(o battezzato) 10.7.1740, 3.4.1812 Basilea, riformato, di Basilea. Commerciante all'ingrosso attivo nel commercio di indiane, di cotone e di schiavi e schiave.
Christoph Burckhardt era figlio di Christoph Burckhardt (1708-1789), mercante e membro del Gran Consiglio, e di Marie Elisabeth Vischer. Nel 1764 sposò Dorothea Merian (1744-1821), figlia di Daniel Merian (1718-1775), commerciante tessile e banchiere, e di Barbara Sarasin. La coppia ebbe cinque figli. All'età di 21 anni, Burckhardt entrò nella ditta paterna Christoph Burckhardt & Sohn. Signore giustiziere tra il 1787 e il 1798, nel 1787 acquisì il Seebacherhof nel Blumenrain a Basilea e tra il 1788 e il 1791 fece costruire al suo posto il Segerhof, nuova residenza della famiglia e sede della ditta Christoph Burckhardt & Cie, fondata nel 1790. A partire da questa dimora organizzò un commercio internazionale all'ingrosso di tele di cotone e prodotti coloniali (colonialismo).
Come molte altre ditte di Basilea, anche l'impresa di Burckhardt fu accomandante di stamperie di indiane dell'Alsazia e del Baden, di cui vendeva con profitto i prodotti in particolare sul mercato francese. Quando dal 1791 la Francia attraversò una crisi economica, Burckhardt si concentrò sul commercio triangolare transatlantico (commercio marittimo). Già il padre era stato titolare di quote di partecipazione (cosiddette actions) nel commercio di persone ridotte in schiavitù; tra il 1783 e il 1815 le aziende della famiglia contribuirono ad armare un totale di 21 navi schiaviste. I Burckhardt ebbero accesso al commercio di schiavi e schiave grazie agli stretti contatti di affari con case di commercio basilesi attive sulla costa atlantica francese, come Emmanuel et Nicolas Weis et fils a La Rochelle, Riedy & Thurninger o Benoît Bourcard a Nantes; quest'ultimo era un lontano parente e socio della casa di commercio Pelloutier, Bourcard & Cie, pure attiva nel commercio di schiavi e schiave. Dopo che nel 1789 il figlio di Burckhardt, Christophe Bourcard (1766-1815), si fu insediato a Nantes ed ebbe fondato l'anno successivo la ditta Bourcard, Legrand & Cie (più tardi Bourcard Fils & Cie), il Segerhof partecipò alle spedizioni nel commercio di schiave e schiavi attraverso questa nuova filiale. Accanto a Christoph Burckhardt, divennero soci della succursale anche altri mercanti di Basilea, fra cui i fratelli Johann Jakob e Christoph Merian, come pure le banche commerciali Pourtalès, Perregaux e Hottinguer & Rougemont, integrate dopo gli sconvolgimenti della Rivoluzione francese nella Haute banque parisienne. Christophe Bourcard investì anche in proprie navi schiaviste (la Intrépide e la Cultivateur), quando il commercio atlantico accusò difficoltà a seguito della rivolta di schiavi e schiave nella colonia francese di Saint-Domingue (Haiti) e della guerra marittima franco-inglese. A seguito di reiterate perdite finanziarie nel 1815 si suicidò. Per Christoph Burckhard il commercio triangolare transatlantico costituì principalmente un'attività accessoria, che gli consentiva di accedere al mercato dell'Africa occidentale, dove le indiane erano molto richieste. A causa di spedizioni in perdita guadagnò poco dal commercio di schiavi e schiave, molto di più per contro dal contrabbando durante il blocco continentale. Appoggiandosi a una rete di aziende di spedizione e di trasporto organizzò un traffico illegale di merci inglesi verso Basilea; l'80% di queste ultime era venduto in Francia, dove Belfort costituiva uno snodo di transito.
Nel cosiddetto archivio del Segerhof, accessibile al pubblico dall'inizio degli anni 1970, sono presenti un'ampia corrispondenza e altri documenti originali sul commercio di schiavi e schiave. L'archivio aziendale di Christoph Burckhardt ha dunque acquisito un ruolo di particolare rilievo per la ricostruzione storica della partecipazione di aziende svizzere al commercio di prodotti coloniali e di persone ridotte in schiavitù.