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Carta

Particolare di un progetto di vetrata per Niclaus Hüsler, fabbricante di carta basilese, disegnato nel 1591 (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv).
Particolare di un progetto di vetrata per Niclaus Hüsler, fabbricante di carta basilese, disegnato nel 1591 (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv). […]

Dal tardo ME principale supporto scrittorio anche in Europa, la carta era stata scoperta in Cina prima dell'inizio dell'era cristiana e diffusa in area mediterranea dagli Arabi; la tecnica di produzione fu radicalmente migliorata nell'Italia del XIII sec. (introduzione della pila a pestelli e del setaccio a fili metallici, impiego di colla animale). In Svizzera, alla fine del XIV sec. e agli inizi del XV sec., grandi commercianti attivi nel commercio di carta fondarono, con l'aiuto di cartai piemontesi, manifatture indigene per sostituire le importazioni dall'Italia e dalla Francia. Ben presto gli artigiani si resero indipendenti; come Artigianato "libero" sottostavano alle limitazioni imposte dalle corporazioni. Le prime cartiere (Mulini) sorsero nei dintorni di Ginevra (prima del 1400; in territorio franc.), di Friburgo (prima del 1432) e a Basilea (1433), seguite da quelle di Worblaufen (prima del 1466), Zurigo (1470-72), Serrières (1477) e Baar (probabilmente prima del 1500). Già prima del XVI sec. Basilea contava 12 cartiere, alle quali si aggiunsero le aziende fuori città ma di proprietà basilese; la zona divenne quindi un centro produttivo di importanza europea. La carta di Basilea (dal XVII sec. soprattutto carta da lettera e speciale) era diffusa nell'Europa occidentale, settentrionale e orientale; lo stemma cittadino (il pastorale o Stab) non solo diede il nome a un tipo di carta da lettera e da Cancelleria (civiltà della Scrittura), detto appunto Stab-Papier, ma come segno o filigrana fu anche imitato in tutta Europa.

"Chi ha degli stracci?", incisione raffigurante una rigattiera basilese. Vignetta riprodotta nelle "Grida di Basilea" (Basslerische Ausruff-Bilder, 1749) di David Herrliberger (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv).
"Chi ha degli stracci?", incisione raffigurante una rigattiera basilese. Vignetta riprodotta nelle "Grida di Basilea" (Basslerische Ausruff-Bilder, 1749) di David Herrliberger (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv). […]

La carta era prodotta esclusivamente con scarti tessili (cenci) di lino (poi anche di cotone) e vecchie corde di canapa. Poiché queste materie prime erano scarse, in genere le autorità favorivano le cartiere locali vietando l'esportazione di stracci; se vi era pericolo di epidemie, cenci e cordami sottostavano a quarantena. Per la produzione di carta, gli stracci, spappolati da sfilacciatrici, fatti macerare in una cantina per alcune settimane e poi lavati, erano pestati in follo a ruota idraulica; il pisto (pasta di fibre) così ottenuto veniva fortemente diluito in un'apposita vasca, da cui il prenditore o lavorente, usando il telaio-graticcio (forma), pescava i fogli, l'uno dopo l'altro, in sincronia con il ponitore, che li pressava su feltri. Ogni posta di ca. 180 fogli, ognuno con un feltro, veniva passata al torchio; in seguito il levatore procedeva al distacco dai feltri. Asciugati all'aria su appositi stenditoi, per diventare atti alla scrittura i fogli erano immersi dal collatore in una soluzione di colla di pelli; pressati, essiccati di nuovo, levigati ed eventualmente tagliati e classificati, erano infine impaccati. Sul foglio superiore di ogni pacco da 500 (risma) la cartiera imprimeva, con punzoni in legno artisticamente lavorato, incisioni che attestavano l'origine e la qualità della carta. La produzione giornaliera di un tino variava, secondo il formato e il tipo, dai 2000 ai 4500 fogli. Date le forti spese per costruire e mantenere gli impianti, per acquistare stracci e colla e per pagare i salari, la gestione di una cartiera richiedeva molti capitali; nel XIV sec. la carta era venduta tra l'altro da farmacisti e per il consumatore il suo prezzo rimase relativamente alto, cosicché solo pochi cartai si arricchirono.

Dettaglio della mappa di Zurigo realizzata da Jos Murer. Ristampa del 1766 di un'incisione su legno del 1576 (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv).
Dettaglio della mappa di Zurigo realizzata da Jos Murer. Ristampa del 1766 di un'incisione su legno del 1576 (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv). […]

Dal 1550 al 1700 la maggioranza delle nuove cartiere aprì i battenti su suolo sviz. A favorirle erano da un lato le autorità, che volevano assicurarsi la propria produzione per l'amministrazione e il commercio, dall'altro i tipografi (Stampa tipografica) e più tardi gli imprenditori (cartai e commercianti) con interessi mercantilistici; un ruolo notevole aveva la concorrenza fra i cartai ma anche fra le città e i cant. Fonti di dissidi erano fra l'altro la protezione dei marchi (contro l'imitazione di filigrane), la raccolta di stracci e le lagnanze di acquirenti o di uffici statali per difetti di qualità; le reazioni dei cartai mostrano che occorreva risolvere difficoltà di vario tipo (acquisto dei cenci, impianti tecnici, qualificazione della manodopera).

Un maglio speciale (seconda metà del XVI sec.) e la pila a cilindro con lame metalliche, detta "olandese" dal suo luogo di origine (fine del XVII sec.), diedero il via all'industrializzazione del settore. All'inizio del XIX sec. fu introdotta in Svizzera (a La Sarraz) la macchina continua, inventata in Francia da Nicolas-Louis Robert (1798) e perfezionata in Inghilterra da Bryan Donkin; la fabbrica zurighese di macchine tessili Escher, Wyss & Cie, che rappresentò la Donkin, ben presto produsse macchine continue anche in proprio. Dal 1830 al 1900 vennero fondate oltre 50 nuove aziende produttrici di carta o cartone; solo pochi ricchi ex cartai tradizionali o - in maggioranza - nuove soc. per azioni potevano disporre del capitale necessario. Dopo la scoperta della pasta meccanica da sfibrature e la pasta chimica (risp. 1843 e 1854), che poneva rimedio alla carenza cronica di stracci, alcune aziende si dedicarono anche alla preparazione di cellulosa (Industria del legno). Nel XIX sec. lo sviluppo dell'industria cartaria sviz. fu parallelo a quello generale dell'economia; le ultime aziende di vecchio tipo, spesso convertitesi in fabbriche di cartone, chiusero i battenti o furono assorbite da moderne aziende industriali, ma talvolta anche fabbriche di successo divennero vittima del processo incipiente di concentrazione. I lavori preliminari per la stesura della legge fed. sulle fabbriche (1877) e i problemi di esportazione portarono - ma solo nel 1899 - alla fondazione dell'Ass. dell'industria sviz. della cellulosa, della carta e del cartone.

"La carta svizzera, un contributo allo standard di qualità del nostro Paese". Manifesto realizzato nel 1962 dalla Papyrus Zentralstelle Schweizerischer Papierfabriken, un'associazione di fabbricanti di carta fondata nel 1919 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
"La carta svizzera, un contributo allo standard di qualità del nostro Paese". Manifesto realizzato nel 1962 dalla Papyrus Zentralstelle Schweizerischer Papierfabriken, un'associazione di fabbricanti di carta fondata nel 1919 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).

Durante le due guerre mondiali anche l'industria cartaria sviz. venne sottoposta al controllo statale dell'energia e delle materie prime. Sia prima sia dopo le guerre il settore si aprì a cospicue innovazioni tecniche che richiedevano forti investimenti, con conseguenti ristrutturazioni e rinnovi parziali delle basi finanziarie; ciò portò sia alla concentrazione in gruppi (Biber, Papierfabrik an der Sihl, Cham-Tenero, Tela) costretti a sfruttare maggiormente i loro impianti ingranditi, producendo per l'esportazione, sia al loro assorbimento da parte di grossi concentrati industriali stranieri. Ciò nonostante, alcune aziende indipendenti specializzate riuscirono a sopravvivere soprattutto nel settore del cartone e degli imballaggi. La produzione di carta (tranne il cartone e la pasta chimica) crebbe costantemente dalle 14'500 t nel 1880 alle 123'000 t nel 1940, 630'000 t nel 1980, 1'215'000 t nel 1990, per subire poi una leggera flessione con le 1'131'000 t nel 2000 e le 1'211'000 t nel 2007. Nel contempo aumentò la dipendenza dalle importazioni di pasta chimica. Grande importanza hanno assunto l'estrazione di fibre da legname di scarto e il riciclaggio di carta straccia, iniziato durante la seconda guerra mondiale (65% di fibre riciclate nel 2000, 56% nel 2005), che hanno portato la Svizzera ai vertici intern. (riciclaggio di carta e cartone di provenienza domestica e commerciale: 445'000 t nel 1985, 925'600 t nel 1995, 1'145'500 t nel 2000 e 1'241'750 t nel 2005). Oggi, infine, l'industria si dedica in misura maggiore alla lavorazione e al commercio di carta. Nel 2000 la Svizzera ha prodotto in totale 1'780'000 t di carta e cartone, per un consumo pro capite di 246 kg (poi regredito a 225 kg nel 2007). L'industria sviz. della cellulosa, della carta e del cartone contava nel 2007 ca. 3900 collaboratori (di cui 500 donne).

Riferimenti bibliografici

  • Collez. presso Museo svizzero della carta, della scrittura e della stampa, Basilea
  • Les papeteries de Serrières, 1934
  • W. Lanz, Die schweizerische Papierindustrie in Vergangenheit und Gegenwart, 1949
  • W. F. Tschudin, The ancient paper-mills of Basle and their marks, 1958
  • J. Lindt, The paper-mills of Berne and their watermarks, 1964
  • H. Kälin, Papier in Basel bis 1500, 1974
  • P. F. Tschudin, Schweizer Papiergeschichte, 1991
  • P. F. Tschudin, Grundzüge der Papiergeschichte, 2002
Link

Suggerimento di citazione

Peter Tschudin: "Carta", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 27.09.2010(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/010462/2010-09-27/, consultato il 16.04.2024.