L'espressione Hotz-Linder-Agreement indica l'accordo informale, non stipulato in forma scritta, raggiunto nel luglio del 1951 tra Harold Linder e Jean Hotz (capi risp. delle delegazioni statunitense e sviz.) e finalizzato alla limitazione delle esportazioni elvetiche di prodotti di importanza strategica verso i Paesi dell'Europa orientale (Guerra fredda). Con questo accordo la Svizzera dovette cedere alle pressioni americane, manifestatesi già dalla fine del 1948, e adottare parzialmente le restrizioni e i blocchi delle vendite di "beni strategici" stabiliti dal CoCom (Coordinating Committee for Multilateral Export Controls), vincolanti per tutti i membri della NATO. I severi controlli portarono a limitare le esportazioni dei prodotti della lista II a un livello non superiore a quello usuale (courant normal), ciò che impedì alla Svizzera di ampliare le proprie forniture ai Paesi d'oltre cortina, ma salvaguardò in linea di principio la sua libertà negli scambi con l'estero. Per quanto riguardava invece i beni di grande rilevanza strategica (prodotti della lista I), la delegazione fu costretta ad accettare la restrizione o addirittura la sospensione totale delle forniture (courant essentiel), il che risultò problematico sotto il profilo della neutralità. Successivamente le imprese sviz. rinunciarono a sfruttare i contingenti pattuiti per timore di subire ritorsioni da parte degli Stati Uniti. In seguito la Conf. riuscì comunque ad accrescere da 8 a 35 milioni di frs. la propria quota per i prodotti di grande importanza strategica. Dopo una seconda revisione del CoCom (1958) e un allentamento delle misure americane nel 1969 e nel 1972, all'inizio degli anni 1980-90 si assistette a un nuovo irrigidimento, dovuto alla proclamazione della legge marziale in Polonia e all'invasione sovietica in Afghanistan. Il CoCom è stato abolito solo nel 1994.
Riferimenti bibliografici
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