Calcio

Dall'inizio del XX secolo il calcio è la disciplina sportiva più popolare e mediatica del mondo (sport). Da giochi con la palla di tipo folcloristico praticati in epoca medievale e moderna, nel XIX secolo si svilupparono regolamenti per diverse varianti di calcio, tra cui l'Association Football, codificato a Londra nel 1863, che si diffuse a livello globale e in Svizzera si impose rapidamente come sport maschile e giovanile. Questa precoce affermazione in territorio elvetico è riconducibile agli stretti legami economici e culturali tra la Svizzera e la Gran Bretagna, due Stati liberali industrializzati. Già a cavallo tra il XIX e il XX secolo, in scuole private inglesi il calcio fu praticato anche da donne. In Inghilterra e Francia la prima guerra mondiale generò un boom di squadre femminili; giocatrici appartenenti alle classi operaia e media disputarono partite di beneficenza a scopo caritatevole e per sostituire gli uomini soggetti all'obbligo militare. Le prime attività calcistiche femminili in Svizzera si registrano attorno al 1920, ma fu solo dalla fine degli anni 1960 che le donne rivendicarono con più vigore il proprio posto in questa disciplina sportiva. Precorritrici dello sport per disabili, sul piano elvetico le persone affette da sordità si organizzarono già negli anni 1910. 

Il pubblico ammaliato dal calcio. Fotografia tratta da un reportage dell'agenzia ATP-Bilderdienst sull'incontro internazionale Svizzera-Ungheria del 16 maggio 1943 a Ginevra (Ringier Bildarchiv, ATP) © Staatsarchiv Aargau, Aarau / Ringier Bildarchiv.
Il pubblico ammaliato dal calcio. Fotografia tratta da un reportage dell'agenzia ATP-Bilderdienst sull'incontro internazionale Svizzera-Ungheria del 16 maggio 1943 a Ginevra (Ringier Bildarchiv, ATP) © Staatsarchiv Aargau, Aarau / Ringier Bildarchiv.

In Svizzera la storiografia del calcio si è a lungo concentrata sulle pubblicazioni commemorative di associazioni e federazioni sportive, considerando anche la cultura memoriale della tifoseria. A partire dal 2000 alcune associazioni hanno creato dei musei e iniziato a curare i propri fondi d'archivio. Se in area anglosassone dagli anni 1970 il calcio è oggetto di ricerche di storia sociale e culturale, in Svizzera questo approccio si è diffuso solo dagli anni 1990. Gli studi accademici sul tema si focalizzano in particolare sui transfer culturali attorno al 1900, sui processi di professionalizzazione dagli anni 1920, sul ruolo del calcio nel contesto della Difesa spirituale, sul calcio femminile, sulla costruzione di stadi, sullo sviluppo delle culture dei sostenitori e delle sostenitrici e sul calcio praticato da comunità e individui con radici all'estero. Il calcio praticato da persone con disabilità è invece ancora poco studiato. In questa sede ci si concentra sull’evoluzione del gioco secondo le regole dell'Association Football in Svizzera. Non vengono considerate discipline meno diffuse derivate da quest’ultimo (indoor soccer, calcio a cinque o futsal e beach soccer) come pure varianti che seguono altre regole come il rugby o il football americano.

Calcio maschile

In Svizzera, le prime partite di calcio in varie forme sono attestate nella regione del lago Lemano, a partire dagli anni 1850, al più tardi dagli anni 1860; alcune fonti indicano la pratica di simili attività a Ginevra già nella prima metà del XIX secolo. Importanti vettori del transfer culturale dalla Gran Bretagna erano le scuole private basate sul modello delle public schools con docenti e allievi internazionali, studenti e uomini d'affari inglesi residenti in Svizzera, come pure Svizzeri che avevano frequentato istituti di formazione in Inghilterra. Dominate dai Britannici, le prime associazioni calcistiche nacquero negli anni 1870. Parte integrante dell'educazione fisica di bambini e ragazzi nelle scuole elementari e secondarie dagli anni 1880, per vari decenni il calcio incontrò, tuttavia, le resistenze di cerchie pedagogiste. Nelle città crebbe il numero di nuove, ma spesso effimere, fondazioni di società. Nel 1895 dodici sodalizi diedero vita all'organizzazione mantello delle società di calcio svizzere, l'Associazione svizzera di football (ASF; dal 1919 al 1958 Associazione svizzera di calcio e atletica, nota con l'acronimo tedesco SFAV). 

Fotografia della squadra del Grasshopper Club di Zurigo, vincitrice del campionato svizzero del 1900, realizzata nell'atelier di Johannes Meiner, Zurigo (Baugeschichtliches Archiv der Stadt Zürich, MEI 9839).
Fotografia della squadra del Grasshopper Club di Zurigo, vincitrice del campionato svizzero del 1900, realizzata nell'atelier di Johannes Meiner, Zurigo (Baugeschichtliches Archiv der Stadt Zürich, MEI 9839). […]

Nel 1898 venne disputato il primo campionato svizzero ufficioso, vinto dal Grasshopper Club di Zurigo; l'anno seguente i giocatori dell'Anglo-American Club di Zurigo, prevalentemente studenti angloamericani di chimica del Politecnico federale di Zurigo, divennero i primi campioni svizzeri ufficiali. A cavallo del secolo si individuano i primi segni di una cultura del tifo con lanterne nei colori della squadra e la celebrazione di vittorie. Le partite regolari del campionato erano seguite da diverse centinaia di spettatori e spettatrici, le fasi finali da alcune migliaia. Dal 1897 ebbero luogo le prime partite di una selezione svizzera (costituita in maggioranza da giocatori esteri) contro squadre di Paesi vicini, mentre il primo incontro internazionale ufficiale della Svizzera fu disputato nel 1905. Anche singoli club presero parte a match e competizioni internazionali, come il FC Winterthur (1909) e il FC Zurigo (1911) al Sir Thomas Lipton Trophy a Torino. La Svizzera funse inoltre da piattaforma per una diffusione più ampia del calcio maschile: fondatori di club svizzeri e pionieri stranieri, entrati in contatto con il football frequentando istituti di formazione in Svizzera, contribuirono a propagare lo sport in Italia, Francia, Germania, Spagna, Russia, Europa sudorientale, Africa settentrionale e Brasile. Hans Gamper, di Winterthur, nel 1899 creò ad esempio il FC Barcellona, mentre Walther Bensemann, che era stato studente a Montreux, fondò varie associazioni tedesche e nel 1920 la rivista specialistica Kicker. Nel 1904 la Svizzera fu tra i sette Paesi dell'Europa continentale cofondatori della Federazione internazionale di calcio (Fifa). Insediata a Zurigo dal 1932, la Fifa è diretta da Svizzeri dal 1998 (1998-2015 Joseph Blatter, dal 2016 Gianni Infantino). La Svizzera partecipò anche alla fondazione, nel 1954 a Basilea, dell'Unione delle federazioni calcistiche europee (Uefa), che ebbe la propria sede a Berna (1959-1995) e in seguito a Nyon; dal 1962 al 1972 l'organizzazione fu presieduta da un altro cittadino svizzero, Gustav Wiederkehr.

Sul territorio elvetico il calcio maschile si affermò presto in diverse aree geografiche e strati sociali; dopo la svolta del secolo vennero istituiti club anche in regioni rurali. Se la federazione nazionale nel 1902 contava 26 club, nel 1914 il loro numero era già salito a 115, con quasi 15'000 membri. Entro il 1918 quasi tutte le regioni del Paese erano rappresentate nella massima serie, fatta eccezione per la Svizzera sudorientale e meridionale, anche se dalla stagione 1914-1915 il FC Chiasso giocò nella prima categoria del campionato italiano. Lo sport toccò anche nuove cerchie sociali: dagli ambienti economici e accademici si estese a fasce più ampie della popolazione maschile, dal 1900 ad esempio anche agli operai (società operaie). Durante l'Esposizione nazionale del 1914 furono disputate diverse partite. Le competizioni nazionali e internazionali non vennero interrotte nemmeno durante la prima guerra mondiale e la disciplina entrò a fare parte del servizio regolare dell'esercito.

Nel periodo interbellico la gioventù maschile fu colta da una sorta di «febbre del calcio», più volte deplorata da cerchie pedagogiste. Il gioco del calcio non organizzato, praticato dagli anni 1880 da bambini e ragazzi su strade, piazze e prati, ebbe sempre più successo, nonostante nelle scuole venisse promossa la pallamano come attività alternativa. La popolarità dello sport crebbe ulteriormente quando nel torneo olimpico (Movimento olimpico) del 1924 la nazionale svizzera arrivò in finale. Anche il calcio organizzato visse uno sviluppo: il numero di giocatori attivi iscritti alla SFAV entro il 1945 salì fino a 80'000. A ciò si aggiunsero attività calcistiche concorrenziali organizzate dalla Federazione operaia per la ginnastica e lo sport (con l'acronimo tedesco Satus), che dal 1921 svolse un proprio campionato, dalla Federazione cattolica svizzera di ginnastica e sport e dall'effimera Federazione sportiva operaia comunista (Rotsport). Simili iniziative furono promosse anche nell'ambito dello sport aziendale (politica sociale aziendale) che, dopo esordi regionali nel periodo tra le due guerre mondiali, dal 1943 designò un campione svizzero di calcio aziendale e visse il suo culmine nei primi anni del dopoguerra. Rappresentato dalle sezioni calcistiche di diverse società di ginnastica israelite, dal FC Hakoah di Zurigo (fondato nel 1922) e, dal 1950, da una selezione svizzera nei tornei internazionali del movimento Maccabi, il calcio ebraico fu integrato nella SFAV.

Di pari passo, il calcio si trasformò in un fenomeno della nuova cultura di massa. Vi fu un processo di mediatizzazione sempre più marcato, grazie al fotogiornalismo (fotografia), alla radio, al Cinegiornale svizzero e a una stampa sportiva specializzata. I giocatori divennero veicoli pubblicitari (pubblicità). Tra il 1922 e il 1934 furono realizzati dodici stadi, ciascuno con una capienza di oltre 10'000 persone. Con la Swiss-Cup (poi Coppa svizzera), nel 1925 la SFAV lanciò un secondo campionato nazionale. Nel 1931 fu istituita la Lega nazionale, con giocatori in parte professionisti, che non riscontrò, tuttavia, lo sperato successo di pubblico; la professionalizzazione del calcio fu oggetto di critiche da parte di vari gruppi politici e sportivi. Il gioco professionista venne completamente vietato dalla SFAV nel 1941, non da ultimo a causa di problemi finanziari.

Partita di calcio Svizzera/Germania. Cinegiornale svizzero, edizione n. 39 del 25 aprile 1941, versione sottotitolata a posteriori (Archivio federale svizzero, J2.143#1996/386#39-1#5*) © Cinémathèque suisse, Penthaz, e Archivio federale svizzero, Berna.
Partita di calcio Svizzera/Germania. Cinegiornale svizzero, edizione n. 39 del 25 aprile 1941, versione sottotitolata a posteriori (Archivio federale svizzero, J2.143#1996/386#39-1#5*) © Cinémathèque suisse, Penthaz, e Archivio federale svizzero, Berna. […]

A seguito della vittoria della squadra nazionale svizzera contro la «Grande Germania» (nazionalsocialismo) nel campionato mondiale del 1938, che suscitò un'ondata di euforia in tutto il Paese, il calcio praticato come sport maschile divenne una componente della Difesa spirituale. In occasione dell'Esposizione nazionale del 1939 ebbero luogo partite di esibizione della nazionale svizzera contro selezioni di Paesi confinanti e un torneo internazionale giovanile. Nel periodo della seconda guerra mondiale l'attività calcistica proseguì a livello di campionato svizzero e, fino al 1943, la Svizzera partecipò anche a tornei internazionali. Si disputarono inoltre incontri di grande effetto tra selezioni di unità militari. Fecero scalpore quattro partite amichevoli giocate nel 1941 e 1942 tra la Svizzera e la Germania, a cui negli stadi assistettero esponenti politici, militari e diplomatici di entrambi i Paesi. 

Dopo il 1941 il ritorno del calcio di punta al dilettantismo, seguito verso la fine degli anni 1950 da un prudente passaggio al sistema semiprofessionista, determinò un calo delle prestazioni agonistiche del calcio maschile svizzero sulla scena internazionale, anche se la nazionale ottenne risultati discreti nei campionati mondiali disputati in Brasile (1950) e in casa (1954). La simbiosi tra calcio e televisione, che diede una forte spinta alla commercializzazione, e l'introduzione del professionismo a tempo pieno alla fine degli anni 1970 non produssero effetti immediati; negli anni 1970 e 1980 la squadra nazionale non riuscì a qualificarsi per la fase finale di alcun campionato del mondo o d'Europa. Fatte salve poche eccezioni (Young Boys nel 1959, FC Zurigo nel 1964 e 1977 in semifinale della Coppa dei campioni; Grasshopper Club nel 1978 in semifinale della Coppa Uefa), anche nelle gare per club europee, create dal 1955, le società svizzere uscirono nei primi turni. Le competizioni del campionato svizzero attirarono un pubblico modesto e l'infrastruttura degli stadi invecchiò.

Scena della finale di Coppa svizzera tra il FC Sion e il Servette di Ginevra, nello stadio Wankdorf a Berna, lunedì di Pentecoste, 19 maggio 1986 (KEYSTONE, immagine 29180245).
Scena della finale di Coppa svizzera tra il FC Sion e il Servette di Ginevra, nello stadio Wankdorf a Berna, lunedì di Pentecoste, 19 maggio 1986 (KEYSTONE, immagine 29180245). […]

Continuò, tuttavia, a svilupparsi la cultura della tifoseria. Elementi tipici di quella britannica, come i cori, entrarono negli stadi svizzeri e sostenitori delle diverse compagini si organizzarono in fan club e gruppi di sponsor. In occasione della finale di Coppa svizzera del 1951 vi furono tumulti sugli spalti, dalla fine degli anni 1960 si moltiplicarono gli episodi con ricorso alla pirotecnica (esplosivi) e le invasioni di campo da parte di spettatori e spettatrici, portando negli anni 1970 alla recinzione dei campi da gioco. Nel decennio successivo l'ondata internazionale dell'hooliganismo, influenzato in parte dall'estrema destra, raggiunse anche la Svizzera. Il mutamento sociale del secondo dopoguerra si manifestò anche in ambito calcistico con la creazione di varie società costituite da persone di origine straniera, giunte nel Paese durante il periodo di forte immigrazione dell'alta congiuntura. Gli anni di fondazione di queste associazioni permettono di ricostruire le fasi cronologiche dell'immigrazione dai vari Paesi e regioni del mondo. Si tratta di un processo ancora in atto nel XXI secolo, tanto che nelle regioni urbane quasi un terzo dei club ha origini a sfondo migratorio. Attorno al 1970, anche il calcio femminile riuscì ad affermarsi.

I giocatori della nazionale svizzera Manuel Akanji, Ricardo Rodríguez, Breel Embolo e Dan Ndoye (da sinistra) con le bambine e i bambini che li accompagnano prima della partita contro la Germania durante la fase dei gironi di Euro 2024, Francoforte sul Meno, 23 giugno 2024 (KEYSTONE / Peter Klaunzer, immagine 617457307).
I giocatori della nazionale svizzera Manuel Akanji, Ricardo Rodríguez, Breel Embolo e Dan Ndoye (da sinistra) con le bambine e i bambini che li accompagnano prima della partita contro la Germania durante la fase dei gironi di Euro 2024, Francoforte sul Meno, 23 giugno 2024 (KEYSTONE / Peter Klaunzer, immagine 617457307). […]

Seguendo un trend internazionale, dagli anni 1990 il calcio maschile svizzero beneficiò di un rinnovato impulso di commercializzazione. Nello stesso tempo migliorarono le prestazioni della squadra nazionale, che nel 1994 riuscì di nuovo a qualificarsi per la fase finale dei campionati mondiali (la prima volta dal 1966) e in seguito partecipò regolarmente ai campionati del mondo ed europei. Artefici di questi successi erano spesso giocatori con origini all'estero (stranieri), ossia Svizzeri di seconda generazione, che assursero a simboli di una riuscita politica d'integrazione. Seguendo esempi del passato, alcuni club di punta vennero trasformati in società per azioni, con budget annuali che agli inizi del XXI secolo potevano superare i 60 milioni di franchi. Si intensificarono, tuttavia, anche i problemi economici a causa delle eccessive quote di trasferimento, delle esorbitanti retribuzioni di giocatori e delle speculazioni finanziarie, che culminarono nelle eclatanti bancarotte di società di lunga tradizione come il Servette di Ginevra (2005) e il Neuchâtel Xamax (2012). L'infrastruttura degli stadi fu sottoposta a un rinnovamento in prospettiva degli Europei del 2008, organizzati congiuntamente dalla Svizzera e dall'Austria. La cultura internazionale ultrà, contraddistinta da coreografie articolate inscenate da supporter delle rispettive squadre che criticano la commercializzazione e lo sradicamento locale del calcio, dagli anni 1990 si è diffusa pure negli stadi svizzeri. Sono rimasti anche i problemi legati alla presenza di hooligan dentro e fuori dagli stadi, culminati in eccessi di violenza a Basilea (2006) e Zurigo (2011) e in uno scandalo legato a tifosi antisemiti del FC Lucerna a San Gallo (2015).

Con 325'000 membri e membre (il 12% del totale), nel 2022 l'ASF era la federazione sportiva più numerosa della Svizzera. A dimostrazione della popolarità del calcio, diversi gruppi di pressione si sono organizzati anche al di fuori delle strutture ufficiali, svolgendo in alcune occasioni proprie competizioni internazionali. Ne sono un esempio i tornei LGBT+ disputati durante gli Eurogames a Zurigo (2000) e a Berna (2023) o l’Europeada, un campionato di calcio per le minoranze linguistiche tenutosi per la prima volta nei Grigioni nel 2008.

Calcio femminile

Le prime tracce di calcio femminile in Svizzera si trovano – analogamente al calcio maschile – a Ginevra, dove nel 1923 un gruppo di giovani dei ceti abbienti, appassionate di sport, fondarono il club Les Sportives. Presso il FC Young Fellows di Zurigo, nel 1927 è attestata una squadra di ragazze e tra il 1939 e il 1950 è documentata la partecipazione di team di donne a tornei locali ad Adliswil. Poi, fino agli anni 1960, mancano menzioni scritte di attività calcistiche di donne. Contrariamente alle organizzazioni mantello in Gran Bretagna (1921-1971) e Germania (1955-1970), l'ASF non vietò il calcio femminile. Tuttavia, anche in Svizzera fu fortemente osteggiato, sotto il pretesto che questo sport di squadra, molto fisico, fosse poco femminile, antiestetico e nocivo per la salute di ragazze e donne (ruoli di genere). Mentre discipline sportive diffuse nell'alta borghesia e nell'aristocrazia come il tennis, il golf e l'equitazione erano aperte alle donne già alla fine del XIX secolo, la storia di queste ultime nel gioco col pallone fu segnata da prepotenza, invidia e marginalizzazione. Anche rispetto alla scherma, al nuoto, all'atletica leggera e allo sci, il mondo del calcio, con una forte connotazione maschile, accettò le donne con ritardo, similmente a quanto avvenne per il rugby, l'hockey su ghiaccio, il bob o il salto con gli sci (sport invernali). L'immagine prettamente maschile del calcio fu coltivata grazie a un intreccio di sodalizi marcati dall'associazionismo maschile, di media e di una tifoseria a lungo pervasa da una cultura maschilista.

Con gli emergenti mutamenti a livello sociale e il successo dei tornei di quartiere e amatoriali, dai primi anni 1960 il calcio si trasformò in un movimento sportivo di massa. Prima squadra femminile di calcio della Svizzera, il FC Goitschel fu fondato nel 1963 a Murgenthal da Monika e Silvia Stahel e Theres Rüsch. Le due sorelle Stahel e le loro compagne di squadra vennero inoltre formate dall'ASF per arbitrare le gare ufficiali giovanili. La Vallesana Madeleine Boll fu la prima ragazza a livello mondiale a ottenere, nel 1965, una licenza di gioco da una federazione nazionale, suscitando una vasta eco mediatica, anche internazionale. La licenza fu revocata poco dopo con la motivazione che si era trattato di una svista, il che significava de facto vietare alle donne di giocare a calcio.

La squadra del Damenfussball-Club Zurigo, fotografata nel luglio 1971 davanti allo stadio Letzigrund a Zurigo (KEYSTONE / Photopress / Eugen Suter, immagine 334848912).
La squadra del Damenfussball-Club Zurigo, fotografata nel luglio 1971 davanti allo stadio Letzigrund a Zurigo (KEYSTONE / Photopress / Eugen Suter, immagine 334848912). […]

Alla fine degli anni 1960 il calcio femminile compì importanti passi verso l'istituzionalizzazione. Il Damenfussball-Club (DFC) Zurigo fu il primo club femminile costituito nel 1968 a Zurigo come società ai sensi dell'articolo 60 del Codice civile svizzero. Nel 1969 le società della Svizzera francese si unirono nell'Association romande de football féminin (ARFF) e nel 1970 a Berna fu creata la Lega nazionale di calcio delle donne (Schweizerische Damenfussball-Liga, SDFL), a cui inizialmente aderirono 18 sodalizi, saliti a 34 nel 1973-1974, a più di una sessantina all'inizio degli anni 1980 e che nel 1993, al momento della sua soppressione, contò 186 squadre di adulte, con complessivamente 3659 giocatrici titolari di una licenza. Associata all'ASF sin dalla sua creazione, la SDFL non fu tuttavia integrata nella struttura organizzativa della federazione mantello; quest'ultima riconobbe quindi il calcio femminile, controllandolo nello stesso tempo. Alla SDFL potevano aderire solo club affiliati a società di calcio maschili, l'istituzione di società calcistiche autonome non era quindi più possibile.

Con la SDFL erano state create le premesse per lo svolgimento di un campionato regolare. Il primo (1970-1971), a cui presero parte 18 squadre, fu vinto dal DFC Aarau. Nella stagione 1975-1976 le calciatrici si contesero per la prima volta la Coppa svizzera, che si aggiudicò il DFC Sion. Nel 1970 una selezione di giocatrici svizzere partecipò al primo campionato mondiale ufficioso di calcio femminile tenutosi a Salerno e nel 1972 a Basilea la nazionale svizzera fece il suo debutto in una partita internazionale ufficiale contro la Francia. Lo sviluppo del calcio femminile avvenne contestualmente all'introduzione del suffragio femminile (1971) e al conseguimento di rivendicazioni in materia di parità di genere, tra cui l'articolo costituzionale sul promovimento della ginnastica e dello sport, che stabilì l'obbligo dell'educazione fisica per maschi e femmine nelle scuole svizzere. Ciononostante, le giocatrici di calcio si profilarono poco come esponenti del movimento femminista. A parole e immagini, fino agli anni 1990 i servizi sui media dedicati a calciatrici erano perlopiù caratterizzati da toni sprezzanti e sessisti e talvolta esprimevano un'avversione per l'omosessualità. Tra il 1980 e il 1988 la nazionale femminile vinse solo sei dei 38 incontri internazionali e non riuscì a riagganciarsi ai successi precedenti.

Primo incontro internazionale ufficiale della nazionale, disputato contro la Francia nello stadio Rankhof a Basilea, 7 maggio 1972. A sinistra: le giocatrici svizzere, guidate dalla capitana Madeleine Boll, prima della partita; a destra: Cathy Moser (a sinistra) in azione (KEYSTONE/Photopress, immagini 310166349 e 115065050).
Primo incontro internazionale ufficiale della nazionale, disputato contro la Francia nello stadio Rankhof a Basilea, 7 maggio 1972. A sinistra: le giocatrici svizzere, guidate dalla capitana Madeleine Boll, prima della partita; a destra: Cathy Moser (a sinistra) in azione (KEYSTONE/Photopress, immagini 310166349 e 115065050).

Negli anni 1990 si assistette in tutto il mondo a un boom del football femminile, che nel 1996 ad Atlanta divenne per la prima volta disciplina olimpica. In Svizzera la SDFL e l'ASF nel 1993 sancirono lo scioglimento della lega delle donne e l'integrazione completa del calcio femminile nelle associazioni regionali dell'ASF; la denominazione «club di calcio delle signore» (Damenfussball-Club, DFC) per le squadre femminili fu abolita. Dal 1995 le ragazze erano autorizzate a giocare in team misti in ogni club dell'ASF. La durata delle partite e la dimensione del pallone vennero allineate ai regolamenti delle varie categorie di calcio maschile. Contemporaneamente alcune società femminili compirono sforzi per rendersi autonome; spesso confrontate con difficoltà economiche, dopo breve tempo si unirono però alle società professioniste degli uomini. Il club di maggior successo era il FFC Zürich Seebach del FC Zurigo, che come FC Zürich Frauen dal 2009 ha dominato il campionato svizzero, sfruttando non da ultimo la combinazione di effetti positivi dell'organizzazione e dell'infrastruttura della società di appartenenza. Chi si impegnava per il movimento calcistico femminile in seno all'ASF lo fece a titolo volontario fino al 2002, quando fu creata la prima funzione per il football femminile retribuita. Nel 2004 l'organizzazione mantello si è inoltre votata in maniera seria alla promozione delle giovani leve con la realizzazione del primo centro di formazione per ragazze a Huttwil (dal 2013 a Bienne).

Vittoria per 10:1 della nazionale svizzera sull'Ecuador nella fase a gironi dei campionati mondiali del 2015 in Canada. Servizio del Telegiornale della televisione della Svizzera italiana del 13 giugno 2015 (Radiotelevisione svizzera, Comano, Play RSI).
Vittoria per 10:1 della nazionale svizzera sull'Ecuador nella fase a gironi dei campionati mondiali del 2015 in Canada. Servizio del Telegiornale della televisione della Svizzera italiana del 13 giugno 2015 (Radiotelevisione svizzera, Comano, Play RSI). […]

Con le qualificazioni regolari della squadra nazionale per i gironi finali dei campionati europei e mondiali, dal 2015 per il calcio femminile è iniziata una fase di consolidamento sia dal profilo sportivo sia da quello della politica delle pari opportunità; questa evoluzione è stata accompagnata da una maggiore attenzione dei media e una migliore commercializzazione. A livello istituzionale le donne sono entrate negli organi direttivi dell'ASF, quale membre della direzione (Tatjana Haenni, 2020) e del comitato centrale (2024). Tra il 2022 e il 2024 sono stati allineati alcuni premi partita per le squadre nazionali maschile e femminile e le indennità per le entrate generate dai contratti pubblicitari dei giocatori e delle giocatrici di questi team (parità tra uomo e donna). In occasione di incontri amichevoli disputati nel 2024 a Zurigo, la nazionale femminile ha registrato dei record di affluenza nello stadio (oltre 14'000 e 17’000).

Semifinale della Champions League: la difensora svizzera Ana-Maria Crnogorcevic nei colori del FC Barcellona (a sinistra) in un'azione contro una giocatrice del VfL Wolfsburg, stadio Camp Nou, Barcellona, 22 aprile 2022 (KEYSTONE / AFP / Lluis Gene, immagine 517224047).
Semifinale della Champions League: la difensora svizzera Ana-Maria Crnogorcevic nei colori del FC Barcellona (a sinistra) in un'azione contro una giocatrice del VfL Wolfsburg, stadio Camp Nou, Barcellona, 22 aprile 2022 (KEYSTONE / AFP / Lluis Gene, immagine 517224047). […]

Nonostante questi successi, le competizioni sono a lungo state intrappolate in una sorta di circolo vizioso economico: ai match della massima lega, trasmessi dalla televisione svizzera dal 2020, negli stadi assistono in genere solo poche centinaia di spettatori e spettatrici. Questi numeri modesti generano un basso rendimento dallo sponsoring e dalla vendita di biglietti nonché ridotte opportunità di commercializzazione, limitando quindi il margine finanziario dei club e l'interesse di un pubblico più vasto. La mancanza di risorse finanziarie si ripercuoteva inoltre sull'infrastruttura e sulle condizioni di allenamento e di trasferta, con effetti negativi anche sulle prestazioni e sui risultati agonistici. La maggior parte delle giocatrici professioniste guadagna poco e deve svolgere un'attività remunerata accessoria o seguire una formazione. Dall'inizio degli anni 2020 si registrano lenti progressi a livello di medicina del calcio che, come tutta la medicina sportiva, ha una connotazione fortemente maschile ed è orientata al corpo maschile; metodi di allenamento ed equipaggiamenti inappropriati hanno in particolare comportato un maggiore rischio d'infortunio per le giocatrici. Con la Women's Euro 2025 organizzata dall'Uefa, l'ASF è riuscita per la prima volta a portare in Svizzera un grande evento del calcio femminile internazionale, accendendo i riflettori mediatici su questo sport e dando un ulteriore impulso al movimento calcistico che coinvolge bambine, ragazze e donne.

Il calcio come sport per disabili

Il calcio praticato da persone con disabilità si sviluppò senza ottenere grande attenzione mediatica. Come di consueto negli sport per disabili, le persone affette da sordità fecero da apripista: il Taubstummen-Fussballklub Zürich fu fondato già nel 1916. Nella Federazione sportiva dei sordi della Svizzera (dal 2020 Swiss Deaf Sport), istituita nel 1930, il calcio fu praticato sin dagli esordi, anche sul piano internazionale, ad esempio con la partecipazione ai giochi internazionali silenziosi del 1931. Squadre di sordi giocarono talvolta nelle leghe inferiori dell’ASF. Nel 1973 si svolse la prima Coppa svizzera di calcio maschile per sordi; dagli anni 1970 anche donne sorde ebbero le loro proprie squadre.

Scena di gioco con il Taubstummen-Fussballklub Zürich (squadra di persone sordomute), 1916 ca. Immagine tratta dall’album fotografico Bilder aus der Taubstummenwelt Schweiz & Ausland realizzato da Eugen Sutermeister (Schweizerisches Sozialarchiv, Zurigo, F_5153-Fx-03-042).
Scena di gioco con il Taubstummen-Fussballklub Zürich (squadra di persone sordomute), 1916 ca. Immagine tratta dall’album fotografico Bilder aus der Taubstummenwelt Schweiz & Ausland realizzato da Eugen Sutermeister (Schweizerisches Sozialarchiv, Zurigo, F_5153-Fx-03-042).

Dagli anni 1950 si organizzò pure lo sport per persone con altre forme di disabilità. Nel 1960, anno dei primi giochi paralimpici, furono fondate la Federazione svizzera sport per invalidi (FSSI; dal 1977 Federazione svizzera invalidi sportivi, FSIS; dal 2000 Plusport) e la Federazione dei gruppi sportivi dell’Associazione svizzera degli invalidi (ASI, dal 2002 Procap Sport). Nel 1995 venne istituita la fondazione Special Olympics Switzerland per persone con disabilità mentali e pluridisabilità, in seno alla quale il calcio, con più di 800 giocatrici e giocatori nel 2023, costituisce la disciplina principale; squadre svizzere hanno più volte partecipato ai giochi olimpici speciali. Per contro finora non vi è stata alcuna partecipazione elvetica nelle diverse categorie del calcio paralimpico maschile, presente ai giochi paralimpici dal 1984. La Svizzera fa però parte delle federazioni internazionali di calcio in carrozzina (varianti di questa disciplina esistono dagli anni 1970) e di calcio per persone affette da paralisi cerebrale. Nel 2011 è stata fondata la Swiss Powerchair Football Association (calcio con carrozzine elettriche), che lo stesso anno ha preso parte alla Coppa del mondo con la propria squadra. Nel calcio per persone cieche o ipovedenti, su iniziativa di Plusport e in collaborazione con l’ASF, nel 2018 si è costituita a Macolin una prima squadra composta da uomini e donne. Nell’ambito del calcio per persone con amputazione nel 2024 si è svolto a San Gallo un torneo internazionale. Il Sitzfussball (calcio seduto), presente in Germania e in Austria, non è praticato in Svizzera.

Giocatrici e giocatori della Brunau Stiftung Zürich Blau e del FC Appenzell posano per una fotografia di gruppo dopo la partita che hanno disputato nell’ambito dell’International Helvetia Cup, un torneo di calcio in favore dell’inclusione a cui hanno partecipato persone con e senza disabilità il 9 agosto 2024 presso lo stadio Gründenmoos a San Gallo (KEYSTONE / Gian Ehrenzeller, immagine 623625789).
Giocatrici e giocatori della Brunau Stiftung Zürich Blau e del FC Appenzell posano per una fotografia di gruppo dopo la partita che hanno disputato nell’ambito dell’International Helvetia Cup, un torneo di calcio in favore dell’inclusione a cui hanno partecipato persone con e senza disabilità il 9 agosto 2024 presso lo stadio Gründenmoos a San Gallo (KEYSTONE / Gian Ehrenzeller, immagine 623625789).

Riferimenti bibliografici

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  • Prudent, Dominique: Histoire du football féminin en Suisse, 2025.
Link

Suggerimento di citazione

Christian Koller; Marianne Meier: "Calcio", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 16.06.2025(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/048188/2025-06-16/, consultato il 13.07.2025.