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Concordati monetari

La forte frammentazione sul piano monetario nell'Impero, dovuta alla diffusione del privilegio di battere moneta e alla moltiplicazione delle Zecche, ostacolò la diffusione dell'Economia monetaria sorta nel corso del ME, in particolare nel territorio della Svizzera attuale, caratterizzato dalla divisione in piccole entità sovrane. Il gran numero di Monete locali e straniere, che superavano facilmente gli eventuali confini, obbligava viaggiatori e residenti a ricorrere frequentemente al Cambio. Spesso le monete spicciole non erano convertibili, mentre quelle grosse d'argento e d'oro a volte solo subendo delle perdite. La diversità dei sistemi di calcolo nei singoli cant. conf. rendeva difficile stabilire confronti diretti tra le valute; il territorio sviz. inoltre non costituì mai una regione a sé stante a livello economico, ma per buona parte fu l'area periferica di spazi economici diversi il cui baricentro si trovava al di fuori della Svizzera odierna. Anche se l'espressione "disordine monetario", spesso utilizzata, risulta inappropriata perché sottovaluta la capacità delle persone di adeguarsi a tale situazione, le incertezze riguardo ai cambi, ai rapporti di valore e alla validità delle monete straniere furono comunque un aspetto delle relazioni economiche con cui necessariamente fare i conti. Fin dal XIV sec. si avvertì perciò la necessità di concludere accordi in campo monetario.

Contenuti

Diversi erano i motivi che potevano portare alla conclusione di un concordato monetario. Occorre distinguere da un lato tra le alleanze (federazioni, concordati) monetarie che stabilivano una comune Coniazione di monete, e gli accordi monetari, comprendenti unicamente l'adeguamento reciproco dei corsi di cambio delle monete locali e straniere nell'ambito della cosiddetta polizia monetaria, dall'altro. Quest'ultimo tipo di patto era più frequente, in quanto più facile da concludere visti gli interessi divergenti delle parti in causa.

In genere, gli accordi monetari regolamentavano le seguenti questioni ricorrenti: validità delle monete locali e straniere in un determinato territorio, corso delle monete locali o straniere (tariffazione), interdizione di determinati tipi di monete (discredito) ed eventualmente il conio delle monete, con prescrizioni sul contenuto di fino e sul peso (titolo) della moneta. In caso di necessità, venivano aggiunte disposizioni (in parte anche di notevole complessità) riguardanti l'entrata in circolazione di nuove monete, con le rispettive norme transitorie per contratti correnti di debito o di acquisto.

Gli accordi monetari consistevano prevalentemente in patti tra più contraenti autonomi, nella maggior parte dei casi cant. conf., non tutti necessariamente aventi il diritto di battere moneta. Le differenze tra gli accordi di modesta entità e le intese informali a breve termine erano assai labili. A partire dal XV sec., le Diete fed. furono generalmente il luogo deputato alla discussione delle questioni monetarie e alla conclusione di accordi in materia. I cant. conf. con forti interessi sul piano economico o politico potevano promuovere l'adozione di regole comuni insieme ai cant. confinanti o su scala regionale. Dopo la fondazione dello Stato fed., la conclusione di concordati monetari con Paesi stranieri divenne competenza esclusiva del potere centrale.

Basso Medioevo

I primi concordati monetari si realizzarono in Svizzera nel XIV sec. Il patto più antico, stipulato nel 1344 tra Austria, Zurigo e Basilea, fu verosimilmente originato soprattutto dal tentativo austriaco di imporre la propria sovranità, legato alla pace territoriale conclusa nel 1343. Anche i patti del 1377 e 1387, che coinvolsero un'ampia cerchia di aderenti, rispondevano probabilmente allo stesso scopo. In quanto finalizzati a garantire il dominio austriaco (1377) e il suo consolidamento (1387), ebbero scarsa efficacia sul piano monetario. Il concordato di Sciaffusa del 1377 mostrò cionondimeno chiari intenti di riorganizzare il sistema monetario nelle regioni della Svizzera settentrionale e del Reno superiore. Vi parteciparono, accanto al duca austriaco Leopoldo II d'Asburgo, i conti von Kyburg e de Neuchâtel, i signori von Krenkingen come anche le città di Basilea, Zurigo, Berna e Soletta.

Nel XV sec. prevalse un approccio pragmatico, prevalentemente tecnico. Nella regione del Reno superiore (Rappenmünzbund, 1399, 1403, 1425; con la partecipazione di Basilea), nella Germania meridionale (Riedlinger Münzbund, 1423) e nella Svizzera settentrionale e interna (accordi del 1424 e 1425 con la partecipazione di Zurigo, Lucerna, Uri, Svitto, Untervaldo, Zugo e Glarona) si formarono tre alleanze. Zurigo, Sciaffusa e San Gallo tentarono in qualche occasione (accordo del 1424) di aderire al Riedlinger Münzbund, operazione che però fallì per il loro rifiuto di sospendere la coniazione di monete. Il Riedlinger Münzbund rimase in vigore per tutto il XV sec., e il Rappenmünzbund addirittura fino al 1584. Una delle ragioni della longevità inconsueta dei due accordi era da ricercare nell'equilibrio instauratosi tra città dedite all'artigianato e al commercio (Basilea e Friburgo in Brisgovia nel Rappenmünzbund, Costanza e Ulma nell'accordo di Riedling) con interessi economici convergenti, e due forti signorie territoriali (Württemberg e Austria), in grado di imporre sul loro territorio le disposizioni concordate.

XVI e XVII secolo

Gli ordinamenti imperiali del XVI sec. in ambito monetario, da cui i cant. conf. rimasero in disparte, non furono abbastanza vincolanti da produrre concordati monetari di ampia portata. Il tentativo operato da Zurigo nel 1559 di far aderire i cant. conf. all'ordinamento monetario imperiale fallì a causa di interessi particolari contrastanti. Proibendo temporaneamente l'importazione di argento in Svizzera, l'Impero a partire dal 1560 ca. rese più difficile la coniazione di monete, senza però riuscire a modificare l'ostilità dei cant. conf. nei confronti della politica monetaria imperiale. Nel frattempo, già dalla prima metà del XVI sec., e in particolare dopo la conquista del Paese di Vaud nel 1536, Berna cominciò, all'interno della sua sfera d'influenza nella Svizzera occidentale, a stabilire intese di tipo contrattuale con Friburgo e Soletta, concludendo inoltre singoli accordi con Neuchâtel, il Vallese e Ginevra a partire dagli anni 1580-90. Fu però solo la crisi valutaria del 1620-23 (periodo dei Kipper und Wipper, cioè tosatori e falsari; Inflazione) a favorire nuovamente il raggiungimento di accordi di più vasta portata, comunque legati a situazioni contingenti. In maniera crescente, i cant. conf. più grandi come Berna o Zurigo tenevano sotto controllo la circolazione monetaria sul loro territorio. I loro mandati furono determinanti anche per i piccoli cant. (ad esempio quello di Zurigo per Svitto e quelli di Berna per Soletta e il Vallese) e per i baliaggi comuni, con eventuali adeguamenti alle realtà locali (nel Ticino ad esempio all'influenza di Milano).

XVIII e XIX secolo

In seguito a un'ulteriore crisi monetaria avvenuta dopo il 1700, Zurigo, Berna, Friburgo e Soletta tentarono, nel corso di diverse conferenze monetarie tenute a Langenthal (1714, 1717, 1724), di imporre condizioni uniformi per il conio delle monete nei singoli cant. conf; nel 1757 un'altra conferenza monetaria cercò di stabilire un minimo di elementi comuni (tariffazione, titolo comune). In linea di massima, però, fino al XIX sec. la politica monetaria rimase circoscritta al contesto locale. Appellandosi agli stretti legami commerciali e monetari con le regioni estere confinanti, in particolare le aree periferiche come Basilea, Sciaffusa, la regione del lago di Costanza e la Svizzera occidentale si rifiutavano di adottare misure unitarie su scala conf., che avrebbero potuto nuocere ai propri interessi economici. Al massimo erano i territori vicini ed economicamente dipendenti a venire coinvolti nella tariffazione monetaria, come fu consuetudine nel XVII sec. a San Gallo. Qui i due Appenzello e l'abbazia di San Gallo aderivano di norma alle tariffazioni monetarie della città, che nel XVIII sec. vennero regolarmente stabilite di comune accordo. Anche le Tre Leghe costituivano un'area monetaria indipendente. Fra regioni vicine le sovrapposizioni erano costanti.

Dopo il fallimento del primo tentativo di unificare il sistema monetario a livello nazionale, compiuto durante l'Elvetica (legge del 19.3.1799), nel 1803 la sovranità in ambito monetario venne attribuita ai cant. La degradazione repentina delle monete dovuta alla loro emissione incontrollata impose ben presto la conclusione di vasti concordati fra cant. vicini o con analoghi problemi valutari. Il concordato monetario del 1825 che faceva riferimento al sistema del franco, e a cui aderirono i cant. Argovia, Basilea, Berna, Friburgo, Soletta e Vaud, ebbe perlomeno il merito di istituire la coniazione con titolo unitario. Solo con la riforma monetaria del 1850, promossa dallo Stato fed. sorto nel 1848, venne introdotto un sistema monetario unitario sul piano nazionale (Franco), spostando così la politica monetaria sul piano intern. Nel 1865 la Svizzera partecipò all' Unione monetaria latina, che prevedeva per tutti i Paesi aderenti coniazioni con titolo comune. Fino alla prima guerra mondiale, la quota delle valute degli altri Stati membri sul totale della moneta circolante in Svizzera era superiore rispetto a quella della monetazione sviz.

Efficacia

L'efficacia dei concordati monetari conclusi in Svizzera nel corso del XIV-XIX sec. fu generalmente assai limitata. Come evidenziano i reperti numismatici, neppure gli accordi del XVI sec. riuscirono a creare aree monetarie chiaramente delimitate. Tra le ragioni principali di ciò vi furono gli interessi e le politiche economiche divergenti e spesso contrapposte dei singoli cant. conf., che riflettevano anche il contrasto fra cant. rurali e città dedite all'artigianato e al commercio. L'adozione di misure efficaci venne impedita anche da un eccessivo attaccamento alla propria sovranità e da questioni di prestigio: quasi nessun cant. era disposto a rinunciare alla coniazione autonoma in favore di una moneta comune, e nemmeno a ridurla. Gli influssi esterni inoltre, come l'inflazione importata, non potevano praticamente essere arginati con misure adottate sul piano interno; e spesso la prospettiva locale non permise di coglierne la portata. Solo con i concordati monetari del XIX sec. si adottarono regole funzionali e in grado di orientare gli sviluppi futuri.

Riferimenti bibliografici

  • H. Altherr, Das Münzwesen der Schweiz bis zum Jahre 1798, 1910
  • E. Weisskopf, Das schweizerische Münzwesen von seinen Anfängen bis zur Gegenwart, 1948
  • N. Morard, Freiburger Münzen, 1969
  • C. Martin, Essai sur la politique monétaire de Berne 1400-1798, 1978
  • B. Zäch, «Kirchenfunde als Quellen zum Kleingeldumlauf im 15. Jahrhundert», in ArS, 15, 1992, 144-151
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Suggerimento di citazione

Martin Körner; Benedikt Zäch: "Concordati monetari", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 26.11.2009(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/013653/2009-11-26/, consultato il 16.04.2024.