Autrice/Autore:
Sebastian Brändli
Traduzione:
Martin Kuder
Il termine sanità indica un insieme di norme, valori, pratiche e persone (operatori sanitari e pazienti) connesso alla salute fisica e mentale rispettivamente alla malattia. Qui di seguito l'attenzione sarà focalizzata sul sistema sanitario e specialmente sui processi e le strutture istituzionali. In questo contesto il carattere pubblico della sanità non assume un valore univoco; il significato di «pubblico» può comprendere tutte le accezioni possibili da «accessibile al pubblico» da un lato a «promosso, organizzato e diretto dalla mano pubblica» dall'altro.
Per la sanità pubblica risulta socialmente rilevante la definizione di salute rispettivamente di malattia, che dal tardo Medioevo a causa del razionalismo e della società industriale fu sempre più legata alla capacità lavorativa. Contestualmente allo sviluppo di una concezione del lavoro come dovere si diffuse l'idea della salute come una sorta di obbligo, che a sua volta presuppone il diritto fondamentale alla salute. Le Costituzioni federali del 1848 e 1874 non prevedevano un diritto esplicito alla salute, che comunque venne di fatto riconosciuto quale conseguenza del diritto alla libertà individuale. La Costituzione federale del 1999 (articolo 10) menziona espressamente il diritto all'«integrità fisica». All'evoluzione dei bisogni e delle possibilità individuali corrispose la progressiva affermazione di un sistema sanitario pubblico; la medicalizzazione della società si manifestò fondamentalmente in due forme: da un lato con la creazione di un'infrastruttura sanitaria perlopiù statale, e dall'altro con la nascita di un mercato della salute, caratterizzato da offerta e domanda privata e regolamentato sul piano legale.
Il contesto religioso determinò, dall'alto Medioevo, lo sviluppo delle concezioni moderne di salute e malattia. Esse presero forma nel quadro di altri importanti processi di decristianizzazione e modernizzazione della società, che Max Weber definì come «disincanto del mondo» (secolarizzazione, razionalismo). L'approccio premoderno alla salute e alla malattia che oscillava tra cure mediche e rituali magici è testimoniato da numerose fonti relative alla medicina del tardo Medioevo e dell'età moderna o alla persecuzione della stregoneria. Fino alla fine del XVIII secolo, quando i pionieri della scienza medica accademica cercarono di superare l'orientamento fatalistico e passivo di larghi strati della popolazione, predominò un atteggiamento prescientifico nei confronti della medicina. In quel periodo l'emergente medicina scientifica, sulla scia dei progressi delle scienze naturali e della tecnica, riuscì a imporre le proprie interpretazioni e definizioni di salute e malattia. In ciò fu sostenuta dallo Stato, anch'esso in fase di trasformazione, che nel sistema sanitario intravedeva un utile strumento per il disciplinamento sociale dei cittadini e soprattutto della classe lavoratrice. La medicina del lavoro, scienza che si occupa della capacità lavorativa in senso stretto, si sviluppò verso la fine del XIX secolo.
L'affermazione dell'odierno rapporto soggetto-oggetto tra personale curante e malati, come modello prevalente e largamente accettato dalla società, fu di particolare rilevanza per il consolidamento della sanità pubblica moderna. La sanità premoderna, in cui la salute (intesa come salvezza) derivava da Dio, era dominata in maniera meno netta dagli operatori sanitari. Soprattutto attraverso la creazione della moderna classe medica (medici), le professioni sanitarie riuscirono a ottenere una supremazia dei curanti nei confronti dei curati.
Dall'epoca moderna anche le distinzioni di genere assunsero grande importanza in questa definizione dei ruoli, con l'esclusione delle donne dal corpo dei medici, a cui furono riammesse solo dalla fine del XIX secolo. Al più tardi dal 1750 i medici maschi occuparono anche il settore ostetrico (levatrici), su cui esercitarono un crescente predominio.
Regolamento concernente l'esercizio della professione medica, pubblicato il 6 settembre 1785 dalla cancelleria di Berna (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
[…]
Alla base del già citato rapporto soggetto-oggetto ci furono anche l'individualizzazione delle condizioni di vita e la socializzazione della sanità, avvenuta sia tramite l'implementazione politica di norme sanitarie, sia attraverso la creazione, da parte di privati, di un'interessante offerta di prestazioni sanitarie. In un contesto di mutamento delle mentalità e delle strutture, gli operatori privati (in particolare i medici) promossero la professionalizzazione della loro categoria, che segnò anche le altre componenti del sistema sanitario e si manifestò soprattutto nella legislazione in materia. Nelle Costituzioni federali e cantonali e nelle relative norme legislative le più importanti disposizioni sulla sanità sono infatti interamente volte a garantire il predominio della medicina scientifica e dei suoi rappresentanti sotto la tutela dello Stato (ingerenza nella libertà di commercio e di industria nell'ambito delle professioni scientifiche, predominio della medicina scientifica, regolamentazione degli interventi in caso di epidemia, leggi sulle fabbriche, normativa sulla formazione, direzione delle facoltà di medicina assunta direttamente dallo Stato, sostegno alla ricerca).
Uno strumento particolare del sistema sanitario, che favorisce una sua gestione secondo logiche di mercato – o forse ne costituisce addirittura una premessa indispensabile – è la speciale forma di garanzia costituita dall'assicurazione malattia. Verso la fine del XIX secolo le casse malati – formatesi soprattutto a partire da varie organizzazioni autonome dei lavoratori, come ad esempio le casse dei garzoni (le cui origini sono a loro volta riconducibili ai vincoli di carattere solidaristico delle corporazioni), e dalle assicurazioni aziendali istituite dagli imprenditori – si trasformarono in strutture efficienti, sempre più regolamentate e tutelate (leggi federali del 1911, 1964 e 1994). Queste ultime si organizzarono nel cosiddetto Concordato delle casse malati svizzere (di diritto privato), che riunisce tutte le federazioni cantonali e si occupa della difesa degli interessi di categoria e della formazione dei collaboratori. Oltre alle casse malati, al più tardi dal 1850 anche altri tipi di assicurazioni si occuparono della copertura dei rischi legati alla salute, tra cui assicurazioni contro gli infortuni (assicurazione contro gli infortuni) e di responsabilità civile e dal 1912 l'Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni (Suva). Nel XX secolo seguirono poi le assicurazioni sociali: l'assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) e l'assicurazione contro l'invalidità (AI) furono introdotte nel 1948; la legge federale sulla previdenza professionale entrò in vigore nel 1985.
Autrice/Autore:
Sebastian Brändli
Traduzione:
Martin Kuder
Lo sviluppo del sistema sanitario è legato in maniera indissolubile al doppio ruolo dello Stato quale legislatore da un lato e fornitore di prestazioni sanitarie e detentore delle infrastrutture dall'altro.
Durante l'ancien régime le autorità competenti in materia di sanità erano i cantoni confederati, le cui prerogative risultavano comunque eterogenee; soprattutto nelle città-Stato tali compiti venivano assunti anche da entità quali corporazioni, associazioni e facoltà universitarie. Nel quadro dei loro ordinamenti sanitari, i vecchi cantoni istituirono vari organismi e cariche di natura medica e politica per far fronte agli impegni, che consistevano, tra l'altro, nell'assunzione di medici cittadini, nella gestione degli ospedali, nella regolamentazione e nell'abilitazione al servizio di personale sanitario, nella regolamentazione dell'attività dei medici dei poveri, nelle indagini di medicina legale, nella mediazione tra operatori sanitari e pazienti e nella prevenzione delle epidemie. A Berna venne creata un'apposita commissione (dal 1679, dal 1709 Consiglio della sanità). Per quanto riguarda la prevenzione dalle epidemie, già dall'inizio dell'epoca moderna si assistette a forme di cooperazione all'interno della Confederazione e persino sul piano internazionale (accordi per quarantene e blocchi).
La sanità fu uno dei settori dell'attività pubblica in cui nel 1803, contrariamente alla tendenza generale, non si verificò un ritorno al passato. Gli ordinamenti più avanzati dell'ancien régime e le innovazioni dell'Elvetica vennero ripresi e ulteriormente sviluppati; anche la Restaurazione (1815) non portò a un'inversione di tendenza. Negli anni dopo il 1803 la maggior parte dei cantoni regolamentò l'ambito sanitario con disposizioni formali e si dotò di organismi direttivi (collegi sanitari, Consigli della sanità), in parte basati su strutture preesistenti. Tra i loro compiti rientravano in particolare l'abilitazione del personale curante e la supervisione del settore ospedaliero. Assunsero inoltre la funzione di «polizia sanitaria» (Medicinische Policey), imponendo standard sanitari e igienici (igiene). Questi organismi lavoravano in stretto contatto con il governo; spesso erano presieduti da un membro del Piccolo Consiglio. Tra gli altri membri prevalevano spesso i medici con una formazione accademica.
La nascita dello Stato federale non comportò mutamenti di principio: nonostante le autorità federali avessero acquisito diverse competenze, anche dopo il 1848 la sanità rimase fondamentalmente prerogativa dei cantoni, che emanarono apposite legislazioni e crearono e svilupparono propri sistemi sanitari. Per far fronte a esigenze di natura legislativa e operativa, già nel XIX secolo i cantoni conclusero concordati e istituirono consessi, come ad esempio l'Unione intercantonale per il controllo dei medicamenti (1900; oggi Istituto svizzero per gli agenti terapeutici Swissmedic), e la Conferenza svizzera dei direttori cantonali della sanità (1919). Accordi garantirono inoltre ai cantoni la collaborazione di soggetti terzi, come la Croce Rossa svizzera, nel campo della formazione professionale infermieristica, medico-tecnica e medico-terapeutica. Talvolta i concordati intercantonali diedero origine a regolamentazioni sul piano nazionale: la libertà di esercizio per i medici a livello federale, introdotta tramite concordato nel 1867, venne ancorata nella Costituzione federale nel 1874. Gli esami federali per le professioni mediche vennero introdotti nel 1877.
Le competenze della Confederazione in ambito sanitario (cresciute in modo puntuale dal 1848) sono elencate dettagliatamente nella Costituzione federale. Un importante strumento della Confederazione fu l'amministrazione sanitaria, che nei primi tempi poggiò tuttavia su basi giuridiche precarie e risultò politicamente controversa; nel 1879 venne istituita una commissione sanitaria federale (sciolta nel 1882). La carica di segretario della sanità pubblica in seno al Dipartimento federale degli interni, la cui creazione fu rivendicata dai medici capitanati da Jakob Laurenz Sonderegger negli anni 1870, venne istituita nel 1889 e affidata al medico Johann Friedrich Schmid. Fu all'origine del Servizio federale dell'igiene pubblica (oggi Ufficio federale della sanità pubblica), fondato nel 1893. Già nel 1876 venne elaborata una statistica sanitaria federale (cause di morte, prevalenza delle malattie ecc.); il medico Fridolin Schuler fu nominato ispettore federale incaricato dell'applicazione della legge sulle fabbriche. La Confederazione si occupò inoltre della vigilanza sulle derrate alimentari e della lotta alla tubercolosi e alle malattie reumatiche. Dalla seconda guerra mondiale le competenze federali nell'ambito della collaborazione internazionale sono cresciute. Nel 1948 la Svizzera fu membro fondatore dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Le ultime modifiche nell'attribuzione delle competenze si ebbero con la Costituzione federale del 1999 (articolo 63), la legge federale sulle professioni mediche universitarie del 2006 (entrata in vigore nel 2007) e la revisione totale della legge federale sulle epidemie del 2012 (entrata in vigore nel 2016).
Evoluzioni mediche e sistema sanitario
Autrice/Autore:
Sebastian Brändli
Traduzione:
Martin Kuder
Vetrata della società dei barbieri-chirurghi di Zurigo, realizzata nel 1534 (Museo nazionale svizzero, Zurigo).
[…]
Lo sviluppo della classe medica e della medicina tradizionale assunse un ruolo centrale nell'istituzione del sistema sanitario moderno. Il concetto di medicina tradizionale si diffuse negli anni 1880 nella cerchia degli omeopati (omeopatia) senza formazione accademica quale termine polemico per qualificare la medicina insegnata nelle Università sotto l'egida dello Stato. All'inizio del XXI secolo l'espressione indicava la medicina scientifica ampiamente riconosciuta.
Lo sviluppo della sanità moderna seguì numerose tappe parallele. Così venne superato il dualismo, risalente al Medioevo, tra medicina interna «dotta» e chirurgia (cerusici) e i due settori divennero ambiti disciplinari di una scienza medica intesa in senso ampio, in cui venne integrata anche l'ostetricia, che divenne il terzo pilastro della medicina tradizionale moderna. La formazione venne progressivamente dominata dalle scuole mediche e dalle università con facoltà di medicina (Basilea 1460, Zurigo 1782, Berna 1797, Ginevra 1872, Losanna 1890). L'attività medica venne sottratta all'ordinamento corporativo e furono introdotti esami d'accesso alla professione (esami di Stato cantonali dal 1803). Lo Stato esercitò un ruolo attivo nel far approvare le richieste della medicina tradizionale, ad esempio nella formazione o anche regolamentando determinate prestazioni terapeutiche (come la vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo a Zurigo dal 1836). La tendenza della medicina ad acquisire un carattere vieppiù scientifico e soprattutto lo sviluppo delle scienze naturali portarono a una specializzazione dei medici e a crescenti esigenze di perfezionamento professionale, ciò che nel 1932 sfociò nella creazione di un sistema di certificazione della formazione continua da parte dell'associazione privata Fœderatio Medicorum Helveticorum (FMH). Nel corso del XIX secolo i rappresentanti della medicina tradizionale garantirono progressivamente un'assistenza sanitaria capillare nelle città e in campagna.
La trasformazione dell'ospedale moderno in un centro di formazione per il personale sanitario e in un cardine istituzionale per l'assistenza sanitaria della popolazione determinò a sua volta un'evoluzione del sistema sanitario. I primi ospedali, risalenti all'alto Medioevo (San Gallo, VIII secolo), vennero fondati da enti ecclesiastici quali ospizi e luoghi di cura; in seguito furono promossi perlopiù da entità comunali e confraternite (ospitalieri di Santo Spirito). In reazione alla comparsa di determinate malattie epidemiche (lebbra, sifilide), si procedette a una diversificazione spaziale e funzionale dei luoghi di cura (creazione di apposite strutture come i lazzaretti). L'ampliamento e la razionalizzazione del sistema ospedaliero nel XVII e XVIII secolo comportò la costruzione di numerosi nuovi nosocomi e la revisione degli ordinamenti ospedalieri (ad esempio a Zurigo nel 1683 e nel 1780-1785). Seguendo esempi stranieri (Bamberga, Würzburg, Parigi e specialmente Amburgo), dagli anni 1830 vennero fondati rispettivamente riorganizzati numerosi ospedali cantonali. Spesso su iniziativa di privati, dagli anni 1860 si assistette a un'ondata di fondazioni di ospedali regionali. Nel 1930 fu costituita l'Associazione svizzera degli stabilimenti ospedalieri (Veska, dal 1995 Gli ospedali svizzeri H+) e nel 1972 l'Istituto svizzero degli ospedali (ISO), che avrebbe dovuto contribuire al contenimento dei costi nel settore.
La psichiatria, assurta a settore autonomo della sanità moderna, presenta un'evoluzione particolare. L'identificazione del disturbo mentale come malattia da parte dei medici illuminati del XVIII secolo (William Battie, A Treatise on Madness, 1758) rappresentò un fondamentale passo in avanti sul piano scientifico. In seguito anche i medici generalisti si occuparono in maniera crescente dei malati mentali, e anche in ambito ospedaliero si procedette con cautela alla creazione di strutture specifiche (come la costruzione di un manicomio sul sedime del vecchio ospedale a Zurigo nel 1817). Nel corso del XIX secolo i cantoni crearono strutture specializzate, fra cui la più nota è la clinica psichiatrica universitaria Burghölzli a Zurigo, inaugurata nel 1870. Contestualmente alla specializzazione scientifica, queste istituzioni gettarono le basi per una politica psichiatrica autonoma che, confrontata con la difficoltà di conciliare tendenze di direzioni diverse (terapie individuali, tentativi di profilarsi sul piano scientifico e politiche cantonali rispettivamente federali), produsse esiti in parte molto controversi (tra l'altro dualismo tra emarginazione e integrazione, eugenica e questione razziale, sperimentazioni farmaceutiche, internamenti amministrativi). Concetti attuali di trattamento, resi possibili dai progressi in ambito farmacologico e terapeutico, si orientano al potenziamento delle cure ambulatoriali attraverso adeguate misure istituzionali.
Lo sviluppo scientifico e professionale della medicina dalla seconda guerra mondiale ha portato a un'offerta sanitaria molto diversificata, in parte basata su standard di qualità, in cui prestatori di cure privati e pubblici, finanziati dallo Stato e dalle casse malati, si occupano di pazienti sempre più anziani ed esigenti. Alla correlata crescita quantitativa ha contribuito in particolare un forte orientamento verso apparecchiature tecniche e farmaci sofisticati; una limitazione nel loro impiego viene oggi discussa in maniera puntuale.
Le professioni sanitarie
Autrice/Autore:
Sebastian Brändli
Traduzione:
Martin Kuder
Persone attive nel settore della sanità 1985-2001
[…]
Numero e distribuzione sul territorio dei medici 1960-2000
[…]
In seguito all'affermazione della medicina tradizionale e del sistema ospedaliero, all'inizio del XXI secolo il personale infermieristico costituiva insieme ai medici il gruppo più numeroso nell'ambito delle professioni sanitarie (sanità pubblica). Durante il Medioevo e l'età moderna le prestazioni di cura erano relativamente ridotte; dove queste ultime venivano formalmente offerte, a occuparsene erano soprattutto gli ordini religiosi. Nell'Europa dell'epoca moderna l'assistenza era compito dell'intero nucleo familiare. Nel corso dell'industrializzazione motivazioni filantropiche diedero origine a nuove forme di attività socialmente utili, che in parte si tradussero nella fondazione di nuovi ordini (diaconesse sul fronte riformato, congregazioni su quello cattolico). Questi ultimi si occuparono spesso dell'assistenza ai malati. La crescita delle strutture ospedaliere nel XIX secolo comportò il reclutamento di nuovo personale infermieristico, soprattutto femminile. A sostegno di quest'ultimo furono attive in particolare la Società femminile svizzera di utilità pubblica e la Croce Rossa svizzera (concretamente solo dal 1900); a cavallo del 1900 vennero inaugurate scuole per infermiere a Berna e Zurigo. Lo sviluppo della categoria professionale, ancora oggi a predominanza femminile, fu a lungo ostacolato dal prevalere degli interessi maschili e della medicina tradizionale, tanto da creare un'identità professionale, ma non un vero e proprio processo di professionalizzazione. Grazie al miglioramento della formazione e del perfezionamento professionale, si assistette a una diversificazione delle professioni in ambito ospedaliero. Nei comuni vennero creati servizi di assistenza ai malati, anche a domicilio (spitex).
Anche altre categorie professionali sono attive nell'ambito della sanità pubblica, in parte sin dal Medioevo. Ciò vale in particolare per i farmacisti, che nelle città si occupavano sia del commercio internazionale sia della produzione in loco di medicinali (farmacia). La medicalizzazione offrì ai farmacisti l'opportunità di rafforzare la loro posizione nel crescente mercato della salute, ciò che portò ripetutamente a conflitti con la classe medica. Soprattutto nel XIX e XX secolo questa rivalità si catalizzò attorno alla questione della distribuzione diretta dei farmaci da parte dei medici. A Zurigo, ad esempio, nel 1830-1833 si scatenò un dibattito pubblico sul ruolo dei farmacisti. Alla petizione inoltrata alla Confederazione e ai cantoni dalla Società svizzera dei farmacisti (1934) seguirono aspri conflitti all'interno della Conferenza dei direttori cantonali della sanità. D'altra parte, soprattutto nel XX secolo, la posizione dei farmacisti nel settore dell'assistenza sanitaria generale venne insidiata anche dalle drogherie, che in alcuni cantoni disponevano addirittura del diritto di vendere medicamenti classificati (accordo del 1948 tra le associazioni di categoria e l'Ufficio intercantonale di controllo dei medicamenti, precursore di Swissmedic).
All'inizio del XXI secolo l'industria farmaceutica ricopriva un ruolo rilevante all'interno del sistema sanitario (industria chimica). Da una parte essa contribuiva in misura fondamentale allo sviluppo di tecniche diagnostiche e strumenti terapeutici moderni. Dall'altra però esercitava una sorta di monopolio; il conflitto tra lo sfruttamento economico dei brevetti e l'esigenza di contenere i costi dei farmaci – soprattutto attraverso i generici – era un tema politico ricorrente.
Se «cavare i denti» fu in origine compito dei cerusici, verso la fine del XIX secolo i dentisti si affermarono come gruppo professionale autonomo. L'odontoiatria riuscì a imporsi come disciplina universitaria e quindi a ottenere una sostanziale parità di trattamento rispetto alla medicina umana. Nel XX secolo gli odontotecnici contestarono il monopolio dei dentisti, chiedendo di poter aprire propri studi dentistici; nel 1920 tale rivendicazione venne però respinta dalla Conferenza dei direttori cantonali della sanità.
Ulteriori gruppi professionali si formarono soprattutto nel XX secolo tra l'altro nei settori della chiropratica, della psicoterapia (psicologia), della fisioterapia, dell'ergoterapia e delle attività ospedaliere ausiliarie. Essi contribuirono alla continua crescita, alla professionalizzazione e alla diversificazione del sistema sanitario.
Nel corso degli ultimi secoli alcune categorie furono però anche emarginate. Tra i perdenti figurano i successori storici dei barbieri-chirurghi, i parrucchieri, che del loro ambito di attività originario riuscirono a conservare almeno la cura dei capelli (deprofessionalizzazione). All'inizio del XX secolo scomparve del tutto la chirurgia elementare, che nel XIX secolo fu separata dalla medicina chirurgica, ma continuò a essere regolamentata dallo Stato. In un'ottica di lungo periodo, tra i perdenti figurano per certi versi anche le levatrici, che conservarono tuttavia la propria funzione e in maniera limitata furono coinvolte in un processo di professionalizzazione (formazione, regolamentazione delle competenze, creazione di un'associazione di categoria).
Ripercussioni sociali
Autrice/Autore:
Sebastian Brändli
Traduzione:
Martin Kuder
Soprattutto dalla seconda metà del XIX secolo l'efficace medicalizzazione ebbe conseguenze che andarono ben oltre l'ambito sanitario. L'approccio sanitario venne generalizzato e il paradigma medico divenne un punto di riferimento per le politiche sociali, in particolare per la soluzione della questione sociale. Ciò si ripercosse nelle leggi sulle fabbriche, che introdussero forme di protezione dei lavoratori e il divieto del lavoro infantile, nell'urbanizzazione e nell'urbanistica, nei sistemi di canalizzazione e nella gestione delle acque di scarico, nell'architettura e nella costruzione di alloggi, nel movimento per la moralità, nei movimenti per la salute pubblica e una vita sana, nell'elevazione dell'igiene a scienza e strumento per il disciplinamento sociale e nell'elaborazione di una strategia preventiva diversificata nel quadro dell'affermazione della medicina preventiva e sociale quale scienza.
Nel XIX secolo i principali fattori scatenanti di questa evoluzione furono il colera, la tubercolosi e, in misura minore, anche il tifo. L'alta mortalità causata nel 1830 dal colera in molte grandi città europee attirò l'attenzione dell'opinione pubblica; la Svizzera fu colpita in maniera significativa solo con le epidemie del 1854 e del 1867. Le misure proposte dai medici per la lotta al colera influenzarono in maniera determinante le autorità (ad esempio il rapporto del medico distrettuale Carl Zehnder del 1867 o il risanamento urbanistico e degli alloggi e la costruzione di canalizzazioni promossi da Arnold Bürkli, ingegnere cittadino di Zurigo).
Al più tardi dalla fine del XIX secolo, la tubercolosi, considerata una malattia dei poveri, fu la più importante causa di morte. Tuttavia già in precedenza aveva suscitato grande interesse tra l'opinione pubblica, specialmente in occasione dell'identificazione del bacillo della tubercolosi (1882) e dell'annuncio della scoperta, da parte di Robert Koch, della tubercolina (1890), rimedio poi rivelatosi inefficace. Malgrado la reputazione di malattia degli strati popolari, dal 1860 vennero dapprima sviluppati metodi curativi costosi come la clinoterapia nei sanatori di alta montagna (la più importante stazione svizzera fu Davos) e solo successivamente furono aperti sanatori popolari (i primi sei sorsero nel 1895-1900). Nel 1903 venne fondata una prima Associazione svizzera contro la tubercolosi; nel corso del XX secolo seguirono poi altre leghe della salute private per la lotta a singole malattie (malattie reumatiche, dipendenze, cancro ecc.). La crescente attenzione per le problematiche sanitarie fu accompagnata da sforzi, intensificatisi dopo il 1850, per divulgare nozioni di medicina e igiene ad uso di un vasto pubblico attraverso riviste popolari. In tempi recenti la salute pubblica (Public health), e in particolare la prevenzione, è tornata al centro del dibattito scientifico e politico.
Correnti alternative
Autrice/Autore:
Sebastian Brändli
Traduzione:
Martin Kuder
Malgrado un contesto generale di fiducia nella scienza e nel progresso (dopo il 1850), già all'inizio del XIX secolo si registrarono segnali di scetticismo tra la popolazione. La lotta si concentrò soprattutto contro le vaccinazioni obbligatorie (abolizione dell'obbligo di vaccinazione in alcuni cantoni, bocciatura della legge federale sulle epidemie nel 1882 poiché prevedeva tale obbligo), la sperimentazione sugli animali e il monopolio della medicina tradizionale. I rappresentanti della medicina alternativa rivendicarono la libertà di cura (possibilità per tutti di offrire prestazioni terapeutiche) e il riconoscimento della medicina naturale; un'iniziativa in tal senso venne respinta nel canton Zurigo nel 1904. Anche se alcuni cantoni disciplinano in maniera meno rigida l'accesso alle professioni sanitarie, fino a oggi la medicina tradizionale ha mantenuto in larga misura il proprio monopolio curativo e terapeutico, attenuato in parte solo nel XX secolo con l'autorizzazione della chiropratica, della psicoterapia, dell'agopuntura (combinata alle cure mediche tradizionali), dell'omeopatia e di metodi curativi simili.
Il finanziamento del sistema sanitario
Autrice/Autore:
Sebastian Brändli
Traduzione:
Martin Kuder
Evoluzione dei costi del sistema sanitario 1960-2000
[…]
Mentre in origine il finanziamento del sistema sanitario avveniva sulla base del pagamento diretto degli operatori sanitari da parte dei pazienti (ad esempio salario del medico), nel XX e all'inizio del XXI secolo il sistema sanitario veniva sostanzialmente finanziato tramite le assicurazioni e lo Stato. Solo in pochi casi le prestazioni vengono saldate direttamente dai privati (soprattutto nell'odontoiatria); recentemente l'incidenza dei premi delle casse malati sui nuclei familiari ha assunto un onere sempre maggiore. I flussi finanziari risultano in parte assai complessi, soprattutto in quegli ambiti in cui le prestazioni sanitarie sono legate alla formazione professionale. La questione relativa ai costi della salute veniva già dibattuta durante l'ancien régime; il Consiglio di Zurigo, ad esempio, sollecitò ripetutamente la commissione ospedaliera (cosiddetta Wundgeschau) a controllare attentamente le spese. L'attuale esplosione dei costi sanitari non ha comunque precedenti sul piano storico. Dalla seconda guerra mondiale vennero promossi numerosi tentativi di contenimento (fondazione dell'ISO da parte della Conferenza dei direttori cantonali della sanità nel 1972, avvio di programmi di ricerca, legge federale sull'assicurazione malattie del 1994), che finora non hanno tuttavia avuto successo, poiché le risorse assorbite dal sistema sanitario continuano a crescere.
Conclusioni
Autrice/Autore:
Sebastian Brändli
Traduzione:
Martin Kuder
Le ripercussioni del sistema sanitario sono difficilmente valutabili. In un'ottica di lungo periodo, gli effetti della medicalizzazione vengono probabilmente spesso sopravvalutati, ad esempio individuando un nesso causale diretto tra l'evoluzione demografica (riduzione della mortalità infantile, aumento della speranza di vita) e lo sviluppo della medicina tradizionale, ma trascurando altri fattori quali la politica sociale, l'alimentazione e il tenore di vita. Poco significativa a questo proposito risulta anche la statistica sanitaria, incentrata più sui provvedimenti da adottare che sull'analisi degli effetti del sistema sanitario. Alcune conseguenze sono comunque dimostrabili: il vaiolo, ad esempio, risulta estirpato in tutto il mondo; in Svizzera, l'aggiunta di iodio al sale da cucina comportò una riduzione massiccia del gozzo (Commissione federale sul gozzo, 1922) e le vaccinazioni generalizzate contro la poliomielite (dal 1957 rispettivamente 1961) portarono alla quasi totale scomparsa della malattia. Pur volendo evitare semplificazioni, un indizio della grandissima importanza che si continua ad attribuire al sistema sanitario – che si occupa del «bene più prezioso», la salute – è costituito dalle accese discussioni sui suoi costi e la sua organizzazione («esplosione dei premi», limitazione delle prestazioni).
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Completato dalla redazione
Ruckstuhl, Brigitte; Ryter, Elisabeth: Von der Seuchenpolizei zu Public Health. Öffentliche Gesundheit in der Schweiz seit 1750, 2017.
Sebastian Brändli: "Sanità", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 06.12.2012(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016593/2012-12-06/, consultato il 12.02.2025.