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Abolizionismo (schiavitù)

Antischiavismo

L’antischiavismo, la condanna di principio della schiavitù, si diffuse in Europa e nelle Americhe tra la metà del XVI e la metà del XVIII secolo. Dagli anni 1770 ca. questa idea, espressa da singole personalità, fu soppiantata da quella dell'abolizionismo, promossa da movimenti strutturati che chiedevano in maniera radicale il divieto della tratta dei neri e la soppressione della schiavitù.

Am I Not A Man And A Brother? Medaglione di diaspro realizzato da William Hackwood secondo un disegno di Henry Webber (fratello del pittore John Webber), prodotto da Josiah Wedgwood, 1787 ca., 3 x 2,8 cm (The Fitzwilliam Museum, Cambridge, C.45-1962 © The Fitzwilliam Museum, Cambridge); Adresse à l’Assemblée nationale pour l’abolition de la Traite des Noirs. Par la Société des Amis des Noirs de Paris. Stampato da Louis Potier de Lille, Parigi, febbraio 1790, 21 x 14 cm (Bibliothèque municipale de Lyon, SJ IF 361/25,11).
Am I Not A Man And A Brother? Medaglione di diaspro realizzato da William Hackwood secondo un disegno di Henry Webber (fratello del pittore John Webber), prodotto da Josiah Wedgwood, 1787 ca., 3 x 2,8 cm (The Fitzwilliam Museum, Cambridge, C.45-1962 © The Fitzwilliam Museum, Cambridge); Adresse à l’Assemblée nationale pour l’abolition de la Traite des Noirs. Par la Société des Amis des Noirs de Paris. Stampato da Louis Potier de Lille, Parigi, febbraio 1790, 21 x 14 cm (Bibliothèque municipale de Lyon, SJ IF 361/25,11). […]

Quando gli Svizzeri si inserirono nella tratta e nell'economia americana delle piantagioni (colonialismo), la schiavitù era ormai parte integrante del sistema e considerata un'evidenza. Dagli anni 1770 e 1780, tuttavia, i primi abolizionisti, presenti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, misero in discussione questa organizzazione. Costituendo una minaccia per gli interessi dei proprietari di piantagioni, spinsero questi ultimi a unirsi al coro di chi si opponeva ai discorsi emancipazionisti, ossia i mercanti di schiavi, i commercianti dei porti atlantici e gli ambienti coloniali. Si formò quindi un discorso antitetico, che legittimava la tratta atlantica (commercio marittimo) e il sistema schiavista nelle colonie americane (Stati Uniti, America latina) con un corollario di stereotipi sull'Africa e sugli Africani. L'argomentario schiavista, pienamente condiviso dagli ambienti economici svizzeri implicati nella rete atlantica, postulava che l'Africa fosse un continente improduttivo e propenso a essere sfruttato, incapace di fornire al mondo altro che popoli da catturare e schiavizzare, popoli di cui si metteva peraltro in dubbio la natura umana. Su questo sfondo, nell'ultimo terzo del XVIII secolo nacque un modello di gerarchia razziale che qualificava i neri come esseri inferiori (razzismo).

In Svizzera l’antischiavismo comparve nello stesso tempo che nel resto d'Europa. Non si trattava di un movimento organizzato, ma piuttosto di un'orbita di idee sviluppata e coltivata da una cerchia intellettuale ristretta e cosmopolita (Illuminismo), che comprendeva una pluralità di correnti, ancora permeabili e senza fronti rigidi. Vi si riconoscevano personalità come Jean-Jacques Rousseau, il cui ricchissimo protettore neocastellano, Pierre-Alexandre DuPeyrou, impiegava schiavi di colore nelle sue piantagioni in Suriname, il finanziere ginevrino Etienne Clavière, in buoni rapporti con compatrioti implicati nella tratta dei neri, o Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi, che da giovane nel salone di Germaine de Staël a Coppet aveva incontrato sia portavoce degli influenti piantatori di Saint-Domingue (Haiti) sia cosiddetti «amici dei negri». Anche l'operato, alla fine del XVIII secolo, della Société des Amis des Noirs, la prima società antischiavista francese, in cui ebbero un ruolo determinante Ginevrini rinomati quali Clavière, l’avvocato Jacques-Antoine Du Roveray e il pastore riformato Etienne Dumont, esprimeva un'ampiezza di vedute che pochi decenni dopo non si sarebbe più riscontrata. L'obiettivo prioritario della società, che puntava sull'azione di un piccolo gruppo di personalità di spicco e uomini influenti, non su quella di massa, era l'abolizione del commercio dei neri. Sia per convinzione sia per spirito di conciliazione, i membri della Société des Amis des Noirs escludevano che la pratica potesse essere vietata senza accordarsi con gli ambienti coloniali.

Nello stesso spirito, prima della metà del XIX secolo, altri Svizzeri si opposero alla tratta e alla riduzione in schiavitù delle persone di colore: preti come Jodok Bachmann in Paraguay (missioni); pastori riformati come il Vodese Benjamin-Sigismond Frossard; missionari come quelli legati alla Missione di Basilea in Ghana; filantropi, tra cui Henry Dunant; autori di opere letterarie come Jean-François Butini.

Pagine del bollettino dell'Association du sou par semaine en faveur des esclaves, stampato da Georges-Victor Bridel, Losanna, novembre 1860, n. 9 e del Bulletin des Amis des Esclaves. Organe de la Société Suisse de secours aux Esclaves africains, stampato da William Kündig, Ginevra, marzo 1897, n. 13 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
Pagine del bollettino dell'Association du sou par semaine en faveur des esclaves, stampato da Georges-Victor Bridel, Losanna, novembre 1860, n. 9 e del Bulletin des Amis des Esclaves. Organe de la Société Suisse de secours aux Esclaves africains, stampato da William Kündig, Ginevra, marzo 1897, n. 13 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna). […]

Questo antischiavismo, animato da personalità celebri, critiche verso il sistema o sensibili al destino dei neri, fu seguito da un abolizionismo più strutturato che perseguiva lo smantellamento della tratta e della schiavitù. Fortemente legato al protestantesimo, in particolare al calvinismo, con sfumature liberali (liberalismo), l'abolizionismo in Svizzera presentava alcune peculiarità. Innanzitutto fu tardivo. Se nel resto d'Europa le principali società abolizioniste vennero fondate nell'ultimo terzo del XVIII secolo, in Svizzera la prima di questo genere fu istituita nel 1858. Si trattava dell'Association du sou par semaine en faveur des esclaves aux Etats-Unis d’Amérique, fondata a Losanna molto dopo il divieto della tratta atlantica e l'emancipazione degli schiavi nelle colonie inglesi e francesi del Nuovo Mondo. La sua azione nel sud degli Stati Uniti si limitava, inoltre, al riscatto di schiave e schiavi, all'assistenza a quelli già affrancati e al finanziamento di un loro eventuale ritorno in Africa. Il Comité genevois pour le relèvement des esclaves libérés, fondato nel 1865, si prefiggeva gli stessi obiettivi. Un'altra caratteristica dell'abolizionismo in Svizzera era la sua focalizzazione non tanto sull'America, ma sull'Africa subsahariana, dove lottava in particolare contro la tratta organizzata da commercianti arabi. Fu questo uno dei principali intenti del Comité national suisse pour l’exploration et la civilisation de l’Afrique centrale (1877-1885, fondato dalla Società di geografia di Ginevra) e della Société antiesclavagiste suisse (1889-1891), che agivano contro la cosiddetta tratta musulmana a destinazione del Maghreb e del Medio Oriente in un clima di forte ostilità verso l'islam. Ultimo tratto distintivo dell'abolizionismo svizzero era il suo ancoraggio internazionale, individuabile soprattutto alla fine del XIX secolo. La Société suisse de secours aux esclaves africains (1892-1898) o la Mission philafricaine (1897-1907) militavano, in seno a reti europee e nordamericane, per la creazione in Africa di villaggi dove potessero rifugiarsi schiavi liberati.

Oltre che nei cantoni di Ginevra, Vaud e Neuchâtel, l'abolizionismo mise radici anche in quelli di Basilea e Berna. Uno dei dirigenti del Comité national suisse pour l'exploration et la civilisation de l'Afrique centrale fu il Basilese Adolf Christ, giurista, politico e presidente della Missione di Basilea. La sezione bernese della Société suisse de secours aux esclaves africains creò una propria società di assistenza (Hülfsverein für das Sklavenheim in Ashante), dedicata alla ricerca di fondi per sostenere schiavi e schiave liberati nell'attuale Ghana. Nel XX secolo la Svizzera fu tra i numerosissimi Paesi che, a partire dal periodo interbellico, sottoscrissero una serie di convenzioni internazionali sull'abolizione della schiavitù nel mondo, tra cui l'Accordo addizionale concernente l’abolizione della schiavitù, della tratta degli schiavi e delle istituzioni e pratiche analoghe alla schiavitù del 1956 (diritti umani), approvato dall'Assemblea federale nel 1964.

La Traite des Nègres con particolare. Incisione di Etienne-Joseph Feldtrappe, impressione al cilindro su tela di cotone della Manufacture Girard, Déville-lès-Rouen, 1820 ca., 132 x 79,5 cm (Museo nazionale svizzero, Zurigo, LM-171652).
La Traite des Nègres con particolare. Incisione di Etienne-Joseph Feldtrappe, impressione al cilindro su tela di cotone della Manufacture Girard, Déville-lès-Rouen, 1820 ca., 132 x 79,5 cm (Museo nazionale svizzero, Zurigo, LM-171652). […]

Riferimenti bibliografici

  • Girardin, Benoît: «Le mouvement anti-esclavagiste genevois de 1860 à 1900 et son écho en Suisse», in: Genève-Afrique, 22/2, 1984, pp. 13-36.
  • Dorigny, Marcel; Gainot, Bernard: La Société des Amis des Noirs, 1788-1799. Contribution à l'histoire de l'abolition de l'esclavage, 1998.
  • David, Thomas; Etemad, Bouda; Schaufelbuehl, Janick Marina: La Suisse et l’esclavage des Noirs, 2005, pp. 107-154.
  • Pétré-Grenouilleau, Olivier (a cura di): Abolir l’esclavage. Un réformisme à l’épreuve (France, Portugal, Suisse, XVIIIe-XIXe siècles), 2008.
  • Drescher, Seymour: Abolition. A History of Slavery and Antislavery, 2009.
  • Etemad, Bouda: De Rousseau à Dunant. La colonisation et l'esclavage vus de Genève, 2022.
Link

Suggerimento di citazione

Bouda Etemad: "Abolizionismo (schiavitù)", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 09.08.2023(traduzione dal francese). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/061598/2023-08-09/, consultato il 17.09.2024.