30.9.1702 Lugano, 27.7.1783 Lugano, cattolico, di Lugano. Conte abate, signore di Mauensee, amministratore del patrimonio familiare e uomo di lettere.
Francesco Saverio Riva era l'ultimo dei 17 figli di Giovanni Battista Riva, fra i magistrati più influenti di Lugano, e di Lucrezia Morosini, discendente di un altro dei casati più potenti del borgo; fra i suoi fratelli vi furono i luogotenenti del balivo Antonio e Rodolfo Giovanni Riva e il letterato Gian Pietro Riva. Regina Francesca Riva fu inoltre sua cognata. Dopo il collegio somasco di S. Antonio a Lugano e quello ducale a Modena, Riva studiò all'Università di Pavia, dove conseguì la laurea in diritto civile e canonico nel 1723. Proseguì gli studi a Roma, ma apparentemente a causa della sua salute cagionevole fu costretto a rientrare in patria. Chierico non investito della cura delle anime, portò sempre l'appellativo di conte abate che univa la dignità comitale ereditata dal padre alla sua condizione di ecclesiastico. Per via paterna beneficiò anche dei titoli di membro del patriziato cittadino di Lucerna e di signore di Mauensee.
Personalità poliedrica, Riva amministrò una parte del rilevante patrimonio familiare. Fu particolarmente attivo nel mercato fondiario (proprietà fondiaria) e creditizio (credito) in diverse comunità dei baliaggi di Lugano e Mendrisio, con importanti ricadute per il prestigio e il potere del casato. Tra il 1732 e il 1752 fece edificare il suo palazzo di abitazione nella contrada di Verla (Santa Margherita), uno dei migliori esempi di architettura civile tardobarocca nei baliaggi italiani. Fu anche proprietario di una «casa da nobile» e di numerosi beni fondiari a Besazio, dove soleva trascorrere periodi di villeggiatura.
Riva si interessò di filosofia e letteratura, mantenendo in quest'ambito intensi contatti epistolari, in particolare con il bergamasco filogiansenista Francesco Brembati. Con lo pseudonimo Siredo fu membro dell'Accademia dell'Arcadia, movimento letterario che propugnava un ritorno al classicismo in reazione al «disordine e al cattivo gusto» del barocco. Si servì di contatti in seno alla Repubblica delle lettere anche per aiutare suoi parenti e giovani emigranti originari dei baliaggi. È ricordato come benefattore e protettore di varie confraternite (in particolare del giovane sodalizio del Sacro Cuore) e diverse comunità religiose di Lugano, tra cui i cappuccini del convento della SS. Trinità e le agostiniane di S. Margherita, di cui la nipote Vittoria Marianna Riva fu madre superiora. Riva fu tra l’altro incaricato dal vescovo di Como, di procedere a una valutazione della gestione economica di quest'ultimo convento, che a metà del XVIII secolo era giudicata molto problematica. Si distinse inoltre come arbitro prudente in contese pubbliche, sia nel borgo che nelle comunità rurali, e private, in seno al suo casato. Dopo la sua morte a Lugano, fu inumato nella chiesa di S. Antonio.