Dimore degli ecclesiastici, catt. o prot., incaricati della guida di una parrocchia, le case parrocchiali (o presbiteri) hanno conosciuto una storia diversa a seconda dei regimi religiosi in vigore e formano di conseguenza complessi architettonici che variano in funzione delle epoche e delle regioni. Nel ME, al momento della creazione di una parrocchia, diverse donazioni (generalmente una proprietà con edifici abitativi e destinati all'attività rurale, e con numerosi diritti fondiari) dovevano assicurare al curato mezzi sufficienti per vivere. Il curato amministrava personalmente i propri benefici e si incaricava della manutenzione regolare degli edifici. Se si imponeva una nuova costruzione, essa dava luogo a trattative complesse con i parrocchiani e con il detentore del Patronato. Spesso costruite in origine accanto al santuario, le case parrocchiali medievali vennero invece edificate al margine del cimitero. Dopo la Riforma, i cant. catt. e le regioni a confessione paritaria mantennero la medesima organizzazione. Come hanno mostrato esempi vallesani, le difficoltà nella ripartizione delle spese scoraggiarono nuove costruzioni. La diversità delle risorse e delle funzioni assunte dai curati (insegnamento, amministrazione, accoglienza), e la relativa indipendenza delle parrocchie furono all'origine di un'estrema varietà nella tipologia degli edifici, che andavano dalla casa in legno alla residenza patrizia. In compenso, si mantenne la concentrazione attorno alla chiesa di tutti gli edifici aventi una funzione religiosa, a testimonianza dell'importanza sociale della casa parrocchiale, simbolo dell'identità della comunità parrocchiale.


La situazione appare più omogenea nelle città-Stato che imposero la Riforma nell'insieme del loro territorio e dove il controllo esercitato dal governo sulla vita ecclesiastica era molto stretto. L'esiguità di studi di portata generale e di sintesi permette tuttavia solo alcune osservazioni parziali. A Zurigo, per quanto i pastori avessero conservato una certa autonomia nella gestione del loro beneficio, dal XVI sec. la città poté, soprattutto grazie al diritto di patronato che possedeva su più case parrocchiali, procedere alla costruzione di edifici che portarono nelle campagne elementi innovatori di origine urbana. A Basilea, dove le case parrocchiali sembrano avere veicolato anche fattori di modernità, si vide, in ogni caso nel XVIII sec., qualche edificio ispirato a uno stesso modello. Berna, che aveva istituito fin dal XVI sec. un apparato amministrativo in materia di costruzioni molto efficace, diede una forte impronta al suo vasto territorio. Fu soprattutto nel Paese di Vaud che il governo bernese poté realizzare i propri scopi, non essendo vincolato come altrove al rispetto del dato storico. Dopo aver proceduto nel 1536 al sequestro dei beni ecclesiastici, rimodellò le circoscrizioni parrocchiali. I pastori si videro attribuire redditi fissi in denaro e in natura, e una tenuta con i suoi edifici, oppure, più spesso, una parte dei possedimenti delle case parrocchiali medioevali (Secolarizzazione). Le costruzioni, numerose spec. nel XVIII sec., rifletterono una politica chiaramente definita: un'architettura nello stesso tempo elegante e funzionale, dagli interni spaziosi, curati ma senza lusso. Tali costruzioni costituiscono ancora oggi una grande ricchezza (più di un centinaio di edifici) e sono emblema della volontà degli Stati rif. di vedere la religione riflettersi in tutti gli aspetti della vita quotidiana e individuale.