
4.6.1910 Basilea, 25.6.1965 Zurigo, di Basilea. Figlio di Fritz, pittore su vetro, e di Anna Artaria, cittadina it. 1) Lotte Kohn, di Amburgo; 2) Walburga Gmür, attrice, figlia di Rudolf, pittore e cantante lirico. Dopo il divorzio dei genitori visse nel Ticino con la madre, vicina a Hermann Hesse e alla sua cerchia. Frequentò la scuola solo a partire dall'adolescenza. Afflitto da malinconia durante l'infanzia, tentò di suicidarsi a 12 anni. Dal 1927 si dedicò alla pittura ed espose per la prima volta l'anno seguente al Kunsthaus di Zurigo. Aderì al movimento degli espressionisti basilesi (1934) e, in seguito, al Gruppo 33 (del quale faceva parte anche suo zio, l'architetto Paul Artaria). Durante un soggiorno a Parigi decise di abbandonare definitivamente la pittura per dedicarsi al cinema; ammirava Jean Renoir, Jean Vigo, René Clair, Raimu e soprattutto Sergej Michailovic Ejzenštejn. Tornato in Svizzera, entrò nella troupe antifascista del cabaret Resslirytti. Nel 1936 ottenne il suo primo ruolo come attore in S'Vreneli am Thunersee. H., che auspicava un cinema di qualità, partecipò alla fondazione della soc. Clarté-Film AG (liquidata nel 1941), che si proponeva di sviluppare il livello artistico e qualitativo del cinema sviz. Il suo primo film come regista, L'or dans la montagne (o Farinet, 1938), fu lodato dalla stampa ma si rivelò un fallimento commerciale. Dopo il 1942 H. visse un periodo difficile durante il quale realizzò alcune pellicole pubblicitarie e qualche documentario. In seguito acquisì notorietà come attore, sebbene detestasse quella professione. Ebbe una parte, fra l'altro, ne Il processo di Orson Welles (1962). Colpito sovente da crisi depressive, pose fine alla sua vita dopo il rientro da Hollywood, nonostante gli fosse stato proposto un nuovo contratto. Nel 1982-83 la sua figura tornò alla ribalta grazie al film di Richard Dindo, Max Haufler - Der Stumme.