Da sempre confrontato con gli incendi, l'uomo ha sviluppato strategie di difesa che spaziano dall'aiuto spontaneo del vicinato all'istituzione di corpi di pompieri (o vigili del fuoco), organizzati secondo il modello dell'esercito, fino all'attuazione di misure di prevenzione (polizia del fuoco) e all'introduzione di assicurazioni.
Medioevo ed epoca moderna
Nelle città medievali il servizio di protezione contro gli incendi rientrava, come quello di guardia, nei doveri dei cittadini e in quelle a regime corporativo dal XIV-XV secolo fu affidato alle corporazioni. Difesa antincendio e polizia avevano in comune una struttura militare organizzata in base ai quartieri, da cui prendevano nome i diversi corpi attivi in questi due ambiti, come attestato a Zurigo già nel 1274; alcuni centri riunirono peraltro questi due settori in un unico servizio, ad esempio Zurigo nel 1607. Il numero di corpi di pompieri dipendeva dalle dimensioni della città: se Zurigo nel XVIII secolo ne contava 11, Burgdorf ne aveva solo due. In ogni quartiere i cittadini abili al servizio militare formavano diverse squadre di pompieri, ciascuna posta sotto il comando di un capitano. In caso di incendio ogni cittadino era tenuto a presentarsi con la propria attrezzatura personale per essere distaccato, a seconda dei casi, alla sorveglianza delle porte della città o dell'arsenale o sul luogo stesso del rogo.
Noto grazie alle prescrizioni antincendio, l'equipaggiamento dei pompieri si componeva, analogamente a quello dei servizi militare e di polizia, di oggetti personali (secchio in cuoio) e di proprietà del comune (pertiche, scale, funi, accette e secchi supplementari). Nel XVI secolo entrarono in uso anche attrezzi di dimensioni maggiori come pompe idrauliche, seguite dalla metà del XVII secolo da pompe antincendio portatili e mobili, che producevano un getto d'acqua continuo grazie a una camera d'aria. L'impiego di manichette in cuoio e, dal 1690, in canapa aumentò le prestazioni delle pompe a pressione, affiancate dopo il 1700 da quelle ad aspirazione, ancora più efficienti. Questi mezzi erano azionati da sei a otto uomini sotto la sorveglianza di un responsabile. Per interventi speciali venivano precettati carpentieri, scalpellini, muratori, copritetto e fabbri muniti dei loro attrezzi personali. A essere reclutati erano anzitutto i giovani garzoni.
Nelle aree rurali i primi a disporre di corpi di pompieri organizzati furono le sedi di mercato e i villaggi più grandi. Nel XVIII secolo la maggior parte dei villaggi dell'Altopiano era già equipaggiata di pompe, che nelle regioni montane più povere vennero invece introdotte solo nel XIX o addirittura nel XX secolo.
In linea di principio, chiunque constatasse lo scoppio di un incendio era tenuto a dare l'allarme gridando al fuoco. La campana a stormo, il tamburo e il corno erano impiegati per chiamare a raccolta i cittadini obbligati a prestare servizio nel luogo prestabilito, in città o nel villaggio, dove il capitano dava l'ordine di intervenire. Dato che l'acqua non era immediatamente disponibile in quantità sufficiente, ci si sforzava in primo luogo di circoscrivere l'incendio. Uomini e donne cercavano inoltre di proteggere le case vicine stendendo teli bagnati sui tetti. Con l'ausilio di scale, altri aspergevano le facciate delle abitazioni con l'acqua, portata con dei secchi da catene di persone. Solo in una seconda fase ci si dedicava allo spegnimento del focolaio d'incendio. Per soffocarlo venivano generalmente abbattute le case in fiamme, solitamente sorvegliate per evitare saccheggi. Simili tecniche sono attestate dal Medioevo al XIX secolo grazie a cronache illustrate e regolamenti antincendio, come quelli di Friburgo (1411) e dell'Alta Argovia (XVIII secolo).
La difesa contro gli incendi, inizialmente circoscritta all'area interna alle mura cittadine, dal XVI secolo si estese progressivamente anche al territorio circostante. Dall'alto delle loro torri, i guardiani indicavano con l'ausilio di segnali differenti se l'incendio era scoppiato all'interno o all'esterno della città. In questo secondo caso, al suono della campana a stormo una squadra di giovani pompieri (di solito sei) equipaggiati di secchi e pertiche si recavano sul luogo del sinistro. Se l'incendio era particolarmente esteso, si mettevano in marcia anche squadre attrezzate di pompe. Tuttavia, nel caso in cui il focolaio dell'incendio non fosse stato raggiunto entro tre ore, gli uomini erano tenuti a rientrare, come previsto ad esempio dal regolamento antincendio di Wangen an der Aare (1750). Messaggeri a cavallo o a piedi potevano essere inviati a chiedere aiuto nelle località vicine. Poiché servizi antincendio e di guardia venivano svolti malvolentieri, ogni intervento era remunerato in funzione della sua efficacia e rapidità.
XIX e XX secolo
Le antiche tecniche di lotta contro gli incendi vennero sostituite da procedure più moderne solo nella seconda metà del XIX secolo. La rete di idranti allestita dal servizio cittadino di approvvigionamento idrico, in primo luogo a Basilea (1866), Burgdorf (1867), Netstal e Berna (1868) e l'istituzione di servizi di sorveglianza (il primo è attestato a Basilea nel 1871) e di picchetto antincendio permanenti rappresentarono dei progressi notevoli. Ogni miglioramento tecnico accresceva l'efficienza dei pompieri. Si ricorse così a telegrafo, telefono e dispositivi automatici di segnalazione per dare l'allarme, a motopompe per lo spegnimento e, dal 1905, a diversi veicoli di intervento (tecnici o di comando, come ad esempio autobotti, autoscale o mezzi per il trasporto di materiale o di primo soccorso e persino di velivoli antincendio). Anche gli estintori a schiuma e simili ottennero risultati sempre migliori. L'impiego di impianti antincendio, come il sistema di estinzione automatico a pioggia, e squadre aziendali di pompieri permisero di soffocare molti incendi sul nascere. Pure l'equipaggiamento personale dei pompieri divenne sempre più sofisticato, includendo fra l'altro tute di protezione, apparecchi di respirazione e cinture da lavoro. Queste innovazioni riflettono l'ampliamento dei compiti attribuiti ai pompieri, cui alla fine del XX secolo era affidata anche la protezione dai danni causati da acqua e da prodotti chimici e radioattivi nonché il soccorso in caso di incidenti gravi (incidenti tecnici).
Dopo il 1803 la protezione contro gli incendi rimase di competenza dei comuni; considerata un dovere civico, sottostava alla legislazione cantonale. Dalla metà del XIX secolo venne progressivamente introdotto l'obbligo per tutti gli uomini di partecipare alla lotta contro gli incendi, come avvenne a Glarona (1846), Basilea (1879) e Berna (1884); coloro che non vi adempivano dovevano pagare una tassa di esenzione. Nel contempo, si svilupparono corpi di volontari e di professionisti: la città di Berna istituì un corpo di volontari già nel 1811, Basilea fece lo stesso nel 1845. Nel 1882 Losanna e Basilea furono le prime città svizzere a creare un corpo di professionisti, seguite entro la fine del XX secolo da Ginevra, Neuchâtel, Berna, Zurigo, Winterthur e San Gallo. Ad eccezione di Ginevra, Zurigo, Ticino, Uri e Vallese, dove la partecipazione era volontaria, tutti i cantoni introdussero un servizio antincendio obbligatorio con strutture e gradi simili all'esercito. La protezione contro gli incendi non dipende né da quest'ultimo né dalla polizia; è autonoma in seno alle organizzazioni che operano in Svizzera per la protezione della popolazione.
La Federazione svizzera dei pompieri, che nel 1967 sostituì la precedente associazione fondata ad Aarau nel 1870, è divisa in quattro sezioni regionali: Svizzera occidentale e Ticino, Mittelland e Svizzera nord-occidentale, Svizzera orientale e Svizzera centrale. Nel 2010 difendeva gli interessi di 101'985 pompieri volontari, professionisti e aziendali, come pure, dal 1974, quelli della Federazione dei pompieri del Liechtenstein.
Riferimenti bibliografici
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