10.9.1891 Basilea, 3.3.1974 Vinzel, rif., di Basilea. Figlio di Carl Christoph (->). Elisabeth, figlia di Gonzague de Reynold. Frequentò il liceo a Basilea e a Glarisegg (com. Steckborn), poi studiò storia a Basilea, Monaco e Gottinga; segnato dall'influenza di Ernst Gagliardi e Heinrich Wölfflin, nel 1922 conseguì il dottorato a Zurigo. La sua giovinezza, durante la quale assimilò i valori della borghesia renana, finì al termine della prima guerra mondiale. Fu addetto presso la legazione sviz. di Vienna (1918-22), in un periodo di grande confusione seguito al crollo degli Imperi centrali. Questo dramma collettivo avrebbe potuto indurlo a dare seguito alla propria vocazione letteraria, incoraggiata anche dall'amicizia di Hugo von Hofmannsthal, ma egli accettò una prima missione del CICR in Asia Minore (1923), dove contribuì a organizzare il ritorno dei Greci, espulsi dopo la sconfitta subita ad opera di Atatürk. Presto, però, B. si dedicò completamente alla carriera univ., divenendo libero docente (1927) e professore straordinario (1929) di storia moderna all'Univ. di Zurigo. Fu poi professore ordinario presso l'Ist. univ. di alti studi intern. (1932-37, 1939-45), sorto all'ombra della Soc. delle Nazioni (SdN), ed entrò nel CICR. Nello stesso periodo cominciò la pubblicazione di un opus magnum su Richelieu (1935), che avrebbe concluso 30 anni più tardi.
Dal 1937, e per almeno due decenni, B. si trovò alla ribalta della scena intern.; assunse l'incarico di Alto commissario della SdN nella Città libera di Danzica e fino allo scoppio della guerra si prodigò per farne rispettare lo statuto, che non sarebbe dovuto divenire elemento scatenante di un nuovo conflitto. I contatti e i colloqui che ebbe con i più alti dirigenti nazisti conferirono una portata inattesa a questa "missione", a cui dedicò poi un libro di memorie. A proposito del suo operato nella Città libera e delle annessioni dell'Austria e della Cecoslovacchia, egli riteneva che si dovesse fare una distinzione tra ciò che non si poteva impedire e ciò di cui si era responsabili.
Gli anni di guerra lo riportarono al CICR, dove rivestì funzioni dirigenziali e compì diverse missioni in Germania. Nel 1945 divenne il pres. del CICR. Sul piano istituzionale, riuscì a meglio coordinare l'azione dell'organo supremo e quella delle soc. nazionali, il che accrebbe i mezzi d'intervento sul campo. Come altri dirigenti, B. era dell'idea che il CICR avrebbe dovuto attenersi ai suoi compiti tradizionali: l'org. rinunciò così a condannare apertamente le degenerazioni criminali del razzismo e si limitò a palliativi che non potevano colmare l'abisso esistente tra la morale intern. e l'universo concentrazionario. In alcune recenti ricerche gli storici si sono perciò interrogati sull'"impossibilità" del CICR ad adempiere alla sua missione in quegli anni difficili. La questione non ha certo risparmiato B., la cui immagine venne danneggiata dai silenzi, dagli atteggiamenti ambigui verso l'antisemitismo e dalle manifestazioni di ostilità che egli ebbe nei confronti dello spirito "piccolo-borghese" e della democrazia. La sua avversione per il comunismo lo spinse anche a considerare il nazionalsocialismo come un male minore. Nell'immediato dopoguerra divenne ministro di Svizzera a Parigi (1945-49). La sua vita è contrassegnata da una tensione costante tra una vocazione letteraria imperiosa e un'attività diplomatica carica di rischi che avrebbero scoraggiato tante altre persone. Anche la sua carriera acc., alla quale rimase fedele nonostante tutto, sia pure in maniera discontinua, riflette l'equilibrio precario di un uomo inquieto, come le personalità che aveva incontrato e giudicato.