Bicicletta

Dotata di una o più ruote allineate, la bicicletta è un veicolo azionato tramite pedivelle dalle gambe del guidatore. A differenza di altre macchine, la bicicletta non sostituisce la forza muscolare, ma la potenzia. L'idea di un veicolo semovente si concretizzò, a partire dal XV secolo, in variegati modelli sperimentali, come il celerifero, prima che l'inventore tedesco Karl Friedrich Drais riuscisse, nel 1816, a costruire il primo velocipede funzionale, la draisina. Questo veicolo ispirato al barroccio, spinto puntando i piedi per terra, fu dapprima confinato nel settore dei giochi e dello sport, come attesta il suo nome inglese hobby-horse. Grazie a diverse modifiche (pedali, ruote a raggi metallici, trazione a catena, pneumatici) e passando dalla fase intermedia del biciclo (dotato di ruota anteriore alta), la bicicletta assunse tra il 1860 e il 1890 la sua forma attuale. La tecnica della bicicletta, che nel XIX secolo aveva fortemente influenzato l'invenzione dell'automobile, stagnò nel XX secolo, prima che la spinta ecologista ne favorisse la rinascita. Simile alla bicicletta, il ciclomotore tentò la simbiosi tra automobile e bicicletta, grazie a pedali muniti di motore ausiliario.

Piazza della stazione a Lucerna verso mezzogiorno. Fotografia del 4 giugno 1947 (Ufficio prevenzione infortuni, Berna).
Piazza della stazione a Lucerna verso mezzogiorno. Fotografia del 4 giugno 1947 (Ufficio prevenzione infortuni, Berna). […]

In origine un attrezzo sportivo aristocratico, il «cavallo di metallo» divenne dapprima la cavalcatura dei borghesi, che non potevano permettersi un cavallo. La bicicletta fu particolarmente apprezzata dalle donne borghesi, che grazie a essa e all'abbigliamento apposito (pantaloni speciali, vestiti senza busto) potevano affermare la propria indipendenza. Dopo il 1920, la bicicletta divenne anche in Svizzera un mezzo di trasporto quotidiano, una sorta di autovettura per i ceti meno abbienti, che la utilizzavano anche per escursioni negli scarsi momenti di tempo libero. Insieme ai trasporti pubblici a corto raggio, la bicicletta permise, specialmente nelle aree urbane, la separazione tra luogo di lavoro e domicilio. Nel canton Ginevra, già nel 1904 un decimo della popolazione possedeva la bicicletta, una proporzione che il resto della Svizzera raggiunse solo nel 1920. Il numero di biciclette aumentò durante la crisi e la guerra (una ogni quattro abitanti negli anni 1940), diminuì con l'avvento della motorizzazione e riprese nel 1970, passando da 1,3 a 3,6 milioni (1993). Nella prima metà degli anni 1990 si vendettero ca. 500'000 biciclette all'anno, sia per i tragitti quotidiani da casa al luogo di lavoro sia per il tempo libero (ad esempio mountain bike). La produzione svizzera ammontava a oltre 200'000 pezzi. Già nel 1895 vi erano 14 fabbriche di biciclette. Tra le marche più note figuravano Condor, Cilo, Mondia, Tigra e Villiger.

Il primo velo club nacque a Ginevra nel 1869. Nel 1883 fu fondata l'Unione svizzera dei velocipedisti (poi Unione ciclistica svizzera, rispettivamente Swiss Cycling), che dopo varie dispute prevalse sulle altre associazioni; contava nel 1938 più di 60'000 soci, scesi a 25'000 nel 1996. Tra il 1896 e il 1995 esisteva l'Union cycliste suisse, un'associazione regionale della Svizzera francese. Verso il 1900 si costituirono club di ciclisti formati da operai («Arbeiter-Radfahrer»). Anche il Touring Club svizzero, fondato nel 1896, era in origine un'associazione di ciclisti. Nel 1893 il canton Ticino disponeva già di un velodromo in cui si organizzavano gare ciclistiche (a Lugano).

Progetto di manifesto per la Federazione dei ciclisti operai Solidarietà, disegnato da Paul Wyss (Gretlers Panoptikum zur Sozialgeschichte, Zurigo).
Progetto di manifesto per la Federazione dei ciclisti operai Solidarietà, disegnato da Paul Wyss (Gretlers Panoptikum zur Sozialgeschichte, Zurigo). […]

Le associazioni di ciclisti non ebbero mai grande influenza politica, specialmente se paragonate a quelle dei trasporti motorizzati (club automobilistici). Si opposero tra l'altro alle tasse e alle norme stradali troppo restrittive per le biciclette (politica dei trasporti), lottando a favore delle piste ciclabili e della creazione nell'esercito di un corpo di ciclisti (1892-1994). Oltre a vari servizi (assistenza giuridica, informazioni turistiche), le associazioni iniziarono ben presto a proporre il ciclismo come sport professionistico (gare su strada, su pista, di ciclocross, ciclismo acrobatico, ciclopalla). Nel 1879 ebbe luogo il primo giro del lago di Ginevra, una delle prime classiche tra le gare internazionali su strada; i primi campionati svizzeri su strada professionistici si svolsero nel 1892 e nel 1933 venne organizzato il primo Giro della Svizzera. Il ciclismo contribuì notevolmente a rendere popolare l'uso della bicicletta. La Svizzera ha avuto numerosi corridori di fama internazionale, visti come veri e propri eroi della strada, quali Hugo Koblet e Ferdinand Kübler negli anni 1950. L'Unione ciclistica internazionale (UCI), associazione cappello di tutti gli sport legati al ciclismo fondata nel 1900, dal 2002 ha sede a Aigle.

Dodicesima giornata dei ciclisti militari a San Gallo, 17.5.1925. Film muto, 35 mm, di Willy Leuzinger (Cinémathèque suisse, Collezione Cinema Leuzinger, segnatura 31c; copia di consultazione Memobase ID CS 05-5).
Dodicesima giornata dei ciclisti militari a San Gallo, 17.5.1925. Film muto, 35 mm, di Willy Leuzinger (Cinémathèque suisse, Collezione Cinema Leuzinger, segnatura 31c; copia di consultazione Memobase ID CS 05-5). […]

Riferimenti bibliografici

  • Rauck, Max J.B.; Volke, Gerd; Paturi, Felix R.: Mit dem Rad durch zwei Jahrhunderte. Das Fahrrad und seine Geschichte, 1979.
  • Rohner-Gassmann, René: «Auf sausendem Rade in die Weite!». Das Velofahren und seine soziokulturelle Bedeutung in der Schweiz, memoria di licenza, Università di Zurigo, 1991.
  • Cortat, Alain: Condor. Cycles, motocycles et construction mécanique 1890-1980. Innovation, diversification et profits, 1998.
Link

Suggerimento di citazione

Christoph Maria Merki: "Bicicletta", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 15.01.2021(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/013902/2021-01-15/, consultato il 19.03.2024.