La Org. per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) con sede a Vienna è la più grande org. regionale per la sicurezza, che nel 2009 comprendeva 56 Stati europei, nordamericani e dell'ex Unione Sovietica. Ebbe origine nel 1995 dalla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE), preparata principalmente a Ginevra dal 1972 nel segno della distensione tra est e ovest e istituita nel 1975 da 35 Stati sulla base degli accordi di Helsinki. Seguì il cosiddetto processo di Helsinki con riunioni diplomatiche a Belgrado (1977-78), Madrid (1980-83), Vienna (1986-89), Parigi (1990) e Helsinki (1992). Dopo la disgregazione del blocco orientale, la Carta di Parigi (1990) e altre conferenze diedero alla CSCE valori fondamentali liberali (Stato di diritto, democrazia, economia di mercato, protezione dell'ambiente), strutture permanenti (presidenza annuale, sede principale a Vienna, istituzioni autonome decentralizzate) e strumenti operativi (missioni sul territorio in Stati in via di trasformazione o appena fondati). Questa evoluzione portò nel 1995 all'adozione della nuova denominazione OSCE, non ufficializzata però da un trattato istitutivo intern. L'OSCE è un organismo intergovernativo orientato al consenso dotato di un'assemblea parlamentare consultiva, che non dispone di mezzi coercitivi di tipo giur. o militare. Alla base delle sue attività vi è una concezione della sicurezza su tre livelli, detti panieri. Il primo comprende la sicurezza intesa in senso classico, di tipo politico-militare (Politica di sicurezza), vale a dire la prevenzione dei conflitti, il controllo degli armamenti, il rafforzamento della fiducia reciproca (Disarmo), la cooperazione tra le polizie e le autorità di frontiera e il contrasto del crimine organizzato e del terrorismo. Il secondo è costituito dalla collaborazione in campo economico e ambientale, cioè dal sostegno alle imprese, dalla lotta alla corruzione e al riciclaggio di denaro e dallo smaltimento delle scorie nocive. Il terzo riguarda la cosiddetta dimensione umana. Rientrano in quest'ambito in particolare l'ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo (ODIHR, Diritti umani), l'Alto commissario per le minoranze nazionali, la diplomazia preventiva che opera dietro le quinte e il rappresentante per la libertà dei media.
Membro fondatore della CSCE, la Svizzera insieme ai Paesi neutrali e non allineati cercò di mediare tra il blocco occidentale e quello orientale. L'atto finale di Helsinki, sottoscritto dal pres. della Conf. Pierre Graber, garantì tra l'altro il diritto alla neutralità. Nel 1990 a Parigi venne firmato l'accordo sul disarmo convenzionale in Europa negoziato a Vienna. Nell'OSCE, che comprende anche Paesi dell'Asia centrale, la Svizzera, pur non appartenendo né all'UE né alla NATO, poté partecipare alla politica europea e di sicurezza su un piano multilaterale e di parità. Questo impegno culminò nel 1996 con l'assunzione della presidenza dell'OSCE da parte del Consigliere fed. Flavio Cotti, capo del DFAE. L'anno di presidenza sviz., che coincise tra l'altro con l'attuazione degli accordi di pace di Dayton, le prime elezioni in Bosnia e gli sforzi di pace nel Caucaso, terminò con il vertice di Lisbona.
Più volte missioni dell'OSCE vennero affidate a diplomatici sviz., tra cui Tim Guldimann (Cecenia, Croazia, Kosovo), Peter Burkhard (Ucraina, Azerbaigian) e Gerard Stoudmann (direttore dell'ODIHR dal 1997 al 2003). I cosiddetti berretti gialli, che dal 1997 al 2000 si occuparono della logistica dell'OSCE in Bosnia, furono il primo contingente sviz. inviato in un'area di crisi. Dal 1993 la Svizzera dispone di una delegazione permanente presso l'OSCE a Vienna.