Struttura fondata negli anni 1870 come ospizio per poveri nel comune zurighese di Uitikon, dal 1926 fu un istituto di lavoro forzato per giovani uomini colpevoli di reato o soggetti a internamento amministrativo. Nel 2006 fu trasformato in un centro di esecuzione delle misure (Massnahmenzentrum Uitikon, penitenziari) per criminali tra i 16 e i 25 anni di età.
Un concordato sull'assistenza pubblica ai poveri sottoscritto da alcuni comuni del distretto Zurigo fu all'origine della creazione tra il 1873 e il 1874 di un «ospizio per poveri a più severa disciplina» nell'ex residenza barocca dei signori giustizieri di Uitikon, a seguito del rinnovo della Costituzione cantonale nel 1869, che aveva reso possibile il versamento di sussidi agli istituti di lavoro forzato (istituti di internamento). Dopo che nel 1882 il cantone ne ebbe rilevato la gestione, la struttura fu denominata Korrektionanstalt (casa di correzione) fino al 1926. Ospitò fino a 40 uomini e donne adulti e abili al lavoro, a cui le autorità preposte all'assistenza rimproveravano di essere «oziosi» o «dissoluti». Impiegati in una piccola azienda agricola, nella lavorazione del legno, in una falegnameria e in una sartoria, reclusi e recluse (queste ultime erano circa il 10%) provvedevano al loro mantenimento. Nel 1920 i vecchi dormitori furono sostituiti da un nuovo edificio, chiamato in seguito «casa dei ragazzi», che offriva un massimo di 50 posti-letto, in camere per una, tre o quattro persone.
Con l'introduzione della legge cantonale «sull'internamento di giovani, sbandati e bevitori abituali» del 1925 il panorama degli istituti zurighesi mutò e la casa di correzione fu trasformata in uno stabilimento aperto di educazione al lavoro per giovani uomini tra i 18 e i 30 anni di età. Tra il 1926 e il 1957 lo gestì Fritz Gerber-Boss, che influenzò in modo decisivo le nuove linee di conduzione dell'ente. Rinunciando alle misure di sicurezza, realizzò un sistema gerarchico di gruppi per la gestione autonoma dei reclusi, considerato pionieristico. Con i suoi meccanismi di controllo e sanzione e l'obbligo di fedeltà verso la direzione dell'istituto il sistema assunse però tratti vieppiù totalitari, come attestano i racconti delle persone che lo sperimentarono (fra cui Arthur Honegger). Una commissione di indagine nominata dal Consiglio di Stato accertò nel 1954 considerevoli mancanze nella gestione della struttura e criticò fra altro la carenza di cure psicologico-psichiatriche (psichiatria). Tali valutazioni rimasero ampiamente senza conseguenze per Gerber che nel 1957 passò regolarmente al beneficio della pensione; nel corso degli anni 1960 si ebbero segnali di cambiamento nel sistema di gruppi.
Grazie agli investimenti dell'amministrazione cantonale in quella che era considerata un'istituzione modello, l'ente conobbe sotto la direzione di Gerber una forte crescita e dalla fine degli anni 1930 aumentò la sua capacità di accoglienza fino a superare sempre gli 80 posti. La maggior parte dei reclusi vi arrivava per via giudiziaria (diritto penale). Approssimativamente da un quarto a un terzo delle persone rinchiuse erano internati amministrativi, che con soggiorni fino a tre anni spesso trascorrevano nell'istituto periodi più lunghi dei detenuti che scontavano condanne penali. Se sotto la direzione di Gerber non risulta chiaro quanti dipendenti vi lavorassero, attorno al 1960 lo stabilimento impiegava 27 persone, cui si aggiungevano i funzionari a tempo parziale (medico, pastore, psichiatra).
Per provvedere alle esigenze dell'istituto gli internati erano occupati nella sartoria, nella calzoleria, in cucina o nei lavori domestici; le attività nell'azienda agricola di ca. 60 ettari con bestiame da reddito, nella lavorazione del legno o nella tessitura di tappeti (industria tessile) erano svolte anche per committenti esterni. I prigionieri provvedevano da sé a diverse opere di manutenzione e alla produzione di generi alimentari, mantenendo così bassi i costi di esercizio dell'istituto fino agli anni 1960. Di principio era previsto che i giovani (gioventù) svolgessero una formazione professionale sotto forma di un anno di perfezionamento in agricoltura o di un apprendistato di giardiniere, falegname o fabbro (dal 1945 ca.). In molti casi ciò non era però possibile perché la durata della permanenza in istituto era troppo breve o perché la direzione giudicava insufficienti le capacità degli ospiti. Fino agli anni 1970 non furono versati salari da apprendista o altre indennità.
A seguito delle azioni della Heimkampagne (istituti di rieducazione) promossa dal movimento del 1968 (rivolte giovanili) e specialmente della sensazionale fuga di massa di 17 giovani nell'autunno 1971 su Uitikon si focalizzò l'attenzione dei media. Furono particolarmente criticate punizioni quali la rapatura della testa, la privazione del cibo e il confinamento per settimane in cella di rigore. Dopo il 1975 furono attuate riforme decisive, quali nel 1977 la separazione dei diversi gruppi di prigionieri e nel 1979 l'introduzione di un sistema progressivo con un reparto di ingresso chiuso. Accompagnato nell'autunno dello stesso anno da rinnovate proteste degli ambienti di sinistra e degli autonomi, il nuovo sistema comportava maggiori oneri di assistenza, cosicché il personale passò repentinamente a 51 dipendenti a tempo pieno e 14 a tempo parziale, mentre il numero dei reclusi scese a ca. 40. Ribattezzato nel 2006 Massnahmenzentrum Uitikon, nell'autunno del 2014 l'istituto ha avviato lavori di ristrutturazione connessi a una nuova linea di conduzione. Nel 2023 il centro offriva in totale 64 posti.