de fr it

Danza macabra

Il termine non designa tanto le leggendarie danze dei morti tramandate dal basso ME, quanto le raffigurazioni di uomini di ogni età e condizione sociale a confronto con la personificazione della morte, quindi con l'ineluttabilità del proprio destino. Caratteristica fondamentale della danza macabra è la dimensione collettiva dell'esperienza della morte, sovente espressa attraverso la disposizione gerarchica delle singole scene in base alla condizione sociale degli esponenti rappresentati: tutti hanno lo stesso destino, nessuno può sottrarsi alla morte e alla responsabilità dei propri peccati.

La morte trascina con sé un abate. Incisione su legno di Hans Holbein il Giovane, bozza realizzata nel 1525 per la serie Die Bilder des Todes (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett).
La morte trascina con sé un abate. Incisione su legno di Hans Holbein il Giovane, bozza realizzata nel 1525 per la serie Die Bilder des Todes (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett).
La morte trascina con sé un venditore ambulante. Incisione su legno di Hans Holbein il Giovane, bozza realizzata nel 1525 per la serie Die Bilder des Todes (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett).
La morte trascina con sé un venditore ambulante. Incisione su legno di Hans Holbein il Giovane, bozza realizzata nel 1525 per la serie Die Bilder des Todes (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett).

Un ciclo pittorico realizzato verso il 1440 sulle mura del cimitero del convento dei domenicani a Basilea, lungo ca. 60 m e conservato solo in alcuni frammenti, è considerato la più antica raffigurazione nella regione germanofona. La danza macabra conobbe una grande fortuna all'epoca della Riforma: il ciclo di Basilea fu rivisitato e modificato, a Berna Niklaus Manuel dipinse una danza macabra di carattere monumentale, mentre Hans Holbein il Giovane realizzò i disegni per una fortunata serie di incisioni su legno, pubblicata come libro di emblemi a Lione nel 1538. Da allora le danze macabre risultano presenti in Svizzera quali cicli di grande formato nello spazio pubblico, in libri edificanti e calendari, su oggetti di arte applicata quali guaine di pugnali e vetrate, in forma di monumento, in canzoni e come rappresentazioni teatrali. L'area di diffusione si estende su quasi tutta la Svizzera. Tra gli esempi conservati, le testimonianze di maggior rilievo sono le due tavole realizzate da Kaspar Meglinger fra il 1626 e il 1635 per la Spreuerbrücke a Lucerna. Le danze macabre di carattere monumentale furono documentate anche in raccolte di stampe: quella di Basilea fu rappresentata a partire dal 1621 da Matthaeus Merian e quella di Lucerna a partire dal 1650 dallo zurighese Conrad Meyer.

Gli esempi più recenti sono svincolati dal contesto religioso e motivati da una critica morale o riferita a un determinato momento storico: fin dal 1785 Johann Rudolf Schellenberg scelse la danza macabra per stigmatizzare i pericoli impliciti ai fenomeni di moda e alle conquiste della tecnica. Dopo la Rivoluzione franc., l'iconografia e i testi sono dominati prevalentemente da soggetti politici. La maggior parte delle opere è ispirata a un sentimento pacifista: tra queste la Une danse macabre (1919) di Edmond Bille. Il gruppo di figure di Jean Tinguely intitolato Mengele Totentanz (1986) costituisce un'accusa contro il nazismo. Nel decennio 1980-90 Harald Naegeli, lo sprayer di Zurigo, reagì agli scempi edilizi e all'inquinamento ambientale realizzando graffiti sul tema della danza macabra.

Negli anni 1970-80 è stata fondata la Europäische Totentanz-Vereinigung. La comunità di studiosi pubblica la rivista mensile Totentanz aktuell e l'annuario L'art macabre.

Riferimenti bibliografici

  • L'homme et la mort: danses macabres de Dürer à Dali, cat. mostra Losanna, 1987
  • J. Brülisauer, C. Hermann (a cura di), Die Spreuerbrücke in Luzern, 1996
  • U. Wunderlich, Ubique Holbein, 1998
  • U. Wunderlich, Tanz in den Tod, 2001
Link

Suggerimento di citazione

Christoph Mörgeli; Uli Wunderlich: "Danza macabra", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 26.10.2012(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/047600/2012-10-26/, consultato il 08.12.2024.