La diplomazia mantiene le relazioni tra gli Stati attraverso trattative per la conclusione di trattati intern., la difesa degli interessi nazionali, la promozione dei rapporti culturali ed economici, e lo scambio di informazioni. I compiti diplomatici possono essere assunti da inviati ad hoc o da incaricati d'affari speciali, le cui competenze si limitano a un ambito preciso, come pure da rappresentanze o ambasciate permanenti.
Prima del 1798
La Confederazione dell'ancien régime praticava una diplomazia di natura rudimentale. Fino al 1648, parallelamente alla dissoluzione dei legami con l'Impero, la Conf. e i suoi membri vissero un periodo contraddistinto da una progressiva estensione e da un consolidamento dei loro territori; l'influsso di tale processo sul piano dell'integrazione politica e della coesione interna fu però minimo. Se si considerano i cant. come entità statali indipendenti, è necessario per quell'epoca distinguere due campi d'azione differenti nell'ambito della politica estera conf. Il primo riguardava i rapporti fra i singoli cant. e la diplomazia alla base delle differenti forme di trattato che li univano (Leghe cittadine, Paci nazionali, Comborghesie e altri accordi all'interno della Conf. e dei Paesi alleati). Il secondo ambito comprendeva le relazioni con gli Stati europei, spec. le grandi potenze, i relativi rapporti diplomatici, le negoziazioni e i trattati con essi conclusi.
Dal XV sec. questi due aspetti dell'attività diplomatica vennero sempre più spesso espletati all'interno della Dieta federale, dove gli inviati dei diversi cant. potevano condurre negoziati fra di loro oppure anche con diplomatici stranieri. Dal XVI sec. Zurigo, cui era affidata la presidenza della Dieta e l'amministrazione degli affari correnti in quanto cant. direttore, si occupò della gestione del protocollo diplomatico e di quello di cancelleria. In conformità alle usanze intern., i diplomatici stranieri risiedevano stabilmente in un cant. (e da questo intrattenevano relazioni anche con gli altri membri della Conf.), presentandosi di fronte alla Dieta come un corpo diplomatico. La Conf. per contro inviava all'estero i suoi legati solo in circostanze speciali, quali ad esempio la firma di trattati presso corti principesche o congressi di pace. Fino al 1798 né la Conf. né i singoli cant. (neppure la potente Berna) disposero di un servizio diplomatico professionale e di rappresentanze permanenti all'estero.
Le relazioni diplomatiche con le grandi potenze
Gli inizi di una diplomazia conf. risalgono al XV sec., dopo che i cant., con l'accordo dell'imperatore, avevano fatto valere l'immediatezza imperiale nei confronti dell'Austria. In quell'epoca ebbero origine i primi patti d'amicizia e le prime Alleanze degli otto cant. con la Francia (1452 e 1474-75) e l'Austria (Pace perpetua contro la Borgogna nel 1474, prima alleanza ereditaria con gli Asburgo nel 1477). Jost von Silenen e il cardinale Matthäus Schiner, entrambi vescovi di Sion, praticarono in maniera indiretta una sorta di politica estera multilaterale, sebbene formalmente agissero il primo in favore della Francia e contro la Borgogna, il secondo al servizio del papa e dell'imperatore contro la Francia.
Dopo la guerra di Svevia e le campagne d'Italia furono siglate le alleanze con gli Asburgo (1511, seconda alleanza ereditaria) e con la Francia (Pace perpetua del 1516, trattato del 1521), che in seguito furono rinnovate fino al XVIII sec. Mentre i cant. direttori rif. di Berna e Zurigo rinnovarono l'alleanza con la Francia solo nel 1582 risp. nel 1614, i cant. catt. sottoscrissero trattati con la Savoia (1560), la Santa Sede (1565) e la Milano sotto dominazione spagnola (1588). Alcuni cant. stipularono anche accordi riguardanti il servizio mercenario (Mercenari) e firmarono capitolazioni con le Province Unite (Berna nel 1712, le Tre Leghe nel 1713), la Gran Bretagna, Milano e altri Stati it. Per il resto, l'attività diplomatica sviz. si limitò all'invio occasionale di delegazioni nelle capitali europee. Solo i cant. catt. coltivarono le proprie relazioni privilegiate con il papa e il re di Spagna attraverso rappresentanze comuni e permanenti a Madrid, Milano e Roma; in queste città, gli agenti, che erano stranieri, erano affiancati dal comandante della Guardia sviz. Una Nunziatura fu creata a Lucerna nel 1586.
Nel XVI sec., dopo che la casa d'Asburgo, detentrice della dignità imperiale dal 1438, divenne la più grande potenza catt. all'interno del Sacro Romano Impero, le delegazioni dei cant. conf. alla Dieta imperiale divennero più sporadiche. La fine della guerra di Svevia sancì la ripresa delle relazioni con la corte imperiale, che dopo la Riforma furono mantenute non solo da parte dei cant. catt., come testimonia la delegazione guidata nel 1566 da Bernhard von Cham, borgomastro di Zurigo, e da Christoph Schorno, Landamano di Svitto, che si fecero riconfermare le antiche libertà dall'imperatore Massimiliano II. L'affrancamento del Corpo elvetico dall'Impero, incoraggiato dalla Francia e sancito dalla pace di Vestfalia del 1648, venne accompagnato sul piano diplomatico da Johann Rudolf Wettstein (1594-1666), borgomastro di Basilea, a Münster (1646) e a Osnabrück (1647). Assieme a Sebastian Peregrin Zwyer von Evibach, che godeva di grande stima quale ufficiale e diplomatico imperiale nonché Landamano di Uri, Wettstein condusse altri negoziati alla corte di Vienna nel 1650-51. Il nobile vodese François-Louis de Pesmes de Saint-Saphorin ebbe un simile duplice ruolo in occasione della guerra di successione spagnola e durante la preparazione della pace di Utrecht del 1713: Svizzero al servizio sia militare sia diplomatico dell'imperatore e agente imperiale in Svizzera, rappresentò anche i cant. rif. a Vienna. Soltanto dal 1678 l'Austria ebbe un proprio rappresentante permanente, che risiedeva a Basilea o a Baden e talvolta compiva missioni diplomatiche per gli Svizzeri in Austria. A Coira, un agente imperiale, che apparteneva alla nobiltà grigionese, curava le relazioni di buon vicinato con le Tre Leghe. Dal 1750 la Dieta fed. conferì a Johann Jakob Müller von Mühlegg, funzionario della corte imperiale originario di Glarona, la rappresentanza degli interessi sviz. a Vienna; suo figlio Johann Christian e suo abiatico Ferdinand rilevarono in seguito il mandato (quest'ultimo fu incaricato d'affari della Svizzera dal 1802 al 1806).
Dal XVI al XVIII sec. le relazioni con la Francia furono intense, ma unilaterali. Fondate sull'alleanza del 1521, rinnovata più volte e sottoposta a importanti revisioni nel 1663 e 1777, esse avevano per oggetto in particolare il servizio mercenario e il pagamento delle pensioni. In questo modo la Svizzera, neutrale sul piano confessionale e su quello della politica estera, partecipò in maniera indiretta alla lotta contro gli Asburgo fino a quando Luigi XIV, dopo avere allontanato i prot. franc. ed esteri, strinse nel 1715 un'alleanza separata con i soli cant. catt. (Trücklibund). Dal 1522 il re nominò in Svizzera un Ambasciatore permanente, che fino al 1792 risiedette a Soletta e di regola era incaricato anche della difesa degli interessi franc. nei Grigioni. Nella Svizzera occidentale due Paesi alleati ospitarono un ministro residente: Ginevra dal 1679 e il Vallese dal 1714 (Residente di Francia). Al contrario la Conf. continuò a farsi rappresentare presso il "più cristiano dei re" da ambasciate occasionali e molto onerose, a cui tutti i cant. partecipavano. In occasione del rinnovo dell'alleanza del 1602, Enrico IV ricevette una delegazione composta da 39 Svizzeri; nel 1663 il re sole invitò a sue spese a Versailles 36 "ambasciatori" conf., i loro 87 addetti e un centinaio di accompagnatori. Consiglieri e ufficiali, questi "delegati" preferirono gli avvenimenti mondani alle questioni militari e lasciarono il compito di difendere gli interessi economici della Conf. a due delegati commerciali, il futuro borgomastro di Zurigo Heinrich Escher e il commerciante di San Gallo Jakob Hochreutiner. La proposta di istituire una missione permanente a Parigi, nata sotto Luigi XV, fu abbandonata nel 1731 per ragioni finanziarie.
I congressi di pace europei e i diplomatici svizzeri
Nei trattati di pace di Vestfalia stipulati dall'Impero con la Svezia (Osnabrück) e la Francia (Münster), la Svizzera e i Grigioni furono inclusi in maniera esplicita quali amici e alleati. In quell'occasione nacque la tradizione di inserire nei trattati di pace europei Paesi terzi non belligeranti, secondo un principio che fra Svizzera e Francia vigeva de iure dal 1474 e de facto dal 1521; fu così che la Conf. figurò nella pace di Rijswijk (1697), nella pace di Utrecht (1713) e nella pace di Baden (1714). Riconosciuta nella sua sovranità, la Conf. si vide allora confermata sul piano del diritto intern. anche l'estensione del proprio territorio, in quanto tali documenti menz. anche i suoi Paesi alleati (inseriti, a dipendenza del caso, in liste complete o limitate ai Paesi appartenenti a una sola confessione); rimasero per contro irrisolte le questioni riguardanti il principato di Neuchâtel e il principato vescovile di Basilea. Sebbene i trattati di pace posteriori al 1648 non interessassero più in maniera diretta la Conf., i congressi europei ospitarono in ogni occasione diplomatici sviz., che non si limitavano a difendere gli interessi del proprio Paese, ma a volte rappresentavano anche altri Stati. Allo stesso modo, la difesa degli interessi sviz. poteva essere assunta da agenti stranieri.
Su incarico dei cant. rif., nel 1653-54 Johann Jakob Stokar, cancelliere della città di Sciaffusa, compì una mediazione fra le potenze marittime prot. dell'Inghilterra e dell'Olanda. Al congresso europeo di Baden del 1714, il primo di questo genere svoltosi in Svizzera, la Conf. non fu rappresentata in quanto tale; erano per contro presenti in veste non ufficiale delegati dei cant. direttori rif. (François Louis Pesmes-de Saint-Saphorin e il generale Hieronymus von Erlach per Berna) così come del principato abbaziale di San Gallo, e in veste ufficiale quelli di due Paesi alleati, il principato vescovile di Basilea e le Tre Leghe (Peter von Salis-Soglio). Nel 1795 Peter Ochs, cancelliere della città di Basilea, partecipò ai lavori preparatori della pace di Basilea fra la Francia rivoluzionaria e la Prussia.
1798-1848
Con l'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica elvetica (12.4.1798) il governo creò un piccolo ministero degli affari esteri e il 27 aprile nominò il suo primo diplomatico, delegando Peter Josef Zeltner a Parigi come ministro plenipotenziario. Nel luglio 1798 designò Rudolf Emanuel von Haller ministro presso la Repubblica Cisalpina a Milano. Nel 1802, dopo la pace di Lunéville, fu istituita la legazione di Vienna. L'Atto di mediazione (1803), che ridusse allo stretto essenziale il potere centrale, conferì al Landamano della Svizzera il controllo della diplomazia. Egli dovette dirigere le relazioni esterne e gestire la regolare corrispondenza con le tre legazioni; nel 1803 la Dieta cercò di sopprimerle, ma il decreto in materia rimase senza effetto. Con il Patto del 1815 la Dieta fed. fu l'unica istituzione comune di cui disponeva la Conf., e al cant. direttore in carica fu assegnato il compito di mantenere i contatti con le legazioni. Questa situazione non rese certamente più agevole l'attività dei diplomatici sviz. allora in funzione. Il loro numero passò alla fine del 1814 da tre a due, quando fu soppressa la missione dell'incaricato d'affari a Milano. Dopo il congresso di Vienna (1815), al quale parteciparono numerosi inviati della Conf. e dei cant., le attività diplomatiche si ridussero sensibilmente. I due incaricati d'affari sviz. non erano tenuti in grande considerazione dai governi presso i quali erano accreditati. La Neutralità sviz., riconosciuta nell'interesse delle potenze europee, non permetteva né alla Dieta fed. né ai cant. di formulare una Politica estera autonoma. In compenso numerosi sviz. di spirito cosmopolita si impegnarono per promuovere gli interessi economici del Paese, in un mercato mondiale in pieno sviluppo. Il numero dei consoli onorari aumentò considerevolmente (Consolati).
Dal 1830 le forze politiche sviz. si lanciarono nell'impresa di revisione delle costituzioni cant. e del Patto fed., mentre la rete diplomatica non fu sottoposta ad alcun cambiamento. I liberali, e in seguito i radicali, esigevano una profonda riforma dello Stato e delle sue istituzioni, ma non ritennero utile occuparsi dei servizi incaricati di assicurare e promuovere le relazioni esterne. La diplomazia non li interessava affatto; era considerata un simbolo di quell'ancien régime che si voleva ad ogni costo superare.
Le rappresentanze straniere in Svizzera si adattarono rapidamente alle nuove strutture: la prestigiosa ambasciata di Francia lasciò Soletta per stabilirsi a Berna nel 1800. Dopo una chiusura durata ca. cinque anni, la nunziatura fece ritorno a Lucerna nel 1803, dove venne accreditata presso la Dieta fed., mentre in precedenza era riconosciuta dai soli cant. catt. Le altre legazioni, di Spagna, Austria, Prussia, Gran Bretagna, Napoli e Sardegna, Russia e Baviera (dal 1815), Belgio (dal 1840) scelsero di preferenza Berna come luogo di residenza. Il numero dei diplomatici stranieri in missione in Svizzera superava l'esigua rappresentanza sviz. all'estero, che contava sempre due diplomatici. Fino al 1848 gli inviati stranieri dovevano presentare le loro credenziali al cant. direttore.
Dal 1848 a oggi
I primi passi dello Stato federale in diplomazia
Nel novembre 1848 il nuovo Dip. politico fed. (DPF) fu incaricato di curare sia le questioni della presidenza sia le relazioni diplomatiche, dato che il capo del DPF e il pres. della Conf. cambiavano ogni anno. Interlocutore unico nei rapporti ufficiali con l'estero, il DPF dovette per prima cosa creare le strutture necessarie. Nel 1853 alcuni deputati delle Camere fed. espressero il desiderio di istituire nuove missioni diplomatiche. Fu riconosciuta la necessità di inviare all'estero persone qualificate per l'esercizio delle trattative diplomatiche, dotate di un rango protocollare appropriato. Si trattava di un cambiamento di prospettiva, dato che fino ad allora la Svizzera non aveva mai voluto adottare il rigido protocollo diplomatico; era inoltre persuasa che fossero più che sufficienti i due incaricati d'affari di Parigi e di Vienna. Solo nel 1856 fu nominato e inviato a Parigi il primo ministro plenipotenziario sviz. L'anno successivo, sulla scia dell'affare di Neuchâtel il Consiglio fed. nominò per questo incarico Johann Conrad Kern, personalità di chiara fama. Nel 1860 l'affare della Savoia indusse il Consiglio fed. a inviare un suo delegato presso il governo piemontese. Nel 1867 la Svizzera si dotò di una missione a Berlino, accreditata anche a Karlsruhe e a Monaco.
La Svizzera si adegua al sistema diplomatico internazionale
Nel 1867 il Consiglio fed. si rese conto che non poteva più fare a meno di diplomatici professionisti e che, pur restando al di fuori dalla "grande politica", era necessario conformarsi agli usi diplomatici. Fu però necessario lo scoppio di uno scandalo che investì il console onorario della Svizzera a Washington, affinché il governo fed. decidesse nel 1882 l'apertura di una legazione negli Stati Uniti. Il popolo sviz. rifiutò però nella votazione fed. del 1884 di accordare un'indennità annua di 10'000 fr. al capo della missione a Washington. Nel 1887 il Consigliere fed. Numa Droz, che assunse per la seconda volta la presidenza della Conf. e la direzione del piccolo DPF, impose l'abbandono della rotazione annua alla testa del DPF. Il pres. della Conf. non ricopriva pertanto più automaticamente l'incarico di ministro degli esteri. Il DPF assunse fino al 1896 la denominazione di Dip. degli esteri. La riorganizzazione voluta da Droz rappresentò un passo decisivo verso la costituzione di un ministero degli esteri sul modello degli altri Stati. Essendo consapevole che il Dip. sarebbe rimasto per qualche anno sotto la sua direzione, Droz cercò di dare una certa uniformità e continuità al suo servizio, organizzando tra le altre cose una conferenza annuale dei capi delle missioni e reclutando sistematicamente giovani diplomatici. Nel 1891 Droz creò le nuove legazioni di Londra e Buenos Aires. Nel 1893 il Consiglio fed. elaborò un progetto di legge sulla rappresentanza della Svizzera all'estero, che fu però avversato dall'ostilità latente dei politici nei confronti dei diplomatici, ostilità condivisa da ampie fasce della pop. Nel febbraio 1895 il progetto fu infatti respinto in votazione popolare. Le riforme introdotte da Droz furono abbandonate dopo le sue dimissioni e nel 1896 fu reintrodotto il sistema della rotazione a capo del piccolo ministero degli esteri, ribattezzato DPF. Nel 1906, il Consiglio fed. decise la creazione di legazioni a San Pietroburgo e a Tokyo. Nel 1907, in seguito a una richiesta del Brasile, il Consiglio fed. conferì al nuovo console generale brasiliano, un professionista, il titolo di incaricato d'affari. La medesima procedura fu adottata nel 1910 a Madrid. Durante la prima guerra mondiale, al corpo diplomatico sviz. fu aggiunta solo una legazione in Romania. Nel 1917 un ministro fu inviato all'Aia in missione speciale; la legazione nei Paesi Bassi fu definitivamente insediata nel 1920.
Nel novembre 1918 furono interrotte le relazioni diplomatiche con la Russia bolscevica, ciò che comportò la chiusura della legazione sviz. a Pietrogrado qualche mese più tardi. La fine violenta della missione in Russia non rappresentò tuttavia un ripiegamento da parte della diplomazia sviz.
L'era Motta
Dopo la guerra un numero crescente di persone riteneva che la rete diplomatica e consolare dovesse essere ristrutturata e ampliata. Il nuovo direttore del DPF Giuseppe Motta, alla testa del dip. dal febbraio 1920, approfittò della decisione del Consiglio fed. di ripristinarne la direzione permanente. Motta nominò dei ministri plenipotenziari residenti a Bruxelles, Stoccolma e Varsavia. Nel 1925 il DPF inviò degli incaricati d'affari a Belgrado e ad Atene, dipendenti dal ministro residente a Bucarest. Con la nomina nel 1926 di un incaricato d'affari in Turchia, la Svizzera realizzò un progetto che caldeggiava fin dagli inizi dello Stato fed. Dal momento che il governo ottomano non le aveva accordato i vantaggi del regime delle capitolazioni, la Svizzera aveva rinunciato all'apertura di una missione. La Turchia kemalista abolì il regime secolare delle capitolazioni rendendo finalmente possibile stabilire relazioni diplomatiche su basi di parità. A partire dal 1938 il ministro prese residenza ad Ankara. Attento a non violare il principio della reciprocità in ambito diplomatico, Motta decise nel 1927 di creare un posto permanente di incaricato d'affari a Praga, che nel 1936 fu promosso al rango di ministro plenipotenziario. La Cina disponeva di una legazione a Berna fin dal 1918, ma fu solo nel 1932 che il Consiglio fed. conferì le prerogative diplomatiche al suo console generale residente a Shanghai. Con la creazione di una sede diplomatica in Cina il DPF cominciò a tessere la sua rete in Asia, dove fino ad allora vi era solo un ministro, residente a Tokyo. Seguì il progetto di stabilire una missione diplomatica in Egitto, dove viveva un'importante colonia sviz. L'iniziativa si scontrò però con il rifiuto del governo egiziano di concedere ai cittadini sviz. il beneficio delle capitolazioni. Il Consiglio fed. affidò nel 1935 il mandato di ministro non residente in Egitto al suo ministro a Istanbul, delegando in Egitto un incaricato d'affari ad interim, promosso nel 1945 al rango di ministro plenipotenziario. Nel 1936 il Consiglio fed. decise, soprattutto per ragioni economiche, di stabilire una legazione a Teheran. Nello stesso anno furono aperte a Sofia, Budapest e Lisbona tre nuove sedi di incaricato d'affari. In seguito all'Anschluss (1938) il ministro sviz. a Vienna fu trasferito a Budapest. La legazione in Finlandia venne inaugurata nel 1938, mentre quella di Praga scomparve nel marzo del 1939, come conseguenza dell'occupazione del Paese da parte della Germania. Nel medesimo anno il DPF creò due nuovi posti di incaricato d'affari a Dublino e Caracas.
La seconda guerra mondiale e il dopoguerra
La diplomazia sviz. fu fortemente sollecitata durante la guerra, ma si trattò soprattutto di attività legate alla difesa degli interessi degli Stati belligeranti, più che di sollecitazioni da parte della rete diplomatica della Conf. I Buoni uffici, così come il ruolo di potenza protettrice e le attività umanitarie registrarono uno sviluppo senza precedenti. Le rappresentanze sviz. all'estero furono poco attive, vista anche la chiusura di alcune sedi a causa delle ostilità. Vennero aperte solo due legazioni, dirette da semplici incaricati d'affari, entrambe fuori dall'Europa (Bogotà nel 1940 e Santiago del Cile nel 1943). Solo con la fine della guerra il numero delle missioni diplomatiche registrò un'importante crescita. A parte le legazioni riaperte dopo la liberazione dei rispettivi Paesi, la Conf. inaugurò nel 1945 le sedi di Oslo, Copenaghen e Ottawa. Berlino fu chiusa nel maggio 1945; una missione fu creata a Colonia nel 1949. Nel 1946 le missioni continuarono a svilupparsi in tutte le direzioni: Città del Messico, Lima, Montevideo, Beirut e Mosca. L'apertura di quest'ultima fu la conseguenza più appariscente della ripresa delle relazioni diplomatiche con l'URSS.
La decolonizzazione segnò una nuova fase di espansione: un ministro fu nominato a Nuova Delhi nel 1948, un incaricato d'affari a Karachi nel 1949. In Giappone la Svizzera fu rappresentata dopo la guerra da una missione diplomatica che ridivenne legazione nel 1952. Nel frattempo furono aggiunte nuove sedi a Bangkok, L'Avana e Tel Aviv nel 1951, Giacarta e Pretoria nel 1952. L'elevato ritmo di crescita fu dovuto principalmente alla raggiunta indipendenza di numerose ex colonie. Nel 1956 la Conf. aprì delle legazioni a Rabat, Colombo e Tunisi, nel 1957 a Manila. Altre ancora videro la luce ad Addis Abeba, Bagdad, Città del Guatemala e Gidda.
Il titolo di ambasciatore sostituì progressivamente quello di ministro, che venne declassato. Dopo qualche indugio, il Consiglio fed. decise di sostituire i ministri plenipotenziari con degli ambasciatori (decreto fed. del marzo 1956). A fine marzo 1957 il capo della missione a Parigi fu insignito del titolo di ambasciatore. Nell'aprile 1957 seguirono altre 11 promozioni e alla fine dell'anno la Svizzera disponeva di 29 ambasciate. Nel 1963 il Consiglio fed. decise di convertire tutte le legazioni in ambasciate e di conferire a tutti i capi missione di prima classe il titolo di ambasciatore. Le ultime due legazioni scomparvero nel 1964. Dal 1960 al 1964 furono create le ambasciate di Accra, Algeri, Abidjan, Lagos, Dakar, Nairobi, La Paz, Quito, Damasco, oltre a quella di Canberra, essendo l'Australia una meta sempre più importante per l'emigrazione sviz. Entro la fine degli anni 1960-70, si aggiunsero all'elenco le sedi di Dar-es-Salaam, San José di Costa Rica, Singapore, Seul, Asunción e Tripoli.
Sul piano multilaterale, la prima missione accreditata presso un'org. intern. fu la missione permanente di osservazione presso l'Organizzazione delle Nazioni unite a New York (1949). La seconda venne insediata nel 1953 a Parigi presso l'OECE (OCSE dal 1961), che fino all'inizio degli anni 1960-70 garantì la supervisione delle questioni concernenti la Comunità economica europea (Unione europea). La missione a Bruxelles fu creata nel 1959; a partire dal 1963 un ambasciatore fu incaricato di curare i numerosi contatti con le tre Comunità europee (Comunità economica europea, Comunità europea del carbone e dell'acciaio, EURATOM). Nel medesimo anno fu sancita la separazione definitiva tra la delegazione di Parigi e la missione di Bruxelles. La creazione di una rappresentanza a Ginevra, responsabile delle relazioni con le Organizzazioni internazionali che vi hanno sede, risale al 1964. Nel 1968 infine la Svizzera istituì una rappresentanza permanente presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo.
L'ultimo periodo di crescita
Se si esclude la trasformazione in ambasciata del consolato del Lussemburgo (1970) e dell'istituzione di un'ambasciata a Berlino Est, in seguito allo sviluppo di relazioni diplomatiche con la Repubblica democratica ted. (RDT) nel 1972, le nuove rappresentanze insediate prima della caduta del muro di Berlino (1989) si trovano tutte al di fuori dell'Europa: Kuwait (1967, ambasciata nel 1975), Amman (1971), Dacca (1972) e Abu Dhabi (1976, ambasciata nel 1982). In seguito all'indipendenza dello Zimbabwe, il consolato fu riaperto nel 1980 e trasformato in ambasciata (1981). Occorre inoltre segnalare, a partire dagli anni 1970-80, l'apertura degli uffici di coordinamento della Cooperazione allo sviluppo. Il primo si trova in Nepal, un Paese dove la Svizzera non aveva alcuna rappresentanza ufficiale. Quanto al Vietnam, solo dopo la fine della guerra e la riunificazione del Paese fu aperta un'ambasciata ad Hanoi (1975), in sostituzione della sede di incaricato d'affari ad interim di Saigon. Dieci anni più tardi l'ambasciata, che era tornata a essere diretta da un semplice incaricato d'affari, venne chiusa, ma è stata riaperta nel 1990. Vennero chiuse altre sedi, in particolare in Honduras e in Nicaragua. Con la caduta del muro di Berlino (1989) e i cambiamenti intervenuti nell'Europa centrale e orientale, la rete diplomatica ha subito diverse ristrutturazioni: nel 1990 è stata chiusa l'ambasciata nella RDT, mentre nuove missioni hanno aperto i battenti a Tirana (1992), Riga (1992), Kiev (1992), Zagabria (1992), Tashkent (1993), Sarajevo (1995), Bratislava (2000) e Lubiana (2001). Nel 2000 l'ambasciata sviz. in Germania ha lasciato Bonn per tornare a Berlino. Nel 1993 un ambasciatore permanente è stato nominato presso l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Due anomalie nella reciprocità delle relazioni diplomatiche sono state parzialmente corrette: il Consiglio fed. ha nominato un ambasciatore in missione speciale presso la Santa Sede (1992) e un ambasciatore non residente nel Liechtenstein (2000). Nel 2004 le relazioni con la Santa Sede si sono avviate verso una completa normalizzazione, con la decisione del Consiglio fed. di accreditare un ambasciatore presso il Vaticano.
La rete delle rappresentanze aveva così raggiunto la sua massima estensione. Infatti dal 1994 le misure di risparmio, il mutamento delle condizioni quadro e i maggiori rischi per la sicurezza hanno favorito un certo ridimensionamento. Furono chiusi soprattutto i consolati, ma anche le ambasciate del Camerun e dell'Angola. Nel 2002 la Svizzera poteva contare su 91 ambasciate, dieci missioni e delegazioni permanenti e 13 uffici di coordinamento della Direzione dello sviluppo e della cooperazione. Le due ambasciate più grandi erano quelle di Parigi e di Washington, che contavano più di 50 impiegati (compresi il personale consolare e amministrativo nonché i collaboratori locali).
Dal 1955 il reclutamento del corpo diplomatico avviene tramite un concorso aperto ai titolari di un diploma univ. Dopo uno stage di due anni e un esame finale, il giovane diplomatico ottiene lo statuto di funzionario come collaboratore presso la centrale a Berna o terzo segr. d'ambasciata. La carriera all'estero può prevedere la promozione a primo segr., consigliere d'ambasciata, ministro e infine ambasciatore. Solo in casi eccezionali si ricorre a personalità che non hanno seguito l'iter previsto. Ogni collaboratore deve tornare regolarmente a Berna e assumere la funzione di capo di una sezione e in seguito di una direzione. La prima donna ambasciatrice è stata Francesca Pometta nel 1977; nel 2000 se ne contavano otto. La quota dei diplomatici romandi fu per molto tempo elevata, vista l'importanza del franc. in diplomazia prima del 1945.
Le rappresentanze straniere in Svizzera
Agli inizi dello Stato fed., in Svizzera si contavano dieci missioni straniere. Solo quattro nuove legazioni si stabilirono a Berna prima del 1914, tra le quali quelle degli Stati Uniti e del Brasile. Nel 1873, in pieno Kulturkampf, la Nunziatura venne chiusa su ordine delle autorità fed. Dopo la prima guerra mondiale, Berna divenne una capitale dove si radunavano numerosi diplomatici. Dal 1919 al 1922 infatti il numero delle legazioni raddoppiò, grazie ai nuovi Stati creati dopo la Grande guerra e agli Stati indipendenti dell'Asia e dell'America latina. Dopo che furono ristabilite le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, il nunzio fu chiamato a presiedere il corpo diplomatico. Tra i Paesi più importanti mancava tuttavia la Russia sovietica. Durante la seconda guerra mondiale, il numero di legazioni subì solo alcune piccole variazioni, perché la maggior parte dei governi, perfino quelli in esilio, cercarono di mantenere le loro missioni in Svizzera, Paese neutrale e risparmiato dal conflitto. Il numero delle legazioni a Berna aumentò in seguito alla decolonizzazione. Dal 1953 i capi delle missioni straniere a Berna ottennero il titolo di ambasciatore, privilegio fino ad allora concesso solo all'ambasciatore di Francia. La crescita proseguì, nonostante la chiusura di alcune sedi diplomatiche in Svizzera, più frequenti d'altronde di quelle di rappresentanze sviz. all'estero. Il principio della reciprocità fu sempre meno rispettato. Il collasso dell'ex Iugoslavia e lo smembramento dell'Unione Sovietica hanno generato un ultimo impulso per la creazione di nuove ambasciate (1992-94). La capitale fed. contava all'inizio del XXI sec. ca. 75 ambasciate. Questa cifra corrisponde a circa la metà delle missioni permanenti accreditate presso le org. intern. a Ginevra. Il corpo diplomatico "ginevrino" si è sviluppato in maniera del tutto indipendente rispetto a quello di Berna. La maggior parte dei governi del Terzo mondo non dispone di sedi permanenti a Berna ma si limita ad accreditare un ambasciatore residente in una grande capitale europea oppure, in casi eccezionali, a Ginevra.
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