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Repubblica elvetica

Denominazione ufficiale (franc. République helvétique, ted. Helvetische Republik) dell'organismo statale subentrato il 12.4.1798 alla vecchia Confederazione e sciolto il 10.3.1803. Tale entità politica e il relativo periodo vengono anche semplicemente definiti "Elvetica".

Le capitali della Repubblica elvetica furono Aarau (fino a settembre del 1798), Lucerna (fino a maggio del 1799) e Berna (fino a marzo del 1803). Il suo territorio comprendeva gran parte dell'odierna Svizzera. Il cant. Rezia (Grigioni) aderì all'Elvetica il 21.4.1799, il Fricktal, prima appartenente all'Austria anteriore, venne annesso il 13.8.1802 con il consenso della Francia, mentre il Vallese fu dichiarato Stato indipendente il 27.8.1802. Dell'Elvetica non fecero mai parte Ginevra, il territorio dell'ex principato vescovile di Basilea e il principato prussiano di Neuchâtel. Attorno al 1800 la pop. era pari a 1'493'726 ab.

Nascita e organizzazione dello Stato

I sovvertimenti politici

Ritratto di Mathias Alexandre Tabin, deputato del Vallese al Gran Consiglio elvetico. Olio su tela di autore sconosciuto realizzato attorno al 1800 (Musée d’histoire du Valais, Sion) © Musée d’histoire du Valais, Sion; fotografia Robert Barradi.
Ritratto di Mathias Alexandre Tabin, deputato del Vallese al Gran Consiglio elvetico. Olio su tela di autore sconosciuto realizzato attorno al 1800 (Musée d’histoire du Valais, Sion) © Musée d’histoire du Valais, Sion; fotografia Robert Barradi. […]

Grazie ai successi nella prima guerra di Coalizione (1792-97) contro l'Austria e la Prussia ottenuti in Europa centrale e in Italia, che poi portarono alla pace di Campoformio (17.10.1797), la Francia rivoluzionaria (Rivoluzione francese) fu libera di rovesciare la vecchia Conf. Già il 10.10.1797 i Francesi avevano imposto l'annessione degli ex Paesi soggetti delle Tre Leghe alla Repubblica Cisalpina. Nel dicembre dello stesso anno occuparono poi le parti meridionali del principato vescovile basilese, incluse nella neutralità conf.; contemporaneamente Peter Ochs a Parigi elaborò un progetto di Costituzione della Conf. Sfruttando il malcontento delle élite rurali dei Paesi soggetti e della borghesia illuminata dei cant. urbani, la Francia favorì in modo mirato le spinte rivoluzionarie. Dopo i moti scoppiati a Basilea e nel Paese di Vaud nel gennaio del 1798, la Rivoluzione elvetica si estese rapidamente al resto del territorio sviz.; il 4.4.1798 non esistevano ormai più Paesi soggetti. La sedizione venne attizzata o innescata dalle truppe franc., che contemporaneamente fornirono la necessaria copertura agli insorti. Dalla fine di gennaio l'esercito franc., con un movimento a tenaglia a partire dal Vaud e dal Giura, penetrò nell'Altopiano occidentale (Invasione francese). Gli scontri militari di inizio marzo del 1798 segnarono il tracollo della vecchia Conf.; i cant. Friburgo, Soletta e Berna vennero occupati dalla Francia, che iniziò a saccheggiare e riorganizzare politicamente i territori passati sotto il suo controllo in seguito alla conquista o alla Rivoluzione.

Costituzione

La legge fondamentale, concessa dalla Francia ed entrata in vigore il 12.4.1798, rappresentava un adattamento della Costituzione direttoriale franc. del 1795. Con essa la Conf. allargata uscita dalla Rivoluzione elvetica venne trasformata in uno Stato nazionale unitario, basato sui principi dell'uguaglianza giur., della sovranità popolare e della separazione dei poteri e sul sistema rappresentativo. Nel corso di assemblee generali annuali che si svolgevano sul piano com., i cittadini attivi designavano il corpo elettorale cant., a cui spettava l'elezione delle autorità cant. e centrali. Ogni cant. nominava un numero uguale di deputati alle due Camere del parlamento (quattro al Senato e otto al Gran Consiglio) e un giudice al Tribunale supremo. Il governo, dotato di ampie competenze e composto da cinque membri, era denominato Direttorio esecutivo. Quest'ultimo era coadiuvato da quattro (poi sei) Ministri, che dirigevano i singoli settori dell'amministrazione centrale. Tramite i Prefetti nazionali, i viceprefetti (o sottoprefetti) distr. e gli Agenti, il Direttorio esecutivo controllava teoricamente l'intero Paese. Ridotti al rango di mere unità amministrative, i cant., che disponevano di un apparato giudiziario (tribunale cant., tribunali distr.) ma non di un proprio legislativo, erano retti dalle Camere amministrative. La Costituzione della Repubblica elvetica, redatta da Ochs e modificata dal Direttorio franc., rappresentò il primo passo in direzione di uno Stato costituzionale e amministrativo moderno, legittimato solo dalla volontà dei cittadini e finalizzato alla promozione del bene comune. Le lingue ufficiali erano il ted., il franc. e l'it.

I cantoni elvetici

La Repubblica elvetica nel 1799
La Repubblica elvetica nel 1799 […]

In base alla Costituzione, l'Elvetica doveva comprendere 21 cant.: ai 13 preesistenti si aggiunsero San Gallo (città, Alte Landschaft, Toggenburgo), Sargans (Rheintal, Sax, Gams, Werdenberg, Gaster, Uznach, Rapperswil, March), Argovia (parte bernese), Turgovia, Bellinzona (Ticino settentrionale), Lugano (Ticino meridionale), Lemano (Vaud) e Vallese. La Rezia venne invitata ad aderirvi. Il 28.3.1798 il commissario governativo franc. François-Philibert Le Carlier elevò al rango di cant. l'Oberland bernese, e l'11 aprile successivo, viste le resistenze in atto a Zugo, anche Baden e i Freie Ämter. Negli ex cant. a Landsgemeinde e in una parte degli ex baliaggi della Svizzera centrale e orientale, la Costituzione elvetica era vista come una minaccia alla religione e alle antiche libertà locali. Dopo un'offensiva militare fallita (22.4-3.5.1798), il nuovo testo costituzionale venne accettato in forma coatta dai cant. primitivi. Per ridurre l'influsso esercitato dalle regioni ostili al nuovo ordine, il successore di Le Carlier, Jean-Jacques Rapinat, il 4 maggio istituì per decreto i tre cant. Waldstätten (Uri, Svitto, Untervaldo, Zugo), Linth (Glarona, Sargans, Toggenburgo superiore) e Säntis (Appenzello, San Gallo, Rheintal, Toggenburgo inferiore), riducendo così a 18 il numero dei cant. elvetici.

L'élite politica elvetica

Colonna portante della Rivoluzione e della Repubblica elvetica furono soprattutto gli esponenti dell'élite riformista dei capoluoghi cant. e delle ex città soggette, che non di rado avevano già rivestito cariche governative e amministrative durante l'ancien régime. Degli organi nazionali e cant. fecero parte magistrati, funzionari, giuristi, ufficiali del servizio mercenario, medici, teologi, educatori, commercianti e industriali, in molti casi membri della Società elvetica. In parlamento i moderati formarono il gruppo dei Repubblicani, mentre i radicali si unirono ai rappresentanti della pop. rurale nel gruppo dei Patrioti, che cercò di accelerare il processo rivoluzionario facendo leva sui rapporti di maggioranza. Negli ex cant. a Landsgemeinde i funzionari dovettero essere forzatamente reclutati soprattutto tra i fautori del vecchio ordine. Nell'amministrazione locale vennero coinvolti membri dell'élite rurale, che in parte erano già stati luogotenenti del balivo, uscieri o amministratori durante l'ancien régime. Oltre che da contadini, nelle campagne le cariche pubbliche furono spesso ricoperte anche da osti, mugnai e cerusici. Consentendo anche ai giovani di fare carriera politica, l'Elvetica favorì un ricambio generazionale all'interno del ceto dirigente.

La modernizzazione (1798-1800)

Sviluppi politici e militari

Quale Paese occupato, l'Elvetica dovette provvedere al mantenimento dell'armata franc. d'Elvezia e fu saccheggiata senza alcuna remora, come le altre "repubbliche sorelle": i rappresentanti della Francia, oltre a confiscare i tesori pubblici e l'arsenale bellico dei cant., imposero il versamento di contributi ai patriziati cittadini e a diversi conventi. Il 16.6.1798 il commissario governativo Rapinat costrinse alle dimissioni due membri del Direttorio elvetico (David Ludwig Bay e Alphons Pfyffer), consentendo così a Ochs e a Frédéric-César de La Harpe, fautori della Rivoluzione elvetica, di entrare nel governo centrale. L'alleanza offensiva e difensiva siglata poco dopo (19 agosto) pose ufficialmente fine alla guerra con la Francia; quale suo Stato satellite, l'Elvetica dovette rinunciare alla propria neutralità e perse ogni margine di autonomia in politica estera. Rappresentanze diplomatiche permanenti - le prime in assoluto nella storia sviz. - vennero aperte soltanto a Parigi e a Milano.

Massacro dei patrioti luganesi del 29.4.1799. Disegno a penna acquerellato di Rocco Torricelli, 1800 ca. (Museo d'arte della Svizzera italiana, Lugano, Collezione Città di Lugano).
Massacro dei patrioti luganesi del 29.4.1799. Disegno a penna acquerellato di Rocco Torricelli, 1800 ca. (Museo d'arte della Svizzera italiana, Lugano, Collezione Città di Lugano). […]

Il 12.7.1798 le Camere elvetiche stabilirono per tutti i cittadini l'obbligo, già previsto dalla Costituzione, di giurare fedeltà alla Repubblica. Questa decisione scatenò moti di protesta a Nidvaldo e Svitto, repressi su richiesta dell'esecutivo elvetico dalle truppe franc. del generale Alexis Balthasar Henri Antoine von Schauenburg, che il 9 settembre provocarono un bagno di sangue nel distr. di Stans ("giorni del terrore nidvaldese"). Il rapido aggravarsi della situazione dopo l'ingresso di truppe austriache nei Grigioni (18-19 ottobre) indusse le autorità centrali a creare rapidamente una struttura militare. La richiesta franc. di un corpo ausiliario elvetico di 18'000 uomini e l'attuazione della legge sull'org. della milizia (varata il 13 dicembre) indusse molti coscritti sviz. a fuggire all'estero, dove alcuni di loro si arruolarono nei reggimenti di emigrati. Dopo lo scoppio della seconda guerra di coalizione, che ebbe in parte luogo su suolo sviz., in vari cant. si verificarono insurrezioni popolari contro i reclutamenti, per cui il parlamento emanò leggi eccezionali (30-31.3.1799). La conquista alleata della Svizzera meridionale e orientale, dove l'amministrazione passò a governi interinali fautori dell'ancien régime, provocò tensioni nel Direttorio esecutivo, dal 18 maggio dotato di poteri straordinari; il 25 giugno de La Harpe ottenne le dimissioni del rivale Ochs. A garantire la sopravvivenza dell'Elvetica furono le vittorie ottenute dalla Francia nella seconda metà del 1799 (seconda battaglia di Zurigo). La grave miseria regnante nei cant. di montagna, particolarmente colpiti dagli eventi bellici, venne alleviata da aiuti statali e privati. Poiché Napoleone Bonaparte - divenuto l'uomo forte a Parigi dopo il colpo di Stato del 9.11.1799 - non appoggiò i tentativi autocratici di de La Harpe, il 7.1.1800 i repubblicani riuscirono a rovesciare il leader vodese e con lui la maggioranza di governo patriottica ("primo colpo di Stato").

Malgrado le numerose difficoltà, in questa fase i politici elvetici ripresero molti postulati dell'Illuminismo e avviarono un processo di modernizzazione a lungo termine; nell'immediato tuttavia solo una parte delle diverse innovazioni e riforme poté essere attuata.

Il riscatto dei tributi feudali

Nelle regioni dell'Altopiano gravate dalle decime, i contadini speravano di ottenere la piena disponibilità dei terreni che coltivavano, tanto più che l'art. 13 della Costituzione elvetica permetteva il riscatto dei Tributi feudali. Il 4.5.1798 il parlamento, costretto ad agire, dichiarò estinti senza indennizzo gli oneri feudali personali; l'8 giugno venne sospeso il pagamento delle decime, con conseguenti gravi difficoltà soprattutto per gli ecclesiastici che ne traevano il proprio sostentamento. Le modalità di riscatto dei tributi feudali reali - inizialmente la fonte principale di entrate per l'Elvetica - furono oggetto di accese discussioni alle Camere. Mentre i patrioti erano favorevoli a un'abolizione degli oneri fondiari senza risarcimento sul modello franc., i repubblicani sostenevano la necessità di indennizzare i proprietari. La legge del 10 novembre sui tributi feudali stabilì da un lato la soppressione senza indennità delle decime minori, e dall'altro il riscatto delle decime maggiori e dei censi fondiari con il concorso finanziario dello Stato. Gli appositi uffici di liquidazione istituiti nei cant. non furono però in grado di procedere in breve tempo a una stima di tutti gli appezzamenti, dato che si trattava di un compito di enormi dimensioni; l'Elvetica inoltre non disponeva dei fondi necessari per risarcire i beneficiari dei tributi soppressi. Per questo motivo, in materia di censi fondiari il 13.12.1799 venne introdotta una procedura diretta di riscatto fra debitori e creditori.

Creazione di un sistema fiscale moderno

Per poter rinunciare alle decime e ai censi, l'Elvetica dovette abbandonare le politiche finanziarie di ancien régime in favore di un sistema fiscale moderno. La trasformazione dei tesori cant. in patrimonio nazionale (24.4.1798) evitò provvisoriamente la bancarotta del Paese, ridotto allo stremo dai saccheggiamenti franc. La legge tributaria varata il 17.10.1798 introdusse una serie di imposte dirette e indirette prima ignote. La sostanza era gravata da imposte sui capitali, sulla proprietà fondiaria e sulla proprietà immobiliare, a cui si aggiungevano l'imposta su successioni e donazioni, le tasse di bollo e sui passaggi di proprietà nonché altri tributi sul commercio all'ingrosso, sul commercio al dettaglio (bevande) e sul lusso (possesso di cani da caccia, carrozze ecc.). La tassazione di capitali, terreni e immobili procedette a rilento, peggiorando così la situazione finanziaria dell'Elvetica. Anche le imposte straordinarie riscosse nell'anno di guerra 1799 influirono negativamente sulla fiscalità ordinaria. Poiché il gettito fu di gran lunga inferiore alle attese, dall'aprile del 1800 lo Stato fu costretto a finanziare le sue attività con la vendita di beni pubblici.

Monopoli di Stato

L'Elvetica cercò da subito di rilevare e centralizzare le regalie degli ex cant. conf., che rappresentavano un'importante fonte di entrate. Il 4.5.1798 venne introdotto il monopolio sul commercio del sale, e l'1 settembre quello sul traffico postale; la statalizzazione generalizzata delle imprese postali tuttavia non riuscì. Il 17 novembre, alla vigilia della seconda guerra di coalizione, venne ufficializzata la regalia sulla polvere da sparo. Il passaggio della sovranità monetaria allo Stato centrale (19.3.1799) fu affiancato dall'introduzione di una valuta unitaria, basata sul Franco sviz. da 10 Batzen e 100 Rappen, ma la situazione finanziaria desolante rese impossibile il ritiro di tutte le unità monetarie circolanti. Per la nazionalizzazione delle risorse del sottosuolo si dovette attendere la legge del 13.2.1800. L'adozione di un sistema unitario per la misurazione del tempo (26.6.1798) riscosse ampi consensi.

Industria e commercio, riforma economica

Le restrizioni alle attività economiche dell'ancien régime vennero ignorate dopo la creazione dell'Elvetica, malgrado la Costituzione non garantisse esplicitamente la Libertà di commercio e di industria. L'8.5.1798 le Camere abolirono ogni ostacolo al commercio intercant.; il 19 ottobre vennero soppressi i privilegi delle Corporazioni, per cui le città furono confrontate con un afflusso di artigiani provenienti dalle campagne. Le Bannalità per taverne, mulini ecc. furono sostituite da apposite licenze; dato il forte aumento del numero di osterie, il 24.9.1799 il parlamento introdusse delle tasse sulle patenti. Con incentivi mirati alla campicoltura e all'allevamento si cercò di ottenere un incremento delle rese agricole. All'attività venatoria incontrollata della primavera del 1798 il Direttorio esecutivo reagì il 9 maggio vietando temporaneamente la caccia; la pesca invece, fatti salvi i diritti di proprietà, fu dichiarata libera. Il notevole incremento delle infrazioni negli ex boschi demaniali, ora divenuti proprietà nazionale, indusse il governo elvetico a emanare un'ordinanza sulle foreste (28.2.1799). Gli eventi bellici resero impossibile il sostegno dell'industria tessile.

Riordinamento giuridico

Il sistema politico della Repubblica elvetica 1798-1800 (semplificato)
Il sistema politico della Repubblica elvetica 1798-1800 (semplificato) […]

L'uguaglianza giur. fu senza dubbio la conquista più importante dell'Elvetica. L'art. 8 della Costituzione rimosse le secolari differenze di status e pose fine agli ultimi residui della servitù della gleba; l'art. 19 creò una cittadinanza elvetica unitaria. Non vennero però equiparate le donne, la cui discriminazione non costituiva un problema per la grande maggioranza dei politici. Gli ebrei furono esonerati dal testatico (Imposta sugli ebrei) a cui erano assoggettati (1.6.1798), ma il parlamento non concesse loro la cittadinanza elvetica. Sul piano del diritto privato, gli stranieri domiciliati furono equiparati ai cittadini elvetici (29.10.1798), ciò che costituì una rottura con il passato; il 28 dicembre i figli illegittimi ottennero i pieni diritti civici (tranne per quanto riguarda la successione legittima). L'auspicata uniformazione e Codificazione del diritto civile e penale avrebbe dovuto promuovere la coscienza nazionale; il progetto di un Codice civile elvetico non andò oltre l'elaborazione di singole norme. Nell'ambito del diritto matrimoniale si affermò la concezione franc. del matrimonio come unione civile, e i relativi impedimenti vennero attenuati: il 2 agosto le Camere dichiararono ammissibili i matrimoni confessionalmente misti e il 17 ottobre quelli fra cugini. I neoistituiti com. politici furono obbligati a tenere registri anagrafici e a occuparsi della sfera tutoria. La proprietà privata, garantita dall'art. 9 della Costituzione, venne anche regolamentata sul piano legale. Il Codice penale della Repubblica elvetica, entrato in vigore il 4.5.1799, fu ispirato a quello franc. del 1791. Le nuove norme, che recepivano le idee illuministe, stabilivano l'entità della pena in base al principio di proporzionalità, limitavano l'arbitrio del giudice e prevedevano forme più umane di esecuzione delle pene. La tortura era già stata abolita il 12.5.1798.

Organizzazione dei comuni e cittadinanza comunale

Se tutti i cittadini elvetici beneficiavano degli stessi diritti politici sul piano com., lo sfruttamento dei beni com. era vincolato al possesso della cittadinanza com., che non venne soppressa dall'Elvetica. La legge del 13.2.1799 garantì agli attinenti i diritti d'uso sui beni com., mantenne il principio secondo cui l'assistenza ai poveri spettava ai com. di origine, affermò il principio della Libertà di domicilio e sancì la possibilità per i domiciliati di beneficiare dei beni com. o destinati agli indigenti in cambio di una tassa di ammissione. La primavera del 1798 fu caratterizzata dall'incertezza sulla forma di com. da adottare (corporazione per lo sfruttamento di beni collettivi di tipo tradizionale o mera unità amministrativa retta da un agente, seguendo il modello franc.). A questa situazione i Consigli elvetici posero fine, in via provvisoria (13.11.1798) e poi definitiva (15.2.1799), creando due categorie distinte: il com. degli ab. (Comune politico), comprendente tutti i cittadini attivi, e il Comune patriziale riservato agli attinenti. Le due entità erano rette risp. dalle Municipalità e dalle Camere di maneggio, che beneficiavano entrambe di un'autonomia limitata. Tale assetto permise lo sviluppo delle istituzioni com.

Stato e Chiesa

I dirigenti dell'Elvetica aspiravano a uno Stato laico. L'art. 26 della Costituzione vietò l'esercizio dei diritti politici ai ministri di culto, ciò che indusse tale categoria a opporsi al nuovo ordine. Una legge del 31.8.1798 equiparò gli ecclesiastici ai laici; la giurisdizione ecclesiastica della Chiesa catt. fu abolita, così come i Concistori nei cant. rif. Le misure di sorveglianza dello Stato sulle comunità religiose riguardarono soprattutto la Chiesa catt. Il 27.4.1798 il Direttorio esecutivo si rifiutò di riconoscere il nunzio apostolico; i patrimoni di capitoli e conventi vennero sottoposti all'amministrazione coatta dello Stato l'8 maggio e poi dichiarati proprietà nazionale il 17 settembre (Secolarizzazione). Ai conventi venne anche impedito di accogliere professi e novizi; il 4.4.1799 infine l'esecutivo elvetico limitò le processioni, vietando così i pellegrinaggi. L'art. 6 del testo costituzionale, che garantiva la libertà di coscienza e di culto, impedì però una Decristianizzazione completa dello Stato e della società. Se la nomina di parroci e pastori e il conferimento delle prebende avveniva sotto la vigilanza delle Camere amministrative, le comunità ecclesiastiche conservarono tuttavia i loro diritti precedenti. In fondo ciò che auspicavano gli esponenti dell'Elvetica era una Chiesa di Stato illuminata.

Scuole e istruzione popolare

L'istruzione pubblica fu l'ambito in cui l'Elvetica profuse i massimi sforzi. Il ministro delle arti e delle scienze Philipp Albert Stapfer, convinto che istruzione ed educazione favorissero l'innalzamento etico dell'individuo, promosse la statalizzazione delle scuole, in precedenza dipendenti dalle Chiese. Sulla base di un decreto governativo del 24.7.1798, in ogni cant. venne istituito un Consiglio dell'educazione di otto membri a cui spettava la vigilanza sul settore scolastico. Il progetto di legge sulla riorganizzazione della scuola elementare, accompagnato da un vasto programma di istruzione popolare, venne rimandato e reso meno incisivo in sede parlamentare; solo il 4-6.12.1800 l'esecutivo decretò la creazione di scuole elementari nei com. e l'obbligo scolastico generalizzato nei mesi invernali. Fra i tanti progetti per la creazione di scuole magistrali, finalizzati a migliorare la formazione degli insegnanti, solo pochissimi furono coronati da successo. L'educazione civica venne affidata all'ufficio della cultura nazionale, istituito nel novembre del 1798 e diretto da Heinrich Zschokke.

Politica culturale e giornalistica

Stapfer acquisì meriti duraturi anche in qualità di ministro della cultura, promuovendo la tutela delle antichità e le belle arti. Inoltre si prodigò per la protezione delle biblioteche dei conventi e per mantenere in Svizzera la preziosa collezione Zurlauben di Zugo, che era stata venduta all'abbazia di Sankt Blasien (Foresta Nera). Il 18.12.1798 il parlamento decise la creazione di un Archivio nazionale (Archivio federale) e di una biblioteca giur. per le Camere; un progetto di biblioteca nazionale non venne realizzato. Gli sviluppi politici impedirono l'istituzione di Feste nazionali volte a rafforzare l'identità elvetica, obiettivo perseguito anche tramite simboli come la coccarda nazionale, l'Albero della libertà o la figura di Guglielmo Tell.

Poiché l'art. 7 della Costituzione sanciva la libertà di stampa, il numero di giornali e riviste raddoppiò di colpo. L'organo più importante era Der Schweizerische Republikaner, edito da Hans Conrad Escher von der Linth e Paul Usteri, che informava i cittadini sui dibattiti parlamentari. Leggi e decreti venivano pubblicati sui fogli ufficiali cant. Delle nuove norme approfittarono anche gli avversari dell'Elvetica. Il 7.11.1798 il Direttorio esecutivo reagì agli articoli polemici di Karl Ludwig von Haller sulle Helvetische Annalen introducendo la censura sulla stampa, che anche in seguito si rivelò un efficace strumento per reprimere l'opposizione.

Statistica

I vasti rilevamenti statistici promossi dalle autorità centrali negli ambiti più disparati avrebbero dovuto fornire le basi per un'organizzazione razionale dello Stato. Oltre al primo censimento sul piano nazionale, promosso il 21.10.1798 dal ministro dell'interno Albrecht Rengger, risultano note anche le inchieste di Stapfer sugli ecclesiastici e sugli ist. scolastici (febbraio 1799).

Pubblica assistenza, sanità

A differenza dalla Francia, l'assistenza agli indigenti non fu affidata allo Stato centrale bensì demandata alle Camere di maneggio. Molti com. non disponevano però di risorse sufficienti per assumere tale compito, ciò che favorì la mendicità. Per quanto riguarda l'attività assistenziale, l'Elvetica si limitò a fornire sussidi ai bisognosi e alle ass. caritatevoli. La creazione di case di lavoro non fu possibile in mancanza di mezzi. La sorveglianza sulla sanità venne affidata ad apposite commissioni cant., che in assenza di una legge sulla medicina non furono però in grado di operare in maniera efficace.

Organizzazione militare

L'art. 25 della Costituzione prevedeva il Servizio militare obbligatorio sul piano nazionale, non espressamente vincolato alla cittadinanza elvetica. Il 4.9.1798 fu decisa la creazione della legione elvetica, corpo permanente di pronto intervento per la tutela dell'ordine interno formato da 1500 uomini. Scopo della legge sull'organizzazione della milizia (13.12.1798) era la creazione di un esercito elvetico; l'arruolamento e l'incorporazione dei coscritti spettava agli ispettori generali cant. Nel momento in cui un conflitto armato con le potenze alleate apparve ineluttabile, il governo centrale mobilitò 20'000 uomini a presidio delle frontiere (24.2.1799), creò uno Stato maggiore generale (28 febbraio) e nominò generale il solettese Augustin Keller (28 marzo). Le truppe elvetiche tuttavia risultarono del tutto inabili al combattimento; l'esercito di milizia venne di fatto smantellato il 12 agosto. Il 5 settembre venne sciolta anche la legione elvetica; lo stesso giorno il parlamento decise la costituzione di reparti permanenti con un organico massimo di 6500 uomini. Il divieto di prestare servizio mercenario emanato il 5.7.1798 fu immediatamente allentato in quanto ledeva gli interessi franc.

Appello solenne per entrare nei ranghi della legione elvetica (Zentral- und Hochschulbibliothek Luzern, Sondersammlung).
Appello solenne per entrare nei ranghi della legione elvetica (Zentral- und Hochschulbibliothek Luzern, Sondersammlung). […]

Stagnazione e crollo (1800-1803)

Lotte costituzionali e colpi di Stato

Dopo la destituzione di de La Harpe ("primo colpo di Stato", gennaio 1800), al posto del Direttorio esecutivo venne eletto un comitato esecutivo di sette membri, di cui tre erano fautori dell'ancien régime. Tema dominante della politica interna divenne allora la questione costituzionale, che divise il fronte rivoluzionario e destabilizzò l'Elvetica. In seguito alle elezioni del maggio del 1800, in numerose municipalità esponenti conservatori, la cui lealtà nei confronti dell'Elvetica era dubbia, subentrarono ai patrioti. Con il consenso della Francia, il 7-8.8.1800 i repubblicani riuscirono a imporre lo scioglimento delle due Camere dominate dai patrioti ("secondo colpo di Stato") e si assicurarono la maggioranza negli organi centrali provvisori, il Consiglio legislativo di 43 e il Consiglio esecutivo di sette membri. Il periodo successivo fu caratterizzato da un'aspra battaglia pubblicistica tra gli Unitari (sostenitori di uno Stato centralistico) e i Federalisti, favoriti da Napoleone Bonaparte per ragioni di opportunità politica. Malgrado il diritto all'autodeterminazione garantito dalla pace di Lunéville (9.2.1801), l'Elvetica fu costretta ad accettare la Costituzione della Malmaison (29 maggio) elaborata dal Primo Console. La nuova legge fondamentale, che trasformava la Svizzera in uno Stato fed., suscitò opposizioni in entrambi gli schieramenti. Quando la Dieta elvetica, che avrebbe dovuto formalmente approvarla, volle modificarla in senso unitario, il potere venne assunto dai federalisti ("terzo colpo di Stato", 27-28 ottobre), i quali ripristinarono i cant. Uri, Svitto, Untervaldo e Zugo e istituirono un Senato, formato da due Landamani e 23 senatori, e un Piccolo Consiglio di quattro membri. L'opposizione del primo Landamano Alois Reding alla cessione del Vallese alla Francia, l'instaurazione di rapporti diplomatici con Austria e Prussia (invio di un delegato a Vienna nel gennaio del 1802) e le modifiche apportate alla Costituzione privarono però i federalisti dell'appoggio di Bonaparte. Il 17.4.1802 gli unitari tornarono al potere ("quarto colpo di Stato") e insediarono un'assemblea di notabili, che sottopose a una nuova revisione la Costituzione della Malmaison. In seguito alla prima Votazione popolare effettuata in Svizzera, in cui le astensioni vennero conteggiate come voti favorevoli, il 2 luglio il testo riveduto fu considerato accettato; organi supremi dello Stato divennero un Consiglio esecutivo di tre e un Senato di 27 membri.

La fine delle riforme

Le profonde divisioni politiche paralizzarono l'attività pubblica e portarono alla revoca di molte riforme. L'istituzione di dazi ai confini nazionali, decisa il 3.4.1801, rimase lettera morta, e anche il sistema di Pesi e misure a base metrica decimale, introdotto il 4 agosto, non riuscì ad affermarsi. I piani di Stapfer sulla scuola elementare poterono essere attuati solo parzialmente, e anche la riforma degli ist. secondari si limitò a singole misure; il progetto di un'Univ. nazionale non vide la luce. Il 15.9.1800 il Consiglio legislativo dominato dai repubblicani abrogò la legge sui tributi feudali e il 6 ottobre dispose la riscossione dei censi fondiari (15 settembre) per il 1800, in maniera da assicurare introiti all'Elvetica e agli ecclesiastici. Nelle campagne basilesi i contadini reagirono scatenando la "rivolta dei censi" (ottobre 1800); disordini si ebbero nel gennaio del 1802 anche nei distr. zurighesi di Fehraltorf e Wald. Il più pericoloso movimento di protesta contro le tendenze restauratrici fu il sollevamento dei Bourla-Papey nel cant. Lemano (maggio 1802). Il 20.11.1800 il parlamento introdusse la prova di necessità per l'apertura di nuove locande, infrangendo così il principio della libertà di commmercio e di industria. Gradualmente anche la prassi in materia di domicilio e naturalizzazione divenne più rigida; la legge del 10.8.1801 sugli stranieri vincolò la concessione della cittadinanza elvetica all'appartenenza a un com. patriziale.

Il crollo dell'Elvetica

Il governo centrale perse ogni autorità quando approvò la trasformazione del Vallese in una repubblica formalmente sovrana. Alla fine di luglio del 1802 le truppe di occupazione franc. lasciarono improvvisamente il territorio elvetico, sottraendo così al Consiglio esecutivo la sua base di potere. Immediatamente nella Svizzera centrale scattò una rivolta; in settembre la cosiddetta guerra dei Bastoni coinvolse quasi tutti i 19 cant. e costrinse le autorità centrali a fuggire a Losanna. Il 30 settembre, poco prima del crollo definitivo dell'Elvetica, Napoleone Bonaparte emanò il proclama di Saint-Cloud, con cui impose il ritorno all'ordine costituzionale e convocò rappresentanti delle parti in lotta alla Consulta di Parigi. La Svizzera venne di nuovo occupata da truppe franc., il cui comandante in capo, il generale Michel Ney, nel dicembre impedì il passaggio del Fricktal sotto il controllo di un emissario elvetico. Il 19.2.1803 l'atto di Mediazione suggellò la fine della Repubblica elvetica; il 10 marzo successivo il potere passò al Landamano della Svizzera e alle commissioni governative provvisorie dei singoli cant.

Poco prima del suo scioglimento, l'Elvetica riscosse un successo in politica estera: durante i negoziati sulla riorganizzazione del Sacro Romano Impero, i suoi inviati ottennero l'iscrizione nel Recesso della Dieta imperiale della soppressione di ogni giurisdizione imperiale sul territorio sviz.

Cause del fallimento

Il trionfo di Berna sulla Repubblica elvetica il 18 settembre 1802; disegno acquerellato di un artista sconosciuto (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen).
Il trionfo di Berna sulla Repubblica elvetica il 18 settembre 1802; disegno acquerellato di un artista sconosciuto (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen). […]

La politica di potenza franc. impedì una rivoluzione sviz. autonoma e privò l'Elvetica dei mezzi economici necessari al suo sviluppo. Per le autorità parigine la Repubblica elvetica rappresentava da un lato un elemento di una rete di Stati satelliti, e dall'altro una sorta di laboratorio costituzionale (il sistema prefettizio ad esempio venne introdotto in Francia solo nel 1800). Come la Repubblica Cisalpina e quella batava, essa fu caratterizzata dall'instabilità politica. In Svizzera né governanti né governati avevano familiarità con le strutture centralistiche. Una parte delle riforme fu introdotta in maniera precipitosa; la guerra del 1799 paralizzò l'attività statale, e negli anni 1800-01 i repubblicani tolsero slancio alle spinte rivoluzionarie. Il ripristino dei censi fondiari privò questi ultimi del sostegno della pop. rurale, che, una volta persa la speranza di un miglioramento sostanziale della propria condizione, adottò un comportamento passivo nella lotta tra unitari e federalisti e infine si schierò con le forze controrivoluzionarie durante la guerra dei bastoni.

Storiografia, echi successivi ed eventi commemorativi

Nella storiografia sviz. gli anni dal 1798 al 1803 sono stati oggetto di valutazioni contrastanti. Se nel 1878 Carl Hilty considerò l'Elvetica la prima democrazia su suolo sviz. e nella prima metà del XX sec. Alfred Rufer, vicino alla sinistra borghese, difese l'operato dei leader elvetici che, malgrado il contesto sfavorevole, avevano cercato di dare vita a un nuovo ordinamento statale, la storiografia conservatrice maggioritaria considerò invece tale periodo alla stregua di un fallimento nazionale, deplorò il dominio straniero e criticò il centralismo dell'Elvetica, considerato non conforme allo spirito sviz. Dalla fine del XX sec. la ricerca ha considerato gli anni dal 1798 al 1848 una fase di profondi mutamenti che portarono alla nascita della Svizzera moderna risp. alla fondazione dello Stato federale. Le visioni discordanti dell'Elvetica nei vari cant. nel 1898 impedirono l'organizzazione di eventi nazionali per la ricorrenza del centenario. Mentre i cant. Vaud, Turgovia e Ticino celebrarono l'indipendenza raggiunta nel 1798, a Berna, Svitto e Nidvaldo venne ricordata soprattutto la sconfitta militare. Nel 1995 l'Assemblea fed. decise, in vista del bicentenario, di limitarsi a una commemorazione del giubileo. Manifestazioni ufficiali vennero invece promosse dai cant., alcuni dei quali (Basilea Città, Vaud, Argovia) organizzarono numerosi eventi. Alla commemorazione ufficiale, tenutasi ad Aarau il 17.1.1998, prese parte il Consiglio fed. in corpore.

Riferimenti bibliografici

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Completato dalla redazione
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  • Guzzi, Sandro: Logiche della rivolta rurale. Insurrezioni contro la Repubblica Elvetica nel Ticino meridionale (1798-1803), 1994.
  • Guzzi-Heeb, Sandro: «Logik des traditionalistischen Aufstandes. Revolten gegen die Helvetische Republik (1798-1803)», in: Historische Anthropologie, 9, 2001, pp. 233-253.
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Suggerimento di citazione

Andreas Fankhauser: "Repubblica elvetica", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 27.01.2011(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/009797/2011-01-27/, consultato il 19.03.2024.