12/13.1.1834 Svitto, 19.9.1896 Saint Cloud (Minnesota), cattolico, di Svitto. Primo abate dell'abbazia benedettina di Saint Meinrad negli Stati Uniti d'America, missionario presso i Sioux, primo vescovo di Sioux Falls e vescovo di Saint Cloud.
Josef Melchior Alois Marty era il maggiore degli undici figli di Jakob Josef Alois Marty, calzolaio e sagrestano, di Unteriberg residente a Svitto, e di Elisabeth nata Reichlin, domestica, di Steinerberg. Era fratello di Anton Marty. Dopo i collegi gesuiti a Svitto (dal 1843) e Friburgo (dal 1846), frequentò il liceo a Einsiedeln (dal 1847), dove studiò teologia (1850-1854) ed entrò nell'ordine dei benedettini (1855) con il nome religioso Martin. Ordinato nel 1856, insegnò alla scuola conventuale e al seminario. Nel 1860 fu inviato dal suo abate nello Stato dell'Indiana, nel convento di Saint Meinrad fondato nel 1854 da benedettini di Einsiedeln (missioni), di cui divenne priore (1865). Riuscì a superare le difficoltà iniziali legate alla fondazione del nuovo istituto religioso e nel 1870 ottenne l'elevazione del priorato ad abbazia (dal 1954 arciabbazia), che divenne il centro della Congregazione elveto-americana (Swiss-American Benedictine Congregation, poi Congregazione benedettina panamericana). Nel 1870 papa Pio IX nominò Marty primo abate di Saint Meinrad (benedizione nel 1871, dimissioni nel 1879).
Sotto il presidente Ulysses S. Grant, dal 1870 il governo statunitense attribuì le riserve, dove erano state confinate le popolazioni indigene sopravvissute, a confessioni cristiane allo scopo di accelerare il processo di «civilizzazione» dei nativi. Nel 1876 Marty diede quindi seguito all'appello del Bureau of Catholic Indian Missions, istituito nel 1874, e durante i tre anni successivi si dedicò all'opera di conversione dei Lakota, un popolo appartenente al gruppo sioux nel territorio dei Dakota. Organizzò lo sviluppo ecclesiastico facendo ricorso al sostegno di suore dei conventi di Maria Rickenbach (a Yankton) e Melchtal (a Sturgis). Marty acquisì ottime competenze nella lingua lakota e nelle sue varianti dialettali, idiomi di cui redasse una grammatica e un vocabolario. Nel 1877 divenne noto sul piano nazionale per il suo tentativo di mediazione volto a convincere Tatanka Iyotake (Toro Seduto) e il suo gruppo di seguaci sioux a rientrare dall'esilio canadese per assumere uno stile di vita stanziale, mosso anche dall'intenzione di contrastare i persistenti disordini tra i Lakota nel suo distretto missionario del Dakota. Gli incontri tra Marty e Tatanka Iyotake, divenuto celebre per il suo ruolo nella battaglia del Little Bighorn (1876), sono poco documentati; è però certo che il missionario mancò il suo obiettivo sia nel 1877, sia in occasione di una seconda spedizione nel 1879. Venutosi a trovare in una situazione disperata, nel 1881 Tatanka Iyotake decise infine di tornare in territorio statunitense e fu arrestato; Marty lo visitò in prigione e si adoperò con successo per il suo rilascio (1883). Nonostante la sua perseveranza, Marty non riuscì, tuttavia, a convertire Tatanka Iyotake al cristianesimo. Lo scambio tra i due sortì comunque l'effetto di modificare l'opinione di Marty sul popolo sioux; riconobbe che in caso di rientro i nativi correvano un reale pericolo di sterminio e che la decimazione delle mandrie di bufali li aveva gettati nella miseria. Giunse quindi alla conclusione che per loro la soluzione fosse uno stile di vita da contadini sedentari. Per preparare i giovani indigeni a questa nuova forma di esistenza, in cooperazione con le autorità statali dal 1878 aprì in Dakota sei collegi cattolici (boarding schools), modellati sugli istituti conventuali svizzeri, in cui alunni e alunne venivano istruiti e socializzati secondo i principi cattolici.
Su richiesta dei vescovi nordamericani, nel 1879 papa Leone XIII nominò Marty vescovo titolare di Tiberiade (consacrazione nel 1880 a Ferdinand) e vicario apostolico dell'intero territorio del Dakota. Dopo la suddivisione di quest'ultimo in due Stati (North e South Dakota), nel 1889 Marty divenne il primo vescovo della diocesi di Sioux Falls nello Stato meridionale. Per motivi di salute, nel 1895 si fece trasferire a capo della diocesi di Saint Cloud; in veste di vicario generale, rimase tuttavia responsabile della popolazione nativa del North e South Dakota. Sul modello europeo nel 1890-1891 organizzò i primi congressi laici per il popolo sioux, che nel XX secolo ispirarono l'istituzione dell'attuale Tekakwitha Conference. Nel 1884 fu uno dei fondatori della Catholic University of America a Washington D.C.
Considerato il più influente missionario cattolico fra gli «indiani» americani della seconda metà del XIX secolo, da alcuni contemporanei Marty fu definito l'«apostolo dei Sioux». In linea con tutti i missionari europei nel XIX secolo, Marty era convinto della superiorità della «civilizzazione» e della cultura europee. Come sottolinea giustamente la critica postcoloniale, considerava la civiltà indigena sioux inferiore rispetto alla propria e mirava alla sua acculturazione (colonialismo). La sua opera fu guidata dal modello della missione benedettina, volta a evangelizzare i gruppi indigeni tramite la preghiera, il lavoro e lo sviluppo delle opportunità di formazione. Il principio dell'inculturazione del cristianesimo inteso come incarnazione del Vangelo nelle culture autoctone, postulato dalla moderna teologia missionaria, gli era ancora estraneo.