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Servitù della gleba

L'espressione servitù della gleba (dal lat. servus, schiavo) designa la condizione di uomini o donne che non godevano di libertà personali, appartenevano a un signore ed erano vincolati alla gleba, ovvero alla terra che coltivavano (Contadini); l'equivalente franc. servage deriva dal lat., mentre il termine ted. Leibeigenschaft da Leib (corpo) ed Eigenschaft (proprietà).

Esistono varie definizioni per esprimere la condizione servile; il loro significato è in parte controverso. Gli schiavi dell'antichità (Schiavitù) erano trattati come cose ed erano privi di diritti. I servi (mancipii, ancillae) dei sec. iniziali e centrali del ME e più tardi i servi della gleba godevano invece di diritti, benché limitati, in quanto persone. L'espressione "uomini propri" (lat. homines proprii; franc. hommes propres) corrisponde al termine ted. Eigenleute (al singolare Eigenmann), denominazione per eccellenza dei non liberi. Nel tardo ME, all'interno dei Diritti signorili si iniziò a distinguere tra diritti di giurisdizione e diritti riguardanti la proprietà, sul suolo (Proprietà fondiaria) o sugli uomini. Fu in questo contesto che nell'area germanofona apparve il termine Leibeigener, che si diffuse dal 1500, sostituendo quello di Eigenmann (predominante nella Svizzera ted. fino al XVI sec.). La storiografia germanofona utilizza anche concetti che non si trovano nelle fonti: Unfreie (non liberi), Hörige o Grundhörige (servi di una Signoria fondiaria legati alla terra) e Halbfreie (semiliberi, come gli Affrancati). Il termine Servi ecclesiastici (ted. Gotteshausleute) designava i sudditi, liberi e non, di una signoria ecclesiastica.

Trasformazione della servitù della gleba durante il Medioevo

Sviluppo

Gli Acta Murensia (documenti del convento benedettino di Muri), mostrano come durante l'XI sec. dei contadini liberi siano divenuti semiliberi dopo essersi posti sotto la protezione (dietro pagamento) di grandi contadini liberi che avevano assunto il ruolo di signori fondiari: questi ultimi, per mancanza di manodopera, li costrinsero a effettuare delle Corvée. Questo processo faceva parte di un rimescolamento sociale più ampio, nel corso del quale uomini liberi (liberi homines) regredirono alla semilibertà, mentre servi affrancati ascesero a tale condizione. Per questa ragione, dall'XI-XII sec. si formò un ceto di servi, giuridicamente piuttosto omogeneo, che dipendeva da signori nobili ed ecclesiastici.

Questo status veniva trasmesso per via ereditaria (sia nel caso di genitori entrambi servi, sia in quello di un solo genitore servo, poiché i figli assumevano la condizione del genitore giuridicamente più debole) o entrando a far parte della Familia di un signore fondiario. Inizialmente fu diffuso anche nelle Città, poiché i servi del signore urbano (ad esempio i membri della familia vescovile a Basilea) facevano parte della cittadinanza come gli uomini liberi.

La Chiesa, che con i capitoli e le abbazie figurava tra i maggiori signori fondiari, riconobbe la servitù della gleba come istituzione legittima, interpretandola come una punizione per il peccato originale. Nel suo poema epico in versi Der Ring (attorno al 1400), il turgoviese Heinrich Wittenwiler ne individuava le origini nell'Antico Testamento. Per contro, la servitù della gleba fu condannata da fonti giur. ted., tra cui lo Specchio svevo (attorno al 1275), perché contraria al diritto divino e naturale (Giusnaturalismo).

Caratteristiche

Per i loro padroni, i servi costituivano un valore patrimoniale, basato sulla loro forza lavoro (corvée) e sulle tasse da loro riscosse (testatico), e non sulla loro persona; era possibile venderli, scambiarli e impegnarli. La vendita di terre comportava anche il passaggio al nuovo proprietario dei servi che le coltivavano. Legati alla terra e alla curtis (Economia curtense), non potevano trasferirsi senza l'autorizzazione del signore, alla cui giurisdizione erano soggetti in quanto membri della sua familia (Diritto curtense) e a cui andava il loro manso quando morivano; sottomessi al diritto di Manomorta, non potevano cedere nulla direttamente ai loro discendenti, che non godevano di nessun diritto all'eredità. I matrimoni, talvolta forzati, dovevano aver luogo all'interno della familia o della comunità (Genossame); in caso contrario (Maritaggio) i servi venivano puniti. Essi dipendevano economicamente dai loro padroni a cui dovevano obbedienza; tuttavia non erano delle cose come gli schiavi, ma persone dai diritti limitati in materia di diritto successorio, di matrimonio e di mobilità sul territorio. Già nel XIV sec. disponevano di una personalità giur.; comparivano come giudici o testimoni nei tribunali signorili (ad esempio a Beromünster nel 1334) e come controparti contrattuali dei loro signori.

Forme precoci di liberazione e riscatto

L'affrancamento dalla servitù della gleba si traduceva in maggiore libertà di azione e in un'ascesa sociale, particolarmente evidente nel caso dei Ministeriali, servitori della nobiltà che dal XII sec., nel quadro della Feudalità, divennero piccoli nobili liberi. Un servo che si trasferiva in città otteneva la libertà dopo un anno e un giorno (Diritto di cittadinanza, "l'aria della città rende liberi") se non veniva reclamato dal suo signore, che doveva provare la sua colpevolezza presentando sette parenti prossimi del fuggitivo. Nei piccoli centri urbani, soprattutto della Svizzera occidentale, i servi erano liberi solo all'interno delle mura cittadine. Come Borghesi esterni ricadevano sotto il dominio urbano (assoggettamento al servizio militare e all'imposta cittadina), ciò che costituì una minaccia per i signori dalla metà del XIII sec. Per questa ragione nei patti di comborghesia le città dovettero rinunciare a concedere il diritto di cittadinanza ai sudditi di una signoria.

Lettera di affrancamento di un servo della gleba losannese del 1354 (Archives cantonales vaudoises, Chavannes-près-Renens, C VI j 332; fotografia Rémy Gindroz).
Lettera di affrancamento di un servo della gleba losannese del 1354 (Archives cantonales vaudoises, Chavannes-près-Renens, C VI j 332; fotografia Rémy Gindroz). […]

Il movimento di affrancamento iniziato alla fine del XIII sec. nelle Alpi e Prealpi, dal Vallese e dalla Gruyère all'Oberland bernese, dalla Svizzera centrale e orientale fino ai Grigioni, divenne di vasta portata nel XIV sec. I riscatti dei servi (homines talliabiles), talvolta anche individuali, avvenivano soprattutto in forma collettiva, coinvolgendo intere vallate. Gli oneri personali venivano trasformati in oneri fondiari, prelevati presso ogni proprietario (ad esempio Saanen, 1312), oppure ci si accordava su di un importo globale per tutta la comunità di valle, poi suddiviso tra i suoi membri, come ad esempio nel Niedersimmental (1393). Nella contea della Gruyère, i riscatti portarono solo alla semilibertà, con il mantenimento del vincolo alla gleba e della manomorta, rendendo necessario un secondo riscatto (Saanen, 1397). Nel Paese di Vaud si assistette a un esodo rurale di contadini che volevano sottrarsi alla servitù della gleba.

Differenze regionali nel XV e XVI secolo

Il declino della servitù della gleba nel tardo Medioevo

Nelle Alpi e Prealpi, attorno al 1400 la servitù della gleba era praticamente sparita, la pop. era libera. Nella Svizzera occidentale si era fortemente ridotta a causa delle numerose città, ma sopravvisse in alcune signorie, soprattutto nella parte orientale del Paese di Vaud.

Registro dei servi della gleba di Reichenburg, 19.12.1611 (Klosterarchiv Einsiedeln, I. W I.).
Registro dei servi della gleba di Reichenburg, 19.12.1611 (Klosterarchiv Einsiedeln, I. W I.). […]

Sull'Altopiano, l'indebolimento del sistema curtense, la peste e la crisi della signoria fondiaria portarono, alla fine del XIII sec., al declino della servitù. A causa dell'acuta mancanza di manodopera, i gravami sui servi della gleba vennero alleggeriti e precisati: il diritto originario del padrone di ereditare integralmente o parzialmente i beni mobili del servo deceduto (Lass) a discapito dei suoi discendenti naturali si ridusse a un tributo prestabilito, la manomorta, consistente nel miglior capo di bestiame e nel miglior abito femminile (abito nuziale). I vincoli immateriali, come il maritaggio, l'assenza di libertà di circolazione (Diritto di migrazione) e le corvée, furono trasformati in canoni riscattabili in denaro. Gli oneri personali divennero oneri reali gravanti sui fondi rurali e non poterono più essere distinti dai tributi della signoria fondiaria o giurisdizionale.

Il fatto che manomorta e corvée si fossero ridotte a oneri fondiari fece tuttavia sì che, in base alla consuetudine, tutti i contadini presenti all'interno di una signoria fossero considerati da quel momento dei servi sottoposti a manomorta e corvée. Per evitare conflitti, i signori fondiari compivano scambi di servi. Soprattutto i signori ecclesiastici cercarono di preservare i loro diritti sui servi (manomorta, eredità dei servi nati al di fuori del matrimonio o senza figli, norme sul maritaggio e il diritto di soggiorno), anche se in alcuni casi furono indulgenti e crearono vaste circoscrizioni matrimoniali (Ehegenossame) in favore dei loro servi. Nel complesso, attorno al 1400 i contadini delle signorie feudali dell'Altopiano non erano liberi ma godevano di un margine di manovra crescente, sia sul piano giur. sia economico, e di una diminuzione graduale degli oneri.

Servitù della gleba e signoria territoriale

Per facilitare l'affermazione della Signoria territoriale, le autorità tentarono di uniformare lo status giur. dei loro sudditi. Le strade intraprese per raggiungere tale scopo differirono però profondamente tra Svizzera orientale e occidentale.

Gli Stati territoriali della Svizzera nordorientale si basavano, come nella Germania centrale e meridionale, su di una pop. omogenea di sudditi non liberi. Dalla metà del XV sec. tutti i sudditi del principato abbaziale di San Gallo, senza distinzione tra servi ecclesiastici o membri di una giurisdizione indipendente (Freigericht), furono ufficialmente considerati dei servi (Eigenleute; Leibeigene dalla fine del XV sec.), senza per questo gravarli di nuovi oneri. Nel 1559 i servi ecclesiastici liberi (freie Gotteshausleute) di Rorschach protestarono invano contro questo statuto, definito "servitù secondaria" (termine diffuso dal XV sec., per distinguerlo dalla "servitù primaria" dell'alto ME), che i principi abati giustificavano con il fatto che tutti i sudditi dei loro Stati pagavano un diritto di manomorta e il tributo servile della "gallina di carnevale" (Fasnachtshuhn).

Negli Stati territoriali della Svizzera occidentale prevalsero invece i sudditi liberi. Per edificare il suo Stato Berna aveva bisogno di denaro e soldati. Tuttavia, la città non poteva contare sui servi del suo territorio, che erano esentati da obblighi fiscali e militari nei suoi confronti, poiché appartenevano al loro signore diretto, ecclesiastico o laico. Per questo motivo sostenne il loro affrancamento - vietando in particolare i matrimoni misti (1484) - e pretese lo stesso anche dai signori giustizieri (Twingherren). Alcuni signori, soprattutto ecclesiastici, si opposero, così come talvolta gli stessi servi che non intendevano pagare le tasse e prestare servizio militare (ad esempio nella signoria di Sumiswald, commenda dell'ordine teutonico, 1513-29). Con il giuramento di tutti i sudditi, richiesto la prima volta nel 1437, e con lo statuto di borghese esterno imposto ai servi affrancati, Berna mirava a uniformare la condizione dei propri sudditi sottoponendoli tutti a obblighi fiscali e militari.

Rivolte contadine e Riforma

Le rivendicazioni avanzate durante le Rivolte contadine del XV sec. differirono secondo le regioni. Nella Svizzera occidentale non si pretese l'abolizione della servitù della gleba, ma la soppressione dei tributi a essa collegati (manomorta e corvée), a dimostrazione che la servitù era già un onere economico e non più personale. Nel principato abbaziale di San Gallo si verificarono insurrezioni contro l'estensione della servitù all'insieme dei sudditi (guerre di Appenzello, 1401-29). La rivolta contro il diritto di manomorta del principe abate di San Gallo ottenne un successo parziale nel 1451: furono aboliti i diritti sui beni mobili (Lass) e sull'abito migliore, mentre continuò a sussistere quello sul miglior capo di bestiame a titolo di onere personale.

Nella Svizzera orientale scoppiarono rivolte nella scia della Riforma (guerra dei Contadini del 1525). Nella campagna zurighese le rivendicazioni di libertà dei contadini si appoggiavano sulle prediche del basso clero e, come nella campagna sciaffusana, erano dirette soprattutto contro i signori fondiari ecclesiastici. Nel 1525, i preti secolari zurighesi si espressero in favore della soppressione della servitù della gleba; Ulrich Zwingli si rifiutò però di avallarne l'abolizione sulla base di giustificazioni teol. Quanto ai contadini bernesi, nelle loro lamentele del 1525 domandarono nuovamente non l'abolizione della servitù stessa, ma la soppressione degli oneri fondiari che ne derivavano.

Ulteriori riscatti

Oltre ai casi menz. in precedenza, dei riscatti di diritti signorili legati alla servitù si osservano tra il XV e il XVI sec. in numerose regioni della Svizzera, dal Reno al lago di Ginevra, ad eccezione della Svizzera nordorientale.

Nei territori zurighesi, come nelle regioni rif. dei Grigioni, l'abolizione della servitù della gleba andò di pari passo con l'introduzione della Riforma (1525). Nei baliaggi comuni di Baden e dei Freie Ämter i riscatti avvennero nel XVI sec. su pressione delle amministrazioni balivali; nella città-Stato di Lucerna, della servitù erano rimaste solo poche tracce (ad esempio a Knutwil fino al 1580). Soletta abolì la servitù della gleba tra il 1513 e il 1525, Friburgo nel XVI sec. Nella Repubblica di Berna, i riscatti avvennero a ondate nel Seeland e in Argovia nella prima metà del XV sec. e soprattutto dal 1480 al 1545; i balivi bernesi li imposero dal 1529 nelle signorie ecclesiastiche secolarizzate. Nel Paese di Vaud iniziarono tra il 1445 e il 1480 su iniziativa dei signori temporali bisognosi di denaro; proseguirono dopo il 1536, dietro pressione di Berna, e durarono fino al XVII sec. (Les Ormonts, 1624). Nel basso Vallese, le decanie altovallesane promossero il riscatto generale del 1477 per ragioni finanziarie.

Anche in questi casi si trattò di riscatti singoli e collettivi, a volte di baliaggi interi, come nel caso dei baliaggi bernesi di Aarwangen (1439), Nidau (1484), Lenzburg (1509) e Grünenberg (1511). I riscatti venivano pagati a rate oppure rimanevano come oneri fondiari sui mansi. In parte vennero fissati arbitrariamente, oppure, come in Argovia, attraverso la capitalizzazione dell'imposta sui servi (venti volte il suo ammontare).

Irrilevanza di fatto nel XVII e XVIII secolo

Nel XVII e XVIII sec., la servitù della gleba era scomparsa o divenuta irrilevante in una grande parte dell'attuale Svizzera, in presenza o meno di riscatti formali. Ogni individuo disponeva della propria persona e di una piena capacità giur., poteva trasmettere liberamente le sue terre (manso ereditario) e partecipare all'amministrazione com. Manomorta e corvée erano diffuse in molti luoghi, ma sotto forma di oneri reali da versare in denaro. Sebbene modici, erano odiati dai contadini, che spesso non li pagavano o li impugnavano in tribunale, per un'avversione di principio nei confronti di qualunque tipo di onere o imposta.

Diversamente dalla Svizzera occidentale, quella settentrionale e nordorientale (Turgovia, San Gallo, Sciaffusa, Basilea) mantenne la servitù della gleba, sebbene solo nominalmente. Lo statuto di servo non comportava più nessun tipo di svantaggio concreto per la pop. delle campagne, né dal punto di vista giur., né da quello economico. Al momento del loro insediamento i nuovi arrivati divenivano automaticamente servi (Eigenleute) della signoria locale o territoriale. La manomorta rimaneva un onere personale, di cui ognuno era debitore; le persone che lasciavano il Paese dovevano pagarla in anticipo o riscattarla. Il principe abate di San Gallo, con l'appoggio dei cant. protettori, continuò ad affermare la "servitù ereditaria" (Erbuntertänigkeit) in vigore nell'Impero. In effetti solo poche fam. privilegiate di commercianti e funzionari sangallesi poterono affrancarsi dalla loro condizione servile. Tuttavia il termine "servo" divenne sempre più una formula vuota; in pratica, la popolazione della Svizzera nordorientale era di fatto libera quanto quella della Svizzera occidentale. La sua situazione non era comparabile a quella che regnava nei territori sulla riva destra del Reno, nella Germania meridionale e centrale, e ancora meno a quella dell'Europa orientale, dove la servitù ereditaria era effettiva. La Repubblica elvetica abolì infine la servitù della gleba, di nome oltre che di fatto, contemporaneamente ai Tributi feudali (legge del 4.5.1798).

Riferimenti bibliografici

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Link

Suggerimento di citazione

Anne-Marie Dubler: "Servitù della gleba", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 13.06.2012(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/008967/2012-06-13/, consultato il 09.10.2024.