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Elezioni

Le elezioni costituiscono una forma pacifica di acquisizione del Potere, caratterizzata dalla partecipazione di coloro che sono sottoposti al potere - di regola però solo una parte di essi - alla nomina dei suoi detentori. Nel ME e nell'età moderna le elezioni venivano effettuate negli ambiti più disparati; la cerchia degli elettori poteva essere ristretta ai potenti (elezione del sovrano), ai membri di un corpo (per esempio nel caso dell'elezione di un abate) oppure comprendere l'intera cittadinanza di un com. urbano o rurale. Accanto al principio della maggioranza, presente già in epoca antica, si mantenne a lungo l'ideale dell'unanimità. Fino alla fine dell'ancien régime, le elezioni furono una tra numerose altre forme di assegnazione del potere, spesso combinata al sorteggio, alla successione per via ereditaria e alla designazione. Solo nella Democrazia moderna le elezioni sono diventate l'elemento costitutivo del processo di attribuzione del potere, a cui è affidato il compito di nominare organismi operativi per l'esercizio delle funzioni pubbliche, scegliendo tra i membri di diversi gruppi politici in concorrenza tra loro. Il suffragio universale (Diritto di voto e eleggibilità), il voto segreto, l'attribuzione dello stesso valore ad ogni voto espresso, l'elezione diretta, la periodicità delle elezioni ed eventualmente la rappresentanza proporzionale dei vari gruppi politici (Sistemi elettorali) si pongono come obiettivo di rappresentare il più fedelmente possibile i membri del corpo elettorale.

Tardo Medioevo ed età moderna

La designazione collettiva di organi in base al principio di maggioranza - in alcuni casi con la scelta tra diversi candidati - comparve per la prima volta nella sfera pubblica durante il processo di formazione dei com. nel tardo ME. In origine furono i signori cittadini o i balivi imperiali a nominare i membri dei Consigli (i ministeriali), a cui venivano affidati compiti ausiliari nel campo giur. e amministrativo. Nella prima metà del XIV sec., in numerose città si formarono movimenti che miravano a estendere la partecipazione politica verso il basso, coinvolgendo anche i cittadini non nobili ma benestanti. Tali spinte portarono all'emarginazione delle fam. nobili e ministeriali e alla creazione di Consigli più grandi, che in base a regole assai variabili in parte venivano completati per cooptazione, e in parte erano nominati da gruppi sociali organizzati (in particolare le corporazioni), che riuniti in assemblea decidevano per alzata di mano. Anche nelle aree rurali, gli statuti estesero progressivamente i diritti dei membri delle comunità fino alla vera e propria elezione del maior e dell'Ammann, che divennero figure di primo piano là dove i signori fondiari si ritirarono dalla scena.

Nella seconda metà del XIV sec., la tendenza all'ampliamento della partecipazione politica si estese pure ai Cantoni rurali. Anche in tal caso, le fam. in precedenza dominanti furono allontanate dalle massime cariche politiche. Nuove limitazioni della durata dei mandati garantirono per un certo periodo una migliore alternanza ai vertici dello Stato. L'elezione annuale del Landamano e il divieto di rieleggere quello in carica divenne la norma; la Landsgemeinde, l'assemblea di tutti gli uomini abili alle armi, si affermò quale organo per la designazione delle più alte cariche pubbliche.

Nei cant. urbani, al contrario, le assemblee generali dei cittadini adulti (Assemblea comunale) ottennero al massimo il diritto formale di ratificare la composizione dei Consigli, di fatto già decisa all'interno di cerchie più ristrette, in particolare nelle assemblee delle corporazioni (Città a regime corporativo) o tramite Cooptazione (spec. nei Cantoni aristocratici). L'elezione libera e diretta dei Consiglieri da parte dell'insieme della cittadinanza non riuscì ad affermarsi da nessuna parte.

Assemblea elettorale del 28.1.1798 nella chiesa di Santo Spirito a Berna. Acquaforte di Balthasar Anton Dunker per il Moralisch-Politischer Kurier, pubblicato a Berna nel 1798 (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen).
Assemblea elettorale del 28.1.1798 nella chiesa di Santo Spirito a Berna. Acquaforte di Balthasar Anton Dunker per il Moralisch-Politischer Kurier, pubblicato a Berna nel 1798 (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen). […]

Le strutture costituzionali del XIII-XIV sec. rimasero sostanzialmente simili anche nei sec. successivi. A partire dal XVI sec. la partecipazione politica venne nuovamente ristretta non solo nelle città, ma anche nei cant. rurali. La concessione della cittadinanza, in precedenza attribuità con liberalità, fu limitata attraverso varie interdizioni, dapprima di carattere confessionale, e più tardi anche di natura economica. Ciò ridusse il numero degli aventi diritto di voto attivo e passivo e portò alla formazione di uno strato sociale quasi assolutamente privo di diritti (Dimoranti). In seguito alle tendenze assolutiste del XVII sec., in varie città quali Berna, Lucerna, Friburgo, Soletta e Ginevra si affermarono regimi oligarchici. L'Aristocratizzazione investì anche i cant. rurali, con il risultato che solo una ristretta cerchia di fam. fu considerata atta e legittimata all'esercizio del potere. Le elezioni continuarono a essere indette a scadenza periodica, ma il successo era ora strettamente legato all'estrazione sociale dei candidati o alla disponibilità di mezzi finanziari per influenzare il risultato finale (Venalità degli uffici); occasionali "elezioni insubordinate" comportarono sanzioni severe. Nel corso del XVIII sec., in quasi tutti i cant. conf. si verificarono delle rivolte contro il potere oligarchico, che quasi sempre le autorità "per diritto divino" riuscirono però a sedare. In alcuni cant. conf. l'introduzione del sorteggio delle cariche, adottato per la prima volta da Glarona negli anni 1640-49, riuscì a stemperare la situazione.

XIX e XX secolo

1798-1830: tra rivoluzione e reazione

La Costituzione della Repubblica elvetica del 1798 attribuì la sovranità all'insieme dei cittadini ed elevò la democrazia rappresentativa al rango di forma immutabile di governo. Per la prima volta le elezioni divennero quindi una procedura estesa all'intero ambito nazionale, da cui doveva scaturire una deputazione ampiamente rappresentativa della cittadinanza di sesso maschile. Il diritto pressoché indiscriminato alla partecipazione alle assemblee locali costituiva un'espressione dei principi democratici; diverse limitazioni imposte al sistema elettorale riflettevano al contrario una concezione elitaria del principio di rappresentanza, corrispondente agli interessi della nuova classe dirigente e alla sua ideologia.

In seguito al parziale ritorno alla situazione prerivoluzionaria con l'Atto di mediazione (1803), le autorità centrali elette decaddero; sul piano cant., gli assetti istituzionali tornarono a differenziarsi. Nei vecchi cant. rurali i cittadini ripresero a eleggere, in maniera palese e diretta, le autorità più importanti nell'ambito della Landsgemeinde (da cui erano generalmente esclusi i dimoranti). Un sistema simile fu in vigore anche nei Grigioni. Negli altri cant. il diritto di voto non fu più soggetto a limitazioni in base al contesto territoriale, ma a seconda dell'estrazione sociale; il diritto di voto si limitò alla designazione del legislativo. La procedura elettorale addomesticava inoltre l'esito degli scrutini tramite un sistema misto di elezioni dirette e indirette e di sorteggi.

La Restaurazione portò a un ulteriore incanalamento della volontà elettorale e a una limitazione dei diritti politici per ampie fasce della pop. Furono anche ripristinate condizioni di privilegio per determinati territori (capoluoghi dei vecchi cant. urbani, parti di Svitto e del Vallese) attraverso la loro sovrarappresentazione. Negli ex cant. aristocratici, il predominio del patriziato cittadino fu garantito da un largo ricorso alla cooptazione per la designazione dei Consiglieri e dal fatto che generalmente non venivano effettuate elezioni dirette. Anche nelle città un tempo a regime corporativo come Zurigo e Basilea, la maggior parte degli esponenti del Gran Consiglio veniva nominata con questo sistema.

Dopo il 1830: evoluzione verso la democrazia e lo Stato di diritto

Tramite l'elezione di rappresentanti popolari, la Rigenerazione nella maggior parte dei cant. permise per la prima volta a gran parte dei cittadini di sesso maschile di esercitare un'influenza significativa sull'ordinamento statale. In seguito alle pressioni dei movimenti liberali, dal 1830 al 1832 vennero emanate nuove costituzioni in 12 cant. (Costituzioni cantonali). Nella maggior parte dei casi vennero aboliti i vincoli censitari. Gli indigenti e gli insolventi rimasero tuttavia esclusi dalle elezioni, e in singoli cant. anche coloro che non risultavano economicamente indipendenti. Ulteriori passi verso un diritto elettorale democratico in senso moderno vennero compiuti in diversi cant. nel 1839-42 (Vallese, Soletta, Lucerna e Ginevra), da parte di movimenti sia liberali sia conservatori. Significativi in tal senso furono però soprattutto le rivoluzioni radicali nel Vaud, a Berna, Ginevra e Neuchâtel nel 1845-48. Gli indigenti ottennero il diritto di voto a Ginevra, gli indigenti e gli insolventi nel cant. Vaud. A esclusione dei cant. a Landsgemeinde, Ginevra nel 1847 fu il primo Stato europeo a introdurre l'elezione diretta (periodica e segreta) del governo secondo il modello statunitense (Governi cantonali).

Elezioni del governo e del parlamento nei cantoni

 introduzione dell'elezione popolare del governoaintroduzione del sistema proporzionale per il parlamentob
ZH18691916
BE19061921
LU19051909
UR(L)/1928P/M 1992
SZ(L)/18981898
OW(L)/19981986
NW(L)/19961981
GL(L)/19701920
ZG(L)/1873P/M 1894
FR19211921
SO18871895
BS18891905
BL18631919
SH18761952
AR(L)/1997P/M 1997
AILM
SG18901911
GR1892M
AG19041921
TG18691919
TI18911891
VD19171948
VS19201920
NE19061894
GE18471892
JU19791979

a (L) = ex cantoni a Landsgemeinde con l'anno dell'introduzione del voto segreto; L = cantone a Landsgemeinde.

b M = elezioni con il sistema maggioritario; P/M = elezioni con un sistema misto (proporzionale e maggioritario).

Elezioni del governo e del parlamento nei cantoni -  Lutz, Georg; Strohmann, Dirk: Wahl - und Abstimmungsrecht in den Kantonen, 1998, pp. 79-84; Vatter, Adrian: Kantonale Demokratien im Vergleich, 2002, pp. 46-51

Con la fondazione dello Stato fed. nel 1848, la Svizzera fu nuovamente dotata di un parlamento nazionale. La Camera del popolo (il Consiglio nazionale) veniva eletta direttamente ogni tre anni (dal 1931 ogni quattro); a differenza del Consiglio degli Stati, i vari cant. vi erano rappresentati proporzionalmente al loro peso demografico. Il diritto di voto e le procedure elettorali per il Consiglio nazionale si basavano sui principi diffusi nei cant. liberali più avanzati; l'uniformazione della prassi nei diversi cant. progredì però solo assai lentamente. Le autorità fed. furono combattute tra i principi democratici e gli interessi di potere, aspirando da una parte a estendere il diritto di voto e la partecipazione democratica degli individui, e dall'altra al consolidamento del primato liberale-radicale. Avendo il diritto di suddividere i cant. più grandi in circondari, al cui interno i mandati venivano attribuiti con il sistema maggioritario, esse potevano delimitarli in maniera tale da favorire le forze di governo e indebolire il campo avverso. Entro la fine del XIX sec. le normative fed. si imposero nei cant. non solo per le elezioni fed., ma in larga parte anche per quelle cant. Dopo il 1869, pure al di fuori dei cant. a Landsgemeinde venne introdotta gradualmente l'elezione diretta dei Consiglieri agli Stati (da ultimo a Friburgo nel 1972 e a Berna nel 1977). In particolare grazie alla spinta del movimento democratico, vari cant. assunsero nuovamente il ruolo di precursori, spianando la strada agli ulteriori sviluppi. Dal 1863 si diffuse l'elezione diretta dei governi cant. da parte del popolo; tra il 1890 e il 1917 dieci cant. passarono al sistema proporzionale per l'elezione dei propri parlamenti, al fine di correggere le distorsioni del peso elettorale dei vari partiti che minavano la vita politica. All'inizio del XXI sec., solo due cant. continuano ad adottare il sistema maggioritario (Grigioni e Appenzello Interno). Sul piano fed. il sistema proporzionale si affermò però solo nel 1918, grazie al successo dell'iniziativa popolare promossa dalle opposizioni di destra e sinistra. La composizione partitica del Consiglio nazionale che scaturì dalle elezioni del 1919 da allora non mutò in maniera sostanziale (Assemblea federale). Anche il Suffragio femminile dopo diversi tentativi falliti venne introdotto prima sul piano cant. (in sette cant. tra il 1959 e il 1970), e poi nel 1971 a livello fed. Entro il 1990 pure i restanti cant. si adeguarono.

Trasformazione dell'immagine e del significato delle elezioni

Pannello d'affissione in una strada di Ginevra; fotografia del 1931 (Bibliothèque de Genève).
Pannello d'affissione in una strada di Ginevra; fotografia del 1931 (Bibliothèque de Genève). […]

Durante l'Elvetica le elezioni ebbero ancora una valenza fortemente educativa; l'atto del voto (tramite gli elettori) veniva perciò accompagnato da una festa. Con la trasformazione delle elezioni in lotta tra attori politici per la conquista del potere, passò in primo piano il loro carattere conflittuale. Agli inizi dello Stato fed., si fronteggiarono in primo luogo lo schieramento nazional-"progressista" e quello federalista-conservatore, mentre verso la fine del XIX sec. cominciarono ad assumere un maggiore peso i Gruppi di pressione socioeconomici, che però solo in parte formarono dei Partiti (per esempio partito socialista; partito dei contadini, degli artigiani e dei borghesi). Parallelamente al crescente grado di organizzazione del mondo economico e della società in generale, gli apparati di partito permanenti divennero i veri protagonisti della scena elettorale (scelta dei candidati, propaganda). Il passaggio al proporzionale rafforzò tale evoluzione e incoraggiò inoltre la formazione di piccoli partiti. Più che una lotta per la conquista della maggioranza, sul piano fed. e nella maggioranza dei cant. le elezioni con il sistema proporzionale sono diventate così uno strumento per la conferma della forza relativa dei vari partiti. L'introduzione di strumenti di democrazia diretta (Diritti politici, Diritti popolari) diede la possibilità a partiti minoritari di fare concorrenza alla democrazia elettorale e rappresentativa. Per quanto riguarda gli attori politici, alla fine del XIX sec. l'importanza delle personalità di spicco diminuì rispetto a quella dei gruppi e delle org., nonostante il sistema proporzionale adottato in Svizzera lasci relativamente ampio spazio all'elemento personale. L'avvento della televisione nella seconda metà del XX sec. portò poi nuovamente a una personalizzazione della politica.

Nella misura in cui le elezioni costituiscono uno strumento per la conquista e la conservazione del potere, i risultati - così come nel caso delle Votazioni - sono influenzati dalla propaganda, che nella seconda metà del XX sec. ha raggiunto livelli sempre più sofisticati. Il mutamento sociale ha comportato anche un'evoluzione degli strumenti mediatici utilizzati: il materiale a stampa (giornali, opuscoli, volantini, manifesti) ha perso importanza a favore della radio e della televisione, sottoposte comunque a restrizioni in quanto necessitano della concessione statale. Spec. nel XIX sec. svolsero un ruolo rilevante anche assemblee, manifestazioni, contatti personali, banchetti e doni agli elettori; spesso si ricorreva a pressioni clientelari. Nella seconda metà del XX sec., l'interesse per le elezioni è scemato in seguito all'affermazione della democrazia di concordanza, alla concorrenza esercitata dai gruppi di pressione e dai nuovi movimenti sociali nei confronti dei partiti e all'indebolimento generalizzato del senso di appartenenza politica. Nonostante l'introduzione di diverse facilitazioni (per esempio la semplificazione del voto per corrispondenza dalla fine degli anni 1970-80), l'Astensionismo è notevolmente aumentato; allo stesso tempo, anche il comportamento degli elettori è diventato più imprevedibile (partecipazione irregolare, cambiamenti di partito). Dalla fine del XX sec. è tuttavia riscontrabile una tendenza all'aumento nella partecipazione elettorale.

Riferimenti bibliografici

Medioevo ed età moderna
  • Peyer, Verfassung
  • P. Blickle, «Friede und Verfassung», in Innerschweiz und frühe Eidgenossenschaft, 1, 1990, 64-134
  • A. Kölz, Le origini della Costituzione svizzera, 1999 (ted. 1992)
XIX e XX secolo
  • E. His, Geschichte des neuern Schweizerischen Staatsrechts, 3 voll., 1920-1938
  • AA. VV., Die Wahlen in den schweizerischen Nationalrat 1848-1919, 4 voll., 1978
  • E. Gruner, «Wahlen», in Handbuch Politisches System der Schweiz, a cura di U. Klöti, 2, 1984, 223-245
  • P. Garrone, L'élection populaire en Suisse, 1991
  • AA. VV., Hin zur Tripolarität im Parteiensystem der Schweiz, 1995
  • H. Kriesi et al. (a cura di), Schweizer Wahlen 1995, 1998
  • P. Sciarini et al. (a cura di), Schweizer Wahlen 1999, 2003
Link

Suggerimento di citazione

Peter Steiner; Peter Gilg: "Elezioni", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 13.04.2016(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/010377/2016-04-13/, consultato il 29.03.2024.