Il termine designava in origine i membri del Club dei giacobini (1789-94) durante la Rivoluzione franc. Dal punto di vista ideologico indicava i sostenitori di una democrazia rivoluzionaria e radicale, ispirata a Jean-Jacques Rousseau e a rivoluzionari quali Maximilien Robespierre e Louis Antoine Saint-Just. Nella Conf. e nei territori alleati i giacobini costituirono negli anni 1790-1800 una piccola minoranza filofranc., fortemente avversata sia dagli aristocratici sia dalla maggioranza dei Patrioti. Furono i primi a contrastare attivamente il fondamento del potere dei patriziati cittadini, e pertanto ebbero per un determinato periodo una certa influenza in alcune regioni. Fra gli esponenti principali sono noti Jacques de Grenus a Ginevra, Josef-Antoine Rengger nel principato vescovile di Basilea, Louis Reymond nel Paese di Vaud, alcuni membri del Club helvétique, ma anche alcuni rivoluzionari radicali, come Aloys Jost nei Grigioni, Joseph Ronca a Lucerna e Chrétien Desloges in Vallese. I giacobini giustificavano l'uso della violenza sia per abbattere i governi aristocratici sia per difendere il nuovo ordine. Si batterono per una democrazia fondata sul suffragio universale (maschile), il centralismo, ampi diritti popolari e una riduzione delle differenze nella ricchezza; allo stesso tempo perseguirono l'ideale di una soc. semplice, virtuosa e dai costumi severi.
Un giacobino costringe nobiltà e clero a cedere i propri privilegi in una caricatura del 1793 di Paul Usteri. Disegno acquerellato (Bernisches Historisches Museum; fotografia Stefan Rebsamen.
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Riferimenti bibliografici
- A. Czouz-Tornare, «A la recherche d'un jacobinisme helvétique», in Annales historiques de la Révolution française, 282, 1990, 422-445
- L. Chocomeli, Jakobiner und Jakobinismus in der Schweiz, 2006
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