
Gli Etablissements de la plaine de l'Orbe (EPO), situati nel comune di Orbe, nel canton Vaud, hanno costituito, sin dalla loro apertura nel 1930, uno dei principali complessi penitenziari maschili della Svizzera. Destinati all'esecuzione delle pene e delle misure, tra il 1932 e il 1981 gli EPO servirono anche all'internamento amministrativo di centinaia di persone.
Nel 1872-1873 fu fondato un istituto di lavoro e di correzione a Payerne. Divenuto rapidamente troppo ristretto, fu sostituito dalla Colonie de l'Orbe, creata nel 1877 in seguito alla revisione del Codice penale vodese del 1875 (articoli 141-144). I detenuti vi lavorarono in condizioni molto dure per la bonifica delle paludi e la sistemazione di strade. Costruiti nel territorio della Colonie dal 1930, gli EPO comprendevano tre istituti distinti (penitenziario di Bochuz, Colonie de l'Orbe, Les Prés-Neufs); furono fondati sul modello di Witzwil e Bellechasse, che promuovevano la rieducazione e l'integrazione sociale del detenuto attraverso il lavoro agricolo.
Nel penitenziario di Bochuz (1930) erano rinchiusi più di un centinaio di condannati alla reclusione, un numero limitato di condannati alla detenzione e alcuni «delinquenti abituali» (articolo 42 del Codice penale svizzero del 1937). Centro di media sicurezza a lungo privo di recinzione, la Colonie de l'Orbe era – e rimane – la più vasta tenuta agricola del cantone (360 ettari), dove un centinaio di detenuti (condannati alla detenzione e «delinquenti abituali»), lavorava nelle fattorie, nelle stalle, nel macello, nella fucina e nell'officina meccanica. La struttura di Les Prés-Neufs (1932-1981) servì all'internamento amministrativo degli alcolisti e successivamente degli alcolisti «incurabili» (legge cantonale sull'internamento degli alcolisti del 1906, rivista nel 1940-1941), ma anche per i delinquenti condannati per la prima volta e gli «psicopatici» (legge cantonale sul regime delle malattie mentali del 1901, rivista nel 1939). Sottoposti a un regime meno rigoroso rispetto alla Colonie, alloggiati non in celle ma in camere da quattro privi di sbarre, i residenti di Les Prés-Neufs (circa 50-80 persone, tra cui alcuni «volontari», ossia ex detenuti disoccupati) svolgevano lavori agricoli, di falegnameria o di cesteria a scopo educativo e disciplinare. Almeno fino alla fine degli anni 1940 vi furono internati anche minori di 16-18 anni. Con l'evoluzione dei concetti in materia di lotta contro l'alcolismo (medicalizzazione, trattamento ambulatoriale), Les Prés-Neufs conobbe una significativa diminuzione del numero di internati e nel 1983 divenne un carcere di detenzione temporanea e preventiva (ribattezzato La Croisée nel 2000).

Da allora gli EPO comprendono solo il penitenziario di Bochuz (alta sicurezza, sezione chiusa, regime ordinario e unità psichiatrica) e la Colonie (una sezione di media sicurezza chiamata Colonie fermée e un'altra di bassa sicurezza chiamata Colonie ouverte). Grazie al Concordato sull'esecuzione delle pene e delle misure nei cantoni latini (1966), che prevedeva in particolare la separazione tra detenuti condannati per la prima volta e recidivi, gli EPO furono destinati specialmente all'accoglienza dei recidivi romandi e ticinesi (a cui si sono aggiunti alcuni pericolosi criminali condannati per la prima volta) così come a quella dei «delinquenti abituali».
Al di là delle loro particolarità intrinseche – categorie di detenuti, edifici e regimi di sicurezza – Bochuz, la Colonie e Les Prés-Neufs erano sottoposti alla stessa direzione (direttore, vicedirettore e personale amministrativo) e alla stessa struttura medico-sociale (uno psichiatra, un medico, un dentista, oltre a uno e poi due assistenti sociali, tutti a tempo parziale). Due cappellani (uno cattolico a tempo parziale e uno riformato) si occupavano del servizio religioso, della supervisione delle riunioni dei gruppi degli Alcolisti Anonimi e della gestione della biblioteca. Dalla metà degli anni 1970, una sola persona ricopriva le funzioni di animatore e insegnante – per un effettivo di 300 detenuti –assumendo anche la direzione dell'effimero giornale degli EPO (Evasion). A seconda dell'età e del profilo, almeno dagli anni 1950 alcuni detenuti potevano seguire una formazione professionale nei laboratori del penitenziario (tipografia, legatoria, meccanica, muratura, falegnameria, panetteria) o nell'ampia tenuta agricola della Colonie.

Fulcro del sistema carcerario, il lavoro avrebbe dovuto favorire la rieducazione dei detenuti e rivelarsi redditizio per le varie strutture dell'EPO. Ne risultavano giornate estremamente faticose – fino a 14 ore di lavoro agricolo quotidiano a Les Prés-Neufs negli anni 1940 – e scarsamente remunerate. Sia nei laboratori sia nelle aziende agricole, i detenuti denunciavano regolarmente le loro condizioni di lavoro e l'esiguità del salario (peculio) ricevuto, metà del quale veniva loro versato per fare acquisti nello spaccio della prigione e l'altra al momento dell'uscita. A ciò si aggiungeva spesso l'impressione di arbitrarietà, poiché la valutazione soggettiva delle guardie riguardo il comportamento del detenuto era decisiva non solo per la determinazione del salario, ma anche per l'ottenimento di una libertà vigilata o di un congedo. Incentivate, sin dagli anni 1970, dalla crescita del movimento anti-carcerario (Groupe Action Prison e Aktion Strafvollzug tra gli altri), le richieste avanzate dai detenuti furono talvolta riferite da deputati dei cantoni concordatari (ad esempio la «Commission des visiteurs officiels du Grand Conseil» ginevrina nel 1975). Negli ultimi decenni, le critiche degli osservatori si sono concentrate sulla vecchia, ma sempre attuale, problematica della presa a carico dei detenuti affetti da disturbi psichici, compresi quelli sottoposti a trattamenti stazionari a tempo indeterminato (articolo 59 del nuovo Codice penale svizzero).