de fr it

Movimento femminista

L'espressione indica l'unione organizzata di donne al fine di ottenere un miglioramento delle condizioni sociali, politiche e giuridiche femminili. Fin dagli inizi nel XIX secolo il movimento femminista fu influenzato da diverse correnti e integrato in strutture organizzative internazionali. Si componeva di diversi gruppi, non sempre nettamente differenziati, che collaboravano in modo puntuale. I margini di influsso del movimento dipendevano dal contesto internazionale, regionale, politico o confessionale in cui era inserito. Un fattore decisivo per la sua azione era tuttavia costituito dalle reti di relazioni personali e sociali coltivate dalle sue esponenti, che oltre a consentire la realizzazione di progetti di ampia portata e sovranazionali, rappresentava anche un mondo «altro».

Gli inizi

Le origini del movimento femminista in Svizzera risalgono alla prima metà del XIX secolo. Dagli anni 1830, contestualmente al dibattito sul pauperismo, soprattutto nei principali comuni dell'Altopiano riformato nacquero delle associazioni femminili locali; fondate e dirette da pastori riformati e politici socialisti, si occupavano di assistenza pubblica e di educazione femminile. A queste associazioni aderirono donne dell'élite economica, politica e culturale. La formazione specifica doveva preparare le ragazze al ruolo di madre e casalinga (ruoli sessuali), soprattutto attraverso l'integrazione del lavoro manuale nell'insegnamento. Le prime organizzazioni femminili indipendenti, prive di carattere ufficiale, nacquero fra il 1846 e il 1870 sul piano cantonale. Attraverso i loro interventi in occasione di revisioni costituzionali o del diritto privato tentarono, spesso invano, di migliorare la posizione giuridica della donna e ampliare il suo margine di azione.

Nascita delle associazioni

Il trasferimento di numerose competenze giuridiche dai cantoni alla Confederazione seguito alla revisione totale della Costituzione federale del 1874 favorì la creazione di varie associazioni attive su scala nazionale tra gli ultimi decenni del XIX secolo e la prima guerra mondiale. In precedenza, l'Associazione internazionale delle donne, fondata a Ginevra nel 1868, aveva rivendicato senza successo la parità tra uomo e donna sul piano del diritto civile e del diritto del lavoro. L'associazione ebbe vita breve, come l'organizzazione che ne prese il posto. Maggiore efficacia ebbe per contro il Comitato intercantonale delle donne, creato nell'ambito della Federazione abolizionista internazionale (abolizionismo), che coordinava l'attività dei comitati locali. Da questa organizzazione nacque nel 1877 l'Unione delle donne svizzere per la promozione della moralità, inizialmente costituita unicamente da donne dell'élite riformata, che coniugava le rivendicazioni di riforma morale con gli interessi femminili. Nel 1901 ebbe luogo una divisione all'interno delle associazioni femminili svizzerotedesche per la promozione della moralità, che combattevano la prostituzione in collaborazione con la polizia e attraverso interventi legislativi (movimento per la moralità).

Manifesto in vista della votazione sull'introduzione del suffragio femminile a Zurigo nel 1920, realizzato da Dora Hauth-Trachsler (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
Manifesto in vista della votazione sull'introduzione del suffragio femminile a Zurigo nel 1920, realizzato da Dora Hauth-Trachsler (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).

Nel 1885 venne costituita la prima Unione delle donne svizzere, dalle ampie finalità; da questa associazione si separò nel 1888 la Società femminile svizzera di utilità pubblica, creata per iniziativa di un gruppo di donne affiliate alla Società svizzera di utilità pubblica (SSUP), che considerava la formazione nell'ambito dell'economia domestica un mezzo per combattere la povertà e l'alcolismo (temperanza). La Società femminile svizzera di utilità pubblica si batté inoltre per la professionalizzazione dei cosiddetti mestieri femminili e creò la scuola svizzera per infermiere a Zurigo e la scuola femminile di giardinaggio a Niederlenz (formazione professionale). Ad essa aderirono associazioni locali di nuovo e vecchio corso, i cui membri appartenevano ai ceti medi benestanti delle campagne. Il movimento femminista ispirato all'utilità pubblica e alla riforma morale ebbe successo non da ultimo perché rimase legato alla visione tradizionale dei ruoli sessuali e alla strategia di partecipazione attraverso la collaborazione con le autorità e le influenti associazioni maschili. Oltre alle già citate associazioni femminili aconfessionali, su iniziativa dell'Unione popolare cattolica svizzera fu fondata nel 1912 la Unione svizzera delle donne cattoliche, impegnata in rivendicazioni per la riforma della morale e l'utilità pubblica. Le unioni delle operaie cristiano-sociali (movimento cristiano-sociale), fondate già nel 1899, si proponevano quale alternativa cattolica alla Federazione svizzera delle lavoratrici, nata nel 1890, che riuniva le donne impiegate in professioni non rappresentate dai sindacati. Nel 1911 la Federazione svizzera delle lavoratrici festeggiò per la prima volta la giornata internazionale socialista della donna (poi sostituita dall'8 marzo), quale giorno di lotta per il suffragio femminile. La Federazione, che aderì dapprima all'Unione sindacale svizzera (USS) e, dopo la sua riorganizzazione nel 1912, al Partito socialista (PS), si batteva principalmente per il miglioramento delle condizioni di lavoro (lavoro femminile salariato), la protezione delle puerpere (maternità) e l'ammissione delle donne nelle casse malati; fu sciolta nel 1917. Anche altre associazioni si ponevano come obiettivo la sicurezza delle loro esponenti nell'attività professionale, ad esempio l'Associazione delle insegnanti svizzere (1893), il suo corrispettivo cattolico e le associazioni svizzerotedesca e svizzerofrancese delle levatrici.

Le associazioni femminili sorte nelle grandi città dal 1890, come l'Unione delle donne di Ginevra, il Comitato femminile di Berna e l'Unione per le rivendicazioni femminili di Zurigo, si impegnarono per il rinnovamento della formazione femminile, per una migliore posizione della donna sul piano del diritto civile e del lavoro e per il suffragio femminile. In occasione dell'Esposizione nazionale di Ginevra del 1896, queste associazioni cercarono di coordinare le richieste estremamente eterogenee del movimento femminista: organizzarono il primo Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, durante il quale vennero trattate problematiche che andavano dall'utilità pubblica alla partecipazione politica. L'idea di una commissione comune permanente fallì, così come il progetto di una federazione svizzera di tutte le società che avrebbe potuto influire sull'elaborazione del Codice civile e di quello penale (diritto penale) e della legge sull'assicurazione contro gli infortuni e le malattie. All'Alleanza delle società femminili svizzere (ASF), fondata nel 1900, non aderirono, se si eccettuano alcune sezioni locali, né la Federazione svizzera delle lavoratrici, né la Società femminile svizzera di utilità pubblica, né la Federazione delle associazioni delle donne svizzerotedesche per la promozione della moralità, né le associazioni cattoliche, che con l'Unione svizzera delle donne cattoliche istituirono una propria federazione. Nel 1909 venne finalmente creata un'organizzazione con finalità ben definite (ma con un numero ridotto di iscritti): l'Associazione svizzera per il suffragio femminile (ASSF), in cui erano attivi diversi uomini. Alla vigilia della prima guerra mondiale, nonostante l'eterogeneità organizzativa e di contenuti, le associazioni avevano collaborazioni puntuali, rese possibili da doppie affiliazioni, da rapporti interpersonali e da obiettivi comuni.

Gli sviluppi dal 1914 al 1945

Dopo lo scoppio del conflitto, le pacifiste si organizzarono sul piano internazionale nell'Unione mondiale della donna per la concordia internazionale (pacifismo), mentre nel 1915 alcune femministe istituirono all'Aia il Comitato femminile per la pace permanente, rinominato nel 1919 Lega internazionale delle donne per la pace e la libertà. Entrambe le organizzazioni avevano sezioni anche in Svizzera. Nel 1915 si riunì a Berna l'Internazionale socialista delle donne. In risposta alla crescente miseria sociale causata dalla guerra, l'Internazionale promosse azioni contro la fame e il rincaro, che furono poi realizzate in numerose città svizzere dalle locali associazioni operaie femminili. Le sezioni delle grandi associazioni femminili si concentrarono invece sui compiti di carattere sociale, organizzandosi sul piano locale e cantonale in federazioni delle associazioni femminili. Nel 1925 la federazione zurighese creò un segretariato adibito a ufficio informazioni per tutte le altre. Il passaggio da un principio organizzativo puramente ideologico a una struttura organizzativa geografica consentì al movimento femminista di aumentare la propria presenza pubblica nel periodo interbellico.

La Federazione internazionale delle donne universitarie riunita in congresso a Ginevra nel 1929 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
La Federazione internazionale delle donne universitarie riunita in congresso a Ginevra nel 1929 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).

Sul piano federale il punto di riferimento era l'Alleanza delle società femminili svizzere, alla quale aderirono anche le federazioni delle associazioni femminili. Nel 1921 l'Alleanza organizzò il secondo Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, durante il quale venne decisa la creazione di una centrale svizzera delle professioni femminili. L'importanza attribuita alla formazione e alla professione trovò riscontro nella creazione di associazioni professionali femminili e di fiere industriali. Nel 1928 si svolse a Berna l'Esposizione nazionale svizzera del lavoro femminile (Saffa). In quell'occasione si crearono i presupposti per la fondazione, nel 1932, di un'Unione donne contadine svizzere, cui affidare la formazione delle contadine nell'ambito dell'Unione svizzera dei contadini, e, l'anno successivo, dell'Unione svizzera delle associazioni di casalinghe, che promosse una professionalizzazione dei lavori domestici attraverso l'introduzione di misure di razionalizzazione (Istituto svizzero di economia domestica). La Saffa fece anche da preludio alla petizione dell'Associazione svizzera per il suffragio femminile del 1929, che facendo capo alle strutture del Partito socialista e dei sindacati raccolse in breve tempo oltre 250'000 firme. Fu l'inizio di una stretta collaborazione del movimento femminista con le donne socialiste, proseguita con la comunità di lavoro Donna e democrazia, ampia alleanza femminile nata in risposta all'avvento al potere del nazionalsocialismo in Germania. Gli effetti della crisi, la difesa spirituale e l'economia di guerra posero in secondo piano le rivendicazioni del movimento femminista, adombrate dai doveri che la famiglia e la nazione erano chiamate ad affrontare. Fra i servizi di soccorso autonomi organizzati dalle donne, il servizio militare femminile venne integrato nell'esercito. Il sovraccarico di lavoro delle grandi associazioni femminili derivato dall'esecuzione delle misure decretate dall'Ufficio federale dell'alimentazione in tempo di guerra spinse l'Alleanza delle società femminili svizzere ad aprire nel 1944 il Segretariato femminile svizzero, cui aderirono anche le associazioni professionali, la Società femminile svizzera di utilità pubblica, le federazioni delle associazioni femminili e i gruppi femminili socialisti. Diviso in tre sezioni, il Segretariato si occupava delle professioni femminili, di economia e società e di politica e diritto. Questa riorganizzazione permise alle associazioni di avere un influsso sempre maggiore sulla legislazione nell'ambito delle procedure di consultazione e dei lavori preparatori delle commissioni (commissioni extraparlamentari).

La politica del dopoguerra

«Le donne rivendicano un'altra storia», corteo del Primo maggio a Zurigo nel 1989. Fotografia di Tula Roy (Gretlers Panoptikum zur Sozialgeschichte, Zurigo).
«Le donne rivendicano un'altra storia», corteo del Primo maggio a Zurigo nel 1989. Fotografia di Tula Roy (Gretlers Panoptikum zur Sozialgeschichte, Zurigo).

L'avvicinamento avvenuto durante il periodo bellico trovò conferma nel terzo Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, tenutosi nel 1946, che per la prima volta fu sostenuto da tutte le componenti del movimento femminista, anche se non si tradusse nella creazione di strutture unitarie. La Società femminile svizzera di utilità pubblica, l'Unione svizzera delle donne cattoliche e le associazioni riformate per la promozione della moralità, che nel 1947 diedero vita alla Federazione svizzera delle donne protestanti, corrispettivo riformato dell'Unione svizzera delle donne cattoliche, vollero mantenere la loro autonomia. Le modifiche apportate agli statuti nel 1949 consentirono all'Alleanza delle società femminili svizzere di accogliere l'Associazione svizzera per il suffragio femminile e i gruppi femminili socialisti, mentre il Segretariato femminile divenne il centro organizzativo dell'Alleanza delle società femminili svizzere. Negli anni successivi i processi consultivi furono sempre accompagnati da episodi di ostruzionismo nei confronti dell'Alleanza delle società femminili svizzere, colpevole agli occhi dei suoi detrattori di presentarsi alle autorità quale rappresentante degli interessi femminili generali. Solo l'impegno comune per il suffragio femminile compattò nuovamente le forze e portò alla nascita di un Comitato d'azione per il suffragio femminile al di sopra delle parti, cui nel 1957 succedette la Comunità di lavoro delle associazioni femminili svizzere a difesa dei diritti politici della donna. Tema centrale del movimento femminista degli anni 1950 e 1960 rimase il modello dualistico, che attribuiva alla donna un importante ruolo di equilibrio all'interno della famiglia, non da ultimo anche a seguito delle innovazioni tecnologiche negli anni di alta congiuntura. Nonostante l'ampio spazio dedicato ai successi ottenuti dalle donne in diverse professioni, anche la Saffa del 1958, organizzata sotto la supervisione dell'Alleanza delle società femminili svizzere, non mise in discussione il primato del ruolo della donna quale casalinga e madre.

Tra nuovo indirizzo e femminismo

«Parità professionale tra uomo e donna = condivisione delle responsabilità = salari uguali». Lo sciopero nazionale delle donne del 14 giugno 1991, La Chaux-de-Fonds (Fotografia Monique Jacot, Epesses).
«Parità professionale tra uomo e donna = condivisione delle responsabilità = salari uguali». Lo sciopero nazionale delle donne del 14 giugno 1991, La Chaux-de-Fonds (Fotografia Monique Jacot, Epesses).

Con il 1968 anche il movimento femminista mutò. Il Movimento di liberazione della donna (MLD), nato sotto l'influsso delle rivolte giovanili e studentesche, attraverso interventi mediatici molto efficaci rivendicava cambiamenti sociali che interessavano sia l'organizzazione gerarchico-sessuale del lavoro nella famiglia sia la morale sessuale repressiva (sessualità). Nonostante qualche titubanza iniziale, una parte del «vecchio» movimento femminista fece propri questi temi. Al quarto Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, tenutosi nel 1975 all'insegna del motto «rapporto di coppia», la maggioranza delle presenti votò a favore della soluzione dei termini (aborto), malgrado l'opposizione delle donne cattoliche. Il lancio dell'iniziativa «per l'eguaglianza dei diritti tra uomo e donna» portò nel 1981 all'introduzione del principio di parità tra uomo e donna nella Costituzione federale. La Commissione federale per i problemi della donna (poi Commissione federale per le questioni femminili, CFQF), chiesta dal Congresso, era già stata istituita dal Consiglio federale nel 1976. Nel 1988 la segretaria responsabile della Commissione divenne direttrice del neoistituito Ufficio federale per l'uguaglianza tra uomo e donna, che servì da modello per la costituzione di uffici analoghi a livello cantonale e comunale. Sul lungo termine questi uffici costituirono una piattaforma per una collaborazione più stretta tra il «vecchio» movimento femminista e quello «nuovo», che si considerava parte integrante del femminismo internazionale; l'azione comune verteva su temi quali la soluzione dei termini, l'iscrizione dell'uguaglianza tra uomo e donna a livello costituzionale e la regolamentazione a livello di legge della protezione della maternità. L'influsso del nuovo movimento femminista si espresse sia in termini organizzativi sia contenutistici. Sorsero nuovi gruppi femminili locali, mentre alcuni di quelli già esistenti (nei partiti e nei sindacati) e il movimento femminile per la pace trovarono nuovi stimoli; vennero inoltre istituiti e sostenuti consultori, uffici di contatto per le politiche migratorie, istituti per la cura dei bambini (doposcuola) e progetti abitativi. Nel 1991, in occasione del decimo anniversario dell'introduzione dell'articolo sulla parità nella Costituzione federale, si tenne lo sciopero delle donne, lanciato in origine da un gruppo femminile sindacale. Allo sciopero parteciparono oltre mezzo milione di donne che protestarono contro l'insufficiente applicazione del principio di parità. La collaborazione sempre più stretta fra le diverse organizzazioni si concretizzò nell'ampio sostegno al quinto Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili nel 1996, caratterizzato da numerose istanze di ispirazione femminista. Le differenze di contenuto, determinate da ragioni anagrafiche e da diverse convinzioni politiche, si manifestarono nuovamente in occasione delle votazioni sulla legge federale sull'assicurazione per la maternità (1999) e della votazione sull'iniziativa popolare per un'equa rappresentanza delle donne nelle autorità federali (2000). Per contro nel 2004 è stato accettato il progetto di legge che prevede l'estensione del campo di applicazione della legge sulle indennità di perdita di guadagno alle madri che esercitano un'attività lucrativa. All'inizio del nuovo millennio le differenze fra alcune componenti del movimento femminista si erano quasi del tutto appianate.

Riferimenti bibliografici

  • Mesmer, Beatrix: Ausgeklammert – Eingeklammert. Frauen und Frauenorganisationen in der Schweiz des 19. Jahrhunderts, 1988.
  • Benz, Sibylle: «Frauenfriedensarbeit in der Schweiz zur Zeit des Ersten Weltkrieges», in: Ludi, Regula; Lüthi, Ruth; Rytz, Regula (a cura di): Frauen zwischen Anpassung und Widerstand. Beiträge der 5. Schweizerischen Historikerinnentagung (November 1988, Bern), 1990, pp. 69-83.
  • Käppeli, Anne-Marie: Sublime croisade. Ethique et politique du féminisme protestant 1825-1928, 1990.
  • Mesmer, Beatrix: «Die Organisationsstruktur der schweizerischen Frauenbewegung bis zur Reorganisation von 1949», in: Prongué, Bernard et al. (a cura di): Passé pluriel. En hommage au professeur Roland Ruffieux, 1991, pp. 106-116.
  • Joris, Elisabeth: «Il movimento femminista», in: Hugger, Paul (a cura di): La Svizzera. Vita e cultura popolare, vol. 2, 1992, pp. 953-970.
  • Pavillon, Monique; Vallotton, François: «Des femmes dans l'espace public helvétique 1870-1914», in: Pavillon, Monique; Vallotton, François (a cura di): Lieux des femmes dans l'espace public 1800-1930. Actes du Colloque à l'université de Lausanne, 11-12 nov. 1991, 1992, pp. 7-54.
  • Holenstein, Katrin; Ryter, Elisabeth: Rote Fahnen – lila Tücher. 8. März: Zur Geschichte des Internationalen Frauentages in der Schweiz, 1993.
  • Pesenti, Yvonne: «Dal femminile al femminismo», in: Cleis, Franca; Head-König, Anne-Lise; Varini Ferrari, Oswalda (a cura di): Donne oggi. Valori femminili e valori maschili nella società, 1995, pp. 85-100.
  • Mesmer, Beatrix: «Pflichten erfüllen heisst Rechte begründen. Die frühe Frauenbewegung und der Staat», in: Rivista storica svizzera, 46, 1996, pp. 332-355.
  • Voegeli, Yvonne: Zwischen Hausrat und Rathaus. Auseinandersetzungen um die politische Gleichberechtigung der Frauen in der Schweiz 1945-1971, 1997.
  • Broda, May B.; Joris, Elisabeth; Müller, Regina: «Die alte und die neue Frauenbewegung», in: König, Mario et al. (a cura di): Dynamisierung und Umbau. Die Schweiz in den 60er und 70er Jahren, 1998, pp. 201-226 (Die Schweiz 1798-1998, 3).
  • Commissione federale per le questioni femminili (a cura di): Donne potere storia. Donne e parità in Svizzera 1848-1998, 1998 (19992).
  • Joris, Elisabeth: «Geschlechtshierarchische Arbeitsteilung und Integration der Frauen», in: Studer, Brigitte (a cura di): Etappen des Bundesstaates. Staats- und Nationsbildung der Schweiz, 1848-1998, 1998, pp. 187-201.
  • Christensen, Birgit (a cura di): Demokratie und Geschlecht. Interdisziplinäres Symposium zum 150jährigen Jubiläum des Schweizerischen Bundesstaates, 1999.
  • Gosteli, Marthe (a cura di): Histoire oubliée. Chronique illustrée du mouvement féministe 1914-1963, 2 voll., 2000.
  • Nouveau mouvement des femmes en Suisse. Approches et perspectives de recherche2007 (Rivista storica svizzera, vol. 57/3).
  • Milani, Pauline: Femmes dans la mouvance communiste suisse. La Fédération des femmes suisses pour la paix et le progrès. Un militantisme entre conservatisme et émancipation, 1952-1969, 2007.
Link

Suggerimento di citazione

Elisabeth Joris: "Movimento femminista", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 23.02.2021(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016497/2021-02-23/, consultato il 19.03.2024.