Autrice/Autore:
Daniel Schläppi
Traduzione:
Valerio Ferloni
Presa a prestito dalla storia dell'antica Roma, l'espressione patriziato cittadino designa nell'Europa medievale e moderna una classe di fam. che per nascita, statuto o consuetudine monopolizzava i seggi nei Consigli e le più alte cariche nell'amministrazione della città in cui risiedeva. Nel ME alcuni gruppi di Notabili di diversa estrazione (nobili che avevano acquisito la comborghesia, piccola nobiltà ministeriale, ricchi commercianti borghesi) imposero in numerose città europee un dominio tendenzialmente autonomo, che si scontrava generalmente con gli interessi dei monarchi e degli Stati territoriali (ad esempio in Francia, Italia e nel Sacro Romano Impero). Se in ambito com. e repubblicano il patriziato cittadino costituì fino al XIX sec. un prodotto tipico della formazione delle Elite, nelle monarchie, a livello dello Stato centrale, non si riscontrano fenomeni simili.
L'accesso al governo cittadino di esponenti della Borghesia, che erano in origine commercianti e artigiani, presupponeva che questi ultimi fossero liberi dalla necessità di lavorare. Dopo essersi arricchiti, alcuni borghesi presero a vivere di rendita e a imitare la nobiltà, adottando una concezione aristocratica dell'Onore che, pur riconoscendo valori borghesi quali il rispetto attribuito al lavoro, alle capacità professionali e all'efficienza, distingueva il patriziato cittadino dagli artigiani o dai semplici proprietari. Nel contempo i Ministeriali e la Nobiltà, integrandosi nel patriziato cittadino, potevano dedicarsi ad attività commerciali e finanziarie.
Nel tardo ME il patriziato cittadino tese a divenire un ceto ereditario e a chiudersi verso l'esterno sul piano giur. e ideale (Aristocratizzazione). In pratica però alcune fam. poterono accedervi fino alle restrizioni poste al Diritto di cittadinanza nel XVI sec. e talvolta anche in seguito. Le élite delle città a regime aristocratico si completavano per Cooptazione, senza tenere conto degli eventuali titoli nobiliari concessi dall'imperatore. Il patriziato cittadino si considerava predestinato a esercitare il Potere per grazia divina; questa forma di legittimazione celava gli effettivi rapporti di forza. Accanto a termini quali Häupter (Magistrati supremi) o Ehrbarkeit ("persone onorevoli") impiegati nell'area germanofona, l'espressione patriziato cittadino (ted. Patriziat, franc. patriciat), utilizzata dai suoi stessi membri, si diffuse dalla fine del XVI sec. nella Svizzera ted. e all'inizio del XVII sec. in quella franc. e si impose progressivamente nel XVII e XVIII sec.; nel Ticino il termine patriziato designa per contro il com. patriziale, che trae origine dalla vicinanza di cui costituisce il successore giur. dalla fine dell'ancien régime.
Sviluppi nel Medioevo
Autrice/Autore:
Daniel Schläppi
Traduzione:
Valerio Ferloni
Sul territorio della futura Conf., fino a XIV sec. inoltrato il potere fu nelle mani di casati dell'alta e della bassa nobilità. Si formò in tal modo un primo patriziato cittadino, aperto a individui emergenti e nuovi arrivati in città. A Zurigo questo gruppo contava 80 fam., di cui 35 entrarono a farvi parte tra il 1250 e il 1300. La comunità di cittadini aspirava generalmente a integrare i nobili dei dintorni, accogliendoli come borghesi esterni o costringendoli a risiedere in città.
I confini tra i gruppi sociali erano fluidi. Nobili e borghesi si imparentavano fra loro. Il dominio politico si basava sul potere reale, non sui privilegi giur. Una fam. borghese che seguiva uno stile di vita nobile e acquisiva una signoria, veniva considerata nobile dopo 30-50 anni. A Berna non vi era una definizione ufficiale della nobiltà né cariche riservate ai nobili. Una distinzione tra fam. "antiche" e "recenti" si avvicina maggiormente alla realtà storica di quella tra nobili e borghesi. Le vicissitudini economiche, le morti premature in guerra e l'estinzione naturale erano all'origine di importanti fluttuazioni; solo eccezionalmente le fam. del patriziato cittadino conservavano la propria posizione sociale per più generazioni.
Benché in linea di principio ancora aperto e in evoluzione, tra il XIII sec. e la Riforma il patriziato cittadino fu coinvolto in numerose Rivolte cittadine, talvolta gravide di conseguenze. A Zurigo la Rivoluzione di Brun (1336) escluse dal governo le fam. di notabili borghesi fino ad allora dominanti e diede il potere alle Corporazioni. A Berna analoghi tentativi fallirono e alle corporazioni fu proibita ogni attività politica alla fine del XIII sec. Nemmeno il Twingherrenstreit (1470-71) e l'elezione alla carica di scoltetto del macellaio Peter Kistler, alla cui origine vi fu la marginalizzazione politica di una parte dei cittadini, misero in causa il predominio del patriziato cittadino.
Le élite locali non sfuggivano a epidemie e catastrofi naturali. Il terremoto di Basilea del 1356 distrusse 60 torri di proprietà di ministeriali che si rovinarono economicamente per ricostruirle. Ciò favorì l'ascesa di fam. di mercanti.
Dalla seconda metà del XV sec. la maggior parte delle fam. del patriziato cittadino dovette la propria posizione sociale, mantenuta spesso per più generazioni, al proprio ruolo politico o militare nell'espansione o consolidamento interno delle rispettive città. Le cariche pubbliche non erano ancora completamente controllate da alcune fam., ma sempre più raramente i casati dominanti persero seggi nei Consigli.
Consolidamento nell'età moderna
Autrice/Autore:
Daniel Schläppi
Traduzione:
Valerio Ferloni
Attorno al 1500 il patriziato cittadino riuscì a distinguersi dalle classi di artigiani o semplici proprietari divenendo un ceto ereditario. La fine della politica espansionista della Conf. e i trattati del 1516 e del 1521 con la Francia, che regolavano il servizio mercenario e le pensioni, eliminarono alcune delle cause delle rivolte popolari e diminuirono per le fam. della classe dirigente il rischio di estinguersi sui campi di battaglia. Su queste basi il patriziato cittadino si consolidò, dedicandosi all'attività politica e all'amministrazione pubblica che offriva sempre più cariche appetibili in ragione dei progressi nell'edificazione dello Stato e della necessità di gestire i Paesi soggetti, i Baliaggi comuni e, nei cant. rif., i beni secolarizzati della Chiesa. I baliaggi, le pensioni straniere, le missioni diplomatiche, le attività finanziarie e l'imprenditoria militare costituivano le principali fonti di reddito per il patriziato cittadino.
Lo sviluppo dei gruppi dirigenti variò a seconda del contesto economico e politico locale. Nei Cantoni aristocratici (Berna, Friburgo, Soletta e Lucerna) prevalsero forme chiuse di patriziato cittadino, i cui membri, attivi nell'amministrazione e nel servizio mercenario, basavano la propria esistenza sulle cariche pubbliche, di cui avevano il monopolio. In queste località le ultime fam. di artigiani scomparvero dai Consigli nel XVII sec. I pochi individui che accedevano al ceto dirigente non erano di estrazione artigiana, ma provenivano dai settori finanziario, militare e amministrativo.
Nelle Città a regime corporativo di Basilea, Zurigo, Sciaffusa e San Gallo, dove in seguito a compromessi politici una parte dei Consiglieri era eletta dalle corporazioni o scelta al loro interno per cooptazione, dove la Riforma aveva vietato o limitato per decenni il servizio straniero e dove il commercio e l'industria avevano un ruolo di maggiore rilievo, artigiani e altri individui emergenti non furono mai completamente esclusi dai Consigli. Laddove prosperavano il commercio e l'industria a domicilio organizzata secondo il Verlagssystem, gli imprenditori attivi nei settori tessile, orologiero e finanziario godevano di una solida posizione sociale. A Ginevra e Zurigo rifugiati per fede ugonotti e locarnesi contribuirono allo sviluppo economico. Se nel XVI sec. furono integrati nella società locale e alcuni di loro riuscirono anche ad accedere al governo (fin dalla prima o seconda generazione nel caso zurighese), ciò non accadde più nel sec. successivo.
Tra le città dominate dai commercianti, Zurigo era la sola a disporre di un territorio relativamente esteso. Come nelle città a regime aristocratico, anche l'élite zurighese era interessata a controllare le zone rurali. Alcune fam. di imprenditori si allontanarono progressivamente dalle attività economiche, vissero delle loro rendite fondiarie e intrapresero carriere politiche o militari. Le fam. di possidenti e di commercianti si imparentarono fra loro fino a formare una sola classe superiore, che comprendeva nel XVIII sec. ca. un quarto dei cittadini. Nel XVII e XVIII sec. il ruolo attribuito alle corporazioni frenò il processo di aristocratizzazione a Zurigo, Sciaffusa e San Gallo, che comunque videro lo sviluppo di un'élite qualificabile - se non de iure almeno de facto - come un patriziato cittadino.
Per consolidare il loro status, gli esponenti del patriziato cittadino imitavano lo stile di vita della nobilità. Acquisivano all'estero titoli nobiliari e blasoni, redigevano cronache fam. in cui celebravano le origini e le gesta dei propri antenati, acquistavano fortezze e signorie, creavano fondazioni e fedecommessi e si circondavano di prodotti di lusso e beni culturali. Per distinguersi dai semplici cittadini si riunivano in soc. e corporazioni esclusive, talvolta riconducibili ad ass. nobili: Konstaffel e Stübli a Zurigo; corporazione della Chiave a Basilea; soc. dei nobili zum Narren und Distelzwang, le corporazioni che designavano gli alfieri (macellai, fornai, fabbri e conciatori) e soc. zum Mittellöwen a Berna.
Nella sfera privata le fam. del patriziato cittadino vegliavano affinché risorse, reputazione e cariche governative fossero trasmesse da una generazione all'altra. Si sforzavano di concludere matrimoni adatti al loro rango e di pianificare il destino dei loro discendenti prevedendo una suddivisione dei compiti, in modo da ottimizzare le successioni ereditarie. Tentavano inoltre di favorire la carriera dei propri membri, ma esigevano in cambio la rinuncia alla realizzazione individuale. Dal XVI sec. le abbazie di San Gallo e Einsiedeln accolsero i loro figli cadetti.
La disinvoltura nelle situazioni mondane, l'attitudine al comando e un'estesa rete di relazioni erano risorse importanti per coloro che ambivano ad accedere al notabilato. Pur aspirando a ricoprire cariche pubbliche, l'acquisizione delle necessarie conoscenze giur. pareva secondaria. Gli esponenti del patriziato cittadino investivano certo nella formazione dei loro figli, che studiavano nelle Univ. straniere, ma attribuivano maggiore importanza ai soggiorni presso le corti reali o all'educazione ricevuta nell'esercito. Per numerosi casati il servizio mercenario, la carriera militare o le pensioni non servivano solo ad assicurare loro delle fonti di reddito, ma permettevano anche di imparare a comandare e a vivere come uomini di mondo.
La posizione del patriziato cittadino era comunque a rischio. Lo scontento dei sudditi diede origine a Rivolte contadine, culminate nella guerra dei Contadini (1653), che pose in risalto le difficoltà e i limiti del potere dei patriziati cittadini. Costretti, in assenza di un esercito permanente, ad accordarsi con i loro sudditi, svilupparono forme dispendiose di legittimazione quali la distribuzione di beni di prima necessità, una sollecitudine paternalista verso le regioni e i gruppi sociali sfavoriti e una modestia ostentata (imposta preventivamente attraverso leggi suntuarie) volta a dissimulare le loro ricchezze.
Nascevano contenziosi anche con i cittadini eleggibili ai Consigli esclusi dalle cariche di governo cui avrebbero avuto diritto (crisi dello Stato basilese nel 1691, creazione di una Commissione di Stato a Basilea nel 1681, Rivoluzioni ginevrine del XVIII sec.). Provocavano pure scontento abusi molto diffusi, come l'attribuzione di cariche pubbliche in funzione di accordi precedenti o la Venalità degli uffici, contro i quali i divieti o la designazione per sorteggio erano inefficaci.
Nel XVIII sec. alcuni esponenti del patriziato cittadino coltivarono forme di sociabilità più aperte; a Berna i loro salotti si ispirarono, in particolare nella ripartizione dei ruoli tra uomini e donne, ai costumi di corte piuttosto che alle tradizioni borghesi e repubblicane. Alcuni membri dell'élite, favorevoli alle idee illuministe, appoggiarono i progetti di modernizzazione delle ass. economiche e patriottiche. La capacità del patriziato cittadino di promuovere riforme al suo interno era però troppo limitata perché potesse concretizzare sul piano politico i postulati dell'Illuminismo.
XIX e XX secolo
Autrice/Autore:
Daniel Schläppi
Traduzione:
Valerio Ferloni
Gli esponenti del patriziato cittadino persero il loro potere in seguito all'invasione della Conf. nel 1798 e lo acquistarono con l'Atto di mediazione del 1803. A Basilea e Zurigo lo conservarono fino agli anni 1870-80. A Berna mantennero il proprio dominio sul capoluogo, mentre il resto del cant. passò nelle mani dei liberali nel 1831.
Nella seconda metà del XIX sec. il patriziato cittadino si fuse gradualmente con la borghesia, secondo modalità che variarono da città a città. Il patriziato cittadino bernese, che contava soprattutto possidenti e funzionari, si adattò più difficilmente ai mutamenti in atto rispetto alle classi dirigenti di Basilea e Zurigo, meglio preparate alla modernità grazie alle loro attività tradizionali (industria tessile, commercio intern., banche). Gli scontri che lo opposero alle altre classi sociali segnarono la vita politica della città di Berna fino alla riorganizzazione del com. patriziale nel 1888. Malgrado una certa apertura verso l'alta borghesia, i membri del patriziato cittadino si sposavano soprattutto tra loro, formando così un ceto caratterizzato da stretti vincoli di parentela.
L'estrazione sociale conservò la sua importanza nel XX sec. Sul modello della nobiltà medievale le antiche élite, consapevoli delle proprie origini fam., si rifiutarono di accogliere nuovi membri e preservarono così il loro dominio socioculturale fino alla prima guerra mondiale. I nomi, i legami di parentela, la lingua, i gesti, la cultura materiale e la storia fam. restarono simboli della tradizione. Le antiche ass. conservarono la propria attrattiva, poiché una parte della borghesia aspirava a perpetuare lo stile di vita del patriziato cittadino. Alcuni studi recenti hanno mostrato il persistere di un'opposizione tra élite antiche e nuove. All'inizio del XXI sec. esistevano ancora a Berna reti formate e finanziate dai discendenti di fam. del patriziato cittadino, fra le quali si distingue il Comune patriziale.