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Alto tradimento

Nella vecchia Conf., la nozione di tradimento rimase indefinita. Nella Svizzera contemporanea l'alto tradimento consiste nel compromettere le operazioni dell'esercito sviz. o nel divulgare dati segreti relativi alla difesa nazionale (Codice penale, art. 266 e 267). È considerato alto tradimento ogni tentativo mirante a modificare con la violenza l'ordine legale, a eliminare o neutralizzare le autorità e il ricorso alla forza per favorire la secessione di una parte del territorio dal resto del Paese (Codice penale, art. 265).

La prima menz. di lotta contro il tradimento figura nel patto di Brunnen, stipulato nel 1315, alcuni giorni dopo la guerra del Morgarten: il traditore è chiunque aiuti lo straniero (nel caso specifico gli Asburgo) a prendere il potere in un cant. Secondo quanto previsto dal diritto dell'epoca la sanzione colpiva sia la persona sia i suoi beni. Il tradimento di Novara del 1500, vale a dire la consegna di Ludovico Sforza ai Francesi ad opera di uno Svizzero, danneggiò il prestigio dei mercenari sviz. In genere, tuttavia, gli ufficiali arruolatisi negli eserciti stranieri che, anche in tempo di guerra, passavano al servizio di un'altra potenza non erano solitamente considerati traditori; il generale Antoine Henri Jomini, ad esempio, passato al servizio dello zar nel 1813, trovò dei difensori anche in Francia. Le accuse di tradimento celavano spesso intrighi, tensioni o ostilità politiche, come accadde nel caso delle voci, peraltro infondate, riguardanti Philippe de Maillardoz, comandante delle truppe friburghesi durante la guerra del Sonderbund (1847). Tuttavia dopo la guerra alcuni dirigenti politici dei cant. del Sonderbund furono processati, spesso in contumacia, per alto tradimento.

Il rapporto del generale Ulrich Wille sul servizio attivo del 1914-18 non rilevò nessun caso di alto tradimento. Nell'affare dei Colonnelli, gli accusati furono giudicati per aver attentato alla neutralità. Il pericolo aumentò con l'avvento dei regimi totalitari. Nel giugno del 1934 il Dip. militare fed. dubitò della lealtà di alcuni ufficiali ticinesi sospetti di simpatie fasciste, ma dall'inchiesta non emerse alcuna prova a carico degli indagati. Nel maggio del 1940 124 ufficiali (23 ufficiali superiori, 31 capitani e 70 ufficiali subalterni) vennero sottoposti a un'inchiesta ordinata dal generale Henri Guisan; tre furono deferiti al tribunale militare, contro altri nove vennero adottate "misure speciali" e a sei venne sospesa l'incorporazione in altre funzioni. Negli anni successivi, vari ufficiali sospettati di tradimento riuscirono invece a sfuggire alle sanzioni.

Manifesto del film di Richard Dindo e Niklaus Meienberg La fucilazione del traditore della patria Ernst S., realizzato nel 1977 dal grafico Pierre Brauchli (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
Manifesto del film di Richard Dindo e Niklaus Meienberg La fucilazione del traditore della patria Ernst S., realizzato nel 1977 dal grafico Pierre Brauchli (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste). […]

Durante il servizio attivo del 1939-45 si registrarono 468 reati di alto tradimento compiuti da cittadini sviz. Benché la pena di morte fosse stata abolita nel Codice penale, il 28.5.1940 il Consiglio fed. la reintrodusse nel Codice penale militare del 1927, come sanzione applicabile in tempo di guerra o di pericolo di guerra imminente (art. 87). Tra il 1939 e il 1945 i tribunali militari pronunciarono 372 sentenze di condanna a pene detentive e 33 condanne a morte (22 Svizzeri e 11 stranieri), di cui 15 in contumacia, ottenendo l'approvazione dell'opinione pubblica. 16 cittadini elvetici, tutti svizzeroted., e un cittadino del Liechtenstein furono passati per le armi; tra essi vi erano un maggiore, un primo tenente, un tenente e tre furieri. Tra il 1933 e il 1945 nessun frontista o nazionalsocialista sviz. fu giudicato per alto tradimento, malgrado il fatto che alcuni di essi (ad esempio Max Leo Keller del Movimento nazionale sviz.) avrebbero voluto l'annessione della Svizzera alla Germania; ciò avvenne perché non sussistevano tutte le condizioni giur. necessarie a configurare questo reato. Gli uomini che si erano arruolati nella Wehrmacht o nelle Waffen-SS non furono giudicati per alto tradimento, ma per aver attentato alla potenza difensiva del Paese e per aver combattuto in un esercito straniero.

Nel dopoguerra l'unica condanna per tradimento fu quella pronunciata contro il brigadiere Jean-Louis Jeanmaire, direttore dell'ufficio fed. delle truppe di protezione aerea, che nel 1977 venne ritenuto colpevole di trasmissione di informazioni all'Unione sovietica. La pena di morte prevista dal Codice penale militare fu soppressa nel 1992.

Riferimenti bibliografici

  • T. Hodler, Verräterei nach schweizerischem Militärstrafrecht, 1974
  • K. Lüönd, Spionage und Landesverrat in der Schweiz, 1977
  • P. Noll, Landesverräter, 1980
  • L.-E. Roulet, «L'application de la peine de mort dans l'armée suisse pendant la Seconde Guerre mondiale», in Des étoiles et des croix, 1995, 203-211
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Suggerimento di citazione

Hervé de Weck: "Alto tradimento", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 11.09.2012(traduzione dal francese). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/024626/2012-09-11/, consultato il 12.04.2024.