Autrice/Autore:
Martin Illi
Traduzione:
Daniela Idra
Coniata in particolare dallo storico conservatore Richard Feller, l'espressione «invasione francese» designa l'occupazione della Svizzera da parte delle truppe francesi nella prima metà del 1798. L'avvenimento, che i contemporanei chiamarono anche «campagna d'Elvezia», diede origine alla Repubblica elvetica e segnò l'inizio della fine della vecchia Confederazione. Se l'invasione sostituì da una parte la sudditanza con nuovi principi di uguaglianza, dall'altra istituì un centralismo incurante delle tradizioni federaliste e delle democrazie a Landsgemeinde, e permise all'occupante di sfruttare il Paese per diversi anni.
Spinta sempre più dalle dinamiche originate dalla Rivoluzione francese, con la firma della pace di Campoformio che aveva messo fine alla prima guerra di coalizione, la Francia aveva stabilito il suo potere nell'Italia settentrionale e, attraverso l'accordo con l'Austria, che aveva rinunciato a ogni ulteriore intervento in favore della Svizzera aristocratica, aveva esteso la propria sfera di influenza a tutto il territorio confederato, eccetto i Grigioni. La politica di neutralità praticata dalla Svizzera dal 1792 fu così privata dei suoi fondamenti.
Le truppe francesi nel 1798 confiscano le ricchezze della Svizzera. Acquaforte attribuita aBalthasar Anton Dunker (Museo nazionale svizzero, Zurigo).
[…]
Dal 1797 la Francia perseguì nei confronti della Confederazione tre obiettivi politici e militari, inizialmente difficili da riconoscere, cercando in primo luogo di assicurarsi l'accesso all'Italia settentrionale attraverso i passi alpini, secondariamente di alimentare le casse di guerra e infine di sfruttare il potenziale militare svizzero per i propri scopi bellici. A causa delle aspre tensioni politiche e sociali, la Svizzera non riuscì né a trovare un accordo con i Francesi né a organizzare una resistenza. Il passaggio della Francia dalla politica rivoluzionaria a quella imperialistica e l'uscita dal Direttorio francese di François de Barthélemy (1797), ben disposto nei confronti della Confederazione, crearono una situazione sfavorevole, tanto per la Svizzera aristocratica quanto per quella rivoluzionaria.
Autrice/Autore:
Martin Illi
Traduzione:
Daniela Idra
Alla fine del 1797 le truppe francesi occuparono la parte meridionale del principato vescovile di Basilea, incluso nella neutralità confederata. I Francesi invasero il Paese dopo lo scoppio della Rivoluzione elvetica nel Paese di Vaud e in seguito a una richiesta di aiuto da parte della Repubblica lemanica, proclamata il 24 gennaio 1798. Le truppe bernesi si ritirarono senza combattere nella regione di Morat e Friburgo. Dato che il generale Alexis Balthasar Henri Antoine von Schauenburg era stato incaricato di organizzare un secondo corpo armato nell'area dell'antico principato vescovile di Basilea, Berna e le città alleate Soletta e Friburgo, pure rette da un regime patriziale, si videro minacciate sia da nord sia da sud. Molto attivi sul piano diplomatico, i Francesi fomentarono anche sedizioni; il rifiuto di Berna di lasciare salire al potere il cosiddetto partito delle riforme o della pace costituì il pretesto per il principale attacco francese.
Gli scontri ebbero inizio il primo marzo 1798, proseguirono il giorno seguente nei pressi di Lengnau (BE), Grenchen e nel Ruhsel (bosco fra Alfermée e Twann), e terminarono con la capitolazione di Soletta. Nonostante l'abdicazione del governo bernese il 4 marzo 1798, le truppe cantonali cercarono comunque di arrestare l'avanzata francese, subendo un primo rovescio sull'asse settentrionale presso Fraubrunnen e la sconfitta definitiva al Grauholz. Il 5 marzo 1798 Schauenburg ricevette la capitolazione di Berna, firmata il giorno prima da Karl Albrecht von Frisching, capo del partito della riforma e in quanto tale alla testa del governo provvisorio. L'avanzata francese da sud, cominciata con la presa di Morat e Friburgo e interrotta dai Bernesi presso Neuenegg, non ebbe un'influenza particolare sulla guerra. In totale le forze armate francesi disponevano di oltre 35'000 soldati, contro i soli 20'000 di Berna. Il contingente ausiliario confederato (4100 uomini) tenne un atteggiamento passivo. I combattimenti causarono 700 morti tra i Bernesi, mentre non si conosce l'entità delle perdite sul fronte francese.
Battaglia a Schindellegi, presso Einsiedeln, nel maggio del 1798. Acquerello diHeinrich Usteri e Heinrich Füssli il Giovane (Collezione privata; fotografia Bibliothèque de Genève, Archives Nicolas Bouvier).[…]
Nell'aprile del 1798 Svitto, Nidvaldo e Uri rifiutarono la Costituzione dell'Elvetica. I tre cantoni riuscirono a mobilitare 10'000 uomini, posti sotto il comando di Alois von Reding, la cui forza però si disperse a causa dell'estensione della linea difensiva, tra il Napf e Rapperswil (SG), lungo cui furono dislocate le truppe. Reding occupò Lucerna e avanzò nell'Oberland bernese attraverso il passo del Brünig. Schauenburg, che occupava Zurigo, condusse una controffensiva in direzione di Svitto, attraverso Zugo, Lucerna e il Sattel. Zugo e Lucerna si arresero. Dopo la presa di Rapperswil e alcuni scontri presso Wollerau, capitolarono anche i Glaronesi, alleati di Svitto. Sconfitti a Schindellegi, gli Svittesi dovettero ritirarsi e le vittorie ottenute presso Rothenturm e Morgarten non furono sufficienti a capovolgere una situazione disperata. Il 4 maggio 1798 la Landsgemeinde di Svitto abbandonò i combattimenti. Colpiti dalla volontà di resistenza degli abitanti della Svizzera centrale, i Francesi garantirono loro condizioni di capitolazione miti e rinunciarono alla resa delle armi. Un ultimo episodio dell'invasione francese fu la rivolta dell'alto Vallese, che dopo alcuni successi iniziali, fallì nel maggio del 1798.
Intestazione della carta da lettera ufficiale delle truppe francesi in Svizzera. Acquaforte (Staatsarchiv Bern, Helv BE 224, p. 61).
[…]
La sottomissione della Svizzera fu formalmente siglata il 19 agosto 1798 con un'alleanza offensiva e difensiva tra Francia e Repubblica elvetica. Durante l'invasione francese si verificarono diversi saccheggi (fra l'altro nell'abbazia di Einsiedeln). I comuni e i nuclei domestici privati dovevano provvedere al vitto e all'alloggio delle forze armate francesi. Questi acquartieramenti suscitarono malcontento e divennero oggetto della propaganda conservatrice contro l'Elvetica. Gli stessi ambienti rivoluzionari rimasero delusi dall'introduzione dei prestiti forzosi e dei contributi da versare alle forze di occupazione. I Francesi confiscarono i tesori pubblici di Berna e Zurigo, e portarono gli orsi di Berna come trofeo a Parigi. Sebbene doloroso per i contemporanei e di ostacolo per lo sviluppo della Repubblica elvetica, il trasferimento in Francia di oggetti di valore e denaro non mise in pericolo la sopravvivenza economica dei cantoni e dei comuni interessati, poiché i patrimoni delle collettività pubbliche consistevano essenzialmente in proprietà terriere. I Francesi non riuscirono a recuperare nemmeno il patrimonio del canton Berna situato all'estero. Tramite manovre di corruzione, Gottlieb Abraham von Jenner poté riportare a Berna alcune lettere di credito estere per l'ammontare di 12 milioni di lire francesi. I contributi versati nella cassa federale di guerra a titolo di riparazione da parte dei Francesi dopo la seconda pace di Parigi risultarono decisivi per lo sviluppo dell'esercito svizzero all'epoca della Restaurazione.
L'invasione francese nella memoria collettiva
Autrice/Autore:
Martin Illi
Traduzione:
Daniela Idra
La resistenza all'invasione francese lasciò un'impronta nella memoria collettiva solo nei cantoni Berna e Soletta e nella Svizzera centrale. Benché i cosiddetti giorni del terrore di Nidvaldo del settembre 1798 di fatto non siano più collegati all'invasione francese, nelle commemorazioni locali vengono però associati ai fatti di marzo/aprile 1798. Diversi avvenimenti caratterizzarono questa politica della memoria: i funerali solenni di Niklaus Friedrich Steiger (1805), ultimo scoltetto di Berna morto in esilio nel 1799, la posa della targa commemorativa alla memoria dei caduti nella cattedrale bernese (1821), la presentazione del dipinto storico La partenza di Reding (1872) di August Weckesser, pittore di area liberale, e la costruzione del monumento ai caduti nel Grauholz, eretto nel 1886 su iniziativa della Società degli ufficiali bernesi, sul quale era riportato il motto Seid einig («siate uniti»), tratto dal Guglielmo Tell di Friedrich Schiller. Sebbene celebrate separatamente dai cosiddetti cantoni della resistenza e della rivoluzione, le commemorazioni cantonali del 1898 si svolsero nello spirito dello Stato nazionale.
Franz Niklaus König e Jeremias Gotthelf (Elsi, la strana serva) dedicarono veri e propri monumenti artistici alla Landsturm e alle donne in armi di Berna. Nella tradizione popolare (ad esempio nel Fraubrunnenlied di un cannoniere bernese) si è conservata l'idea di un tradimento da parte delle autorità bernesi. La storiografia prodotta nell'ambito dei festeggiamenti per il giubileo del 1998 considera l'invasione francese come parte di un processo di modernizzazione, durato oltre 50 anni, che ha condotto allo Stato federale del 1848.
Engelberts, Derck; Stüssi-Lauterburg, Jürg (a cura di): L'invasion de 1798. Documents d'archives françaises concernant la liquidation de l'Ancien Régime en Suisse par la France, 1999.
Staehelin, Andreas: «Helvetik», in: Handbuch der Schweizer Geschichte, vol. 2, 19802, pp. 787-803.
Simon, Christian; Schluchter, André (a cura di): Souveränitätsfragen, Militärgeschichte, 1995 (Dossier Helvetik, 1).
Bernisches Historisches Museum (a cura di): Zwischen Entsetzen und Frohlocken. Vom Ancien Régime zum Bundesstaat, 1798-1848. Ein Museum vermittelt Zeugen und Überreste dieser bewegten Zeit, 1998 (catalogo mostra).
Desponds, Liliane; Bornand, Claude et al.: Union et concorde. La révolution vaudoise s’empare du Gouvernement d’Aigle et du Pays-d’Enhaut. Les Ormonts résistent!, 1998.
Eggli, Liliane: «"Am Wendepunkt unserer vaterländischen Geschichte". Das Helvetikbild und das Jahr 1798 im Rückblick der Erinnerungsfeiern von 1898», in: Jubiläen der Schweizer Geschichte: 1798-1848-1998, 1998, pp. 53-80 (Studien und Quellen, 24).
Tschuy, Theo: Der Tag, an dem Bern fiel. 5. März 1798, Augenzeugenberichte und Hintergründe, 1998.
Palluel-Guillard, André: L’aigle et la croix. Genève et la Savoie 1798-1815, 1999.
Stüssi-Lauterburg, Jürg; Luginbühl, Hans et al.: «Vivat das Bernerbiet bis an d’r Welt ihr End!». Berns Krieg im Jahre 1798 gegen die Franzosen, 2000 (Archiv des Historischen Vereins des Kantons Bern, 80).
Completato dalla redazione
Historischer Verein Nidwalden (a cura di): Nidwalden 1798. Geschichte und Überlieferung, 1998.
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Battaglia del Grauholz (1798), battaglia di Fraubrunnen (1798), battaglia di Neuenegg (1798), battaglia di Rothenthurm (1798), campagna d'Elvezia
Martin Illi: "Invasione francese", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 14.09.2021(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/008915/2021-09-14/, consultato il 10.10.2024.