Nel 1866 a Hindelbank il canton Berna aprì un ospizio per poveri (assistenza pubblica) in un castello costruito da Hieronymus von Erlach tra il 1721 e il 1725 nella parte meridionale del comune nell'Emmental. Nel 1896 la struttura, che accoglieva solo donne, fu trasformata in un istituto di lavoro forzato (internamento amministrativo). Nel 1911, con l'incorporazione di un penitenziario, Hindelbank divenne il più grande stabilimento femminile per l'esecuzione delle pene e delle misure in Svizzera (dal 2016 Justizvollzugsanstalt Hindelbank).
Hindelbank fu, dopo quello nella tenuta di Bärau presso Langnau im Emmental (1849), il secondo ospizio per poveri finanziato dal canton Berna e ufficialmente accoglieva fino a 270 «povere in difficoltà» di tutte le d'età (povertà). Fino alla trasformazione in istituto di lavoro nel 1896, era costantemente pieno o addirittura sovraffollato, specialmente poiché internava anche persone con problemi fisici e mentali (disabili), contrariamente al regolamento di ammissione. Successivamente, gli internamenti avvennero generalmente tramite procedura amministrativa, in conformità con la legge sulla creazione di istituti di lavoro forzato cantonali del 1884; il numero di internate contemporaneamente diminuì nei decenni successivi a 70-100 donne. Nel 1911, a seguito di un incendio nel penitenziario di Sankt Johannsen, la sezione femminile locale fu trasferita nell'istituto di Hindelbank, ora denominato «Weiber-, Zucht- und Korrektionshaus» («casa per donne, di pena e di correzione»), peggiorando ulteriormente le già precarie condizioni di spazio e igiene. Il carattere multifunzionale dell'istituzione, dal 1957 ribattezzata Anstalten in Hindelbank, rimase invariato fino alla fine degli internamenti amministrativi nel 1981.
Fino alla seconda guerra mondiale circa due terzi di tutti gli internamenti erano di natura amministrativa, in seguito, in pochi anni, il rapporto si invertì a favore della reclusione di persone condannate a una pena detentiva. Circa il 60% delle internate erano madri (maternità). Fino all'istituzione di un reparto per madri e neonati nel 1962, a volte anche successivamente a causa della mancanza di spazio, le internate venivano separate dai loro bambini dopo il parto presso il Frauenspital Bern e riportate in istituto. Questo portò a collocamenti extrafamigliari permanenti (sottrazione di minori) e adozioni di bambini, la cui entità non è nota. Intorno al 1960 si verificò un netto abbassamento dell'età delle internate, sintomo di un sovraccarico delle autorità nell'affrontare i comportamenti, ritenuti devianti, delle giovani donne (specialmente riguardo alla sessualità), nonché della mancanza di alternative nel campo delle misure correttive e dei servizi di assistenza. Nei primi anni 1980 gli internamenti a causa di violazioni della legge sugli stupefacenti (droghe) aumentarono notevolmente, portando nuovamente a una piena occupazione, rispettivamente a un sovraffollamento della struttura e a un blocco temporaneo delle ammissioni.
Le varie categorie di internate vennero divise fisicamente solo nel 1961-1962, con la costruzione di padiglioni separati per le nuove internate e per quelle «recidive». Fino agli anni 1970 l'unico elemento distintivo tra le internate amministrative e quelle condannate a una pena detentiva erano gli abiti, di colore marrone o blu. Dal 1973 al 1979 esistette un reparto giovanile che doveva garantire la separazione delle giovani dalle altre donne. Dopo la sua chiusura nei primi anni 1980, questo compito fu assunto da un reparto chiuso all'interno dell'istituto per giovani Lory a Münsingen e, dal 1984, dall'Anstalt für Nacherziehung (ANE) presso l'istituto cantonale femminile minorile Bellevue ad Altstätten (istituti di rieducazione). Una recinzione per l'area dell'istituto di Hindelbank fu eretta solo nel 1996. Dal 1958 alla progressiva liberazione attraverso la forma della semidetenzione servì la struttura di transizione Steinhof a Burgdorf, sostituita nel 2022 da un gruppo abitativo esterno a Hindelbank.
Le internate sane dovevano lavorare nei laboratori artigianali e occuparsi dell'economia domestica, con mansioni di lavaggio, cucito e rammendo – anche su incarico di altre istituzioni statali – che assorbivano gran parte della forza lavoro. L'orticoltura e, fino al 1992, l'agricoltura erano finalizzate all'autosufficienza e impiegavano solo poche donne. Dopo il 1950 l'offerta di lavoro fu ampliata, ma rimase prevalentemente orientata alle attività domestiche; dal 1961 è attestato anche un modesto salario (peculio). Dal 1945 l'insegnamento scolastico fu obbligatorio per tutte le internate fino all'età di 25 anni. Inoltre, esisteva una gamma di corsi per il tempo libero e di perfezionamento che fu continuamente ampliato dalla fine degli anni 1950. La gestione dell'istituto fu affidata a un direttore e a sua moglie, che assunse il ruolo di «madre di famiglia». Nel 1995 Marianne Heimoz assunse la direzione di Hindelbank; fu la prima volta, nel sistema svizzero di esecuzione delle pene e delle misure, che una donna rivestì un tale ruolo. Fino al 1983 il personale era composto in parte da diaconesse, altri dipendenti e funzionari a tempo parziale (un medico interno, religiosi di entrambe le confessioni, dopo il 1940 uno psichiatra e un'assistente sociale). L'organico aumentò rapidamente dopo il 1960, passando da 27 dipendenti a 52 a tempo pieno e 16 a tempo parziale nel 1982.
In seguito alla morte di una detenuta nel settembre del 1976, la direzione dell'istituto divenne oggetto di critiche nell'opinione pubblica. Due petizioni presentate pochi mesi dopo da 66 internate al presidente della Confederazione Kurt Furgler portarono a un'indagine della Commissione federale per le questioni femminili e ad adattamenti nell'esecuzione delle pene delle misure. Le precarie condizioni di vita e di lavoro, specialmente per le internate amministrative fino all'inizio degli anni 1980, emergono chiaramente dalle testimonianze delle dirette interessate. Per molte donne, Hindelbank fu la tappa finale di un percorso individuale segnato da una lunga serie di collocamenti extrafamigliari, spesso iniziati nell'infanzia o nell'adolescenza, in cui la stigmatizzazione protratta per anni si accentuava dopo il rilascio dal penitenziario. Nel contesto del processo di rielaborazione delle misure coercitive a scopo assistenziale, durante una cerimonia commemorativa presso l'istituto di Hindelbank nel 2010, la Consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf si scusò ufficialmente a nome della Confederazione nei confronti delle ex internate amministrative per le ingiustizie subite.