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Forum Claudii Vallensium

Alcuni eruditi segnalarono fin dal XVI sec. la presenza o la scoperta di vestigia romane a F., oggi Martigny: nel 1548 Johannes Stumpf commentò due iscrizioni lat., mentre nel 1561 il fiorentino Gabriele Simeoni interpretò le rovine dell'anfiteatro come resti del campo di Galba (Octodurus). Chrétien Desloges fu il primo a decifrare nel 1789 l'abbreviazione "F. CL. VAL.", iscritta su diverse pietre miliari, e a segnalare un capitello figurato galloromano a Martigny-Bourg. I primi scavi furono avviati dal pittore Raphael Ritz tra il 1883 e il 1885; altre indagini furono condotte episodicamente fino al 1938-39 sotto la guida di Albert Naef, Joseph Morand, primo archeologo cant., e Christoph Simonett. Dato che le vestigia si trovano in una zona in piena espansione della città attuale, gli scavi di F. sono stati definiti una realizzazione esemplare nell'ambito dell'Anno europeo del patrimonio architettonico (1975). Nel 1974 è stato creato a Martigny un ufficio permanente, che dal 1987 è responsabile dell'archeologia cant.

Storia

Lo stato del foro alla fine del I secolo d.C. Ricostruzione: Pierre André; modello: Ducaroy-Grange, Lyon 2003 (Office des recherches archéologiques, Martigny; fotografia Jacqueline Bertelle).
Lo stato del foro alla fine del I secolo d.C. Ricostruzione: Pierre André; modello: Ducaroy-Grange, Lyon 2003 (Office des recherches archéologiques, Martigny; fotografia Jacqueline Bertelle).

F. venne fondato per decisione imperiale allo sbocco del Summus Poeninus (passo del Gran San Bernardo) tra il 41 e il 47 d.C. Sorto su alcune terre un tempo coltivate (tracce d'aratro) non lontano da quello che in precedenza era stato il villaggio gallico di Octodurus, F. doveva diventare la capitale di una nuova provincia alpina, la Vallis Poenina, spesso unita a quella delle Alpes Graiae sotto l'autorità di un unico procuratore con residenza a F. o a Aime-en-Tarentaise. La fondazione di F., che sembra legata alla conquista della Gran Bretagna da parte di Claudio, comportò un accresciuto controllo sulla via del Gran San Bernardo, che divenne una via publica sottoposta alla manutenzione e al controllo dello Stato. Capoluogo della civitas Vallensium (Civitas), grazie alla posizione su un asse stradale molto frequentato la città fiorì fino alla fine del IV sec., epoca in cui si concentrò attorno alla prima cattedrale del Vallese e riprese l'antico nome di Octodurus. Come il resto del Vallese al di sopra di Saint-Maurice, F. sembra sia rimasto al riparo dalle incursioni barbariche della fine del III e dell'inizio del IV sec. Nel 381 vi fu attestato Teodulo (Teodoro), primo vescovo noto del Vallese. Il declino dell'insediamento, dovuto probabilmente a difficoltà economiche e a problemi di difesa militare, prese verosimilmente il via agli inizi del V sec. La sede vescovile fu trasferita a Sion tra il 549 e il 585.

Archeologia

Pianta archeologica di Martigny
Pianta archeologica di Martigny […]

Il centro di F., dalla superficie di ca. 16 ettari, era costituito da tre file di sei insulae, quartieri abitativi larghi 72 m e di lunghezza variabile, affiancati da strade che si intersecavano ad angolo retto. Con i santuari e i quartieri periferici, la città si estendeva su una superficie di appena 23,5 ettari (700 x 340 m) e verosimilmente contava meno di 5000 ab. Le strade, larghe da 8 a 16,5 m compresi i portici (marciapiedi coperti) e costituite da strati di ghiaia e da materiali di demolizione (elementi stabilizzatori), dal III sec. vennero in alcuni casi lastricate. Lastre innalzate agli angoli delle insulae fungevano da paracarri. Imponenti fogne a volta furono realizzate su alcune arterie in occasione della costruzione di Terme pubbliche. L'insula 3, al centro di F., era occupata dal Foro; la sua piazza era contornata da botteghe che si aprivano su porticati e da una vasta Basilica (mercato coperto, borsa, tribunale, sede del governo). Contrariamente allo schema urbano abituale, il tempio principale (Tempio romano), di tipo classico, non occupava il centro di un'area sacra dirimpetto alla basilica, ma si ergeva su una piccola piazza adiacente.

Terme pubbliche della seconda metà del I sec., parzialmente portate alla luce nell'insula 2 (sala di riscaldamento, calidarium su ipocausto con due bacini, forse un'area di ricezione, latrine pubbliche) furono a quanto sembra sostituite verso la fine del II sec. da un altro stabilimento, situato nella periferia meridionale ed esteso su una superficie di ca. 3750 m2.

All'esterno del centro urbano le costruzioni, anche quelle coeve alla fondazione di F., spesso non rispettavano né l'orientazione delle insulae né gli assi principali definiti dalle strade. Le autorità dunque non poterono o non vollero imporre l'estensione del piano regolatore. Nonostante la presenza di due templi di tipo galloromano nella periferia settentrionale, non è stata trovata traccia di insediamenti oltre le insulae 11-16, le cui facciate rappresentavano il pomoerium (limite) della città. All'incrocio tra le attuali rue du Nymphée e rue Principale si trovava verosimilmente un ninfeo (fontana pubblica) eretto nel 253 per ordine dell'imperatore Valeriano. Nelle sue immediate vicinanze, una fabrica, ricostruita dopo un incendio e comprendente delle tabernae (botteghe) e un auditorio riscaldato, è forse da mettere in relazione con un'iscrizione in cui si fa menz. di un giovane ab. della Tarantasia morto in studiis Valle Poenina. L'Anfiteatro, un edificio semplice e di modeste dimensioni (76 x 63,7 m) eretto all'inizio del II sec. sull'area di una necropoli ai piedi del Mont-Chemin, deve la sua ubicazione eccentrica a motivi urbanistici (difficile integrazione in uno schema ortogonale) e sanitari (l'evacuazione dei cadaveri degli animali sporcava l'agglomerato).

Il mithraeum visto da sud est, ottobre 1993 (Office des recherches archéologiques, Martigny; fotografia François Wiblé).
Il mithraeum visto da sud est, ottobre 1993 (Office des recherches archéologiques, Martigny; fotografia François Wiblé). […]

Il complesso più originale di F. era un temenos (recinto sacro) bipartito situato nella periferia meridionale: la sua area sacra comprendeva un tempio indigeno, frequentato ininterrottamente dalla metà del I sec. a.C. al IV sec. d.C., e diverse strutture religiose, mentre il settore sudorientale corrispondeva a una sorta di caravanserraglio che accoglieva viaggiatori e pellegrini. Accanto sorgeva un mithraeum, santuario dedicato al dio di origine persiana Mitra; costruito alla fine del II sec., era anch'esso incluso in un'area sacra. I templi indigeni di F. testimoniano la vitalità delle antiche divinità galliche, più o meno romanizzate, la cui rappresentazione più emblematica rimane la famosa testa di toro a tre corna scoperta nella basilica del foro. I santuari delle divinità estranee al pantheon e ai culti ufficiali romani furono relegati alla periferia del nucleo urbano; il tempio di tipo classico accanto al foro era stato probabilmente consacrato a Jupiter Optimus Maximus.

Le domus a peristilio di tipo mediterraneo, abitate dai notabili, si trovavano soltanto ai margini del foro. La più vasta, in cui sono stati effettuati scavi parziali su una superficie di 900 m2 e che possedeva un giardino con bacino ornamentale, occupava l'angolo nord dell'insula 12. Le abitazioni più modeste erano spesso articolate attorno a una corte interna alla quale si accedeva attraverso un passaggio, in alcuni casi carrozzabile. Sul lato che si apriva sulla strada le botteghe e le officine davano in genere su porticati; la costruzione di questi ultimi competeva ai singoli proprietari. Depositi, aree lastricate e diverse strutture dalle finalità indefinite erano destinati alle attività commerciali e artigianali. Ogni abitazione aveva almeno una sala con riscaldamento ad ipocausto, mentre erano rare quelle che possedevano terme private. Le costruzioni, di buona fattura (pareti in muratura, tramezzi, telai delle porte, soglie e pavimenti in legno), erano oggetto di frequenti sistemazioni, ma senza eccessi lussuosi: fino a oggi non è stato rinvenuto a F. alcun mosaico e le pitture murali sono poco originali.

Le necropoli, situate come consueto all'esterno dell'agglomerato, sono state localizzate vicino all'attuale chiesa parrocchiale e ai piedi del Mont-Ravoire. Nei pressi dell'anfiteatro gli adulti venivano cremati, mentre i neonati e i bambini molto piccoli venivano inumati. Non sono ancora state scoperte necropoli del basso Impero. Dall'abbandono di F. fino al VII sec. i defunti vennero regolarmente sepolti nelle rovine della città romana.

La prima cattedrale del Vallese venne costruita al di fuori del nucleo urbano, a 150 m a nord del foro, dove oggi sorge la chiesa parrocchiale. Tale ubicazione rinvia a un indubbio ostracismo nei confronti delle divinità non romane. L'edificio sostituì un primo luogo di culto paleocristiano allestito, alla metà del IV sec. ca., in un complesso privato (villa suburbana ?), in un'epoca in cui verosimilmente il cristianesimo non aveva ancora diritto di cittadinanza; attorno a quest'area, dalla fine del IV sec., si sviluppò l'agglomerato della tarda antichità e dell'alto ME, ancora poco conosciuto.

Riferimenti bibliografici

  • L. Closuit, G. Spagnoli, Inventaire des trouvailles romaines du Forum Claudii Vallensium de 1874 à 1974, 1975
  • F. Wiblé, «Fouilles gallo-romaines de Martigny», in Ann. val., 1975-1987
  • F. Wiblé, «Le Musée archéologique», in La Fondation Pierre Gianadda, 1983, 197-331
  • F. Wiblé, «Considérations sur l'urbanisme de Forum Claudii Vallensium», in Ann. val., 60, 1985, 135-150
  • F. Wiblé, «Chronique des découvertes archéologiques dans le canton du Valais», in Vallesia, 1988-
  • F. Wiblé, L'amphithéâtre romain de Martigny, 1991
  • F. Wiblé, «Martigny / Forum Claudii Vallensium», in Vallis Poenina, cat. mostra Sion, 1998, 165-174
  • A. Cole, Martigny (VS), le Mithraeum, 1999

Suggerimento di citazione

François Wiblé: "Forum Claudii Vallensium", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 21.10.2009(traduzione dal francese). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/037227/2009-10-21/, consultato il 19.09.2024.