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Teatro

Il teatro è una forma artistica di espressione umana, i cui strumenti sono il corpo (portamento, andatura, mimica e gestualità) e la psiche (discorso ed espressione dei sentimenti). Si rivolge sempre a un pubblico, per il quale è sottinteso che quanto viene rappresentato dagli attori non restituisce la realtà della vita, ma è un'interpretazione artistica attraverso un'imitazione. Il teatro trovò la sua forma canonica nell'antica Grecia con luoghi appositamente allestiti, un testo come supporto della rappresentazione, attori con costumi e maschere per accentuare le espressioni e pannelli dipinti per ambientare la vicenda.

Derivato dal greco, il termine teatro indica nello stesso tempo la specifica espressione artistica, il luogo della rappresentazione, un'impresa di spettacoli e la comunità (compagnia) degli interpreti. Mentre in ted. comprende anche forme quali l' Opera e il Balletto, in it. e franc. si riferisce essenzialmente al teatro di prosa. Forme particolari di teatro sono il Cabaret, il teatro delle Marionette e il Festspiel (ad esempio la Fête des vignerons), generi affini la Danza macabra, il Teatro di varietà e il Circo. A differenza delle forme di rappresentazione mediatiche, quali film, drammi radiofonici e televisivi, il teatro è unico, immediato e interattivo.

Epoca romana

Statuetta in bronzo di un attore tragico, inizio del III secolo d.C. (AVENTICUM - Site et Musée romains d'Avenches).
Statuetta in bronzo di un attore tragico, inizio del III secolo d.C. (AVENTICUM - Site et Musée romains d'Avenches). […]

Negli anfiteatri romani costruiti sul territorio sviz. dal I sec., documentati a Nyon, Martigny, Ursins, Avenches, Berna, Augst e Windisch, si svolgevano combattimenti di animali e di gladiatori. Edifici teatrali sono stati rinvenuti a Losanna, Avenches, Lenzburg e Augst; ad Augusta Raurica sono attestate costruzioni di pianta classica con proscenio (frons scenae) differenziato e auditorio semicircolare. Nelle città romane il teatro si reggeva sulla munificenza. Il ritrovamento di una statuetta di un attore tragico incisa con un nome gallico fa supporre che ad Aventicum venissero messe in scena tragedie greche e romane. Con il declino dell'Impero, scomparve anche il teatro romano. Nella tarda antichità e nell'alto ME il teatro non ha lasciato tracce, probabilmente perché le rappresentazioni si basavano su una tradizione orale locale e avvenivano in luoghi improvvisati.

Medioevo

Nuove forme di teatro istituzionalizzato nacquero, come nella Grecia antica, nel quadro dei riti religiosi. Tuotilo, monaco dell'abbazia di San Gallo, introdusse nella messa pasquale la recitazione cantata di un dialogo in lat. nel corso del quale le tre Marie si recano sul sepolcro di Cristo e apprendono che Gesù è risorto. Da questo nucleo dal X sec. si svilupparono in tutta Europa le Sacre rappresentazioni, che trasmettevano i contenuti della Bibbia alla pop. in gran parte analfabeta. Progressivamente i dialoghi lat. furono sostituiti dal volgare, le scene si allungarono e si moltiplicarono. In tal modo gli spettacoli potevano durare anche più di un giorno. Grazie all'introduzione di elementi comici, assunsero un carattere sempre più profano. Il clero lasciò la loro organizzazione a laici e gli spettacoli vennero trasferiti dalle chiese e dai conventi alle pubbliche piazze. Si mettevano inoltre in scena parodie delle sacre rappresentazioni (feste dell'asino), commedie carnascialesche o, in occasione delle fiere, spettacoli di saltimbanchi e Menestrelli. Ciononostante la tradizione delle sacre rappresentazioni si è conservata fino a oggi, adeguando le sue forme e i suoi nuclei tematici.

Umanesimo, Riforma e Riforma cattolica

In seguito al nuovo carattere assunto dalle sacre rappresentazioni, furono sempre più spesso cittadini, artigiani ed eruditi a occuparsi di teatro. Le compagnie delle corporazioni e delle confraternite riprendevano soggetti mitici e storici, ma anche di attualità. Il gioco di Guglielmo Tell (Tellenspiel), rappresentato la prima volta ad Altdorf (UR) nel 1512, rendeva onore non solo al mito di Tell, ma anche alle vittorie coeve dei Conf. nella guerra di Svevia. L'uso del termine "gioco" indica che alla rappresentazione veniva accordata maggiore importanza rispetto al testo; sempre più spesso, tuttavia, singoli autori assumevano visibilità, come Jakob Ruf, che realizzò la versione del gioco di Tell messa in scena nel 1545 dalla cittadinanza di Zurigo, o lo stampatore basilese Pamphilus Gengenbach, che con i suoi drammi fustigò il malcostume della sua epoca. Durante la Riforma il teatro divenne uno strumento di lotta contro la Chiesa catt. e per il rinnovamento spirituale. In tal senso se ne servì Niklaus Manuel nelle sue commedie carnascialesche Vom Papst und seiner Priesterschaft e Von Papsts und Christi Gegensatz, rappresentate nel 1523; nel 1525 pubblicò anche un dramma polemico contro la vendita delle indulgenze (Der Ablasskrämer). A Zurigo, Heinrich Bullinger concepì il teatro, nel solco della tradizione umanistica, come specchio dell'esistenza umana.

Al di là delle barriere confessionali, nel XVI sec. il teatro fiorì sia nei cant. catt. sia in quelli rif. Nel teatro scolastico di entrambe le confessioni si eseguivano i drammi classici greci e romani per esercitare la memoria e come strumento di formazione retorica e di educazione morale. I luoghi destinati alle rappresentazioni pubbliche erano le piazze, i cortili o le sale delle corporazioni: a Basilea ad esempio la Pfalz (terrazza dietro la cattedrale) o il Fischmarkt, a Lucerna il Weinmarkt, a Zurigo il Münsterhof. Molti ab. partecipavano allo spettacolo come attori o spettatori, ma nonostante il grande interesse della pop. non nacque un teatro di professionisti. Autori e registi come Renward Cysat, che nel 1583 e 1597 mise in scena a Lucerna il dramma pasquale di due giorni, appartenevano all'élite politica ed esercitavano un mestiere borghese.

Nel corso della Riforma catt. furono soprattutto i gesuiti a servirsi del teatro scolastico, in particolare a Lucerna, Friburgo e Porrentruy, allo scopo di trasmettere la dottrina, ma anche per esercitare e promuovere l'arte retorica e formare il carattere degli allievi. Mentre nelle regioni catt. il teatro amatoriale e scolastico continuava a essere incoraggiato dalle autorità laiche ed ecclesiastiche, le scuole gesuite fino al XVIII sec. forgiavano autori teatrali, e il teatro pubblico assumeva tratti barocchi, l'ortodossia calvinista e rif., richiamandosi ai Padri della Chiesa, impose a Ginevra (dal 1617) e a Zurigo (dal 1623) un divieto delle rappresentazioni teatrali, che segnò la fine del teatro scolastico e pubblico e limitò fortemente per oltre cento anni la messa in scena di spettacoli da parte di gruppi itineranti.

XVIII secolo

Gli impulsi per il rinnovamento del teatro nel XVIII sec. vennero dall'esterno. Già nel XVII sec. sempre più compagnie itineranti inglesi, franc., it. e ted. facevano tappa in Svizzera. Nei loro cartelloni comparivano, nella seconda metà del XVIII sec., pure drammi in cui il teatro era considerato uno strumento di formazione e di educazione, una "istituzione morale". In questo modo i direttori delle compagnie speravano anche di sottrarsi ai divieti degli spettacoli teatrali ancora in vigore nei cant. rif. In diverse città svizzeroted. la compagnia di Konrad Ernst Ackermann riscosse successi all'epoca della guerra dei Sette anni. Successi che lasciarono indifferente lo zurighese Johann Jakob Bodmer, riformatore della letteratura, che non poteva concepire i vantaggi di un dramma rappresentato rispetto a un dramma letto. Voltaire riuscì a strappare al Concistoro ginevrino l'autorizzazione a costruire un teatro (1766), dopo averne creati quattro (dal 1756) sul territorio franc. e savoiardo al confine con Ginevra, e aver rappresentato i suoi drammi con attori della Comédie française davanti a un numeroso pubblico proveniente dalla città sviz. In ambito pubblicistico fu sostenuto da Jean le Rond d'Alembert, che nella voce su Ginevra dell'Encyclopédie aveva chiesto l'istituzione di un teatro virtuoso. Jean Jacques Rousseau, per contro, nella sua Lettera a d'Alembert sugli spettacoli raccomandava di porre l'accento sui Festspiele, in cui il popolo era contemporaneamente attore e spettatore.

Le compagnie itineranti professioniste, che si esibivano in tutte le regioni, allestivano i loro palcoscenici nelle sale delle corporazioni o nelle sale da ballo (comparse nel XVII sec.) oppure portavano con sé le proprie baracche in legno che montavano nelle piazze o alle porte delle città. Nella seconda metà del XVIII sec. nacquero i primi edifici teatrali, come la Maison du Concert (1769) a Neuchâtel, il Théâtre des Bastions (1782-83) a Ginevra e l'Hôtel de Musique (1767-70) a Berna, nella cui sala si potevano tenere spettacoli teatrali solo dal 1798 per decreto degli occupanti franc. Anche il teatro popolare rifiorì nel XVIII sec. Il teatro dei gesuiti era ormai in declino, ma singoli autori come Josef Ignaz Zimmermann trasmettevano ai propri allievi la drammaturgia contemporanea e mettevano in scena drammi patriottici influenzati dalle idee dell'Illuminismo.

XIX e XX secolo

Il XIX sec. fu segnato dal dualismo fra teatro professionale, soprattutto straniero, e spettacoli amatoriali locali. Dopo le guerre napoleoniche il teatro amatoriale visse una nuova fioritura. In campagna i gruppi giovanili dei villaggi rappresentavano scene delle antiche battaglie sviz., come quelle descritte nel romanzo di Gottfried Keller Enrico il Verde; nelle regioni catt. sopravvivevano sia le sacre rappresentazioni sia il vecchio teatro popolare, mentre nelle città nascevano soc. teatrali che non avevano timore a mettere in scena opere classiche e romantiche, pièce contemporanee di successo e, in taluni casi, persino opere liriche. Dalla metà del XIX sec., anche nelle campagne le soc. teatrali, corali, musicali e ginniche si fecero promotrici di una variegata attività teatrale, che si teneva in parte a cielo aperto, ma anche nelle sale delle locande.

Grazie all'entusiasmo per il teatro dimostrato dagli ab. di piccole e grandi città, per iniziativa di soc. per azioni vennero creati teatri, in particolare a San Gallo (1804), Basilea e Zurigo (1834), Lucerna (1839), Bellinzona (1846) e Soletta (1856). Tali soc. acquistarono edifici teatrali già esistenti o ne fecero costruire di nuovi, ispirati all'architettura dei teatri di corte, in cui la vista sul palco di fronte era migliore di quella sul palcoscenico. Nelle città più grandi i proprietari dei teatri affittavano le loro sale a impresari con compagnie stabili, che organizzavano programmazioni in abbonamento. Nei teatri più piccoli i proprietari ospitavano compagnie esterne. Le sale di teatro erano aperte anche alle soc. e alle compagnie amatoriali, oltre che, dietro compenso, ad artisti da baraccone. Nonostante modeste sovvenzioni pubbliche, in parte ancora in natura, la maggioranza delle compagnie teatrali stabili non riuscì a durare. L'attrice e autrice teatrale Charlotte Birch-Pfeiffer, ad esempio, diresse il teatro di Zurigo solo dal 1837 al 1843, pur avendo investito denaro proprio. Le compagnie potevano contare solo su un ristretto pubblico affezionato e dovevano imporsi sul libero mercato, dove subirono la concorrenza dei circhi e degli artisti da baraccone. Per potersi trattenere più a lungo in uno stesso posto erano costrette a mettere in scena più drammi in pochi giorni e a conformarsi al gusto del pubblico nella scelta delle opere. Gli attori dovevano quindi padroneggiare un ampio repertorio di ruoli e spesso recitavano con propri costumi. I direttori dei teatri disponevano solo di scenari standard e nella programmazione pagavano pegno allo spirito del luogo, rappresentando opere di argomento patriottico-locale o integrando gli spettacoli con attrazioni circensi.

I teatri acquisirono una maggiore autonomia artistica solo quando vennero gestiti non più sulla base di contratti d'affitto ma in proprio. Questo passaggio avvenne in modi diversi nelle singole città; per lo più andò di pari passo con il crescente influsso di commissioni teatrali cittadine e con la concessione di privilegi finanziari al teatro, legata anche alla sua funzione educativa, a scapito degli artisti da baraccone e dei circhi. Il graduale aumento delle sovvenzioni consentiva allestimenti più accurati e determinò riforme fondamentali dell'attività teatrale. Il teatro d'ensemble, con i suoi generi prestabiliti, fu sempre più spesso sostituito dal teatro di regia, diretto da un regista che concepiva la trasposizione del testo e l'allestimento, in collaborazione, tra l'altro, con coreografi, scenografi e truccatori. Se nel teatro d'ensemble del XIX sec. la preparazione di un dramma richiedeva pochi giorni, alla fine del XX sec. le prove duravano solitamente almeno sei settimane. In questo modo diminuiva il numero delle pièce rappresentate, ma si allungava il periodo di programmazione.

Fino a XIX sec. inoltrato il teatro amatoriale e quello professionale condivisero generalmente gli stessi repertori. Con lo sviluppo del teatro regionale e d'occasione e con la riforma artistica del teatro professionale, il repertorio cominciò a differenziarsi: il teatro amatoriale, promosso dalla pop. locale, metteva in scena pièce popolari (nella Svizzera ted. spesso in dialetto), mentre sui palcoscenici professionali venivano rappresentati, per lo più da attori stranieri, testi classici e successi intern. ripresi da Vienna, Berlino e Parigi. Non esisteva tuttavia una barriera insormontabile tra il teatro popolare e quello professionale, soprattutto nella Svizzera franc., dove anche i Festspiele contavano sull'apporto di professionisti del teatro quali Emile Jaques-Dalcroze o il ginevrino Adolphe Appia, autore di una riforma del teatro.

Prove del dramma romantico di Friedrich Schiller La pulzella di Orléans allo Schauspielhaus di Zurigo (1939). Fotografia di Richard Schweizer (Stadtarchiv Zürich, VII.200.).
Prove del dramma romantico di Friedrich Schiller La pulzella di Orléans allo Schauspielhaus di Zurigo (1939). Fotografia di Richard Schweizer (Stadtarchiv Zürich, VII.200.). […]

Durante il nazismo il teatro della Svizzera ted. assunse una posizione particolare: operatori teatrali ted. e austriaci, fra cui numerosi personaggi di primissimo piano, emigrarono in Svizzera, trovando ingaggi sui palcoscenici locali. Lo Schauspielhaus di Zurigo, denigrato come teatro di emigranti, ebrei e marxisti, sotto la guida di Ferdinand Rieser divenne il più importante palcoscenico di lingua ted., con prime rappresentazioni, fra l'altro, di opere di Ferdinand Bruckner, Georg Kaiser e Bertolt Brecht. Dal 1938, diretto da Oskar Wälterlin, si mise al servizio della Difesa spirituale. Di pari fama godette anche dopo il 1945, quando con la regia di Wälterlin e Kurt Hirschfeld furono messi in scena i primi drammi di Friedrich Dürrenmatt e Max Frisch. Anche nel dopoguerra i palcoscenici della Svizzera ted. e franc. si orientarono sul repertorio della propria area linguistica. Un ruolo di mediazione fu svolto dai registi Benno Besson e Matthias Langhoff, provenienti dalla scuola del Berliner Ensemble, che attraverso i teatri di Losanna e Ginevra fecero conoscere la drammaturgia brechtiana nella Svizzera franc.

Dagli anni 1960-70 gli operatori teatrali cercarono sempre più spesso di sottrarsi ai condizionamenti imposti dalle grandi istituzioni fondando compagnie indipendenti e piccoli teatri, che offrivano il vantaggio, apprezzato da molti spettatori, dell'intimità e della vicinanza alla scena. Sul piano artistico il teatro indipendente influenzò i grandi teatri cittadini, talvolta superandoli, come nel caso del Theater Neumarkt, diretto da Horst Zankl (1971-75) e Volker Hesse (1993-99), rispetto allo Schauspielhaus di Zurigo. Arricchì, inoltre, la vita teatrale nelle piccole città e nelle regioni rurali e periferiche. In Ticino il Teatro Dimitri, che ebbe origine dalla tradizione it. fortemente influenzata dalla pantomima, dalla danza e dalla musica, determinò un fiorire di gruppi sperimentali, i cui membri in alcuni casi avevano svolto la propria formazione a Verscio.

La situazione del teatro all'inizio del XXI secolo

L'organizzazione teatrale, che varia secondo le zone linguistiche e culturali, risale in parte al XIX sec. Per quanto concerne le grandi e medie istituzioni, la Svizzera ted. ne conosce quattro tipi: teatri municipali con più sezioni (teatro, opera, balletto) a Basilea, Berna, Bienne-Soletta, Lucerna e San Gallo; sale dedicate esclusivamente al teatro di prosa (Berna e Zurigo) o lirico (Zurigo); teatri itineranti (teatro del cant. Zurigo e il corrispettivo Théâtre populaire romand nella Svizzera franc.); teatri che ospitano compagnie in tournée, fra l'altro a Baden, Grenchen e Winterthur. Le produzioni proprie dei grandi enti teatrali della Svizzera ted. si alternano in cartellone per diversi mesi (produzione di repertorio). Istituzioni minori, teatri indipendenti e amatoriali per contro hanno in programma sempre una sola produzione alla volta (produzione en suite). Nella Svizzera franc. il principio dell'en suite è tipico anche dei grandi teatri di Ginevra e Losanna, che si specializzano pure nelle produzioni musicali o di prosa. Molte piccole e medie città della Svizzera franc. e it., come Monthey, Vevey, Yverdon-les-Bains, Lugano e Locarno, ospitano nei loro teatri compagnie esterne. Come nella Svizzera ted., anche qui il numero delle compagnie indipendenti è cresciuto nella seconda metà del XX sec., tanto che all'inizio del XXI sec. la Svizzera presentava, insieme alla Finlandia, la maggiore densità di teatri in Europa. I palcoscenici professionali erano confrontati a una crescita massiccia dei costi del personale e di esercizio. Nel 2010 la città di Zurigo versò allo Schauspielhaus 35,5 milioni di frs. Le città con funzione di centro cercavano perciò, con più o meno successo, di coinvolgere nel finanziamento dei teatri anche l'agglomerato, che usufruisce della loro offerta culturale.

Organizzazione teatrale, ricerca e formazione

Nel 1933 la Federazione degli artisti di teatro sviz., nata a Zurigo nel 1920, aderì, con la Federazione dei coristi e coreografi, fondata a Basilea nel 1921, alla Federazione sviz. del personale dei servizi pubblici. Come partner sociale dell'Unione dei teatri sviz. - fondata nel 1920 e divenuta poi una ass. mantello dei teatri professionali sovvenzionati in Svizzera -, si fece portavoce degli interessi sindacali di tutti i lavoratori del settore teatrale. Negli anni 1930-40 entrò in conflitto con la politica di "elvetizzazione" di altre ass. culturali, poiché accoglieva anche emigranti iscritti a un sindacato. Nel 1995 divenne nuovamente un'ass. autonoma. Nel dopoguerra nacquero diverse ass. legate al teatro indipendente, come l'Ass. dei creatori di teatro indipendenti della Svizzera (1983), i Teatri associati della Svizzera it. (1997) e il Bureau des arts de la scène des indépendants suisses (1992). Si formarono inoltre org. per il teatro amatoriale, soc. locali per appassionati di teatro, ass. di sostegno a singoli teatri e federazioni professionali.

Manifesto per I vicini di Michel Vinaver, realizzato nel 1989 da Erika Stump e pubblicato a Losanna dalla tipografia Marsens (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
Manifesto per I vicini di Michel Vinaver, realizzato nel 1989 da Erika Stump e pubblicato a Losanna dalla tipografia Marsens (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste). […]

La Soc. sviz. di studi teatrali (SSST), fondata nel 1927 come Soc. di teatro della Svizzera centrale, promosse in un primo momento una cultura nazionale del teatro all'aperto, che si rifaceva alla tradizione del teatro popolare sviz. e si ispirava al movimento popolare del teatro all'aperto. L'obiettivo di realizzare una collezione di teatro, formulato già negli statuti di fondazione, fu finalmente realizzato nel 1944 con l'inaugurazione a Berna della Collezione sviz. del teatro. La SSST diede inoltre l'impulso per la creazione dell'Anello Hans Reinhart, il più importante premio teatrale della Svizzera, fondato da Hans Reinhart nel 1957 e da allora conferito annualmente dalla soc. Il suo secondo obiettivo principale, la fondazione di un'Acc. teatrale sviz., fu realizzato nel 1992 in condizioni del tutto diverse rispetto a quelle previste, con la creazione all'Univ. di Berna del primo ist. di scienze teatrali, diretto da Andreas Kotte. Il ritardo di quasi un sec. nell'affermazione delle scienze teatrali spiega anche il carattere puntuale delle ricerche condotte finora sulla storia del teatro sviz.

Anche la formazione in arte drammatica in Svizzera venne istituzionalizzata relativamente tardi. L'alta scuola di teatro di Zurigo, divenuta scuola univ. professionale nel 1997, affonda le sue radici nel Bühnenstudio di Zurigo, fondato nel 1937. La scuola univ. professionale di musica e teatro a Berna nacque dal Conservatorio della città. Gli ist. di formazione di Zurigo e Berna all'inizio del XXI sec. costituivano dip. delle rispettive scuole univ. professionali. L'alta scuola di teatro della Svizzera romanda a Losanna (la Manufacture) dal 2008 fa parte della scuola univ. professionale della Svizzera occidentale. La scuola superiore di arte drammatica, ex sezione del Conservatorio di Ginevra, indipendente dal 1971, fu integrata nel corso specialistico di Losanna nel 2003. La Scuola Teatro Dimitri, fondata da Dimitri a Verscio nel 1975, nel 2004 è divenuta scuola univ. professionale e dal 2006 è affiliata alla scuola univ. professionale della Svizzera it. Accanto a questi ist. esistono inoltre scuole private di teatro.

Riferimenti bibliografici

  • Collez. sviz. del teatro, Berna
  • E. Müller, Schweizer Theatergeschichte, 1944
  • Schweizer Theaterjahrbuch, 1951- (1951-1970 con doc. e bibl.)
  • Szene Schweiz, 1974- (dal n. 8, 1980/1981 con doc. e bibl.)
  • S. Gojan, Spielstätten der Schweiz, 1998
  • B. Schläpfer, Schauspiel in der Schweiz, 19992
  • DTS, 2005
  • P. Lepori, Il teatro nella Svizzera italiana, 2008
Link

Suggerimento di citazione

Martin Dreier: "Teatro", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 18.12.2013(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/011895/2013-12-18/, consultato il 02.11.2024.