Il credito è uno scambio di beni presenti contro beni futuri. Esso viene concesso da un creditore a un debitore con il trasferimento di Denaro o di pretese monetarie nei confronti di terzi in cambio di una remunerazione - per il periodo della durata del credito - chiamato Interesse. La base legale è costituita dal contratto di credito. Il credito al consumo, prevalentemente a breve termine, viene utilizzato per l'acquisto di beni destinati a soddisfare bisogni immediati, mentre quello alla produzione serve per la realizzazione e la gestione di impianti produttivi o per il finanziamento di transazioni commerciali. In base alla durata si distingue tra crediti a breve termine, concessi per meno di 12 mesi, crediti a medio termine, con una durata variabile da uno a quattro anni, e crediti a lungo termine, di almeno quattro anni. I crediti a breve termine vengono trattati sul mercato monetario (Economia monetaria), quelli a medio e lungo termine sul Mercato dei capitali. Occorre infine distinguere anche tra crediti privati e pubblici. Nel ME e nell'età moderna si svilupparono diverse forme di credito personale e reale.
Medioevo ed epoca moderna
Il prestito su pegno
Pur condannando come usura il prestito a interesse, e quindi il credito a breve termine tramite pegni manuali e obbligazioni, la Chiesa non riuscì di fatto a reprimerlo. Dal XIII sec. principi e città concessero privilegi per esercitare tale attività generalmente disprezzata e proibita, esercitata soprattutto da ebrei, Lombardi e caorsini (mercanti originari di Cahors). Il prestito su pegno dei lombardi fu ampiamente diffuso a partire dall'inizio del XIV sec. (il fenomeno è stato studiato in maniera particolarmente approfondita per il Vallese). Nel XV sec. il divieto del prestito a interesse fu in parte attenuato, parallelamente a una generale riforma dei pegni manuali. In Italia e in Germania apparvero i primi monti di pietà, cioè banche che praticavano il prestito su pegno gestite da ecclesiastici, in particolare francescani (Lettera di pegno). Questi ist. furono costretti ad abbandonare il principio antieconomico del prestito senza interesse e a esigere una remunerazione del prestito modesta, non superiore al 5%. Tale prassi venne poi ufficialmente ammessa dai concili di Costanza (1414-1418) e Basilea (1431-1449) e dal concilio Laterano (1512-1517). Con lo sviluppo economico e politico delle città, ebrei e lombardi vennero estromessi dalle attività creditizie, la cui gestione venne così in buona parte assunta da cittadini e istituzioni locali. Alla fine del XV sec. il prestito su pegno veniva esercitato dai tesorieri e dai cambi pubblici (Banche). Al più tardi all'inizio del XVI sec. tale forma di credito risultò regolamentata dalle autorità; essa continuò ad espandersi nel XVII e XVIII sec. La città-Stato di Lucerna, servendosi delle annuali eccedenze di bilancio, praticava addirittura ufficialmente il prestito su pegno, gestito dal tesoriere, contro deposito di Rendite fondiarie e obbligazioni. San Gallo creò nel XVIII sec. due banchi dei pegni per la concessione di anticipazioni su panni di cotone e di mussola.
Il credito immobiliare
I tipi fondamentali di credito immobiliare sviluppatisi nel corso della storia sono le Ipoteche, derivanti dal diritto romano comune, i pegni immobiliari (Satzungen) di varia natura, diffusi nelle aree dove vigeva il diritto germanico e, dalla fine del XII sec., le Rendite, chiamate anche censi. Le Satzungen in origine fungevano da garanzia immobiliare dei crediti. Nel caso delle rendite, il creditore acquistava una rendita gravante sulla proprietà immobiliare del venditore della rendita contro cessione di una somma di denaro. In origine la rendita non era redimibile e non si poteva pretendere la restituzione del capitale; essa era considerata come un debito perpetuo, con un carattere di diritto reale, assicurato da una garanzia immobiliare. Nel corso del tardo ME anche le rendite o censi divennero redimibili e il fondo gravato pignorabile. Nel XVI sec. in Svizzera i censi si diversificarono su base regionale, principalmente a seconda della responsabilità del debitore. Anche la terminologia divenne più vaga: nelle aree di lingua ted. il contratto di credito, di durata variabile da uno a 15 anni, cominciò a essere chiamato censo, lettera (Brief) o manoscritto (Handschrift). Censi di origine più remota venivano anche definiti "perpetui". Fino alla fine dell'ancien régime, i censi costituirono una delle forme di investimento più gradite, sia nelle città sia nelle campagne.
La rendita vitalizia
Tra il XIV e la metà del XVI sec. ca. un altro tipo di rendita, la rendita vitalizia, ebbe il favore del pubblico come strumento di credito per la Previdenza per la vecchiaia. Le rendite vitalizie venivano distinte in perpetue e riscattabili. Con quella perpetua, il creditore acquisiva una rendita annua vita natural durante, che a seconda dei casi ammontava tra l'8% e il 10% del capitale non riscattabile. Si trattava di una forma di credito di carattere speculativo: rimanendo in vita ancora per 20-25 anni, il creditore otteneva una rendita complessiva superiore al capitale versato, mentre nel caso di una sua morte anticipata era il debitore a realizzare un guadagno. Verso la fine del XV sec. si svilupparono diverse varianti. Nel contratto poteva tra l'altro essere stabilita la trasmissione (per intero o per metà) della rendita alla moglie o a un discendente diretto dopo la morte del creditore. In seguito si diffuse la rendita redimibile, che solo il debitore aveva il diritto di sciogliere, in modo da essere protetto da disdette abusive. Grazie alle loro svariate forme e funzioni, rendite di ogni tipo erano diffuse nell'ambito del credito privato ma soprattutto nell'ambito del credito pubblico. Nel XV-XVI sec., Basilea fu il più importante mercato sviz. di rendite. Berna si diede alla vendita di rendite, indebitandosi così nel XV sec. con una ventina di città sviz., alsaziane e della Germania meridionale. Numerose città riuscirono con questa forma di credito a coprire rapidamente improvvisi buchi finanziari. Le entrate pubbliche così come il patrimonio pubblico e privato fungevano da garanzia per i debiti contratti dalle città.
L'obbligazione
L'obbligazione cominciò ad affermarsi a partire dal XVI sec., grazie alla domanda crescente nel settore del credito pubblico. Per quanto riguarda i prestiti pubblici e privati, il cambio pubblico di Basilea assunse un ruolo pionieristico. Esso svolgeva il ruolo di intermediario per la concessione di prestiti a città e principi e costituiva il luogo di pagamento per gli interessi annuali e i rimborsi. Oltre alle garanzie normalmente richieste per le rendite vitalizie, il prestito obbligazionario richiedeva la fideiussione di persone solvibili dell'entità territoriale che si indebitava o di un'altra città o della regione - nel caso dei prestiti emessi a Basilea, per esempio cittadini di Friburgo per un prestito ginevrino; le città di Friburgo, Berna, Vevey, Evian ecc. per prestiti al duca di Savoia; Montbéliard per prestiti al duca del Württemberg (emessi anche a Soletta oltre che a Basilea); Soletta, Zurigo e altre città per i numerosi prestiti ai re di Francia. La fideiussione era usuale anche per i prestiti privati. Se il debitore non era in grado di pagare gli interessi nei termini previsti, il creditore era legittimato a rifarsi su di esso o sul fideiussore. Per questo ancora nel XVI sec. esisteva la Servitù volontaria, che stabiliva che il debitore o il fideiussore dovevano recarsi in un determinato momento nella città in cui era stato contratto il prestito - gli interessi dovevano essere versati direttamente al creditore - e prendere alloggio in una locanda fino al pagamento degli interessi dovuti. Ben presto le obbligazioni vennero negoziate come le rendite e dei censi: un creditore poteva vendere i titoli a terzi, oppure cederli alle autorità per pagare le imposte, la tassa dovuta in caso di emigrazione o altri oneri finanziari; a partire dal XVI sec. tali transazioni furono permesse addirittura tramite il trasferimento di cambiali e senza autenticazione notarile.
Il credito commerciale
La vendita a pagamento ritardato delle merci acquistate costituisce una delle prime forme di credito. Nei mercati locali la vendita a credito avveniva sotto forma di accordo orale o scritto, con fideiussioni o pegni manuali a titolo di garanzia; le somme dovute venivano registrate nei libri contabili. Nel commercio interregionale, dal XII sec. la forma di credito più comune fu costituita dalla Lettera di cambio, che necessitava però di una fitta rete di clienti e fornitori. L'apertura di credito dipendeva di regola dalla fama del commerciante, per il quale era importante essere conosciuto come buon pagatore. Ulteriori forme di credito erano la cédule obligatoire e la lettera di credito. I tipi di credito menzionati avevano nel contempo una funzione importante nel traffico intern. dei pagamenti, all'interno del quale dal XVI sec. aumentarono sempre più in numero e valore gli investimenti esteri. Investitori sviz. partecipavano alle emissioni pubbliche degli Stati europei e d'oltreoceano. I relativi trasferimenti di capitali (movimenti di Capitali) venivano assicurati da facoltosi banchieri tramite la circolazione ordinaria di cambiali.
Città e campagna
Le varie forme di credito si diffusero progressivamente dalle città alle campagne. L'indebitamento della pop. rurale nei confronti delle città e dei suoi ab. crebbe fortemente soprattutto a partire dal XVI sec.; ciò ne favorì la dipendenza economica (relazioni tra Città e campagna). Nelle campagne, il credito venne spesso utilizzato a scopi clientelari dai cittadini ma anche dai notabili locali. Soprattutto nella parte finale del XVI sec. e nel XVII sec. uomini politici ricchi e influenti acquistarono titoli di credito emessi da governi esteri, che poterono acquistare dai creditori svizzeri - spesso ufficiali mercenari - per un prezzo molto inferiore al valore nominale, vista l'insolvenza o la morosità del debitore. In tal modo, essi potevano assicurarsi nuovi alleati negli affari e in politica o rendere più accondiscendenti gli avversari o addirittura eliminarli. Mentre fino al XVI sec. furono soprattutto i capitali delle città nelle loro svariate forme a riversarsi nelle campagne, a partire dal XVII sec. il crescente benessere delle città minori e dei maggiori centri di mercato rurali ebbe ripercussioni anche sul settore creditizio. Alla fine dell'ancien régime, la Svizzera risultava perciò parte integrante di un'ampia e complessa rete di creditori e debitori estesa anche all'estero.
Debiti e crediti venivano registrati nei libri contabili; sul piano locale ciò avveniva nelle diverse unità di conto in uso. Fino al tardo XV sec., esse furono legate a una moneta realmente circolante, il fiorino d'oro, mentre nel XVI sec. la forte svalutazione monetaria provocò la scissione tra il fiorino d'oro e il fiorino unità di conto, il cui valore veniva fissato autonomamente all'interno di ogni area monetaria. Per evitare perdite, i creditori fecero sempre più pressione per stipulare i crediti in monete d'argento forti (ducati d'argento) e soprattutto in monete auree (fiorini d'oro, corone del sole, ducati, zecchini, nel XVII sec. dobloni franc. o spagnoli). Già nella seconda metà del XVI sec., e in particolare dopo la grande crisi monetaria del 1621-1622 e l'affermazione di diverse monete argentee, si ritornò però in maniera crescente alla concessione di crediti in unità di conto locali.
XIX e XX secolo
Durante la Repubblica elvetica il sistema creditizio sviz. crollò quasi completamente. La moneta unitaria non venne accettata; ciò portò alla tesaurizzazione delle monete dell'ancien régime. Durante la Mediazione la propensione al risparmio fu ridotta; al di fuori delle città commerciali il sistema bancario non conobbe alcuna espansione. La Massa monetaria disponibile si ridusse in maniera drastica anche in seguito alla perdita di quasi tutte le attività sull'estero delle banche ancora esistenti e di molti creditori privati.
Solo nel periodo della Rigenerazione si ebbero nuovamente eccedenze di risparmio che permisero una nuova espansione del credito, interrotta però dalla crisi degli anni 1840-50. I nuovi istituti bancari fondati negli anni 1830-40 - in quel periodo nacquero anche le prime tre banche cant. - assicurarono principalmente il credito di sconto (banche di sconto), indispensabile al commercio, e in secondo luogo il credito ipotecario, anche nelle aree rurali (Ipoteche). L'aspettativa di profitti elevati, originata dalla crescita dei prezzi dei prodotti alimentari causata dall'aumento della pop. e dopo il 1848 anche dall'espansione del mercato interno, spinse molti contadini a pagare prezzi troppo alti per i beni immobiliari. A lungo l'indebitamento ipotecario del settore agricolo fu compensato dall'aumento dei prezzi dei beni alimentari; dagli anni 1870-80 però l'importazione a basso prezzo di cereali da oltreoceano resa possibile dalle navi a vapore e dalle ferrovie causò il crollo dei prezzi e il conseguente fallimento di molte aziende agricole (Indebitamento agricolo). Anche i crediti per le opere pubbliche assunsero una notevole importanza: la costruzione sul versante ticinese della strada del San Gottardo (1821-1830) venne ad esempio in parte finanziata con un prestito a interesse della posta cant. di Zurigo, e in parte per via bancaria, con un prestito al 4% di un ist. basilese.
Nella prima metà del XIX sec. la creazione di credito delle banche sviz. fu limitata, per cui sul piano locale e regionale si dovette ricorrere a finanziatori privati, e per i prestiti di maggiore entità e per il capitale di rischio a finanziatori esteri. Dalla metà del XIX sec. il sistema bancario si diversificò e divenne più efficiente. Tra il 1853 e il 1872 nacquero i precursori delle grandi banche odierne. La fondazione nel 1856 a Zurigo del Credito sviz., prima grande banca per azioni per l'industria e il commercio, avvenne soprattutto in vista della raccolta di ingenti capitali per finanziare la costruzione delle ferrovie in maniera indipendente dall'influenza straniera. Per la grande industria svolsero un ruolo importante anche la Bank in Winterthur (1862) e il Basler Bankverein (1872). La forte necessità di capitali delle imprese ferroviarie e industriali portò a un rincaro dei crediti; la domanda di prestiti convenienti da parte della gente comune fu pertanto raramente soddisfatta dalle grandi banche in via di formazione. In seguito alle pressioni esercitate sul piano politico dal movimento democratico, dalla fine degli anni 1860-70 vennero create numerose banche cant. e altri piccoli ist. che in materia di credito soddisfacevano anche le esigenze del ceto medio. Con la fondazione della Banca nazionale svizzera (BNS) e delle casse Raiffeisen dopo il 1900 prese forma la struttura bancaria ancora oggi esistente, che permise la raccolta efficiente del risparmio e la conseguente espansione del credito, garantì gradualmente l'indipendenza dai finanziatori esteri (l'ultima emissione pubblica della città di Zurigo negli Stati Uniti risale al 1920) e tassi di interesse tutt'oggi inferiori alla media intern. (si parla della Svizzera come "isola dei tassi"), ciò che permette di compensare in maniera notevole gli svantaggi di costo e di localizzazione dovuti ad altri fattori. La politica creditizia delle banche seguì l'andamento ciclico della congiuntura - quando questa era debole, aumentavano le pretese riguardo alla solvibilità dei debitori - e gli indirizzi di Politica monetaria della BNS.
In due occasioni la Conf. creò ist. appositi per agevolare la concessione di crediti. All'indomani dello scoppio della prima guerra mondiale si creò una situazione di emergenza nel settore creditizio, legata alle difficoltà nel traffico intern. dei pagamenti, alla tesaurizzazione di contanti e alla chiusura delle borse. Nel settembre del 1914 fu così istituita per decreto fed. una cassa di prestiti, di cui fu garante la Conf. e la cui gestione fu affidata alla BNS, che concedeva crediti contro deposito di obbligazioni, azioni, libretti di risparmio, polizze di assicurazione sulla vita, materie prime o oro. Sciolta nel 1924, nel corso del suo operato decennale essa erogò crediti per 208 milioni di frs. Un secondo ist. di questo genere fu fondato nel luglio del 1932, dopo che le difficoltà finanziarie delle banche - le loro attività sull'estero, concentrate soprattutto nell'Europa centrale (Germania, Austria, Ungheria e Polonia), avevano subito una forte svalutazione in seguito all'introduzione del controllo dei cambi - erano sfociate in una vera e propria crisi creditizia. La nuova cassa di prestiti aveva la funzione di fornire capitale di esercizio, garantito da beni patrimoniali per cui la BNS non poteva concedere anticipazioni, alle banche in carenza di liquidità. La copertura era assicurata da un apposito fondo di garanzia, a cui la Conf. contribuì con 75 milioni di frs. e il mondo finanziario con 25 milioni di frs. Oltre la soglia dei 100 milioni, la responsabilità ricadeva esclusivamente sulla Conf. Tale cassa, che concesse crediti per un ammontare complessivo di 510 milioni di frs., venne liquidata nel 1955.
Lo Stato limitò in una sola occasione l'attività creditizia del settore bancario. Emanato durante una fase di surriscaldamento congiunturale, il decreto fed. urgente in vigore dal dicembre del 1972 all'aprile del 1975 pose un freno all'aumento del credito complessivo al fine di raffeddare la congiuntura. Tale competenza di intervento non venne però inserita nella revisione della legge sulla BNS del 1978, dato che non sussisteva più la necessità di uno strumento di questo genere, giustificabile solo in un regime di cambi fissi con alto potenziale inflattivo.
Nella seconda metà del XX sec., in Svizzera il livello di indebitamento presso le banche è cresciuto a un ritmo nettamente superiore al prodotto interno lordo (1980: 120%; 2000: 165%), e risulta elevato se rapportato alla media intern. La metà ca. dei crediti concessi in ambito nazionale è destinata alle economie domestiche (in prevalenza ipoteche), un buon terzo alle aziende private, e il resto soprattutto agli enti pubblici; negli ultimi 30 anni, tali proporzioni sono rimaste praticamente invariate.

Secondo la statistica bancaria, nel 2000 i crediti alla clientela sviz., comprese le ipoteche, ammontavano a 646,805 miliardi di frs. Per quanto riguarda le grandi banche, i crediti commerciali alle aziende costituiscono ca. i due terzi dei prestiti complessivi. I prestiti a enti sviz. di diritto pubblico tendenzialmente sono cresciuti di pari passo rispetto a quelli ai privati: nel 2000 essi ammontavano a 28,794 miliardi di frs., di cui 16,174 miliardi concessi dalle banche cant. A titolo di paragone, nello stesso anno i prestiti ipotecari hanno raggiunto la somma di 505,053 miliardi di frs.
Da sempre il credito al consumo senza garanzie correnti riveste un'importanza minore, anche se dopo il 1945 i piccoli crediti per gli acquisti rateali (spesso automobili) sono aumentati notevolmente (Consumi). Fino alla metà degli anni 1960-70 questo genere di servizio venne offerto da numerosi piccoli ist., che a causa del processo di concentrazione nel settore furono in seguito per buona parte assorbiti dalle grandi banche. Nel 1985 la quota di mercato di queste ultime e delle loro affiliate si aggirava attorno all'80%. Per combattere gli abusi, furono alcuni cant. a introdurre le prime normative sul piccolo credito, che stabilivano ad esempio i tassi massimi di interesse e ne regolamentavano la promozione pubblicitaria. Già nel 1957 venne stipulato un concordato per lottare contro gli abusi nel settore; nel 1993 è entrata in vigore la legge fed. sul credito al consumo. Le statistiche sui piccoli crediti risultano incomplete. La BNS, i cui rilevamenti si limitano a 45 ist. bancari e ai crediti inferiori a 60'000 frs., nel 2000 ha registrato 291'216 prestiti per un valore complessivo di 4,255 miliardi di frs. Leggermente più significativi sono i dati della Centrale per informazioni di credito (ZEK), che comprendono 83 ist., tra i quali figurano anche soc. di leasing. In base a essi, nel 2000 i prestiti complessivi ammontavano a 5,130 miliardi di frs., suddivisi su 390'052 contratti di credito con un debito residuo medio di soli 13'152 frs. L'introduzione di norme più severe in occasione della revisione della legge sul credito al consumo all'inizio del 2003 ha portato a un ulteriore ridimensionamento del piccolo credito. L'indebitamento dovuto al piccolo credito costituisce ca. l'1,5% del prodotto interno lordo, il 2% del reddito disponibile delle economie domestiche e il 2,2% dei loro consumi finali; tali percentuali risultano inferiori a quelle della maggior parte degli altri Paesi industrializzati. Secondo uno studio condotto alla vigilia della revisione della legge, in media è sufficiente un margine del 7,65% per la piena copertura dei costi; la nuova legge raccomanda un tasso di interesse massimo del 15%. La tolleranza degli scoperti sui conti salario e i contratti di leasing hanno spesso preso il posto dei piccoli crediti di consumo. Questi ultimi, diffusi soprattutto nel mercato automobilistico, alla fine del 2001 hanno raggiunto un totale di 4,1 miliardi di frs. (solo contratti di leasing privati), pari a ca. i tre quarti del volume dei crediti al consumo tradizionali. Significativi in quest'ottica sono anche gli anticipi tramite carte di credito. Le prime carte di credito statunitensi giunsero sul mercato europeo negli anni 1950-60; a partire dagli anni 1960-70 esse subirono la concorrenza di quelle europee. La loro diffusione su larga scala avvenne però solo negli ultimi due decenni del XX sec. dopo l'introduzione nel 1980 di uno standard unitario per le bande magnetiche, che permise l'aumento indiscriminato dei punti di accettazione.

Anche le soc. di assicurazione sulla vita concedono crediti ai loro clienti sotto forma di cosiddetti prestiti su polizza, le cui condizioni sono simili a quelle dei crediti bancari contro garanzie correnti, o sotto forma di prestiti ipotecari (anche al di fuori della propria clientela). Il volume globale dei crediti erogati dalle assicurazioni resta comunque nettamente inferiore a quello delle banche: nel 2000 i prestiti su polizza ai clienti ammontavano a 8,476 miliardi, le ipoteche a 26,986 miliardi e i prestiti garantiti da riconoscimenti di debito (soprattutto nei confronti di enti pubblici) a 20,450 miliardi di frs. Al di fuori del sistema bancario, anche le casse pensioni (ipoteche), i fondi di previdenza padronali o paritetici così come i datori di lavoro svolgono attività creditizie, il cui ammontare risulta però sconosciuto. Dall'entrata in vigore della legge sulla previdenza professionale nel 1985, si è verificato uno spostamento verso le istituzioni ufficialmente riconosciute. Non vengono invece considerati crediti gli aiuti temporanei che rientrano tra le prestazioni sociali dell'ente pubblico (anticipi sugli alimenti, rendite di invalidità o prestazioni rimborsabili per il raggiungimento del minimo vitale).
Al contrario dei crediti lombard (prestiti contro costituzione in pegno di titoli), forme antiquate come il credito di sconto da parte delle banche hanno perso molta della loro importanza. A quest'ultimo è subentrato nella seconda metà del XX sec. il credito contro cessione (cessione di pretese verso terzi alle banche, che anticipano la somma corrispondente).
I prestiti su pegno non rientrano nel campo di attività delle banche; la banca cant. di Zurigo fu l'unico ist. finanziario a fondare un banco dei pegni nel 1872. Le altre istituzioni attive in questo settore sono di proprietà pubblica (Ginevra) o sono gestite da soc. di utilità pubblica. La loro rilevanza economica e sociale risulta comunque in calo dall'inizio del XX sec.; esse necessitano inoltre di una concessione cant.
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