Fam. di commercianti e industriali, originaria di Boveresse, poi, dalla metà del XV sec., di Couvet. Daniel-Henri (->) fondò verso il 1775 l'impresa Dubied-Duval, attiva nel commercio di derrate alimentari e, secondo i documenti contabili conservati, al più tardi dal 1785 in quello dei merletti. L'azienda era organizzata in base all'industria a domicilio (Verlagssystem). Il 73% della produzione di merletti era assorbito dal mercato locale e veniva venduto soprattutto ad altri commercianti più importanti, il 15% della domanda era assorbito dal mercato estero, in particolare dalla Francia e dall'Italia, il 12% dal mercato elvetico (Svizzera ted., soprattutto Zurigo, e Ginevra). Mentre due dei figli di Daniel-Henri, Henri-Edouard e Constant, percorrevano i mercati esteri, sua moglie, Rose-Marguerite Duval, curava i rapporti con le merlettaie (in totale 500 dal 1787 al 1817). Grazie al successo del commercio di merletti, i D. conobbero un'innegabile ascesa sociale. La crisi economica della fine del XVIII sec. li costrinse però a diversificare la produzione fabbricando estratto di assenzio (1797). Nel 1821, con la morte di Rose-Marguerite, i merletti vennero abbandonati a favore dell'assenzio, una parte del quale veniva regolarmente venduta alla fam. Pernod. Nel 1844, dopo la scomparsa di Daniel-Henri, il commercio venne ripreso da Constant e poi da Henri-Edouard. Dopo la morte di quest'ultimo, la vedova proibì ai loro figli di continuare un commercio che giudicava spregevole (la distilleria venne ripresa nel 1862 da Fritz Duval). Questi svilupparono dunque nuove attività: Edouard (->) fondò nel 1867 a Couvet una manifattura di macchine per maglieria, mentre suo fratello Gustave (->) creò nel 1877 la fabbrica di cementi Portland a Saint-Sulpice. Gli stabilimenti di Couvet rimasero di proprietà della fam., fino al deposito del bilancio nel 1987.
Riferimenti bibliografici
- L. Montandon, Généalogie de la famille Dubied de Couvet, ms., 1926 (presso AEN)
- S. Robert, «L'industrie dentellière dans les Montagnes neuchâteloises au XVIIIe et XIXe siècles», in MN, 1988, 69-95