comborghesia conclusi dal sovrano, ma anche dai comuni di Neuchâtel, Le Landeron e Valangin, con numerose città svizzere, fra cui in particolare Friburgo, Berna, Soletta e Lucerna. Le autorità neocastellane rivendicavano tale appartenenza, specialmente in ambito religioso ed economico. Alleato dei cantoni svizzeri, Neuchâtel non disponeva però di un seggio alla Dieta federale. Il diritto elvetico si estese a Neuchâtel soprattutto in seguito all'occupazione del 1512-1529. Mentre fallì il suo tentativo di far riconoscere il principato come cantone, nel 1657 Henri II riuscì a concludere con Luigi XIV un trattato di alleanza che includeva Neuchâtel nei futuri rinnovamenti delle alleanze franco-svizzere e in cui egli veniva designato come «principe sovrano di Neuchâtel e Valangin in Svizzera».
Nel XVI secolo e all'inizio del XVII secolo la contea si trovò spesso sotto l'autorità di donne – fra cui si distinse Maria di Borbone –, che esercitavano la reggenza durante la minore età dell'erede legittimo. Henri II, l'esponente di maggiore rilievo della dinastia, lasciò due eredi maschi nel 1663: il primogenito Jean-Louis-Charles abdicò a favore del cadetto Charles-Paris nel 1668, ma questi morì nel 1672. Iniziò allora un periodo agitato dalle lotte fra i pretendenti alla successione, dapprima tra Marie de Nemours, figlia di primo letto di Henri II, e Anne Geneviève di Borbone-Condé, madre e tutrice di Jean-Louis-Charles, affetto da demenza, poi, dopo la morte di quest'ultimo (1694), fra Marie de Nemours e il principe Francesco Luigi di Borbone-Conti. La successione di Neuchâtel era dunque aperta molto prima della morte di Marie (15 giugno 1707), l'ultima esponente della dinastia alla guida del principato.
I due regimi prussiani e il periodo Berthier (1707-1848)
Il processo del 1707
Autrice/Autore:
Jean-Pierre Jelmini
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
La morte di Marie de Nemours provocò un profondo sconvolgimento nel principato e la sua successione divenne un affare europeo. Il tribunale sovrano dei Tre Stati, che nel 1694 aveva posto Marie alla testa del principato, aveva il compito di indicarne il successore. Durante l'estate del 1707 19 presunti eredi perorarono la loro causa davanti ai 12 giudici neocastellani che costituivano il tribunale. Nove pretendenti, che giustificavano la loro legittimità invocando diritti testamentari o ereditari nella successione dei d'Orléans-Longueville o in quella del casato de Chalon, vennero infine ammessi al processo. Ancora turbati dalla revoca dell'editto di Nantes (1685), i giudici neocastellani manifestarono la loro opposizione a ogni influenza francese e il 3 novembre 1707 designarono come principe di Neuchâtel Federico I, re di Prussia. In Francia questa sentenza suscitò vive reazioni e, all'inizio del 1708, Luigi XIV considerò la possibilità di invadere il principato con le sue guarnigioni della Franca Contea. I cantoni svizzeri legati a Neuchâtel da trattati di comborghesia si mobilitarono, ma la congiuntura politica europea fece cadere il progetto di occupazione. Nel 1713, con la pace di Utrecht, le grandi potenze sancirono il passaggio di Neuchâtel nelle mani degli Hohenzollern. In seguito a ciò, soltanto Soletta, uno dei tre cantoni alleati di Neuchâtel, accettò di rinnovare il trattato di comborghesia nel 1756, successivamente non furono più concluse o rinnovate alleanze fra Neuchâtel e un cantone svizzero.
Il primo regime prussiano (1707-1806)
Autrice/Autore:
Jean-Pierre Jelmini
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Giuramento reciproco tra il governatore Louis Théophile de Béville e i sudditi del Val-de-Travers. Acquaforte colorata di Alexandre Girardet, 1786 (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv).
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Per consolidare il suo potere, il re di Prussia riconobbe alle istituzioni locali diversi diritti acquisiti, facendoli registrare nei cosiddetti Articles généraux diretti alle Quatre-Bourgeoisies (Neuchâtel, Boudry, Le Landeron e Valangin) e negli Articles particuliers per i cittadini di Neuchâtel e Valangin. Anch'egli riformato, il re rassicurò gli abitanti sul piano religioso e concesse loro l'importante prerogativa di essere amministrati unicamente da autoctoni. Soltanto il governatore era straniero, ma da allora sarebbe stato di confessione riformata. Iniziò così un lungo periodo di pace, favorevole allo sviluppo del commercio e delle industrie locali. Ad eccezione dell'interregno di Napoleone I dal 1806 al 1814, sei monarchi prussiani regnarono sul principato fino al 1848, in un regime di unione personale: Federico I (1707-1713), Federico Guglielmo I (1713-1740), Federico II (1740-1786), Federico Guglielmo II (1786-1797), Federico Guglielmo III (1797-1806, poi 1814-1840) e Federico Guglielmo IV (1840-1848). Nel complesso si può affermare che i nuovi sovrani, impegnati nel consolidamento del regno di Prussia creato nel 1701, dimostrarono un interesse politico limitato nei confronti del loro lontano principato. Da Neuchâtel ricavarono soprattutto profitti materiali, lasciando il privilegio della condotta degli affari all'aristocrazia locale, che consolidò così il proprio controllo sulla regione e i suoi abitanti. Questo disinteresse dei principi, combinato con la presenza di governatori stranieri poco legati al Paese (come George Keith), favorì notoriamente la tendenza «elvetista» di alcune élite neocastellane.
Nonostante fosse soltanto un principe di transizione, Federico I si dimostrò attento al benessere dei suoi sudditi, mentre il suo successore si sforzò più che altro, attraverso una politica conciliante, di evitare che i problemi interni del principato interferissero con il rafforzamento della potenza prussiana. Il regime illuminato di Federico II non sembra aver trovato applicazione a Neuchâtel, nei cui confronti il monarca si dimostrò pignolo, litigioso e avido di profitti. Tentò di incrementare le entrate fiscali introducendo nel 1748 un sistema di appalto per la riscossione delle imposte e provocando in tal modo una sommossa popolare culminata nel 1768 con il brutale assassinio dell'avvocato generale Claude Gaudot (affare Gaudot). Sostenne però le iniziative degli imprenditori, garantendo loro i privilegi previsti negli Articles généraux.
Federico Guglielmo II, il cui regno fu dominato dalle coalizioni e dalle guerre contro la Francia rivoluzionaria, prestò scarsa attenzione a Neuchâtel. Contrariamente al confinante principato vescovile di Basilea, Neuchâtel non subì l'invasione francese, poiché le autorità rivoluzionarie volevano evitare di confrontarsi con il re di Prussia. La Rivoluzione trovò una certa eco nel principato, soprattutto nelle Montagnes neuchâteloises. Dal 1791 suscitò simpatie; nei due anni successivi vennero innalzati alberi della libertà e scoppiarono tumulti. La calma tornò grazie alla fermezza del governo che riuscì a dividere il movimento rivoluzionario. Si trattò comunque della prima occasione in cui vennero posti in discussione i fondamenti dell'ancien régime. Il 1798 non segnò una cesura nella storia di Neuchâtel, che non entrò a far parte della Repubblica elvetica né venne annesso a un Dipartimento francese, costituendo quindi un'eccezione nel panorama politico svizzero dell'epoca.
Il governo di Louis-Alexandre Berthier (1806-1814)
Autrice/Autore:
Jean-Pierre Jelmini
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Dopo la vittoria di Austerlitz (1805) Napoleone I cedette il ducato di Hannover alla Prussia in cambio di vari possedimenti sparsi degli Hohenzollern, tra cui il principato di Neuchâtel. Egli ne attribuì la sovranità a uno dei suoi ufficiali più capaci, il maresciallo Berthier, ministro della guerra e capo di Stato maggiore generale. Nel marzo del 1806 Nicolas-Charles Oudinot, maresciallo dell'Impero, occupò il principato, mentre Berthier assunse il titolo di principe di Neuchâtel e duca di Valangin.
Come i monarchi che lo avevano preceduto, Berthier, che non mise mai piede a Neuchâtel, amministrò il suo possedimento tramite il Consiglio di Stato e un governatore molto apprezzato, François Victor Jean de Lesperut. Sia pure a distanza, Berthier dettò i capisaldi delle riforme «napoleoniche» che desiderava introdurre, quali il miglioramento delle vie di comunicazione, la revisione delle strutture giudiziarie e la modernizzazione dell'agricoltura tramite l'abolizione degli antichi diritti e tributi feudali. Riorganizzò inoltre il servizio postale e la polizia senza tuttavia riuscire a uniformare la legislazione. Autorizzò pure la celebrazione pubblica della messa nella collegiata di Neuchâtel.
Coloro che attendevano da Berthier un'autentica modernizzazione dello Stato rimasero delusi, mentre i detentori di fatto del potere dovettero sottomettersi alla sua autorità e non apprezzarono affatto tale cambiamento. Vero regime di transizione fra due epoche, il governo Berthier non durò abbastanza a lungo per influenzare in modo determinante la storia di Neuchâtel. Vennero comunque compiuti alcuni passi in direzione di uno Stato più dinamico e più attento al benessere dei suoi abitanti.
Il secondo regime prussiano (1815-1848)
Autrice/Autore:
Jean-Pierre Jelmini
Traduzione:
Geneviève Bernard Poncioni
Con la cessione del principato a Napoleone I nel 1806, Federico Guglielmo III si era inimicato una parte dei suoi sudditi. Quando rientrò in possesso di Neuchâtel nel 1815, il Paese non era più quello di prima. I fautori di un avvicinamento alla Svizzera, fra cui il procuratore generale Georges de Rougemont, erano divenuti sempre più attivi e il 12 settembre 1814 avevano ottenuto il riconoscimento di Neuchâtel quale ventunesimo cantone da parte della Dieta federale.
Le autorità neocastellane attendevano dal congresso di Vienna la ratifica dell'adesione del principato alla Confederazione come cantone e un ampliamento del suo territorio con l'aggregazione della signoria di Erguel, dell'ex baliaggio di Grandson e del territorio situato a sud del Doubs fra il castello di Joux e Les Brenets. Queste rivendicazioni territoriali non furono accolte, ma Neuchâtel ricevette infine il comune di Le Cerneux-Péquignot e il franc-alleu (allodio) di Lignières. Sul piano politico, Neuchâtel fu al centro di un compromesso infelice. Con la restaurazione degli Hohenzollern alla guida del principato e il contemporaneo riconoscimento del suo statuto di cantone sovrano – un doppio statuto che faceva di Neuchâtel un caso unico in Svizzera – le grandi potenze avevano creato una situazione ambigua che ne influenzò sensibilmente le vicende successive.
Caricatura monarchica che ironizza sul fallito sollevamento repubblicano del 17 e 18 dicembre 1831. Litografia colorata anonima (Museo nazionale svizzero, Zurigo).
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Caricatura monarchica che ironizza sul fallito sollevamento repubblicano del 17 e 18 dicembre 1831. Litografia colorata anonima (Museo nazionale svizzero, Zurigo).
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Senza grande entusiasmo, il re istituì le Audiences générales, un forma embrionale di parlamento, di cui nominava la maggioranza dei membri. La rivoluzione del luglio del 1830 in Francia fu seguita da alcuni disordini nel principato. Nel 1831 Federico Guglielmo III sostituì le Audiences générales con un Corps législatif, eletto con il sistema censitario, applicando una prima forma di separazione dei poteri. Ciononostante l'insoddisfazione dei democratici non diminuì e sfociò, nel 1831, in una sommossa capeggiata da Alphonse Bourquin. L'insurrezione, che costrinse le autorità a ricorrere alla mediazione confederata, venne domata e i fomentatori dei disordini severamente puniti. Questi «martiri della libertà» gettarono però le premesse per una rivoluzione decisiva. L'abolizione di alcuni privilegi e la visita di Federico Guglielmo IV nel 1842 alimentarono l'illusione che il regime godesse di una certa popolarità. Legami sempre più forti univano infatti una parte dell'élite locale alla classe politica svizzera. Le milizie neocastellane erano sottoposte ai regolamenti militari confederali e Neuchâtel teneva a disposizione della Confederazione un'attiva e un contingente di riserva, per un totale di quasi 2000 uomini. Le esercitazioni e le ispezioni federali, le scuole per ufficiali, ma anche le feste federali di società a carattere marcatamente patriottico contribuirono alla maturazione del progetto repubblicano. Dal canto loro, dal 1832 le autorità del principato divennero sempre più diffidenti nei confronti della Svizzera, dove i radicali si erano imposti in diversi cantoni. Nel 1832 Neuchâtel si unì ai cantoni conservatori nella Lega di Sarnen e chiese invano al re di dissolvere il legame con la Confederazione. Il disagio raggiunse il suo culmine con il Sonderbund: Neuchâtel si screditò completamente agli occhi dei futuri vincitori proclamando, unico cantone riformato con Basilea Città, la propria neutralità. Poco a poco la struttura ormai anacronistica del principato iniziò a sgretolarsi. Fatta eccezione per le famiglie legate per interesse politico o materiale a un sistema ereditato dall'epoca feudale, i Neocastellani – in particolare nelle Montagnes neuchâteloises e nel Val-de-Travers – aspiravano sempre più numerosi alla costituzione di un autentico cantone svizzero.
Lo studio della demografia neocastellana comporta considerevoli difficoltà documentarie fino alla metà del XVIII secolo, quando l'amministrazione prussiana introdusse censimenti annuali (1750/1752). Benché poco precisi, questi ultimi forniscono indicazioni di massima che integrano i dati offerti dalla registrazione progressiva di battesimi, matrimoni e sepolture dal XVI secolo – quindi relativamente tardiva – da parte ecclesiastica.
Le origini del popolamento e la colonizzazione della regione delle Montagnes neuchâteloises
Autrice/Autore:
Philippe Henry
Traduzione:
Chiara Orelli Vassere
Il popolamento della fascia rivierasca risale al periodo galloromano o burgundo. L'evoluzione dei dissodamenti mette in luce un'incontestabile crescita demografica nel XII e nel XIII secolo e all'inizio del XIV secolo, lungo il litorale e nelle valli mediane. In seguito anche le alture, a lungo praticamente disabitate, vennero progressivamente popolate: dal Val-de-Ruz e dal Val-de-Travers furono stabilmente occupate le regioni di La Chaux-de-Fonds/Le Locle e di Les Verrières e la valle di La Brévine. La colonizzazione dei territori d'altura avvenne anche dalla valle di Morteau e dalla Franca Contea. L'epidemia di peste della metà del XIV secolo interruppe questa vitalità, con effetti catastrofici: si stima che la popolazione diminuì di ca. un terzo.
I rari rilevamenti della fine del Medioevo, approssimativi e lacunosi, datano solo del XV secolo (visite pastorali del 1416-1417 e del 1453); se ne può estrapolare una popolazione di ca. 6500 abitanti nel 1416-1417. Sulla base di questi dati il XV secolo corrispose probabilmente, quantomeno nella regione delle Montagnes neuchâteloises, a un periodo di ripresa economica e demografica e di colonizzazione che conferì alla signoria di Valangin un'importanza all'origine nel secolo successivo dell'interesse dei conti de Neuchâtel per questi territori.
La crescita del XVI secolo e l'involuzione del XVII secolo
Autrice/Autore:
Philippe Henry
Traduzione:
Chiara Orelli Vassere
Questo dinamismo si protrasse nel XVI e all'inizio del XVII secolo secondo dimensioni e ritmi noti in modo molto impreciso: se lo sviluppo dell'infrastruttura amministrativa (nuove circoscrizioni giudiziarie, parrocchie, scuole) ed economica (fiere e mercati) ne costituisce un indizio sicuro, poco si sa delle dimensioni e dei ritmi della crescita. Si trattò dell'ultima fase del popolamento delle alture; nell'arco di un secolo il numero di abitanti di Le Locle, La Chaux-de-Fonds e Les Verrières triplicò. Alla metà del XVII secolo si può supporre una popolazione tra i 25'000 e i 27'000 abitanti (14'000-15'000 nella contea di Neuchâtel, di cui 2000-3000 nel capoluogo; 11'000-12'000 nella signoria di Valangin, che ne contava solo 3600 nel 1531). Si giunse dunque per effetto della colonizzazione a una nuova distribuzione della popolazione tra le parti più e meno elevate del Paese.
Considerato nel suo insieme, il XVII secolo corrispose a una fase prossima alla stagnazione. La popolazione soffrì localmente le ricadute della guerra dei Trent'anni, particolarmente pesanti nelle regioni di frontiera (principato vescovile di Basilea). Cattivi raccolti ed epidemie provocarono nuovi picchi di mortalità. La frequenza delle epidemie di peste, già significativamente attestate nel XVI secolo (anni 1550 e anni 1580), si confermò negli anni 1620 e soprattutto 1630. La prima stima del XVIII secolo permette di ipotizzare nel 1712 una cifra, molto approssimativa, di 28'000-29'000 abitanti (secondo altre valutazioni 25'000-28'000 all'inizio del secolo), non lontana dalle stime relative alla metà del XVII secolo.
Questo stallo si protrasse fin verso il 1750. Prima dello sviluppo industriale si può parlare di sovrappopolazione di un Paese ancora ampiamente dominato dall'agricoltura, dall'allevamento e dalla viticoltura, che costituiva quindi un territorio chiuso soggetto a emigrazione piuttosto che a immigrazione. La seconda ondata di rifugiati per fede, soprattutto negli anni successivi alla revoca dell'editto di Nantes (1685), provocò ad esempio il passaggio di migliaia di ugonotti in transito verso i Paesi tedeschi, ma il numero di coloro che si stabilirono definitivamente nella regione fu ridotto.
L'espansione della fine del XVIII secolo e la modernizzazione demografica della prima metà del XIX secolo
Autrice/Autore:
Philippe Henry
Traduzione:
Chiara Orelli Vassere
La situazione mutò radicalmente dagli anni 1750, caratterizzati da un nuovo contesto climatico, alimentare, igienico (igiene) e medico, ma soprattutto dal decollo economico neocastellano. La popolazione passò da 32'300 a 48'700 abitanti dal 1752 al 1806 e si mantenne in seguito stabile (51'300 abitanti nel 1815), collocando Neuchâtel fra le regioni più dinamiche dal profilo demografico fra i cantoni svizzeri industrializzati. La crescita fu particolarmente marcata nelle aree di immigrazione per motivi di lavoro, fattore principale di questa espansione. La percentuale degli «stranieri» (Svizzeri e stranieri nell'accezione moderna del termine) passò dal 10% ca. del 1750 al 27% del 1806; le zone maggiormente interessate furono quelle dell'industria orologiera e delle indiane. Nel 1806 si registrava il 34% di «stranieri» nella giurisdizione civile di La Chaux-de-Fonds (centro orologiero), attorno al 47% a Boudry e il 37% a Cortaillod (centro della fabbricazione di indiane). La stessa città di Neuchâtel contava una maggioranza di abitanti non neocastellani (51%).
L'evoluzione naturale di questa popolazione in movimento resta poco conosciuta. Alcune analisi circoscritte, riferite in particolare a Cortaillod, mettono in luce un aumento della natalità, riconducibile a una concezione più moderna e libera del matrimonio (ne è testimonianza il moltiplicarsi del numero dei concepimenti prematrimoniali). Tuttavia, per l'insieme del Paese la crescita naturale – fattore secondario per la spiegazione dell'aumento degli effettivi – sembra essere legata a una regressione della mortalità piuttosto che a un incremento della natalità (a Fleurier la mortalità passò dal 30‰ ca. nel 1750-1770 al 18‰ agli inizi del XIX secolo). Per quanto epidemie letali continuassero a diffondersi, in particolare tra i bambini (vaiolo), non comportarono in quest'epoca tassi di mortalità molto elevati come ad esempio alla fine del XVII secolo, in ogni caso non più di quanto fecero i cattivi raccolti.
Formulario stampato in lingua tedesca del 1764 (Archives de l'Etat de Neuchâtel).
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Traduzione manoscritta in francese del formulario stampato tedesco del 1764 (Archives de l'Etat de Neuchâtel).
Prolungando l'espansione avviata negli anni 1750, la crescita degli inizi del XIX secolo permise di raggiungere i 70'753 abitanti nel 1850 (secondo il primo censimento federale, 68'250 nel 1846). L'andamento non fu lineare: l'aumento fu sensibile, dopo un periodo di forte rallentamento al termine delle guerre napoleoniche (si passò da 51'300 abitanti nel 1815 a soli 53'600 nel 1827), solo dagli anni 1830 (54'800 abitanti nel 1832, 59'500 nel 1837) e soprattutto negli anni 1840. Accanto ai fattori generali che spiegano la crescita demografica europea lungo il XIX secolo, ebbero un ruolo determinante le strutture e la congiuntura economiche. L'immigrazione si sviluppò, specialmente tra il 1825 e il 1848, in parallelo a una nascente e ancora modesta corrente di emigrazione verso gli altri cantoni svizzeri o verso mete più lontane (in particolare l'America del nord). Nel 1846 la percentuale dei non Neocastellani (principalmente svizzeri) raggiunse il 36%; la loro crescita fu parallela allo sviluppo dell'orologeria (10'000 lavoratori in questo settore nel 1846, cioè più del doppio degli effettivi del 1827), divenuta il settore chiave della modernizzazione economica del Paese in seguito al crollo dell'industria delle indiane dalla Restaurazione. Le città della regione e le zone circostanti, toccate da questo processo, si ingrandirono: se nel 1850 la città di Neuchâtel contava solo 7700 abitanti, ve ne erano 12'600 a La Chaux-de-Fonds, e addirittura 7500 a Le Locle (all'epoca in Svizzera solo otto città superavano i 10'000 abitanti). L'inizio del XIX secolo vide dunque l'accelerazione della modernizzazione demografica (crescita, apertura), tradottasi anche in un'urbanizzazione che spostò il centro di gravità demografico ed economico nella regione delle Montagnes neuchâteloises. Questa evoluzione condusse poi a mutazioni sociali dalle pesanti conseguenze politiche.
Le principali vie di comunicazione che attraversavano la Svizzera non conducevano al Paese di Neuchâtel, che era pertanto isolato dai centri economici. Solo il lago permetteva di esportare prodotti, come la pietra proveniente dalle cave di Hauterive, verso alcune città dell'Altopiano, mentre il commercio regionale con la Franca Contea (in particolare sale di Salins) prendeva la via del Val-de-Travers, detta strada di Francia.
La peste del 1349 sembrò porre fine temporaneamente all'espansione dell'agricoltura di sussistenza. Il terreno era poco produttivo e le sue scarse rese dipendevano fortemente dalle variazioni climatiche. Il Paese soffrì spesso la penuria di cereali. Le regioni dedite all'allevamento necessitavano di vaste superfici per la cura di greggi esigue. Le decime e i censi fondiari, molto diversificati a seconda delle regioni e delle condizioni delle persone, gravavano pesantemente sui piccoli proprietari. Il signore locale, le cui rendite dipendevano in larga misura dall'agricoltura, faceva coltivare anche i propri vigneti, concedendo un terzo del raccolto ai viticoltori. Durante tutto il Medioevo i vigneti accrebbero la loro estensione e divennero un'importante risorsa per le zone rivierasche. Nella parte più elevata del Paese i dissodamenti permisero di ridurre la superficie boschiva in favore dell'allevamento e della coltivazione dell'avena.
Le attività artigianali rimasero marginali e solo l'estrazione e la lavorazione del ferro, soprattutto nel Val-de-Travers (dal 1396) e in particolare a Saint-Sulpice, furono redditizie, benché legate alla realizzazione di attrezzi agricoli. In declino dal XVI secolo, tale produzione cessò del tutto nel XVIII secolo. La forte presenza dal XV secolo di mulini lungo i corsi d'acqua, in particolare a Serrières dove venne impiantata una cartiera, testimonia tuttavia l'esistenza di attività economiche più importanti di un semplice artigianato di interesse locale.
Una produzione agricola insufficiente fino al 1848
Le attività agricole tradizionali furono economicamente predominanti fino alla metà del XVIII secolo. Verso il 1848 un terzo degli attivi era ancora impiegato in questo settore, ma la produzione era ormai insufficiente a soddisfare una domanda in crescita per il costante aumento della popolazione. I prezzi dei prodotti agricoli erano suscettibili di importanti fluttuazioni legate alle cattive condizioni climatiche o alle crisi politiche; ciononostante, la lenta introduzione nel corso del XVIII secolo di metodi di coltivazione ispirati alla dottrina fisiocratica assicurò migliori rendimenti (diminuzione del maggese, divieto del libero pascolo). La Società di emulazione patriottica, fondata nel 1791, pubblicò numerose monografie sulle riforme agricole e assecondò la produzione saggistica di precursori quali Jean-Charles-Albert de Büren, Frédéric-Auguste de Montmollin e David-Guillaume Huguenin. Malgrado alcuni evidenti progressi nelle tecniche agricole, il Paese dovette fare ampio ricorso all'importazione di derrate alimentari, in primo luogo dalla Francia e dalla Germania meridionale. L'economia forestale era ugualmente incapace di soddisfare i bisogni del Paese e i boschi erano spesso sovrasfruttati per alimentare i forni da calce o le carbonaie. Le manifatture di indiane, la costruzione e i laboratori di orologeria consumavano anch'essi grandi quantitativi di legna. Nel XVIII secolo le aziende agricole tendenzialmente si ampliarono per svolgere nuove attività, legate in particolare all'artigianato orologiero o alla realizzazione di ricami.
La viticoltura rimase l'attività privilegiata nelle zone rivierasche. All'inizio del XIX secolo i vigneti si estendevano su oltre 1200 ettari, vale a dire ca. il doppio della superficie occupata nel 2006. L'espansione della vigna a scapito dei terreni seminati a grano, attestata dal Medioevo, allarmava le autorità, preoccupate di assicurare gli approvvigionamenti cerealicoli del Paese. La maggior parte dei vigneti apparteneva a piccoli coltivatori, ma alcuni cittadini di Neuchâtel costituirono vaste tenute viticole di diverse centinaia di ettari. I vigneti producevano principalmente vino bianco (chasselas), spesso di assai mediocre qualità. Il prezzo del vino fu a lungo all'origine di dissidi tra le popolazioni che coltivavano la vite e quelle della regione delle Montagnes neuchâteloises, che preferivano importare il vino dalla Francia. Fu necessario attendere la prima metà del XIX secolo perché una parte del raccolto venisse trasformata in vino spumante, più facilmente esportabile in Prussia. La prima casa di produzione, la Bouvier Frères (oggi Caves Chatenay-Bouvier SA), venne aperta nel 1811; la casa Mauler, a Môtiers, risale al 1829.
La fabbrica di indiane di Les Iles a Boudry. Disegno a inchiostro realizzato attorno al 1785 daJean-Pierre Preud'homme (Musée d'art et d'histoire Neuchâtel).
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Nonostante alcuni gravi periodi di crisi, gli anni tra il 1750 e il 1848 furono decisivi per il decollo delle produzioni manifatturiere destinate all'esportazione: la merletteria, le indiane e l'orologeria. Progressivamente quest'ultimo ramo soppiantò le attività legate al settore tessile e rafforzò il carattere monoindustriale del principato. L'industrializzazione neocastellana si basava in primo luogo su un'organizzazione del lavoro di tipo artigianale; nell'orologeria, ad esempio, le prime vere fabbriche fecero la loro comparsa solo nella seconda metà del XIX secolo. Il lavoro a domicilio (Verlagssystem, protoindustrializzazione) era dominante, ad eccezione di alcuni rari casi nell'industria delle indiane e nella fabbricazione di abbozzi per orologi. La Fabrique-Neuve de Cortaillod (1752-1854) e la fabbrica di abbozzi di Fontainemelon (1793, oggi Eta SA) erano gli unici stabilimenti che impiegavano una manodopera numerosa. Prima dell'apertura di queste fabbriche, Neuchâtel conosceva solo una limitata produzione di materie prime (miniere di ferro e di asfalto nel Val-de-Travers), accanto a uno sfruttamento intensivo dei mulini ad acqua. La transizione da queste attività tradizionali alle prime industrie venne favorita dalle competenze acquisite nelle fucine e nelle officine degli artigiani metallurgici. Tra i fattori propulsivi dello sviluppo industriale non vanno dimenticati il nuovo approccio culturale ispirato alla Riforma e la seconda ondata di rifugiati ugonotti che introdusse a Neuchâtel nuove pratiche. Inoltre, le autorità del principato, favorevoli ai principi del liberalismo economico, promossero il libero esercizio di mestieri altrove sottoposti a protezione e sostanzialmente non tassarono le persone giuridiche.
La piazza commerciale di Neuchâtel divenne da allora fortemente attrattiva per gli investitori stranieri; la sua appartenenza alla corona di Prussia accentuò ulteriormente questo interesse. Pur senza praticare una politica interventista, il Consiglio di Stato (consigli) mostrò di sostenere uno sviluppo industriale e commerciale all'origine di un notevole miglioramento delle condizioni economiche della popolazione. Alcuni Neocastellani si distinsero sul piano internazionale nel commercio e nelle attività bancarie, come i de Pourtalès (in particolare con Jacques-Louis de Pourtalès), David de Pury a Lisbona o Jean-Frédéric Perregaux e Denis de Rougemont a Parigi.
La merletteria, diffusasi dal XVII secolo, fornì lavoro a una manodopera femminile sparsa nelle aziende agricole delle Montagnes neuchâteloises e attiva per conto di imprenditori che procuravano alle operaie la materia prima e smerciavano i prodotti finiti sui mercati europei. Il suo declino, iniziato dagli anni 1820, derivò dalla mancata meccanizzazione ma soprattutto dall'incapacità di rivaleggiare con l'orologeria. L'industria delle indiane, che pure in precedenza aveva assicurato il prestigio internazionale di Neuchâtel, condivise questo destino.
Importata dal centro manifatturiero di Ginevra nella prima metà del XVIII secolo, la produzione di indiane si diffuse nelle zone rivierasche grazie a negozianti ugonotti come Jean-Jacques Deluze. Numerose fabbriche sorte nella regione di Areuse producevano per società commerciali con sede a Neuchâtel; questi traffici internazionali permisero la costituzione di ricchezze considerevoli da cui trasse beneficio la città di Neuchâtel.
Pendola neocastellana risalente al 1750 ca., il cui movimento è firmato daifratelli Gevril di La Chaux-de-Fonds (Musée international d'horlogerie, La Chaux-de-Fonds).
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Orologio a pendolo musicale neocastellano della metà del XVIII secolo, di cui il quadrante e la platina sono firmati da Pierre Jaquet-Droz, orologiaio di La Chaux-de-Fonds, e la cassa da Antoine Foullet, artigiano parigino (Musée international d'horlogerie, La Chaux-de-Fonds).
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Solo l'orologeria, sviluppatasi nella regione delle Montagnes neuchâteloises dal XVII secolo e come la merletteria organizzata secondo il Verlagssystem, riuscì a sopravvivere alle numerose crisi che la colpirono. L'estrema specializzazione del lavoro permetteva all'imprenditore di ottenere a prezzo contenuto i pezzi necessari alla fabbricazione di un orologio o di un pendolo. Benché numerosi agricoltori abbiano beneficiato di questa utile fonte di guadagno, il loro ruolo è stato spesso enfatizzato, considerato che molto rapidamente officine aperte in città quali Le Locle o La Chaux-de-Fonds costituirono il fulcro di un'industria estremamente esigente dal profilo tecnico. Fu proprio attorno a celebri orologiai come Pierre ed Henri-Louis Jaquet-Droz, Ferdinand Berthoud, Jacques-Frédéric Houriet o Abraham-Louis Breguet che nacque una vera e propria industria che caratterizzò durevolmente il panorama economico del cantone. Dal XVIII secolo la produzione orologiera neocastellana fu esportata in tutto il mondo, garantendo la prosperità delle città delle Montagnes neuchâteloises e contribuendo alla diffusione delle nuove idee.
Religione e cultura
Vita ecclesiastica e religiosa
Autrice/Autore:
Michèle Robert
Traduzione:
Chiara Orelli Vassere
Nel Medioevo il territorio neocastellano dipendeva dalla diocesi di Losanna (decanati di Neuchâtel e di Soletta) e, per due parrocchie (Les Verrières e Les Brenets, ultima parrocchia creata prima della Riforma), da quella di Besançon. Delle 19 parrocchie esistenti alla vigilia della Riforma, 15 erano attestate prima del XIII secolo. Al convento di Bevaix, il cui atto di fondazione nel 998 costituisce il primo documento significativo per la storia della Chiesa locale, si aggiunsero due altri priorati benedettini, Môtiers (citato nel 1107, ma fondato nel VI-VII secolo) e Corcelles (fondato nel 1092 e dipendente da Cluny) e l'abbazia premonstratense di Fontaine-André (1143). Un capitolo di canonici è menzionato a Neuchâtel nel 1185; l'avvio della costruzione della chiesa collegiata risale a poco tempo prima. A Valangin la chiesa collegiata e il capitolo sono documentati dal 1505.
La debolezza del potere comitale dopo l'occupazione di Neuchâtel da parte dei cantoni svizzeri (1512-1529), la latitanza e la negligenza di Johanna von Hochberg, l'emancipazione dei cittadini di Neuchâtel e il trattato di comborghesia che legava questi ultimi a Berna favorirono la conversione alla Riforma. La predicazione di Guillaume Farel, emissario di Berna presente in maniera non continuativa dal 1529 a Neuchâtel e nella signoria di Valangin, suscitò un movimento che, dopo il saccheggio della collegiata nel corso di una sommossa popolare il 23 ottobre 1530, sfociò il 4 novembre nel voto con cui una stretta maggioranza di cittadini di Neuchâtel si pronunciò per l'abolizione della messa (cosiddetto plus).
Ritratto di Guillaume Farel di fronte a una veduta della città e del lago di Neuchâtel. Olio su tela realizzato da un artista sconosciuto nel 1590 ca. (Bibliothèque publique et universitaire de Neuchâtel).
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La Riforma si diffuse rapidamente nelle zone rivierasche, più lentamente nel Val-de-Travers e nella signoria di Valangin. Il signore di quest'ultima, René de Challant – rappresentato dalla nonna, Guillemette de Vergy, ferocemente contraria alle nuove idee – cedette solo nel 1536, preoccupato per i suoi possessi nel Paese di Vaud, minacciati dalla conquista bernese. Le parrocchie di Cressier e di Le Landeron (che comprendeva Lignières), nella parte orientale del territorio, furono le sole a rimanere cattoliche (cattolicesimo), grazie al trattato di comborghesia tra Le Landeron e Soletta e all'influenza della potente famiglia Vallier. Neuchâtel divenne centro di propaganda per i Paesi francofoni; dai torchi di Pierre de Vingle uscirono diversi libelli, tra cui Le livre des marchans (1533) e i «Manifesti del 1534» contro la messa di Antoine Marcourt, e soprattutto la Bibbia di Pierre Robert Olivétan, la prima Bibbia riformata in francese (protestantesimo).
Nel 1538 il Consiglio della città pubblicò un elenco di articoli con cui vegliava sulla moralità pubblica (Articles servans à la réformation des vices); i pastori a loro volta tentarono di imporre ordinanze che attribuivano loro il ruolo principale nel controllo della disciplina (1541), recuperate e adattate a proprio vantaggio l'anno seguente (1542) dalle magistrature cittadine. Oltre alla giustizia matrimoniale, concistori a maggioranza laica e dotati delle prerogative di una corte di giustizia vennero istituiti a Neuchâtel e a Môtiers, e in seguito nei feudi di Gorgier e di Travers. René de Challant creò un proprio concistoro a Valangin nel 1539. In occasione del sinodo del 1562, i pastori ottennero dal conte de Neuchâtel la creazione di concistori dotati del diritto di ammonimento nelle parrocchie; su pressione dei cittadini, anche il concistoro di Neuchâtel dispose in seguito del solo diritto di ammonimento. Nel XVII secolo si rafforzò il potere della classe dei pastori (creata alla fine degli anni 1530), sotto l'influsso di Jean-Frédéric Ostervald, teologo di fama internazionale, chiamato anche il «secondo riformatore di Neuchâtel».
Senza ridurre le ambiguità che caratterizzavano i rapporti tra Chiesa e Stato, il regime prussiano garantì alla classe dei pastori il mantenimento di tutte le sue prerogative negli Articles généraux del 1707. Dopo la morte di Ostervald, che aveva tentato di aprire la Chiesa neocastellana (Chiese evangeliche riformate) a una teologia e a una pastorale al passo con i tempi, la classe dei pastori si allontanò progressivamente dagli altri organismi dello Stato e dai fedeli. Ritenendosi la guardiana della tradizione, preoccupata di non concedere nulla sul piano della disciplina, la classe si mobilitò per mantenere la penitenza pubblica, una battaglia persa nel 1755 per intervento del re. La sua intransigenza nei confronti del pastore Ferdinand-Olivier Petitpierre, costretto all'esilio per contrasti sulla questione della non eternità delle pene dell'inferno (1760), e di Jean-Jacques Rousseau, scomunicato dalla classe che pure contribuì a cacciarlo da Môtiers (1765), turbò l'opinione pubblica anche oltre i confini del Paese. L'impostazione difesa dalla classe dei pastori fu resa però sempre più fragile dall'influenza del razionalismo dei Lumi, dallo spirito di relativa tolleranza che costrinse la classe ad accettare il libero esercizio del culto cattolico durante la Restaurazione e dall'attività dei movimenti metodisti anglosassoni. All'interno della classe stessa alcuni pastori (spesso formatisi all'estero) subirono il fascino delle correnti del Risveglio e furono colpiti da misure disciplinari, salvo poi fare brillanti carriere nei periodi di maggiore apertura: ciò fu il caso ad esempio di Abram-François Pettavel, divenuto professore alla prima Accademia, o James DuPasquier, ultimo decano della classe. La rivoluzione del 1848 soppresse di fatto la classe dei pastori e le istituzioni disciplinari della Chiesa neocastellana.
Malgrado l'influenza della Chiesa sulla società, dissensi si ebbero dall'epoca della Riforma. Gli anabattisti furono cacciati dal territorio neocastellano alla metà del XVI secolo. Nel 1707 anabattisti bernesi perseguitati si stabilirono nelle Montagnes neuchâteloises e nel Val-de-Ruz. Profittando della relativa tolleranza religiosa accordata dal re di Prussia, i Fratelli moravi fondarono un internato per ragazze a Montmirail (comune La Tène) nella seconda metà del XVIII secolo.
Il regime Berthier diede avvio alla possibile reintroduzione del culto cattolico, dapprima nella città di Neuchâtel e poi anche nel resto del Paese. Nel 1806 la messa venne celebrata nella chiesa collegiata di Neuchâtel per la prima volta dopo la Riforma. Nel 1811 fu allestita una cappella per le suore di Besançon chiamate a occuparsi del primo ospedale moderno, fondato da Jacques-Louis de Pourtalès. Durante la Restaurazione il re di Prussia proclamò il libero esercizio delle religioni riformata e cattolica «indipendentemente dal domicilio». Nel 1828 la cappella della Maladière, che sostituì quella dell'ospedale, fu il primo luogo di culto cattolico costruito dopo la Riforma e divenne più tardi chiesa parrocchiale.
Formazione e cultura
Autrice/Autore:
Michel Schlup
Traduzione:
Chiara Orelli Vassere
Alcuni rari documenti suggeriscono l'esistenza di scuole elementari a Neuchâtel alla fine del Medioevo; la scolarizzazione del Paese si sviluppò tuttavia solo dalla Riforma, sotto il controllo della Chiesa e nel quadro delle comunità cittadine e rurali. Concentrata in un primo tempo nelle zone rivierasche e nelle valli, raggiunse la regione delle Montagnes neuchâteloises solo nel XVII secolo. Dal XVI secolo la città di Neuchâtel fu dotata di una scuola secondaria che preparava agli studi superiori. Le prime forme di insegnamento accademico si ebbero dal XVIII secolo; nel 1731 la città di Neuchâtel istituì una cattedra di filosofia e di matematica, il cui primo titolare fu Louis Bourguet. Nel 1737 alla cattedra di filosofia si aggiunse quella di letteratura, anche se l'insegnamento di questa materia rimase irregolare. Per completare la propria formazione gli studenti neocastellani facevano capo ad accademie e università svizzere (Losanna, Ginevra, Basilea e Zurigo); solo una minoranza si recava all'estero.
Fino al termine del XVII secolo la religione influenzò profondamente i comportamenti sociali e culturali. L'orizzonte intellettuale dei Neocastellani si limitava nella maggior parte dei casi alla lettura di libri d'uso quotidiano e di devozione. Le preoccupazioni utilitaristiche li distoglievano dalla cultura scientifica e artistica, che peraltro si scontrava ancora con il conservatorismo delle autorità civili e religiose. La società neocastellana cominciò ad aprirsi all'inizio del XVIII secolo con lo sviluppo del commercio e degli scambi e con la comparsa dei primi mezzi di informazione, che favorirono la circolazione delle idee. La lettura dei giornali si diffuse progressivamente in tutto il Paese grazie alla formazione di piccole associazioni di interessati, che dividevano tra di loro il costo dell'abbonamento (società di lettura). Lanciato a Neuchâtel nel 1732, il periodico Mercure suisse contribuì a ridestare gli spiriti e a trasmettere il gusto per le lettere e le scienze, oltre a stimolare l'attività di alcuni eruditi (Laurent Garcin, Jean-Antoine d'Ivernois) della cerchia di Louis Bourguet, i cui lavori aprirono la strada allo studio della geologia, della paleontologia e della botanica. Jean-Jacques Rousseau, che visse ritirato a Môtiers dal 1762 al 1765, contribuì alla popolarità di quest'ultima disciplina con le sue descrizioni di erbe medicinali.
La vita intellettuale e artistica si animò ulteriormente a partire dagli anni 1750. Conquistate dalle idee e dalle tendenze intellettuali francesi, le élite scoprirono la raffinatezza dei modi e le discipline artistiche coltivate per piacere e destinate al solo intrattenimento, fra cui in particolare la musica e il teatro di società. Nel 1754 il capoluogo si dotò di un'accademia di musica, mentre un'altra fu attiva a La Chaux-de-Fonds negli anni 1770; nel 1769 Neuchâtel fece costruire una sala di musica dove si tenevano anche balli e rappresentazioni teatrali. La decorazione interna delle abitazioni stimolò la creazione artistica, che si focalizzò soprattutto sulla miniatura e sul ritratto familiare, il cui rappresentante migliore fu Jean-Pierre Preudhomme. La stampa calcografica si sviluppò grazie a Henri Courvoisier-Voisin e ad Alexandre, Abraham e Abram-Louis Girardet, figli di Samuel Girardet, libraio di Le Locle. I talenti migliori furono tuttavia destinati all'esilio; il pittore Léopold Robert fece così tutta la sua carriera in Italia.
Primo volume (1771) delle Descriptions des Arts et Métiers di Jean Elie Bertrand, pubblicato dalla Société typographique de Neuchâtel (Bibliothèque publique et universitaire de Neuchâtel).
[…]
Il principato venne molto presto a contatto con le idee dell'Illuminismo, diffuse in piccole cerchie costituitesi attorno a personalità vicine agli ambienti anticlericali e dei liberi pensatori, quali Pierre-Alexandre DuPeyrou, Jean-Jacques Rousseau e Isabelle de Charrière. Dagli anni 1770 le stamperie neocastellane – fra cui Samuel Fauche e la Société typographique de Neuchâtel – ebbero un ruolo essenziale nella diffusione dei Lumi, specializzandosi nella ristampa e nel commercio della letteratura enciclopedica e filosofica.
Il senso civico e lo spirito filantropico maturato alla fine della stagione illuministica ispirarono la creazione di società di utilità pubblica che si dedicarono alla diffusione di un sapere autorevole ed efficace (Società di emulazione patriottica, Société du jeudi). La creazione a Neuchâtel della prima biblioteca pubblica del Paese si inserì in questa corrente. Fondata nel 1788, mise testi di studio a disposizione di studenti e ricercatori; dal 1838 ebbe sede accanto alle aule del Collège latin, inaugurato nel 1835. Concepita anche per conservare le proprietà della città, la costruzione – vero e proprio palazzo della cultura – ospitava anche il Gabinetto di storia naturale, le collezioni etnografiche (primo nucleo del Museo etnografico) e una pinacoteca. Create in periodi successivi, le biblioteche di Le Locle (1830) e di La Chaux-de-Fonds (1838), pure collocate in sedi scolastiche, vennero destinate essenzialmente all'istruzione della gioventù.
La vita artistica, musicale e teatrale si arricchì negli anni 1830. Società di musica furono create a Neuchâtel (1832) e a La Chaux-de-Fonds (1833); in quest'ultima città venne aperto nel 1837 un teatro all'italiana per organizzare concerti, balli e spettacoli. Le arti vennero incoraggiate a Neuchâtel dalla creazione nel 1842 della Società degli amici dell'arte, presieduta da Maximilien de Meuron. Tra il 1832 e il 1838 Neuchâtel fu teatro di un'attività scientifica senza precedenti. La fondazione di una Società di scienze naturali (1832) e di una prima Accademia (1838) stimolarono l'insegnamento e la ricerca. Louis Agassiz acquisì fama internazionale nell'ambito delle scienze naturali con i suoi lavori sulla teoria delle glaciazioni e le ricerche sui pesci fossili, riprodotti in litografie dall'atelier di Hercule Nicolet. Edouard Desor (naturalista), Arnold Guyot (geografo), Frédéric DuBois de Montperreux (archeologo), Léo Lesquereux (briologo) e Georges-Auguste Matile (giurista) furono ulteriori protagonisti di questo movimento scientifico, che si interruppe nel 1848 con la chiusura dell'Accademia. Molti di questi studiosi proseguirono la loro carriera negli Stati Uniti.
Lo Stato dal 1848 al XXI secolo
Storia costituzionale e politica dal 1848 al XXI secolo
Fra le numerose rivoluzioni scoppiate in Europa nel 1848, quella di Neuchâtel fu la sola a rivelarsi longeva. Malgrado la sua precarietà, la giovane Repubblica del 1848 si dotò rapidamente di istituzioni stabili e durature. Pur agendo in condizioni di emergenza, i repubblicani (républicains) non infierirono sugli avversari. Al termine del moto rivoluzionario il principe sciolse i sudditi dal loro giuramento senza tuttavia rinunciare ai propri diritti sul principato. I monarchici (royalistes) non opposero pertanto una resistenza troppo marcata al regime appena instaurato. Le nuove istituzioni, peraltro protette dalla Confederazione, avviarono il consolidamento della rivoluzione e delle sue aspirazioni in condizioni di relativa tranquillità. Si trattava infatti di una vera svolta che, senza spargimenti di sangue, sconvolse l'ordine stabilito e pose definitivamente fine all'ancien régime. Tutti i repubblicani condividevano lo stesso ideale di democrazia, la medesima volontà di modernizzare (modernizzazione) il Paese, anche se alcuni non approvavano determinati metodi giudicati troppo sbrigativi.
Festa civica a La Chaux-de-Fonds (7 maggio 1848) per celebrare l'adozione della prima Costituzione repubblicana. Litografia tratta da uno schizzo di L. Droz (Musée d'histoire La Chaux-de-Fonds).
[…]
Fu la caduta della Monarchia di luglio in Francia a incoraggiare il movimento rivoluzionario neocastellano. Il 26 febbraio la notizia del sollevamento parigino giunse nelle Montagnes neuchâteloises. Il 29 i repubblicani presero il potere a Le Locle, mentre la rivoluzione si impose lo stesso giorno a La Chaux-de-Fonds e nel Val-de-Travers. L'1 marzo le milizie repubblicane, comandate da Fritz Courvoisier e Ami Girard, raggiunsero Neuchâtel e si impadronirono del castello.
I repubblicani, sostenuti dalle truppe confederate guidate dal colonnello Louis Denzler, il 4 settembre 1856 riprendono il controllo del castello di Neuchâtel occupato dagli insorti monarchici. Disegno a penna di Heinrich Jenny (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
[…]
Un governo provvisorio di dieci membri fu costituito per approntare le prime misure e convocare un'Assemblea costituente. Fu presieduto da Alexis-Marie Piaget, vero padre delle istituzioni repubblicane. Il Paese era controllato da comitati amministrativi istituiti in ogni comune per organizzare le elezioni. Redatta in breve tempo, la Costituzione del 1848 fu approvata a debole maggioranza (5813 voti favorevoli contro 4395 contrari). Solo le persone originarie del Paese di Neuchâtel furono ammesse al voto; i monarchici si astennero. Gli elettori accettarono nel contempo di rinnovare il mandato dell'Assemblea costituente che divenne in tal modo il primo Gran Consiglio neocastellano, affiancato da un Consiglio di Stato di sette membri (governi cantonali). I monarchici non rinunciarono comunque all'idea di restaurare l'ancien régime e il 3 settembre 1856 lanciarono un'insurrezione armata. I repubblicani ripresero rapidamente il controllo della situazione, sostenuti dalle truppe inviate dal Consiglio federale. L'affare di Neuchâtel assunse allora rilievo europeo. Federico Guglielmo IV minacciò di invadere la Svizzera, che da parte sua mobilitò delle truppe. La mediazione delle potenze europee sfociò nel trattato di Parigi (2 maggio 1857), con cui il re rinunciava alle sue pretese su Neuchâtel in cambio di un'amnistia in favore degli insorti.
Garantita dalla Dieta federale, la Costituzione del 1848 affermava che il canton Neuchâtel era una repubblica democratica e uno degli Stati della Confederazione svizzera. Il cantone era diviso in sei distretti amministrativi e giudiziari (Neuchâtel, Boudry, Val-de-Travers, Val-de-Ruz, Le Locle e La Chaux-de-Fonds), amministrati da prefetti. La Carta precisava inoltre che il popolo era sovrano e che tutti i cittadini erano uguali davanti alla legge. La Costituzione garantiva tutte le libertà fondamentali, fra cui quelle di stampa e di associazione. Stabiliva inoltre il principio della divisione dei poteri e proibiva la creazione di tribunali speciali. La libertà di domicilio e quella di commercio e di industria erano pure garantite. In cambio di questi diritti i cittadini dovevano pagare imposte proporzionali alla sostanza e al reddito. Gli antichi tributi furono aboliti e riscattati, ma il Code des lods (laudemio) del 1842 rimase in vigore (sostituito nel 1991).
La sovranità popolare era esercitata attraverso i tre poteri. Il Gran Consiglio, assemblea legislativa, era eletto ogni quattro anni (parlamento). Il Consiglio di Stato, nominato dal legislativo, dirigeva l'amministrazione, promulgava le leggi e provvedeva alla loro applicazione, deteneva il monopolio della forza pubblica e curava le relazioni con la Confederazione. Elemento forte della Repubblica, fu all'origine della maggior parte delle iniziative di riforma. L'organizzazione giudiziaria si sviluppò solo progressivamente. Furono nominati giudici di pace, tribunali di prima istanza e una corte d'appello. Nel 1899 fu istituito un tribunale dei probiviri.
La Costituzione limitò fortemente l'autonomia dei comuni e abolì tutti i privilegi e le franchigie dell'antico diritto consuetudinario. Le principali vittime della rivoluzione furono i comuni di tipo patriziale (bourgeoisies e communes) come pure il potere ecclesiastico. La classe dei pastori fu soppressa nel 1849 (Chiese evangeliche-riformate), lo stato civile reso laico; i culti vennero posti sotto l'autorità del governo e i beni della Chiesa incorporati nel demanio dello Stato, che retribuiva i pastori.
Nei dieci anni che seguirono la rivoluzione fu promulgato un numero considerevole di leggi che miravano a modernizzare lo Stato (sistema fiscale; miglioramento dell'istruzione pubblica; creazione di una Banca cantonale, 1854; Codice civile, 1853-1855; Codice penale,1854; introduzione delle ferrovie). Tali riforme non furono attuate senza tensioni o difficoltà. Alcuni rimproverarono alla Repubblica di non essere sufficientemente attenta agli aspetti sociali, malgrado alcune leggi progressiste sulla disoccupazione o le ipoteche.
Manifesto di propaganda contro la concessione del diritto di voto alle donne nel canton Neuchâtel nel 1919 (Bibliothèque de la Ville de La Chaux-de-Fonds, CFV ICO Af-D-567).
Volantino in vista della votazione concernente il diritto di voto alle donne sul piano cantonale nel marzo del 1948 (Bibliothèque de la Ville de La Chaux-de-Fonds, CFV POL 1948 2-2).
[…]
La Costituzione del 1848 costituì una base legislativa, i cui principi fondamentali non furono rimessi in discussione, pur conoscendo periodicamente revisioni parziali e in due occasioni una revisione totale. Adottata dopo due rifiuti dovuti alle disposizioni volte a limitare l'autonomia comunale, la Costituzione del 21 novembre 1858 mirava essenzialmente a riformare il Gran Consiglio, introdurre la scuola elementare obbligatoria e gratuita e modificare l'organizzazione religiosa. I diritti dei cittadini furono in seguito estesi tramite il referendum finanziario obbligatorio e il diritto di iniziativa costituzionale avanzata da un minimo di 3000 aventi diritto di voto. Tra il 1858 e il 2000 furono introdotte 34 modifiche, relative per lo più ai diritti popolari. Nel 1873, ad esempio, i cittadini svizzeri di almeno 20 anni di età domiciliati nel cantone ottennero il diritto di voto tre mesi (e non più due anni) dopo il deposito dei loro documenti. Nel 1879 fu riconosciuto il diritto di referendum popolare (con il sostegno di un minimo di 3000 cittadini attivi). L'iniziativa popolare legislativa fu introdotta nel 1882. Dal 1906 il Consiglio di Stato è eletto dal popolo. Nel 1959 Neuchâtel fu il secondo cantone, dopo Vaud, a introdurre il suffragio femminile sul piano cantonale. Nel 1978 l'età minima per l'esercizio dei diritti civici fu abbassata a 18 anni.
L'ultima revisione totale risale al 2000 al fine di conformare il testo alle altre Costituzioni cantonali e alla Costituzione federale del 1999. Si è pure trattato di rendere la legge fondamentale della Repubblica più attuale e chiara. Redatta dal Gran Consiglio, il 24 settembre 2000 la nuova Costituzione è stata accolta ad ampia maggioranza dagli elettori (30'513 voti favorevoli, 9327 contrari). L'obiettivo era di riaffermare e rinnovare alcuni grandi principi repubblicani, enumerati in un preambolo. Il primo articolo ricorda inoltre che Neuchâtel è una Repubblica democratica, laica, sociale e garante del rispetto dei diritti fondamentali. Il testo precisa i compiti dello Stato e dei comuni. Introduce inoltre una dimensione sociale ignorata in precedenza, riconoscendo la libertà di scegliere una forma di vita comune diversa dal matrimonio; su questo articolo si è basata in seguito la legge, promulgata nel 2004, sull'unione domestica registrata per le coppie eterosessuali e omosessuali. La Costituzione del 2000 si proponeva pure di avvicinare i cittadini alle istituzioni pubbliche, semplificando le procedure di naturalizzazione, da allora di competenza del solo Consiglio di Stato, introducendo la mozione popolare (forma più circoscritta di iniziativa popolare che gli abitanti possono rivolgere al Gran Consiglio) e autorizzando la consultazione dei documenti ufficiali. Ha infine accordato il diritto di voto sul piano cantonale agli stranieri che beneficiano di un permesso di soggiorno e domicilio nel cantone da almeno cinque anni.
I repubblicani del 1848 si riunirono in seno a un'Associazione patriottica, rinominata nel 1858 Associazione radicale neocastellana (radicalismo). Nella seconda metà del XIX secolo la vita politica cantonale fu dominata dai radicali, che in un primo tempo non costituirono un vero partito. Malgrado alcune differenze, i repubblicani erano accomunati dalla loro fedeltà alla Svizzera e al principio della laicità dello Stato così come dal desiderio di modernizzare il Paese dotandolo di infrastrutture e di un quadro legislativo favorevoli all'industria. Ciò che divenne in seguito il Partito radicale rappresentava in primo luogo le classi medie, i fabbricanti dell'orologeria, gli insegnanti e i funzionari. I radicali avevano ambizioni egemoniche e accolsero solo tardivamente la rappresentanza proporzionale, il diritto di iniziativa popolare e l'elezione popolare del Consiglio di Stato; accettarono di condividere il potere con i conservatori (ex monarchici e repubblicani moderati) solo quando la sinistra ottenne crescenti consensi nelle elezioni del Gran Consiglio e in quelle federali. La fine del XIX secolo fu un periodo delicato per i radicali che avevano monopolizzato tutte le istituzioni. Fondata nel 1873 dai conservatori, l'Associazione democratica liberale si mostrò più favorevole all'autonomia dei comuni e più federalista sul piano nazionale. Il partito dei cosiddetti verdi (il rosso era invece il colore dei radicali) si oppose inoltre all'imposizione fiscale diretta. Fu particolarmente radicato nella regione a più bassa quota del cantone e, contrariamente ai radicali, fu composto principalmente da cittadini neocastellani di lunga data. Edouard Droz fu nel 1898 il primo liberale a entrare in Consiglio di Stato.
Cartolina postale del 1905 ca. che pubblicizza il quotidiano La Sentinelle, pubblicato a La Chaux-de-Fonds dal 1890 al 1971 (Bibliothèque de la Ville de La Chaux-de-Fonds, CFV ICO CP-571).
Il socialismo si diffuse principalmente nelle città industriali delle Montagnes neuchâteloises. Nel 1865 una sezione dell'Associazione internazionale dei lavoratori (AIL, Internazionali) fu fondata a La Chaux-de-Fonds su iniziativa del medico Pierre Coullery. La Fédération jurassienne, istituita nel 1871 da alcuni membri neocastellani e giurassiani dell'AIL e animata da James Guillaume, non prese parte alle lotte elettorali nel cantone. I cambiamenti economici e sociali della fine degli anni 1870 portarono alla costituzione dei sindacati e favorirono lo sviluppo del partito e della stampa socialisti. Coullery creò alcune sezioni della Società del Grütli che nel 1896 diedero vita al Partito socialista democratico (Partito socialista, PS). La stampa politica era allora molto attiva. Le National suisse (fondato nel 1856) era l'organo dei radicali, La Suisse libérale (1881) quello dei liberali, mentre La Sentinelle (1890) diffondeva le idee socialiste. Altri giornali, più effimeri, contribuirono alla vivacità del dibattito politico dell'epoca.
Negli anni 1870 il partito radicale fu favorito dalle facilitazioni elettorali accordate ai Confederati residenti nel cantone, in cui la Costituzione federale del 1874 fu accettata ad ampia maggioranza. Il Partito liberale si oppose però con successo alla politica condotta dai radicali, in particolare su questioni fiscali, mentre all'inizio del XX secolo i socialisti vinsero alcune elezioni decisive nei centri urbani e sul piano federale. Alla vigilia della prima guerra mondiale la deputazione neocastellana era composta da due radicali, due socialisti e un liberale.
L'evoluzione della vita politica dal 1914 all'inizio del XXI secolo
La prima guerra mondiale favorì il consolidamento delle forze agli estremi del panorama politico. A Neuchâtel i socialisti manifestarono le loro convinzioni pacifiste; la loro posizione fu però nettamente minoritaria. Nel 1914 Charles Naine ed Ernest Paul Graber si astennero nella votazione che concesse i pieni poteri al Consiglio federale. Ai socialisti internazionalisti si opposero i compagni di partito che sostenevano il principio della difesa nazionale e si schieravano a favore dell'Intesa. Nel 1917 Graber fu arrestato a causa di un articolo apparso sul periodico La Sentinelle e liberato a seguito di una manifestazione popolare che portò all'occupazione di La Chaux-de-Fonds da parte dell'esercito fino alla resa di Graber. Anche lo sciopero generale del 1918 fu all'origine di aspri scontri in questa città, in cui i sindacati erano fortemente radicati. Questi conflitti lasciarono profonde tracce nella memoria collettiva. Su invito del Consiglio federale furono istituite delle guardie civiche armate, cui fu affidato il mantenimento dell'ordine. A Le Locle le sezioni dei partiti radicale e liberale si unirono dando vita alla lega Ordine e Libertà, da cui trasse origine il Partito progressista nazionale (PPN), fondato nel 1919. Quest'ultimo ottenne uno, poi due seggi in Consiglio di Stato prima di fondersi con il partito liberale nel 1981.
Charles Naine pronuncia un discorso in occasione della festa del primo maggio del 1923 a La Chaux-de-Fonds (Bibliothèque de la Ville de La Chaux-de-Fonds, Fonds spéciaux, Fonds Ernest-Paul Graber).
[…]
La prima guerra mondiale spinse la destra a unirsi, ma divise il movimento operaio; i comunisti guidati da Jules Humbert-Droz restarono in netta minoranza. Nonostante la forte presenza in Gran Consiglio (34 seggi nel 1916), il Partito socialista entrò a far parte del Consiglio di Stato solo nel 1941. La crisi degli anni 1930 favorì le forze di centro a scapito degli estremi del panorama politico, fra cui l'Ordine nazionale neocastellano fondato nel 1934. Gli incidenti furono però numerosi e la morte di Eugène Bourquin, un agitatore politico di estrema destra, servì da pretesto per proibire nel 1937 il Partito comunista (PC), che si ricostituì nel 1944 con il nome di Partito operaio e popolare (POP). La seconda guerra mondiale smorzò le passioni politiche. Nelle elezioni cantonali del 1945 il POP ottenne in Gran Consiglio 14 seggi su 103. Il Ralliement neuchâtelois, nuova formazione che si voleva indipendente, ne conquistò due. Nel 1947 il suo unico rappresentante in governo, eletto nel 1941, si ritirò e la composizione del Consiglio di Stato (due radicali, un liberale, un membro del PPN, un socialista) rimase invariata per un ventennio. Dopo il periodo agitato degli anni 1930, Neuchâtel conobbe una notevole stabilità e perseguì una politica marcatamente orientata al consenso. Le principali forze politiche continuarono a dominare la scena politica, malgrado la comparsa di alcuni nuovi movimenti minori che rimasero marginali (Nuova sinistra socialista, 1958-1963).
Dagli anni 1960 guadagnarono consensi le forze di sinistra e i loro alleati di estrema sinistra ed ecologisti. Nel 1965 i socialisti ottennero il secondo seggio in Consiglio di Stato. Nel 2005 la sinistra ha raggiunto per la prima volta la maggioranza in Gran Consiglio (con un margine di un seggio) e in Consiglio di Stato (tre seggi su cinque), composto pertanto da due socialisti, un verde e due liberali. Nel 2009 questa maggioranza si è rafforzata guadagnando ancora due seggi nel legislativo, ma non si è riconfermata nell'esecutivo (due socialisti, tre liberali radicali). Dagli anni 1970 la sinistra ha inoltre migliorato i risultati ottenuti nelle elezioni federali (tre seggi su cinque nel Consiglio nazionale nel 1999 e nel 2003; due seggi nel Consiglio degli Stati nel 2003 e nel 2007, ma in seguito a un ritiro solo uno nel 2008). L'affermarsi dell'Unione democratica di centro (UDC) è un altro fenomeno caratteristico degli anni successivi al 2000 (sezione fondata nel 2001, 17 seggi ottenuti in Gran Consiglio nel 2005). Nel 2013 ha conquistato un seggio nel Consiglio di Stato, perdendolo però già l'anno successivo in seguito alle dimissioni del suo esponente per motivi di salute. Dal 2003 l'UDC ha un deputato nel Consiglio nazionale. Nel 2004 il Partito popolare democratico (PPD) si è diffuso nel cantone, il solo in cui non era ancora rappresentato, ma è riuscito a entrare in Gran Consiglio solo nel 2013 (un seggio, due nel 2017). Nel 2008 i liberali e i radicali neocastellani sono stati i primi in Svizzera a unirsi in un'unica formazione, il Partito liberale radicale neocastellano.
Seggi del canton Neuchâtel all'Assemblea federale 1919-2015
1919
1922
1931
1943
1959
1967
1971
1979
1987
1991
1995
1999
2003
2007
2011
2015
Consiglio degli Stati
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1
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2
1
1
1
1
1
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1
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1
1
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PS
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1
1
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1
1
1
Consiglio nazionale
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2
2
2
2
1
2
1
1
1
2
1
1
1
2
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PLa
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1
PPNb
1
PS
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1
1
1
POP
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1
Verdi
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UDC
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1
Totale
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a Il partito liberale si unì al partito radicale nel 2008 con la nuova denominazione di PRD. I Liberali.
b Il PPN si unì al partito liberale nel 1981.
Seggi del canton Neuchâtel all'Assemblea federale 1919-2015 - Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica
Composizione del Consiglio di Stato del canton Neuchâtel 1981-2017
1981
1985
1989
1993
1997
2001
2005
2009
2013
2017
PRD
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1
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1
1
1
3
1
2
PLa
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2
2
2
2
2
1
PS
2
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2
2
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3
Verdi
1
UDC
1
Senza partito
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Totale
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5
5
5
5
5
5
5
5
5
a Il partito liberale si unì al partito radicale nel 2008 con la nuova denominazione di PRD. I Liberali.
Composizione del Consiglio di Stato del canton Neuchâtel 1981-2017 - Cancelleria di Stato; Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica
Composizione del Gran Consiglio del canton Neuchâtel 1919-2017
1919
1928
1937
1945
1957
1965
1977
1981
1989
1997
2001
2005
2009
2013
2017
PRD
39
28
32
28
33
30
30
29
25
24
25
15
41
35
43
PLa
24
21
19
19
22
22
27
33
34
38
35
25
PPNb
10
16
8
9
13
11
7
PS
36
39
33
31
44
42
41
46
45
41
39
41
36
33
32
POP
14
5
10
6
4
4
6
7
6
8
8
6
Verdi
7
5
7
10
14
12
17
Solidarités
1
2
1
2
1
2
UDC
17
14
20
9
PPD
1
2
Altri
6
2
4
3
5
4
Totale
109
104
98
103
117
115
115
115
115
115
115
115
115
115
115
a Il partito liberale si unì al partito radicale nel 2008 con la nuova denominazione di PRD. I Liberali.
b Il PPN si unì al partito liberale nel 1981.
Composizione del Gran Consiglio del canton Neuchâtel 1919-2017 - Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica; servizio parlamentare del Gran Consiglio
Gestione dello Stato e amministrazione dal 1848 al XXI secolo
Secondo Alexis-Marie Piaget legiferare in un contesto rivoluzionario imponeva un lavoro collegiale (collegialità). Per le stesse cerchie conservatrici il Consiglio di Stato non ebbe mai altrettanto potere, nemmeno durante l'ancien régime. Diviso in origine in sette dipartimenti, ripartiva liberamente i compiti al suo interno. Si riuniva a porte chiuse e non era tenuto alcun verbale delle sue riunioni. Solo i decreti erano emanati per iscritto, senza che restasse traccia della discussione che ne aveva preceduto la promulgazione. Il Consiglio di Stato nominava e revocava inoltre i funzionari dell'amministrazione. Una legge del 1850, di cui Aimé Humbert-Droz fu l'estensore, stabilì le regole del funzionamento del Consiglio di Stato e i limiti delle sue competenze, precisando in dettaglio la sua organizzazione; tali disposizioni furono riviste nel corso degli anni in funzione dell'evoluzione della vita politica. All'inizio degli anni 1880 il numero dei Consiglieri di Stato fu fissato a cinque, mentre quello dei dipartimenti fu ridotto per coerenza a cinque solo nel 1993 (attualmente Dipartimento di giustizia, sicurezza e finanze; della sanità e degli affari sociali; dell'educazione, della cultura e dello sport; della gestione del territorio e dell'economia). Nel 1898 un cancelliere fu affiancato al Consiglio di Stato. Nel 1905 una petizione chiese l'elezione popolare del Consiglio di Stato, accolta nel 1906. Dato che l'esecutivo continuò a essere nominato con il sistema maggioritario, liberali e radicali rimasero in maggioranza fino al 1989. Un mutamento importante si produsse nelle elezioni del 1941 con la nomina di un socialista (Camille Brandt) e di un rappresentante del Ralliement neuchâtelois (Léo-Pierre DuPasquier). Dal 1965 due socialisti siedono in Consiglio di Stato, mentre la prima donna, Monika Dusong, pure membra del PS, vi è stata eletta nel 1997.
La collegialità fu spesso violata durante le crisi politiche, come in occasione dell'affare delle ferrovie. Nel 1853 i radicali si divisero tra sostenitori della linea della compagnia Franco-Suisse, che doveva collegare Neuchâtel alla Francia attraverso il Val-de-Travers, e favorevoli alla Ferrovia del Jura-Industriel, che univa le Montagnes neuchâteloises e il capoluogo. Questa spaccatura provocò le dimissioni di due, poi di tre Consiglieri di Stato, che tentarono in tal modo di eliminare politicamente i due colleghi ostili a ogni partecipazione finanziaria dello Stato al progetto della Ferrovia del Jura-Industriel. In assenza di un accordo all'interno del governo, il Gran Consiglio rinnovò l'intero esecutivo dando ragione ai dimissionari.
Il Gran Consiglio rimproverò spesso al Consiglio di Stato di abusare dei propri poteri e di eccedere nella spesa pubblica. Tali critiche vennero inizialmente dall'opposizione liberale, poi dal PS che rifiutò più volte di votare i bilanci dello Stato. Dal 1980 la legge sulle finanze dello Stato, che mira a porre un freno all'indebitamento, regolamenta in maniera dettagliata i conti pubblici.
I prefetti alla testa dei sei distretti, istituiti nel 1848, rappresentavano il Consiglio di Stato e disponevano di ampi poteri. Oltre alla sorveglianza dell'applicazione delle leggi e del buon funzionamento delle istituzioni, era loro affidato anche l'incarico di promulgare e applicare le leggi, di sorvegliare l'istruzione pubblica e lo stato civile, di vegliare sulla pubblica sicurezza attraverso la gendarmeria, di controllare la riscossione delle imposte e di redigere rapporti sulle posizioni dell'opinione pubblica nelle regioni poste sotto il loro controllo. I prefetti erano probabilmente i funzionari più vicini al potere. D'altra parte molti di loro divennero Consiglieri di Stato. Al servizio della Repubblica, furono incaricati di modernizzare i comuni politici e patriziali ancora legati all'ancien régime e alle antiche consuetudini. Il loro ruolo divenne obsoleto mano a mano che le nuove leggi e l'ordinamento repubblicano trovarono applicazione. Le prefetture furono progressivamente abolite nel XX secolo. L'ultima, quella delle Montagnes neuchâteloises costituita attraverso l'unione delle prefetture di Le Locle e La Chaux-de-Fonds, fu soppressa nel 1991.
Al fine di limitare l'autonomia di bourgeoisies e communes che traevano origine dall'ancien régime, una legge del 1850 istituì un sistema parallelo di comuni politici (o degli abitanti, basati sul principio di domicilio). Essa conferì inoltre il diritto di voto sul piano locale ai cittadini che non erano originari del cantone (temporaneamente abolito nel 1861). In seguito all'insurrezione monarchica del 1856, al comune patriziale di Neuchâtel fu imposta la creazione di un comune politico. Nel 1858 fu ingiunto il conferimento della cittadinanza comunale ai figli illegittimi e ai loro discendenti. Nel 1872 il Gran Consiglio limitò le prerogative dei comuni patriziali ai compiti di assistenza e all'amministrazione dei loro beni. Il sistema dei comuni politici divenne obbligatorio nel 1874. Non potendo più far fronte ai propri obblighi, i comuni patriziali persero la loro ragione d'essere. La loro incorporazione nei comuni politici, accolta dal popolo nel 1877, fu ratificata dalla legge sui comuni del 1888. Da allora esiste un solo ente chiamato comune, i cui organi sono il municipio (conseil communal, esecutivo) e il consiglio comunale (conseil général, legislativo). Durante le crisi economiche del XX secolo le relazioni tra Stato e comuni furono caratterizzate da tensioni legate alla ripartizione degli oneri dell'assicurazione contro la disoccupazione. I comuni mal sopportarono le limitazioni della loro autonomia, mentre il Consiglio di Stato si oppose fino alla fine del XX secolo all'elezione popolare dei municipi (fino ad allora designati dai legislativi), considerandoli semplici organi amministrativi.
All'inizio del XXI secolo lo Stato incoraggiava le forme di cooperazione intercomunale e le fusioni comunali volte a costituire entità regionali. Nel 2009 il numero dei comuni era già stato così ridotto di nove unità con la creazione dei comuni di Val-de-Travers e La Tène. Promossa dal Consiglio di Stato ed elaborata dall'inizio del XXI secolo, la Rete urbana neocastellana è un progetto di agglomerazione sostenuto dalla Confederazione al fine di assicurare uno sviluppo coerente ed equilibrato del cantone attraverso la cooperazione tra regioni e località e il miglioramento del sistema dei trasporti. In questo contesto si inserisce in particolare la creazione della Rete delle tre città da parte dei comuni di La Chaux-de-Fonds, Le Locle e Neuchâtel (contratto di agglomerato firmato nel 2008).
All'indomani della rivoluzione Alexis-Marie Piaget propose di redigere un Codice civile e un Codice penale ispirati al diritto francese. Numerose leggi che toccavano delicati problemi di diritto civile furono presto elaborate (tra l'altro sul sistema ipotecario e la laicizzazione dello stato civile). Il Codice civile fu accolto in diverse tappe tra il 1853 e il 1855, senza che le prime disposizioni fossero rimesse in discussione. Sintesi tra l'antico diritto neocastellano e il Codice napoleonico, rimase in vigore fino all'introduzione del Codice civile svizzero (1912). Nel 1848 il Consiglio di Stato riformò in fretta la giustizia penale, riorganizzando i tribunali. Ai giudici di pace (soppressi nel 1924) furono affidate le contravvenzioni di polizia e ai tribunali distrettuali i reati minori, mentre un tribunale cantonale composto di 14 magistrati era incaricato dei casi più gravi. Le pene corporali e la Carolina, in vigore dal XVI secolo, furono abolite. Nel 1854 la pena di morte fu soppressa per decreto e il Codice penale, anch'esso elaborato da Piaget, fu introdotto nel 1855. Nel 1870 un penitenziario cantonale fu aperto sulla collina di Le Mail a Neuchâtel. Louis Guillaume, celebre esperto di igiene, si impegnò a favore di questa istituzione, di cui fu il primo direttore. Il Consigliere di Stato Auguste Cornaz armonizzò il complesso della legislazione neocastellana con le disposizioni giuridiche della Costituzione federale del 1874. Accanto al nuovo Codice penale (1891), di cui Cornaz fu il principale estensore, altri testi entrarono in vigore in seguito, come il Codice rurale (1899) o la legge forestale (1917).
Il penitenziario cantonale inaugurato nel 1870 sulla collina del Mail a Neuchâtel, progettato da Samuel Vaucher. Fotografia realizzata attorno al 1890 daVictor Attinger (Musée d'art et d'histoire Neuchâtel).
[…]
Dall'istituzione della Repubblica la questione dell'equilibrio delle finanze preoccupò l'intera classe politica. Nel 1848 fu necessario instaurare un nuovo sistema fiscale per porre fine al regime discriminatorio dell'ancien régime. La Costituzione proclamò l'uguaglianza dei cittadini e precisò che ciascuno doveva contribuire alle spese dello Stato in base alla propria sostanza e al proprio reddito. Prevedeva inoltre una base legale per il riscatto dei tributi feudali. Nel 1848 si decise di tassare tutti gli abitanti e non soltanto i cittadini, così come gli stranieri proprietari di beni nel cantone e le corporazioni a scopo di lucro. Allora la situazione risultava in effetti particolarmente difficile: fu necessario saldare il debito dell'ancien régime e pagare le spese militari e amministrative occasionate dalla rivoluzione ricorrendo a un'imposta straordinaria. Quest'ultima fu seguita nel 1849 dalla promulgazione di una legge che stabiliva l'introduzione dell'imposta diretta sulla sostanza e sul reddito, basata su un sistema proporzionale, i cui tassi erano fissati ogni anno in funzione delle esigenze dello Stato e delle spese previste dal bilancio preventivo. Il nuovo Stato necessitava di risorse aggiuntive, in particolare per la costruzione e la manutenzione delle strade, la cui competenza era stata tolta ai comuni da una legge da poco promulgata.
Società, economia e cultura dal 1848 al XXI secolo
Popolazione e insediamento
Autrice/Autore:
Marc Perrenoud
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Dal 1800 al 1910 il tasso di crescita demografica del canton Neuchâtel fu superiore alla media svizzera. Dal 1850 al 1888 raggiunse l'11,2% nel cantone e il 5,2% in Svizzera. Dal 1888 al 1910 i rispettivi tassi furono pari all'11,5% e al 9,5%. Dopo un massimo di 135'900 abitanti nel 1917, l'evoluzione demografica neocastellana si assestò su livelli inferiori alla crescita svizzera. Dal 1910 al 1941 il numero di abitanti scese dell'11,4% a causa delle crisi del periodo fra le due guerre mondiali, mentre quello della Confederazione salì del 13,7%. Nel secondo dopoguerra la prosperità economica rese possibile una nuova fase di crescita secondo un ritmo analogo a quello del complesso del Paese. Dal 1960 l'aumento della popolazione fu causato dall'arrivo di stranieri. Un primo picco demografico fu raggiunto nel 1973 con 169'498 abitanti. La crisi del settore orologiero negli anni 1970 provocò una nuova diminuzione della popolazione. Nel 1985 la tendenza si è invertita e il cantone ha raggiunto nel 2000 i 167'949 abitanti (2,3% della popolazione svizzera). Nel 2008 il cantone ha superato per la prima volta la soglia di 170'000 abitanti.
Il ruolo delle città, dove dal 1900 risiede più del 55% della popolazione, è di primaria importanza per l'evoluzione demografica contemporanea del cantone. Nel XIX secolo La Chaux-de-Fonds ebbe un ruolo propulsore nella tendenza demografica grazie all'orologeria, le cui crisi del XX secolo provocarono fasi di decrescita e dagli anni 1960 un relativo sopravanzamento del litorale rispetto alle Montagnes neuchâteloises. All'inizio del XXI secolo La Chaux-de-Fonds continuava a essere la terza città della Svizzera romanda (37'016 abitanti nel 2000), mentre il capoluogo era solo quinto in ordine di grandezza (32'914). Nel XIX secolo lo sviluppo urbano fu caratterizzato dall'importanza crescente di La Chaux-de-Fonds che si affermò come la «metropoli dell'orologeria». Questo fenomeno traspare dalle costruzioni immobiliari, dalle realizzazioni architettoniche, dallo sviluppo industriale e dall'animazione socioculturale promossi da numerose associazioni religiose, sportive, teatrali e musicali così come da altre strutture che contribuirono a consolidare un'identità urbana o un patriottismo locale. Le Locle stentò a imitare la città vicina e conobbe uno sviluppo meno marcato. I tratti comuni delle due città delle Montagnes neuchâteloises (orologeria e progressismo politico con i radicali e poi con i socialisti) si combinarono con rivalità economiche e culturali. Nel 2009 La Chaux-de-Fonds e Le Locle sono state iscritte nel patrimonio mondiale dell'Unesco per la loro urbanistica legata allo sviluppo dell'industria orologiera.
Mentre un polo industriale e urbanizzato si sviluppava nella parte più elevata del cantone, il litorale rimase orientato verso la viticoltura e l'amministrazione cantonale, benché alcune industrie abbiano ottenuto successi di rilievo, come nel caso dell'impresa Câbles Cortaillod. Per alcuni decenni si mantenne la tendenza a insediare le industrie nelle regioni a bassa quota del cantone in un ambiente non urbanizzato. La crisi degli anni 1970 provocò un mutamento della situazione del cantone: i distretti di Le Locle e del Val-de-Travers registrarono un'erosione demografica di lunga durata, e anche quello di La Chaux-de-Fonds conobbe una diminuzione della popolazione. La crescita dei distretti del Val-de-Ruz, di Boudry e di Neuchâtel, protrattasi per vari decenni, conobbe un'accelerazione alla fine del secolo.
Lo sviluppo dell'agglomerazione attorno al capoluogo influenzò tutto il litorale. L'esodo rurale che contribuì alla diminuzione della popolazione del Val-de-Travers fu compensato altrove (ad esempio nel Val-de-Ruz), dalla moltiplicazione delle case familiari. I mutamenti degli insediamenti, con una distanza crescente tra il luogo di domicilio e quello di lavoro, furono legati all'evoluzione dei trasporti, stimolati dalla politica volontaristica delle autorità politiche. Nel XIX secolo numerose linee ferroviarie furono costruite nel cantone (linea delle pendici del Giura nel 1859, Jura-Industriel e Franco-Suisse nel 1860, diversi tracciati regionali), causando conflitti politici e difficoltà finanziarie. Gli ultimi decenni del XX secolo furono caratterizzati dalla costruzione dell'A5 lungo il litorale e dal traforo di tunnel stradali, fra cui in particolare quello di La Clusette (1975, ex comuni di Noiraigue e Brot-Dessous) che fece uscire dall'isolamento il Val-de-Travers e quello della Vue-des-Alpes (1994) per le Montagnes neuchâteloises. L'attraversamento della regione di La Béroche fu ultimato nel 2002 e l'ultimo tratto dell'A5 sul territorio neocastellano (salvo la galleria di Serrières) fu aperto nel 2005, completando il collegamento con la rete svizzera. Nonostante gli investimenti neocastellani e francesi per migliorare le strade della parte del Giura a cavallo tra Francia e canton Neuchâtel e in assenza di nuovi collegamenti ferroviari nel XX secolo, all'inizio del secolo successivo le Montagnes neuchâteloises si trovavano in condizione di relativo isolamento.
Origini degli stranieri residenti nel canton Neuchâtel 1860-2000
[…]
Il miglioramento della mobilità comportò anche movimenti migratori (migrazioni interne, immigrazione, emigrazione). Le crisi periodiche dell'orologeria e l'importanza delle relazioni economiche con l'esterno furono all'origine di flussi in uscita. L'arrivo di Confederati e stranieri, in un primo tempo dalle regioni limitrofe (ca. 8000 lavoratori frontalieri nel 2008), poi da Paesi sempre più lontani, fu però più consistente. Nel XIX secolo la percentuale di stranieri nel canton Neuchâtel sopravanzò la media svizzera. Dal 1900 il tasso nazionale è superiore a quello cantonale, anche se Neuchâtel resta fra i cantoni con un'elevata quota di stranieri. Neuchâtel si è peraltro distinto per la tradizionale forte volontà politica e sociale di integrare i nuovi arrivati (Confederati e stranieri). Nel 2000 nel cantone erano rappresentate 138 nazionalità, fra cui le più importanti erano Italia, Portogallo, Francia, Spagna, Serbia e Montenegro. L'85% degli stranieri era di origine europea. L'arrivo di persone provenienti da territori più lontani ha modificato la composizione religiosa del cantone.
Le crisi della fine del XX secolo causarono un relativo impoverimento del cantone, che trasse beneficio dalla seconda guerra mondiale e dai tre decenni successivi, e si ripercossero sull'evoluzione demografica. Nel 1965 il reddito cantonale medio per abitante si elevava al 101,4% della media svizzera, ma dal 1970 (crisi orologiera) scese al di sotto del valore nazionale fino a raggiungere il 77% nel 1995, situandosi così al ventitreesimo rango nella graduatoria cantonale. Nel 2000 era risalito al quindicesimo posto. Alla fine del XX secolo la crescita del settore terziario e il rafforzamento di fenomeni quale l'afflusso di manodopera frontaliera modificarono la struttura del cantone.
Sviluppo demografico del canton Neuchâtel 1850-2000
Anno
Abitanti
Percentuale di stranieri
Percentuale di protestanti
Percentuale di cattolici
Percentuale di persone di età superiore ai 59 anni
Periodo
Crescita complessivaa
Saldo naturale relativoa
Saldo migratorioa
1850
70 753
7,0%
91,8%
7,9%
1850-1860
19,9‰
8,9‰
11,0‰
1860
87 369
9,9%
88,2%
10,6%
6,6%
1860-1870
8,9‰
10,6‰
-1,7‰
1870
95 425
8,9%
86,7%
11,7%
6,9%
1870-1880
6,4‰
8,8‰
-2,4‰
1880
102 744
8,7%
87,8%
11,2%
7,8%
1880-1888
6,4‰
10,5‰
-4,1‰
1888
108 153
9,1%
87,3%
11,5%
7,0%
1888-1900
13,0‰
10,9‰
2,1‰
1900
126 279
10,4%
85,0%
14,0%
7,6%
1900-1910
5,2‰
9,3‰
-4,1‰
1910
133 061
10,9%
84,2%
13,9%
8,2%
1910-1920
-1,3‰
3,3‰
-4,6‰
1920
131 349
8,2%
83,7%
14,2%
9,7%
1920-1930
-5,5‰
1,7‰
-7,2‰
1930
124 324
6,5%
83,5%
13,8%
12,3%
1930-1941
-4,8‰
-1,6‰
-3,2‰
1941
117 900
4,0%
83,6%
14,6%
15,4%
1941-1950
9,3‰
3,0‰
6,3‰
1950
128 152
5,3%
78,2%
19,4%
16,3%
1950-1960
14,3‰
3,2‰
11,1‰
1960
147 633
11,3%
68,6%
28,7%
16,8%
1960-1970
13,7‰
5,7‰
8,0‰
1970
169 173
21,7%
57,9%
38,4%
17,4%
1970-1980
-6,6‰
1,9‰
-8,5‰
1980
158 368
17,6%
54,1%
36,2%
19,8%
1980-1990
3,5‰
0,2‰
3,3‰
1990
163 985
22,4%
45,5%
36,4%
21,1%
1990-2000
3,3‰
2,0‰
1,3‰
2000
167 949
23,0%
38,1%
30,5%
21,5%
a Tasso medio di incremento annuo
Sviluppo demografico del canton Neuchâtel 1850-2000 - Censimenti federali; Historische Statistik der Schweiz; Ufficio federale di statistica
Economia e società
Autrice/Autore:
Marc Perrenoud
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
L'orologeria ha un ruolo di primaria importanza nel tessuto industriale del cantone. Si possono distinguere cinque fasi. Dal 1848 al 1876 la produzione si concentrò in strutture spesso artigianali (artigianato) e in città come La Chaux-de-Fonds. La fabbrica orologiera di Fontainemelon con più di 100 dipendenti costituiva un'eccezione. Prodotti in numerosi laboratori, gli orologi erano venduti grazie a reti commerciali estese su tutti i continenti. Lo shock fu quindi particolarmente duro nel 1876, quando l'Esposizione universale di Filadelfia svelò i nuovi metodi (meccanizzazione, componenti intercambiabili, grandi fabbriche) della concorrenza americana, all'origine di una profonda crisi.
«L'intelligenza e l'abilità rendono eccellente l'operaio». Bandiera in seta dipinta della Federazione degli operai incaricati dell'assemblaggio finale, del montaggio, dello smontaggio e della realizzazione di scappamenti dell'industria orologiera, 1898 (Musée d'histoire La Chaux-de-Fonds).
[…]
Dal 1876 al 1914 l'orologeria si dotò gradualmente di manifatture e fabbriche moderne, come Zenith e Tissot a Le Locle, di associazioni e scuole professionali, di strumenti legali che favorissero l'industrializzazione, anche se i laboratori e il lavoro a domicilio conservarono la loro importanza. Superata la concorrenza americana, nel 1914 l'orologeria neocastellana, così come l'industria delle macchine e la metallurgia, trovarono nuovi sbocchi nella produzione di materiale bellico, che contribuì al loro sviluppo, ma aggravò le disuguaglianze e le difficoltà economiche e sociali.
Dal 1914 al 1945 si aprì una terza fase caratterizzata da guerre e crisi di ampiezza mai vista. Ne risultarono diminuzioni durevoli degli effettivi e dei fatturati, concentrazioni industriali, sforzi di modernizzazione e riconversioni. Nel 1926 le banche della regione orologiera favorirono la fondazione a Neuchâtel della holding Ebauches SA, poi nel 1931 della Allgemeine Schweizerische Uhrenindustrie AG (Asuag). La riorganizzazione del settore orologiero richiese l'intervento dello Stato (Confederazione e cantoni) che regolamentò l'apertura e lo sviluppo delle industrie.
La quarta fase (1945-1975) beneficiò della prosperità generale, malgrado i timori di crisi altrettanto traumatiche di quelle del periodo tra le due guerre mondiali. L'ampliamento delle imprese, che tesero a moltiplicare i macchinari e a trascurare l'innovazione tecnica, stimolò l'arrivo di personale straniero, originario dell'Italia, poi della Spagna, del Portogallo e di altri Paesi. Gli affari prosperarono in questo periodo che combinò crescita industriale e stagnazione tecnologica. Stimolata da personalità come Sydney de Coulon, che fondarono nel 1962 il Centre électronique horloger SA, la ricerca tecnica permise di sviluppare nuovi prodotti, ma il passaggio alla produzione rimase limitato e tardivo. La Ebauches Electroniques Marin a Marin (La Tène), filiale della Asuag, fu fondata nel 1971. Dalla fine degli anni 1960 i concorrenti stranieri, in particolare giapponesi (Giappone), rafforzarono però la loro presenza sul mercato mondiale grazie alla commercializzazione di nuovi prodotti (elettronici e al quarzo). La capacità concorrenziale dell'orologeria neocastellana si indebolì.
Operai della fabbrica di macchine per maglieria Dubied in sciopero davanti alla stazione di La Chaux-de-Fonds. Fotografia diJean-Jacques Bernard, 1976 (Bibliothèque de la Ville de La Chaux-de-Fonds, Département audiovisuel, Fonds iconographique courant, P2-840).
[…]
La quinta fase (1975-2000) fu segnata da una profonda crisi: il numero di persone attive nell'orologeria e nella gioielleria passò da 18'876 nel 1965 a 17'209 nel 1974 e 7741 nel 1984. Alcune imprese affermate cessarono la produzione, mentre si imposero delle ristrutturazioni. Tendenzialmente il baricentro della produzione orologiera si spostò verso Bienne e dintorni, anche se l'industria di Marin mantenne la propria importanza. Nel 1983 la fusione tra i due gruppi Asuag e SSIH, che avevano dominato l'orologeria neocastellana per mezzo secolo, permise di creare la Société suisse de microélectronique et d'horlogerie SA, divenuta Swatch Group nel 1998, che sviluppò nuovi prodotti (in particolare gli orologi Swatch), pure di alta gamma (in parte rilevando marchi di prestigio). Anche lo sviluppo di altre imprese, molto spesso con capitali stranieri, contribuì al rilancio del settore. A La Chaux-de-Fonds dal 1900, la Camera svizzera dell'orologeria si unì nel 1982 con la Federazione orologiera svizzera dando vita alla Federazione dell'industria orologiera svizzera (con sede a Bienne).
Nel 1984 fu creato a Neuchâtel il Centro svizzero di elettronica e microtecnica allo scopo di riunire gli istituti di ricerca. La sua istituzione si inseriva in una tendenza a lungo termine dell'economia neocastellana: la microtecnica, a lungo al servizio dell'orologeria, fu alla base di una diversificazione industriale che favorì produzioni non orologiere. Queste ultime si svilupparono e contarono imprese importanti, quali le cartiere di Serrières, la Dubied a Couvet (macchine per maglieria, 1867-1987), la Dixi a Le Locle (macchine, dal 1904), la Martini a Saint-Blaise (automobili, 1903-1934) e la fabbrica di telegrafi e apparecchi elettrici a Neuchâtel (fondata nel 1860 da Matthias Hipp, più tardi Favag SA). La Câbles Cortaillod (dal 1879) divenne un cartello industriale attivo in un gruppo internazionale di importanza mondiale. Suchard a Neuchâtel (1826-1990) e Klaus a Le Locle (1856-1992) sono i pilastri del settore alimentare che nel 1985 occupava 1761 persone. A Neuchâtel dal 1942 con 150 impiegati (saliti a 1134 nel 2001), le Fabriques de tabac réunies (dal 1963 Philip Morris) hanno, come industria internazionale, un ruolo di rilievo, in particolare per il gettito fiscale neocastellano. L'azienda si stabilì sul litorale attratta dalle autorità politiche, in particolare da Gérard Bauer, allora municipale di Neuchâtel. Con l'ufficio per la ricerca di nuove industrie attivo in particolare nelle Montagnes neuchâteloises dagli anni 1930, la politica di diversificazione è divenuta in effetti uno dei compiti dello Stato; promotore dell'orologeria, quest'ultimo divenne progressivamente consapevole della necessità di lottare contro le crisi favorendo la diversificazione del tessuto economico (vantaggi fiscali, formazione professionale, infrastrutture, trasporti). Le autorità si sforzarono anche di mantenere un equilibrio tra le diverse parti del cantone. Nel 1978 fu promulgata una legge sulla promozione dell'economia cantonale. Le misure di sostegno permisero di creare centinaia di posti di lavoro (programmi d'occupazione). Dal 2002 con il canton Vaud, e poi anche con il Vallese e il Giura, Neuchâtel fa inoltre parte dello Sviluppo economico della Svizzera occidentale (Development Economic Western Switzerland, Dews, dal 2010 Greater Geneva Berne Area).
Benché Neuchâtel sia rimasto un cantone con un tasso di industrializzazione superiore a quello della media svizzera, con il 34,8% dei posti di lavoro nel settore secondario su un totale di 83'724 (2005), la fine del XX secolo è stata caratterizzata dalla crescita del terziario (61,3% degli impieghi nel 2005), che ha superato il secondario negli anni 1980.
Dal 1848 le autorità repubblicane promossero una vera e propria politica sanitaria (sanità). Numerosi ospedali e case di cura furono fondati nelle diverse regioni del cantone nel XIX e XX secolo, talvolta su iniziativa privata, come nel caso degli istituti di Préfargier (comune La Tène, creato nel 1849 come fondazione privata) e Perreux (comune Boudry, 1894), attivi nel settore psichiatrico e ancora esistenti. Dal 1921 al 1961 il cantone dispose inoltre di un sanatorio a Leysin. Alla fine del XX secolo è stato avviato un ampio processo di riorganizzazione del sistema ospedaliero. Nel 2006 sette stabilimenti di cura del cantone furono riuniti in una nuova struttura, l'ente ospedaliero neocastellano.
La storia contemporanea del cantone è scandita dalle attività industriali, in particolare dall'orologeria, le cui crisi e fasi di prosperità hanno avuto effetti considerevoli sul piano demografico, finanziario, sociale e culturale. L'attrazione spesso spasmodica per le tecniche più raffinate, le mentalità plasmate dal patriottismo locale, i legami regionali e il corporativismo orologiero, l'importanza fondamentale delle relazioni con il mondo esterno sono caratteristiche strutturali del canton Neuchâtel, che ha conosciuto crisi più gravi di altri cantoni, ma che ha potuto conservare un tessuto economico sano, benché importanti aziende quali Dubied o Suchard siano scomparse e si avverta una relativa marginalizzazione.
Distribuzione dell'impiego nel canton Neuchâtel 1860-2000a
Anno
Settore primario
Settore secondario
Settore terziariob
Totale
1860
9 000
21,0%
23 116
53,9%
10 752
25,1%
42 868
1870c
9 155
22,5%
23 725
58,3%
7 800
19,2%
40 680
1880c
8 946
19,8%
27 755
61,4%
8 505
18,8%
45 206
1888
7 577
16,7%
24 777
54,5%
13 100
28,8%
45 454
1900
7 633
12,8%
35 284
59,3%
16 572
27,9%
59 489
1910
7 300
11,9%
34 419
56,3%
19 480
31,8%
61 199
1920
7 182
11,1%
37 593
58,1%
19 884
30,8%
64 659
1930
6 675
11,1%
34 042
56,5%
19 550
32,4%
60 267
1941
7 080
12,3%
31 107
54,1%
19 360
33,6%
57 547
1950
5 737
9,2%
35 888
57,8%
20 480
33,0%
62 105
1960
4 559
6,4%
43 792
61,0%
23 398
32,6%
71 749
1970
3 973
4,6%
51 131
59,7%
30 565
35,7%
85 669
1980
3 456
4,5%
37 797
49,2%
35 500
46,3%
76 753
1990
2 652
3,2%
31 285
37,9%
48 624
58,9%
82561
2000d
2 714
3,3%
24 524
29,7%
55 363
67,0%
82 601
a Fino al 1960 senza le persone occupate a tempo parziale.
b Il dato (che comprende le persone "senza indicazione") risulta dalla deduzione delle persone attive nei settori primario e secondario dal totale complessivo.
c Popolazione "presente".
d I dati del censimento federale del 2000 sono paragonabili solo in parte a quelli precedenti, visto l'alto numero di "senza indicazione" (10'108).
Distribuzione dell'impiego nel canton Neuchâtel 1860-2000 - Censimenti federali; Historische Statistik der Schweiz
Religione e cultura
Chiesa e laicità repubblicana
Autrice/Autore:
Jean-Marc Barrelet, Marc Perrenoud
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Dopo la rivoluzione del 1848 la Costituzione garantì la libertà di culto e di coscienza. La legge ecclesiastica approvata dal Gran Consiglio il 29 novembre 1848 pose fine al potere della classe dei pastori e trasformò la Chiesa riformata in Chiesa di Stato (o nazionale). L'autorità della Chiesa era esercitata da un sinodo che comprendeva alcuni laici e i pastori erano salariati dallo Stato che aveva confiscato i beni ecclesiastici. La Chiesa, che in precedenza aveva dominato la vita sociale, fu quindi tra le principali vittime del cambiamento di regime. Lo Stato assunse pienamente il potere temporale e affidò quello spirituale al sinodo che controllava la disciplina ecclesiastica e la formazione dei pastori in seno all'Accademia. I concistori dotati del diritto di ammonimento furono sostituiti da consigli parrocchiali (comune parrocchiale). La Chiesa riformata non sopravvisse a lungo a questo processo di secolarizzazione; si divise in seguito alla promulgazione della legge ecclesiastica del 1873, di cui Numa Droz, allora Consigliere di Stato, era il principale estensore. Il sinodo perse il potere di nominare i pastori, la cui libertà di coscienza era garantita. Anche la formazione dei sacerdoti non era più di competenza del sinodo, ma fu attribuita alla nuova Accademia. Accolta dal Gran Consiglio, questa legge provocò la scissione della Chiesa: da un lato si costituì una Chiesa indipendente (Chiese libere), con una propria facoltà di teologia, dall'altro lo Stato creò una Chiesa detta nazionale, integrata nell'Accademia. Liberali e ortodossi tesero nel corso degli anni a riavvicinarsi, fondando nel 1943 l'Eglise réformée évangélique du canton de Neuchâtel (Eren). La completa separazione tra Chiesa nazionale e Stato, sancita sul piano costituzionale nel 1941 riconoscendo l'indipendenza della prima, aveva favorito tale riavvicinamento. Insieme a Ginevra, Neuchâtel è il solo cantone a conoscere questa separazione. L'imposta ecclesiastica è volontaria nel cantone, ciò che rende talvolta difficile il finanziamento delle Chiese. Un concordato sulle relazioni tra Stato e Chiese riformata, cattolica e cattolico-cristiana, riconosciute enti di interesse pubblico, è stato concluso nel 2001.
Grazie alle libertà accordate dalla Costituzione, alcune comunità evangeliche fecero la loro comparsa ed ebbero un ruolo importante nella vita sociale e spirituale del cantone. L'Esercito della Salvezza si diffuse a Neuchâtel dal 1883, non senza dare origine a gravi conflitti politici. Il Kulturkampf favorì la creazione di una Chiesa cattolico-cristiana a La Chaux-de-Fonds (1875). In seguito alla fusione delle Chiese riformate, le due Chiese cattoliche furono riconosciute dal concordato concluso con lo Stato nel 1943. Nella seconda metà del XIX secolo furono create sei parrocchie cattoliche nel cantone, dipendenti dalla diocesi di Losanna, Friburgo e Ginevra e riunite nella Federazione cattolico-romana neocastellana, di cui fa parte il vicario vescovile. La Comunità di lavoro delle Chiese cristiane del cantone fu istituita nel 1988, testimoniando un'intensa collaborazione ecumenica.
Fondata a La Chaux-de-Fonds nel 1833, un'importante comunità israelita (giudaismo) si sviluppò nella seconda metà del XIX secolo, senza ottenere però un riconoscimento giuridico. Malgrado l'antisemitismo diffuso, la popolazione ebrea partecipò attivamente allo sviluppo dell'industria orologiera e all'animazione socioculturale della città, come dimostra la costruzione di una grande sinagoga nel 1896.
Per effetto dell'evoluzione demografica e sociale, la fine del XX secolo è stata caratterizzata sia da una diversificazione religiosa sia da un crescente allentamento dei legami religiosi: nel 2000 quasi il 22% della popolazione ha dichiarato di non appartenere ad alcuna confessione (contro il 2% del 1970). Benché il loro numero sia in declino, nel 2000 i riformati (38%) e i cattolico-romani (30%) erano sempre in maggioranza. La quota di musulmani e ortodossi è cresciuta in modo netto.
Formazione
Autrice/Autore:
Jean-Marc Barrelet, Marc Perrenoud
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Nel XIX secolo l'istruzione fu favorita dal radicalismo e dal socialismo, come pure dall'importanza economica e sociale dell'orologeria. La Costituzione del 1848 rese obbligatoria la scuola elementare e accrebbe le competenze dello Stato in campo educativo (scuola). Dal 1850 al 1908 cinque leggi furono votate per organizzare la scuola elementare. Nel 1853 la legge sulle scuole industriali diede avvio all'ordinamento dell'insegnamento secondario e superiore che si perfezionò nel corso dei decenni seguenti, stimolando la costruzione di numerosi edifici scolastici nei villaggi e nelle città nel periodo a cavallo tra XIX e XX secolo. La scuola secondaria superiore cantonale fu aperta a Neuchâtel nel 1873 (dal 1997 liceo Denis de Rougemont, a cui fu incorporata la scuola secondaria superiore di Fleurier), mentre quella di La Chaux-de-Fonds, istituita nel 1900, divenne cantonale nel 1962 (dal 1997 liceo Blaise Cendrars). Sotto la direzione di Léopold Dubois la scuola di commercio di Neuchâtel fu creata nel 1883 (dal 1997 liceo Jean Piaget), seguita da quella di La Chaux-de-Fonds nel 1890 (dal 1997 liceo Blaise Cendrars). Aperta nel 1866, la seconda Accademia, che fino al 1872 comprese alcune sezioni di scuola secondaria superiore, fu trasformata in università nel 1909 (Università di Neuchâtel). Questi istituti contribuirono alla formazione culturale della popolazione e all'influenza di Neuchâtel che si è affermata come città di studio, in cui si soggiornava in particolare per apprendere il francese, ciò che favorì lo sviluppo di pensionati per studenti.
In ambito professionale, gli sforzi delle autorità politiche e delle associazioni professionali si moltiplicarono e contribuirono alla creazione nel 1885 della scuola agraria di Cernier. In campo orologiero le lacune formative sul luogo di lavoro si palesarono con l'inevitabile modernizzazione tecnica. Scuole di orologeria furono fondate a Fleurier nel 1851, a La Chaux-de-Fonds nel 1865, a Le Locle nel 1868 e a Neuchâtel nel 1871. Inizialmente basso, il numero degli studenti aumentò, mentre le materie di studio si moltiplicarono e crebbe il grado di approfondimento. La meccanica fu integrata nella formazione dagli anni 1880 e ottenne in seguito rilevanza sempre maggiore. Nel periodo tra le due guerre mondiali il taylorismo e la razionalizzazione furono inseriti nei programmi. Nel 1932, a causa della crisi, le scuole tecniche superiori di Le Locle (istituita nel 1903) e La Chaux-de-Fonds (1893) si unirono per dare origine alla scuola tecnica superiore neocastellana e contribuire a superare le cause strutturali della disoccupazione massiccia. Nei decenni seguenti le scuole professionali furono ampliate per rispondere alle nuove domande. Negli anni 1990 furono attuate fusioni e venne decisa l'istituzione di nuove strutture, in particolare nel quadro della scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale, al fine di mantenere l'alto livello di qualificazione professionale che caratterizza la regione.
Vita culturale e associativa
Autrice/Autore:
Jean-Marc Barrelet, Marc Perrenoud
Traduzione:
Francesca Mariani Arcobello
Garantita dalla Costituzione del 1848, la libertà di stampa portò nella seconda metà del XIX secolo alla creazione di un numero considerevole di periodici. Tra il 1848 e il 1914 furono fondati nelle Montagnes neuchâteloises quasi una trentina di giornali, fra cui Le National suisse, La Sentinelle e L'Impartial(fusione con L'Express nel 1999). Questi organi favorirono la diffusione delle idee politiche e in generale della cultura, dando continuità all'esercizio della lettura, tradizione molto radicata nel cantone. All'inizio del XXI secolo il ruolo della stampa scritta si era notevolmente ridotto, mentre si erano sviluppati altri media, come la radio cantonale (Radiotelevisione neocastellana, RTN, nel 1984) o la televisione locale (Canal Alpha nel 1987). Un tempo prestigiosa, l'editoria neocastellana rifiorì all'inizio del XX secolo e alcune case editrici come Delachaux & Niestlé, La Baconnière (Hermann Hauser, 1927), Ides et Calendes (Fred Uhler, 1941) o le Editions Gilles Attinger (1979) promossero la pubblicazione di autori neocastellani, sia in ambito letterario sia nelle scienze e nelle arti. Tuttavia il percorso di Blaise Cendrars illustra in maniera esemplare le difficoltà incontrate da scrittori e pensatori neocastellani per affermarsi nel proprio cantone. Gli autori «neocastellani» più celebri erano spesso originari di fuori cantone, come Friedrich Dürrenmatt o Agota Kristof.
Ai vecchi spazi sempre attivi (come l'antico teatro municipale di Neuchâtel o il teatro di La Chaux-de-Fonds) si sono affiancate nuove strutture. Il Théâtre populaire romand, sprovvisto per anni di una sede permanente, si stabilì nel 1968 a La Chaux-de-Fonds (Beau-Site), mentre il Théâtre du Passage, nuova sala della città di Neuchâtel, è stato inaugurato nel 2000. Altri palcoscenici, più piccoli e spesso decentrati, accolgono numerose compagnie di teatro amatoriale. Nel cantone si svolgono inoltre diversi festival di rilievo (marionette, arte di strada, musica, cinema). Nel 2002 la città di Neuchâtel ha ospitato uno dei siti dell'Esposizione nazionale.
Nel XIX secolo la musica conobbe un notevole sviluppo sotto l'impulso di Louis Kurz, tra l'altro fondatore a Neuchâtel della Società di musica (1858) e della Società corale (1873), mentre a La Chaux-de-Fonds la vita musicale fu dominata dall'orchestra Odéon, successivamente diretta anche da Georges Pantillon e Charles Faller. In quest'ultima città l'Association Musica costruì nel 1955 una prestigiosa sala, dove vennero registrati alcuni dei musicisti di maggiore rilievo. Il Conservatorio di Neuchâtel fu aperto nel 1917. A La Chaux-de-Fonds fu istituito nel 1924 un collegio musicale, mentre Faller fu all'origine della creazione del Conservatorio locale (1931). I due Conservatori furono rilevati dal cantone nel 1982; dal 2008 il corso di studi professionale costituisce un'antenna della scuola universitaria professionale di musica di Ginevra.
Il cantone conta diversi musei, fra cui il Laténium (archeologia) a Hauterive (il solo a beneficiare di uno statuto cantonale), il Museo internazionale dell'orologeria a La Chaux-de-Fonds, il Museo dell'orologeria situato nel castello di Les Monts a Le Locle, il Museo di etnografia a Neuchâtel, i Musei di storia naturale a Neuchâtel e La Chaux-de-Fonds, il Museo d'arte e di storia a Neuchâtel e i Musei di belle arti a La Chaux-de-Fonds e Le Locle. Questi ultimi tre presentano opere di esponenti delle grandi correnti artistiche del XIX e XX secolo (fra gli altri Maximilien de Meuron, Léopold Robert e Gustave Jeanneret). L'inizio del XX secolo fu segnato dalla forte personalità di Charles L'Eplattenier, direttore della scuola d'arte di La Chaux-de-Fonds e maestro di Le Corbusier. L'Eplattenier introdusse in questa città una concezione dell'arte ispirata al Liberty (orientamento poi definito «style sapin»). Anche l'importanza dell'incisione, insegnata alla scuola d'arte per le decorazioni degli orologi da tasca, non fu trascurabile, considerato che questa tecnica influenzò numerosi artisti. Pure formatisi alla scuola d'arte, lo scultore Léon Perrin e, più tardi, Paulo Röthlisberger e André Ramseyer furono rinomati artisti neocastellani.
Manifesto di un'esposizione dedicata al male e al dolore tenutasi presso il Museo etnografico di Neuchâtel nel 1986-1987 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
[…]
Manifesto della mostra «1291-1991, L'uomo e il tempo in Svizzera» svoltasi al Museo internazionale dell'orologeria di La Chaux-de-Fonds (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
[…]
La vita sociale e associativa del cantone era animata da numerosi club e diverse società, fenomeni comuni alle società in via di industrializzazione, in cui le persone manifestano il bisogno di riunirsi in gruppi (fanfare, corali, società locali e associazioni filantropiche, ecc.). I circoli che fino alla fine del XX secolo favorirono l'animazione della vita notturna costituirono una forma associativa più specificamente neocastellana. In origine di carattere politico, queste istituzioni non erano solo caffè o ristoranti aperti nelle ore notturne, ma anche luoghi di incontro, club dotati di una propria biblioteca in cui gli avventori si recavano per leggere i giornali. Ogni partito e quasi ogni villaggio aveva il proprio circolo, centro di una sociabilità molto vivace.
Annali risalenti all'inizio del XIV secolo, che riferivano gli eventi salienti in una prospettiva puramente dinastica, furono i primi scritti di carattere storico su Neuchâtel. Ad eccezione di Les entreprises du duc de Bourgogne contre les Suisses, cronaca anonima delle guerre di Borgogna redatta in francese alla fine del XV secolo, la storiografia neocastellana non produsse alcuna opera di particolare rilievo prima del XVIII secolo. La tradizione annalistica fu allora ripresa e perfezionata da Jonas Boyve: i suoi Annales historiques du comté de Neuchâtel et Valangin depuis Jules César jusqu'en 1722, redatti tra il 1708 e il 1727 ma pubblicati dal 1854 al 1861 (in cinque volumi), sono in gran parte basati su documenti originali. Nel XIX secolo le lotte politiche resero più difficile un approccio sereno alla storia neocastellana. Fra il 1830 e il 1860 la storiografia cantonale fu un ambito privilegiato di scontro tra repubblicani e monarchici. Nella produzione storiografica di questo periodo si distingue in particolare l'opera di Georges-Auguste Matile, uno dei principali animatori della prima Accademia, che si inserisce nella corrente conservatrice della scuola di diritto storico. La sua Histoire des institutions judiciaires et législatives de la principauté de Neuchâtel et Valangin (1838) diede un importante contributo al rinnovamento della storia delle istituzioni, mentre i suoi Monuments de l'histoire de Neuchâtel (1844-1848) rappresentano una raccolta di fonti medievali di grande valore. All'opera di Matile si affiancano fra i classici della storiografia neocastellana l'Histoire de Neuchâtel et Valangin jusqu'à l'avènement de la maison de Prusse di Frédéric-Alexandre Chambrier (1840, redatta negli anni 1810), la Description topographique et économique de la mairie de Neuchâtel (1840) di Samuel de Chambrier e l'Histoire de Neuchâtel et Valangin, depuis l'avènement de la maison de Prusse (1707) jusqu'en 1806 (1846) di Charles Godefroy de Tribolet, che si muove nel solco degli studi di Frédéric de Chambrier. Questi autori posero le basi durevoli di una storiografia neocastellana a carattere generale, che presenta ancora aspetti utili. Nel 1864 furono create congiuntamente la Società di storia e archeologia del canton Neuchâtel e la sua rivista, intitolata Musée neuchâtelois (dal 1997 Revue historique neuchâteloise). La loro comparsa segnò una svolta. Alla storia politica e giuridica fu preferito un approccio descrittivo e attento agli aspetti pittoreschi, ritenuto più consensuale. Ci si prefiggeva allora di pacificare gli animi esaltando la patria neocastellana dalle origini preistoriche all'epoca contemporanea attraverso l'illustrazione fra l'altro della vita locale, delle tradizioni e dei costumi. Questa storia identitaria trovò la sua espressione più compiuta nell'opera Le canton de Neuchâtel di Edouard Quartier-la-Tente, pubblicata in sei volumi tra il 1893 e il 1925. All'inizio del XX secolo la storiografia neocastellana si conformò progressivamente alle esigenze della scuola metodica. Arthur Piaget, principale artefice di questo rinnovamento, criticò l'autenticità della Chronique des chanoines, un falso del XVIII secolo su cui si basava una serie di studi precedenti, e nell'opera in cinque volumi Histoire de la Révolution neuchâteloise (1909-1931) affrontò il tema della rivoluzione neocastellana, fino ad allora tabù. Nella seconda metà del XX secolo, periodo più disteso, furono date alle stampe numerose opere a carattere generale, fra cui Panorama de l'histoire neuchâteloise di Jean Courvoisier (1963, edizioni riviste e ampliate nel 1972 e 1978) e Histoire du Pays de Neuchâtel, volume collettivo apparso tra il 1989 e il 1993.
Miéville, Hervé: «Noms de lieux et peuplement dans le canton de Neuchâtel», in: Paysages découverts. Histoire, géographie et archéologie du territoire en Suisse romande, 2, 1993, pp. 173-189.
Bujard, Jacques; Morerod, Jean-Daniel: «Colombier NE, de la "villa" au château. L'archéologie à la recherche d'une continuité», in: Windler, Renata; Fuchs, Michel (a cura di): De l'Antiquité tardive au haut Moyen Age (300-800). Kontinuität und Neubeginn, 2002, pp. 49-57.
Graenert, Gabriele: «Romans entre lac et Jura. Le haut Moyen Age dans le canton de Neuchâtel», in: Revue historique neuchâteloise, 2003, pp. 63-81.
Dal Medioevo al 1848
Piaget, Arthur: Histoire de la Révolution neuchâteloise, 5 voll., 1909-1931.
Courvoisier, Jean: Le maréchal Berthier et sa Principauté de Neuchâtel (1806-1814), 1959.
Loew, Fernand: Le système des échanges à Neuchâtel au XVe siècle, 1966.
Berger-Locher, Gertrude: Neuchâtel sous l'occupation des douze cantons 1512-1529. Contribution à la connaissance de la gestion des bailliages communs sous l'Ancien Régime, 1975.
Tribolet, Maurice de: «La fondation du prieuré de Corcelles et les origines de la maison de Neuchâtel (1092)», in: Publication du Centre européen d'études burgondo-médianes, 17, 1976, pp. 33-41.
Henry, Philippe: Crime, justice et société dans la Principauté de Neuchâtel au XVIIIe siècle (1707-1806), 1984.
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Jelmini, Jean-Pierre: 12 septembre 1814... et Neuchâtel devint suisse, 1989.
Tribolet, Maurice de: Dépendance et profit seigneurial. Société d'ordres et économie domaniale dans les anciennes possessions des comtes de Neuchâtel, XIIIe-XVe siècle, 1990.
Bachmann, Adrian: Die preussische Sukzession in Neuchâtel. Ein ständisches Verfahren um die Landesherrschaft im Spannungsfeld zwischen Recht und Utilitarismus (1694-1715), 1993.
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Queloz, Dimitry: La défense du Comté de Neuchâtel durant la guerre de Trente Ans. La milice neuchâteloise et son fonctionnement à l'aube de l'ère de la suprématie des armes à feu, 1998.
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Christ, Thierry; Riard, Sabine: Du réduit communal à l'espace national. Le statut des étrangers dans le Canton de Neuchâtel 1750-1914, 2000.
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Donzé, Pierre-Yves: Les patrons horlogers de La Chaux-de-Fonds. Dynamique sociale d'une élite industrielle (1840-1920), 2007.
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