Nato intorno al 1860, il concetto di arti decorative (o applicate) viene impiegato per indicare l'insieme degli oggetti di uso comune in cui predominano aspetti prettamente artistici. Funzione, forma e materiale di tali manufatti concorrono a costituire un oggetto di alta qualità estetica, talvolta unico nel suo genere, espressione della ferma volontà di affermazione dell'artigianato d'arte in reazione al fenomeno della cultura industriale del XIX sec. Gli oggetti di arte decorativa si attengono alle regole dettate dalla forma, dall'esecuzione e dall'ornamentazione, rispondendo al tempo stesso ai criteri di funzionalità e organicità. Lo stile dell'ornato riflette le esigenze estetiche del pubblico al quale il manufatto è destinato, e definisce le norme che regolano il buon gusto, fornendo dei modelli alla produzione industriale di qualità, in via d'espansione.
Si è preferito presentare l'evoluzione delle arti decorative come un riflesso della progressiva costituzione della Conf., piuttosto che tramite una sequenza di oggetti rappresentativi o in base alla funzione che essi hanno svolto dal punto di vista antropologico e etnologico. Questo approccio permette di considerare le arti decorative sotto due aspetti, evidenziando da un lato la diffusione e l'influsso dei modelli stranieri (sul piano stilistico, ma anche con riferimento agli artigiani giunti in Svizzera), dall'altro l'esistenza di una cultura ornamentale indigena, in bilico tra tradizione e innovazione. Le peculiarità locali e regionali dell'arte sviz. rispecchiano infatti sia la cultura della borghesia sia quella dell'Arte popolare; al tempo stesso attingono alla produzione delle scuole franc., it. e ted. i cui caratteri specifici risultano pienamente definiti già molto prima del Settecento.
Durante il XVIII sec. nella parte occidentale del Paese si impose rapidamente il gusto franc., mentre nella Svizzera ted. permanevano gli stili rinascimentale e barocco. Il mobilio e gli oggetti ornamentali riflettevano spesso la realtà politica, sociale o economica delle comunità urbane. Nelle città in cui la classe dirigente era rappresentata dalle corporazioni (Zurigo), dal patriziato (Berna) o dai commercianti (Basilea e Ginevra), la clientela aveva sviluppato un gusto individuale e attraverso le sue commissioni favoriva la diffusione di uno stile particolare. I maestri cui venivano commissionati gli oggetti esercitavano a loro volta un influsso sulle botteghe locali; talvolta, come nel caso degli ebanisti Funk di Berna, esportavano i loro prodotti anche all'estero. Tale influenza si affermava solitamente per gradi e in modo disuguale determinando la diffusione di un certo gusto estetico attraverso i vari ceti della popolazione; talvolta essa si manifestava in modo repentino, e spesso le preferenze di un singolo mecenate influivano in modo determinante sulla produzione di un'intera città o di una vallata (è il caso, nel XVI sec., delle opere - mobili, soffitti con rivestimenti decorativi - del monogrammista HS, molto diffuse nei Grigioni e nella Svizzera orientale). Ispirandosi ai mobili alla moda importati in Svizzera dai mercenari in servizio all'estero (come i secrétaire, i guéridon e le mensole provenienti da Parigi), gli artigiani locali adottarono anch'essi il linguaggio stilistico proprio agli ambienti di corte. Risulta quindi possibile seguire l'introduzione, verso il 1700, del cassettone di gusto lombardo o l'apparizione, alla fine del XVIII sec., delle fabbriche di porcellane pregiate di Zurigo (Schooren) e di Nyon, che non avevano nulla da invidiare alle grandi manifatture europee (Ceramica). Lo stesso fenomeno si può osservare anche nell'ambito della produzione di argenteria e di capi di abbigliamento esclusivi, di oggetti in ferro battuto e in vetro. Anche se nelle zone rurali le tendenze innovative venivano assimilate meno velocemente rispetto a quanto avveniva nei centri di produzione, non di rado si potevano trovare oggetti alla moda anche negli interni più modesti.
In seguito al lento ma progressivo declino delle corporazioni artistiche, iniziato nel Rinascimento, le arti decorative finirono per essere relegate nel campo delle attività artistiche "minori"; la distinzione gerarchica tra arti decorative o minori e arti "maggiori" verrà a cadere soltanto con l'avvento del Disegno industriale. In epoca romantica, in effetti, l'interesse per il passato coinvolse anche le arti decorative; lo storicismo eclettico, allora di moda, sfociò verso la fine del XIX sec. in una moltitudine di presunti stili nazionali. Le numerose esposizioni universali allestite nella seconda metà del sec. esaltarono i vari processi di meccanizzazione nel tentativo di riconciliare artigianato e industria e, incoraggiando lo studio delle tecniche del passato, favorirono la creazione di scuole nazionali, come quella di Thun per la maiolica. Nell'Ottocento, d'altra parte, vennero aperti vari musei di arti decorative, dove venivano esposti oggetti risalenti a epoche diverse e nei pressi dei quali sorsero scuole d'arte, come la scuola di arti e mestieri di Winterthur (1874). Per quanto alcuni teorici dell'arte abbiano difeso l'artigianato di qualità in Svizzera, sembra che i loro sforzi, almeno in un primo tempo, abbiano avuto ripercussioni negative sulle stesse arti decorative. Incapaci di staccarsi da un'immagine idilliaca delle Alpi animata dalla figura mitica dell'artista montanaro, non colsero infatti le differenze esistenti sul piano concettuale tra arte decorativa e arte popolare. Il migliore esempio di questo fenomeno è costituito dal mobilio della fam. Trauffer (Oberland bernese), che accanto ai motivi propri di una cultura popolare attinti dal repertorio alpestre (orsi, uccelli di bosco, ecc.) evidenzia, in un abbinamento insolito, una speciale attenzione per i gusti propri a una clientela intern. Estraneo ai canoni estetici dell'epoca per la sua rusticità, questo tipo di prodotto era giudicato negativamente alle esposizioni universali. Sotto l'influsso del romanticismo, dal 1850 le arti decorative sviz. sembrano dovere corrispondere a un'immagine stereotipata delle Alpi per soddisfare i gusti eclettici di una clientela straniera ancora sensibile ai ricordi del Grand Tour. D'altra parte i primi musei di arti decorative contribuirono a mantenere la confusione: in taluni casi risulta difficile distinguere in modo chiaro l'oggetto d'arte dal prodotto industriale (come nel caso delle prime collezioni del Museo industriale di Losanna nel 1862), mentre in altri questa difficoltà può persino tradursi in una riduzione - che esiteremmo a definire arbitraria - delle arti decorative alla stregua dell'artigianato (ad esempio la collezione Heinrich Angst destinata al Museo nazionale sviz.).
Le lezioni tenute da Gottfried Semper al Politecnico fed. di Zurigo fra il 1855 e il 1870, in cui lo studioso ribadiva la necessità di un salto qualitativo nella produzione industriale, contribuirono in modo fondamentale alla riforma delle arti decorative. Tra la fine del XIX e l'inizio del XX sec. il confine fra arti decorative e belle arti fu definitivamente abolito con l'affermarsi di nuovi indirizzi: l'art nouveau franc., la Secessione viennese e il movimento inglese Arts & Crafts vennero accolti positivamente e ispirarono, nel 1913, la fondazione dello Schweizerischer Werkbund (SWB), aprendo la strada al funzionalismo. Se da un lato dallo Heimatwerk (nato nel 1930) traspare la tentazione nazionalista che durante la seconda guerra mondiale si concretizzò nel cosiddetto "Stile nazionale sviz." (Heimatstil), dall'altro il potenziale creativo in questo campo rimane alto, indipendentemente dalla presunta crisi delle arti decorative.