Il vetro è un materiale fragile ottenuto dalla fusione di varie sostanze (sabbia quarzifera, cenere, calce). È utilizzato per la fabbricazione di recipienti, vetri piani, oggetti decorativi, tubi, lampadine, lampade, ornamenti, isolanti, occhiali e specchi. Esistono inoltre vetri speciali per la chimica, la medicina, l'ottica, l'elettronica, l'economia domestica e l'edilizia.
Antichi ritrovamenti in Svizzera
Le origini della produzione di vetro sul territorio dell'attuale Svizzera sono oscure. I reperti archeologici attestano l'uso di questo materiale, ma non forniscono indicazioni sui luoghi di fabbricazione. Il vetro veniva importato in forma di barre o come prodotto finito. Numerosi ritrovamenti (bracciali celtici del III secolo a.C.) a Berna e Basilea fanno supporre una produzione locale. Solo in epoca romana, dopo l'invenzione del vetro soffiato, prese avvio in Svizzera la produzione in notevole quantità di recipienti di vetro trasparente o monocolore, di gioielli in vetro e per la prima volta di vetri da finestra. Scavi eseguiti in siti romani hanno portato alla luce diverse vetrerie. Ad Aventicum, un centro della produzione vetraria romana sul territorio dell'odierna Svizzera, si è conservata buona parte dell'infrastruttura delle vetrerie con quattro forni e un forno di raffreddamento. Il rinvenimento di barre, scarti di fabbricazione e recipienti di grande qualità testimonia il metodo di produzione e la ricchezza formale che distinguevano la produzione vetraria a metà del I secolo d.C. Anche ad Augusta Rarica furono scoperte vetrerie romane con forni e scarti di produzione. Dal I al III secolo queste officine fabbricavano vetri cavi e vetri da finestra. Le vetrerie romane sull'attuale territorio svizzero non utilizzavano materie prime locali, ma importavano pasta di vetro e fondevano vetro usato per fabbricare i prodotti finiti.
Utilizzo e produzione dal Medioevo
Per l'alto Medioevo non vi sono praticamente più tracce di vetrerie sul territorio svizzero. Non mancano tuttavia prodotti di vetro risalenti a quest'epoca: in tombe e insediamenti altomedievali sono stati rinvenuti recipienti e perle di vetro colorato. Si tratta in parte di oggetti provenienti dall'Italia settentrionale o dal regno franco, accessibili solo all'élite. Nel VII secolo il numero di oggetti di vetro importati diminuì sensibilmente.
Vetrai locali sono documentati solo nell'ambito dei conventi, ad esempio Stracholfas a San Gallo (IX secolo). Nei secoli successivi la produzione vetraria avvenne esclusivamente nei monasteri, che fabbricavano soprattutto vetri piani per il proprio fabbisogno. I vetri cavi venivano probabilmente importati. Dal X secolo ca. acquisì rilievo la produzione di vetri piani colorati (fino al XIII secolo). Le prime vetrate e il trattato Schedula diversarum artium redatto nel 1100 dal sacerdote e orafo Teofilo Monaco (rispettivamente Ruggero di Helmarshausen) costituiscono importanti fonti sulla tecnica vetraria del Medioevo.
L'attività di una vetreria richiedeva cospicui quantitativi di legna, acqua e sabbia. Gli stabilimenti erano quindi ubicati in riva a un fiume o a un torrente oppure in mezzo al bosco. Una volta deforestata la parte di bosco, si trasferivano altrove. Nella Foresta Nera la presenza di vetrerie è attestata dalla metà del XIII secolo. Queste officine rifornivano probabilmente anche le città della Svizzera nordoccidentale. I vetri più raffinati e pregiati venivano importati dalle vetrerie di Murano presso Venezia. L'artigianato locale si sviluppò al più tardi nel XIV secolo. Nel XV secolo sorsero in tutta Europa cosiddette vetrerie forestali, che producevano grandi quantità di vetro a basso costo per l'uso quotidiano, esportato nelle città. Costituirono i principali fornitori di vetro di uso comune fino al XVIII secolo. A causa della loro posizione isolata necessitavano di un sistema di distribuzione ben organizzato, che comprendeva anche fattorini addetti al trasporto e commercianti di vetro. Pochissime di queste vetrerie sono documentate nelle fonti, ma la loro esistenza è attestata da toponimi (La Verrière presso Berolle e La Heutte presso Bienne, Vordere e Hintere Glashütte nel Boowald presso Sankt Urban, Glasbach). Nel Medioevo ve ne furono nel canton Berna a Guggisberg (1347-1400) e a Röthenbach im Emmental (menzionata attorno al 1400). Il Giura bernese e solettese ospitava numerose officine, come quelle di La Heutte (menzionata nel 1370) e Klus (1423-1581). Nella Svizzera centrale una vetreria è documentata nel 1433 tra Schüpfheim e Flühli (1433).
Dalla vetreria all'industria vetraria
Nelle vetrerie bernesi e solettesi del Giura la produzione continuò senza interruzioni in epoca moderna. Durante il periodo di massima fioritura del vetro di Venezia (XVI-XVII secolo), le imprese indigene tentarono di copiare i costosi vetri in stile veneziano (à la façon de Venise), potendo in parte far capo a soffiatori di vetro immigrati che introdussero la tecnica in uso nelle vetrerie di Murano.
L'officina di Klus si separò gradualmente da quella di Gänsbrunnen (menzionata attorno al 1562); La Heutte e Le Chaluet ne contarono quattro ciascuno dal 1594 rispettivamente dal 1657; altre sorsero nel Rüschgraben (nel comune solettese di Oberdorf, dove una vetreria è documentata nel 1633), a Court e Lobschez (presso Soubey, dove ne è attestata una nel 1659). Altre dieci furono aperte nel XVIII e nel XIX secolo. A Klus erano attivi anche imprenditori del Sacro Romano Impero e della Lorena; accanto alla famiglia Hug, anche i Rubischung e gli Schmid divennero vere e proprie dinastie di vetrai, affermandosi – a partire dalla loro base a Gänsbrunnen – come fondatori di vetrerie ed esperti nella lavorazione del vetro anche nella Foresta Nera (dal 1600), nel Sundgau e in Alsazia (dal 1645), nella Franca Contea (dal 1660) e poi anche nel resto della Francia. A Gänsbrunnen già attorno al 1580 sono attestati vetrai dalla Boemia, menzionati più tardi fra i concessionari delle vetrerie presso La Heutte (1594 e 1599) e nell'Entlebuch (1608).
I fratelli Siegwart, originari di Sankt Blasien (Foresta Nera), aprirono nel 1723 una vetreria tra Flühli e Sörenberg nell'Entlebuch (Südel), gettando le basi per lo sviluppo di una produzione vetraria di importanza nazionale, attiva per più generazioni fino al 1870 ca. Alcuni esponenti della famiglia emigrarono nella Svizzera meridionale. Nel 1775 Meinrad Siegwart rilevò una fabbrica di vetri a Personico (menzionata nel 1736). A metà del XVIII secolo una nuova ondata di espansione portò all'apertura di numerose vetrerie, tra l'altro a Schangnau, Semsales e Lodrino, dove un ramo della famiglia gestì un'officina dal 1782.
Nel solco dell'industrializzazione e con l'introduzione del carbone come combustibile, le vetrerie si trasferirono lungo la rete ferroviaria e i corsi d'acqua. La ferrovia forniva il carbone e trasportava i prodotti di vetro. Le officine isolate nelle foreste divennero poco redditizie e persero importanza. Nel 1817 i fratelli Siegwart fondarono un'azienda a Hergiswil (NW). Fabbriche specializzate nella produzione di vetro cavo sorsero lungo le linee ferroviarie a Monthey (1822), Küssnacht (SZ, 1851), Wauwil (1879), Bülach (1890), Saint-Prex (1911) e Altstetten (1914). Nel 1840 fu inaugurata a Moutier l'unica vetreria che produceva vetri da finestra. L'industria vetraria dell'Entlebuch fabbricò fino al XIX secolo il 95% dei prodotti svizzeri in vetro verde e in vetro di bosco, oltre a bottiglie e vetri da finestra.
Nel 1859 entrò in esercizio la prima macchina semiautomatica per la produzione di bottiglie in vetro soffiato. Nel 1870 il forno a bacino (a gas) soppiantò quello a crogiolo. Gli artigiani del vetro furono sostituiti da operai meccanici, che fecero raddoppiare la produttività. Le fabbriche di Hergiswil e Küssnacht si unirono nel 1900 nella Schweizerische Glasindustrie Siegwart & Co AG. La cosiddetta seconda industrializzazione portò a un incremento della produzione di oggetti di vetro per l'industria chimica. Tra il XVIII secolo e la fine del XIX secolo il numero complessivo di vetrerie diminuì da 18 a cinque a causa della penuria di legno, della qualità insufficiente della sabbia e della concorrenza internazionale.
Nel 1935 a Romont (FR) entrò in funzione il primo forno di fusione elettrico, un sistema che ebbe successo a livello internazionale. A metà del XX secolo le cinque fabbriche di vetro cavo di Saint-Prex, Wauwil, Bülach, Küssnacht e Hergiswil occupavano ca. 1500 dipendenti. La produzione annua di vetro cavo ammontava a ca. 25'000 t, le importazioni a 6000 t. I cinque stabilimenti facevano parte, con le fabbriche di vetri per finestre di Moutier e Romont, dell'Associazione dell'industria svizzera del vetro, fondata nel 1931. Le fabbriche di Saint-Prex, Wauwil e Bülach crearono nel 1966 la ditta Vetropack. Unica produttrice di vetro da imballaggio in Svizzera, con filiali nell'Europa dell'est e dell'ovest, la Vetropack partecipava al commercio internazionale del vetro e con un fatturato di 589,4 milioni di frs. (2011) era tra le aziende leader nel settore del vetro da imballaggio in Europa. Nel 2011 in Svizzera il 94% del vetro utilizzato per l'imballaggio veniva riciclato. Il museo allestito nel 1992 presso la Glasi Hergiswil, rilevata nel 1976 da Roberto Niederer, documenta la storia del vetro e dell'arte vetraria.
Riferimenti bibliografici
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