Nel XIX e XX sec. il mutamento sociale si è manifestato in misura crescente come un processo di urbanizzazione senza precedenti. In Svizzera, la pop. che risiedeva in una Città passò dal 10% ca. verso il 1800 al 75% all'inizio del XXI sec. L'urbanizzazione procedette di pari passo con una trasformazione durevole e strutturale nei modi di vivere e di produrre e nei modelli spaziali e nelle interconnessioni ad essi legati. Due aspetti caratterizzarono questa dinamica: da un lato le città esistenti registrarono una rapidissima crescita interna, spec. dalla seconda metà del XIX sec. al 1914; dall'altro, dal periodo interbellico, il termine di urbanizzazione indicò anche la trasformazione delle zone rurali attraverso una progressiva integrazione nei circuiti economici urbani.
A eccezione di pochi centri come Berna, Ginevra e Zurigo, ognuno dei quali contava oltre 10'000 ab., verso il 1800 il territorio sviz. era ancora dominato dalle cittadine. Infatti, il censimento della pop. del 1798 registrava 42 località con più di 2000 ab.; spesso circondate da fortificazioni, esse erano facilmente percorribili a piedi. Gli ab. delle città e quelli della campagna si distinguevano per stili, opportunità e percorsi di vita fortemente divergenti (relazioni tra Città e campagna).
In seguito all'Industrializzazione decentralizzata del Paese, alle riforme politiche dopo il 1830 e il 1848 e alle innovazioni nell'ambito dei Trasporti e delle comunicazioni (Posta), nei decenni successivi i confini tra città e campagna divennero sempre più fluidi. L'inizio della costruzione delle Ferrovie (1850-70) modificò la configurazione territoriale delle città esistenti. Ne trassero beneficio i nodi ferroviari urbani, spec. Zurigo. Parallelamente, città e com. più piccoli in cui sorsero grandi imprese, come tra gli altri Rieter e Sulzer a Winterthur o Saurer ad Arbon, registrarono una crescita particolarmente rapida.
Attorno al 1900, Basilea, Ginevra e Zurigo superarono i 100'000 ab., come risultato dei movimenti migratori dalla campagna verso la città (Migrazioni interne). I motivi dello spostamento in massa di giovani poco formati risiedono nella crisi strutturale dell'agricoltura verso la fine del XIX sec. e nella stagnazione dell'industria tessile presente nelle zone rurali. La miseria costrinse anche numerose persone a emigrare, spec. in America.
Nell'ambito del mercato cittadino del lavoro, il settore terziario assunse un'importanza sempre maggiore. Il successo economico della borghesia a livello commerciale, finanziario e industriale si tradusse in una nuova consapevolezza delle città. Ciò si manifestò nello sviluppo dell'Amministrazione cittadina, nell'impegno in ambito culturale, educativo, sociale e degli alloggi e nella realizzazione di grandi progetti edilizi, come la Bahnhofstrasse di Zurigo o l'allestimento di ampi quai in diverse città (Urbanistica).


Verso la fine del XIX sec., lo sviluppo della rete ferroviaria e dei trasporti locali e l'intensificazione dei collegamenti (Pendolari) determinarono una crescente integrazione dei com. circostanti nei mercati del lavoro cittadini. Ciò favorì un'evoluzione decentralizzata degli Insediamenti, un modello voluto dagli esperti di pianificazione per favorire la nascita di un sentimento di appartenenza, come proposto ad esempio nel concorso per il progetto della grande Zurigo (1915). Questa concezione, fondamentalmente scettica nei confronti della città, guidò nel periodo interbellico anche Armin Meili, pioniere della Pianificazione del territorio sviz., che la applicò all'intera Svizzera intesa come "grande città diffusa".
Nel 1950 in Svizzera più di 2,1 milioni di persone (45% della pop. complessiva) vivevano in aree urbane. La seconda metà del XX sec. fu caratterizzata da una nuova forma di urbanizzazione: tra il 1950 e il 2000 il numero di Agglomerati urbani crebbe da 24 a 50, quello dei com. coinvolti da 155 a quasi 1000, ovvero un terzo di tutti i com. sviz. Mentre la superficie complessiva delle zone urbanizzate quintuplicò, la pop. totale residente in queste aree aumentò solo della metà. Fu l'inizio della cosiddetta suburbanizzazione, basata sull'incremento dei salari reali e su un'elevata disponibilità di energia, che tra l'altro favorì una rapida diffusione dell'Automobile. Se nel 1950 due terzi delle autovetture circolanti in Svizzera erano registrate nelle dieci città più grandi, nel 1966 tale quota, parallelamente a un massiccio aumento delle immatricolazioni, era scesa a poco più del 40%. L'ampliamento della rete di Strade nazionali e cant. creò le premesse per una duratura trasformazione dei villaggi limitrofi, fino ad allora caratterizzati dall'agricoltura e dall'artigianato, in com. dormitorio per la manodopera professionalmente attiva nelle città. Negli agglomerati di Basilea e Ginevra, verso il 1960 la Costruzione di alloggi al di fuori dei nuclei cittadini costituiva già il 50% dell'intera attività edilizia abitativa; nella regione attorno a Zurigo negli anni 1960-70 praticamente tutta l'attività edilizia abitativa si trasferì dai centri agli agglomerati.
Questa espansione, spesso esplosiva, avvenne in un momento in cui numerosi com. e cant. non disponevano ancora, o solo in forma rudimentale, di una legislazione edilizia e pianificatoria. Sorsero però anche grandi insediamenti, realizzati secondo una progettazione regionale, come nei pressi di Berna (Gäbelbach e Wittigkofen) e di Ginevra (Le Lignon). Con l'approvazione dell'articolo sulla pianificazione del territorio (1969), furono poste le basi costituzionali per uno sviluppo insediativo in una prospettiva più ampia. Nonostante la promozione a livello politico di un modello di sviluppo territoriale decentralizzato, nuovamente ribadito alla fine del boom economico degli anni 1950-60, dal 1970 si constata un'evidente concentrazione della crescita nei grandi e medi agglomerati. L'aumento fulmineo delle superfici occupate provocò una maggiore dispersione degli abitati, a fronte di un calo demografico nelle maggiori città a partire dagli anni 1960-70. L'espressione "città A" (A-Stadt), coniata per indicare le più grandi città in cui si concentravano situazioni problematiche quali la disoccupazione e un'elevata percentuale di anziani e di stranieri (in ted. tutti termini che iniziano con "A"), testimonia quanto fosse sentita all'epoca la crisi delle città. Parallelamente l'interconnessione tra questi poli economici e le regioni circostanti divenne sempre più importante. L'esubero di pendolari, ossia la differenza tra pendolari in entrata e in uscita, triplicò tra il 1970 e il 2000. Grazie a progetti di ferrovie regionali vennero però anche consolidate le infrastrutture fondamentali per uno sviluppo territoriale sempre più esteso, che nella Svizzera meridionale, sul lago di Ginevra e nella Svizzera nordoccidentale ha varcato i confini nazionali.
Dopo il 2000 fu attualizzata l'idea di una Svizzera come città, già formulata da Jean-Jacques Rousseau e più tardi lanciata da Armin Meili. Gli spazi metropolitani transfrontalieri e i problemi strutturali delle zone rurali costituiscono gli elementi comuni. In tempi recenti è sempre più evidente l'integrazione dello sviluppo urbano nei circuiti dell'economia globalizzata e la conseguente dipendenza da quest'ultima. I grandi agglomerati sul lago di Ginevra, attorno a Basilea e Zurigo si sono affermati come centri pienamente inseriti nell'economia mondiale e hanno in parte sfruttato la velocissima deindustrializzazione come opportunità per una riconfigurazione dei nuclei cittadini e delle zone limitrofe.